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PROGETTO EDUCATIVO: DALLA VALUTAZIONE ALLA PROGRAMMAZIONE

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Il Progetto Educativo:
dalla valutazione alla programmazione
Dott.ssa S. Laura Mendola - PEDAGOGISTA
Si possono classificare tre modalità di
valutazione:
1)Diagnostica (o sintomatologica)
2)Normativa
3)Funzionale
Protocollo di valutazione del bambino
DIAGNOSI (ADOS, ADI-r; ABC,
CARS)
Valutazione intellettiva
(scale di sviluppo, Leiter, CPM…)
Valutazione Funzionale e Adattiva
(PEP-R; PEP 3; Vineland)
Protocollo di valutazione dell’adolescente
Valutazione intellettiva
( Leiter, CPM, SPM, WISC-R)
Approfondimento neuropsicologico
(utilizzo di batterie di valutazione neuropsicologica per
l’adolescenza, ad esempio BVN 12-18, ecc…)
Valutazione Funzionale e Adattiva
(AAPEP; EFI; Vineland)
1)Valutazione Diagnostica
 Rileva i comportamenti sintomatici consentendo di identificare il
disturbo che presenta il soggetto oppure di escludere la
diagnosi:
 Gli strumenti della valutazione diagnostica sono:
 DSM IV - Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali –
quarta ed.
 ICD 10 – Classificazione Internazionale dei Disturbi Psichici e
Comportamentali – decima ed.
 Accanto a questi è possibile utilizzare numerosi altri strumenti, fra
cui i più recenti e accreditati sono: ADOS, ADI-r (a cui si possono
affiancare altre scale, meno recenti, ma ancora valide: CARS,
ECA, ABC)
2) Valutazione normativa
Identifica quantitativamente il livello intellettivo
(QI) oppure l’età di sviluppo, mette il soggetto in
relazione alla norma. Alcuni fra gli strumenti
utilizzati sono:
Brunet Lezine (o altre scale di sviluppo); Leiter-r;
Matrici di Raven; WAIS, WISC-R, WIPPSI.
Approfondimenti neuropsicologici: test della
Torre di Londra, di Fluenza fonemica, test di Corsi
test per la MLT e MBT, per indagare il Calcolo e
la Lettura, ecc…
3) Valutazione funzionale
Serve a comprendere le abilità, le risorse,
gli stili di apprendimento e le motivazioni
peculiari del soggetto, si focalizza sul
cercare di rilevare come un individuo
“funziona” accertando le sue abilità
effettive e potenziali in molte aree, fra cui
quelle essenziali per un funzionamento
autonomo nei vari contesti di vita
Una valutazione funzionale nei DSA si svolge
utilizzando strumenti “formali” e strumenti “informali”.
 Gli strumenti “formali” di solito prevedono una parte di accertamento
diretto delle abilità del soggetto, da svolgere in ambulatorio e una parte di
intervista ai genitori e/o agli educatori di riferimento.
 In questo ambito i principali strumenti di riferimento sono: Pep-r (Pep 3);
Aapep; Efi.
Fra gli strumenti “formali” si hanno anche delle interviste, una di queste, molto
famosa, è la Vineland.
Gli strumenti “informali” sono check-list create ad hoc, che possono servire
ad integrare i dati, ad esempio, dell’AAPEP o del PEP-r (PEP 3).
Dalla Diagnosi Funzionale al Profilo Dinamico Funzionale
per l’elaborazione del Piano Educativo Individualizzato:
Atto di Indirizzo D.P.R. 24 febbraio 1994
 •Identifical evarie fasi del processo di integrazione nella scuola;
 •Definisce i rapporti di collaborazione e le sinergie tra scuola e servizi sociosanitari;
 •IndividuaisoggettielecompetenzedegliEntiLocali,delleASLedelleistituzioniscolas
tichenelladefinizionedellaDiagnosiFunzionale,delProfiloDinamicoFunzionaleedel
PianoEducativoIndividualizzato,documentoconclusivoeoperativoincui«vengon
odescrittigliinterventiintegratiedequilibratitradiloro,predispostiperl’alunnoincond
izionedihandicap,inundeterminatoperiododitempo,aifinidellarealizzazionedeldir
ittoall’educazioneeall’istruzione»
DIAGNOSI FUNZIONALE
 SCHEMA CLASSICO:team clinico medico(unità multidisciplinare).
