N O R M A I T A L I A N A Progetto Data Scadenza Inchiesta C. 862 30-04-2003 CEI Data Pubblicazione 2003-... Classificazione Fascicolo 11-37 Titolo PROGETTO Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di impianti utilizzatori in cui sono presenti sistemi con tensione maggiore di 1 kV Title P R O GET T O P ROGETTO NORMA TECNICA IMPIANTI E SICUREZZA DI ESERCIZIO COMITATO ELETTROTECNICO ITALIANO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali INDICE PREMESSA...........................................................................................................................................................1 INDICE ..................................................................................................................................................................2 1. Scopo.............................................................................................................................................................4 2. Norme di riferimento..................................................................................................................................4 3. Definizioni ....................................................................................................................................................4 4. Simboli e indici ............................................................................................................................................4 5. generalità dell’impianto di terra...............................................................................................................5 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 5.6 5.7 6. La corrente di guasto a terra ripartizione e percorso..........................................................................15 6.1 6.2 6.3 6.4 7. Finalità .....................................................................................................................................................5 Tensione totale di terra............................................................................................................................5 Tensioni di contatto e di passo ................................................................................................................5 Rilevanza delle tensioni di contatto e di passo (UT e US).....................................................................12 Effetti connessi alla presenza di un impianto di terra globale ............................................................12 Protezione contro le scariche atmosferiche..........................................................................................14 Drenaggio delle cariche elettrostatiche................................................................................................14 Premessa Modalità di alimentazione dei distributori pubblici............................................................15 Definizioni delle correnti che si determinano nei guasti a terra .........................................................15 Percorso e alimentazione della corrente di guasto ..............................................................................15 Contributo delle funi di guardia e degli schermi metallici dei cavi - I circuiti di ritorno..................19 Valutazione delle correnti di guasto nelle diverse tipologie di alimentazione ..................................25 7.1 Alimentazione in BT...............................................................................................................................25 7.2 Impianti utilizzatori con propria stazione di trasformazione alimentati da una rete di distribuzione in MT o in AT ...................................................................................................................................................25 7.2.1 Sistemi MT o AT con neutro isolato...........................................................................................25 7.2.1.1 Esempi.....................................................................................................................................27 7.2.2 Sistemi MT o AT con messa a terra risonante............................................................................32 7.2.3 Sistemi MT o AT con neutro a terra tramite resistenza..............................................................33 7.2.3.1 Esempi di rete con neutro a terra tramite resistenza o impedenza ........................................33 7.2.4 Sistemi MT o AT con neutro a terra tramite impedenza (bobina di Petersen // resistenza) .....38 7.2.5 Sistemi AT con neutro