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Riassunti Pace

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Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Introduzione
In un mondo interconnesso le religioni si muovono con il movimento delle persone; muovendosi,
cambiano. La società italiana sta vivendo un periodo di forte trasformazione: da paese a
maggioranza cattolica, sta diventando una società caratterizzata da una diversità religiosa molto
articolata e perciò del tutto inedita. La realtà religiosa italiana è vicina a quella del Regno Unito,
dove musulmani convivono con sikh e hindu, discendenti di immigrati dall’Asia e dall’Africa, di
diverse credenze religiose, si sono stabilmente radicati nella società britannica.
Leggere la nuova mappatura delle fedi religiose in Italia non è facile; questo per due ragioni:
- non sappiamo molto sulle dimensioni della religiosità di tante persone (fonti: Caritas/Migrantes,
Enciclopedia delle religioni in Italia, due rapporti sulle religioni italiane curati da Naso e Salvarani);
siamo quindi ben lungi dal possedere una cartografia dei luoghi di culto completa e precisa.
- ci sono comunità religiose che presentano un grado di omogeneità maggiore, altre, invece, sono
differenziate al loro interno.
Le religioni nell’Italia che cambia:
▪ Scopo del testo: cominciare ad aprire gli occhi sul cambiamento religioso che l’Italia
conosce.
▪ Domanda conoscitiva: raccogliere informazioni utili sui luoghi di culto «stabili» di religioni
e Chiese non cattoliche.
▪ Popolazione: tutti i luoghi di culto «non privati» afferenti ad un numero circoscritto di
confessioni religiose.
▪ Modalità di rilevazione: analisi di fonti secondarie, interviste, questionari, studi di caso su
ambiti territoriali specifici. Individuazione degli indicatori
▪ Inquadramento della specifica confessione religiosa:
- Caratteristiche storiche dell’insediamento in Italia
- Aspetti organizzativi
▪ Indicatori relativi ai luoghi di culto (variano in base al culto):
- Caratteristiche identificative del luogo di culto
- Ubicazione geografica
- Anno di fondazione
- Grado di diffusione
▪ Raccolta dei dati (interviste, questionari e studi di caso).
▪ Analisi dei dati raccolti (mappatura per confessioni religiose).
▪ Interpretazione dei risultati con riferimento al grado di diffusione e istituzionalizzazione
delle diverse confessioni religiose in Italia.
Enzo Pace – sociologo della religione
Laurea in Giurisprudenza all’Università di Padova (1968) e in Filosofia all’Università di Padova
(1973). Insegna sociologia presso l’università di Padova ed è stato Segretario Generale e
Presidente della International Society for the Sociology of Religion (ISSR/SISR). Nel 1990 ha
promosso in Italia il primo corso di sociologia dell’Islam.
Temi fondamentali: Teoria dei sistemi e religione, i fondamentalismi, la sociologia dell’islam, i
movimenti religiosi di tipo messianico e millenaristico, il neo - pentecostalismo.
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1. La costellazione delle Chiese ortodosse
La cornice
Nonostante sia la seconda religione più diffusa in Italia dopo l’Islam, la presenza del cristianesimo
ortodosso è un fenomeno ancora poco studiato.
Due sono i filoni ai quali si possono ricondurre le difficoltà riscontrate nello studio delle chiese
ortodosse:
• Difficoltà interna all’ortodossia: pluralità di chiese (giurisdizioni) che fanno riferimento a
diversi patriarcati e alle diverse autocefalie senza tener conto della distinzione tra chiese
canoniche e chiese non canoniche; a ciò si deve aggiungere la differenziazione delle diverse
tipologie di presenza all’interno della stessa giurisdizione → gli ortodossi formano un’unità
nella diversità.
• I flussi migratori, a partire dagli anni ’90, hanno ridisegnato velocemente il panorama
sociale e religioso della penisola (3 parrocchie su 4 sono state costituite dal 2000 in poi).
• Visibilità della religione e la sua rilevanza nel dibattito pubblico → per la notiziabilità,
l’appartenenza nazionale mette in secondo piano l’identità religiosa (motivazione politica):
es. si parlerà di un rumeno o di un moldavo, ma mai di un ortodosso (diversa, invece, è la
questione con i musulmani).
Si è provveduto a costruzione delle mappe della presenza religiosa in Italia mediante l’uso dei
calendari liturgici, che offrono un indirizzario delle parrocchie, e attraverso ricerche sul web.
Sono inserite parrocchie, comunità, monasteri, cappelle cimiteriali (se esplicitamente menzionate)
+ a volte chiese in cui i sacerdoti si recano saltuariamente (NO diaconie presso le carceri e gli
ospedali).
La costruzione di un database è stata affiancata da un questionario che ha avuto l’obiettivo di
approfondire alcuni elementi della vita delle parrocchie stesse (vedi più avanti nel dettaglio).
Il quadro
Nel 2012 in Italia sono presenti 16 giurisdizioni con 355 parrocchie → le giurisdizioni più
rappresentate sono: patriarcato di Romania (166 parrocchie); patriarcato ecumenico di
Costantinopoli (84 parrocchie); Patriarcato di Mosca (44 parrocchie). Le altre giurisdizioni hanno
una decina di parrocchie circa.
Distribuzione delle parrocchie copre tutto il territorio, ma in modo non omogeneo (prevalenza
nel Lazio, in Lombardia e in Piemonte). Le concentrazioni sono da attribuire ai flussi migratori e
alle dinamiche del mercato del lavoro.
La presenza capillare è un fenomeno nuovo (nel XIX secolo le giurisdizioni erano solo 3. Piccolo
numero di cappelle straniere per i pochi fedeli ortodossi) → La rivoluzione Russa e la fine della II
Guerra Mondiale sono un primo momento di diffusione dell’ortodossia.
E’ negli anni ‘60 che nascono in maniera spontanea le prime parrocchie ortodosse italiane.
Negli anni ‘90 comincia una rivoluzione in termini quantitativi e di strutturazione articolata.
A partire dal 2003 si ha un aumento sorprendente e dal 2006 gli ortodossi immigrati hanno
superato numericamente i cattolici immigrati e si avvicinano ai numeri dei musulmani.
Alcuni particolari
La raccolta delle informazioni è avvenuta attraverso un questionario strutturato, inviato via posta
elettronica e ordinaria oppure effettuato telefonicamente (in pochi casi). Su 355 parrocchie hanno
risposto in 112 (1/3 delle parrocchie ortodosse) → Non si possono universalizzare i risultati, ma
posso essere comunque utili per fare alcune considerazioni:
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
•
3 parrocchie su 4 sono giovani (ovvero fondate dopo il 2000); spesso esse sono ospitate in
strutture concesse dai cattolici (il rapporto con chiesa cattolica è molto stretto e cordiale).
Sempre riguardo ai luoghi di culto, va segnalato che alcuni edifici sono già in fase di
progettazione e altri in via di costruzione.
•
Leadership: giovane età (tra 31 e 45 anni), spesso sono sposati, in maggioranza di
cittadinanza straniera e prevalentemente appartenenti al patriarcato ecumenico o di
Mosca. Formazione teologica medio alta (laurea in teologia e spesso specializzazioni post
laurea).
Vita delle parrocchie: le lingue utilizzate nella liturgia sono il romeno e l’italiano (meno
diffuse le altre); la media di partecipanti domenicali si aggira intorno ai 103 (2,5%) per
parrocchia con picchi nel giorno di Pasqua. I fedeli sono più donne che uomini (nb. mercato
del lavoro: badanti). Le nazionalità più diffuse sono quella romena, ucraina, moldava, russa
(poi altri). La media dei battesimi è di 47 per parrocchia e di 8,8 per i matrimoni.
Il 42% delle parrocchie rimane aperto tutta la settimana, il 37%, invece, solo la domenica
(probabilmente
perché
molti
parroci
hanno
un
lavoro
secolare).
È diffusa l’attività di catechesi e le attività sociali o assistenziali, spesso in collaborazione
con associazioni parrocchiali o diocesane (vestiti, visita in carcere e agli ammalati, centri di
ascolto, aiuti in ambito amministrativo-burocratico). Il 90% delle parrocchie frequenta
incontri ecumenici.
Organizzazione delle parrocchie: per quanto riguarda il mantenimento economico del
parroco, esso avviene attraverso:
- offerte dei fedeli,
- sostentamento dalla Chiesa,
- lavoro secolare del presbitero (lavoro alle poste, impiegato, insegnante, commercialista,
muratore, ect),
- altro (pensione italiana, stipendio della moglie, ect).
Più di 8 parrocchie su 10 hanno un consiglio pastorale che collabora con il parroco per la
gestione della parrocchia.
Non c’è un incaricato per la formazione dei giovani, ma ci sono comunque attività per
l’area della formazione religiosa e culturale. Meno frequente l’ambito ludico o sportivo.
Spesso da una parrocchia sono nate altre comunità e altre parrocchie.
Infine, 1 parrocchia su 4 ha un sito internet.
•
•
3
Conclusioni
Nei prossimi anni si dovrà affrontare un processo di stabilizzazione e istituzionalizzazione → dal
punto di vista giuridico nel luglio 2012 c’è stato un grande passo in avanti nelle relazioni tra una
giurisdizione e lo stato italiano: legge 30 luglio 2012 n. 126, è stata approvata l’intesa con Il
patriarcato di Costantinopoli che permetterà di celebrare matrimoni con validità civile, d’insegnare
la religione ortodossa nelle scuole pubbliche e di accedere all’8x1000.