Punti di debolezza:spesso fornisce ben pochi aiuti concreti agli insegnanti che
devono procedere a una programmazione individualizzata.Per questo si
potrebbe dire che poco «funzionale».
 SCHEMA ICF:
che veda la collaborazione degli insegnanti,degli operatori dell’ASL e dei
familiari.Si basa sulla classificazioneICF–Classificazione Internazionale del
Funzionamento,della Disabilità e della Salute(2002),anche nella versioneICF-Cy
per bambini e adolescenti(OMS,2007)
SCHEMA ICF
https://www.youtube.com/watch?v=w8kWVxES0SA
APPROCCIO TEORICO DELL’ ICF:
funzionamento umano come un intreccio
tra fattori biologici, individuali e sociali
’
1. LA DIAGNOSI FUNZIONALE
COSA E’ ?
 "Per diagnosi funzionale si intende la descrizione
analitica della compromissione funzionale dello stato
psico-fisico dell'alunno in situazione di handicap" (D.P.R.
24/02/1994).
 È quindi un documento che delinea le modalità di
funzionamento delle abilità del soggetto sottoposto ad
esame e che sintetizza queste informazioni all'interno di
un "quadro" psicologico-funzionale che consenta di
comprendere l'ambito della patologia riscontrata al
momento della valutazione.
La D.F. diventa così uno strumento conoscitivo che,
partendo dalla menomazione e dai suoi effetti sul
soggetto, mira ad individuare:
 l'insieme delle disabilità e delle difficoltà, determinate
dalla menomazione o indotte da modelli ed
atteggiamenti culturali e sociali;
 il quadro delle capacità (con riferimento a
recuperabilità, residui funzionali, settori vicarianti,..);
 una prospettiva di tipo evolutivo che metta in evidenza
le potenzialità di sviluppo per ciascun soggetto
previsione estremamente significativa per il successivo
intervento educativo.
COSA CONTIENE
 La D.F. è strutturata per AREE, per consentire di rilevare in termini analitici il
rapporto tra la minorazione e i seguenti aspetti del comportamento complessivo
del soggetto:
 cognitivo, esaminato nelle componenti: livello di sviluppo raggiunto e capacità di
integrazione delle competenze;
 affettivo-relazionale, esaminato nelle componenti: livello di autostima e rapporto
con gli altri;
 linguistico, esaminato nelle componenti: comprensione, produzione e linguaggi
alternativi;
 sensoriale, esaminato nelle componenti: tipo e grado di deficit con particolare
riguardo alla vista, all'udito e al tatto;
 motorio-prassico, esaminato nelle componenti: motricità globale e motricità fine;
 neuro-psicologico, esaminato nelle componenti: memoria, attenzione e
organizzazione spazio-temporale;
 autonomia personale e sociale.
CHI LA REDIGE
Alla D.F. provvede l'unità multidisciplinare
composta dal medico specialista nella patologia
segnalata, dallo specialista in neuropsichiatria
infantile, dal terapista della riabilitazione, dagli
operatori sociali in servizio presso l'U.L.S.S. o in
regime di convenzione con la medesima.
QUANDO FORMULARLA
 La D.F. è formulata al momento in cui il soggetto in
situazione di handicap accede alla struttura sanitaria
per conseguire gli interventi previsti dagli articoli 12 e 13
della Legge 104/92. Essa verrà presentata, all'inizio
dell'anno scolastico ,in sede di incontro
interprofessionale, promosso dal Capo di Istituto che lo
presiede direttamente o tramite un proprio delegato.
All'incontro partecipano tutti gli operatori coinvolti nel
progetto di integrazione: insegnanti di classe e di
sostegno, insegnante psicopedagogista, operatori
dell'equipe, genitori dell'alunno in situazione di
handicap.(C.M.258/83).
A COSA SERVE
 La D.F. serve a stabilire quali processi di apprendimento e/o
adattamento vengono utilizzati da persone con problemi cognitivi e/o
relazionali, quali strategie sono presenti, le abilità residue e/o
compromesse, le potenzialità ed i livelli di sviluppo.
 Oltre a questa finalità descrittiva e analitica degli aspetti evidenti delle
difficoltà, essa dovrebbe elaborare una interpretazione delle cause che
le hanno determinate ed eventualmente ne sono tuttora responsabili.
