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Breve storia della Crittografia dsa

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Breve storia della Crittografia
La Scitale Spartana
L’arte dello scrivere-nascosto era già conosciuta ed utilizzata mille anni
prima di Cristo. Le più antiche notizie sicure sono, però, probabilmente
quelle sulla scitale spartana. Questa tecnica consisteva in questo. Dopo
aver scelto un’asta, avente un certo diametro, le si avvolgeva attorno un
nastro di cuoio. A questo punto si scriveva il messaggio partendo da
un’estremità dell’asta verso l’altra. In seguito si inviava il nastro di cuoio al
destinatario. Questi, affinché potesse leggere correttamente il messaggio,
doveva riavvolgere il nastro su un’altra asta di uguale diametro. La striscia
di cuoio poteva facilmente essere camuffata da cintura.
Il Codice Atbash
Anche Ebrei, Indiani, Cinesi utilizzavano con successo diverse tecniche
crittografiche. Per esempio gli Ebrei inventarono il codice ATBASH.
Per cifrare un testo in chiaro si effettuava la seguente sostituzione: la prima
lettera dell’alfabeto “A” la si sostituiva con l’ultima: la “T”; la seconda “B”
con la penultima “S”. Da qui il nome dell’algoritmo.
ALFABETO IN CHIARO a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z
ALFABETO CIFRANTE Z Y X W V U T S R Q P O N M L K J I H G F E D C B A
Quindi la frase in chiaro “Attaccheremo Gerico domani all’alba” diventa in
cifra “Zggzxxsvivnl Tvirxl wlnzmr zoo’zoyz“
Il cifrario di Cesare
Il primo uso sicuramente attestato della cifratura per sostituzione in
ambito militare si trova, però, nei “Commentarii de bello gallico” di Caio
Giulio Cesare (102-100 a. C. / 44 a. C.).
Cesare utilizzò caratteri greci al posto di quelli dell’alfabeto latino. Tale
sistema era abbastanza sicuro, infatti, è del tutto improbabile che ci
fosse, nei ranghi dell’esercito che assediava Cicerone, qualcuno che
conoscesse il greco.
La scacchiera di Polibio
Questo sistema ideato dallo storico greco Polibio di Megalopoli, in Arcadia, (201 -120 circa
a. C.), prevede che ogni lettera dell’alfabeto in chiaro, venga sostituita dalla coppia di
numeri che individuano la sua posizione, quindi per esempio alfa viene cifrata con 11, pi
viene cifrata con 41 e così via.
Un uomo, un italiano dal multiforme ingegno, Leon Battista
Alberti, vissuto in pieno Rinascimento, propose di usare al
posto di un solo alfabeto due o più alfabeti cifranti e di
sostituirli durante la cifratura, per confondere l’eventuale
decrittatore.
Tuttavia pur essendosi imbattuto nella più importante scoperta
degli ultimi 10 secoli, egli non riuscì a trasformare la sua geniale
intuizione in un “algoritmo” ben definito.
Sarà un diplomatico, Blaise de Vigenere, nato nel 1523, a mettere a frutto
l’intuizione dell’Alberti.
Si tratta del più semplice codice di sostituzione polialfabetica, e
proprio per la sua semplicità ha goduto per secoli di una fama
immeritata, essendo molto più debole di altri codici
polialfabetici precedenti.
Il cifrario di Vernam
Il cifrario di Vigenere ha il suo tallone d’Achille nel fatto di essere un insieme
di cifrari di Cesare intercalati a distanza fissa, cosa che ne rende possibile e
anzi molto facile la crittanalisi, tanto più se la chiave è breve. Ben diversa
sarebbe però la situazione se la chiave avesse lunghezza infinita. È questa
l’idea proposta da G. S. Vernam nel 1926 per il cifrario che porta il suo nome.
Perché allora non usiamo tutti questo cifrario? Il problema è che la chiave
lunga come il testo deve essere preventivamente comunicata al destinatario
in modo sicuro e … qui il gatto si morde la coda, visto che non sempre è
disponibile un canale sicuro di comunicazione. I due corrispondenti
dovrebbero incontrarsi periodicamente in luogo sicuro e generare una
sequenza casuale lunghissima, sufficiente per un gran numero di messaggi,
da utilizzare un po’ alla volta. Una volta esaurita la chiave dovranno
incontrarsi di nuovo, rigenerare la chiave etc.etc
Ideata dall'ingegnere Arthur Sherbius nel 1918, Enigma era in principio
una macchina cifrante venduta legalmente in tutta Europa a chiunque
fosse interessato. Solo in un secondo momento l'esercito tedesco decise
di utilizzarla, in una versione ben più complessa, per scopi bellici durante
la Seconda Guerra Mondiale.
Enigma cifrava e decifrava i messaggi in modo meccanico e con impulsi
elettrici. Per decifrare una comunicazione codificata da Enigma era
necessario disporre di un altro esemplare identico e impostato con gli
stessi parametri, che venivano modificati ogni giorno.
Una volta impostata la macchina, era sufficiente scrivere il messaggio che
si voleva trasmettere usando la tastiera e trascrivere le lettere che si
illuminavano. Premendo per esempio sulla lettera "A", sul quadro di
Enigma (sopra alla tastiera) si illuminava una lettera differente.
Il ricevente, impostata la macchina allo stesso modo, doveva digitare la sequenza di lettere che aveva
ricevuto per leggere, lettera per lettera sul quadro sopra la tastiera, la sequenza di lettere che si
illuminavano e che erano il messaggio in chiaro.
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