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STORIA DELLE CROCIATE - Isabella Tokos 3A

Scrivi una relazione sulla storia delle Crociate
Intorno al cambio di millennio, il miglioramento delle condizioni climatiche e nuove scoperte
(dal “nuovo ”aratro” al mulino ad acqua, ai ferri per i cavalli, alle nuove imbragature per gli animali
da tiro…) produssero un miglioramento delle condizioni di vita e la nascita di una classe di
mercanti che immediatamente guardarono fuori dai confini. Un rinnovato fervore religioso spinse le
spedizioni cristiane in Terra Santa nel corso del XII secolo, chiamate Crociate.
Le Crociate sono state otto, in un arco temporale che va dal 1095 al 1274. Ma sono
principalmente le prime tre che vengono studiate, perlopiù per i loro insuccessi, come afferma
Christopher Tyerman.
Anche secondo Jacques Le Goff, con la terza crociata si conclude il ciclo delle spedizioni, e “dei
tre scopi, dichiarati o inconsci, che i promotori delle Crociate e i crociati stessi si proponevano
(conquistare i Luoghi Santi di Gerusalemme, aiutare i Bizantini e quindi la Chiesa d’Oriente, unire
la Cristianità contro gli “infedeli”), non ne fu raggiunto neppure uno”.
La prima crociata è nota come “La Crociata dei pezzenti (o dei poveri)”: il 27 novembre 1095,
papa Urbano II concluse il Concilio di Clermont invitando i nobili dell’Europa occidentale a recarsi
in Oriente a dare aiuto ai fratelli cristiani. Gli storici concordano sul fatto che in effetti Urbano II
aveva in mente un pellegrinaggio dei nobili feudatari a Gerusalemme. Ma il predicatore Pietro
d’Amiens (Pietro l’Eremita) raccolse circa 20.000 francesi che partirono, senza alcuna
organizzazione né approvvigionamenti alla volta di Costantinopoli al grido “Dio lo vuole”. La
necessità di trovare da mangiare e bere spinse questo “esercito” a saccheggi chesterminarono, per
esempio a Belgrado, 4.000 ungheresi, mentre a Nis furono i crociati a soccombere (più di 10.000
perdite). L’esaltazione condusse i “pezzenti” a prendersela con gli ebrei, responsabili dell’uccisione
di Cristo. Pietro scampò nel 1096 ai massacri dei crociati per mano dei turchi selgiuchidi, che
reagirono agli attacchi ricevuti.
La seconda crociata fu la più imponente, per la partecipazione sul campo di regnanti come Luigi
VII di Francia e Corrado III di Svevia. Il casus belli fu rappresentato dalla presa della contea di
Edessa (fondata nella prima crociata come “primo stato crociato”) da parte dei Turchi. Fu il papa
Eugenio III a proclamarla, affermando così la preminenza del papato sui poteri temporali. Ma anche
questa crociata ebbe un esito fallimentare: Gerusalemme sarebbe caduta dopo soli quaranta anni.
Per la sua riconquista fu proclamata la terza crociata: la “Crociata dei re” (Riccardo Cuor di leone,
Federico Barbarossa, Filippo II di Francia, Saladino per i Turchi), i cui eserciti, nonostante la
conquista di alcune città, non riuscirono a prendere di nuovo possesso di Gerusalemme.
Tornando a Le Goff, certamente si può notare come effettivamente le prime tre crociate abbiano
prodotto insuccessi, visto che non ci fu la conquista della Terra Santa, la Chiesa d’Oriente rimase
separata dalla Chiesa romana e la chiamata della Cristianità contro gli “infedeli” si trasformò,
almeno nei casi soprattutto di Venezia e Genova, in contatti e contratti mercantili. Le
contaminazioni culturali, d’altronde, erano già floride e solide in Sicilia e Spagna, come nel
1937 faceva notare Henry Pirenne, mentre “la Chiesa vi ha perso più di quanto non abbia
guadagnato. Istituzionalizzando la crociata, concedendo indulgenze e il diritto di reclamare speciali
imposte (…) ha creato più delusioni e rancori di quanto non abbia alimentato speranze. Si è potuto
dire che il punto d’arrivo delle Crociate è la Riforma”.
FONTI:
 Tyerman Christopher: L’invenzione delle crociate, Einaudi, 2000
 Le Goff Jacques: Il Basso Medioevo, Feltrinelli, 1967
 Ceccoli Paolo (a cura di): “Atlante della storia”, Crociate: atrocità e nefandezze nel nome
della croce, Demetra, 2001
 Cardini Franco, Montesano Marina: Storia medievale, Mondadori Education, 2006
 Pirenne Henry: Maometto e Carlomagno, Economica Laterza, 2007