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MAGNETISMO ED ELETTROMAGNETI

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MAGNETISMO ED ELETTROMAGNETI
Origine delle proprietà magnetiche dei corpi
Tutti i fenomeni magnetici che si possono creare artificialmente sono sempre legati
alla circolazione di correnti elettriche; questo ci fa supporre che ogni fenomeno
magnetico sia di tipo elettrodinamico, cioè sia sempre connesso al movimento di
corpi elettricamente carichi. Le proprietà magnetiche dei materiali possono essere
interpretate tenendo conto della struttura degli atomi.
L'atomo di un elemento è costituito da un nucleo carico positivamente, attorno al
quale ruotano un certo numero di elettroni. Ciascun elettrone descrive un'orbita
circolare od ellittica: questa orbita può essere interpretata come una piccola spira
percorsa da corrente, che è dovuta al movimento lungo l'orbita della carica
elettrica portata dall'elettrone. È evidente che essendo negativa la carica, la
corrente equivalente è diretta in senso opposto al verso di rotazione dell' elettrone
stesso. Per quanto riguarda il valore di corrente, esso è dato dalla quantità di carica
che attraversa una sezione della spira nell'unità di tempo: allora se chiamiamo e
la carica dell' elettrone e indichiamo con υ, la sua frequenza di rotazione,vale a dire il
numero di orbite al secondo, la corrente che percorrerà la spira sarà data da:
I=υe
Sapendo cosa accade nello spazio circostante una spira percorsa da corrente,
comprendiamo come il moto di rotazione dell'elettrone dia origine ad un campo
magnetico con linee di forza, di modo che l'orbita descritta dall'elettrone si
comporti come un magnete permanente. Se poi consideriamo che anche l'elettrone
è dotato di un movimento di rotazione attorno al proprio asse, spin elettronico, si
comprende come anche l'elettrone stesso si comporti come un magnete permanente.
Prendendo in considerazione la molecola di qualsiasi sostanza, agli effetti del suo
comportamento magnetico, dobbiamo tener conto del sovrapporsi di tutti i
campi magnetici generati dai moti di rotazione di ciascuno degli elettroni che
compongono la molecola. In alcune sostanze i campi magnetici dovuti ai singoli
elettroni si compensano tra loro, di modo che la molecola può essere considerata
magneticamente neutra (corpi diamagnetici); in altre sostanze i campi magnetici
elementari non si compensano, dando quindi origine ad un campo risultante non
nullo (corpi paramagnetici). Il campo magnetizzante H, generato dall'esterno, si
sovrappone al campo magnetico Hm generato internamente al materiale dai
magnetini che tendono ad orientarsi secondo una direzione preferenziale imposta,
non dalla struttura stessa del reticolo cristallino, ma dalla direzione del campo
magnetizzante. Si avrà quindi un campo magnetico risultante dato dalla somma del
campo magnetizzante e del campo magnetico generato localmente grazie alle
correnti molecolari:
Hr = H + Hm
L'orientazione dei magnetini è ostacolata dai moti di agitazione termica delle
molecole, di modo che si può facilmente intuire che questa orientazione sarà solo
parziale ed apparirà tanto più rilevante quanto maggiore sarà la sollecitazione
applicata dall'esterno dal campo magnetizzante. Nella grande maggioranza dei
materiali paramagnetici i risultati sperimentali dimostrano che il campo Hm dovuto
alle correnti molecolari cresce proporzionalmente al campo H, almeno per valori non
eccessivi di questo. Si può allora scrivere:
Hm = χ H
dove χ indica un fattore numerico, il cui valore dipende esclusivamente dalla natura
del materiale interessato dal campo: a questo fattore si dà il nome di suscettività
magnetica. Esso esprime la maggiore o minore attitudine del materiale stesso a
magnetizzarsi ed a rinforzare l'intensità del campo magnetico in cui viene immerso.
Materiali ferromagnetici
I materiali magnetici utilizzati nella costruzione delle macchine ed apparecchi
elettrici si distinguono in due categorie: massicci e laminati. I materiali massicci
generalmente impiegati sono il ferro, acciaio fuso o fucinato e ghisa. I materiali
laminati sono costituiti da lamiere di piccolo spessore (generalmente 0.35 - 0.5 mm),
dette comunemente lamierini, di cui esistono vari tipi che differiscono per
procedimento di fabbricazione e composizione chimica, con conseguenti differenze
delle proprietà meccaniche, magnetiche e di perdita. A loro volta il lamierini si
suddividono in ordinari e speciali. Alla prima categoria appartengono i lamierini
normali e quelli al silicio con vario tenore di Si; alla seconda i lamierini a cristalli
orientati e quelli ad alta permeabilità iniziale. I materiali massicci vengono
esclusivamente utilizzati solo con flussi costanti, mentre in presenza di flussi variabili
debbono essere necessariamente impiegati lamierini.