efficacemente a terra..............................................................................38 8. Collegamento a terra del neutro BT dell'impianto utilizzatore..........................................................40 9. Tensioni trasferite all’esterno dell’impianto di terra...........................................................................46 9.1 9.2 9.3 9.4 Generalità ..............................................................................................................................................46 Funi di guardia ......................................................................................................................................47 Schermi metallici dei cavi......................................................................................................................48 Masse estranee.......................................................................................................................................48 10. Interferenze tra impianto di terra e strutture metalliche esterne ......................................................55 Progetto 2 C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 11. Proprietà diverse; interfaccia con il Distributore Pubblico ................................................................57 12. Il dispersore in impianti con tensione maggiore di 1 kV .....................................................................57 12.1 12.2 12.3 12.4 12.5 12.6 12.7 12.8 Generalità .........................................................................................................................................57 Dispersore magliato .........................................................................................................................58 Resistenza di terra di un dispersore a maglia .................................................................................58 Resistenza di un dispersore verticale (picchetto) ............................................................................59 Altri dispersori ..................................................................................................................................60 La resistività del terreno...................................................................................................................60 Dimensionamento termico del dispersore .......................................................................................60 Dimensionamento termico dei conduttori di terra ..........................................................................61 Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 3 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 1. SCOPO Scopo della presente Guida è di dare semplici indicazioni ai progettisti ed agli installatori , nel rispetto delle Norme esistenti, per il dimensionamento delle varie parti degli impianti di terra, per la loro pratica esecuzione e per le misure da eseguire sugli stessi. Le condizioni che seguono sono di carattere generale e non tengono conto del fatto che le proprietà dell’impianto utilizzatore e della rete di alimentazione possano essere diverse. Nel caso, pur molto frequente, che la rete di alimentazione sia di proprietà diversa da quella dell’impianto utilizzatore, in particolare sia quella del distributore pubblico, è opportuno prendere accordi tra le parti, secondo le indicazioni che verranno date al Cap. 11. 2. NORME DI RIFERIMENTO Vedere Allegato A della presente Guida. 3. DEFINIZIONI Ai fini della presente Guida valgono le definizioni delle Norme CEI 11-1 e 64-8, inoltre, per “Media Tensione (abbreviazione MT)”, si intende un sistema di Categoria II. Per “dispersore semplice” si intende un qualsiasi dispersore di tipo non magliato. 4. SIMBOLI E INDICI Ove non specificato nel testo, i simboli e gli indici sono uniformati a quelli della Norma CEI 11-1 e della Norma CEI EN 60909-0 con le seguenti varianti semplificative: le correnti, le tensioni, le impedenze, ecc. sono sempre indicate in forma simbolica complessa anche quando le parti reali o quelle immaginarie siano nulle e sono riportate in corsivo anziché in corsivo con sottolineatura; la resistività del terreno indicata nella Norma CEI 11-1 con ρE, nella presente Guida è indicata con il solo simbolo ρ; negli esempi numerici della presente Guida, le operazioni sono state riportate con riferimento ai moduli delle quantità vettoriali anche se non compaiono i relativi simboli. