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Pascoli
 Nasce a San Mauro di Romagna,1855 da una famiglia della piccola
borghesia rurale
 Il padre è ucciso da ignoti e la famiglia si trasferisce a Rimini
 Serie di lutti: madre, sorella, fratelli Luigi e Giacomo
 Riceve una formazione classica
 Frequenta la facoltà di lettere a bologna e simpatizza per il
socialismo
 E’ arrestato per aver partecipato a una manifestazione socialista
 Si laurea e inizia la carriera di insegnante liceale a Matera
 Nel 1884 Viene trasferito a Massa dove vive con le sorelle Ida e
Maria, ricostruendo quel nido familiare che i lutti avevano distrutto
 Passa ad insegnare a Livorno
 1985 Soggiorna a Castelvecchio di Barga dopo il matrimonio della
sorella Ida
 Ottiene la cattedra di grammatica greca e latina e nel 1905 quella di
letteratura italiana a Bologna
 Muore nel 1912 a Bologna
POETICA
Pascoli ha esposta la sua poetica in un celebre scritto “il fanciullino”
pubblicato sul Marzocco nel 1897 e in edizione definitiva nel 1902 .
L’idea centrale dello scritto è che la poesia non è il risultato di un
processo razionale ma di una disposizione irrazionale, alogica,
metaforizzata dal fanciullino. Pascoli inizia il suo scritto, sostenendo
che in tutti gli uomini, che siano operai, contadini o artigiani è
presente un fanciullino che vede tutte le cose come per la prima
volta , con ingenuo stupore e meraviglia. Il fanciullino è lo stato
psicologico del poeta che guarda la realtà con ingenuo stupore. Il
poeta appare come un veggente, dotato di una vista più acuta di
quella degli uomini comuni, colui che può andare oltre le apparenze
sensibili, ed è in grado di penetrare l’essenza più profonda del reale,
cogliendo i significati misteriosi. Pascoli ha una concezione pura
della poesia che deve essere spontanea e disinteressata e quindi
estranea a finalità pratiche, etiche e ideologiche. La poesia pura ha
una utilità morale e sociale perché insegna ad amare la vita e gli
uomini, inducendo alla bontà e alla solidarietà. L’idea della
fratellanza sociale si traduce sul versante dello stile nella scelta di
dare spazio e dignità letteraria anche a quelle piccole cose e a quelle
realtà umili che hanno una dignità non minore di quelle auliche.
VISIONE DEL MONDO= la visione pascoliana del mondo rispecchia la
crisi del positivismo perché si caratterizza da una profonda sfiducia della
scienza(perché se è vero che ha reso la vita più comoda però non ha
saputo sconfiggere la morte)come strumento per interpretare la realtà. Il
poeta avverte il mistero, l’ignoto che si cela dietro il mondo e le certezze
razionali. Il mondo gli appare frantumato, disgregato. Per Pascoli gli
oggetti materiali si caricano di valenze allusive e simboliche, rimandano
sempre a qualcosa che è al di là di essi, quindi si instaurano delle reti di
corrispondenze segrete tra le cose(simbolismo) che sfuggono al
ragionamento logico. Il rifiuto della società contemporanea si concretizzò
nella poesia di Pascoli in un ripiegamento intimistico , in una visione della
vita tutta raccolta nell’ambito della famiglia gelosamente custodita e
difesa. La casa diviene in Pascoli un nido, un piccolo e chiuso giardino,
caldo e segreto, raccolto in una esistenza senza rapporti con l’esterno ma
brulicante di affetti viscerali. L’attaccamento morboso alle sorelle e la
chiusura nel nido familiare rivelano la fragilità della struttura psicologica
del poeta che cerca entro le pareti del nido la protezione da un mondo
esterno, quello degli adulti che è minaccioso e insidioso. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei lutti e dei dolori che allontanano il poeta da
ogni rapporto con la realtà esterna, ogni forma di relazione che esce dal
nido. Le esigenze affettive del poeta sono soddisfatte dal rapporto
sublimato con le sorelle che rivestono una funzione materna. Quando Ida
si sposa questo viene visto da Pascoli come un tradimento della sacralità
del nido. Il nido si lega all’infanzia perché per Pascoli l’infanzia è il nido
non disfatto, la famiglia prima dell’uccisione del padre, prima
dell’intervento brutale degli uomini e della storia. Questa complessa e
torbida situazione affettiva del poeta è una chiave per cogliere il carattere
morboso, turbato, tormentato della poesia di Pascoli che si cela dietro la
celebrazione delle piccole cose, l’innocenza fanciullesca. Pascoli realizza la
sua evasione dalla storia attraverso il vagheggiamento del mondo
campestre, i temi del nido ,dell’infanzia ,della campagna sono fatti vivere
dal pascoli attraverso l’osservazione stupita e commossa delle cose più
minute della natura
TEMI= Pascoli celebra la realtà piccolo borghese( quindi l’immagine del
borghese chiuso nella sfera protettiva della famiglia, degli studi ,del
lavoro) e i suoi valori: la famiglia(nido familiare caldo e protettivo per
trovare riparo dalla realtà esterna minacciosa),laboriosità, solidarietà.
