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Imperialismo giapponese

L’Impero del Sol Levante.
Nascita, espansione e fine di
un impero.
L’imperialismo giapponese
Nascita dell’Impero
La fine dell’isolazionismo giapponese
La situazione alla metà del XIX secolo
 Il Giappone era uno Stato isolato, proibito agli stranieri da oltre 250 anni,
con una struttura economica preindustriale, sulla falsariga delle strutture
sociali del medioevo europeo, controllato da secoli dallo shogunato
Tokugawa e dai daimyo, che regnavano su oltre 250 domini decentralizzati
del paese. Il ruolo dell’Imperatore era a carattere prettamente religioso e
di unità nazionale.
 La fine dell’isolazionismo arrivò quando shogunato, retto dalla famiglia
Tokugawa, fu costretto ad accettare, dopo la comparsa delle «navi nere»,
bastimenti statunitensi al comando del Commodoro Perry il quale, nel
luglio 1853, sotto minaccia di un bombardamento, obbligò lo Shogun ad
aprire le porte ai commerci stranieri.
Lo Shogun era il capo militare del Giappone e i Tokugawa era la famiglia che deteneva il potere da oltre 250 anni.
Le reazioni all’ingerenza straniera
Fazione Imperiale
 Con sentimenti xenofobi e conservatori,
più vicino alla corte imperiale di Kyoto.
 Vuole l'espulsione degli stranieri dal
Giappone e un rafforzamento del potere
al grido di Onora l'imperatore, espelli i
barbari (gaijin)
Fazione Shogun
 Con posizioni più moderate.
 Sostiene il traballante governo shogunale e
vuole avviare una timida apertura alle tendenze
occidentali per rendere più saldo il potere dello
shogun e non cedere passivamente alle richieste
straniere.
Lo scontro tra le due fazioni diviene violento e
sfocia in aperta guerra civile chiamata Boshin.
Esito dello scontro:
Abolizione dello shogunato e la restaurazione
imperiale sotto dinastia Meijin
l'Impero del Sol Levante
Conseguenze della guerra di
Boshin
 Abolizione dello shogunato.
 Daimyo incamerano tutti gli
averi dello Shogun.
 Divisione del territorio in
prefetture.
 Abolizione del bhuddismo.
 Shintoismo religione di Stato.
• Daimyo da signori feudali
diventano ministri statali.
• Fine della servitù personale di
stampo medievale.
• La capitale è trasferita da
Kyoto a Edo (Tokyo).
Dall’isolazionismo all’espansionismo
(1894-1905)
 Le riforme agraria e industriale del governo Meijin richiedono un apporto di
materie prime (metalli, carbone) che il Giappone per la sua conformazione
geofisica non è in grado di offrire. L’Impero è costituito da un arcipelago di
oltre 6200 isole di origine vulcanica.
 Le terre coltivabili sono scarse quindi si avvia una gigantesca opera di
terrazzamento del paesaggio collinare.
 Nel giro di pochi anni viene costruita la ferrovia più lunga dell’Asia.
 L’unica soluzione attuabile è quindi l’espansione
territoriale.
 Il nuovo governo attua, oltre all'apertura con l'Occidente, una politica
imperialista aggressiva che ponga il Paese sullo stesso piano delle potenze
europee e sia predominante nel Sud - Est asiatico.
Il pericolo «giallo»
Le prime invasioni
La «scioccante» vittoria
 1874 Isola di Formosa sotto il
controllo Cinese.
 1904-05 Impero Russo, la cui flotta
venne distrutta nella Battaglia di
Tsushima. Con il trattato di
Portsmouth il Giappone ottenne
dalla Russia la parte meridionale
dell'isola di Sachalin e il
protettorato sulla Manciuria e
sulla Corea (annessa formalmente
nel 1910).
 1876 spedizione vittoriosa contro
la Corea.
 1882 ancora la Corea
 1894\95 Cina
La prima guerra mondiale
La vittoria del Giappone del 1905 ebbe una grande eco in Europa e pose, per
la prima volta, un Paese non europeo nell’Olimpo delle super potenze.
Partecipò alla prima guerra mondiale (1914-17) dalla parte dell'Intesa,
limitandosi a occupare i possedimenti tedeschi nell’Oceano Pacifico,
vedendosi così ampliare la propria sfera di influenza sia sulla terraferma sia
sull'oceano.
Il Giappone ricevette così, dalla dissoluzione dell’Impero coloniale tedesco,
imposta dalla conferenza di Versailles, la concessione di Kiao-Ciao in Cina e
nel Pacifico le isole Palau, Caroline, Marianne e Marshall.
Giappone postbellico (1920-26)
 Nonostante il ruolo relativamente marginale del Giappone nella Prima
guerra mondiale (e il rifiuto delle potenze occidentali di accettare la sua
proposta di una clausola di uguaglianza razziale nel trattato di Versailles), il
paese asiatico era emerso come una grande potenza economica e
militare di livello internazionale.
 La prosperità apportata dalla guerra, però, non durò. Sebbene l'industria
leggera si fosse assicurata una fetta del mercato mondiale, l'impatto
negativo della recessione nel 1926, e le instabilità politiche interne
contribuirono all'ascesa del militarismo giapponese nei tardi anni venti e
negli anni trenta.
La depressione economica e il «fascismo»
Con la grande depressione in Giappone, come in molte altre