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 4 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 5. GENERALITÀ DELL’IMPIANTO DI TERRA 5.1 FINALITÀ Le principali finalità dell’impianto di terra sono: a ) vincolare (mediante collegamento diretto o tramite impedenza, per lo più puramente resistiva) il potenziale di determinati punti (in generale il centro stella, naturale o artificiale) dei sistemi elettrici (di uno di essi, di alcuni o di tutti) esistenti nell’area dell’impianto considerato; b ) disperdere nel terreno correnti del sistema elettrico in regime normale e perturbato senza danni per le apparecchiature ed i componenti; c ) disperdere nel terreno le correnti convogliate dagli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche (vedere 5.6); d) assicurare che le funzioni a), b) e c) si svolgano in condizioni di sicurezza per le persone per quanto riguarda il rischio di shock elettrico. 5.2 TENSIONE TOTALE DI TERRA Un dispersore ha una resistenza verso terra che dipende dalle sue dimensioni e dalle caratteristiche del terreno nel quale è posto. Il prodotto della corrente che è chiamato a disperdere per l’impedenza di terra che esso presenta è la tensione totale di terra UE, cioè la tensione che l’impianto di terra, e quindi tutte le masse ad esso collegate, assume verso il terreno riferita ad un punto a distanza tale da non risentire dell’influenza del dispersore considerato (vedi definizione di “terra di riferimento (terra lontana)” al punto 2.7.2 della Norma CEI 11-1). L’andamento del potenziale ϕ sulla superficie del terreno sovrastante un dispersore a maglia regolare è rappresentato a titolo di esempio in Fig. 1; in Fig. 2, per un dispersore a maglie irregolari (vedi parte superiore della figura). Fatto 100% il valore di UE, i valori di UST% sono dati dalla relazione: UST % = 100 – ϕ % Dove ϕ % è il valore del potenziale sulla superficie del terreno espresso in percento della tensione totale di terra UE. 5.3 TENSIONI DI CONTATTO E DI PASSO La tensione di contatto è la differenza di potenziale fra la massa di un componente elettrico, messa in tensione da un guasto, e il terreno dove presumibilmente si troverebbero i piedi di una persona che toccasse in quel momento la massa. Tenendo presente che il potenziale della massa è praticamente uguale a quella del dispersore al quale è collegata metallicamente, si può anche dire che la tensione di contatto è uguale alla differenza di potenziale fra il dispersore e il terreno nel punto in cui si posano i piedi della persona. Un’analoga differenza di potenziale si può stabilire in caso di guasto a terra nell’installazione dell’utilizzatore, tra il terreno ed una massa estranea. Per tensione di contatto si intende convenzionalmente la tensione mano-piedi, con i Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 5 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali piedi alla distanza di 1 m dalla proiezione verticale della massa. La tensione di passo è la differenza di potenziale fra due punti del terreno posti alla distanza di un passo convenzionalmente definita pari a 1 m e corrisponde alla differenza di potenziale fra le due linee equipotenziali affioranti nel terreno nei due punti considerati. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 6 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Lunghezza dei lati di maglia Fig. 1 - Andamento del potenziale ϕ sulla superficie del terreno e della UST per un dispersore a maglia U E% ϕ% 80 U% UST% LEGENDA a) Diagonale b) Mediana Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 7 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 2 - Andamento del potenziale ϕ sulla superficie del terreno e della UST, lungo l’asse A-B 41% U% U ST% U E% ϕ% Lunghezza dei lati di maglia Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 8 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 3 - Tensione di contatto UT e di passo US Tensione di contatto UST e di passo USS a vuoto RE UT UST UE ϕ US U SS UT ZB Ra UST UE RE UE 1/2 Ra RE USS ZB US Ra UT US LEGENDA UST, USS Tensioni di contatto e di passo a vuoto U T, U S Tensioni di contatto e di passo applicate alla persona RE Resistenza di terra del dispersore ZB Impedenza del corpo umano Ra Resistenza aggiuntiva tra il terreno e piedi = Ra1+Ra2 dove: Ra1 = resistenza della calzatura o di eventuali altri mezzi di protezione Ra2 = resistenza di contatto con la superficie del suolo (per ciascun piede essa è pari a tre volte la resistività superficiale ρS del suolo nella zona considerata). UE = Tensione totale di terra ϕ = Potenziale sulla superficie del terreno Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 9 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali La presenza di una persona, in virtù della sua