I materiali ferromagnetici devono il loro nome al comportamento affine con quello
del ferro. In effetti il ferromagnetismo è un caso particolare del paramagnetismo: i
materiale ferromagnetici, come quelli paramagnetici, devono le loro proprietà
magnetiche alla presenza , nelle loro molecole, di elettroni in movimento che danno
origine ad un campo magnetico risultante non nullo, tale che ciascuna molecola
costituisce un magnetino. La caratteristica che distingue i mezzi ferromagnetici nella
vasta classe dei materiali paramagnetici è il fatto che essi possiedono una
permeabilità magnetica assoluta molto maggiore di quella del vuoto. Infatti in
questi materiali i magnetini sono così prossimi l'uno all'altro, che vi è fra di essi una
forte tendenza ad interagire, in modo tale che magnetini contigui si dispongono con
i loro assi magnetici paralleli anche in assenza di un campo magnetizzante
esterno. Nell'interno di un corpo ferromagnetico si hanno quindi determinati
volumi occupati da magnetini tutti orientati nella medesima direzione: ciascuno di
questi volumi è detto un dominio e, pur essendo di dimensioni submicroscopiche, è
molto più esteso di un singolo magnetino, dato che può essere formato anche da
più di 10^10 magnetini molecolari. In assenza di campo magnetizzante i dominii
sono distribuiti all'interno del materiale con orientazioni del tutto casuali, tali
che macroscopicamente il materiale può ritenersi magneticamente neutro. In
questo caso la situazione è del tutto identica a quella che abbiamo, in assenza di
campo magnetizzante, con qualunque altro materiale paramagnetico. La differenza
importantissima è che nei materiali ferromagnetici è già avvenuta
un'orientazione preliminare dei magnetini nell'ambito di ciascun dominio.
Ebbene un campo magnetizzante applicato gradualmente va quindi ad agire
direttamente sui dominii, cioè su gruppi di magnetini già concordemente orientati
nella stessa direzione anziché sui singoli magnetini, quindi si capisce che la
resistenza offerta dal materiale all'orientamento è concentrata esclusivamente
sulle pareti dei domini, anziché integralmente su tutto il volume del materiale !!!
Da qui risulta evidente una maggiore attitudine alla magnetizzazione, ottenendo
dei campi magnetici dovuti ai dominii molto più intenso di quello magnetizzante
che lo ha provocato.
Parametri dei materiali magnetici
 Permeabilità: costante nel caso di flussi continui e variabile con l'induzione
per flussi alternati;
 Cifra di perdita: riguarda solo i lamierini;
 Fattore di laminazione: riguarda solo i lamierini;
 Flessibilità: riguarda solo i lamierini;
 Coefficiente d'invecchiamento;
Permeabilità
Per il ferro e derivati, la permeabilità è una proprietà magnetica non costante, oltre a
dipendere dalla composizione chimica del materiale, risente dei trattamenti termici e
meccanici ai quali esso è stato assoggettato. Ad esempio lo stiramento e la
martellatura diminuiscono la permeabilità, mentre la ricottura l'aumenta. Questo
parametro interessa per il calcolo della forza magnetomotrice (amperpsire),
necessaria per creare un dato flusso in un tratto di circuito magnetico in
corrispondenza ad un valore prefissato di induzione magnetica (Wb/m²). Ricordiamo
in proposito la legge di Hopkinson:
M=ɸƟ
1)
che dà il valore della f.m.m. M da applicare al tratto di circuito considerato, affinché vi
si stabilisca il flusso ɸ, essendo Ɵ la riluttanza stabilitasi in corrispondenza dell'
induzione B determinatasi. Essendo Ɵ = l / μ s, dove μ è la permeabilità, s la sezione
costante del tronco di circuito magnetico considerato ed l la sua lunghezza, si ottiene
anche:
M = B s l/μs = B l/μ
2)
Poiché μ è dipendente da B secondo la nota relazione
μ=B/H
dove H è la forza magnetica (Asp/m), ne deriva che per il calcolo di M è necessario
fissare a priori il valore di B in modo che resti determinato il valore di μ e quindi di H.
Dalla legge di Hopkinson si nota come siano vantaggiosi i materiali ad alta
permeabilità, in quanto, a parità di l, tanto maggiore è μ, quanto minore è M e cioè il
numero di amperspire necessario a creare il dato flusso ɸ. Elaborando le prime due
formule 1) e 2) si ricava M = H l. Trattando di un flusso costante, per ogni valore di
induzione B resta determinato il valore di H, utilizzando la relazione diretta fra
queste due grandezze, che è rappresentata graficamente dalla così detta curva di
prima magnetizzazione o curva di magnetizzazione normale.
