caricato da Utente6864

La Biostratigrafia

annuncio pubblicitario
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
2
La distribuzione stratigrafica dei fossili.
L’organizzazione degli strati in Unità in base al loro
contenuto fossilifero.
Perché sono documenti oggettivi dell’evoluzione
biologica e sono un fenomeno progressivo e irreversibile.
La documentazione paleontologica, infatti, varia nel tempo in
modo irreversibile e irripetibile e ogni taxon fossile presenta
dei precisi limiti di distribuzione stratigrafica, diventando
quindi esclusivo di un ben determinato intervallo di tempo.
3
No non lo è, le differenti interpretazioni
tassonomiche, la soggettività delle determinazioni, la
limitata distribuzione geografica dei taxa e le
difficoltà di stabilire con precisione l’esatta
distribuzione nel tempo dei taxa la limitano
fortemente.
Non dimentichiamo poi che il metodo biostratigrafico è
applicabile soltanto dall’inizio del Fanerozoico,
poiché la documentazione paleontologica precedente
è tuttora troppo scarsa per poter essere utilizzata.
4
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
5
La Biozona è l’Unità Fondamentale della Biostratigrafia.
Può essere definita come: “una parte di una successione
stratigrafica caratterizzata da un particolare contenuto in
fossili, che consente, in una determinata area, di
differenziarla dagli intervalli stratigrafici adiacenti”.
Può comprendere un solo strato, una sua parte o
successioni potenti migliaia di metri; può inoltre estendersi
ad un’area molto limitata, o avere estensione regionale o
anche globale.
Le biozone vengono raggruppate in superbiozone e
suddivise in sottobiozone.
6
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
7
Per effettuare analisi stratigrafiche bisogna essere certi
che i fossili utilizzati abbiano la stessa età del corpo
roccioso che li contiene.
I fossili contenuti in uno strato possono essere
classificati in base alle loro modalità di giacitura in :
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
8
Autoctoni:
Derivano da organismi vissuti nel posto in cui si
ritrovano come fossili.
Non hanno subito un trasporto dopo la loro morte.
Questo tipo di fossili è valido sia per uso stratigrafico
sia per uso paleoecologico.
9
Alloctoni intraformazionali:
Derivano da organismi che dopo la loro morte hanno
subito un trasporto e pertanto l’ambiente di vita non
corrisponde all’ambiente di sedimentazione.
Sono validi per uso stratigrafico, ma non possono
essere utilizzati per le ricostruzioni paleoambientali
perché non facevano parte dell’originario ambiente di
vita.
10
Alloctoni extraformazionali:
Provengono da successioni più antiche e rappresentano
una sorta di “ inquinamento temporale “ .
Ne sono un esempio i processi erosivi che possono
smantellare le rocce emerse ed i clasti (resti fossili e
frammenti di roccia) che ne derivano possono essere
trasportati dall’acqua in nuovi bacini di sedimentazione
(laghi, mari, ecc.).
Questi clasti vengono risedimentati in un nuovo bacino.
I fossili si vanno a mescolare con i resti di organismi che
giacciono sui fondali e che iniziano i loro processi di
fossilizzazione.
Non hanno importanza stratigrafica
11
Un primo metodo è quello di verificare se presentano
superfici di usura e/o di frattura (questi fossili
risedimentati hanno subito un trasporto ed è quindi
facile che siano più usurati degli altri).
Un secondo metodo è dato dalla loro età che è spesso
fortemente discordante con quella degli altri fossili
dell’associazione (es. un fossile del Cambriano
mescolato con quelli del Permiano).
Un terzo metodo è quello di esaminare il tipo di
fossilizzazione. Spesso essendo di età diversa si
sono fossilizzati in ambienti sedimentari diversi.
12
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
13
Prima di esaminare le varie tipologie di Biozone è bene
definire cosa si intende per bioorizzonte: “un limite
stratigrafico, una superficie o un’interfaccia attraverso la
quale si manifesta un cambiamento significativo e
riconoscibile nei caratteri biostratigrafici.”
I bioorizzonti sono caratterizzati da eventi quali: prima
presenza o ultima presenza di un taxon, definiti anche
come: FO (First Occurrence)= prima presenza
LO (Last Occurrence)= ultima presenza
Quando le prime e le ultime presenze sono riconducibili ad
un contesto globale si usano le annotazioni:
FAD e LAD (First e Last Appearence Datum).
