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DA TOBRUK A EL ALAMEIN

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Gli Italiani in Nord Africa
DA TOBRUK A
EL ALAMEIN
L’epopea dell’Ariete e il sacrificio della Folgore
Giugno 2004
Raccolta a cura di Gian Paolo Tecchio
Il tiro al bersaglio
I giorni seguenti furono caratterizzati da una decisa avanzata degli australiani, ben supportati dalla 1a Divisione Sudafricana e dalla 4a Indiana, dopo che i neozelandesi, sottoposti a dure prove, erano stati rimandati nelle
retrovie per riprendere forza e da inconcludenti scontri di truppe corazzate,
nei quali i panzer tedeschi subirono gravi perdite. Il 29 Montgomery decise
di lanciare tutte le forze in un tentativo di sfondamento, chiamato in codice
"Operazione Supercharge".
L'operazione cominciò all'1,00 del 2 novembre, con un massiccio sbarramento di fuoco di artiglieria; i neozelandesi, rinfrancati, aprirono un varco
di 350 m nelle linee dell'Asse, attraverso il quale passarono i carri armati
della 9a Brigata Corazzata. Si verificò quel disastro che Lumsden avrebbe
voluto evitare a tutti i costi. I carri armati britannici, stagliati contro il sole
nascente, si presentarono agli 88 mm tedeschi come anitre in un tiro al
bersaglio e 70 di essi furono distrutti in un'ora. Fu impegnata poi la 1a Divisione Corazzata e il resto della giornata trascorse in combattimenti aspri,
ma inconcludenti, con gravi perdite da entrambe le parti.
La ritirata di Rommel
Alle 20,15 del 3 novembre, Rommel, privo di carburante e di munizioni,
decise che non aveva altra scelta che ritirarsi. Hitler gli ordinò di resistere,
ma, nella notte, le truppe alleate sfondarono le sue linee in parecchi punti
e la ritirata divenne inevitabile.
Si ritirò ordinatamente; le unità mobili corazzate e anticarro tedesche impedirono a Montgomery di approfittare della situazione.
Ubbidendo a un altro ordine diretto di Hitler, Rommel tentò di fermare l'avanzata nemica a Fuka il 5 novembre, ma fu respinto ancora una volta
sotto un tempo inclemente caratterizzato da una fitta pioggia che, cadendo
per 24 ore consecutive, rallentava pesante
mente le operazioni delle due parti. Inoltre, l'8 novembre, lo raggiunse
la notizia che truppe americane ed inglesi erano sbarcate a Casablanca,
Orano ed Algeri. Era iniziata l'operazione "Torch" e l’Afrika Korps si trovava in trappola, fra forze molto superiori a qualsiasi rinforzo potesse sperare di ottenere.
zione abbastanza solida.
La 1° Divisione Corazzata, passando attraverso i campi minati, era riuscita
a salvare solo alcuni suoi carri armati. La 10a Corazzata era rimasta molto
indietro e il comandante magg. gen. Alec Gatehouse ricevette, nel cuore
della notte, una telefonata di ammonizione da parte di Montgomery, che
gli intimava perentoriamente di avanzare di 16 km dalla sua posizione e di
lanciare i suoi carri armati all'attacco.
Il giardino del diavolo
In realtà la colpa non era dei comandanti delle divisioni corazzate. I genieri, che avevano preceduto i carri armati con nastri bianchi e lanterne
schermate per liberare i campi minati, che tutti chiamavano il "Giardino del
Diavolo", ed aprire i passaggi, si erano trovati davanti a un compito molto
difficile. Tastando palmo a palmo nella chiara luce lunare, le squadre fornite di rivelatori di mine riuscivano ad avanzare di 100 m all'ora, mentre
quelle che usavano le baionette per scandagliare il pericoloso terreno sabbioso avanzavano di circa la metà. Inoltre, dopo aver individuato e classificato le mine, le dovevano trasportare in luoghi sicuri e disinnescarle. Molte mine erano ancora più pericolose, perché erano collegate fra loro con
fili metallici a scatto.
Lo sfortunato comandante tedesco Stumme morì lo stesso giorno per un
attacco cardiaco, durante una sparatoria della fanteria australiana contro
la sua automobile. Fu temporaneamente sostituito dal ten. gen. Ritter Von
Thoma; il 26 una telefonata urgente di Hitler spinse Rommel a volare sul
campo di battaglia per portare soccorso. Gli alleati lo rividero presto con la
mano tesa sul casco. Rommel doveva affrontare ancora gravi problemi,
fra cui quello più urgente era la continua mancanza di carburante, indispensabile per l'avanzata dei suoi carri armati. In quell'occasione neppure
il suo fiuto formidabile riuscì a salvare la Panzerarmee Afrika.
Tuttavia la prima fase della battaglia era stata alquanto negativa per i britannici; Montgomery decise allora di lasciare le cose come stavano intorno
al Miteiriya Ridge e di concentrare le truppe al nord, impiegando la 9a Divisione Australiana, con il supporto della 1a Divisione Corazzata, contro la
164a Divisione di Fanteria. Le perdite di Montgomery furono pesanti, circa
6.000 uomini e 300 carri armati, mentre il ritorno del loro eroe aveva risollevato il morale delle truppe dell'Asse. Ma lo stesso Rommel era meno ottimista, dopo aver ricevuto la notizia che due navi cisterna, che trasportavano il carburante di cui avevano tanto bisogno, erano state affondate nel
Mediterraneo.
"È stata una guerra di mezzi materiali,
vinta da chi ne aveva di più".
GLI ITALIANI IN NORD’AFRICA
Nei tempi antichi il nome "Libia" indicava tutta l'Africa settentrionale, ad
eccezione dell'Egitto. Poi il nome venne abbandonato fino agli inizi del Novecento allorché riapparve in una pubblicazione di un geografo italiano ma
per indicare soltanto la Tripolitania e la Cirenaica, due vaste regioni sotto il
dominio turco. Dopo la guerra italo-turca, la Tripolitania e la Cirenaica furono annesse all' Italia (1912) e la colonia prese il nome di "Libia".
La Libia italiana si estendeva sulla costa mediterranea per circa 1.700 chilometri: da Ras Agedir, a Ovest, a Maaten er-Ramla, a Est. Mentre i confini interni, che attraversavano territori desertici, erano stati tracciati in base ad accordi stipulati con la Francia, l'Inghilterra e l'Egitto.
La superficie approssimativa del territorio era di circa 1.638.000 chilometri
quadrati.
La Tripolitania e la Cirenaica avevano formato nei tempi antichi una ricca
provincia dell'Impero romano.
Nel V secolo DC erano state invase dai Vandali ma all'epoca di Giustiniano erano ritornate sotto i Romani.
In seguito erano passate sotto il dominio arabo e, nel XVI secolo, sotto
quello turco.
Nel 1911 scoppiò la guerra tra l'Italia e la Turchia.
Le due regioni furono occupate (sulla costa) dagli Italiani e passarono sotto la sovranità di Roma (1912) con il nome di Libia.
Negli anni seguenti gli Italiani cercarono di occupare anche i territori desertici dell'interno.
Le operazioni militari intraprese incontrarono però forti difficoltà e la Tripolitania e la Cirenaica furono interamente conquistate solo nel 1924 (la prima) e nel 1931 (la seconda).
Nel 1929 le due regioni (con la Sirtica, la Marmarica, il Fezzan e le oasi
del Sahara) vennero poste sotto un solo Governatore.
Cinque anni dopo fu creato ufficialmente il Governo della Libia, che comprendeva le province di Tripoli e di Misurata (in Tripolitania), di Bengasi e
di Derna (in Cirenaica) e il territorio militare del Sahara.
Nel 1939 le quattro province vennero aggregate al territorio metropolitano.
Mussolini e la Libia
II 10 giugno del 1940, quando l'Italia dichiarò guerra all'Inghilterra e alla
Francia, affiancandosi alla Germania, la Libia si trovò stretta tra le forze
inglesi presenti in Egitto (a Est) e quelle francesi presenti in Tunisia (a Ovest).
gnò l’inizio della sconfitta finale dell’Asse dell’Africa Settentrionale.
L’attacco britannico fu preceduto da uno sbarramento di fuoco di artiglieria
di 882 cannoni, il più ingente che il deserto abbia mai subito. Cominciò esattamente alle 21,40 del 23 ottobre, in una notte di luna piena. Nelle linee
alleate, mentre l’orologio scandiva i secondi, regnava un silenzio carico di
tensione. Un ufficiale di artiglieria scozzese ricorda:”Appena la lancetta del
mio orologio raggiunse l’ora zero diedi l’ordine di aprire il fuoco…Per un
attimo pensai di essermi sbagliato, ma subito dopo la terra tremò e l’aria
vibro sotto il fuoco dell’artiglieria dell’8a armata. Fu l’ultimo ordine, che diedi quella notte”.
Le baionette innestate
Appena lo sbarramento di fuoco si riversò sulle posizioni dei nemici, colti
di sorpresa, migliaia di uomini delle quattro divisioni, che avevano ricevuto
l'ordine dell'attacco iniziale, balzarono fuori dalle posizioni e cominciarono
ad avanzare, armati di baionette, che mandavano bagliori sinistri.
Essi comprendevano i neozelandesi del magg. gen. Leslie Morshead, i
sudafricani del magg. gen. Dan Pienaare i suonatori di cornamusa degli
Highlander del magg. gen. Douglas Wimberley. I cannoni anticarro Bofors
sparavano traccianti in aria, per segnalare le linee di avanzata, aperte attraverso i campi minati. Attacchi simulati sui due fianchi della linea principale di avanzata avevano lo scopo di disorientare il nemico, mentre a sud
Horrocks avanzava per intercettare la 21a divisione Panzer e l’Ariete.
Il magg. Samwell riporta che quando il fuoco delle mitragliatrici tedesche e
italiane si intensificò, la linea degli Highlander di Sutherland e degli Argyll
si scontrò con miriadi di uomini che combattevano tutti insieme…
“Alla mia sinistra e dietro di me alcuni NCO circondavano i prigionieri…Di
fronte a me un italiano terrorizzato correva intorno con le mani sul capo
strillando a perdifiato”
Il successo iniziale, fu comunque, di breve durata. Nella maggior parte dei
casi la linea dell’asse resistette, il fuoco dell'artiglieria e dei mortai colpiva
duramente gli stretti varchi dei campi minati. Quando alle 2,00 del 24 la 1a
e la 2a Divisione Corazzata cominciarono a muoversi, riuscirono ad avanzare molto poco, trovandosi subito contrastate dalla 15a Divisione Panzer.
Lo storico Sir Michael Carver descrive la scena come:
"…un parco macchine mal organizzato in un grandioso concorso ippico,
che si svolge su un' area polverosa!".
Tuttavia, la sera dello stesso giorno, la fanteria alleata, benché avesse incontrato un'opposizione più dura del previsto, aveva occupato una posi-
permettere al X Corpo di passare con i carri armati. Montgomery, che aveva inizialmente progettato per il X Corpo una vera "guerra lampo", con
grande disappunto di Lumdsen, cambiò idea e gli ordinò di avanzare non
oltre la linea Kidney-Miteiriya Ridge e di schierarsi in posizione di difesa,
per costringere i panzer tedeschi a contrattaccare in condizioni di svantaggio.