IDEOLOGIA POLITICA= Socialismo Umanitario= i rapporti sociali
devono fondarsi sulla solidarietà e sull’amore fra gli uomini. Da qui deriva
la celebrazione della piccola borghesia come portatrice di valori e la
celebrazione della patria, considerata come un nido, il considerare
l’emigrazione un dramma perché l’italiano è costretto a lasciare le sue
radici e la giustificazione delle imprese coloniali in modo da dare terra e
lavoro ai più poveri.
SINTASSI= la coordinazione prevale sulla subordinazione, la sintassi è
spezzata, infatti le frasi sono allineate senza rapporti gerarchici tra di loro
e sono collegate per asindeto(senza congiunzione). Uso frequente della
sintassi nominale(frasi senza verbo).
LESSICO= C’è una mescolanza di codici diversi. Nei suoi testi troviamo
termini preziosi e aulici, termini gergali e dialettali, una precisa
terminologia botanica ed ornitologica, termini quotidiani del parlato
colloquiale, parole provenienti da lingue straniere.
ASPETTI FONICI= I suoni che compongono le parole assumono
sensazioni particolari e hanno una funzione espressiva. L’uso
dell’onomatopea che vuole penetrare nell’essenza segreta dell’oggetto. I
suoni usati da Pascoli hanno un valore fonosimbolico, per cui ad una serie
di suoni linguistici viene attribuito uno specifico significato semantico.
Inoltre in Pascoli è presente l’uso dell’allitterazione e l’uso della rima
interna.
METRICA= Il verso è frantumato, interrotto da numerose pause, da
incisi, dalla punteggiatura, dalle parentesi, dai punti di sospensione,
dall’uso frequente degli enjambements, che spezzano sintagmi
strettamente uniti, quali soggetto-verbo, aggettivo-sostantivo.
PIANO RETORICO= Pascoli usa largamente il linguaggio analogico,
Pascoli accosta in modo impensato e sorprendente due realtà tra loro
remote, eliminando i passaggi intermedi che esplicitano il legame logico.
Inoltre è presente l’uso della sinestesia, che possiede un intensa carica
allusiva e suggestiva, fondendo insieme diversi ordini di sensazioni,
creando un effetto suggestivo.
RACCOLTE POETICHE= La prima raccolta poetica di pascoli “Myricae”
venne pubblicata nel 1891. Ispirati alla vita campestre, i componimenti,
brevi e di genere lirico, sono ricchi di particolari e di aspetti quotidiani. E
con la scelta del titolo derivato da un verso virgiliano, in cui si accenna a
questi umili fiori di campo “le tamerici” , Pascoli voleva sottolineare
questa modestia e quotidianità dei temi che si accompagnava con un
atteggiamento linguistico caro al verismo, il frequente ricorso del termine
preciso, tecnico, gergale. Ma il verismo di questi versi è solo apparente. I
particolari su cui il poeta fissa la sua attenzione non sono dati oggettivi e
naturalistici ma impressioni, rappresentando le cose non come «sono»
ma come le «sente». Il mondo campestre costituisce per Pascoli solo lo
scenario sul quale proiettare inquietudini, un senso del vivere fatto di
ansiose perplessità. Infatti i dati naturalistici e realistici, i paesaggi si
caricano di significati, di sensi misteriosi e suggestivi che alludono ad una
realtà ignota e inafferrabile. Spesso le atmosfere che avvolgono queste
realtà evocano l’idea della morte, ed è uno dei temi più presenti nella
raccolta è il ritorno dei morti familiari, che vengono a riannodare i legami
spezzati dai lutti familiari. Soluzioni formali: verso breve, onomatopee,
sintassi spezzata, linguaggio analogico. I “Poemetti” sono un romanzo
georgico, si tratta di componimenti in terzine dantesche e un disteso
taglio narrativo. I poemetti descrivono la campagna e celebrano la piccola
proprietà rurale, presentandola come depositaria di una serie di valori
tradizionali e autentici, solidarietà familiare e affetti, laboriosità, bontà,
purezza morale, semplicità, in contrapposizione alla negatività della realtà
contemporanea. La rappresentazione della vita contadina assume la
fisionomia di un’utopia regressiva, nel senso che Pascoli proietta il suo
ideale nel passato, in forme di vita che stanno scomparendo, travolte