 L'aspetto analitico e descrittivo dovrebbe dunque essere compresente
e integrato in uno sforzo interpretativo ed eziologico utile per la stesura
di una programmazione didattico-educativa che compete alla Scuola.
USO DELLA DIAGNOSI FUNZIONALE
 Il documento, vincolato dalla normativa vigente in materia di
segreto professionale per gli operatori e di consenso informato per
gli utenti, si pone come obiettivo fondamentale la conoscenza più
estesa ed approfondita possibile dell'alunno in difficoltà da parte
dei Servizi Territoriali. Questa conoscenza deve però essere
"funzionale" in senso estensivo, e cioè utile alla realizzazione
concreta e quotidiana di attività didattiche ed educative
appropriate, significative ed efficaci.
 In sintesi, la D.F. dovrebbe fornire, utilizzando un linguaggio
condiviso dalle diverse figure professionali, un quadro clinico in
grado di orientare eventuali decisioni riabilitative e/o terapeutiche
ed educative-didattiche.
2. IL PROFILO DINAMICO FUNZIONALE
COSA E'
 Il P.D.F. è un documento, redatto successivamente alla D.F. che raccoglie la
sintesi conoscitiva, riferita al singolo alunno, relativamente alle osservazioni compiute
sullo stesso in contesti diversi, da parte di tutti i differenti operatori che interagiscono con
lui: famiglia, scuola, servizi.
 Ha lo scopo di integrare le diverse informazioni già acquisite e indicare, dopo il primo
inserimento scolastico, "il prevedibile livello di sviluppo che il bambino potrà
raggiungere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni)" (D.P.R. 24/2/94).
 Questo documento "indica le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed affettive
dell'alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione
di handicap, con relative possibilità di recupero, sia le capacità possedute che devono
essere sostenute, sollecitate progressivamente, rafforzate e sviluppate nel rispetto delle
scelte culturali della persona handicappata" (D.L. 297/94).
 Descrive cioè "in modo analitico i possibili livelli di risposta dell'alunno in situazione di
handicap riferiti alle relazioni in atto e a quelle programmabili" (D.P.R. 24/2/94).
 In sostanza il P.D.F., senza pretese definitorie e classificatorie, rappresenta un momento
di interazione e di confronto tra i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti nella relazione
educativa con l'alunno (docenti, tecnici U.L.S. e, fin dove possibile, la famiglia) con
particolare riferimento all'ambiente scolastico.
COSA CONTIENE
 Il Profilo descrive ed evidenzia:
 i livelli di " funzionalità" nelle varie aree in cui il soggetto
esprime la sua identità;
 le dinamiche relazionali e i rapporti interpersonali;
 gli apprendimenti riferiti a diversi ambiti di conoscenza e
rapportati alle effettive occasioni/situazioni di esperienza;
 il quadro evolutivo e i potenziali di sviluppo, elementi
indispensabili per promuovere una progettazione in chiave
educativa, piuttosto che riabilitativa e quindi "comprende
necessariamente:
a) la descrizione funzionale dell'alunno in relazione alle difficoltà
che egli dimostra di incontrare nei vari settori di attività;
b) l'analisi dello sviluppo potenziale dell'alunno a breve e medio termine,
desunto dall'esame dei seguenti parametri:
- cognitivo, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione al livello di
sviluppo raggiunto (normodotazione; ritardo lieve, medio, grave;
disarmonia medio grave; fase di sviluppo controllata; età mentale, ecc.)
alle strategie utilizzate per la soluzione dei compiti propri della fascia d'età,
allo stile cognitivo, alla capacità di usare, in modo integrato, competenze
diverse;
- affettivo-relazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili rispetto all'area
del sè, al rapporto con gli altri, alle motivazioni dei rapporti e
dell'atteggiamento rispetto all'apprendimento scolastico, con i suoi diversi
interlocutori;
- comunicazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alle
modalità di interazione, ai contenuti prevalenti, ai mezzi privilegiati;
- linguistico, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alla
comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale, all'uso
comunicativo del linguaggio, all'uso del pensiero verbale, all'uso di
linguaggi alternativi o integrativi;
- sensoriale, esaminato soprattutto in riferimento alle potenzialità riferibili alla
funzione visiva, uditiva, tattile;
- motorio-prassico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili in
ordine alla motricità globale, alla motricità fine, alle prassie semplici e
complesse e alle capacità di programmazione motorie interiorizzate;
- neuropsicologico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili
riguardo alle capacità mnestiche, alla capacità intellettiva e
all'organizzazione spazio-temporale;
- autonomia, esaminata in riferimento alle potenzialità esprimibili in relazione
all'autonomia della persona e all'autonomia sociale;
- apprendimento, esaminato in relazione alle potenzialità esprimibili in
relazione all'età pre-scolare, scolare (lettura, scrittura, calcolo, lettura di
messaggi, lettura di istruzioni pratiche, ecc.)." (D.P.R. 24/2/94).