Montgomery aveva dichiarato di voler "fare a pezzi" la fanteria nemica lasciando che i panzer si logorassero senza nessun risultato. Nel frattempo
Horrocks avrebbe lanciato attacchi diversivi per costringere le forze nemiche ad affrontare il XIII Corpo e impedire che avanzassero verso nord, interferendo nel settore principale: Era un piano rischioso, perché anche i
fianchi nemici erano protetti dagli stessi ostacoli naturali; se la fanteria non
fosse riuscita ad aprirsi un varco; le forze corazzate britanniche sarebbero
state decimate dagli abilissimi artiglieri anticarro, tedeschi.
Mentre il morale degli uomini dell’8° armata era alto, in virtù dalla capacita
di Montgomery di instaurare buone relazioni pubbliche, quello della Panzerarmee Afrika (come si chiamavano ora le forze tedesche e italiane congiunte) era molto basso perché Rommel stesso non era più sul campo.
Soffriva sempre di più di disturbi circolatori e digestivi ed era psicologicamente depresso, dopo i due insuccessi riportati nel tentativo di sfondare la
linea Alamein. Per questi motivi il 23 settembre era rientrato in patria.
Fu so sostituito dal gen. Georg Stumme, un comandante di carri armati,
veterano delle campagne di Francia e di Russia, ma del tutto sconosciuto
ai soldati in Africa.
Stumme seguì le istruzioni, stese da RommeI prima della sua partenza, di
schierare le unità tedesche alternate a intervalli regolari con le linee della
fanteria italiana e di tenere tre gruppi di divisioni mobili in posizione arretrata, la 15a Panzer e la "Littorio" al nord e al centro, seguite dalla 90a
Leggera e dalla Trieste nell'immediata riserva, e la 21a Panzer e l’Ariete a
sud.
L’ora zero
“Alle 21.00 circa avanzammo e prendemmo posizione sulla linea di partenza. Nella calma sepolcrale, la luna piena illuminava la sabbia come di
giorno. Improvvisamente il silenzio fu rotto dal rumore di un isolato colpo
di cannone; dopo un istante un rombo possente lacerò l’aria, la terra tremò
sotto i nostri piedi, mentre una salva dietro l’altra uscivano da centinaia di
cannoni. I proiettili fischiavano incessantemente sopra le nostre teste e
presto scorgemmo la linea nemica illuminata dai bengala”.
Sono parole del Magg. H. P. Samwell, comandante degli Highlander del
Sutherland e degli Argyll, che riportano le sue impressioni dell’inizio di
quella che diventerà per la storia, la Seconda Battaglia di El Alamein. Se
paragonata con quelle di Russia, forse fu solo una scaramuccia, ma se-
Alla fine del mese, però, la Francia venne sconfitta dalla Germania e gli
Italiani si trovarono a fronteggiare soltanto gli Inglesi.
La Germania, dopo il clamoroso successo sulla Francia, sembrava potesse invadere l'Inghilterra in tempi brevi e così Mussolini, desideroso di portare sul vicino (così credeva) tavolo della pace il maggior numero possibile
di successi, decise di attaccare gli Inglesi in Egitto.
Il 19 agosto il Duce telegrafò al maresciallo Rodolfo Graziani, Comandante superiore delle Forze italiane in Libia:
"L'invasione dell'Inghilterra è decisa, è in corso di preparazione ed avverrà. Circa l'epoca, può essere fra una settimana o fra un mese. Ebbene, il
giorno in cui il primo plotone di soldati germanici toccherà il territorio inglese, voi simultaneamente attaccherete... non vi fisso limiti territoriali ...vi
chiedo soltanto di attaccare le forze inglesi che avete di fronte…”
Nei giorni seguenti il Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, dopo un colloquio con Hitler, comunicò a Mussolini che la Germania non avrebbe invaso l'Inghilterra in tempi brevi.
Il Duce però mantenne il suo orientamento offensivo in Libia e, il 29 agosto, il Capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Pietro Badoglio, comunicò a Graziani: "Il Duce ha determinato che l'attacco contro gli Inglesi
in Cirenaica abbia luogo anche se i Tedeschi non si decidono ad effettuare lo sbarco... perché, se ha luogo un accordo tra Tedeschi e Inglesi, noi
rimaniamo fuori... se non abbiamo almeno un combattimento con gli Inglesi. Tenetevi pronto perciò tra l' 8 e il 10 settembre".
E pochi giorni dopo Badoglio comunicò perentoriamente a Graziani:
"Duce ordina che nota operazione abbia inizio lunedì 9 corrente".
Il maresciallo Rodolfo Graziani aveva assunto l'incarico di Comandante
superiore delle Forze italiane in Libia dopo la morte di Italo Balbo.
Balbo era morto il 28 giugno quando il suo aereo, proveniente da Derna,
colpito per errore dalla contraerea italiana era precipitato nel cielo di Tobruk.
Dal giorno del suo insediamento nella capitale della colonia (Tripoli), Graziani, come del resto il suo predecessore, non aveva fatto altro che chiedere rinforzi a Roma.
Roma però non lo aveva accontentato e Graziani, per ottemperare all'ordine ricevuto, si era trovato con un esercito ricco di uomini (200.000 Italiani e 30.000 Libici) ma povero di mezzi.
L'esercito di Graziani comprendeva:
1) nello scacchiere Libico - Tunisino
la 5a Armata (comandata dal generale Italo Gariboldi) formata da:
il X Corpo d'armata, comandato dal generale Barbieri
Divisioni Bologna, Sabratha, Savona
il XX Corpo d'armata, comandato dal generale Cona
Divisioni Brescia, Pavia, Sirte
il XXIII Corpo d'armata, comandato dal generale Bergonzoli
Divisioni CCNN "23 marzo" e "28 ottobre"
la 2a Divisione libica, comandata dal generale Pescatori
2) nello scacchiere Libico - Egiziano
la 10a Armata (comandata dal generale Mario Berti) formata da:
il XXI Corpo d'armata, comandato dal generale Dalmazzo
Divisione Cirene
Divisione Marmarica
il XXII Corpo d'armata, comandato dal generale Mannella
Divisione Catanzaro
Divisione CCNN "3 gennaio"
la 1a Divisione libica, comandata dal generale Sibille
Graziani disponeva di un'artiglieria abbondante (1.800 pezzi) ma antiquata
(risalente in massima parte alla prima guerra mondiale), di 340 carri armati
leggeri, di 70 carri armati medi (arrivati in luglio) e di circa 8.000 automezzi
di vario tipo.
L'esercito degli Inglesi, in Egitto, comandato dal generale Richard O' Connor (alle dipendenze del generale Archibald Percival Wavell, Comandante
delle Forze inglesi nel Medio Oriente), disponeva di circa 30.000 uomini.
Chi era Graziani
Rodolfo Graziani nacque a Filettino, in provincia di Frosinone, l'11 agosto
del 1882.
Prese parte alla prima guerra mondiale combattendo valorosamente sulla
Baisnizza, sul Carso e sul Grappa.
Trascorse gli anni Venti in Libia, dirigendo le operazioni di pacificazione
della colonia.
di Rommel si esposero, nella loro avanzata, al fuoco concentrato di carri
armati e di cannoni anticarro, ben nascosti nel terreno di Alam el Halfa Ridge. Il 2 settembre fu costretto a rinunciare all'operazione. Montgomery
aveva ora tutto il tempo necessario per portare a termine il suo piano offensivo, studiato per liberare, una volta per tutte, l'Africa settentrionale dalla "Volpe del Deserto".
Avendo subito una serie di sconfitte militari in tutto il mondo durante i primi
mesi dell'anno, Churchill desiderava ardentemente una vittoria, prima della fine del 1942, per risollevare il morale della popolazione in patria. Dimostrò di aver fatto un'ottima scelta nell'affidare il comando dell'8a Armata
del deserto a Montgomery.
Questi non possedeva il dono dell'improvvisazione e dell'intuizione folgorante, ma, meticoloso nella preparazione dei piani, dimostrò di avere la
capacità di portare a termine il compito, che gli era stato affidato.
L' 8a Armata cominciò a ricevere rinforzi, appena Monty raggiunse il Cairo, il 12 agosto. Il XXX Corpo, che presidiava il settore nord della linea, era
comandato dal ten. gen. Oliver Leese comprendeva:
la 51a Divisione Highland
la 4a Indiana
la 9a Australiana
la 1a Sudafricana
la 2a Neozelandese
il 23° Gruppo di Brigata Corazzato.
Anche il XIII Corpo, che presidiava il settore sud, era agli ordini di un nuovo comandante, il ten. gen. Brian Horrocks; esso comprendeva:
le Divisioni 44a e 50a
la 7a Divisione Corazzata
il 1° e il 2° Gruppo di Brigate della Francia Libera
il1° Gruppo di Brigate di Fanteria Greco.
La riserva mobile, al comando del ten. gen. Herbert Lumdsen, era formata
da:
la 1a e la 10a Divisione Corazzata del X Corpo
La sua forza comprendeva 252 carri armati Sherman, di recentissima costruzione americana.
Il piano della battaglia
L'attacco principale contro Rommel doveva essere guidato dal XXX Corpo, che avrebbe dovuto sgomberare i vasti campi minati dell'Asse, per
in fase di addestramento.
Il giorno 17, quando il feldmaresciallo Kesserling, Comandante in Capo
del Mediterraneo, visitò il quartier generale, Rommel aveva sparato tutte le
sue cartucce ed aveva il morale a terra. L'Afrika Korps doveva mettersi in
posizione difensiva fino a che non avesse ricevuto rincalzi per un altro attacco, nel mese di agosto; ma Auchinleck colpì per primo. Dopo una settimana di inattività relativa, la notte tra il 21 e il 22 luglio, attaccò insieme ai
nuovi rincalzi, costituiti da una fresca brigata corazzata e da due brigate di
fanteria. Rommel, rafforzato con la 1a Brigata Paracadutisti Ramcke tedesca e la Divisione Paracadutisti "Folgore" italiana, aveva provveduto a creare numerosi campi minati. Durante l'attacco, sotto il bombardamento anticarro, la 23a Brigata Corazzata britannica, arrivata di recente, perse 93
dei suoi 104 carri armati, perché non volle cooperare strettamente con la
fanteria, che la fiancheggiava.
Verso la fine di luglio, altri tentativi alleati di sfondare le linee nemiche vennero respinti con gravi perdite. Auchinleck fu costretto a comunicare al governo inglese che doveva rimettersi sulla difensiva. Il 5 agosto, il primo
ministro Winston Churchill volò in Egitto per controllare la situazione. Deciso a sostituire Auchinleck con il generale Sir Harold Alexander, offrì ad
"Auk" il nuovo comando della Persia e dell'Iraq, affidando il comando dell'8"Armata sul campo al generale Gott. Auchinleck rifiutò il nuovo incarico
e ritornò in India. Gott morì prima ancora di raggiungere il suo posto di comando, il 7 agosto, quando il suo aereo fu abbattuto. Churchill prese allora
una decisione, che si rivelò estremamente felice, sostituendolo con il ten.
gen. Bernard Law Montgomery.