Le relazioni con i cattolici sono buone così come i rapporti ecumenici, anche se la cooperazione
varia.
Gli ortodossi saranno, inoltre, chiamati a ripensarsi, superando la questione mai risolta dei
nazionalismi (storia di una nazione sovrapposta alla sua tradizione religiosa).
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
2. I sikh
Introduzione
La religione Sikh (= discepolo) è stata fondata da Nanak, nato nel 1469, d.c. a Talwandi (Pakistan).
Seguono a Nanak altri 9 guru. Il decimo e ultimo guru, Gobind Singh (1666 – 1708 d.c.) introdusse
nel 1699 la cerimonia del battesimo Sikh, dando in questo modo un’ identità distintiva ai Sikh.
Poco prima di morire il guru ordinò che il Guru Granth Sahib, la Scrittura sacra dei sikh, fosse
l’ultima autorità spirituale dei sikh e che il potere temporale fosse conferito alla Khalsa Panth – la
comunità dei Sikh.
Segni distintivi dei Sikh:
• KESH (capelli lunghi non tagliati)
• KANGHA (un pettine)
• KARA (un braccialetto di ferro)
• KACHERA (un paio di mutande lunghe)
• KIRPAN (una spada).
La comunità Sikh in Italia è una realtà consolidata e in rapida espansione; è la seconda in Europa
dopo la Gran Bretagna → stime tra le 40.000 e le 100.000 unità. Sono circa il 70% di tutti gli indiani
presenti. La maggioranza viene dalla regione indiana del Punjab.
Sono dati sorprendenti che contraddicono i dati ufficiali sulla presenza religiosa in Italia → lacuna
causata dal fatto che le stime sull’appartenenza religiosa dei migranti vengono calcolate sulla base
della residenza dei migranti di una data nazionalità e sulla percentuale di affiliazione religiosa
ufficiale di quei cittadini nel loro Paese (India: 80% induisti, 2% sikh; nella regione indiana del
Punjab le percentuali sono opposte) → finora non è mai stata compilata una mappatura ufficiale e
aggiornata dei luoghi di culto dei sikh in Italia; le ragioni sono molteplici.
- La migrazione indiana in Italia è un fenomeno relativamente recente: primi arrivi negli anni ’70,
ma è cresciuta negli anni ‘80 (anche per via della guerra civile nel Punjab nel 1984, l’assenza di una
legislazione adeguata e il consolidamento di un canale migratorio regolare verso l’Italia, la
progressiva chiusura delle frontiere dei Paesi anglofoni).
- La loro presenza non desta allarme: è una migrazione buona e laboriosa, discreto inserimento
economico e sociale.
- Solo ultimamente c’è un’apertura al pubblico: progressivo processo di istituzionalizzazione che
parte dai primi anni ’90 (apertura di vari gurdwara e nascita di due associazioni sikh).
Aspetti metodologici per la costruzione della mappatura
Criterio del Gurdwara: il Gurdwara è qualsiasi posto che ospita il Guru Granth Sahib, il libro sacro
dei sikh (è considerato come qualcosa di vivo, cui si deve il massimo rispetto; ci sono rituali precisi
– apertura e chiusura, ci si deve inchinare, si deve portare del cibo, riscaldare o rinfrescare la
stanza in cui si trova, ect).
Caratteristiche strutturali del Gurdwara. Edificio suddivisibile in:
- sala della preghiera (in cui si riunisce la comunità),
- il refettorio (per i pasti rituali), l
- a camera in cui viene posto per il riposo notturno il Guru Granth Sahib.
Vengono conteggiati solo i Gurdwara funzionanti. Non si contano le case private, i centri culturali,
dove si pratica lo yoga e la meditazione, ma nei quali non si svolgono vere e proprie funzioni
religiose.
Dibattito su ravidasi che sono una setta del sikhismo che, oltre a riconoscere i dieci guru dei sikh e
a usare il Guru Granth Sahib, ha anche un altro maestro, guru Ravidas.La questione è assai
delicata, poiché s’interseca con quella delle caste nel sikhismo: Ravidas apparteneva alle caste
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basse e ancor oggi i radivasi tradizionalmente hanno un’origine di casta simile; il sikhsmo abolisce
ufficialmente le caste e afferma l’uguaglianza degli uomini di fronte a Dio (importanza delle caste è
decisiva).
Caratteristiche del radicamento territoriale e di quello religioso
Esiste un nesso tra le caratteristiche del radicamento territoriale e quelle del radicamento
religioso.
La presenza territoriale è triplicata in meno di 10 anni in maniera non uniforme sul territorio (sono
soprattutto presenti in Lombardia, Emilia, Veneto e Lazio). Il radicamento religioso ha segnato un
analogo rapido impulso.
La distribuzione territoriale dei Gurdwara rispecchia le zone di maggior concentrazione
residenziale:
• Lazio → la proliferazione e la frammentazione territoriale dei luoghi di culto corrisponde
alle esigenze logistiche dei fedeli che possono percorrere solo distanze ravvicinate.
Spostamento dei luoghi di culto a seconda delle necessità, anche se ci sono dei casi di
progressiva stabilizzazione. Sono per lo più indiani Sikh giovani, senza famiglia, molti in
situazione di precarietà e senza mezzi di spostamento propri. Roma: luogo di approdo e di
passaggio; vi sono 7 templi distribuiti sul territorio con utenze più ridotte.
• Emilia → centralizzazione della comunità religiosa attorno ai gurdwara di Castelfranco e
Fiorenzuola. Primo gurdwara fondato nel 1991 a Rio Saliceto (Emilia Romagna); nel 2000 a
Novellara primo tempio di proprietà di un’associazione di Sikh. Polo di attrazione verso il
nord, frequentato da nuclei ricongiunti di famiglie residenti che si spostano con mezzi
propri.
• Lombardia → numero alto di gurdwara (7 templi) proporzionato alle presenze sul
territorio, molti sono di proprietà e fungono da riferimento per le comunità locali di fedeli.
38% della popolazione indiana italiana (dati 2011); si tratta di una presenza radicata e
inserita in industria e agricoltura.
• Veneto → 7 gurdwara proporzionati alla presenza della popolazione; maggiore presenza
dei gurdwara ravidasi (lavorazione della pelle – caste di bassa estrazione), alcuni collocati a
distanze ravvicinate (forse per delle scissioni).
Le comunità religiose delle regioni settentrionali hanno minor decentramento territoriale rispetto
a quelle del centro sud, possono quindi accogliere più fedeli e avere una maggiore stabilità,
nonché un maggiore benessere economico.
Elementi di eterogeneità e aspetti comuni tra i gurdwara italiani
Eterogeneità interna, ma vi sono degli aspetti ricorrenti:
▪ Organizzazione gestionale → associazione registrata, con comitato gestionale che prevede
ruoli dirigenziali e comitato allargato per la vita organizzativa del luogo di culto e per le scelte
religiose. Alcune hanno permessi per esercitare attività culturali, altre solo associazioni
religiose.
Centralizzazione della leadership e continuità nell’organizzazione delle attività religiose e
culturali, a fronte dei predicatori temporari e itineranti (non esiste un clero). Il granthi (custode
e responsabile del luogo di culto), ingaggiato anche dall’estero, oltre al culto domenicale,
svolge anche cerimonie pubbliche. Il granthi è un iniziato al Khalsa (= confraternita dei puri,
gruppo di santi - guerrieri che ha il compito di difendere il sikhismo), che è in grado di leggere il
libro sacro, di accudirlo e di essere adeguatamente le liturgie del culto, ricevendo in cambio
ospitalità nel gurdwara, cibo e un compenso in denaro.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
▪
▪
▪
▪
Punto di vista strutturale e architettonico → capannoni industriali riadattati. Presenza
segnalata da bandiera rettangolare all’ingresso principale. Analoga distribuzione degli spazi.
All’interno i gurdwara presentano un’analoga disposizione degli spazi:
- nella sala di preghiera: baldacchino sotto cui è riposto il Guru Granth Sahib in posizione
rialzata, ai suoi piedi vi sono il salvadanaio per le offerte, un tappeto lungo che divide in due
parti la sala della preghiera (a dx uomini, a sx donne, non è tassativo), degli ornamenti e di alto
c’è una pedana su cui stanno i ragi, cioè coloro che cantano parti del libro sacro;
- sala in cui viene riposto il libro sacro,
- il refettorio,
- la cucina.
Liturgia → schermi che riportano le parole del libro sacro in punjabi e in inglese. Numero di
partecipanti molto variabile a seconda del contesto locale e delle feste religiose.
Promozione di attività filantropiche → ospitalità, raccolta fondi, attività sulla multiculturalità
con le amministrazioni locali.
Attività dei templi → insegnamento del punjabi e catechesi + sikh camps estivi.
Il pluralismo interno ai sikh
Pluralismo→ a fianco di associazioni tradizionali, denominate Singh Sabha (= raduno dei sikh), ve
ne sono altre che fanno riferimento all’appartenenza a una casta (il significato che le caste
assumono nel sikhismo è molto diverso da quello che hanno nell’induismo; infatti, la religione sikh
afferma che la salvezza non dipende dalla casta. Per quanto rifiutate dalla dottrina, le caste
rimangono dei criteri identificativi importanti che condizionano le pratiche e le relazioni sociali) +
Ravidas.
Inoltre, il pluralismo è dato anche dalla presenza del Khalsa, che origina una divisione fra coloro
che pensano di mettere in pratica fino in fondo la parola di Dio e tutti gli altri, creando così una
gerarchia interna.
