FINZIONE IN HUSSERL p.107 LA DIFFERENZA TRA PRESENZA E PRESENTIFICAZIONE LA PRESENTIFICAZIONE indica tutti i momentidella vita mentale che avvengono sì nel presente, ma riferendosi a qualcosa che nonè più, o non è ancora, oppure non può essere presente; per quanto, essendo pensa-to, in senso ampio, nel presente, è quindi reso presente, ossia presentificato(verge-genwärtigt). Si tratta, dunque, del ricordo, dell’attesa di qualcosa di futuro, ma al-tresì della fantasia e, più in generale, dei processi immaginativi. Nel testo intitola-to “Phantasie und Bildbewusstsein” (fantasia e coscienza d’immagine), Husserl sviluppa analisi meticolose e complesse sulla relazione tra queste due forme peculiaridella vita di coscienza, entrambe espressioni intenzionali della presentificazione: l’una,la fantasia, riferita al rapporto diretto, immediato della coscienza con una situazio-ne mentale, in modi differenti, non presente, l’altra, la coscienza d’immagine, con-nessa all’esperienza di un oggetto (l’immagine), che media la relazione alla non-pre-senza (cfr. Marbach 1997: 605-606). Husserl inizia le lezioni con una definizione generale della fantasia, volta appuntoa differenziarla da esperienze come il sogno, ponendo come criterio di tale distin-zione il rapporto con la sfera presente. La fantasia, spiega Husserl, può essere acco-munata all’attesa (Erwartung) e al ricordo (Erinnerung), considerando che tutti que-sti momenti della vita mentale del soggetto si contrappongono alle rappresentazio-ni (Vorstellungen) della percezione. Ovvero, al radicamento nel presente di tali rap-presentazioni, che per questo sono definite anche con il termine di “presentazioni”.Il sogno, al pari delle allucinazioni e delle illusioni, sebbene si distingua da una per-cezione per quel che riguarda il tratto veritiero, effettivo dell’oggetto rappresenta-to, porta a manifestare qualcosa nella modalità della presentazione, e non della pre-sentificazione, essendo il suo oggetto direttamente presente nell’apparire, senza la me-diazione dovuta a una ri-presentazione. Se, quindi, il sogno può essere assimilabilea una fantasia, nonpuò tuttavia assumere le forme di una presentificazione. La relazione al presente, discrimine tra sogno e fantasia, determina anche la fan-tasia stessa in quanto presentificazione (e, come detto, in quanto vissuto che è pos-sibile accostare al ricordo e all’attesa). La differenza fondamentale, spiega infatti Hus-serl nel prosieguo delle lezioni, è quella tra presentazione (Gegenwärtigung) e pre-sentificazione (Vergegenwärtigung), cui corrisponde quella tra percezione (Wahrnehmung)e fantasia (Phantasie) e quella tra sensazione (Empfindung) e fantasma (Phantasma).Le tre coppie concettuali sono percorse dalla diade presenza/non-presenza, da cuiHusserl fa derivare la differenza tra realtà (Realität) e irrealtà (Irrealität). È proprioil senso di questa derivazione che occorre mettere in risalto, al fine di comprende-re la natura di un pensiero fenomenologico dell’irrealtà. “Irreale”, secondo la pro-spettiva elaborata in queste pagine da Husserl, non è ciò che non esiste, non deno-ta un nulla, un non essere, che fenomenologicamente, in quanto tale, non potreb-be venir colto né quindi descritto, perché privo di una anche solo ipotizzabile ma-nifestazione fenomenica. “Irreale”, nel senso in cui lo sono i fantasmi delle fantasiepresentificanti, indica ciò che non è attualmente presente, presente in carne ed ossa(leibhaftig), ma che è reso presente come ciò che modifica il corso attuale della per-cezione, in una relazione contrastante con essa, e che richiama una presenza meramente immaginata. IMMAGINAZIONE E MEMORIA ( e Fantasia) Se la libera finzione ci dovesse spingere ad immaginare cose di specie assolutamente nuova, per esempio dati sensibili non riconducibili a nessuna esperienza, questo non altererebbe la datità originaria dell'essenza corrispondente. L'afferramento intuitivo dell' essenza non implica quindi alcuna posizione di esistenza individuale In Husserl l'analisi della memoria appare sostanzialmente come un aspetto di una più vasta analisi del concetto di “tempo” o di “coscienza” LE VARIAZIONI EIDETICHE Il procedimento metodico che consente la visione delle essenze (Wesenschau) all'interno del fluire caotico dei puri Erlebnisse è rappresentato dalla cosiddetta “variazione eidetica”. Essa si articola in due momenti fondamentali: il primo consiste nel percorrere, a partire da un dato di fatto individuale considerato a guisa di esempio, tutte le variazioni possibili, non soltanto empiriche ma anche immaginarie e fantastiche; in un secondo momento bisogna poi cogliere la struttura invariante o essenza che permane sempre, a prescindere da ogni possibile variazione. E’ possibile, dunque, definire le essenze fenomenologiche come “universali in rebus”, dal momento che “è una caratteristica della visione essenziale [...] di fondarsi su una visione individuale [...]; di conseguenza non è possibile alcuna visione di essenze senza la libera possibilità di volgere lo sguardo ad una individualità corrispondente e di servirsene a guida di esempio – come pure nessuna visione individuale è possibile senza la libera possibilità di compiere una ideazione e di volgere così lo sguardo all'essenza, di cui l'individuo in questione è appunto una esemplificazione”112. Questa lunga citazione del testo husserliano ricopre una funzione notevole per la comprensione del metodo eidetico. Le affermazioni contenute in essa valgono tanto per gli universali empirici