Montgomery entra in azione
Dopo aver mancato di sfondare in Egitto durante il mese di luglio, Rommel
ci riprovò nella notte fra il 31 agosto e il 1° settembre, attaccando in forza il
settore meridionale della linea Alamein.
Sfortunatamente per lui, il piano fallì, perché Montgomery, comandante
dell'8a Armata, era stato preavvertito dagli agenti segreti "Ultra", che nel
frattempo erano riusciti a decifrare i codici tedeschi "Enigma"; le divisioni
Poi fu Governatore della Cirenaica e della Somalia.
Nel 1932 divenne generale di Corpo d'armata.
Durante la guerra di Etiopia (19351936), ebbe il comando del fronte meridionale e, dopo la vittoria, venne nominato maresciallo.
Fu viceré dell'Impero, subentrando al maresciallo Pietro Badoglio, e in
quella veste guidò le operazioni di pacificazione (cioè delle spietate repressioni) dell'Etiopia.
Sostituito nel dicembre del 1937 dal duca d'Aosta, il 31 ottobre del 1939 fu
nominato Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.
Dopo la morte del maresciallo Italo Balbo, divenne Governatore della Libia
e Comandante superiore delle Forze italiane nella colonia.
Nel settembre del 1943 fu messo a capo, da Mussolini, delle Forze armate
della Repubblica Sociale Italiana.
Prigioniero dei partigiani e poi degli Americani, alla fine della guerra, venne processato e condannato. Restò in carcere sino al 1950.
Graziani morì a Roma l' 11 gennaio del 1955.
Gli Italiani, partendo dalla Cirenaica, dopo aver superato il confine tra la
Libia e l'Egitto attaccarono il 13 settembre con 7 divisioni (4 di fanteria, di
cui 2 di riserva, 1 di CCNN, 2 libiche) e il "Raggruppamento misto Maletti".
Avanzarono sulla pista lungo la costa e, dopo che gli Inglesi si erano ritirati
in buon ordine distruggendo tutto quello che avevano potuto (soprattutto i
pozzi d'acqua), il 16 occuparono Sidi el Barrani, 90 chilometri oltre il confine. Un colonnello inglese ricordò poi così l'attacco degli Italiani:
"L'offensiva italiana si annunciò con un intenso fuoco di sbarramento sulle
nostre posizioni di Sollum. Quando la polvere e il fumo si dispersero le forze apparvero disposte con notevole ordine. In testa venivano i motociclisti
in perfetta formazione, da un fianco all’altro dalla prima fila all’ultima.
Li seguivano carri armati leggeri e molti autocarri. Lo spettacolo ricordava
una parata solenne della nostra Inghilterra”.
A Sidi el Barrani l’attacco italiano, che era costato centinaia di morti, si esaurì e Graziani fece assumere alle sue divisioni una posizione difensiva.
Poi il maresciallo diede ordine che la pista percorsa lungo la costa fosse
trasformata in una strada e che venisse costruito un acquedotto in grado
di portare l’acqua da Bardia.
Il Bollettino di guerra italiano n. 103 del 18 settembre 1940 diede così la
notizia della conquista di Sidi el Barrani: "Nell'Africa settentrionale truppe
metropolitane e truppe libiche che anche in questa azione hanno pienamente confermato le loro alte virtù guerriere e l'assoluta fedeltà all'Italia
proseguendo nella loro vittoriosa avanzata hanno occupato Sidi el Barrani,
a 100 chilometri in linea d'aria dal vecchio confine cirenaico, e stanno procedendo all'organizzazione della nuova base e delle retrovie. La tenace
resistenza del nemico, appoggiato da formazioni corazzate, è stata ovunque infranta".
circa 7.000 uomini, il 40% del totale, caddero prigionieri.
Il risultato del primo comando sul campo di Auchinleck non era stato certamente felice. Sarebbe riuscito a tenere la postazione di Alamein?
Tutto si basava sul XXX Corpo di Norrie, relativamente fresco perché,
sebbene dalla Siria fosse in arrivo la 9a Divisione Australiana, fino all' 1°
luglio la linea non sarebbe stata raggiunta e lo spiegamento del resto delle
truppe di Auchinleck aveva lasciato ampi varchi, che non avrebbero permesso alle sue forze corazzate di contrastare nessun attacco.
La Prima Battaglia di Alamein durò dal 30 giugno al 17 luglio; il primo giorno cominciò con brevi scaramucce, seguite dall'attacco principale dell'1°
luglio. L'avanzata e lo sfondamento furono ostacolati da una tempesta di
sabbia, per cui, invece di penetrare fra Miteiriya Ridge e il perimetro principale di El Alamein, la 90a Divisione Leggera si scontrò direttamente con la
3a Brigata Sudafricana e fu costretta a ritirarsi. Più a sud, la 15a e la 21a
divisione Panzer sbaragliarono la 18a Brigata Indiana a Deir el Sheir, subendo la perdita di 18 carri armati. Il 2 luglio, intorno a Ruweisat seguirono
altri scontri di forze corazzate, senza nessun risultato; il 3 luglio i neozelandesi sferrarono un vigoroso contrattacco alla baionetta e ridussero la
Divisione Ariete a soli 5 carri armati, facendo 350 prigionieri.
La prima offensiva inglese
Rommel riesamina la situazione
Nelle settimane successive gli Italiani, sparsi tra Sidi el Barrani e il confine
tra la Libia e l'Egitto in alcuni campi trincerati, restarono inattivi mentre gli
Inglesi, dopo aver ricevuto via mare (attraverso la rotta del Capo) preziosi
rinforzi (carri armati), si prepararono ad attaccare.
All'inizio di dicembre gli Inglesi (31.000 uomini), sotto il comando del generale Richard O' Connor, disponevano della 4a Divisione indiana e della 7a
Divisione corazzata (dotata di ottimi carri armati "Matilda"), mentre gli Italiani disponevano di fronte (e in Cirenaica) di circa 150.000 uomini.
Gli Inglesi attaccarono il 9 dicembre e, in tre giorni, distrussero la Divisione
CN "3 gennaio", il "Raggruppamento misto Maletti" (nell’attacco al campo
trincerato di Alam Nibeiwa morì lo stesso generale Pietro Maletti) e le due
divisioni libiche.
Ha scritto Lucio Ceva: "...nel primo scontro di Alam Nibeiwa, all'alba del 9
dicembre 1940, i carri "Matilda" del 7° Royal Tank Regiment, mostri immani mai visti prima di allora in terra africana, costituirono... per gli italiani una
sorpresa paragonabile solo a quella degli antichi romani di fronte agli elefanti nella battaglia di Eraclea (280 a.C.) o a quella dei francesi all'apparire
degli Stuka nel maggio del 1940...".
Poi gli Inglesi proseguirono verso il confine tra la Libia e 1'Egitto, distrussero la Divisione Catanzaro (i cui resti si ritirarono verso la piazzaforte di Bardia), superarono il confine, entrarono in Cirenaica e, il 17, accerchiarono Bardia, intrappolando le Divisioni Cirene, Marmarica, "23 marzo"
e "28 ottobre" (insieme con i resti della Divisione Catanzaro).
L'attacco alla piazzaforte, difesa da 45.000 uomini, venne rimandato di al-
Rommel fu costretto a ritirarsi su una breve linea fra Ruweisat e la costa, a
6 km circa ad ovest delle principali linee alleate, per riesaminare la situazione. Gli rimanevano solo 36 carri armati e le munizioni stavano esaurendosi. Seguì un momento di calma, nei giorni successivi, anche se nella
notte fra il 7 e l'8 luglio un'incursione aerea australiana lungo il Ruweisat
Ridge sparse il panico nella 15a Divisione Panzer.
Come Auchinleck aveva sperato, l'Afrika Korps si spiegò in maniera pericolosa, per cui, il 10, lanciò la 9a Divisione Australiana e la 1a Sudafricana
lungo la costa contro la sfortunata divisione italiana "Sabratha", annientandola e penetrando a ovest di Tel el Eisa contro il fianco nord dell'Africa
Corps nella giornata dell'11.
Consapevole del pericolo in cui si trovava, Rommel lanciò al contrattacco
il resto della 15a Divisione Panzer, che venne fermato da un mortale sbarramento di fuoco dell' artiglieria. Il 13 e il 14, anche gli attacchi della 21a
Divisione Panzer ebbero esito sfavorevole. Scesero di nuovo in campo i
neozelandesi che, attaccando da sud-est, sconfissero gli italiani a Deir el
Sheir, ma dovettero subire a loro volta il contrattacco della 15a Divisione
Panzer e della Divisione "Brescia" e furono costretti a ritirarsi, lasciando
sul campo 1.500 prigionieri, perché la 22a Divisione Corazzata, che, secondo i piani, avrebbe dovuto portare rincalzo, era in ritardo sulla tabella di
marcia. L'operazione lasciò ancora una volta il Ruweisat saldamente in
mano all'8a Armata e il giorno 16 Rommel dovette impegnare nella lotta le
ultime riserve, compresi gli uomini della 164a Divisione di Fanteria, ancora
La linea El Alamein era l'ultima possibile posizione difensiva ad ovest del
Canale di Suez, a soli 88 km da Alessandria, meno di un giorno di marcia,
se le truppe corazzate tedesche fossero riuscite a sfondare. Prendeva il
nome da una solitaria stazione ferroviaria, a 2 km dalla costa, e si stendeva per circa 65 km dal mare fino alla depressione di Qattara, vasto e pericoloso bacino di sabbia, delimitato da una scarpata profonda 200 m, praticamente non transitabile da mezzi motorizzati, che proteggeva il fianco
meridionale dell'8aArmata e ne impediva l'aggiramento. Di conseguenza,
la posizione di Alamein poteva essere attaccata soltanto frontalmente, togliendo ai panzer tedeschi il vantaggio della mobilità che, fino ad allora,
avevano saputo sfruttare tanto abilmente.
Il 26 giugno Auchinleck decise di non contendere la posizione di Mersa
Matruh, ma di far arretrare l'8a Armata verso Alamein, appena Rommel
fosse avanzato. Rommel stesso, in verità, non era ben equipaggiato per
sostenere l'inseguimento dell'8a Armata. La 15a e la 21a Divisione Panzer
disponevano di soli 60 carri armati, le italiane "Ariete" e "Trieste" di 44,
mentre il totale della fanteria assommava a soli 9.000 uomini, di cui 2.500
tedeschi e il resto italiani. Tuttavia, la sera del 26 giugno lanciò l'attacco
contro Mersa Matruh.
Il tenace inseguimento
Al sud la 15a Divisione Panzer fu contrastata da due brigate della la Divisione Corazzata, ma la 90a Divisione Leggera sfondò nella parte centrale,
contro la 27". Allora la 21a Divisione Panzer, sul fianco sud della 90a, si
diresse a sud per intercettare a i neozelandesi di Freyberg a Minqar Qaim
da nord-est. Nella battaglia che ne seguì, Freyberg stesso fu gravemente
ferito e la mancanza del suo forte comando aggravò la confusione generale. La 21a Divisione Panzer alla fine fu contrastata dal tempestivo arrivo di
alcuni carri armati della la Divisione Corazzata, salvando la situazione che
minacciava di risolversi in un disastro.