I sikh vengono considerati come una comunità unita e coesa, quindi si sottovalutano le dinamiche
interne.
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3. I musulmani e i loro luoghi di culto
Chi sono i musulmani?
Tipologie differenziate → diversa intensità di esperienza (rapporto distanziato con la pratica;
credenza vissuta internamente e pratica discontinua; estremo presidio identitario).
Natura pluridimensionale: l’islam presenta una complessità dal punto vista sociologico, con una
conseguente pluralità di piani analitici → identità plurima: appartenenza contemporanea a più
contesti, modelli comportamentali, stili di vita e territori. Si pone un problema di riconoscimento.
Aspetti comuni dell’Islam
Il testo Sacro di riferimento è il Corano: gli ahadith (raccolta di detti e fatti del profeta).
5 pilastri dell’Islam:
1. professione di fede in Dio (Allah) e Maometto (suo profeta)
2. preghiera quotidiana
3. elemosina legale
4. digiuno durante il Ramadàn
5. pellegrinaggio alla Mecca.
I musulmani d’Italia
Il caso italiano si distingue da quelli europei a causa di un’immigrazione relativamente recente:
• Anni ‘70 insediamenti di tunisini in Sicilia;
• Anni ‘80 marocchini, senegalesi, somali;
• Anni ‘90 ampliamento immigrazione dal Maghreb, Balcani, Sudest asiatico (Bangladesh e
Pakistan); in questi anni la società fatica a integrare gli immigrati e ci sono tentativi di
governare i flussi migratori.
La componente musulmana sembra restare un corpo estraneo rispetto allo spazio reale della
cittadinanza. Scenario internazionale: condizionato dall’11 settembre 2001, dai conflitti in Bosnia,
Cecenia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, dalla primavera araba e dagli attentati terroristici in Europa
→ emerge un’immagine di mondo musulmano omogeneo anti-occidentale.
Presenza musulmana: secondo Caritas/Migrantes vi sono oltre 1.600.000 presenze, di cui la
maggior parte viene dal Marocco, Albania, Tunisia, Egitto, Bangladesh, Pakistan, Senegal, Algeria;
si tratta del secondo gruppo religioso in Italia dopo i Cattolici.
Distribuzione sul territorio: presenza diffusa su tutto il territorio, ma con una prevalenza in base
alla rilevanza economica delle singole regioni, tende cioè a ricalcare la geografia del mercato
(Lombardia, Emilia, Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana. Sud lavoro stagionale). I musulmani sono
inseriti in buona parte nei diversi settori occupazionali del manifatturiero e del commercio; sta
crescendo la loro presenza nei servizi: kebabberie, phone center, ect.
Cresce l’economia etica: si registra, cioè, la tendenza a vivere con intensità il proprio radicamento.
Islam locale → buona e fruttuosa collaborazione con gli altri attori locali.
La crisi economica sembra aver determinato l’arresto della crescita delle presenze derivati
dall’immigrazione e anzi segnala un flusso in uscita.
La presenza islamica si è costituita in tempi relativamente rapidi, è un islam migrante segnato dalla
congiuntura politica e culturale dei paesi di origine; è diventato più visibile attraverso le seconde
generazioni.
Associazionismo→ L’islam entra nello spazio pubblico attraverso momenti aggregativi, che fanno
prevalere la tutela del loro profilo identitario; l’associazionismo religioso è predominante rispetto
alle aggregazioni di carattere nazionale, linguistico o ideologico.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Importanza degli italiani convertiti che hanno accompagnato la crescita della presenza islamica in
Italia, svolgendo anche ruoli determinanti per decidere l’orientamento e le forme di
comunicazione delle diverse organizzazioni islamiche.
Per una mappa delle moschee e dei luoghi di preghiera
Mappatura in collaborazione con Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia e
la Comunità religiosa islamica, aiuti attraverso stampa nazionale e locale, ricerca in rete
(denominazione, indirizzo, nome del referente).
Masajid e Musallayat
▪ Masajid = Moschea
Luogo la cui struttura architettonica contempla una serie di caratteristiche riferite al modello della
ka’ba: cortile per le abluzioni, sala di preghiera, minareto. Simbolo di manifestazione pubblica
della centralità della pratica religiosa musulmana ed evocazione dell’orizzonte culturale per via
della presenza di attività culturalmente rilevanti (in molte moschee in passato sono nate delle
università).
▪ Musallayat = Sala di preghiera
Recupero di spazi esistenti adattati alle esigenze del servizio religioso; in Italia ci sono
prevalentemente questi luoghi.
Per la mappatura è stato difficile differenziare le sedi di preghiera da spazi privati ma usati
collettivamente + verifica dell’effettiva esistenza di una realtà. Le organizzazioni, dal punto di vista
giuridico (tranne la moschea di Roma, gli altri luoghi sono privi di rilevanza giuridica), sono singole
associazioni di volontariato.
▪ Centri islamici
A seconda delle dimensioni, della varietà delle funzioni e dalla prevalenza di visitatori. Ci sono
spazi per la preghiera e per attività formative e culturali. Spesso fungono da coordinamento per la
comunità islamica della città o della provincia. Sviluppo di attività di tipo assistenziale.
▪ Confraternite sufiche
Specificità etnica e molti italiani convertiti.
La geografia delle moschee ricalca la distribuzione dei migranti: molte sono situate al nord e nelle
grandi città industriali, meno al sud.
Le organizzazioni islamiche in Italia oggi
Avvicinandosi ai giorni nostri possiamo riscontrare il profilarsi di due tendenze:
1. costruzione di un islam italiano (aggregazione, riconoscimento della dimensione italiana,
apporto dei convertiti);
2. costruzione di un islam etnico - nazionale (provenienza omogenea e patrocinio degli stati
esteri) + movimenti di coordinamento (organizzazioni per cercare forme di confronto e
cooperazione es. UCOII e CII).
Diritto italiano e diritto coranico a confronto
Proposta di un ammodernamento del diritto creando una giustizia parallela per il mondo
musulmano, capace di giudicare dall’interno (giustizia dal di dentro) la vita della comunità, perché
si ritiene che i giudici statali italiani siano ignoranti o insensibili nei confronti delle controversie
tipicamente musulmane (non sono in grado di risolvere adeguatamente le controversie islamiche,
a volte vi è conflitto fra il diritto islamico e quello italiano).
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4. L’oriente italiano
L’intensificarsi dei flussi migratori provenienti dall’Asia, insieme al lento indebolimento del
monopolio cattolico, ha determinato l’aumento di gruppi e tradizioni che si rifanno a esperienze
religiose. Para - religiose o spirituali di origine orientale.
Il buddhismo e l’Unione
Siddharta Gautama → fondatore, nato intorno al 500 a. C. in Nepal.
Il buddhismo, attraverso la pratica della meditazione e l’assunzione dei corretti comportamenti e
precetti, permette al praticante di raggiungere l’estinzione nel nirvana, che conferisce la
condizione di illuminato, di libertà dalla sofferenza dovuta al ciclo di morte e rinascita cui tutte le
creature viventi sono sottoposte.
In tutte le principali tradizioni ci si richiama alle quattro nobili verità e all’Ottuplice sentiero; una
particolare attenzione è data in genere alla non - violenza e allo sviluppo di sentimenti di amore e
compassione.
Le principali scuole buddhiste in Italia:
• Buddhismo Theravada o della foresta: corrente più ortodossa (scuola degli anziani), si basa
sul Canone pali (prima testimonianza degli insegnamenti del Buddha storico); in Italia è
legata soprattutto all’immigrazione singalese.
• Buddhismo Mahayana (“Grande veicolo”): approccio collettivo all’idea di Nirvana che si
realizza nella figura del bodhi, il quale ritarda la sua estinzione nel Nirvana per aiutare tutti
gli altri ad entrarvi; la perfezione non è raggiungibile sulla terra.
• Buddhismo Zen: enfatizza la meditazione come mezzo per il risveglio spirituale.
• Buddhismo tibetano o Vajrayan: figura del Lama, tradizione tibetana.
• Buddhismo occidentale o sincretico: fusione del cristianesimo con principi buddhisti.
UBI (= Unione Buddhista italiana) è stata fondata nell’85 per tutelare gli interessi della crescente
comunità buddhista italiana, sviluppando relazioni tra i vari centri buddhisti e facendosene
portavoce. Intesa siglata nel 2007 ma non ancora ratificata.
80.000 praticanti di cui 20.000 immigrati; la maggior parte dei centri affiliati è di tradizione
tibetana o zen.
Centri importanti → Istituto Lama Tzong Khapa (Toscana) + Monaster Shonozan Fudenji (zen,
Salsomaggiore) + Monastero theravada thailandese di Santacittarama (Roma).
La Soka Gakkai
Soka Gakkai è un nuovo movimento religioso che si rifà alla tradizione buddhista giapponese nato
nel XIII sec. Il buddhismo della Soka Gakkai si fonda sulla recitazione di versi scelti del Sutra del
Loto; la preghiera ti permette di entrare in contatto con il flusso della vita.
Dopo la seconda Guerra Mondiale si diffonde molto rapidamente, affiancando al suo movimento
anche diverse istituzioni educative.
La comunità italiana costituisce la più grande organizzazione europea. La sua presenza risale agli
anni ‘60, ma si radica alla fine del decennio successivo; con l’inizio del nuovo millennio subisce una
battuta d’arresto. La sua sede centrale è a Firenze e conta 60.000 unità, attualmente è in rapida
espansione; non fa parte dell’UBI.
