Il Progetto Educativo: dalla valutazione alla programmazione Dott.ssa S. Laura Mendola - PEDAGOGISTA Si possono classificare tre modalità di valutazione: 1)Diagnostica (o sintomatologica) 2)Normativa 3)Funzionale Protocollo di valutazione del bambino DIAGNOSI (ADOS, ADI-r; ABC, CARS) Valutazione intellettiva (scale di sviluppo, Leiter, CPM…) Valutazione Funzionale e Adattiva (PEP-R; PEP 3; Vineland) Protocollo di valutazione dell’adolescente Valutazione intellettiva ( Leiter, CPM, SPM, WISC-R) Approfondimento neuropsicologico (utilizzo di batterie di valutazione neuropsicologica per l’adolescenza, ad esempio BVN 12-18, ecc…) Valutazione Funzionale e Adattiva (AAPEP; EFI; Vineland) 1)Valutazione Diagnostica Rileva i comportamenti sintomatici consentendo di identificare il disturbo che presenta il soggetto oppure di escludere la diagnosi: Gli strumenti della valutazione diagnostica sono: DSM IV - Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – quarta ed. ICD 10 – Classificazione Internazionale dei Disturbi Psichici e Comportamentali – decima ed. Accanto a questi è possibile utilizzare numerosi altri strumenti, fra cui i più recenti e accreditati sono: ADOS, ADI-r (a cui si possono affiancare altre scale, meno recenti, ma ancora valide: CARS, ECA, ABC) 2) Valutazione normativa Identifica quantitativamente il livello intellettivo (QI) oppure l’età di sviluppo, mette il soggetto in relazione alla norma. Alcuni fra gli strumenti utilizzati sono: Brunet Lezine (o altre scale di sviluppo); Leiter-r; Matrici di Raven; WAIS, WISC-R, WIPPSI. Approfondimenti neuropsicologici: test della Torre di Londra, di Fluenza fonemica, test di Corsi test per la MLT e MBT, per indagare il Calcolo e la Lettura, ecc… 3) Valutazione funzionale Serve a comprendere le abilità, le risorse, gli stili di apprendimento e le motivazioni peculiari del soggetto, si focalizza sul cercare di rilevare come un individuo “funziona” accertando le sue abilità effettive e potenziali in molte aree, fra cui quelle essenziali per un funzionamento autonomo nei vari contesti di vita Una valutazione funzionale nei DSA si svolge utilizzando strumenti “formali” e strumenti “informali”. Gli strumenti “formali” di solito prevedono una parte di accertamento diretto delle abilità del soggetto, da svolgere in ambulatorio e una parte di intervista ai genitori e/o agli educatori di riferimento. In questo ambito i principali strumenti di riferimento sono: Pep-r (Pep 3); Aapep; Efi. Fra gli strumenti “formali” si hanno anche delle interviste, una di queste, molto famosa, è la Vineland. Gli strumenti “informali” sono check-list create ad hoc, che possono servire ad integrare i dati, ad esempio, dell’AAPEP o del PEP-r (PEP 3). Dalla Diagnosi Funzionale al Profilo Dinamico Funzionale per l’elaborazione del Piano Educativo Individualizzato: Atto di Indirizzo D.P.R. 24 febbraio 1994 •Identifical evarie fasi del processo di integrazione nella scuola; •Definisce i rapporti di collaborazione e le sinergie tra scuola e servizi sociosanitari; •IndividuaisoggettielecompetenzedegliEntiLocali,delleASLedelleistituzioniscolas tichenelladefinizionedellaDiagnosiFunzionale,delProfiloDinamicoFunzionaleedel PianoEducativoIndividualizzato,documentoconclusivoeoperativoincui«vengon odescrittigliinterventiintegratiedequilibratitradiloro,predispostiperl’alunnoincond izionedihandicap,inundeterminatoperiododitempo,aifinidellarealizzazionedeldir ittoall’educazioneeall’istruzione» DIAGNOSI FUNZIONALE SCHEMA CLASSICO:team clinico medico(unità multidisciplinare). Punti di debolezza:spesso fornisce ben pochi aiuti concreti agli insegnanti che devono procedere a una programmazione individualizzata.Per questo si potrebbe dire che poco «funzionale». SCHEMA ICF: che veda la collaborazione degli insegnanti,degli operatori dell’ASL e dei familiari.Si basa sulla classificazioneICF–Classificazione Internazionale del Funzionamento,della Disabilità e della Salute(2002),anche nella versioneICF-Cy per bambini e