A COSA SERVE
 Il P.D.F. è utile ai " fini della formulazione di un piano educativo
individualizzato- P.E.I. (o personalizzato - P.E.P “Individualizzato” è l’intervento
calibrato sul singolo, anziché sull’intera classe o sul piccolo gruppo, che diviene
“personalizzato” quando è rivolto ad un particolare discente. ) perchè consente
all'insegnante, evidenziando capacità ed analizzando limiti, di:
 - dimensionare in modo adeguato alle potenzialità dell'alunno gli obiettivi e i
relativi sotto obiettivi;
 - adottare metodologie più mirate alle capacità e alle intelligenze
possedute dal soggetto;
 - scegliere didattiche alternative specifiche, funzionali e adattabili;
 - privilegiare aree cognitive di più facile accesso e di maggior produttività;
 - programmare percorsi e interventi, insistendo sulle abilità e potenzialità
evidenziate nel profilo dinamico funzionale, ed utilizzando canali diversi
anche vicarianti ai fini di un maggior successo.
CHI LO REDIGE
 Il P.D.F. "viene redatto dalla unità multidisciplinare dell'U.L.S.S., in
collaborazione con il personale insegnante e i famigliari o gli esercenti la
potestà parentale." (D.P.R. 24/2/94).
 L'unità multidisciplinare è composta da: medico specialista nella patologia,
specialista in neuropsichiatria infantile, terapista della riabilitazione,
psicologo, operatori sociali.
 Per consentire la prima stesura o l'aggiornamento del P.D.F. vengono
calendarizzati opportuni incontri interprofessionali per ogni alunno, durante
l'anno scolastico interessato; per consentire i bilanci biennali, viene
calendarizzato almeno 1 incontro interprofessionale; gli incontri sono
promossi dal Capo di Istituto che li presiede direttamente o tramite un
proprio delegato.
QUANDO FORMULARLO
 Il P.D.F. viene "aggiornato obbligatoriamente al termine della scuola
materna, della scuola elementare, della scuola media e durante il corso di
istruzione medio-superiore" (L.104/92; D.L.297/94).
 Inoltre " alla elaborazione del P.D.F. iniziale seguono, con il concorso degli
operatori dell'U.L.S.S., della scuola e della famiglia, verifiche per controllare
gli effetti dei diversi interventi e l'influenza esercitata dall'ambiente
scolastico" (D.L. 297/94)
 La rispondenza quindi del P.D.F. sarà valutata, mediante un bilancio
diagnostico e prognostico, curato dal medesimo gruppo interprofessionale
che ha definito il profilo, a scadenza di massima biennale (fine della 2°
elementare, della 4° elementare, della 2° media, del biennio superiore e
del 4° anno della scuola superiore).
USO DEL P.D.F
 Poiché la compilazione del P.D.F. si configura come obbligo di legge (D.P.R.
24/02/1994), gli insegnanti di sostegno ed i docenti curricolari, con la
collaborazione delle famiglie degli alunni, curano, a seguito della definizione
congiunta con gli specialisti dell' U.L.S.S , la stesura del profilo avendo cura,
soprattutto, di esplorare il potenziale di sviluppo di ogni alunno, a breve e a
medio termine, a partire dall'esame dei parametri indicati (autonomia,
socializzazione, apprendimento - articolato per ambiti di conoscenza -,
interessi,...) e quant'altro possa offrire un quadro il più possibile completo delle
capacità, possibilità e carenze del soggetto.