La sera, Gott ordinò al XIII Corpo di ritirarsi, ma non riuscì a trasmettere
l'ordine ai neozelandesi, che riteneva non più utilizzabili come formazione
da combattimento. Tuttavia Auchinleck aveva ordinato precedentemente a
Freyberg di ritirarsi, se necessario, a Bab el Qattara, per cui, durante la
notte, i neozelandesi si diressero verso est, direttamente contro le posizioni della 21a Divisione Panzer. Ne seguì un aspro combattimento corpo a
corpo, ma la maggior parte degli uomini di Freyberg riuscì a mettersi in
salvo.
La ritirata di Gott lasciò il X Corpo di Holmes isolato a Mersa Matruh, privo
del supporto delle forze corazzate e circondato da avversari superiori per
numero; quando, la sera del 28, ne uscì, il villaggio di Fuka era già caduto
nelle mani dei tedeschi. Disponeva di pochi mezzi di trasporto, avendo
consegnato, precedentemente, la maggior parte dei veicoli alla divisione
neozelandese, per cui si divise in colonne che si diressero verso Alamein:
cune settimane, per permettere alla 6a Divisione australiana di sostituire la
4a Divisione indiana (spedita nel Sudan per attaccare L'Africa Orientale
Italiana). Poi, nei primi giorni di gennaio, dopo aver bombardato Bardia dal
cielo e dal mare, gli Inglesi (20.000 uomini) attaccarono e la conquistarono.
Spaghetti nel deserto
Il corrispondente di guerra inglese Alan Moorehead così descrisse il campo trincerato di Alam Nibeiwa dopo l'arrivo delle truppe inglesi: "Il cadavere di Maletti, vestito di una sahariana fregiata dai nastrini delle varie campagne, giaceva a braccia aperte sulla soglia della sua tenda, con la barba
sporca di polvere e di sudore... passammo da una tenda all'altra e, lungo i
camminamenti sotterranei, da un rifugio all'altro.
Dappertutto vedemmo cose imprevedibili. C'erano lettini preparati con lenzuola pulite, cassette piene di biancheria. Trovammo uniformi da parata,
stivali, cinturoni, berretti con fregi e, nelle tende degli ufficiali, piccole rivoltelle di buona fattura, provenienti dalle fabbriche d'armi dell'Italia settentrionale.
Ci sedemmo sulla sabbia e mangiammo ciliegie e prugne sotto spirito,
prosciutto e sardine, pane che, chissà come, era stato cotto in pieno deserto, e vini rossi e bianchi... C'era un tipo di brandy, un po' sciropposo,
che andava subito alla testa... e altri liquori in bottiglie fasciate di paglia.
C'erano poi cassette di acqua minerale Recoaro, trasportate fin lì, come
tutto il resto, per migliaia di chilometri di mare e di deserto.
C'era una grande abbondanza di spaghetti... conservati insieme a grandi
sacchi di maccheroni e ad altri tipi di pasta. Nei magazzini c'erano piramidi
di forme di parmigiano... La maggioranza dello scatolame era costituita da
latte di cinque chili di salsa di pomodoro, ma c'erano anche molte scatole
di ottimo stufato, di buonissima lingua, di tonno e scatolette rotonde di carne. C'era anche molta abbondanza di verdure essiccate".
Gli inglesi conquistano Tobruk e Derna
Presa Bardia, gli Inglesi continuarono ad avanzare ed investirono Tobruk,
difesa dalla Divisione Sirte e da altri reparti (20.000 uomini).
La piazzaforte venne bombardata dal cielo e dal mare e, il 22 gennaio, si
arrese.
La marcia vittoriosa della 6a Divisione australiana e della 7a Divisione corazzata inglese in Libia proseguì senza sosta e, nei giorni seguenti, O'
Connor puntò verso Derna, sulla costa, e verso lo strategico nodo carovaniero di El Mechili, nell'entroterra.
La difesa di Derna era affidata alla Divisione Sabratha, che si era schierata correttamente sulla forte posizione del ciglione che dominava l'accesso
alla piazzaforte.
La difesa di El Machili era affidata alla brigata corazzata del generale Valentino Babini.
Per la prima volta gli Inglesi trovarono sulla loro strada una forte resistenza.
L'avanzata verso Derna proseguì lentamente.
La brigata corazzata di Babini, dopo aver respinto un attacco, il 24 gennaio, evitò abilmente un tentativo di accerchiamento, ritirandosi verso la
costa.
Sembrava che gli Italiani fossero finalmente in grado di difendersi.
Gli avvenimenti, però, presero presto una piega diversa.
Negli ultimi giorni del mese, infatti, Graziani, demoralizzato, ordinò al suo
esercito (o meglio a quanto di esso restava) di abbandonare la Cirenaica e
di ritirarsi sulla costa verso la Tripolitania.
Gli Inglesi furono piacevolmente sorpresi ma, invece di accontentarsi di
tallonare gli Italiani in fuga (che Graziani aveva abbandonato lestamente
riparando a Tripoli), decisero di tentare, con una mossa arrischiata, di tagliare loro la strada.
Per farlo O' Connor lanciò la 7a Divisione corazzata da El Machili verso la
costa attraverso l'entroterra desertico e, il 5 febbraio, anche solo per poche ore, una trentina di carri armati medi, alcuni carri armati leggeri e alcune autoblinde inglesi riuscirono, a Beda Fomm, a tagliare la strada agli Italiani. La battaglia che venne combattuta nella sconosciuta località della
Cirenaica fu disastrosa per gli Italiani.
Gli Italiani persero più di cento carri armati e tutta l' artiglieria. Si arresero
in 20.000. Lasciarono sul campo anche il loro comandante, il generale
Giuseppe Tellera, che venne colpito mortalmente da una pallottola.
Dopo aver distrutto l'esercito di Graziani, gli Inglesi continuarono ad avanzare fino ad arrestarsi, nei primi giorni di febbraio, a El Agheila, nell'estremo lembo della Cirenaica prima della Tripolitania.
Nella loro travolgente avanzata avevano catturato 130.000 Italiani (tra cui
23 generali!), 1.300 cannoni, 400 carri armati, migliaia di veicoli e centinaia di aerei!
AVANZATA IN EGITTO
La battaglia di El Alamein
Mentre sulle rovine ancora in fiamme di Tobruk, le truppe festeggiavano la
vittoria, attingendo a piene mani ai ricchi depositi di viveri, bevande e sigarette e ricevevano congratulazioni da tutti gli acquartieramenti , Erwin
Rommel. comandante dell'Afrika Korps, era in uno stato di collera violenta.
Non aveva desiderato certamente assicurarsi preziosi beni di conforto ma,
con il pensiero ostinatamente concentrato a oriente, sul Cairo. aveva posto tutte le sue mire sui rifornimenti di benzina e di acqua e sui mezzi motorizzati cosicché la fanteria italiana al suo comando potesse rinforzare le
proprie divisioni corazzate. Con sua grande rabbia, i difensori dEl porto
erano riusciti a bruciare la maggior parte del carburante e a distruggere
molti autocarri e tutti gli impianti di distillazione dell'acqua. Per un professionista della guerra come Rommel anche l’ambita onorificenza di Feldmaresciallo era una ben misera consolazione.
II 23 giugno la sua rabbia si attenuò, alla notizia che la 90° divisione leggera aveva catturato quasi intatto un grosso deposito di rifornimenti alla
ridotta Capuzzo sulla frontiera egiziana. Abbandonata dagli alleati al momento della loro disordinata ritirata. Il giorno seguente quindi lanciò l’Afrika
Korps in un'azione di penetrazione nella parte meridionale delle difese di
frontiera che in realtà erano già state abbandonate in seguito alla caduta
di Tobruk e lo fece avanzare verso Mersa Matruh, dove il magg. gen. Neil
Ritchie aveva fatto arrestare l’8a Armata in fuga e stava organizzando la
linea. A questo punto, il gen. Sir Claude Auchinleck. Comandante in Capo
britannico per il Medio Oriente, congedò lo sfortunato Ritchie ed assunse
personalmente il comando sul campo.
L'organizzazione della linea
Dopo la sconfitta di Gazala, nonostante l'arrivo del X Corpo del ten. gen.
W. G. Holmes dalla Siria, l'8° Armata era in cattive condizioni. A sud di
Holmes, il XIlI Corpo del ten. gen. Gott "Strafer" (bombardiere) comprendeva solo una brigata della Divisione Indiana, la 29°, oltrc alla 4a alla 22°
Brigata della 1a Divisione Corazzata, equipaggiate con 169 carri armati di
vario tipo, Crusader, Grant, Stuart e Valentine. Il 26 Gott ricevette rinforzi
con l'arrivo dell'esausta divisione neozelandese del magg. gen. Bernard
Freyber.
Nel frattempo il XXX Corpo del ten. Gen. C. W. Norrie si trovava più a est
e stava già allestendo in gran fretta la difesa di Alamein.
La fine di “barba elettrica”
Messe, prigioniero, venne presentato al generale neozelandese Bernard
Freyberg che gli disse con cavalleria: "È stata una guerra di mezzi materiali, vinta da chi ne aveva di più".
Gli Inglesi e gli Americani trattarono civilmente i prigionieri catturati nell'Africa settentrionale. Così invece non fecero i Francesi, del tutto immemori
della mitezza che aveva avuto l'occupazione italiana nel loro Paese.
Il comportamento disumano dei Francesi verso i prigionieri fu però un eccezione nell'Africa settentrionale dove, come scrisse il maresciallo Rommel nelle sue memorie, fu combattuta una guerra aspra ma "senza odio".
Il corrispondente di guerra inglese Alan Moorehead visitò i generali italiani
catturati da O' Connor, tra i quali era anche Annibale Bergonzoli, che i soldati chiamavano scherzosamente "barba elettrica".
Bergonzoli si era fatto una certa fama durante la guerra di Spagna, nella
quale aveva comandato la Divisione di fanteria Littorio, ed era noto agli
Inglesi perché aveva meritato durante la prima guerra mondiale una delle
loro decorazioni: la "Military Cross".
Scrisse dunque Moorehead:
"In una casetta di contadini, nel piccolo villaggio di Soluch, dove mi ritrovai
dopo la battaglia, mi apparve in tutta la sua brutale realtà il crollo dalla potenza alla debolezza, dalla tracotanza alla umiliazione e alla disperazione.
Aprendomi un varco tra le migliaia di prigionieri che se ne stavano lì nel
fango, oltrepassai le sentinelle alla porta della fattoria e lì, seduti per terra
nei corridoi nudi, o fuori in piedi nello squallido cortile, trovai i generali e i
colonnelli prigionieri (...).
Fuori, in cortile, seduto sul sedile posteriore di un'automobile, con una coperta avvolta attorno alle gambe, trovai Bergonzoli. Era malato. Mi misi
sull'attenti e lo salutai, ed egli aprì la portiera e si piegò in avanti per parlarmi (...).