adolescenti(OMS,2007) SCHEMA ICF https://www.youtube.com/watch?v=w8kWVxES0SA APPROCCIO TEORICO DELL’ ICF: funzionamento umano come un intreccio tra fattori biologici, individuali e sociali ’ 1. LA DIAGNOSI FUNZIONALE COSA E’ ? "Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell'alunno in situazione di handicap" (D.P.R. 24/02/1994). È quindi un documento che delinea le modalità di funzionamento delle abilità del soggetto sottoposto ad esame e che sintetizza queste informazioni all'interno di un "quadro" psicologico-funzionale che consenta di comprendere l'ambito della patologia riscontrata al momento della valutazione. La D.F. diventa così uno strumento conoscitivo che, partendo dalla menomazione e dai suoi effetti sul soggetto, mira ad individuare: l'insieme delle disabilità e delle difficoltà, determinate dalla menomazione o indotte da modelli ed atteggiamenti culturali e sociali; il quadro delle capacità (con riferimento a recuperabilità, residui funzionali, settori vicarianti,..); una prospettiva di tipo evolutivo che metta in evidenza le potenzialità di sviluppo per ciascun soggetto previsione estremamente significativa per il successivo intervento educativo. COSA CONTIENE La D.F. è strutturata per AREE, per consentire di rilevare in termini analitici il rapporto tra la minorazione e i seguenti aspetti del comportamento complessivo del soggetto: cognitivo, esaminato nelle componenti: livello di sviluppo raggiunto e capacità di integrazione delle competenze; affettivo-relazionale, esaminato nelle componenti: livello di autostima e rapporto con gli altri; linguistico, esaminato nelle componenti: comprensione, produzione e linguaggi alternativi; sensoriale, esaminato nelle componenti: tipo e grado di deficit con particolare riguardo alla vista, all'udito e al tatto; motorio-prassico, esaminato nelle componenti: motricità globale e motricità fine; neuro-psicologico, esaminato nelle componenti: memoria, attenzione e organizzazione spazio-temporale; autonomia personale e sociale. CHI LA REDIGE Alla D.F. provvede l'unità multidisciplinare composta dal medico specialista nella patologia segnalata, dallo specialista in neuropsichiatria infantile, dal terapista della riabilitazione, dagli operatori sociali in servizio presso l'U.L.S.S. o in regime di convenzione con la medesima. QUANDO FORMULARLA La D.F. è formulata al momento in cui il soggetto in situazione di handicap accede alla struttura sanitaria per conseguire gli interventi previsti dagli articoli 12 e 13 della Legge 104/92. Essa verrà presentata, all'inizio dell'anno scolastico ,in sede di incontro interprofessionale, promosso dal Capo di Istituto che lo presiede direttamente o tramite un proprio delegato. All'incontro partecipano tutti gli operatori coinvolti nel progetto di integrazione: insegnanti di classe e di sostegno, insegnante psicopedagogista, operatori dell'equipe, genitori dell'alunno in situazione di handicap.(C.M.258/83). A COSA SERVE La D.F. serve a stabilire quali processi di apprendimento e/o adattamento vengono utilizzati da persone con problemi cognitivi e/o relazionali, quali strategie sono presenti, le abilità residue e/o compromesse, le potenzialità ed i livelli di sviluppo. Oltre a questa finalità descrittiva e analitica degli aspetti evidenti delle difficoltà, essa dovrebbe elaborare una interpretazione delle cause che le hanno determinate ed eventualmente ne sono tuttora responsabili. L'aspetto analitico e descrittivo dovrebbe dunque essere compresente e integrato in uno sforzo interpretativo ed eziologico utile per la stesura di una programmazione didattico-educativa che compete alla Scuola. USO DELLA DIAGNOSI FUNZIONALE Il documento, vincolato dalla normativa vigente in materia di segreto professionale per gli operatori e di consenso informato per gli utenti, si pone come obiettivo fondamentale la conoscenza più estesa ed approfondita possibile dell'alunno in difficoltà da parte dei Servizi Territoriali. Questa conoscenza deve però essere "funzionale" in senso estensivo, e cioè utile alla realizzazione concreta e quotidiana di attività didattiche ed educative appropriate, significative ed efficaci. In sintesi, la D.F. dovrebbe fornire, utilizzando un linguaggio condiviso dalle diverse figure professionali, un quadro clinico in grado di orientare eventuali decisioni riabilitative e/o terapeutiche ed educative-didattiche. 