La curva di prima magnetizzazione di un materiale ferromagnetico può essere divisa
in tre tratti:
1° - tratto iniziale, è caratterizzato dal fatto che a piccoli aumenti d'intensità di
campo magnetico corrispondono forti aumenti d'induzione.
2° - tratto intermedio, nel quale gli aumenti d'induzione magnetica sono meno
forti di quelli che si verificano nel tratto iniziale, tale tratto è anche detto ginocchio.
3° - tratto finale, è caratterizzato dal fatto che pur aumentando l'intensità,
l'induzione varia pochissimo, anzi è quasi costante, questo tratto è anche chiamato di
saturazione.
Cifra di perdita
È la potenza totale assorbita da 1 kg di materiale magnetico (lamierini) sottoposto a
magnetizzazione ciclica simmetrica con induzione variabile sinusoidalmente alla
frequenza di 50 Hz e con ampiezza di 1Wb/m². A tal proposito, è importante
evidenziare che nella massa di un materiale ferromagnetico non si spende
energia per mantenervi un flusso costante, ma solo per produrlo, in quanto tale
energia resta accumulata allo stato potenziale nel campo magnetico, per poi
essere restituita tutta o in parte all' annullamento o diminuzione del campo
stesso. Quindi se il campo magnetico viene originato da una corrente continua
attraverso un avvolgimento, si spenderà energia (effetto Joule) solo per mantenere
la corrente e non il campo. Quando nel materiale si verificano continue e periodiche
variazioni di flusso, ad esempio con una corrente di eccitazione alternata, si
determinano delle perdite per isteresi e correnti parassite, che si manifestano con
sviluppo di calore. Per ridurre la perdita per correnti parassite, i circuiti magnetici
soggetti a flusso alternato vengono realizzati con lamierini isolati fra loro ed
impaccati con i piani paralleli alla direzione del flusso. Per questo motivo i
materiali massicci vengono utilizzati solo per flussi stazionari.
Quindi mentre la permeabilità è una caratteristica comune a tutti i materiali
magnetici, la cifra di perdita serve a caratterizzare i lamierini nei riguardi delle
perdite cui sono soggetti.
La cifra di perdita è composta e causata da due diversi fenomeni: isteresi magnetica
e correnti parassite. La prima di natura esclusivamente magnetica mentre la
seconda elettrica. La potenza assorbita dall'isteresi rappresenta l' energia
trasformata in calore in ogni secondo e necessaria alla magnetizzazione ciclica di ogni
materiale ferromagnetico. Essa è proporzionale all'area del ciclo, fra i valori di
picco +Bm e -Bm, ed al numero dei cicli di magnetizzazione per secondo
(frequenza). L'entità di questo fenomeno non dipende dallo spessore del nucleo
ferromagnetico, ma solo dalla sua qualità.
La perdita specifica per isteresi è data dalla seguente espressione:
Pi = Ki f Bm² (W/Kg)
mentre quella per correnti parassite, si calcola con l'espressione:
Pp = Kp δ² f² Bm² (W/Kg)
In definitiva la perdita specifica totale risulta essere la somma delle due:
Pt = Ki f Bm² + Kp δ² f² Bm² = Bm²( Ki f + Kp δ² f²)
dove Ki e Kp sono dei fattori che dipendono dalla natura del materiale, f è la
frequenza (Hz), Bm il valore di picco dell'induzione (Wb/m²), δ lo spessore dei
lamierini (mm). Nella tabella seguente sono indicati i valori medi del peso specifico e
dei coefficienti Ki e Kp per alcuni tipi di materiali.
Materiali
Ki
Acciaio dolce
Lamierini ferro normale
Lamierini al 1,5 % di Si
Lamierini al 2,8 % di Si
Lamierini al 3,7 % di Si
Ghisa
0,147
0,048
0,047
0,038
0,029
0,450
Kp
0,00192
0,00064
0,00050
Ps (Kg/m³)
7850
7860
7750
7650
7600
7250
Nel caso in cui sia nota la perdita specifica totale, per dati valori di f e Bm, per altri
valori di queste due grandezze, rispettivamente f' e Bm', la nuova perdita potrebbe
essere calcolata con la seguente espressione:
Pt' = Pt (f' / f)ᶰ (Bm' / Bm)²
dove N è un numero compreso tra 1 e 2 in quanto la perdita per isteresi è
proporzionale ad f, quella per correnti parassite ad f² e la prima prevale sulla
seconda; pertanto tale esponente è tanto più prossimo ad 1 quanto più l'isteresi
prevale sulle correnti parassite. Nel caso particolare, in cui sia nota la cifra di perdita
C, la perdita specifica totale per altri valori di frequenza e di induzione, diventa:
Pt = C (f'/50) ͫ B ̓M² (dove m = 1,2)
Dato che f = 50 Hz, BM= 1 Wb/m² e l’esponente N assume il valore medio 1,2,che si
può ritenere circa costante per tutti i tipi di lamierini. Il valore preciso della perdita
specifica totale a date condizioni di frequenza ed induzione, di una partita di
lamierini, può essere determinata mediante misura diretta, con il noto apparecchio di
Epstein.