14
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
15
Ne esistono di 4 tipi: -Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
Questi diversi tipi di biozona non si escludono a
vicenda, una stessa successione stratigrafica può infatti
essere suddivisa contemporaneamente con diversi tipi
di biozona per ottenere una migliore risoluzione.
16
-Zona di associazione:
E’ una successione di strati che si distingue dagli strati adiacenti per il
contenuto di fossili, che considerato nella sua totalità costituisce
un’associazione naturale.
Non è necessario che tutti i membri della associazione siano sempre
presenti perché una successione sia attribuita a una zona di associazione e
la distribuzione di ognuno dei componenti si può estendere oltre i limiti della
zona di associazione.
I suoi LIMITI sono i bio-orizzonti che marcano l’inizio e la fine della
presenza dell’associazione diagnostica.
Il NOME è dato dal nome del taxon (o dei taxa) più significativi.
La Biozona di associazione ha significato soprattutto ambientale.
17
-Zona di distribuzione:
E’ costituita dalla successione di strati che rappresentano la
distribuzione stratigrafica di uno o più elementi scelti tra i
taxa fossili presenti.
Si differenzia in 3 diverse tipologie:
1- Zona di distribuzione di un taxon:
E’ la successione di strati caratterizzati dalla distribuzione
stratigrafica e geografica di un taxon.
I LIMITI della biozona sono gli orizzonti che marcano la prima
comparsa e la scomparsa di un dato taxon.
Il NOME è dato dal nome del taxon usato per definire i limiti.
18
2- Zona di distribuzione concomitante:
E’ la successione di strati definita dalla parte coincidente
delle zone di distribuzione di due o più taxa.
I LIMITI della biozona sono gli orizzonti che marcano
l’ultima comparsa e la prima scomparsa tra quelle dei taxa
considerati.
Il NOME è dato dai nomi dei taxa che ne definiscono i
limiti.
19
3- Zona filetica:
E’ la successione di strati che comprende gli esemplari che
rappresentano il segmento di una linea evolutiva.
A volte corrisponde alla zona di distribuzione di un singolo taxon
o ad una zona a distribuzione concomitante.
I LIMITI sono le comparse di due taxa successivi all’interno di
una linea evolutiva.
Il NOME è dato dal taxon che definisce il limite inferiore.
20
-Zona di acme:
E’ la successione di strati caratterizzati da una grande abbondanza di un
taxon rispetto a quelli circostanti, senza tener conto delle associazioni e
distribuzioni.
Ogni taxon nel corso della sua distribuzione presenta dei momenti di
massima esplosione demografica (momenti di optimum).
In genere un taxon ha più di una zona di Acme durante la sua distribuzione
totale, pertanto se si utilizza per datare un taxon con più di una zona di
Acme non si può stabilire con precisione l’età dello strato.
Per stabilire con maggior precisione a quale evento di acme ci si riferisce, è
necessario affiancare a questa distribuzione quella di altri taxa.
I LIMITI sono definiti dagli orizzonti in cui è osservabile una netta variazione
nell’abbondanza del taxon.
Il NOME è dato dal taxon più frequente che la caratterizza.
21
-Zona di intervallo:
Comprende gli strati fra due distinti orizzonti
biostratigrafici che ne costituiscono i due LIMITI
(inferiore e superiore) e possono indifferentemente
essere definiti dall’estinzione o dalla comparsa di un
taxon.
Il NOME è spesso quello di un taxon tipico (ma non
esclusivo) della zona.
22
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
23
Sono: “l’insieme delle procedure attraverso le quali si dimostra la
corrispondenza temporale di una o più unità geologiche anche
situate in zone geografiche distinte”.
La correlazione delle successioni sedimentarie della Terra è basata
sulla corrispondenza del contenuto paleontologico e sui
caratteri litologici.
I punti fondamentali su cui si basano questi studi sono:
-l’OMOTASSIA (il ripetersi nello stesso ordine stratigrafico degli eventi
paleontologici in successioni stratigrafiche diverse e molto lontane)
-il SINCRONISMO (rapida diffusione delle nuove specie al loro
apparire).