2. IL PROFILO DINAMICO FUNZIONALE COSA E' Il P.D.F. è un documento, redatto successivamente alla D.F. che raccoglie la sintesi conoscitiva, riferita al singolo alunno, relativamente alle osservazioni compiute sullo stesso in contesti diversi, da parte di tutti i differenti operatori che interagiscono con lui: famiglia, scuola, servizi. Ha lo scopo di integrare le diverse informazioni già acquisite e indicare, dopo il primo inserimento scolastico, "il prevedibile livello di sviluppo che il bambino potrà raggiungere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni)" (D.P.R. 24/2/94). Questo documento "indica le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed affettive dell'alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione di handicap, con relative possibilità di recupero, sia le capacità possedute che devono essere sostenute, sollecitate progressivamente, rafforzate e sviluppate nel rispetto delle scelte culturali della persona handicappata" (D.L. 297/94). Descrive cioè "in modo analitico i possibili livelli di risposta dell'alunno in situazione di handicap riferiti alle relazioni in atto e a quelle programmabili" (D.P.R. 24/2/94). In sostanza il P.D.F., senza pretese definitorie e classificatorie, rappresenta un momento di interazione e di confronto tra i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti nella relazione educativa con l'alunno (docenti, tecnici U.L.S. e, fin dove possibile, la famiglia) con particolare riferimento all'ambiente scolastico. COSA CONTIENE Il Profilo descrive ed evidenzia: i livelli di " funzionalità" nelle varie aree in cui il soggetto esprime la sua identità; le dinamiche relazionali e i rapporti interpersonali; gli apprendimenti riferiti a diversi ambiti di conoscenza e rapportati alle effettive occasioni/situazioni di esperienza; il quadro evolutivo e i potenziali di sviluppo, elementi indispensabili per promuovere una progettazione in chiave educativa, piuttosto che riabilitativa e quindi "comprende necessariamente: a) la descrizione funzionale dell'alunno in relazione alle difficoltà che egli dimostra di incontrare nei vari settori di attività; b) l'analisi dello sviluppo potenziale dell'alunno a breve e medio termine, desunto dall'esame dei seguenti parametri: - cognitivo, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione al livello di sviluppo raggiunto (normodotazione; ritardo lieve, medio, grave; disarmonia medio grave; fase di sviluppo controllata; età mentale, ecc.) alle strategie utilizzate per la soluzione dei compiti propri della fascia d'età, allo stile cognitivo, alla capacità di usare, in modo integrato, competenze diverse; - affettivo-relazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili rispetto all'area del sè, al rapporto con gli altri, alle motivazioni dei rapporti e dell'atteggiamento rispetto all'apprendimento scolastico, con i suoi diversi interlocutori; - comunicazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alle modalità di interazione, ai contenuti prevalenti, ai mezzi privilegiati; - linguistico, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alla comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale, all'uso comunicativo del linguaggio, all'uso del pensiero verbale, all'uso di linguaggi alternativi o integrativi; - sensoriale, esaminato soprattutto in riferimento alle potenzialità riferibili alla funzione visiva, uditiva, tattile; - motorio-prassico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili in ordine alla motricità globale, alla motricità fine, alle prassie semplici e complesse e alle capacità di programmazione motorie interiorizzate; - neuropsicologico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili riguardo alle capacità mnestiche, alla capacità intellettiva e all'organizzazione spazio-temporale; - autonomia, esaminata in riferimento alle potenzialità esprimibili in relazione all'autonomia della persona e all'autonomia sociale; - apprendimento, esaminato in relazione alle potenzialità esprimibili in relazione all'età pre-scolare, scolare (lettura, scrittura, calcolo, lettura di messaggi, lettura di istruzioni pratiche, ecc.)