Povero Bergonzoli! Me l'ero immaginato un tipo di generale pirata, pieno
di vanterie. Invece eccolo qui, un ometto che parlava a bassa voce, con
un piccolo viso rugoso e olivastro, incredibilmente invecchiato dai giorni
gloriosi della guerra di Spagna. La sua famosa "barba elettrica" era ben
curata ma piuttosto ispida... Indossava una semplice uniforme grigioverde,
senza decorazioni" (...).
Il giorno dopo lo portarono all' ospedale di Bengasi... vi rimase un giorno
solo, poi fu trasportato in aereo all'aerodromo di Berka, e imbarcato su un
aereo... Anch'io presi posto sul medesimo aereo, insieme ad altri sei generali prigionieri, e così partimmo per il Cairo...
Per quattro ore sorvolammo il territorio che avevamo conquistato... Quando le piramidi apparvero all' orizzonte nebbioso, uno o due generali si girarono sui sedili per guardare la verde vallata che avevano sognato di percorrere da conquistatori".
Hitler soccorre Mussolini
La secca sconfitta subita in Libia costrinse Mussolini (che sostituì il disastroso Graziani con il generale Italo Gariboldi) ad accettare i rinforzi che
Hitler gli aveva promesso nell'incontro tenuto in gennaio all' Obersalzberg.
Così, mentre gli Inglesi sostituivano in Cirenaica la 6a Divisione australiana con la 9a Divisione australiana e la 7a Divisione corazzata con la più-
debole 2a Divisione corazzata, già il 14 febbraio i primi reparti tedeschi del
neo costituito "Afrika Korps", comandato dal generale Erwin Rommel,
sbarcavano nel porto di Tripoli.
Era la 5a Divisione leggera (con 130 carri armati leggeri e medi), che sarebbe stata seguita dalla 90a Divisione leggera e dalla 15a Divisione corazzata.
Lo scrittore Mario Tobino, che fu testimone dell'arrivo dei Tedeschi e dei
loro primi contatti con gli Italiani, scrisse poi acutamente: "La mattina dopo, coi guanti bianchi (...), sorridenti, sicuri, sbarbati, sopra una numerosissima costruzione d'acciaio, i tedeschi sfilarono per Tripoli.
L' esercito italiano così ridotto in miseria
morale (la quale v'era anche
prima ma mascherata) e materiale, riprese un leggero respiro e, per l' orgoglio segretamente ferito, per essere costretto a stare in contatto con un
esercito che
conduceva modernamente la guerra, per imparare facilmente guardando, l’esercito italiano si modificò un poco nell’ordine e
nell’onestà.
Chi era Gariboldi
Italo Gariboldi nacque a Lodi, in provincia di Milano, il 20 aprile del 1879.
Partecipò alla guerra di Libia e combatté valorosamente nella prima guerra mondiale, nella quale venne decorato, meritandosi i gradi di colonnello.
Nella prima metà degli anni Trenta fu nominato generale di brigata.
Fu comandante dell'Accademia militare di Modena e partecipò alla guerra
d'Etiopia come comandante della Divisione di fanteria Sabauda.
Divenne poi Capo di Stato Maggiore delle Forze italiane nell'Impero e,
quando rientrò in Italia, nel 1939, con il grado di generale d'armata ebbe il
comando della 5a Armata in Libia.
Pochi giorni dopo la battaglia di Medenine, Rommel fu richiamato in Germania da Hitler e lasciò definitivamente l'Africa settentrionale.
Così la leggendaria "volpe del deserto" uscì di scena, lasciando il comando del Gruppo di armate al generale Jurgen Von Arnim.
La fine degli italiani in Africa
Dopo le battaglie di Kasserine e di Medenine, nella seconda metà di marzo furono Eisenhower e Montgomery (con schiacciante superiorità di uomini e di mezzi) a prendere l'iniziativa.
Il 2° Corpo d'armata americano attaccò in direzione di Gafsa. L'8a Armata
inglese attaccò in direzione di Mareth. La resistenza dei Tedeschi e degli
Italiani fu salda (a Gafsa combatté molto bene la Divisione Centauro, a
Mareth le divisioni Giovani Fascisti e Trieste) e gli attacchi degli Americani
e degli Inglesi furono respinti.
Nel mese di aprile la situazione del Gruppo di armate di Von Arnim, come
era inevitabile, peggiorò e i Tedeschi e gli Italiani dovettero ritirarsi (e lo
fecero ordinatamente) sino a trincerarsi in un vasto ridotto che proteggeva
le città costiere di Tunisi e di Biserta.
La linea del fronte del ridotto formava un ampio semicerchio che correva
da Cap Serrat (a Nord) fino a Enfidaville (a Sud).
Negli ultimi giorni di aprile, Eisenhower e Montgomery attaccarono a fondo
con la consueta schiacciante superiorità di uomini e di mezzi.
A Meridione, a Enfidaville, la 1a Armata si batté magnificamente, respingendo a più riprese Montgomery.
A Settentrione, la 5a Armata si difese altrettanto bene ma nei primi giorni
di maggio venne travolta da Eisenhower che, il giorno 7, occupò Tunisi.
La fine per i Tedeschi e gli Italiani era ormai giunta. Il generale Von Arnim
si arrese l'11 maggio. Il generale Messe si arrese due giorni dopo.
Ha scritto Lucio Ceva:
"Ultima ad arrendersi... è la 1a Armata italiana. Per molti suoi combattenti,
che ancora contengono il nemico antistante, l’arrivo di forze britanniche e
americane da tergo giunge come una sorpresa. La cattura di oltre 200.000
prigionieri sigilla la fine dell'avventura africana. Per uno di quegli imponderabili così frequenti in guerra, la lunga campagna iniziata dagli italiani con
prove poco convincenti si chiude invece con una notevole dimostrazione
di saldezza militare".
Rommel: il canto del cigno
Nella seconda metà di febbraio, la 5a Armata di Von Arnim (nella quale le
unità italiane avevano formato il XXX Corpo d'armata, comandato dal generale Vittorio Sogno) e la 1° Armata di Messe vennero riunite in un Gruppo di armate posto sotto il comando di Rommel.
Contro i Tedeschi e gli Italiani muovevano, sotto il comando del generale
Eisenhower:
Nel marzo del 1941 sostituì il maresciallo Rodolfo Graziani, sconfitto dagli
Inglesi, nella carica di Comandante superiore delle Forze italiane in Libia,
ma in luglio venne sostituito dal generale Ettore Bastico.
Un anno dopo ebbe il comando dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia),
che conservò sino alla primavera del 1943.
L'8 settembre fu preso prigioniero dai Tedeschi e, durante la Repubblica
Sociale Italiana, venne processato e condannato a dieci anni di carcere.
Morì a Roma il 9 febbraio del 1970.
dall'Algeria:
la 1a Armata inglese (a Nord)
il XIX Corpo d'armata francese (al centro)
il II Corpo d'armata americano (a Sud)
e sotto il comando del generale Montgomery:
dalla Libia:
l’8a Armata inglese.
Rommel attaccò in entrambe le direzioni.
Nella seconda metà di febbraio impegnò Eisenhower a Kasserine. Nei primi giorni di marzo impegnò Montgomery a Medenine.
La battaglia di Kasserine fu l'ultima vittoria di Rommel.
Ha scritto Raymond Cartier: "L’indomani cadde il colle di Kasserine. I bersaglieri della divisione "Centauro" hanno brillantemente compiuto l'assalto
finale. 2450 prigionieri validi contro 192 caduti: gli americani dimostrano
che il loro ardore combattivo lascia a desiderare.
Kesselring raggiunge Rommel sul colle ed i due marescialli passeggiano
in mezzo ad una quantità impressionante di materiale abbandonato. "Abbiamo molto da imparare da loro"
, dice Rommel facendo notare la perfezione del sistema di standardizzazione americano. "Sì", risponde Kesselring, "ma anche loro hanno qualcosa da imparare da noi!" (14).
La battaglia di Medenine, invece, fu una sconfitta per Rommel, fermato
dalla schiacciante superiorità del nemico.
Ha scritto ancora Cartier:
"Il 6 marzo la 10a, 15a e 21a divisioni corazzate dirigono un attacco convergente contro la piccola città di Medenine, attorno alla quale il corpo britannico del generale sir Oliver Leese ha disposto in cerchio i suoi cannoni.
I mezzi corazzati tedeschi, in numero di 160, cadono sotto un fuoco di tale
intensità da essere costretti a ritirarsi dal combattimento".
Rommel conquista la Cirenaica
II 24 marzo, senza aspettare l'arrivo dalla Germania delle altre unità, Rommel decise audacemente di saggiare la resistenza degli Inglesi, attaccandoli ad El Agheila.
L' attacco ebbe un risultato positivo superiore alle previsioni e, il 31 marzo,
Rommel decise di insistere, attaccando, e poi conquistando, Marsa el Brega e Agedabia.
Così, sull'onda dei successi, prese corpo una vera e propria offensiva, nel
corso della quale, ha scritto lo storico Lucio Ceva: "...gli Italiani si battono
non solo con coraggio ma anche con abilità. Cos'è accaduto? Probabilmente l'esempio, oltre che il comando tedesco, sono alla radice di questo
risveglio. L'esercito tedesco non è solo espressione del nazismo, ma anche di una società tecnocratica, non certo egualitaria ma neppure arretrata
come la nostra. Il soldato e l'ufficiale tedesco mangiano allo stesso modo,
il formalismo è ridotto al minimo, l'iniziativa dei quadri inferiori non è mortificata ma incoraggiata".
Nei giorni seguenti le unità tedesche e italiane dilagarono in Cirenaica.
Sulla costa furono riconquistate
Bengasi e Derna, nell'entroterra lo strategico nodo carovaniero di El Mechili. Gli Inglesi, sconfitti, si ritirarono in parte nella piazzaforte di Tobruk e
in parte oltre il confine tra la Libia e l’Egitto. Rommel cercò di conquistare
Tobruk sullo slancio, ma senza successo. Poi la mise in stato d'assedio,
mentre gli Inglesi tentavano due forti attacchi dall'Egitto il 15 maggio e il
15 giugno, che si infrangevano però contro il fuoco preciso delle artiglierie
tedesche e italiane.
Il 12 luglio il generale Gariboldi venne sostituito dal generale Ettore Bastico, a cui fu assegnato, come Capo di Stato Maggiore, il generale Gastone
Gambara.
La seconda offensiva inglese
Lo sbarco americano in Marocco e Tunisia
Durante l’estate e l’autunno del 1941 i tedeschi e gli italiani continuarono
ad assediare Tobruk, che non si arrese, mentre gli inglesi riforniti in larga
misura dal mare, si preparavano ad una nuova offensiva dall’Egitto, prevista per la metà di novembre.
L’offensiva, preparata dal nuovo comandante della forze inglesi nel Medio
Oriente, Generale Auchinlek, sarebbe stata scatenata dall’8° armata, comandata dal Generale Cunningham, reduce dalle vittorie conseguite
nell’Africa Orientale Italiana, comprendente:
il XIII Corpo d’Armata (con la 2a divisione neozelandese, la 4a divisione
indiana e una brigata corazzata,
il XXX Corpo d'armata (con la 1a Divisione sudafricana, la 7a Divisione
corazzata inglese e la Brigata "Guardie").