dallo sviluppo della realtà sociale ed economica moderna. Infatti il mondo
rurale pascoliano è idealizzato e idillico, non mostra come facevano i
veristi gli aspetti più crudi della realtà popolare. Si ha una trasfigurazione
della realtà umile, sublimando le più consuete attività quotidiane della
vita di campagna. Accanto a questo tema georgico, ci sono numerosi
poemetti che presentano temi più inquietanti e torbidi , come la “digitale
purpurea” con al centro un fiore di morte che emana un profumo
inebriante e fastidioso e turba l’innocenza delle educande di un convento,
o come “Italy “ che affronta il tema dell’emigrazione, descrivendo il
ritorno temporaneo di una famiglia di emigranti al paese natale e il
conflitto tra due mondi, quello moderno e industriale della nuova patria,
l’America, e quello arcaico della campagna lucchese. “I canti di
Castelvecchio” sono componimenti brevi di genere lirico, in cui emergono
le immagini della vita di campagna e ricorre con frequenza ossessiva il
motivo della tragedia familiare e dei cari morti. Non mancano in questa
raccolta i temi più inquieti e morbosi che danno corpo alle segrete
ossessioni del poeta: l’eros e la morte. “I poemi conviviali” sono poemetti
di argomento storico-mitologico (ricostruzione del mondo della
classicità), con un gusto estetizzante e un alto livello di erudizione. I
“Carmina sono poemetti e componimenti brevi in latino, in cu si
descrivono i personaggi umili del mondo romano, il latino di Pascoli non è
una lingua morta , ma una lingua intimamente rivissuta . Le ultime
raccolte( Odi e Inni, Canzoni di re Enzio, Poemi Italici e Poemi del
risorgimento) traggono spunto dalla storia e dall’attualità e si risolvono in
una retorica celebrazione dei valori nazionali.
D’ANNUNZIO
 Nasce a Pescara nel 1863 da famiglia borghese
 A solo 16 anni pubblica la sua prima raccolta di liriche “Primo vere”
 Si trasferisce a Roma per frequentare l’università, ma interrompe gli
studi, preferendo vivere tra salotti mondani e redazioni di giornali
 Sono gli anni in cui D’annunzio si crea la maschera dell’esteta,
dell’individuo superiore, dalla squisita sensibilità che rifiuta la
mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, e che
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disprezza la morale corrente. La sua vita è fatta di avventure galanti,
lusso, duelli.
Questa fase estetizzante della vita di d’Annunzio attraversò una crisi
alla svolta degli anni Novanta, lo scrittore cercò nuove soluzioni e le
trovò in un nuovo mito, quello del superuomo, ispirato alle teorie
del filosofo tedesco Nietzche, un mito non più soltanto di bellezza,
ma di energia eroica, attivistica. Però il superuomo rimaneva un
vagheggiamento fantastico della sua produzione poetica, infatti
nella realtà D’Annunzio puntava a creare l’immagine di una vita
eccezionale, sottratta alle norme del vivere comune.
D’annunzio ha fatto della sua vita un’opera d’arte, circondandosi di
oggetti d’arte, stoffe preziose ed ebbe una relazione lunga e
tormentata con l’attrice Eleonora Duse.
Ma se da un lato esalta la vita nobiliare caratterizzata dagli eccessi ,
dall’altra parte è legato alle esigenze economiche del suo tempo,
infatti con gli scandali e le sue esibizioni lo scrittore voleva mettersi
in mostra per vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti
letterari, quindi era legato al denaro anche perché non era mai
sufficiente per le sue spese esuberanti
Tenta l’avventura parlamentare prima come deputato dell’estrema
destra e poi della sinistra.
Nel 1910 Fugge a Parigi per sottrarsi ai creditori
Torna in Italia allo scoppio della prima guerra mondiale. Inizia una
intensa campagna interventista. Nel 1918 si arruola volontario e
compie imprese straordinarie come il volo su Vienna.
Nel dopoguerra capeggia una marcia di volontari su Fiume, dove
instaura un dominio personale sfidando lo stato italiano. E’ scacciato
con le armi nel 1920
Deluso dagli esiti delle imprese militare , si ritira a vita nel “Vittoriale
degli Italiani”, dove morì nel 1938
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