." (D.P.R. 24/2/94). A COSA SERVE Il P.D.F. è utile ai " fini della formulazione di un piano educativo individualizzato- P.E.I. (o personalizzato - P.E.P “Individualizzato” è l’intervento calibrato sul singolo, anziché sull’intera classe o sul piccolo gruppo, che diviene “personalizzato” quando è rivolto ad un particolare discente. ) perchè consente all'insegnante, evidenziando capacità ed analizzando limiti, di: - dimensionare in modo adeguato alle potenzialità dell'alunno gli obiettivi e i relativi sotto obiettivi; - adottare metodologie più mirate alle capacità e alle intelligenze possedute dal soggetto; - scegliere didattiche alternative specifiche, funzionali e adattabili; - privilegiare aree cognitive di più facile accesso e di maggior produttività; - programmare percorsi e interventi, insistendo sulle abilità e potenzialità evidenziate nel profilo dinamico funzionale, ed utilizzando canali diversi anche vicarianti ai fini di un maggior successo. CHI LO REDIGE Il P.D.F. "viene redatto dalla unità multidisciplinare dell'U.L.S.S., in collaborazione con il personale insegnante e i famigliari o gli esercenti la potestà parentale." (D.P.R. 24/2/94). L'unità multidisciplinare è composta da: medico specialista nella patologia, specialista in neuropsichiatria infantile, terapista della riabilitazione, psicologo, operatori sociali. Per consentire la prima stesura o l'aggiornamento del P.D.F. vengono calendarizzati opportuni incontri interprofessionali per ogni alunno, durante l'anno scolastico interessato; per consentire i bilanci biennali, viene calendarizzato almeno 1 incontro interprofessionale; gli incontri sono promossi dal Capo di Istituto che li presiede direttamente o tramite un proprio delegato. QUANDO FORMULARLO Il P.D.F. viene "aggiornato obbligatoriamente al termine della scuola materna, della scuola elementare, della scuola media e durante il corso di istruzione medio-superiore" (L.104/92; D.L.297/94). Inoltre " alla elaborazione del P.D.F. iniziale seguono, con il concorso degli operatori dell'U.L.S.S., della scuola e della famiglia, verifiche per controllare gli effetti dei diversi interventi e l'influenza esercitata dall'ambiente scolastico" (D.L. 297/94) La rispondenza quindi del P.D.F. sarà valutata, mediante un bilancio diagnostico e prognostico, curato dal medesimo gruppo interprofessionale che ha definito il profilo, a scadenza di massima biennale (fine della 2° elementare, della 4° elementare, della 2° media, del biennio superiore e del 4° anno della scuola superiore). USO DEL P.D.F Poiché la compilazione del P.D.F. si configura come obbligo di legge (D.P.R. 24/02/1994), gli insegnanti di sostegno ed i docenti curricolari, con la collaborazione delle famiglie degli alunni, curano, a seguito della definizione congiunta con gli specialisti dell' U.L.S.S , la stesura del profilo avendo cura, soprattutto, di esplorare il potenziale di sviluppo di ogni alunno, a breve e a medio termine, a partire dall'esame dei parametri indicati (autonomia, socializzazione, apprendimento - articolato per ambiti di conoscenza -, interessi,...) e quant'altro possa offrire un quadro il più possibile completo delle capacità, possibilità e carenze del soggetto. Tali esiti potranno risultare maggiormente obiettivi qualora non ci si limiti ad analizzare intuitivamente, occasionalmente o approssimativamente comportamenti, abilità, apprendimenti, ma quando si utilizzano metodi e strumenti in grado di avviare ad osservazioni