La battaglia di EI Alamein costò ai Tedeschi e agli Italiani perdite pesantissime, e segnò la fine del sogno di Rommel di conquistare l'Egitto.
Mentre Rommel continuava a ritirarsi in Cirenaica, l'8 novembre gli Americani e gli Inglesi (100.000 uomini sotto il comando del generale Dwight Eisenhower) sbarcavano sulle coste del Marocco e dell'Algeria, con l'intenzione di puntare verso la Tunisia e la Libia.
Rommel si trovò improvvisamente stretto tra l' 8a Armata di Montgomery,
che avanzava da Oriente, e la minaccia delle forze di Eisehower (2° Corpo
d'armata americano, 1a Armata inglese, XIX Corpo d'armata francese) a
Occidente.
I Tedeschi e gli Italiani, però, tra mille difficoltà riuscirono a far affluire in Tunisia uomini e mezzi con i quali costituirono la 5a Armata, comandata dal
generale Nehring (e poi, dall'8 dicembre, dal generale Von Arnim).
Gli Inglesi disponevano di più di 700 carri armati, mentre altri 500 erano in
riserva o stavano arrivando in Egitto.
Rommel aveva sul confine tra la Libia e l'Egitto la Divisione Savona
(affiancata da alcuni reparti tedeschi), aveva intorno a Tobruk le Divisioni
Bologna, Brescia, Pavia, Trento, poi aveva la 90a Divisione leggera tedesca, le Divisioni corazzate 15a e 21a (ex 5a Divisione leggera tedesca), la
Divisione motorizzata Trieste e la Divisione corazzata Ariete.
I Tedeschi e gli Italiani disponevano di 320 carri armati (146 italiani).
Gli inglesi riconquistano la Cirenaica
Gli Inglesi attaccarono il 19 novembre. Non frontalmente ma con una gigantesca manovra aggirante da Sud.
Il XIII Corpo d'armata cercò di isolare la Divisione Savona schierata
Autoblinde italiane modello 41. Raggiungevano i 30 chilometri all'ora ed
avevano un'autonomia di 400 chilometri. Sopra, alcuni ufficiali scrutano
attentamente l'orizzonte.
sul confine. Il XXX Corpo d'armata, alla sua sinistra, puntò in direzione di
Tobruk per liberarla.
La battaglia divampò violenta.
Il XIII Corpo d' armata inglese venne arrestato dalla resistenza della Divisione Savona. Il XXX Corpo d'armata inglese venne arrestato dalle divisioni corazzate tedesche e italiane che Rommel manovrò, con straordinaria abilità, nel deserto.
Ottimo in particolare fu il comportamento della Divisione corazzata Ariete
che, il primo giorno dell' attacco, sconfisse a Bir el Gobi una brigata della
7a Divisione corazzata inglese.
Dopo aver bloccato l'attacco del XXX Corpo d' armata inglese, Rommel
puntò a raggiungere il confine ma, negli stessi giorni, una parte del XIII
La 5a Armata comprendeva inizialmente:
la 10a Divisione corazzata tedesca
la Divisione di fanteria Superga
la 50a Brigata "Imperiali"
Negli ultimi mesi del 1942 Rommel continuò a ritirarsi, abbastanza abilmente, davanti all'8a Armata di Montgomery che procedeva con lentezza.
La Cirenaica venne abbandonata all'inizio di dicembre quando le perdite
degli Italiani, calcolate dall'inizio della battaglia di El Alamein, avevano ormai raggiunto cifre impressionanti.
Gli Italiani avevano perso circa 30.000 uomini (tra morti, feriti e dispersi),
380 pezzi d'artiglieria, 1.700 armi controcarro e contraeree, 460 carri armati
medi, 50 carri armati leggeri, 40 autoblinde, 7.300 automezzi, 1.550 mezzi
motorizzati ecc. Ed altri 2.000 uomini, 16 pezzi di artiglieria e 31 carri armati sarebbero stati persi in dicembre e in gennaio.
Il 23 gennaio del 1943 Rommel lasciò Tripoli e, alla fine del mese, con la
perdita della Tripolitania tutta la Libia era ormai stata abbandonata.
Agli inizi di febbraio le unità tedesche e italiane superstiti, insieme alla Divisione corazzata Centauro arrivata dall'Italia, schierate con 80.000 uomini e
80 carri armati sulla linea del Mareth, in Tunisia, assunsero la denominazione di 1a Armata.
Negli stessi giorni il maresciallo Rommel venne richiamato momentaneamente in Germania e fu sostituito dal generale Giovanni Messe.
squadra combattono furiosamente; Bartoletti e altri cadono. Il 2° plotone è
distrutto" .
Il sacrificio totale del 2° plotone della 11a Compagnia non fu inutile perché, ha scritto sempre Migliavacca: "Della 11a non sono rimasti che tredici
uomini, sette dei quali feriti. La compagnia è distrutta ma il nemico, precariamente imbucato nelle posizioni sconvolte, conta i suoi morti e non osa
continuare. Una intera brigata di fanteria, appoggiata da decine di carri, è
stata costretta a segnare il passo".
Rommel è sconfitto
Mentre a Sud la Folgore non cedeva, a Nord, invece, l'attacco inglese aveva successo, anche se procedeva con lentezza.
La battaglia infuriò per una settimana.
Rommel sacrificò la Divisione corazzata Littorio e la 15a Divisione corazzata tedesca. Poi gettò nella violenta battaglia anche la 21a Divisione
corazzata tedesca ma, di fronte alla schiacciante superiorità del nemico
(oltretutto padrone assoluto del cielo), tutto fu inutile.
Il 30 ottobre Montgomery si arrestava per riorganizzare le sue forze e
Rommel, che si era convinto di non poter più resistere, anche perché era
rimasto privo di rifornimenti, decideva correttamente di ritirarsi.
La saggia decisione veniva però vanificata, il 3 novembre, da un secco
telegramma di Hitler che ordinava la resistenza a oltranza: "Con piena fiducia nella vostra personalità di capo e nel valore delle truppe tedesche e
italiane ai vostri ordini, il popolo tedesco segue con me l'eroica lotta difensiva in Egitto. Nella situazione nella quale vi trovate, non può esservi altro
pensiero che continuare a resistere; non cedere di un sol passo e gettare
nella battaglia ogni arma, ogni combattente di cui si possa ancora disporre... Alle vostre truppe non potete indicare altra via se non quella che conduce alla vittoria o alla morte".
L'ordine di Hitler, subito replicato da Mussolini, bloccò la ritirata dei Tedeschi e degli Italiani.
Rommel gettò nella mischia anche la Divisione corazzata Ariete. Montgomery, infine, ebbe partita vinta.
Così i Tedeschi e gli Italiani iniziarono l' inevitabile ritirata che, per molti,
divenne presto un tremendo calvario. I Tedeschi, ben dotati di mezzi di
trasporto, in gran parte ripiegarono verso la Cirenaica.
Gli Italiani, anche per un'incredibile decisione di Barbasetti di Prun (in perfetta sintonia con Roma) che non aveva predisposto i mezzi di trasporto
necessari, perché le unità al fronte non avessero la tentazione di ritirarsi
(! ), in gran parte si ritrovarono abbandonati nel deserto.
Corpo d'armata inglese (la 2a Divisione neozelandese) riuscì a isolare la
Divisione Savona e a raggiungere Tobruk.
Il generale tedesco fu costretto a far marcia indietro per cercare di circondare nuovamente la piazzaforte. Riuscì ma, nel frattempo, il XXX Corpo d'
armata inglese tornò a puntare in direzione di Tobruk.
La battaglia divampò ancora violenta.
A Bir el Gobi due battaglioni di "Giovani Fascisti", in una azione straordinaria, riuscirono a rallentare le avanguardie del XXX Corpo d' armata inglese. Poi gli Inglesi ripresero ad avanzare mentre le divisioni di Rommel,
ormai logorate e stanche, senza rifornimenti, si concentravano a Ain el
Gazala, ad Oriente di Tobruk che venne abbandonata (la Divisione Savona, schierata sul confine, restò purtroppo tagliata fuori e dopo un'eroica
resistenza si arrese). Ad Ain el Gazala, Rommel (contro il parere di Bastico) decise correttamente di abbandonare la Cirenaica, ormai indifendibile,
e i Tedeschi e gli Italiani iniziarono un abile ritirata sulla costa verso la Tripolitania. Una ritirata che si concluse nei primi giorni del 1942 a El Agheila, dopo che ad Agedabia una quarantina di carri armati tedeschi e italiani
aveva distrutto una brigata corazzata inglese che aveva cercato (come era
accaduto nel febbraio del '41 a Beda Fomm) di tagliare la strada al nemico
in ritirata.
Nuovamente a Bir el Gobi altri due battaglioni di "Giovani Fascisti", riuscirono a rallentare le avanguardie del XXX Corpo d'armata inglese.
Alpheo Pagin, uno dei superstiti, descrisse poi la sua esperienza in un libro, da cui è tratto questo episodio che rivela tutta l'asprezza di quella battaglia:
"Dallo scavo di fronte a noi i soldati scozzesi armati di mitra persistevano
nel molestarci con frequenti raffiche... Inutilmente i nostri mitraglieri avevano cercato di eliminarli... Dall'altra parte i Camerons erano appoggiati da
una mitragliatrice installata su un celere carrier, a bordo del quale erano
rimasti il conducente e l'addetto all'arma (...).
All'improvviso, da una buca riemerse il nostro cacciatore ferito a un braccio. Era armato di quattro bombe a mano legate insieme con lo spago alle
quali, ora, andava strappando la sicura con i denti. Incurante delle sventagliate con cui lo salutavano gli scozzesi, corse loro incontro a perdifiato e,
arrestatosi a pochi metri dalla trincea, vi scaraventò dentro il grappolo micidiale.
Come sospinti da una molla, cinque, dieci Camerons piroettarono fuori allo
scoperto: le bombe a mano non esplosero ma molti di loro cadevano ora
sotto il tiro incrociato delle nostre mitragliatrici (...)”.
Tre soldati scozzesi, i quali sino a quel momento si erano mimetizzati al
suolo tra i commilitoni falciati poco prima, adesso si rialzarono per tentare,
a balzi, il ritorno nello scavo. Uno di essi, che perdeva sangue da una mano, venne freddato da un fuciliere, mentre gli altri due riuscirono a saltare
nella trincea... proprio nell'istante in cui esplodeva, inspiegabilmente in ritardo, il grappolo di bombe a mano.
Vedemmo brandelli di carne e stracci schizzare attraverso il velo di polvere" .
La guerra dei convogli
La capacità offensiva dell'Esercito italiano e di quello tedesco nell'Africa
settentrionale dipese, durante la guerra, dai rifornimenti trasportati dalle
navi della Marina italiana.