resistenza interna, convenzionalmente assunta pari a 1000 Ω, altera l’andamento della tensione di contatto e di passo in superficie. La Fig. 3 chiarisce la distinzione fra tensione di contatto e di passo a vuoto ed applicate alla persona. Nello schema relativo alla tensione di contatto, la persona che tocca la massa in tensione, cortocircuita 1 m di terreno tra la massa stessa e i suoi piedi. Se la sua resistenza fosse nulla, l’inizio della curva del potenziale sulla superficie del terreno si sposterebbe semplicemente dalla massa ai suoi piedi; poiché invece la sua resistenza non è nulla, la presenza della persona determina un rialzo della curva del potenziale sotto i suoi piedi nel senso di avvicinare il potenziale del terreno a quello della massa. La resistenza totale della persona si compone della somma della sua resistenza interna di 1000 Ω, come detto sopra, più la resistenza tra piedi e terreno. Quest’ultima dipende dalla resistività dello strato superficiale del terreno e da eventuali mezzi di protezione (es. calzature) e ciò spiega perché uno dei provvedimenti per limitare la corrente nel corpo umano sia proprio quello di aumentare la resistività dello strato superficiale del terreno (vedi punto 12.6). Convenzionalmente, per tensione di contatto s’intende quella tra una mano e i due piedi; ne consegue che la resistenza di contatto verso terra dei due piedi in parallelo, nello schema relativo alla tensione di contatto, è pari alla metà della resistenza di contatto verso terra di ciascun piede. Similmente nella rappresentazione della tensione di passo, la persona cortocircuita un tratto di terreno di 1 m, provocando una riduzione della differenza di potenziale sulla superficie del terreno tra questi due punti. Poiché i due punti del terreno tendono a portarsi allo stesso potenziale, il piede più vicino alla massa e il piede più lontano alla massa provocano rispettivamente un abbassamento della curva del potenziale e un rialzo della curva stessa. Nel circuito corrispondente alla tensione di passo, le resistenze di contatto verso terra dei due piedi sono tra loro in serie, quindi la resistenza terreno-piede è 4 volte maggiore rispetto al caso della UT. Le tensioni di passo risultano molto meno pericolose di quelle di contatto non solo per il contributo delle resistenze aggiuntive, ma anche perché il percorso della corrente nel corpo umano (piede-piede) consente valori ammissibili più elevati (circa tre volte) rispetto a quelli mano-piedi. Nella Fig. 4 che segue sono indicati i limiti posti dalla Norma CEI 11-1, punto 9.2.4.1 per gli impianti elettrici con tensione maggiore di 1000 V e nella Tab. 1 successiva gli stessi limiti vengono forniti in valore numerico. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 10 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 4 Fig.9.1 della Norma CEI 11-1 Tensioni di contatto ammissibili UTp per correnti di breve durata V 1000 9 8 7 6 5 4 Tensione di contattoUTp 3 2 100 9 8 7 6 5 4 0,05 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,7 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Tempo di permanenza della corrente in secondi Tab. 1 Tab. C-3 della Norma CEI 11-1 completata con i valori di tF più comuni Tempo (s) 0,04 0,06 0,08 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 0,45 0,50 U TP (V) 800 758 700 660 577 500 444 398 335 289 248 213 Tempo (s) 0,55 0,60 0,65 0,70 0,80 0,90 0,95 1,00 3,00 5,00 7,00 10,00 U TP (V) 185 166 144 135 120 110 108 107 85 82 81 80 Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 11 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Il pericolo per le persone dipende oltre che dalla corrente e dalla sua durata anche dal suo percorso all’interno del corpo umano. Solo la frazione di corrente che interessa il muscolo cardiaco è determinante ai fini del rischio di fibrillazione ventricolare del cuore che è la causa principale degli esiti letali da shock elettrico. Quanto sopra esposto giustifica il fatto che la Norma CEI 11-1 consideri, in linea generale, le sole tensioni di contatto. L’argomento è trattato in dettaglio nei Rapporti IEC 60479-1 e IEC 60479-2, nei quali sono forniti i valori della resistenza probabile del corpo umano, e viene esposto il procedimento seguito per passare dal valore di corrente ammissibile, ai valori delle tensioni di contatto ammissibili (Allegato C della Norma CEI 11-1). 