quanto per quelli eidetici poiché entrambi sono ascrivibili alla sfera delle essenze morfologiche. La differenza che intercorre tra le due, tuttavia, risiede nell’accettazione o meno della tesi circa l'esistenza del mondo. Nel caso delle essenze morfologiche empiriche, l'implicita posizione dell'esserci mondano costituisce un limite di fatto alla variazione operata dal metodo eidetico, il quale non può esplicitarsi al di fuori delle possibilità meramente empiriche, date quindi solamente all'interno dell'esperire naturale. La variazione eidetica non empirica consente invece di “afferrare nell'originale un'essenza, tanto partendo dalle corrispondenti visioni empiriche quanto partendo da visioni non empiriche, non rappresentative dell'esistente, anzi puramente immaginarie”113. L'immaginazione, nello specifico la facoltà immaginativa della fantasia (Fantasie), risulta dunque fondamentale per distinguere la peculiarità della variazione eidetica nei confronti di quella empirica. Grazie al metodo eidetico la visione di un'essenza può essere raggiunta anche senza fare riferimento ad un dato di fatto esistente poiché “le pure verità essenziali non contengono la minima affermazione circa dati di fatto, e [...] quindi da esse sole non si può ricavare la più modesta verità di fatto”. Il rapporto tra essenze e dati di fatto non è, perciò, articolato nel modo della reciprocità. Se da una parte l'essenza rappresenta il quid specifico che permette di cogliere a livello esperienziale l'individualità del semplice Tatsache, dall'altra non è possibile ricavare dalla visione dell'essenza alcuna verità circa il mondo empirico-fattuale. Il fatto individuale viene razionalizzato, ovvero ridotto a esemplare casuale di un eidos a priori necessario, di conseguenza è lecito affermare che “ogni razionalità del fatto sta invero nell'a priori”116 IL RUOLO DELL'IMMAGINAZIONE NELLA CONOSCENZA Brentano, nella prefazione all’edizione del 1913 de La psicologia dal punto di vista empirico (ma già nella Classificazione dei fenomeni psichici del 1911), ritiene opportuno un irrigidimento della propria posizione teoretica in senso “antihusserliano”, restringendo la sua accezione di “oggetto” ed escludendo la possibilità di intenzionare oggetti immaginari; 3) Husserl riprende e precisa ulteriormente il concetto di rappresentazione, maturando nella quinta delle Ricerche logiche un susseguirsi di ipotesi interpretative e di differenti tentativi chiarificatori. Il punto centrale dell’intervento di Husserl è proprio la distinzione brentaniana tra oggetto primario e oggetto secondario, secondo la quale la quale la rappresentazione è qualcosa di diverso dal giudicare e dal sentire ed è inoltre qualcosa di preparatorio rispetto al giudizio. Husserl contesta questa visione gerarchica, vedendo piuttosto nella rappresentazione, nel giudicare e nel sentire una funzione continua, anche se a livelli diversi; inoltre queste tre funzioni sono – per il filosofo Tedesco – sempre intrecciate fra loro: nel giudicare vi è un rappresentare, nel sentire vi è un giudicare, etc. Non sono perciò tre classi di riferimento gerarchicamente separate, ma piuttosto l’espressione di un processo di complicazione crescente: la conoscenza è così uno sviluppo continuo di varie serie di modalità di riferimento, in successiva complicazione. Il loro mutuo riferimento è dato appunto dalla correlazione tra la coscienza e l’oggetto. -Husserl fapropria quest’assunzione del senso comune che lo induce a riunire,come primo passo dell’analisi e in via ipotetica, le due specie d’imma-gine fisica e di fantasia sotto la designazione comune di “immaginazio-ne” in opposizione alla percezione. Per la fenomenologia, tutto ciò che rientra nel campo dell’immagi-nazione, tutto ciò che è definito impropriamente “finzione”, ha unastruttura, un senso e una modalità d’evidenza ed intuizione specifici 12.Bisogna allora studiare questo genere di senso e individuarne le carat-teristiche specifiche.La struttura coincide con la forma di rappresentazione specificache distingue il senso dell’immagine fisica da quello dell’immagine difantasia e il senso di entrambe da quello della percezione. Grazie aquesta descrizione di differenze strutturali sarà possibile non rimane-re allo stadio delle distinzioni e associazioni del senso comune, perspiegare in che senso si possano accomunare le percezioni e le imma-ginazioni. Nonostante le differenze nelle rispettive forme della rap-presentazione, l’immaginazione può essere posta a fianco della perce-zione, qualora entrambe siano opposte al riferimento che si attua attra-verso qualsiasi tipo di segno e al pensiero categoriale, sulla base delfatto che sia la percezione sia l’immaginazione sono Vorstellungen in-tuitive, che prevedono la possibilità di mostrare l’oggetto al quale si ri-feriscono. Questa possibilità strutturale è invece assente nel caso delriferimento linguistico o del pensiero, che sono considerati da Husserlcome forme di riferimento “vuoto”. Si tratta di una posizione che di-stingue le analisi fenomenologiche dell’immaginazione da quelle che,tradizionalmente, la considerano una facoltà intermedia tra la singola-rità dell’atto che afferra l’individuo percettivo e la generalità dell’attoche produce o coglie l’idea astratta. L’immaginazione non è una facol-tà intermedia, ma una specie di riferimento intenzionale autonomo chenon può essere né confuso con la percezione o il pensiero, né spiegatocome un fenomeno ibrido che ne conservi in qualche modo le carat-teristiche 13.