Fattore di laminazione
Viene indicato il rapporto tra il volume netto di un pacco di lamierini e il volume
lordo occupato dal pacco stesso sottoposto ad una data pressione (3,5 Kg/cm²). Il
fattore di laminazione rappresenta un indice della regolarità della superficie dei
lamierini. Per i lamierini ordinari di tipo unificato varia dal 90% al 92%.
Flessibilità
Questa proprietà viene verificata sottoponendo dei provini, di determinate
dimensioni (vedere NORME CEI – fasc. 67-1951) e secondo date modalità, a
piegature alternate fino ad inizio rottura. Si utilizzano apposite macchine a
piegare e le prove vengono eseguite su 10 provini di cui 5 tagliati nel senso della
laminazione e 5 nella direzione normale.
Coefficiente d’invecchiamento
I materiali ferromagnetici accusano in varia misura il fenomeno dell’invecchiamento,
che si manifesta con un aumento delle perdite per isteresi, diminuzione della
permeabilità e conseguente aumento della perdita specifica totale, se sottoposti
a notevole riscaldamento per un periodo di tempo piuttosto lungo (da 2 a 4 anni).
È dimostrato che il fenomeno è originato dal “riscaldamento” e non dalle azioni
elettromagnetiche, anche se non tutti i tipi di lamierini presentano questo problema
in ugual misura.
Chiamasi coefficiente d’invecchiamento l’aumento percentuale della perdita dopo la
permanenza del materiale in ambiente a 100 °C per 600 ore consecutive. Così i
lamierini normali possono accrescere la perdita fino al 9%, alcune qualità di lamierini
al silicio fino a 4÷5%, mentre per altri il fenomeno non è praticamente risentito !!!
Tipi ed usi dei lamierini magnetici per macchine elettriche
Lamierini normali
Sono lamierini di ferro con una piccola percentuale di Carbonio, quale impurità,
unitamente ad altri corpi estranei, opportunamente trattati termicamente.
Vediamo in tabella una tipica composizione di questi lamierini:
Ferro
Carbonio
Silicio
Fosforo
Manganese
Zolfo
99,30 %
0,07%
0,02%
0,08%
0,50%
0,03%
Lo spessore corrente è di 0,5 mm, ma ce ne sono anche da 1 mm per impieghi
particolari (lamierini per poli). In commercio si trovano in fogli di varie dimensioni:





700 x 3200 mm / mm
800 x 3200 mm / mm
900 x 3000 mm / mm
1000 x 2500 mm / mm
1000 x 2000 mm / mm (dimensioni normali)
La resistività di questo tipo di lamierino varia da 0,12 a 0,15 Ω mm² / mm, a
seconda delle quantità di impurità presenti. Il peso specifico è di 7,80 g/cm³.
Meccanicamente presentano un carico di rottura compreso tra 36-40 Kg / mm².
Sono caratterizzati da facile lavorabilità, buone proprietà meccaniche e costo
relativamente basso. La cifra di perdita è elevata (3,6 W/Kg), ma ha poca
importanza, poiché vengono impiegati generalmente con flussi stazionari: vengono
quindi utilizzati per i poli di macchine in c.c. o di alternatori. La permeabilità
relativa è elevata e raggiunge un massimo di circa 4500÷4700, intorno al
valore di induzione di 0,4÷0,5 Wb/m².
Lamierini al silicio
In commercio si trovano diversi tipi di lamierini di ferro in lega con il silicio, nei quali
varia per gradi il tenore di quest’ultimo e in conseguenza la cifra di perdita ed il
costo. Si stabilisce quasi una scala continua, dove alla base troviamo proprio i
lamierini normali poc’anzi trattati. La ragione della presenza del silicio è dovuta al
fatto che aumenta la resistività del materiale, diminuendo le perdite per correnti
parassite. Come si può intuire la resistività aumenta con l’aumentare del tenore del
silicio ed il suo valore può essere calcolato con la formula di Rebora, ricavata da
esperienze sistematiche:
ρ = 0,125 + 0,11χ
dove il ρ è la resistività in Ω mm²/mm ed il χ il valore percentuale di silicio.
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