ed analisi sistematiche, precise, obiettive e continue, aiutando così l'indagine che si va compiendo. Non si intende ovviamente suggerire percorsi, dare indicazioni didattiche o metodologiche, nè offrire strumentazioni o proporre teorie, bensì incoraggiare il più possibile l'utilizzo di materiali sperimentali o sperimentati tali da facilitare l'attività degli operatori, da rendere più congruente la scelta degli obiettivi, più coerente il rapporto tra obiettivi/metodi/contenuti e situazione iniziale. OSSERVAZIONE SISTEMATICA Parliamo di Osservazione sistematica quando essa non è occasionale, non si serve di mediatori (ad es. questionari), è intenzionalmente inserita in un progetto educativo controllato e controllabile, ha esigenza di ricavare dati esaurienti e attendibili, è precisa nel richiedere cosa osservare, come registrare le osservazioni, in che modo quantificare il tutto. Tutto ciò richiede all'insegnante la capacità di delimitare il campo di osservazione a quei comportamenti direttamente e oggettivamente rilevabili e quantificabili e di tener sotto controllo il contesto in cui essi si presentano più facilmente. E' importante, nella registrazione, osservare non solo la frequenza di emissione della manifestazione, ma anche la sua durata e l'intensità con cui si manifesta in modo da avere sotto controllo l'entità reale del fenomeno e, poiché sarà impossibile una osservazione che duri per tutto il tempo scolastico, si dovrà decidere, e quindi programmare, anche in quali momenti, durante quali attività, alla presenza di quali docenti, in quale periodo della giornata condurre l'osservazione e con quale cadenza. Ovviamente l'osservazione va condotta nel contesto classe analizzando anche, ad es., antecedenti e conseguenti che causano, mantengono, estinguono il comportamento, esaminando i feed-back negativi e positivi che il gruppo offre, controllando le dinamiche che il soggetto instaura nelle sue relazioni interpersonali, osservando il tipo di comunicazione che viene attivato all'interno della classe. Questo consente di monitorare anche i più lievi cambiamenti, misurando anche le modifiche più insignificanti sia positive che negative: e ciò per confermare o meno il successo dell'intervento. 3. IL PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO COSA E' Il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) o P.E.P. (Piano Educativo Personalizzato) è il documento nel quale vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra loro, predisposti per l'alunno in situazione di handicap, per un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione, di cui ai primi quattro commi dell'art.12 della Legge 104/92 (D.P.R. 24/02/1994 - art.5) Per ogni alunno in situazione di handicap inserito nella scuola viene redatto il P.E.I./P.E.P., a testimonianza del raccordo tra gli interventi predisposti a suo favore, per l'anno scolastico in corso, sulla base dei dati derivanti dalla Diagnosi Funzionale e dal Profilo Dinamico Funzionale. Gli interventi propositivi vengono integrati tra di loro in modo da giungere alla redazione conclusiva di un P.E.I./P.E.P. che sia correlato alle disabilità dell'alunno stesso, alle sue conseguenti difficoltà e alle potenzialità dell'alunno comunque disponibili (D.P.R. 24/02/1994 - art.5). La strutturazione del P.E.I./P.E.P. è complessa e si configura come mappa ragionata di tutti i progetti di intervento: didattico-educativi, riabilitativi, di socializzazione, di integrazione finalizzata tra scuola ed extra-scuola. QUANDO SI FA Dopo un periodo iniziale di osservazione sistematica dell'alunno in situazione di handicap, - di norma non superiore a due mesi - durante il quale si definisce e si attua il progetto di accoglienza, viene costruito il P.E.I./P.E.P. con scadenza annuale. Deve essere puntualmente verificato, con frequenza trimestrale o quadrimestrale (D.P.R. 24/02/1994 - art.6). Nel passaggio tra i vari ordini di scuola, esso viene trasmesso, unitamente al Profilo Dinamico Funzionale