I nuovi movimenti religiosi giapponesi e Sukyo Mahikari
Pur essendo molto difficile identificare l’esperienza religiosa come fenomeno identitario a sé
stante, è utile notare la particolare presenza delle cosiddette “nuove religioni”; anche nel nostro
paese sono presenti:
Tenrikyo → setta shinto fondata nel 1838 e presente in Italia con un numero limitato di individui;
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Shinnyo-en → movimento religioso buddhista di tipo esoterico shingon fondato nel ‘51 e presente
in Italia dagli anni ‘80 per via dell’immigrazione giapponese. La sua dimensione è ancora
tipicamente etnica, sono poche centinaia gli aderenti tra cui diversi italiani.
Sekai Kyusei Kyo → attiva in Italia dagli anni ’90, usa pratiche e terapie curative alternative.
Sukyo Mahikari → movimento religioso sincretico fondato nel ’48, che attraversa vicende alterne.
Conta nel mondo 400.000 praticanti (grazie all’immigrazione giapponese); in Italia arriva nel ‘74 e
ha più di 6.000 presenze.
Caratteri comuni, condivisi da questi movimenti:
✓ Preminente figura del fondatore, modello di vita per i praticanti.
✓ Utilizzo di un framework accattivante nel definire il rapporto tra realtà terrena e il mondo
immateriale.
✓ Contenuto del messaggio di salvezza, che include la promessa di benefici materiali e
spirituali immediati legati alla conversione e alla pratica.
✓ Struttura organizzativa che trova nel leader il suo vertice.
Conclusioni
Crescente interesse verso queste nuove forme di religiosità, che sono sempre più presenti grazie al
fenomeno dell’immigrazione.
I praticanti italiani sono appartenenti alla classe media e operano nel settore della salute o
dell’istruzione, in maggioranza sono donne.
I centri e i templi si trovano nelle regioni dinamiche del nord, in Toscana e nel Lazio e nelle grandi
città; meno diffusi al sud e nelle isole. La diffusione è legata alla modernizzazione e alla presenza di
flussi migratori.
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5. Le chiese neopentecostali e carismatiche africane
Caratteristiche generali
Realtà relativamente nuova in Italia che nasce da un dinamico movimento di persone e di
creatività che hanno dato vita a un’espansione culturale senza precedenti nella storia del
pluralismo religioso.
Difficile da mappare per la vulnerabilità e la mobilità; punto di partenza delle rilevazioni ISTAT
sono le aree di residenza (di persone con permesso di soggiorno regolare). Due aree geografiche in
particolare: la provincia di Padova e la provincia di Vicenza (alta concentrazione di ghanesi).
Caratteristiche: proliferazione, mobilità e vulnerabilità
Denominazione dei gruppi presenti sul territorio italiano:
• Pentecostali → denominazioni protestanti o chiese indipendenti che fondano il proprio
credo nella conversione e nel battesimo dello Spirito Santo. Nascono nel XIX in America.
• Neopentecostali → movimento pentecostale di ultima generazione, si sviluppa in
autonomia dalle chiese pentecostali (aderiscono al credo pentecostale).
• Carismatici → possono essere pentecostali, cattolici, ortodossi e di altre confessioni
protestanti. Il loro credo è vicino a quello dei pentecostali, soprattutto per la centralità dei
doni dello S. Santo e della manifestazione di poteri carismatici come profezia, guarigioni,
miracoli, esorcismi, liberazioni, glossolalia. Nasce a metà del XX sec. Sono un’espressione
nuova della cristianità.
• Neocarismatici → evoluzione dei primi carismatici.
• Evangelici → credono nella conversione e nella rinascita nello S. Santo, riconoscono la
Bibbia come suprema autorità e credono nell’evangelizzazione (tutte le espressioni
cristiane posso essere definite evangeliche).
Storiografia delle chiese pentecostali e carismatiche nigeriane e ghanesi in Italia
Il percorso storico dell’attuale presenza delle Chiese nigeriane e ghanesi inizia alla fine degli anni
’80 - inizio ‘90; inizialmente nel sud e centro per poi spostarsi in Veneto e Lombardia. Ci furono
difficoltà di partecipazione e di integrazione con la società anche per via dello smarrimento
culturale e della mancanza di riferimenti comunitari.
Ripresa dei network sociali (gruppi di persone che tra di loro hanno legami sociali diversi, magari
sono colleghi) attraverso gruppi di preghiera alternativi proposti dalle chiese cattoliche o
protestanti (in particolare le Assemblee di Dio), che fecero molta fatica ad accogliere e soddisfare i
bisogni dei migranti (non c’era ancora la pastorale migrante). Inizialmente i leader non avevano
nessuna esperienza pregressa di leadership religiosa, ma avevano un solido capitale religioso
(conoscenza dei riti, liturgie, ect), accumulato come catechisti, diaconi o membri attivi nelle chiese
dei loro paesi di provenienza.
Distribuzione territoriale e stime sulla presenza nel territorio
Diversa distribuzione territoriale con specificità qualitative e quantitative legate alle diverse
comunità e ai percorsi migratori (mercato del lavoro e enclaves lavorative) → Maggiore presenza a
nord e in alcune aree specifiche del sud: Campania, Puglia e Sicilia (importante forza lavoro
nell’agricoltura).
Il modello missionario
Stretto legame tra i processi migratori internazionali e le traiettorie italiane delle diaspore
africane.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Modelli legati alle attività di evangelizzazione degli africani in Italia: Missione → la comunità dei
migranti, o la diaspora, sono il centro delle attività di evangelizzazione e promotrici autonome e
indipendenti della nascita di chiese esistenti nel paese d’origine.
Sei fasi:
1. arrivo migranti
2. insediamento lavorativo e familiare
3. formazioni di gruppi di preghiera che poi diventano chiese
4. contatto con la chiesa madre nel paese d’origine
5. invio missionari
6. consolidamento.
L’intervento della chiesa del paese di origine si configura nell’invio di pastori e amministratori e
nella formazione di leader locali.
Uno studio di caso: la Chiesa della Pentecoste in Italia (COP)
La COP nasce in Ghana nel 1937 quando un pastore irlandese fu inviato nella Costa d’Avorio (oggi
Ghana). A causa di differenze dottrinali si svilupparono la chiesa di Cristo e la Chiesa apostolica,
quest’ultima poi divenne la Chiesa apostolica della Costa d’oro. Dopo aver cambiato diverse volte
il nome a causa di vicende storiche, poi diventa COP.
Caratteristiche:
- centralità della Bibbia,
- battesimo dello S. Santo in Gesù Cristo,
- guarigione divina,
- grande progetto missionario.
In Italia la COP avvia la sua attività grazie a un gruppo di migranti a Castel Volturno e poi a Udine.
In pochissimi anni si moltiplicano le sedi che, in dieci anni, passano da 4 a 47 con 12 distretti
amministrativi. Nel 2011 le chiese sono 71 per 18 distretti, i membri della missione sono 7.900 e in
costante aumento. La nazionalità è prevalentemente quella Ghanese.
Proliferazione, mobilità, vulnerabilità
Estraneità alla realtà socioculturale e religiosa italiana → I culti sono in lingua inglese e si fatica a
comunicare in italiano, ostacolo per elaborare un progetto evangelico rivolto agli italiani.
In Italia il pentecostalismo si presenta come un mosaico di chiese con l’archetipo di “chiesaimpresaria carismatica”→ I leader creano collaboratori in grado di organizzare l’impresa collettiva.
La sua Struttura è fluida e leggera: unità territoriali legate a una sede centrale o a singole chiese.
Spostamento dei membri della comunità, che seguono il mercato del lavoro o rincorrono il pastore
con i doni carismatici più allettanti. La sopravvivenza delle chiese sembra legata alle vicende
dell’economia globale.
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6. Protestanti, evangelici, Testimoni e Santi
Presenze e dinamiche del protestantesimo storico in Italia
Presenza protestante in cinque grandi rami provenienti dalla Riforma Protestante, da cui partono
rami secondari:
• Chiesa valdese → tradizione calvinista
• Chiesa luterana → presente a Venezia dal XVI e oggi si esprime nella chiesa evangelica
luterana d’Italia.
• Chiese del grande risveglio → movimento spirituale di rinnovamento i cui principali eredi
sono il metodismo e il battismo.
• Chiese avventiste
• Chiesa pentecostale.
Valdesi. Emancipazione, radicamento, riconoscimento
Presenza modesta nei numeri che ha peso culturale, anche per la grande rilevanza storica.
Prime presenze in Piemonte e in Lombardia, ma la controriforma cerca di estirpare queste
presenze. Carlo Alberto apre nel 1948 ai diritti civili, ma non alla libertà religiosa. L’unità d’Italia
permette la riorganizzazione della ch su scala nazionale.
Dal 1979 c’è integrazione tra quella valdese e quella metodista, unendosi nell’Unione delle Chiese
metodiste e valdesi, condividendo lo stesso corpo ecclesiastico e lo stesso esecutivo.
La libertà religiosa è garantita dalla costituzione. Nel 1984 si fa l’intesa, che viene modificata due
volte (richiesta di accesso all’8x1000 e alle quote non esplicitamente destinate).