nazioni, venne adottata una politica incentrata sul
conseguimento del benessere del Paese; era comunque una
forma politica unica (strettamente correlata alle forme del
«fascismo giapponese»), che univa inoltre alcuni aspetti
paralleli alle forme di fascismo europei.
È esistito un «Fascismo» nipponico?
Contrari alla definizione
 l'assenza di un dittatore carismatico che
incarni il rapporto diretto tra popolo e
potere;
 l'assenza di un partito unico sotto il controllo
del dittatore;
 l'assenza di una presa di potere che segni
con nettezza il passaggio dalla democrazia
alla dittatura, come invece avvenne in Italia
con la marcia su Roma (1922)e in Germania
con l'incendio del Reichstag (1933);
Favorevoli alla definizione
 la figura del dittatore in Giappone non era necessaria,
sostituita da una parte dalla figura sacra dell'imperatore
(anche se l'imperatore non era più il protagonista attivo
della vita politica giapponese), dall'altra da una divisione
del potere deresponsabilizzante e impersonale tra i diversi
membri del governo e in particolare tra i funzionari della
burocrazia. Alcuni storici, anche giapponesi, preferiscono
parlare addirittura di «fascismo del sistema imperiale».
 il partito unico non era necessario, stante il già notevole
inquadramento della popolazione tramite associazioni
civili e politiche legate in vario modo al regime. Inoltre
quasi tutti i primi ministri giapponesi in questo periodo
storico erano militari, che pertanto giuravano fedeltà fino
alla morte all'imperatore;
 la presa di potere violenta non è avvenuta in quanto il
passaggio da una debole democrazia al regime si è
realizzato con gradualità, non essendoci, in partenza, una
forte opposizione politica o sindacale da combattere e
stroncare, com'era invece in Italia e Germania.
Il trattato anti-Comintern
(1936-40)
 Il patto anti-Comintern era un trattato di alleanza politica, diretto contro l'Unione
Sovietica, concluso nel 1936 tra il governo del Terzo Reich tedesco e quello
dell’Impero giapponese.
 Il trattato cita:
I governi nipponico e tedesco "riconoscendo che l'obiettivo dell'Internazionale
Comunista, nota come Comintern, è quello di disintegrare e sottomettere gli Stati
esistenti con tutti i mezzi a sua disposizione" e "convinti che la tolleranza delle
interferenze da parte comunista negli affari interni delle nazioni mette in pericolo non
solo la loro pace interiore e il benessere sociale, ma anche la pace del mondo"
firmarono questo trattato "desiderosi di cooperare nella difesa contro le attività
sovversive comunisti".
 Anche il Regno d’Italia vuole partecipare al patto:
Il 6 novembre 1937 vi fu l'adesione che originò il primo embrione dell'alleanza tripartita
che sarebbe poi stata formalizzata il 27 settembre 1940. Venne annunciato dall'Agenzia
Stefani con queste parole:
«Stamane, alle ore 11, è stato firmato a Palazzo Chigi un protocollo col quale l'Italia
entra a far parte, in qualità di firmataria originaria, dell'Accordo contro l'Internazionale
Comunista, concluso il 25 novembre 1936 fra la Germania ed il Giappone. Hanno
firmato, per l'Italia, il Ministro degli Esteri, conte Galeazzo Ciano; per la Germania,
l'ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Reich in missione speciale, von
Ribbentrop; per il Giappone, l'ambasciatore Hotta»
La guerra del Pacifico (1941-42) (II guerra mondiale)
 Parte integrante della seconda guerra mondiale, ha le sue radici nel processo di
militarizzazione capillare del Giappone e nello sviluppo di un'ideologia panasiatica
dannosa per le potenze coloniali dell'area, che portò l'impero nipponico a
condurre un'aggressiva politica estera.
 Quando gli Stati Uniti procedettero a strangolarne l'economia con un embargo,
esso si risolse a programmare la conquista di territori ricchi di petrolio: dopo l’
attacco alla base di Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, il Giappone eseguì una
fulminea espansione nel Pacifico e nelle isole del sud-est asiatico con l'appoggio di
Thailandia e vari movimenti indigeni nazionalisti, stabilendo una «sfera di coprosperità della Grande Asia orientale».
 Il vantaggio militare giapponese era assicurato da diversi fattori:
1.
Potenza aero-navale superiore (i caccia «Zero» erano più veloci e con autonomia
maggiore e gli incrociatori Yamato e Musashi erano le più possenti del mondo).
2.
Il posizionamento geostrategico ormai attestato da 30anni
3.
Uno spirito di sacrificio dell’esercito e di tutto il popolo indottrinato dal «bushidō»
Il bushidō
Il Bushido (武士道 Bushidō, letteralmente «la via [o la morale] del guerriero») è un codice di
condotta e un modo di vita – simile al concetto europeo di cavalleria e a quello romano del
mos maiorum – adottato dai samurai , cioè la casta guerriera in Giappone. Il Bushido si fonda
su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi:

