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La donna nel mondo antico

LA DONNA NEL MONDO ANTICO
Nell’Iliade hai incontrato due figure
femminili che nel loro comportamento
incarnano perfettamente il ruolo della
moglie e della madre nel mondo greco
antico. Si tratta di figure che vivevano ai
margini della vita sociale e che non
avevano alcuna voce in capitolo sulle
sorti della città, poiché erano escluse
dalla vita politica. Erano sottomesse in
tutto al marito e, per quanto nobili (ricorda
che Ecuba è regina!), trascorrevano la
giornata a filare, a tessere, a organizzare
banchetti, a controllare il lavoro delle
schiave. Queste ultime, poi, erano
considerate dei semplici oggetti che si
potevano comprare, vendere o regalare.
Al termine della guerra, le donne
facevano parte del bottino (come gli
oggetti preziose e le armature) e
diventano schiave dei nemici. Le donne
avevano una certa libertà di azione solo
all’interno della casa e della famiglia.
Potresti pensare che, con l’evolversi della
civiltà
greca,
mutasse
anche
la
condizione della donna, ma leggi, invece,
come il famoso storico del mondo greco
Michael Grant descrive la condizione
femminile nel V-IV secolo a.C.: “Nella
Grecia classica le donne conducevano in
complesso
esistenze
estremamente
limitate: non ricevevano altra istruzione
che non fosse quella domestica,
passavano gran parte della vita chiuse
nel gineceo (cioè in un luogo della casa a
esse riservato), erano spesso prive del
diritto di allevare i figli, e di fronte alla
legge contavano quasi come gli schiavi.
Diceva il conservatore Senofonte (vissuto
all’incirca tra il 430 e il 355 a.C.),con
deprimente compiacimento, della moglie
adolescente: “Sapeva che il compito era
quello di non farsi vedere né sentire. Che
avrei potuto desiderare di più?”.
Per vedere rivalutata la figura femminile,
bisogna aspettare il III secolo a.C.,
quando la civiltà greca venne influenzata
dal modello delle grandi case, come
quella macedone o quella egiziana, in cui
le regine rivestivano, a volte, un ruolo di
primo piano. Le donne di un elevato
livello
sociale
incominciarono
a
apartecipare alla vita collettiva e a
svolgerre attività pubbliche, legate
perlopiù alla letteratura.
Tra il II secolo a.C. e il II d.C., nel mondo
romano, la donna, anche se occupava
una posizione subordinata rispetto
all’uomo ed era di fatto esclusa dalla vita
politica, godeva di una certa importanza
nella vita sociale, soprattutto perché era
di fatto esclusa dalla vita politica, godeva
di una certa importanza nella vita sociale,
soprattutto perché era la responsabile
dell’educazione dei figli. Scrive F. Goria:
“Sappiamo così di donne che, nel bene e
nel male, esercitarono una certa influenza
nella vita politica degli ultimi tempi della
repubblica, sappiamo che non poche
donne dei ceti superiori acquistarono
un’elevata istruzione e si dedicarono
anche a composizioni letterarie; abbiamo
testimonianza di notevoli ricchezze
affidate a mani femminili e ci pare di
capire che la libertà di costumi mostrata
da numerose donne dei ceti elevati alla
fine della repubblica e nei primi due secoli
dell’impero non era certo inferiore a
quella degli uomini. Per quest’epoca si è
potuto
parlare
di
una
certa
“emancipazione” femminile, almeno per
quante appartenevano a un elevato ceto
sociale”.