Valdesi e metodisti: una vocazione nella società
Valdesi
• Distribuzione sul territorio → principalmente nelle valli valdesi e nelle grandi città del nord
(Torino, Milano, Brescia, Bergamo) e del centro. La presenza al sud è meno rilevante, ma
con un importante impegno sociale (case di riposo, centri per giovani in difficoltà, incontro
e formazione).
• Caratteristiche → Importanza della rete delle comunità locali, delle opere con finalità
sociale e della cultura.
• Pastori → significativa presenza e ruolo delle donne. Età media circa 50 anni.
Battisti
• 5000 membri, un centinaio di chiese locali con concentrazioni in Puglia, Basilicata, Lazio e
Piemonte.
Avventisti
• Prima comunità si costituisce a fine ‘800 a Napoli, gli avventisti italiani sono circa 10.000
(25.000 se si contano giovani e simpatizzanti). Collaborazione con metodismo e
protestantesimo storico.
Il caso di studio dell’8x1000 ai Valdesi
8x1000 utilizzato per interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali. Escluso ogni utilizzo per
le attività pastorali, evangeliche e cultuali.
Gap: bassa consistenza numerica della comunità a fronte di un altissimo numero di donazioni.
Peso numerico e incidenza sociale
Il totale dei membri di tutte le chiese non supera le 50mila unità, ma la sua incidenza sociale è
altissima ed è frutto di una strategia che nei decenni ha imparato ad allargare e quantificare la
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
presenza del protestantesimo nello spazio pubblico, attraverso interventi culturali e presenza
costante sui temi scottanti.
La novità dell’immigrazione
L’immigrazione è un fenomeno di dinamizzazione. La nazionalità prevalente è quella ghanese e
dell’Africa occidentale, per i battisti dall’est europeo. Modello di chiese integrate che mira alla
piena inclusione degli immigrati nelle chiese italiane. Si prevede la costruzione temporanea di
chiese di immigrati costituite su base nazionale o linguistica. L’integrazione viene perseguita
attraverso la formazione interculturale dei pastori e della leadership.
Il pentecostalismo italiano tra esplosione e ricomposizione
Frammentazione → la chiesa è la congregazione, una comunità locale costruita sulla libera e
convinta adesione dei credenti. Ogni comunità ha assoluta sovranità.
Movimento pentecostale arriva grazie all’azione evangelica di alcuni immigrati all’estero.
L’avvento del fascismo segna una svolta per l’espansione del movimento (culto ammesso), ma
durante il fascismo cominciano il bando, la repressione e gli arresti che mettono in crisi la rete che
si stava organizzando.
Da movimento a denominazione
Nel ‘45 nuova denominazione come Chiesa evangelica protestante, con stretti rapporti con le
assemblee di Dio (ADI), costituitesi anche in Italia → nasce una denominazione centralizzata e
organizzata con statuto centrale e accreditata all’estero.
L’intesa diviene legge nell’88 (accesso 8x1000). Piano piano ci sono uscite dal ceppo storico delle
ADI.
La galassia
Ci sono due grandi realtà: ADI e Federazione chiese pentecostali (FCP). La FCP è orientata alla
collaborazione con il protestantesimo storico e ha facoltà di pentecostale di Scienze religiose.
Esiste anche la Chiesa evangelica della riconciliazione (particolare sensibilità ecumenica) e il
pentecontalismo di immigrazione (vedi cap. precedenti).
Chi federa chi?
Oltre alle ADI e alla FCP ci sono altri tentativi di ricomposizione di alcuni segmenti del mondo
pentecostale (nb. sovrapposizioni nelle rappresentanze attribuite alla situazione ancora fluida), tra
cui: la consulta evangelica (ha un ruolo importante per la ricomposizione frammentaria delle
chiese pentecostali), l’alleanza evangelica italiana, la commissione delle chiese evangeliche per i
rapporti con lo Stato e la Chiesa evangelica internazionale.
Guardando alla frammentazione della rappresentanza pentecostale, si deve prendere atto di due
forze: una è la tradizione congregazionalistica del movimento vs spinta centralizzatrice dello stato
italiano.
I testimoni di Geova tra riconoscimento e arroccamento
Risalgono a 100 anni fa.
Presenza: 3.000 congregazioni con circa 1.500 Sale del Regno e 250.000 evangelizzatori.
Diffusione dalle Valli Valdesi (la prima sede è a Pinerolo), si inizia con la conversione di una donna
valdese attorno alla quale si ritrovò un gruppo di studenti biblici con una prima diffusione nelle
province italiane nel nord e nel sud.
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Durante il fascismo i testimoni di Geova furono duramente colpiti (scotto per il millenarismo che
metteva in ombra lo stato etico delle dittature). L’attività riprese nel dopoguerra grazie a un attivo
proselitismo. La confessione ha crescita costante. Dal 2000 esiste un’intesa (cambiata nel 2007)
che però non è stata ancora approvata (ostracismo).
Sembrava essersi aperta una finestra per la partecipazione dei testimoni iniziative pubbliche e
interreligiose, ma il cambio di guida dell’organizzazione ha riportato all’(auto) allontanamento
della comunità.
Novità → consistente congregazioni di immigrati.
Paradosso → i Testimoni sono una comunità prevalentemente italiana che però rischia di
arroccarsi in sé, nascita di pregiudizi (nb. questione delle emotrasfusioni è molto delicata
soprattutto in materia di minori: da un lato lo stato in casi estremi può sottrarre la patria potestà,
dall’altro i genitori hanno il diritto di non assecondare la pratica terapeutica.
Il radicamento veloce dei mormoni
I mormoni si collocano dentro una tradizione giudaico - cristiana sconosciuta.
Caratteristiche → pur collocandosi nella tradizione giudaico - cristiana è legata all’americanità di
una confessione nata negli Usa (missionari americani). Non riconoscono il battesimo. Riconoscono
la Bibbia, ma anche il Libro di Mormon, il testo Dottrina e Alleanze (rivelazioni divine ai profeti del
XIX sec) e la Perla di gran prezzo (miscellanea dei testi del fondatore Joseph Smith). C’è uno studio
assiduo dei testi sacri.
Struttura organizzativa: ministri della confessione → presidenti di Palo e presidenti di distretto
(responsabili congregazioni di area) + vescovi e presidenti di ramo (responsabili di singole
congregazioni) + presidenti di tempio (cerimonie locali) + presidenti di missione (volontari).
Presenza: 25.000 (prevalentemente italiani) in 90 comunità locali (rioni e rami).
Origine nelle valli valdesi tra i riformati; inizialmente la missione non attecchì e fu solo negli anni
‘60 che la chiesa riorganizzò la sua presenza radicandosi in alcune basi militari americane.
Intesa firmata nel 2007 → Assistenza religiosa + scuole paritarie + effetti civili matrimonio + tutela
edifici di culto e beni ecclesiastici + ricerca genealogica (possibilità di battezzare dopo la morte).
Motivi per cui l’intesa è stata raggiunta alla svelta è il fatto che lo stato privilegia le comunità
organizzate e centralizzate + legame con gli Usa + immagine di rassicurazione sociale che
trasmettono i mormoni( no alcool, no fumo, ect).
7. L’ebraismo: una memoria viva
Ebrei d’Italia
Gli ebrei italiani sposarono senza troppe difficoltà la tendenza riformata, lasciando a poche
comunità l’osservanza integrale dei precetti (bipolarismo: stretta osservanza vs.
ammodernamento).
Dopo il fascismo la presenza era di circa 30.000 ebrei a fronte di una antecedente di 58.000. Gli
anni 50 furono un periodo di ricostruzione con sforzi per far rinascere la vita comunitaria, riaprire
le scuole e le istituzione.
La guerra dei sei giorni (1967) spinge gli ebrei a riflettere sulla loro identità. L’esposizione politica
che ne deriva permise di riaccreditare l’ebraismo come protagonista di una nuova pagina della
storia che si caratterizza in dialogo interreligioso e contributo culturale.
Le comunità ebraiche in Italia
Presenza: 21 comunità di circa 25mila persone. Comunità più grandi a Roma e Milano. 6 di medie
dimensioni a Torino, Firenze, Trieste, Livorno, Venezia e Genova.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
8. Studi di caso: Torino e Bologna
Chiese pentecostali di immigrati in Torino
Il pentecostalismo diasporico in Torino
Difficoltà nella classificazione delle chiese e dei movimenti pentecostali, perché ciascuna presenta
peculiarità legate alla storia e al contesto socioculturale in cui si è sviluppata.
Tipicità torinese: la formazione di nuove chiese per effetto dell’immigrazione. Le chiese hanno
avuto grande accoglienza da parte dei valdesi.
Funzioni sociali delle chiese:
- identificazione e protezione dei propri membri,
- mantenimento e riproduzione dei quadri sociali della conoscenza (originaria memoria miticosimbolica), che si trasformano in valori che danno senso all’esistenza individuale e di gruppo.
In questo contesto attribuiremo a queste chiese la connotazione di Chiese diasporiche, ovvero
chiese di immigrati che mantengono legami e rapporti con il luogo di provenienza.
Panoramica sulle ch pentecostali a Torino
Si sono prese in esame 35 chiese pentecostali.
La presenza pentecostale ha origine fin negli anni ‘20 e negli anni successivi si allarga (seconda
ondata di risveglio carismatico del movimento pentecostale) con una minore istituzionalizzazione
e grande importanza dei Carismi e del dialogo ecumenico. Nuovo panorama negli anni ‘90 per
l’aumento dei flussi migratori; nascono nuove chiese e movimenti pentecostali dell’immigrazione e
le chiese storiche vedono crescere la presenza di stranieri. Con l’immigrazione si ha una crescita
esponenziale del pentecostalismo caratterizzato in molti casi dall’azione di figure carismatiche.