誠, Makoto: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a
termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

勇, Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve
possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso.
L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.

名誉, Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che
sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.

忠義, Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità,
anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a
coloro di cui è responsabile.

義, Gi: Onestà e Giustizia

仁, Jin: Compassione

礼, Rei: Gentile Cortesia
Hara-kiri, Seppuku, Kamikaze
Il suicidio giapponese
 Onorevole
 Ripara a un errore o un torto
 Viene fatto per onorare la morte del
proprio signore
 Unica via per uno sconfitto
 Sacrificio supremo per la patria
Il suicidio europeo
 Come forma di fuga dal dolore della vita
(Goethe, I dolori del giovane Werther).
 Come forma opposizione morale
(Dante, Purgatorio I canto VV 70-72)
 Come forma di ribellione al destino
avverso e alle illusioni(Foscolo, Ultime
lettere di Jacopo Ortis).
 Come forma eroica (Leopardi, Canzoni
del suicidio «Bruto minore, Ultimo canto di
Saffo»). NB Leopardi influenzato da
Schopenhauer modificherà la sua
posizione.
 Come atto d’orgoglio (Svevo, Una vita)
La guerra del Pacifico (1942-45)
 La potenza militare nipponica, però, subì un duro e improvviso arresto alla battaglia
delle Midway nel giugno 1942 che segnò la rivalsa del fronte alleato: al susseguirsi di
disfatte aeronavali e sconfitte terrestri si affiancarono i bombardamenti aerei
statunitensi sul suolo metropolitano giapponese.
 L’embargo che i paesi dell’Alleati riuscirono a creare attorno al Giappone ne
inficiarono la potenza bellica e l’ultima carta che gli alti gerarchi nipponici
trovarono per ribaltare le sorti della guerra fu l’avvio della strategia chiamata
«Kamikaze» ossia vento divino che consisteva nel suicidio del pilota che avesse
finito le munizioni o il carburante o fosse stato danneggiato contro la nave nemica
col fine di danneggiarla.
 Le incursioni Statunitensi in territorio nipponico durarono molti mesi ma il Giappone
seppur allo stremo non cedeva solo la messa in atto del progetto «Manhattan»
culminato nel lancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9
agosto 1945. Con il paese in ginocchio, l'Imperatore Hirohito impose la sua
decisione di cessare le ostilità al bellicoso clan militarista: la mattina del 15 agosto il
Giappone si arrese senza condizioni agli Alleati, firmando la capitolazione il 2
settembre sulla corazzata USS Missouri, ancorata nella baia di Tokyo
Bibliografia e sitografia
Per i testi

Bushido: l’anima del Giappone, Inazo Nitobe, 2006

La mente giapponese, Osamu Ikeno, R.J. Davies (a cura di), Universale Maltemi
Per le mappe e i riferimenti storici storici

www.wikipedia.it

https://books.google.it/books?id=0GwY2rrOS18C&lpg=PT50&ots=3ctK4ruQq9&dq=bushido%20giapp
onese%201905&hl=it&pg=PT50#v=twopage&q&f=true
Per i video

https://www.youtube.com/watch?v=nsQPDmJ1D7w

https://www.youtube.com/watch?v=9tMR0J7flvU

https://youtu.be/JzFr-uNTXxc

https://dai.ly/xwy8qw
Per le griglie di valutazione

http://dida.orizzontescuola.it/news/raccolta-di-griglie-di-valutazione-la-scuola-secondaria-disecondo-grado