 Tali esiti potranno risultare maggiormente obiettivi qualora non ci si limiti ad
analizzare intuitivamente, occasionalmente o approssimativamente
comportamenti, abilità, apprendimenti, ma quando si utilizzano metodi e
strumenti in grado di avviare ad osservazioni ed analisi sistematiche, precise,
obiettive e continue, aiutando così l'indagine che si va compiendo. Non si
intende ovviamente suggerire percorsi, dare indicazioni didattiche o
metodologiche, nè offrire strumentazioni o proporre teorie, bensì incoraggiare il
più possibile l'utilizzo di materiali sperimentali o sperimentati tali da facilitare
l'attività degli operatori, da rendere più congruente la scelta degli obiettivi, più
coerente il rapporto tra obiettivi/metodi/contenuti e situazione iniziale.
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
Parliamo di Osservazione sistematica quando essa non è occasionale, non si serve di mediatori (ad es. questionari), è
intenzionalmente inserita in un progetto educativo controllato e controllabile, ha esigenza di ricavare dati esaurienti e
attendibili, è precisa nel richiedere cosa osservare, come registrare le osservazioni, in che modo quantificare il tutto.
Tutto ciò richiede all'insegnante la capacità di delimitare il campo di osservazione a quei comportamenti
direttamente e oggettivamente rilevabili e quantificabili e di tener sotto controllo il contesto in cui essi si presentano
più facilmente. E' importante, nella registrazione, osservare non solo la frequenza di emissione della manifestazione,
ma anche la sua durata e l'intensità con cui si manifesta in modo da avere sotto controllo l'entità reale del fenomeno e,
poiché sarà impossibile una osservazione che duri per tutto il tempo scolastico, si dovrà decidere, e quindi
programmare, anche in quali momenti, durante quali attività, alla presenza di quali docenti, in quale periodo della
giornata condurre l'osservazione e con quale cadenza.
Ovviamente l'osservazione va condotta nel contesto classe analizzando anche, ad es., antecedenti e conseguenti che
causano, mantengono, estinguono il comportamento, esaminando i feed-back negativi e positivi che il gruppo offre,
controllando le dinamiche che il soggetto instaura nelle sue relazioni interpersonali, osservando il tipo di
comunicazione che viene attivato all'interno della classe.
Questo consente di monitorare anche i più lievi cambiamenti, misurando anche le modifiche più insignificanti sia
positive che negative: e ciò per confermare o meno il successo dell'intervento.
3. IL PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO
COSA E'
 Il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) o P.E.P. (Piano Educativo
Personalizzato) è il documento nel quale vengono descritti gli interventi
integrati ed equilibrati tra loro, predisposti per l'alunno in situazione di
handicap, per un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del
diritto all'educazione e all'istruzione, di cui ai primi quattro commi dell'art.12
della Legge 104/92 (D.P.R. 24/02/1994 - art.5)
 Per ogni alunno in situazione di handicap inserito nella scuola viene redatto il
P.E.I./P.E.P., a testimonianza del raccordo tra gli interventi predisposti a suo
favore, per l'anno scolastico in corso, sulla base dei dati derivanti dalla
Diagnosi Funzionale e dal Profilo Dinamico Funzionale.
 Gli interventi propositivi vengono integrati tra di loro in modo da giungere alla
redazione conclusiva di un P.E.I./P.E.P. che sia correlato alle disabilità
dell'alunno stesso, alle sue conseguenti difficoltà e alle potenzialità dell'alunno
comunque disponibili (D.P.R. 24/02/1994 - art.5).
 La strutturazione del P.E.I./P.E.P. è complessa e si configura come mappa
ragionata di tutti i progetti di intervento: didattico-educativi, riabilitativi, di
socializzazione, di integrazione finalizzata tra scuola ed extra-scuola.
QUANDO SI FA
 Dopo un periodo iniziale di osservazione sistematica
dell'alunno in situazione di handicap, - di norma non
superiore a due mesi - durante il quale si definisce e si
attua il progetto di accoglienza, viene costruito il
P.E.I./P.E.P. con scadenza annuale.
 Deve essere puntualmente verificato, con frequenza
trimestrale o quadrimestrale (D.P.R. 24/02/1994 - art.6).
Nel passaggio tra i vari ordini di scuola, esso viene
trasmesso, unitamente al Profilo Dinamico Funzionale
aggiornato, alla nuova scuola di frequenza.
CHI LO FA
 Il P.E.I./P.E.P. è redatto "congiuntamente dagli operatori dell' U.L.S.S.,
compresi gli operatori addetti all’assistenza, dagli insegnanti curricolari e
di sostegno e, qualora presente, dall'operatore psicopedagogico, con la
collaborazione della famiglia" (D.P.R. 24/02/1994 - art.5).