Presenze → chiesa africana (nb. nigeriani) e chiesa etiope + chiesa brasiliana + altre realtà che non
si strutturano come chiese e che nascono con l’intento di operare in settori specifici (volontariato,
distribuzione Bibbie, pubblicazioni, missione evangelica).
Caratteristiche → Varietà di processi di fondazione + dinamicità + assenza di un’organizzazione
verticale e centralizzata + processo continuo di rinnovamento + conservazione della sfera
simbolica di una minoranza (recente i tentativo di superare i confini linguistici e la dimensione
etnica) + migranti di diversa origine – approccio transnazionale [Le chiese si allacciano a network
nazionali e internazionali e collaborano con le realtà del territorio (strategia di sopravvivenza +
strumento per diffondere il messaggio)] + centralità dell’evangelizzazione (importanza dei media).
Struttura e composizione interna
Ampia varietà di tipologie, ma con elementi comuni → centralità della figura del pastore
(eccezione Brehame Cristos in cui il culto viene officiato dagli anziani) + diaconi, diaconesse,
consigli di anziani, responsabili di settori e gruppi, a vote anche interpreti, addetti ai canti e alla
logistica.
Modello organizzativo orizzontale: approccio militante alla religione. Posizione delle donne →
prevalenza di donne tra i partecipanti ma con minore coinvolgimento nei ruoli istituzionali.
Funzioni di culto: si tengono la domenica + altre iniziative religiose. Espressione corporea della
potenza spirituale con invocazioni, danze e musica. Forte carattere emozionale. Importanza della
preghiera, del digiuno e degli studi biblici.
Attività e servizi in campo sociale: es. requisito per accedere alle comunità è l’uscita dai circuiti
dell’illegalità; solidarietà interna con sostegno per i membri; legame tra spinta transnazionale e
radicamento sul territorio.
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Luoghi e spazi: si collocano per lo più nelle periferie della città. Inizialmente in case private, poi in
sedi proprie.
Una regione ad alta densità multreligiosa. L’Emilia Romagna e Bologna
Emigrazione e pluralismo religioso a Bologna
Grande aumento dei residenti stranieri, soprattutto albanesi, rumeni, ucraini, moldavi e placchi.
Principalmente cristiani (soprattutto ortodossi) e musulmani.
L’indagine ha rilevato l’oscillazione fra due polarità: esclusivismo - inclusivismo → spinta a
riprodurre la vita abbandonata (dialetto, abitudini, credenze) ma anche desiderio di aprirsi a
solidarietà più vaste.
L’immigrato vive la sua integrazione frammentata alternando il tempo del lavoro, in cui
prevalgono i ritmi della società ospitante, e il tempo libro, nel quale, grazie alla religione, si vive
ancora il contesto locale.
Islam
122 luoghi di culto.
Dinamica inclusione - esclusione → islam etnico che si intreccia con un islam multietnico delle
maggiori moschee.
Protestanti e pentecostali
13 chiese con immigrati di varia provenienza (prevalentemente africani). Le comunità nascono
spontaneamente; delle 6 comunità etniche censite, 5 sono ospitate nei locali di una chiesa
pentecostale interetnica gestita da un pastore italiano.
Ortodossia
A Bologna si rintracciano 4 giurisdizioni (russa, romana, greca e copta) con 7 congregazioni, ma i
luoghi di incontro sono senz’altro più numerosi. In Emilia - Romagna c’è il 23% di parrocchie
nazionali (grande strutturazione della presenza ortodossa); le parrocchie spesso sono ospitate in
cappelle o chiese cattoliche in disuso.
I cattolici “etnici”
Comunità immigrate (filippini, romeni, cinesi, polacchi, srilankesi, arabi) che hanno bisogno di
conservare aspetti importanti della loro cultura e ripristinare la dimensione comunitaria. La
parrocchia è il primo vincolo d’integrazione tra l’immigrato e la comunità ospitante. Le comunità
più lontane tendono a privilegiare l’etnia. Le comunità sono luoghi d’incontro e di sostegno
materiale e psicologico.
I tamil dello Sri Lanka
Tamil = entina dello Sri Lanka in competizione con l’altra etnia prevalente di quella nazione: i
singalesi.
Piccola comunità tamil dello Sri Lanka studiata da Natali.
I locali per le cerimonie e i riti sono le medesime di quelle destinate alle lezioni di lingua oppure
vengono utilizzate case private. Si riproducono su scala miniaturizzata i riferimenti simbolici della
religione. Aggregazioni senza luoghi specifici che tendono ad essere esclusive.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Altre religioni
La comunità ebraica, i Testimoni di Geova (5 sedi), Scientology (2 sedi), i massoni (4 sedi),
assemblee di matrice hindu o buddhista (7 sedi) e la New age o esoterismo (11 sedi).
L’Islam in Emilia-Romagna
L’esperienza islamica in Emilia R. è mutevole, sommersa e in piena crescita (da 22 a 122 centri in
pochi anni). L’Emilia è il polo attrattivo delle umma italiana con il più alto numero di moschee in
base alla popolazione residente e con oltre 165mila fedeli.
I luoghi di culto sono sfuggenti per la continua apertura e chiusura → ciò ne rende difficile la
mappatura; mezzi utilizzati: internet, il passaparola, la stampa giuridica specializzata, i partiti di
destra (Lega Nord).
Bologna ha 28 luoghi di culto con una forte presenza di sale etniche + esperienza ahmadiyya
italiana + presenza fortemente istituzionalizzata ma in grado di sfuggire al controllo delle
istituzioni.
L’ombrello pentecostale: il caso della chiesa Eben Ezer
Alla periferia di Bologna c’è un luogo di culto pentecostale in cui hanno sede 7 comunità. Lo stabile
in cui si riuniscono è di proprietà privata ed è composto da due edifici adibiti a sale di preghiera e a
casa di accoglienza.
La chiesa cristiana Eben Ezer
Chiesa Elim → emanazione di una chiesa madre precedente → Il pastore diventa responsabile di
una comunità che cresce e di cui è attento. Ospita sotto il suo tetto altre chiese (che pagano un
affitto), creando un senso di comunità e coinvolgendo chi non parla italiano.
C’è anche una casa di accoglienza con un dormitorio, una mensa e una zona per gli uffici: vi
abitano famiglie intere, che sono in difficoltà.
Comunità presenti:
• Filippina → di antica immigrazione, è radicata sul territorio. E’ una comunità battista
Pilgram composta da 30 fedeli. E’ affiliata alla comunità di Eben Ezen da 9 anni e non ha un
pastore residente. Le attività religiose si svolgono di domenica (ore 9-22) e ogni momento
è di condivisione. Il senso di comunità passa dal linguaggio e dall’appartenenza etnica.
• Cinese → piccola comunità con tanti giovani. Aiuta nello sradicamento dal proprio paese,
perché permette di avere una rete di conoscenze e di relazioni. Non c’è pastore ma
volontari che si alternano. Attività in settimana ma soprattutto nel week end.
• Eritrea → piccola comunità di 10 persone (in precedenza ospiti dei valdesi). Sperano di
trovare un loro posto. Incontri di domenica e in case private in settimana
Tendenza generale: non ancoramento a un luogo ma disponibilità alla mobilità in base alle
esigenze.
[Fare un capitolo a scelta tra il 9, il 10, l’11 e il 12 - le conclusioni e la parte metodologica
sono da fare per intero, come la prima parte del testo].
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9. Studi di caso: Roma, Castel Volturno, Palermo, Mazara
del Vallo
Religioni a Roma. La complessa articolazione delle diverse presenze
Molteplicità di religioni. Difficile parlare di secolarizzazione (cfr. Joas) → Richiesta del sacro come
re - incantamento, anche se le chiese istituzionali fanno fatica a trovare il linguaggio adatto per
esporre in modo attrattivo i propri contenuti.
La multireligiosità romana: stime, luoghi, presenze
I centri religiosi sono luoghi a più volti per l’immigrato.
In dieci anni il tasso di crescita degli immigrati si è triplicato e l’età media è di 30 anni (lavoro di
mappatura è un work in progress) → nazionalità presenti: romena, filippina, polacca, bengalese,
albanese, peruviana, ucraina, cinese, moldava.
Religioni
• Ortodossa: struttura coesa e organizzata → preponderanza di chiese proprie dedite a
servizi religiosi + significativi centri assistenziali e comunità culturali.
• Protestante: forte eterogeneità → aiuto prevalentemente sociale e culturale.
• Ebrei: 6 templi di riferimento, che sono il fulcro di attività formative, divulgative e di
condivisione.
• Musulmana tra la Grande moschea di Roma e le moschee minori → si basano su centri
culturali, seguendo la fusione tra lato religioso e lato culturale.
• Orientale: templi organizzati in associazioni che hanno l’obiettivo di porre l’istanza
culturale oltre a quella religiosa.
Luoghi: diversi locali a Roma e in provincia oltre che spazi forniti da associazioni ed enti (anche
laici) radicati da tempo nel territorio. Alcuni centri fungono da supporto per gli migranti e i
bisognosi senza avere funzioni di culto.
• Roma → ricchezza di situazioni, scenario connesso con i centri di potere.
• Provincia → situazione che segue dinamiche più concentrate con conformazione a macchia
di leopardo.