5.4 RILEVANZA DELLE TENSIONI DI CONTATTO E DI PASSO (UT E US) Se la resistenza dell’impianto di terra è bassa, e se la corrente che attraversa l’impianto di terra è relativamente piccola, allora anche la tensione totale di terra UE potrà essere mantenuta al di sotto dei limiti ammessi. Nei sistemi elettrici con neutro efficacemente a terra, invece, la corrente di guasto monofase a terra può raggiungere valori di diversi kA in funzione del numero e della potenza dei trasformatori di alimentazione e dei criteri adottati nell’esercizio della rete di alimentazione. La tensione U E può raggiungere valori molto elevati: per esempio, se si ipotizza un’impedenza dell’impianto di terra di 0,5 Ω, e una corrente di terra di 10 kA, allora risulta: UE = IE x ZE = 10 x 0,5 = 5 kV dove: UE = tensione totale di terra in kV; IE = corrente di terra in kA; ZE = impedenza di terra in Ω. Tuttavia, anche in questo caso le condizioni di sicurezza possono essere rispettate se le tensioni di contatto e di passo, determinate in sede di progetto o con misure in sito ad impianto realizzato, sono contenute nei limiti ammessi. Si ricorda, allo scopo di evitare inutili interventi preventivi atti ad abbattere il valore della tensione totale di terra U E , che le U T e U S , da ricondurre ai valori ammissibili, sono sempre una frazione della U E come evidenziato nella Fig. 1. Ricerche teoriche e l’esperienza quasi secolare autorizzano peraltro a ritenere, sulla base di criteri molto cautelativi, che se la tensione totale di terra non supera del 50% le tensioni di contatto ammesse UTp, queste ultime sono rispettate in qualsiasi punto dell’impianto (vedi Norma CEI 11-1, punto 9.2.4.2 oltre alla Fig. 4 e alla Tab. 1 della presente Guida). 5.5 EFFETTI CONNESSI ALLA PRESENZA DI UN IMPIANTO DI TERRA GLOBALE Nel caso che l’impianto utilizzatore sia collocato all’interno di un “impianto di terra globale” (vedere definizione nella Norma CEI 11-1 punto 2.7.14.5), la progettazione del dispersore di impianti AT ed MT, pur essendo in condizioni semplificative, richiede comunque particolare attenzione riguardo alle modalità di Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 12 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali messa a terra del neutro del sistema BT. Anche nel caso suddetto, prima di tutto, valgono i criteri generali di dimensionamento definiti al punto 9.2.1 nei commi a), b), c) e d) della Norma CEI 11-1 che riguardano tutti gli elementi che compongono l’impianto di terra stesso (dispersore, conduttori di terra ed equipotenziali). In particolare, si ricorda che la Norma CEI 11-1 richiede che sia assicurata l’affidabilità dell’impianto (in termini di resistenza meccanica ed alla corrosione), la sicurezza delle persone ed il buon funzionamento dei componenti elettrici (in termini di un corretto dimensionamento elettrico e termico). La Norma suddetta, peraltro, afferma che, nel caso l’impianto dell’utilizzatore sia completamente compreso in un “impianto di terra globale”, il criterio di cui al comma d) del punto 9.2.1 , relativo alla sicurezza delle persone, è soddisfatto a priori. La Norma CEI 11-1 non esime quindi dal realizzare un dispersore anche quando ci si trovi all’interno di un “impianto di terra globale”: esso, tuttavia, può ad esempio essere scelto tra le forme semplici di Fig. 3 dell'Allegato B, rispettando le dimensioni minime indicate nell’Allegato A della stessa Norma. E’ appena il caso di rilevare come nell’area, solitamente molto estesa e fortemente urbanizzata, di un “impianto di terra globale”, anche per effetto dello stato di “quasi equipotenzialità”, risulti molto difficile, anche se talvolta possibile, effettuare rilievi sperimentali significativi della tensione totale di terra relativa ad ogni singolo impianto utilizzatore. E’ opportuno sottolineare ancora come la Norma restringa cautelativamente la validità di detto “impianto di terra globale” agli impianti delle reti del distributore pubblico ed agli impianti degli utilizzatori alimentati in AT e MT inclusi nell’area equipotenziale e che, tenuto conto della sua definizione, solo il distributore pubblico è in grado di dichiararne l’esistenza e l’estensione. Per detta dichiarazione, quindi, possono rivolgersi al distributore sia gli utilizzatori con forniture in AT ed MT sia quelli con fornitura in BT. Gli imprescindibili criteri generali a cui deve soddisfare l’impianto di terra, da un lato, e l’inutilità (oltre che alla pratica difficoltà) delle misure e delle verifiche di resistenza dei dispersori in campo, dall’altra, portano, quindi, a formulare le seguenti conclusioni: gli impianti di terra (sia del distributore pubblico nel punto di consegna dell’energia che degli utilizzatori), facenti parte di un “impianto di terra globale”, rispettano le condizioni previste dalla Norma CEI 11-1 relativamente