 E' perciò costruito da tutti coloro che, in modi, livelli e contesti diversi,
operano per "quel determinato soggetto in situazione di handicap" non è
quindi delegabile esclusivamente all'insegnante di sostegno.
 La stesura di tale documento diviene così il risultato di un'azione
congiunta, che acquisisce il carattere di progetto unitario e integrato di
una pluralità di interventi espressi da più persone concordi sia sull'obiettivo
da raggiungere che sulle procedure, sui tempi e sulle modalità sia degli
interventi stessi che delle verifiche.
COSA CONTIENE
 Il P.E.I./P.E.P., partendo dalla sintesi dei dati conosciuti e dalla
previsione degli interventi prospettati, specifica gli interventi
che i diversi operatori mettono in atto relativamente alle
potenzialità già rilevate nella Diagnosi Funzionale e nel
Profilo Dinamico Funzionale. Si riferisce integrandoli alla
programmazione della classe e al Progetto di Istituto e/o di
plesso nel rispetto delle specifiche competenze.
 Il modello allegato fa riferimento alle aree indicate nel Profilo
Dinamico Funzionale e alla scelta condivisa di specifici
obiettivi, relativi all’area considerata, coerenti con il quadro
delle potenzialità espresse.
Il modello prende in considerazione
 gli obiettivi educativi/riabilitativi e di apprendimento riferiti alle aree
e alle funzioni, perseguibili in uno o più anni
 le attività proposte
 i metodi ritenuti più idonei
 i tempi di scansione degli interventi previsti e gli spazi da utilizzare
 i materiali, i sussidi con cui organizzare le proposte di intervento
 l’indicazione delle risorse disponibili, nella scuola e nell’extrascuola, in termini di strutture, servizi, persone, attività, mezzi.
 le forme ed i modi di verifica e di valutazione del P.E.I./P.E.P.
Pertanto il P.E.I/P.E.P. sarà formato da tante schede quanti sono gli
obiettivi individuati all’interno delle varie Aree.
A COSA SERVE
 Tale programma personalizzato dovrà essere finalizzato
a far raggiungere a ciascun alunno in situazione di
handicap, in rapporto alle sue potenzialità, ed
attraverso una progressione di traguardi intermedi,
obiettivi di autonomia, di acquisizione di competenze e
di abilità motorie, cognitive, comunicative ed
espressive, e di conquista di abilità operative,
utilizzando anche metodologie e strumenti differenziati
e diversificati.
VERIFICHE
 Alle verifiche periodiche partecipano gli operatori
scolastici (insegnanti di classe, insegnante di sostegno,
insegnante psicopedagogista), gli operatori dei servizi
dell' U.L.S.S. ed i genitori dell'alunno (D.P.R. 24/02/1994 –
ART.6).
 Gli incontri verranno opportunamente concordati e
calendarizzati a cura del Dirigente Scolastico, e per ogni
incontro verrà redatto apposito verbale .
Il PDP per gli alunni con DSA
È obbligatorio?
L’obbligo, implicito nella L. 170/10, è indicato nelle Linee Guida anche se non si adotta ufficialmente la
denominazione «PDP».
Chi lo redige?
È redatto solo dalla scuola che può chiedere il contributo di esperti ma ne rimane responsabile.
Quali vincoli?
Le azioni definite nel PDP devono essere coerenti con le indicazioni espresse nella Certificazione di DSA
consegnata alla scuola.
Che ruolo ha la famiglia?
Il PDP viene redatto in raccordo con la famiglia (Linee Guida 2011).
La normativa vigente ne definisce i contenuti?
I contenuti minimi del PDP sono indicati nelle Linee Guida sui DSA del 2011.
Chi costruisce o sceglie eventuali modelli o strumenti per la compilazione?
La scuola è libera di scegliere o costruire i modelli o gli strumenti che ritiene più efficaci.
Il PDP per gli alunni con altri BES
È obbligatorio?
La stesura del PDP è contestuale all’individuazione dell’alunno con BES. Non si può parlare
strettamente di obbligo perché è conseguente a un atto di discrezionalità della scuola.
Chi lo redige?
È redatto solo dalla scuola che può chiedere il contributo di esperti ma ne rimane responsabile.