24
Gli eventi SINCRONI possono avvenire sia in ambiente marino che terrestre:
Ambiente marino:
• Frequenti eventi di dispersione rapida per continuità dell’ambiente;
• Esempi di rapida diffusione si hanno tra gli organismi planctonici e nectonici
nei bacini oceanici;
• Tra gli organismi bentonici si possono avere tempi rapidi di diffusione grazie alla
loro dispersione in fase larvale.
Ambiente terrestre:
•Nell’ambiente terrestre la presenza di grandi discontinuità (es. catene montuose,
fiumi, ecc.) spesso rallenta i processi di diffusione degli organismi.
Pertanto a grandi distanze gli eventi migratori possono realizzarsi in tempi lunghi
(eventi DIACRONI).
Un esempio di evento sincrono è dato dalla rapida diffusione dell’Hipparion (un
cavallo tridattilo estinto) che si è originato nell’America del Nord e si è diffuso
rapidamente in Europa durante il Miocene superiore.
25
Gli eventi che si manifestano in tempi diversi nelle successioni si
definiscono invece DIACRONI.
Nello schema a fianco un’associazione di
fossili utilizzata in biostratigrafia (che
indichiamo con A) si estingue in un’area nel
tempo T0; prima che ciò accada però riesce a
migrare in un’altra area dove sopravvive
ancora per diverso tempo (tempo T1).
Queste due aree non sono correlabili perché la
stessa associazione A è vissuta nelle due aree
in tempi diversi (Diacronismo appunto), quindi
è non utile per le cronocorrelazioni.
A
Gli esempi di Diacronismo sono molto diffusi e se non correttamente
identificati nelle successioni possono indurre in errore nella
cronocorrelazione.
Nel caso dell’Hipparion la diffusione nelle aree asiatiche ed europee è
considerato un evento sincrono. La sua diffusione invece dal continente
asiatico all’India è considerato un evento diacrono, in quanto ha
impiegato circa 1 m.a.
26
CONCLUDENDO QUINDI:
Quando avvengono delle migrazioni, se sono lente, le
successioni omotassiche che ne derivano non possono
essere considerate contemporanee (Es. Hipparion tra
Nord America ed India).
Se invece la diffusione avviene in tutte le direzioni ed in
tempi geologicamente brevi, gli eventi omotassici sono
“contemporanei” e quindi importanti per le cronocorrelazioni.
27
-Autoctoni
-Alloctoni intraformazionali
-Alloctoni extraformazionali
-Zona di associazione
-Zona di distribuzione
-Zona di acme
-Zona di intervallo
-Eventi sincroni
-Eventi diacroni
28
Tutti i gruppi rappresentati dalla documentazione fossile
sono caratterizzati da una comparsa e da una
scomparsa, e quindi potenziali indicatori di un certo
intervallo di tempo, ma questo tempo di esistenza ha
una durata molto variabile a seconda dei gruppi.
I fossili più utili per le cronocorrelazioni vengono detti
fossili guida.
Perché a differenza degli altri fossili presentano le
seguenti fondamentali caratteristiche:
29
1) hanno una distribuzione
temporale molto limitata,
che è tipica di gruppi che si
sono evoluti, cambiando la
loro forma, molto
rapidamente.
maggiore risoluzione
cronostratigrafica
30
Distribuzione stratigrafica delle varie
famiglie di Ammoniti.
2) sono fossili con ampia distribuzione geografica.
Ampia possibilità di correlazioni.
Gli organismi planctonici o con
fase larvale planctonica sono quelli
con gli areali più estesi.
Foraminiferi planctonici
31
3) sono indipendenti da fattori edafici (fattori fisici,
chimici e biotici riferibili al substrato) e batimetrici.
Gli organismi planctonici e nectonici rispecchiano queste
caratteristiche.
La distribuzione degli
organismi planctonici e
nectonici (rett.rossi) è
controllata solo dai
parametri chimico fisici delle
masse d’acqua.
La distribuzione degli
organismi bentonici (rett.blu)
è controllata da parametri
chimico fisici del substrato,
per cui in genere è meno
ampia.
32
4) hanno avuto una rapida velocità di diffusione che ha
permesso loro di trovarsi il più contemporaneamente
possibile su un areale molto ampio.
5) devono essere abbondantemente diffusi e facilmente
ritrovabili.
6) l’ultimo requisito è quello di essere facilmente
riconoscibili, evitando così una diversità di interpretazione
ed errori nella determinazione.
33
34
Scarica