aggiornato, alla nuova scuola di frequenza. CHI LO FA Il P.E.I./P.E.P. è redatto "congiuntamente dagli operatori dell' U.L.S.S., compresi gli operatori addetti all’assistenza, dagli insegnanti curricolari e di sostegno e, qualora presente, dall'operatore psicopedagogico, con la collaborazione della famiglia" (D.P.R. 24/02/1994 - art.5). E' perciò costruito da tutti coloro che, in modi, livelli e contesti diversi, operano per "quel determinato soggetto in situazione di handicap" non è quindi delegabile esclusivamente all'insegnante di sostegno. La stesura di tale documento diviene così il risultato di un'azione congiunta, che acquisisce il carattere di progetto unitario e integrato di una pluralità di interventi espressi da più persone concordi sia sull'obiettivo da raggiungere che sulle procedure, sui tempi e sulle modalità sia degli interventi stessi che delle verifiche. COSA CONTIENE Il P.E.I./P.E.P., partendo dalla sintesi dei dati conosciuti e dalla previsione degli interventi prospettati, specifica gli interventi che i diversi operatori mettono in atto relativamente alle potenzialità già rilevate nella Diagnosi Funzionale e nel Profilo Dinamico Funzionale. Si riferisce integrandoli alla programmazione della classe e al Progetto di Istituto e/o di plesso nel rispetto delle specifiche competenze. Il modello allegato fa riferimento alle aree indicate nel Profilo Dinamico Funzionale e alla scelta condivisa di specifici obiettivi, relativi all’area considerata, coerenti con il quadro delle potenzialità espresse. Il modello prende in considerazione gli obiettivi educativi/riabilitativi e di apprendimento riferiti alle aree e alle funzioni, perseguibili in uno o più anni le attività proposte i metodi ritenuti più idonei i tempi di scansione degli interventi previsti e gli spazi da utilizzare i materiali, i sussidi con cui organizzare le proposte di intervento l’indicazione delle risorse disponibili, nella scuola e nell’extrascuola, in termini di strutture, servizi, persone, attività, mezzi. le forme ed i modi di verifica e di valutazione del P.E.I./P.E.P. Pertanto il P.E.I/P.E.P. sarà formato da tante schede quanti sono gli obiettivi individuati all’interno delle varie Aree. A COSA SERVE Tale programma personalizzato dovrà essere finalizzato a far raggiungere a ciascun alunno in situazione di handicap, in rapporto alle sue potenzialità, ed attraverso una progressione di traguardi intermedi, obiettivi di autonomia, di acquisizione di competenze e di abilità motorie, cognitive, comunicative ed espressive, e di conquista di abilità operative, utilizzando anche metodologie e strumenti differenziati e diversificati. VERIFICHE Alle verifiche periodiche partecipano gli operatori scolastici (insegnanti di classe, insegnante di sostegno, insegnante psicopedagogista), gli operatori dei servizi dell' U.L.S.S. ed i genitori dell'alunno (D.P.R. 24/02/1994 – ART.6). Gli incontri verranno opportunamente concordati e calendarizzati a cura del Dirigente Scolastico, e per ogni incontro verrà redatto apposito verbale . Il PDP per gli alunni con DSA È obbligatorio? L’obbligo, implicito nella L. 170/10, è indicato nelle Linee Guida anche se non si adotta ufficialmente la denominazione «PDP». Chi lo redige? È redatto solo dalla scuola che può chiedere il contributo di esperti ma ne rimane responsabile. Quali vincoli? Le azioni definite nel PDP devono essere coerenti con le indicazioni espresse nella Certificazione di DSA consegnata alla scuola. Che ruolo ha la famiglia? Il PDP viene redatto in raccordo con la famiglia (Linee Guida 2011). La normativa vigente ne definisce i contenuti? I contenuti minimi del PDP sono indicati nelle Linee Guida sui DSA del 2011. Chi costruisce o sceglie eventuali modelli o strumenti per la compilazione? La scuola è libera di scegliere o costruire i modelli o gli strumenti che ritiene più efficaci. Il PDP per gli alunni con altri BES È obbligatorio? La stesura del PDP è contestuale all’individuazione dell’alunno con