Quali vincoli?
Il PDP tiene conto, se esistono, di eventuali diagnosi o relazioni cliniche consegnate alla scuola.
Che ruolo ha la famiglia?
Il PDP è il risultato dello sforzo congiunto scuola-famiglia (CM n. 8 6/3/2013).
La normativa vigente ne definisce i contenuti?
Non vengono indicati dalla normativa i contenuti minimi.
Chi costruisce o sceglie eventuali modelli o strumenti per la compilazione?
La scuola è libera di scegliere o costruire i modelli o gli strumenti che ritiene più efficaci.
DALLA VALUTAZIONE ALLA PROGRAMMAZIONE
Strumenti di valutazione FUNZIONALE
Raccolta dati:
• osservazione diretta
• colloqui/interviste
• informazioni interventi precedenti
Prima valutazione • ABLLS-R • VB-MAPP • Altro
Valutazione dei rinforzi
Pairing
Controllo educativo
Valutazione • ABLLS-R • VB-MAPP •ESDM … Altro
Monitoraggio
Programma di intervento
La valutazione funzionale del bambino
“La valutazione delle abilità comunicative e di apprendimento”(ABLLS®-R) è
una valutazione, un riferimento curriculare, un sistema per tracciare le abilità di
bambini con ritardo nello sviluppo del linguaggio. ABLLS®-R contiene un’analisi
dei compiti di molte delle abilità necessarie per comunicare con successo e
per imparare dalle esperienze quotidiane.
ABLLS-R (Assessment of Basic Language and Learning Skills
Revised; Partington2006) Questo strumento di valutazione
comprende un’indagine completa di 544 abilità che la
maggior parte dei bambini a sviluppo tipico acquisisce entro
i sei anni di età, distribuite all’interno di 25 aree di
apprendimento tra cui: - Collaborazione ed effetti del
rinforzo, - Abilità visuospaziali, - Linguaggio recettivo, Imitazione vocale e imitazione motoria, - Richieste,
etichettamento, intraverbale, linguaggio spontaneo, - Gioco
e interazione sociale, - Abilità fino e grosso motorie Autonomie - ecc…
l’ Early Start Denver Model (ESDM) di S.
Rogers G. Dawson
 utilizza le attuali conoscenze sullo sviluppo tipico del bambino per
facilitare l’emergere di una traiettoria di sviluppo simile, in bambini molto
piccoli che hanno uno sviluppo neuroatipico.
 L’ ESDM coniuga l’approccio costruttivista, che considera i bambini come
agenti attivi che costruiscono il proprio mondo sociale e mentale a partire
dalle proprie esperienze motorie, sensoriali e interpersonali/affettive, con
l’approccio transazionale, per il quale i bambini e le persone che si
prendono cura di loro sono visti in un’interazione reciproca, dove gli uni
influiscono sullo sviluppo dell’altro.
 La scheda di valutazione del programma educativo è uno strumento che
presenta sequenze evolutive di abilità in molteplici domini dello sviluppo:
comunicazione ricettiva, comunicazione espressiva, abilità sociali, abilità di
gioco, abilità cognitive, abilità motorie fini, abilità motorie grossolane e
abilità adattive. Il livello di abilità spazia dal periodo 9-12 mesi al livello 48
mesi.
Il VB-MAPP
 valuta lo sviluppo del linguaggio e delle abilità sociali in
bambini, da 0 a 48 mesi di età, con Disturbo dello
Spettro Autistico o Disturbo Generalizzato dello Sviluppo.
Si focalizza sull’assessment dei prerequisiti linguistici
fondamentali per lo sviluppo del comportamento
verbale, secondo la classificazione di B.F. Skinner, che
individua tre tipi principali di linguaggio: mand,
tact e intraverbale.
In base ai dati raccolti, il VB-MAPP permette la
programmazione e la stesura di un Piano Educativo
Individualizzato (PEI), realizzato a partire dai punti di
forza e di debolezza dimostrati dal soggetto.
GRAZIE PER L’ ATTENZIONE!
Il presente lavoro è proprietà intellettuale esclusiva di
S. Laura Mendola, ed è vietata la divulgazione,
utilizzo, l’estrapolazione di parti e la riproduzione,
senza la presenza di una autorizzazione scritta;
Art. 616 e ss c.p. e dal D.l.vo n 193/03
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