I volti, le origini e le comunità
Nazionalità inteso come concetto flessibile.
I centri di incontro e di preghiera presentano una vastissima casistica:
• Comunità di preghiera
• Comunità religiose
• Comunità culturali
• Centri assistenziali.
Le chiese evangeliche africane lungo la via Domitiana di Castel Volturno (provincia di
Caserta)
Circa 15mila immigrati dall’Africa centro - occidentale.
Immigrazione è un processo trentennale connesso alla manodopera stagionale, al costo basso
della vita e alla disponibilità di abitazioni ed ex case di villeggiatura. Interrogativi sulle connessioni
tra migrazioni e malavita.
Nascita repentina di chiese evangeliche a partire da anni ‘90 a causa di soldati americani di istanza
nella base Nato + proliferazione luoghi africani.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Le chiese evangeliche africane a Castel Volturno
Sono presenti più di 40 chiese evangeliche africane, in maggioranza pentecostali e indipendenti:
15 congregazioni di base etnica quasi tutte registrate come associazioni culturali.
3 tipologie:
• Chiese rigenerate: comunità fondate negli anni ‘80 dai militari Usa, che sono state
rivitalizzate dall’arrivo degli immigrati (utilizzo di immagini e di simboli che richiamano
all’America anche senza un diretto legame). Il percorso formativo dei pastori è chiaro e
documentato; all’attività religiosa vengono affiancate attività di tipo civile.
• Chiese con una leadership forte: leader riconosciuto e carismatico, spesso fondatore della
chiesa, con formazione non sempre documentata e la legittimazione avviene con il
racconto di una storia di predestinazione. Il leader rappresenta la comunità all’esterno. La
comunicazione pubblica è un elemento fondamentale per la trasmissione della parola e il
rafforzamento della collettività. Uso del gospel = forte carica spirituale.
• Chiese comunitarie: congregazioni con caratteristiche variegate, ma accomunate dalla
presenza di una comunità forte e coesa. Il pastore è leader morale e spirituale, ma non è
predominante; è affiancato da ministri e anziani.
Elementi comuni:
- uso lingua inglese,
- leader maschi di 30-40 anni,
- funzione domenicale di 4 ore centrata su predicazione del ministro,
- età media fedeli bassa,
- sostentamento dalle decime dei fedeli.
Ragioni del fenomeno:
- nascita da località circostanti e poi trasferite per alta disponibilità di locali,
- dinamiche competitive tra leader,
- presenza di un «mercato religioso aperto»,
- ruolo del gospel (affrancamento dalle difficoltà dell’ambiente esterno),
- capacità di rilanciare contenuti profondamente interiorizzati dalle comunità.
Slittamenti denominazionali e prospettive future
Ruolo delle chiese: socializzazione e costruzione reti sociali a forte solidarietà interna per ridurre
l’ansia causata dallo spostamento → I fedeli scelgono la chiesa soprattutto in base alla prossimità
culturale (legame con il paese d’origine).
Lo slittamento denominazionale è favorito dalla capacità di rappresentare una continuità rituale e
spirituale con la realtà di patria → Veicolo per la formazione di civic citizenship degli immigrati vs
rischio di ghettizzazione dovuto alla mancanza del riconoscimento istituzionale.
Tunisini a Mazara del Vallo: esempio di umanesimo temperato
Mazara del Vallo (Sicilia) ha 3.000 stranieri residenti: prima ondata negli anni’ 80. La città è
storicamente punto di contatto arabo - islamico (ciò si vede già nella struttura della città stessa).
Comunità stanziale tunisina nella Casbah (antico centro storico); essa è stata accolta in maniera
passivamente tollerante, vive una coabitazione senza troppi pregiudizi. Gi stranieri sono impegnati
nell’agricoltura e nei mestieri del mare. C’è un forte richiamo alla cultura originaria; c’è la moschea
(garage) e alcuni circoli frequentati da soli uomini, esercizi commerciali, scuola elementare
tunisina.
La città accoglie ma non interagisce: forme di isolamento e di emarginazione. Contatti
principalmente nel mondo del lavoro. Tentativo di integrazione da parte della chiesa cattolica e
della Caritas.
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Sperimentazione di un nuovo concetto di polis? Deve passare dall’istituzione scolastica, ma per il
momento permane il pregiudizio (nella scuola tunisina non si insegna l’italiano e nella scuola
pubblica l’insegnamento dell’arabo e della cultura araba sono facoltativi: ciò crea grossi problemi a
livello d’integrazione e di formazione scolastica).
Proposta: Umanesimo temperato incentrato sul rispetto della diversità e che rinvigorisce l’idea
dell’umanesimo integrale con l’idea della compresenza necessaria.
Migranti e luoghi di culto islamici e pentecostali a Palermo
Quadro molto variegato per la presenza di comunità che si sono insediate con modalità e tempi
diversi 15mila musulmani (principali Bangladesh, Tunisia, Marocco, Senegal), adottano un sistema
di autogestione (scelta di uno spazio adatto e quota partecipativa per affitto e utenze). Presenza di
molte sale di preghiera.
Protestantesimo pentecostale si è diffuso mediante la predicazione di leader provenienti
dall’Africa occidentale; inclusi in chiese già esistenti, costruiscono poi comunità indipendenti a
composizione mista.
Spostamento delle chiese africane per via dei disagi economici e del malcontento del vicinato.
Prevalentemente si tratta di chiese di prima generazione con pastori di 50 anni che svolgono un
ruolo di sostegno per la comunità.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
10. I tamil in Emilia-Romagna e in Sicilia: identità e
meticciamenti
Una realtà religiosa sommersa: l’induismo tamil srilankese in Emilia
Le pratiche religiose comunitarie dei tamil possono essere considerate delle pratiche sommerse
per la mancanza di comunicazione esterna e della assenza di partecipazione non tamil.
Luoghi: per il culto sono gli stessi delle lezioni di lingua. Le cerimonie sono il corollario delle
manifestazioni delle associazioni culturali e hanno una connotazione educativa (apprendimento
delle basi della tradizione hindu). Gli spazi sono utilizzati collettivamente; oltre a questi vengono
utilizzati spazi di culto domestici (puja per adorazione con immagini di Dio e dei defunti della
famiglia). Infine vi è uno spazio intermedio – altari nei negozi.
Caratteristiche: non vi è alcuna apertura agli esterni, invisibilità + apprendimento delle lingue. Es.
Centro culturale Zonarelli: i tamil stanno nascosti al piano di sopra, i bengalesi occupano la sala al
piano terra per questioni di lingua; è da sottolineare la funzione socializzante delle feste religiose.
A causa dell’assenza di edifici dedicati e per la mancanza di specialisti rituali hanno realizzato un
tempio Parvati in un alimentari di Reggio. Tamil cattolici → non esclude la devozione alle divinità
hindu accanto a figure della devozione cattolica.
I tamil e gli altri migranti. Sincretismo e intercultura a Palermo
È la comunità più grande d’Italia e la terza nel mondo; è comunque un fenomeno sommerso.
Peculiarità = sincretismo: devozione per santa Rosalia sia da parte dei tamil cattolici sia da parte di
quelli induisti (abitudine di buon vicinato).
Altro esempio di sincretismo è dato dai Rom con la festa di San Giorgio → unione di sincretismo
precristiano a quello cristiano-ortodosso a quello musulmano. La partecipazione dei rom
musulmani conferma la configurazione sincretica del culto di Santa Rosalia.
Il sincretismo è al cuore di ogni conversione → espressione culturale sempre creativa → il vivere
in un paese a maggioranza cattolica spinge molti migranti a un sincretismo nuovo che si realizza
nella rinuncia alla propria diversità religioso-culturale in nome di una nuova appartenenza
originata dall’esperienza positiva della solidarietà ricevuta. Tipico dei gruppi marginalizzati.
Nuovo sincretismo della globalizzazione → per un pubblico definito, per periodo di tempo limitato,
forme relativamente autonome.
Sincretismo = processo poliedrico di trasformazioni che coinvolge alcuni tipi di marginalità
sociale, tra cui i migranti. Rischio di riprodurre un rapporto di tipo postcoloniale; altri rischi di tipo
culturale vi sono per i bambini, perché avere un’educazione religiosa e culturale confliggente con
quella mainstream può avere conseguenze nefaste per la sua esistenza ed integrazione.
* note sull’importanza dell’ insegnamento delle religioni a scuola, non solo monopolio cattolico
(discutibile).
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11. Cattolici dal mondo in Italia
Il cattolicesimo composito del terzo millennio
Il cattolicesimo mostra una rinnovata vitalità → aspetto diversificato del cristianesimo a causa
delle migrazioni di diverse culture e religioni, che permettono di dare una nuova configurazione
alla religione cattolica che può diventare un fattore propulsivo e strumento inclusivo e rafforzativo
di identità etnica.
Centri pastorali (CP) per immigrati cattolici
Negli ultimi vent’anni con l’incremento dei flussi migratori sono sorte diverse strutture pastorali
per garantire assistenza religiosa ai cattolici stranieri, coordinati dalla Fondazione Migrantes, dalla
Commissione episcopale per le migrazioni e dal Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e
gli itineranti.
Tipologie delle strutture (formali e informali):
- missio cum animarum (gruppi non stabilizzati),
- parrocchia personale etnico - linguistica (consistenza etnica),
- parrocchia locale con missione etnico - linguistica o rituale (parrocchia cura uno o più gruppi
stranieri).