Le perdite subite dagli Italiani, a causa degli attacchi delle navi (di superficie e subacquee) e degli aerei inglesi, furono abbastanza contenute
nel 1940 e nel primo semestre del 1941, ma cominciarono a salire nel luglio del 1941, quando raggiunsero il 19,2 % dei rifornimenti trasportati.
La situazione peggiorò poi nei mesi seguenti e le perdite subite dagli Italiani raggiunsero in novembre addirittura la percentuale del 62, 4 %!
Già il mese successivo, però, la situazione migliorava per una serie di
cause concomitanti:
•
•
•
I Tedeschi inviavano nel Mediterraneo 20 sommergibili, veterani
della battaglia dell'Atlantico, e una efficiente forza aerea il 2° Corpo Aereo Tedesco (il X Corpo Aereo Tedesco, che lo aveva preceduto nel gennaio del 1941, era stato poi inviato, in estate, nei
Balcani e in Russia),
Gli Italiani mettevano fuori combattimento, grazie all'azione audacissima di tre mezzi d'assalto subacquei (i famosi "maiali" della Xa
MAS), due corazzate inglesi ormeggiate nella base di Alessandria
d'Egitto
Gli Inglesi, attaccati dai Giapponesi in Oriente, dirottavano verso
quell' area parte dei rinforzi destinati all'Egitto.
Così, nel gennaio del 1942, le perdite subite dagli Italiani scesero di colpo
allo 0,07 % dei rifornimenti trasportati!
Testimonianze di un naufrago
La Marina italiana trasportò in Libia, durante la guerra, non soltanto armi,
munizioni, carburante. Trasportò anche uomini. Ed anche tra questi vi furono perdite dolorose.
Alberto Coglitore, tenente dei bersaglieri, così rievocò il suo naufragio con
la nave da trasporto Esperia, affondata nell'agosto del 1941 da un sommergibile inglese: "...un forte sussulto... altre due formidabili e laceranti
esplosioni scuotono l'Esperia provocando alte colonne d'acqua frammista
a fiotti di nafta, mentre schegge sibilanti di acciaio, legno, vetro e rottami
vari volano per ogni dove su di noi, provenienti dal lato sinistro della nave.
In quei terribili attimi sento di aver paura. Con le braccia a scudo sulla te-
nemica.
A Sud la Divisione paracadutisti Folgore venne attaccata da tre divisioni
inglesi (di cui una corazzata) ma, con straordinario eroismo, non cedette.
A Nord vennero attaccate contemporaneamente la Divisione di fanteria
Trento e la 164a Divisione leggera tedesca, che erano sostenute dalla Divisione corazzata Littorio e dalla 15a Divisione corazzata tedesca.
L'epopea della Folgore
L'eroismo dei paracadutisti della Folgore, nella battaglia di EI Alamein, è
entrato nella leggenda.
Nei combattimenti sostenuti, l'unità, attaccata da forze soverchianti, perse
più di 1.000 uomini (tra morti, feriti e dispersi) ma mantenne saldamente le
sue posizioni.
Un superstite, il sottotenente Renato Migliavacca (185° Reggimento artiglieria), così ha rievocato il sacrificio totale del II Plotone dell' 11a Compagnia, il 25 ottobre, sul saliente di Munassib:
"Alle 21 un uragano di artiglieria (…). Munassib sembra un vulcano in eruzione (…). Alle 22,05 cessa il tiro (…). Le fanterie e i carri investono il II
plotone che si difende ad oltranza. Fra i boati delle esplosioni si odono i
"Savoia!", i "Folgore", gli "Urrah!" degli assalti.
"Arrivano", grida Mucci, il ventre squarciato da una baionettata. Maggiora,
con il cranio spaccato, rimane a terra paralizzato. Il suo attendente, Ferrari, si getta contro il nemico per vendicarlo: viene travolto. Il sergente Pascon, sommerso dagli attaccanti, chiede aiuto; mentre il collega Ascione
accorre, Pascon cade. Ascione torna indietro e trova la sua squadra circondata dai carri.
Gli uomini lottano contro i Grant da 30 tonnellate con le bottiglie incendiarie; ne inchiodano due, ma la squadra è distrutta. Muore Vaghi: rimangono
feriti Ascione, Martino, Brigatti, quest'ultimo anche accecato.
I carri sommergono le postazioni: travolgono un pezzo da 47, la Breda del
plotone. Fanterie e mezzi corazzati dilagano. Il sergente Bartoletti e la sua
Come ha scritto Lucio Ceva:
"L'ultimo conato dell'Asse si spegne fra 30 agosto e il 4 settembre. L'armata italo-tedesca, a corto di rifornimenti si attesta in difensiva, proteggendo;
con estesi campi minati. I combattenti d'Africa, pur conservando disciplina
coesione ammirevoli, sentono sfuggire la vittoria. Mentre a un centinaio di
chilometri stanno le favoleggiate metropoli egiziane, si ritrovano inchiodati
nel deserto col tormento della sete e delle mosche, degli scorpioni, con
cibo precario e insufficiente (e la curva degli ammalatati sale continuamente)".
La terza offensiva inglese a El Alamein
Il 23 ottobre del 1942 l'8a Armata inglese attaccò.
Rommel (che era in Germania al momento dell'attacco, perché ammalato,
ma che poi si precipitò sul posto) disponeva di queste unità (80.000 uomini):
sta resto immobile, invocando la protezione celeste e il nome della mamma!
Cessati gli scoppi e la pioggia di schegge, per alcuni secondi, un profondo
irreale silenzio avvolge la scena. Mi palpeggio il corpo e le gambe per essere certo di non essere ferito. L'Esperia, già sbandata sulla sinistra, continua la sua corsa per forza d'inerzia, anche se tre siluri l’avevano colpita a
prua, al centro ed a poppa (...).
Mi avvio di corsa verso il prestabilito punto di riunione per raggiungere la
scialuppa a cui sono stato assegnato. Trovandosi questa dalla parte colpita della nave, che sbanda sempre
più sulla sinistra, devo attraversare la sala da pranzo, il cui pavimento si
presenta già inclinato, tutto cosparso di oggetti vari schizzati via dai tavoli:
cocci di piatti, bicchieri e bottiglie, rivoli di acqua e vino, posate sparse,
cascate di pastasciutta fumante... Vedo gente che corre all'impazzata" (8).
Le forze tedesche in Egitto alla data del 23 ottobre 1942
a)
Truppe d'armata:
raggruppamento tattico «Kasta»
comando artiglieria 104 (in effetti era un raggruppamento di
artiglieria di calibri diversi);
288° Rgt. corazzato granatieri (detto anche Raggruppamento
speciale o Raggruppamento «Menton»);
580° reparto esplorante
19a divisione Flak (contraerei)
b)
Corpo Tedesco Africa (D.A.K.)
15a divisione corazzata:
comando
8° Rgt. carri armati
115° rgt. Fucilieri
33° rgt. artiglieria motorizzato
33° reparto esplorante
elementi vari (controcarri, pionieri, collegamenti, servizi)
"Afrika Korps", composto da:
90a Divisione leggera
164° Divisione leggera
15° Divisione corazzata
21a Divisione corazzata
X Corpo d'armata italiano, composto da:
Divisione di fanteria Brescia
Divisione di fanteria Pavia
Divisione paracadutisti Folgore
XX Corpo d'armata italiano, composto da:
Divisione motorizzata Trieste,
Divisione corazzata Ariete
Divisione corazzata Littorio
XXI Corpo d'armata, composto da:
Divisione di fanteria Bologna
Divisione di fanteria Trento.
Rommel aveva 540 carri armati (di cui 280 italiani) e centinaia di cannoni.
Montgomery disponeva di 7 divisioni di fanteria e di 3 divisioni corazzate.
Aveva 230.000 uomini, 1230 carri armati, migliaia di cannoni e la padronanza assoluta del cielo.
L' attacco inglese si sviluppò in due direzioni: a Sud e a Nord della linea
21a divisione corazzata:
comando
5° rgt. carri armati
104° rgt. fucilieri
8° btg. mitraglieri motorizzato
115° rgt. art. motorizzato
3° reparto esplorante
elementi vari (controcarri, pionieri, collegamenti, servizi)
c)
90a divisione leggera:
comando
361° rtg. Fucilieri
200° rtg. Fucilieri
155° rgt. fucilieri;
228° rgt. (ex Daumiller, reparti pionieri e controcarri);
gruppo «Burcherdt» (reparti pionieri mitraglieri e controcarri)
elementi vari (collegamenti, servizi)
d)
164a divisione fanteria:
comando
125° rgt. Fanteria
382° rgt. Fanteria
433° rgt. Fanteria
220° rgt. Artiglieria
elementi vari (controcarri, pionieri, collegamenti, servizi)
e)
Brigata paracadutisti Ramc su 4 battaglioni
1a brigata cacciatori dell'aviazione
CAVALLERO ORDINA A ROMMEL DI RESISTERE IN TUNISIA
Marconigramma decifrato in arrivo 26 gennaio 1943 - XXI. Da Comando
Supremo at Superlibia.
014/Op./A: Per maresciallo Rommel. Riferimento vostro 1103/S.
1° - Vostro compito est difendere at qualunque costo fronte sud Tunisia
nella zona del Mareth.
2° - Linea difesa ad oltranza est posizione Mareth. La protezione del fianco destro tra Gebel Csour et Chott Gerid deve essere assicurata. Provvedimenti a questo fine sono già in corso da parte generale De Stefanis il
quale ha ordine di attenersi alle Vostre istruzioni.
3° - Forze disponibili sono quelle dell'Armata. Il comando Supremo provvede per far affluire al più presto forze e mezzi per ricompletare queste
Unità. Beninteso questa operazione richiede tempo. Anche per questo è
indispensabile rallentamento che vi est stato ordinato con telegramma 012/Op. odierno.
4° - Nella Tunisia meridionale viene predisposta una riserva mobile del
Comando Supremo per ogni evenienza.
5° - Appena possibile sarà provveduto per riunire alla vostra Armata l'intera divisione «Centauro» per la quale stanno affluendo dall'Italia artiglierie
et personale. Detta divisione è per il momento impegnata nel settore sud
tunisino.
6° - Si inizierà subito il trasporto della divisione «Livorno» dall'Italia per la
posizione del Mareth.
7°..-. Il limite operativo tra la Vostra e la 5a Armata rimane per ora 34° parallelo.
Mussolini in Africa
La caduta di Tobruk esaltò particolarmente Mussolini che, spinto dall'ottimismo del Capo di Stato Maggiore Generale, a Roma, Ugo Cavallero, sognò di poter entrare presto come un conquistatore ad Alessandria d'Egitto
e si precipitò con un aereo in Libia.
In Libia, il "Duce", ignorato da Rommel, visitò a lungo le truppe, a cui fece
discorsi bellicosi, e volle vedere anche i prigionieri catturati a Tobruk.
Vide un campo che raccoglieva Inglesi e Sudafricani. Vide molti prigionieri
trasportati in camion verso Occidente. E, nell'occasione, diede prova della
sua "risolutezza".
Mentre i prigionieri sfilavano davanti, raccontò poi il giornalista
Gerolamo Pedoja, Mussolini si fece improvvisamente serio, chiese un mitra e, palleggiandolo nervosamente tra le mani, minacciò:
"Se qualcuno fa il segno di "VICTORY" gli sparo addosso!".