BES. Non si può parlare strettamente di obbligo perché è conseguente a un atto di discrezionalità della scuola. Chi lo redige? È redatto solo dalla scuola che può chiedere il contributo di esperti ma ne rimane responsabile. Quali vincoli? Il PDP tiene conto, se esistono, di eventuali diagnosi o relazioni cliniche consegnate alla scuola. Che ruolo ha la famiglia? Il PDP è il risultato dello sforzo congiunto scuola-famiglia (CM n. 8 6/3/2013). La normativa vigente ne definisce i contenuti? Non vengono indicati dalla normativa i contenuti minimi. Chi costruisce o sceglie eventuali modelli o strumenti per la compilazione? La scuola è libera di scegliere o costruire i modelli o gli strumenti che ritiene più efficaci. DALLA VALUTAZIONE ALLA PROGRAMMAZIONE Strumenti di valutazione FUNZIONALE Raccolta dati: • osservazione diretta • colloqui/interviste • informazioni interventi precedenti Prima valutazione • ABLLS-R • VB-MAPP • Altro Valutazione dei rinforzi Pairing Controllo educativo Valutazione • ABLLS-R • VB-MAPP •ESDM … Altro Monitoraggio Programma di intervento La valutazione funzionale del bambino “La valutazione delle abilità comunicative e di apprendimento”(ABLLS®-R) è una valutazione, un riferimento curriculare, un sistema per tracciare le abilità di bambini con ritardo nello sviluppo del linguaggio. ABLLS®-R contiene un’analisi dei compiti di molte delle abilità necessarie per comunicare con successo e per imparare dalle esperienze quotidiane. ABLLS-R (Assessment of Basic Language and Learning Skills Revised; Partington2006) Questo strumento di valutazione comprende un’indagine completa di 544 abilità che la maggior parte dei bambini a sviluppo tipico acquisisce entro i sei anni di età, distribuite all’interno di 25 aree di apprendimento tra cui: - Collaborazione ed effetti del rinforzo, - Abilità visuospaziali, - Linguaggio recettivo, Imitazione vocale e imitazione motoria, - Richieste, etichettamento, intraverbale, linguaggio spontaneo, - Gioco e interazione sociale, - Abilità fino e grosso motorie Autonomie - ecc… l’ Early Start Denver Model (ESDM) di S. Rogers G. Dawson utilizza le attuali conoscenze sullo sviluppo tipico del bambino per facilitare l’emergere di una traiettoria di sviluppo simile, in bambini molto piccoli che hanno uno sviluppo neuroatipico. L’ ESDM coniuga l’approccio costruttivista, che considera i bambini come agenti attivi che costruiscono il proprio mondo sociale e mentale a partire dalle proprie esperienze motorie, sensoriali e interpersonali/affettive, con l’approccio transazionale, per il quale i bambini e le persone che si prendono cura di loro sono visti in un’interazione reciproca, dove gli uni influiscono sullo sviluppo dell’altro. La scheda di valutazione del programma educativo è uno strumento che presenta sequenze evolutive di abilità in molteplici domini dello sviluppo: comunicazione ricettiva, comunicazione espressiva, abilità sociali, abilità di gioco, abilità cognitive, abilità motorie fini, abilità motorie grossolane e abilità adattive. Il livello di abilità spazia dal periodo 9-12 mesi al livello 48 mesi. Il VB-MAPP valuta lo sviluppo del linguaggio e delle abilità sociali in bambini, da 0 a 48 mesi di età, con Disturbo dello Spettro Autistico o Disturbo Generalizzato dello Sviluppo. Si focalizza sull’assessment dei prerequisiti linguistici fondamentali per lo sviluppo del comportamento verbale, secondo la classificazione di B.F. Skinner, che individua tre tipi principali di linguaggio: mand, tact e intraverbale. In base ai dati raccolti, il VB-MAPP permette la programmazione e la stesura di un Piano Educativo Individualizzato (PEI), realizzato a partire dai punti di forza e di debolezza dimostrati dal soggetto. GRAZIE PER L’ ATTENZIONE! Il presente lavoro è proprietà intellettuale esclusiva di S. Laura Mendola, ed è vietata la divulgazione, utilizzo, l’estrapolazione di parti e la riproduzione, senza la presenza di una autorizzazione scritta; Art. 616 e ss c.p. e dal D.l.vo n 193/03