A oggi vi sono circa 700 sedi ma con difficile ripartizione nelle tipologie → la maggior parte sono al
nord. I centri spesso si inseriscono nella giurisdizione parrocchiale.
Nord: prevalgono quelli ucraini;
Centro: i filippini;
Sud: ucraini;
Isole: srilankesi.
La maggior presenza di centri per ogni nazionalità è giustificata da una diversa organizzazione per
avere maggior capillarità sul territorio. I cappellani etnici seguono parecchi CP in tutta la regione,
così come i coordinatori nazionali. Alcuni CP possono comprendere più nazionalità (es Bassano con
filippini e ghanesi).
Uno sguardo sul territorio delle Tre Venezie
Nella zona del Triveneto vi sono 115 CP in 15 diocesi. La distribuzione rispecchia l’incidenza della
popolazione straniera nelle province.
Nazioni: ucraini, rito bizantino, ghanesi, polacchi albanesi.
Caratteristiche: la responsabilità di chi gestisce il CP sembra simile a un parroco (in pochi casi,
infatti, la gestione viene condivisa con alcuni laici e suore missionarie). La numerosità dei
partecipanti è molto variabile. La messa è celebrata da un prete della stessa lingua e nazionalità (si
inseriscono anche corsi di italiano - pochi casi). L’offerta pastorale è piuttosto articolata: sostegno
alla cultura religiosa del paese d’origine, incontri di preghiera e di ascolto della Parola, la catechesi,
ect. E’ sviluppata l’organizzazione dei pellegrinaggi e l’allestimento di feste del patrono del paese
d’origine (es. Ucraini e S. Antonio) + celebrazione delle feste nazionali de paesi d’origine.
Diventano occasioni per l’apertura con l’esterno e luoghi di interazione. La collaborazione con le
parrocchie avviene nei momenti più importanti dell’anno liturgico; in rari casi alcuni membri del
CP fanno parte del consiglio pastorale della parrocchia e si fanno portavoce delle istanze e dei
bisogni del Centro a cui appartengono.
I rapporti con le altre chiese non sembrano molto sviluppati e quelli con gli enti locali e del
territorio sono discreti: alcuni CP lavorano con comune e con la Caritas. Significativa l’associazione
Rasom per la promozione della cultura ucraina con apertura verso il territorio. Comunque i
rapporti sono generalmente piuttosto modesti.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
I cattolici - immigrati in Emilia Romagna
Unità operativa di Bologna: studio cattolici immigrati presenti sul territorio. Due obiettivi della
ricerca:
- rilevare la presenza dei vari gruppi di immigrati (numeri, provenienza, nazionalità, ect);
- approfondire gli aspetti relativi a pratiche simboliche e rituali che posso definire meglio il
percorso di integrazione di identità dei relativi gruppi.
È chiaro e lampante il singolare pluralismo religioso presente nel nostro paese che a livello
culturale e valoriale contraddistingue l’Italia per una religiosità cattolica a geometria variabile,
laddove il peso e il ruolo della chiesa cattolica appare più stabile rispetto ad altre realtà europee,
pur dovendosi confrontare con i flussi migratori e le sfide che essi comportano.
Per la mappatura si sono utilizzati prima dei questionari telefonici per lo più con domande a
risposte chiuse, poi interviste di profondità a figure istituzionali di riferimento.
Problemi riscontrati: difficoltà di comprensione della lingua e non reperibilità di alcuni referenti.
Emerge l’immagine di una realtà estremamente composita e di recente acquisizione; ragione per
la quale l’identità delle comunità cattoliche è ancora in divenire (le comunità sono di recente
costruzione, forte legame con la patria, la lingua e la cultura d’origine).
Si è ipotizzato che l’appartenenza a una comune religione può rappresentare un fattore
d’integrazione, di riscoperta della fede e delle tradizioni, rivelandosi una spinta al rinnovamento
per la chiesa cattolica.
Il ruolo della parrocchia è decisivo per l’integrazione → a volte le strategie di inclusione lasciano a
desiderare e non hanno grandi effetti.
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12. Le nuove generazioni
Le trasformazioni in atto
Grandi trasformazione delle società contemporanee portano con sé non soltanto divisione e
fratture, ma anche rinnovamento e cambiamento.
È necessaria una presa di coscienza della realtà in cui viviamo.
Un caso è costituito dai giovani musulmani → effetto 11 settembre: i giovani hanno vissuto
l’allarmismo sociale vissuto da quell’evento. La loro appartenenza all’islam è legata alla loro
condizione di cittadinanza:
• che può essere vissuta come flessibile (legami transnazionali come risorse),
• multiculturale (capacità di attraversare confini quotidianamente),
• dissidente (rifiuto di sentirsi il capro espiatorio).
In Italia hanno cercato di passare da una visibilità subita a una visibilità scelta. Ruolo importante
dell’associazione dei Giovani Musulmani d’Italia che cerca di fare conquiste legislative, ma anche
di sensibilizzazione. L’appartenenza comunque è dicotomica.
Giovani pentecostali italo - ghanesi
Cristiani in cerca di visibilità
Chiese neopentecostali africane collocate in spazi marginali con giovani che vivono l’invisibilità
come una discriminazione, perché sentono che i cattolici si sono appropriati del copyright del
cristianesimo.
Bisogna impegnarsi in collaborazioni per facilitare il cambiamento della società italiana, perché
sappia riconoscere la pluralità dei modi di essere italiani e cristiani.
Appunti per un dialogo intergenerazionale. Se Dio (non) parla attraverso i sogni.
Tema del matrimonio e della vita sentimentale è molto sentito tra i giovani; le aspettative dei
genitori sono distanti dalle aspirazioni delle ragazze cresciute in Italia, che rifiutano l’impostazione
fondamentalista trasmessa dai pastori (vengono anche utilizzate argomentazioni religiose come i
sogni per giustificare matrimoni combinati e altre pratiche del medesimo genere). E’ diffuso il
sogno di diventare pastoresse.
Giovani sikh italo - indiani
In genere vige uno stereotipo positivo dei sikh come di persone buone e innocue; non sempre è
così, a volte la stampa e i media li hanno dipinti in modo negativo.
Per i giovani sikh la religione non è solo questione di cultura materiale, ma anche di etica e di
cuore,che non può essere reso visibile.
Per un dialogo intergenerazionale i giovani devono negoziare con le aspettative dei genitori e
venire a patti con le strategie delle reti familiari in cui sono inseriti. Rifiuto dei matrimoni
combinati e delle caste (“la casta non cambia la persona”). La religione diventa una risorsa
comunicativa per negoziare le tradizioni familiari, che vengono messe più o meno in discussione.
Le religioni nell’Italia che cambia - Enzo Pace
Conclusioni
L’Italia sta cambiando dal punto di vista religioso.
Lo stesso cattolicesimo conosce contaminazioni inedite e inattese. Cattolici africani, asiatici,
latino - americani, indiani, tamil si sono stabiliti nel nostro paese; essi cominciano a popolare
le parrocchie, affiancando sacerdoti non italiani (per calo delle vocaz ioni).
Il panorama religioso sta cambiando e cambierà ancora (passaggio culturale rilevante). Le
mappe mostrano con puntini più o meno grandi i diversi centri religiosi e luoghi di preghiera
che via via si stanno diffondendo; in un breve futuro sarà necess ario riconoscere questo
pluralismo religioso → stipulazione di nuove intese che sanciranno anche dal punto di vista
giuridico il loro riconoscimento. Nessun governo potrà illudersi di ridurre il ruolo delle altre
religioni; sarà necessario prendere coscienza delle novità che stanno portando le migrazioni.
La disattenzione civile con cui abbiamo guardato al pluralismo religioso in Italia va
trasformata in pluralismo interattivo.
La solidarietà religiosa si costruisce, imparando a rispettare una comune regola giusta (non le
regole buone solo per me) e stabilendo i confini tra ciò che non è negoziabile perché
contrario ai diritti della persona.
Nota metodologica
Costruire una mappa aggiornata e attendibile dei luoghi di culto delle principali fedi religiose in
Italia presenta delle rilevanti difficoltà. Con la mappa si vuole fissare una realtà in continuo
mutamento e fare una fotografia “provvisoria e aperta”; le difficoltà sono ascrivibili alla
proliferazione, alla vulnerabilità e alla mobilità (caratteristiche ad esempio delle comunità
pentecostali).
I criteri adottati per individuare e selezionare i luoghi di culto e di preghiera possono essere
discutibili per qualcuno; già il concetto di luogo di culto è impreciso, poiché rimanda a un contesto
di matrice cristiana che mal si concilia con altre realtà religiose. Tale concetto deve perciò essere
calato nelle diverse realtà cultuali e ha quindi caratteristiche diverse a seconda dei contesti
(associazioni e aggregazioni oppure luoghi fisici):
- sikh: gudwara,
- cappelle, sale di preghiera nei cimiteri, ect,
- islam: moschee, sale di preghiera, capannoni, centri culturali, realtà domestiche.
Con i dati raccolti e sottoposti a verifica attraverso contatti telefonici, diretti o via web (in alcuni
casi si sono riscontrate delle difficoltà a causa di rifiuti e di reticenze) si è provveduto a compilare
le mappe geografiche per la rappresentazione visiva della dislocazione e della densità delle
presenze dei luoghi di culto e di preghiera nel territorio.
Le ricerche presentate hanno mostrato la complessità del panorama italiano che da un lato è
percepita come complicazione, conflitto, ma dall’altro può e deve essere vista come ricchezza e
potenzialità.
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