Non successe fortunatamente nulla. Lo stesso Pedoja raccontò ancora
che il segno di rivincita "VICTORY", fatto abitualmente dai prigionieri con
l'indice e il medio della mano, provocò un giorno un dramma.
Un prigioniero infatti fece il famoso segno verso un fante e questi, che era
furibondo per aver appreso poco prima dell'infedeltà della moglie, lo interpretò come le classiche "CORNA" italiane, si sentì pesantemente offeso,
prese il fucile e accoppò seduta stante lo sfortunato prigioniero.
L'ultimo attacco di Rommel
Durante i mesi di luglio e di agosto, Rommel (che era stato promosso maresciallo) restò fermo davanti alla stretta di El Alamein.
I grandiosi risultati raggiunti dall'attacco che aveva sferrato il 26 maggio,
con la conquista di Tobruk, avevano logorato sensibilmente le sue forze e
il maresciallo tedesco ritenne opportuno riorganizzarle.
Rommel voleva attaccare ancora, tentare la conquista dell'Egitto, ma per
farlo aveva bisogno di rinforzi: di uomini e soprattutto di mezzi, ben forniti
di carburante.
La guerra dei convogli divampò nel Mediterraneo.
Gli Italiani riuscirono a trasportare nell'Africa settentrionale due divisioni di
fanteria (la Pistoia e la Spezia), una divisione di paracadutisti (la Folgore),
due battaglioni di carri armati medi e tre gruppi di semoventi.
Con le forze riorganizzate e queste nuove unità, Rommel (senza avere più
al fianco il mediocre Bastico, a cui si era sostituito direttamente Cavallero,
da Roma!) attaccò il 30 agosto, ma non riuscì a travolgere l'8a Armata inglese (che era passata sotto il comando del generale Bernard Montgomery, mentre il generale Harold Alexander è diventato il Comandante delle Forze inglesi nel Medio Oriente).
per le divisioni motorizzate e corazzate tedesche e italiane.
La battaglia infuriò di nuovo senza tregua.
Nei giorni seguenti gli Inglesi persero Bir Hacheim e Rommel avanzò a
Nord, verso la costa, che fu raggiunta finalmente il 15 giugno.
L'intera 8a Armata inglese, come previsto, venne presa alle spalle. In gran
parte riuscì a fuggire. In parte si arrese a Tobruk il 21 giugno.
Il Bollettino di guerra italiano (straordinario) n. 754 del 21 giugno 1942 diceva:
Cavallero 15202601
"Dopo gli accaniti combattimenti di ieri, che hanno troncato la resistenza
nemica, stamane 21 alle ore 7, un parlamentare inglese si è presentato al
comando del nostro XXI Corpo d'armata per offrire la resa a nome del comandante la piazzaforte di Tobruk. Le truppe dèll'Asse hanno occupato la
piazzaforte, la città e il porto. Sono stati catturati 25. 000 prigionieri, fra cui
parecchi generali. Bottino imponente, da precisare".
Afrika Korps, composto da:
(da: Stato Maggiore - Ufficio Storico, Operazioni italo-tedesche in Tunisia:
II Novembre 1942 - 13 Maggio 1943. Tomo 1: la 1a Armata in Tunisia, Roma, 1950.)
Il 20 gennaio del 1942, Rommel disponeva di queste unità:
90a Divisione leggera
15a Divisione corazzata
21a Divisione corazzata
Raggruppamento "Marks"
Reparto di sbarramento "Deumiller
Paracadutisti dell'XI Corpo Aereo Tedesco
Galvanizzato dal successo ottenuto, Rommel attaccò ancora. Raggiunse
Bardia e, superato il confine tra la Libia e l'Egitto, Sollum. Sconfisse gli Inglesi a Marsa Matruh e si arrestò finalmente per esaurimento, tra la fine di
giugno e l'inizio di luglio, davanti alla stretta di El Alamein, a circa 100 chilometri da Alessandria d'Egitto.
L'attacco scatenato il 26 maggio (che era costato agli Inglesi 60.000 prigionieri e centinaia di carri armati) aveva portato i Tedeschi e gli Italiani
nel cuore dell'Egitto!
Giuseppe Rizzo, ufficiale della Divisione corazzata Ariete, così ricordò poi
la conquista di Tobruk:
"Alle ore 5 del mattino del 21 giugno Rommel entrava a Tobruk.
“Quasi tutte le case erano state completamente distrutte e rase al suolo.
Dappertutto mucchi di macerie (...)”
Il bottino fu gigantesco: 33.000 prigionieri tra cui 6 generali e ricchissimi
depositi di carburanti e viveri, munizioni, equipaggiamento, automezzi,
cannoni e materiale di ogni genere. I magazzini erano di una ricchezza favolosa. Vi erano alte piramidi di birra in scatola; baracche piene zeppe di
farina bianca, di sigarette, di tabacco, di the, di gallette, di whisky, di marmellate e di tanti tanti corredi e scarpe. Vi erano montagne di tela kaki,
quella magnifica tela inglese che pareva dovesse pesare addosso, ma che
era rinfrescante e leggera come un velo. Quanta biancheria e maglieria!
Subito i soldati dell'Ariete e della 15a Divisione tedesca, arrivati per primi,
si gettarono all'arrembaggio facendo larghe provviste personali e scorte di
reparto. Ma presto furono collocate sentinelle prussiane, severe e inflessibili: "per disciplinare la distribuzione", diceva il Comando tedesco;
"per beccarsi tutto loro come al solito", brontolavano i nostri soldati.
Una scena singolare fu quella dell'evacuazione da Tobruk da parte di un
battaglione scozzese. Inquadrato nei ranghi, con le caratteristiche cornamuse in testa, sfilava verso la zona di raccolta prigionieri..." (10).
X Corpo d' armata italiano (generale Gioda), composto da:
divisione Bologna (generale Gloria)
Brescia (generale Lombardi)
XXI Corpo d'armata italiano (generale Navarini), composto da:
divisione Pavia (generale Franceschini)
divisione Sabratha (generale Soldarelli)
divisione Trento (generale Gotti)
Corpo d'Armata di Manovra (italiano, comandato dal generale
Zingales), composto da:
divisione Ariete (corazzata, comandata dal generale De Stefanis)
divisione Trieste (motorizzata, comandata dal generale Azzi)
Il giorno seguente, con 230 carri armati (di cui 90 italiani), Rommel attaccò
da El Agheila l'8a Armata inglese.
La sconfisse ad Agedabia e a Beda Fomm. Riconquistò Bengasi, il 29
gennaio. E, dopo accaniti combattimenti, si spinse il 4 febbraio fino ad una
linea che correva tra Tmimi (sulla costa) e El Mechili (nell'entroterra). Mentre gli Inglesi si attestarono su una linea, davanti a Tobruk, che correva da
Ain el Gazala (sulla costa) a Bir Hacheim (nell'entroterra).
Nello stesso mese Gambara, Capo di Stato Maggiore di Bastico, benvisto
da Rommel, venne sostituito dal mediocre generale Curio Barbasetti di
Prun.
Chi era Rommel
Erwin Johannes Rommel, la "volpe del deserto", nacque il 15 novembre
del 1891 a Heidenhaim, nel Wurttemberg, ed abbracciò giovanissimo la
carriera delle armi.
Partecipò alla prima guerra mondiale, meritando la più alta onorificenza al
valore (la croce di guerra "Al Merito") per la conquista del Monte Matajur
(nel corso dell' offensiva scatenata dagli Austriaci e dai Tedeschi a Caporetto).
Diventò generale nel 1939 e, scoppiata la seconda guerra mondiale, l'anno seguente comandò brillantemente la 7a Divisione corazzata nella campagna vittoriosa contro la Francia.
II generale Giuseppe Mancinelli che, dal marzo 1942, fu Capo dello Stato
Maggiore di collegamento tra gli Italiani e i Tedeschi nell'Africa settentrionale, lo descrisse poi così:
"Rommel era forte, di media statura, dal complesso taurino. Biondo, occhio azzurro fermissimo, colorito acceso che il sole africano ravvivava anziché abbronzare (...).
La sua vita al campo... era improntata alla massima sobrietà. Viveva nel
suo furgone, consumava da solo o in compagnia di un paio dei suoi più
vicini ufficiali pasti molto sommari, preparati dal suo attendente... Non fumava, non beveva alcolici. Si coricava al calar del sole quando le cure del
comando glielo consentivano.
Trascorreva le giornate in prima linea, a contatto con i comandanti e le
truppe.
Sempre intento a perfezionare lo schieramento e a cogliere elementi per
le future azioni nelle fasi di sosta. Si dedicava ad accurate ed ardite ricognizioni nella preparazione dei suoi disegni operativi.
Si poneva al centro della battaglia durante il combattimento...
Era ammirato e idolatrato dai soldati, che erano abituati a vederlo quasi
ogni giorno in mezzo a loro..."
Raggiunta la linea Tmimi-El Mechili, Rommel si fermò per alcuni mesi.
Poi, dopo aver convinto Hitler a rimandare la progettata occupazione dell'isola di Malta, che avrebbe intralciato i suoi piani, riprese ad attaccare negli
ultimi giorni di maggio.
I Tedeschi e gli Italiani disponevano di 535 carri armati (di cui 240 italiani),
di 148 autoblinde (di cui 80 italiane) e di circa 700 aerei.
Gli Inglesi disponevano di 650 carri armati, di 300 autoblinde e di circa
1.000 aerei.
L'attacco di Rommel, scatenato il 26 maggio, avvenne in due fasi:
- nella prima le divisioni di fanteria italiane simularono un attacco frontale
contro la linea Ain el Gazala-Bir Hacheim tenuta dall'8a Armata inglese,
nella seconda le divisioni motorizzate e corazzate tedesche ed italiane
(meno la Trieste che sbagliò strada) effettuarono una vasta manovra aggirante a Sud di Bir Hacheim con lo scopo, audacissimo, di puntare poi a
Nord, verso la costa, e di prendere così alle spalle l'8a Armata inglese.
All'alba del 27 maggio le divisioni motorizzate e corazzate tedesche ed
italiane, dopo un'epica marcia notturna, sbucarono all'improvviso dietro a
Bir Hacheim, e puntarono a Nord, verso la costa, per cercare di prendere
alle spalle, come previsto, l'8a Armata inglese.
La sorpresa per gli Inglesi fu grande ma la loro reazione fu altrettanto veloce e, nelle dune del deserto, i Tedeschi e gli Italiani dovettero combattere
aspramente.
La battaglia infuriò senza tregua. Rommel inferse dei colpi tremendi
agli Inglesi ma, dopo due giorni di avanzata a Nord, verso la costa, venne
preso a sua volta alle spalle e privato della linea di rifornimento.
La situazione del generale tedesco diventò di colpo difficile, drammatica.
La fortuna, però, venne in aiuto a Rommel perché la Divisione motorizzata
Trieste, che aveva sbagliato strada ed era finita a Nord di Bir Hacheim,
riuscì a sfondare a Got El Ualeb e a creare una nuova linea di rifornimento
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