alle tensioni di contatto ammissibili per guasto a terra sul lato AT. Devono perciò essere dimensionati soltanto in relazione al comportamento termico, alla resistenza meccanica ed alla corrosione. Per tale ragione possono avere strutture semplici come previsto nell’Allegato B della presente Guida. all’interno di un “impianto di terra globale” possono non essere effettuate le verifiche (mediante calcolo o mediante rilievi in campo) degli impianti di terra (sia del distributore pubblico che degli utilizzatori ma con le precisazioni indicate nel seguito); ovviamente occorrerà procedere ad una verifica iniziale e quindi periodica dell’efficienza della connessione esistente tra l’impianto di terra del distributore e quello dell’utilizzatore ed in particolare verificare che: • tale connessione sia visibile, accessibile e sezionabile solo con attrezzo ad Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 13 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali entrambe le estremità; • l’energia specifica passante massima sia sopportabile dal conduttore e dalle relative connessioni (cautelativamente può essere assunta la piena IF); • vi sia continuità, ad entrambe le estremità, verso gli impianti collegati. Per le parti di impianto a valle del punto di consegna dell’energia, spetta all’utilizzatore valutare le condizioni di sicurezza del proprio impianto di terra: ciò è particolarmente importante per le utenze aventi sensibili distanze tra la cabina di ricezione (punto di consegna) e quelle di trasformazione; il motivo è da ricercare nelle cadute di tensione che si manifestano, in caso di guasto a terra, sui conduttori di connessione tra i diversi dispersori e di valore tale da richiedere particolare attenzione e/o provvedimenti specifici (vedere esempio 2 di 7.2.1.1). E’ importante, inoltre, che il distributore sia in grado di comunicare all’utilizzatore il valore della UE nel punto di consegna dell’energia elettrica per consentire all’utilizzatore di poter valutare l’assenza dei pericoli di cui al punto 9.3.3, sesto comma della CEI 11-1: “possono insorgere pericoli se sono simultaneamente accessibili parti conduttrici di tubazioni isolate, di cavi, ecc. collegate ad una terra lontana e parti conduttrici collegate alla terra dell’impianto di alta tensione”. Queste parti conduttrici possono essere ad esempio: binari del tram, che collegano impianti di terra globale con quelli esterni, rotaie del treno e di metropolitane (intenzionalmente isolate da terra per problemi legati all’esercizio in corrente continua), tubazioni del gas che sono intenzionalmente isolate da terra (sono generalmente con protezione catodica), tubazioni di impianti di teleriscaldamento (isolate da terra per problemi di dissipazione termica), camicie esterne di pozzi artesiani profondi (che portano il potenziale prossimo a zero nell’impianto di terra globale), reti di terra e/o cavi di altre aziende distributrici, posati congiuntamente, cavi telefonici e/o di reti informatiche ecc. aventi schermi metallici di protezione esterni ed accessibili alle estremità ed in corrispondenza delle giunzioni. Il valore della UE è necessario, inoltre, per verificare le prescrizioni applicabili agli impianti di telecomunicazione soggetti a regolamenti del Ministero delle P.T. oppure delle circolari ITU (distanze di rispetto tra reti di terra e cavi interrati, installazione di traslatori telefonici, cavi ad isolamento aumentato, ecc.). 5.6 PROTEZIONE CONTRO LE SCARICHE ATMOSFERICHE Quando sia necessaria la protezione contro le scariche atmosferiche, l’impianto di terra deve soddisfare anche tutte le prescrizioni contenute nella Norma CEI 81-1. 5.7 DRENAGGIO DELLE CARICHE ELETTROSTATICHE Le strutture che, in determinate condizioni, possono essere sedi di cariche elettrostatiche che, a loro volta, possono essere causa di innesco di miscele esplosive gas-aria, vapori, nebbie o di nubi di polvere combustibile, devono essere collegate al dispersore generale (vedi CEI 31-33). Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 14 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 6. LA CORRENTE DI GUASTO A TERRA RIPARTIZIONE E PERCORSO 6.1 PREMESSA MODALITÀ DI ALIMENTAZIONE DEI DISTRIBUTORI PUBBLICI Quando gli impianti utilizzatori sono alimentati da una rete del distributore, questa alimentazione può avvenire nei seguenti modi: 1. in BT con il sistema TT; 2. in MT con neutro isolato; 3. in MT con neutro risonante (bobina di Petersen) 4. in MT con neutro messo a terra tramite resistenza; 5. in MT con messa a terra con impedenza (bobina di Petersen in parallelo ad una resistenza); 6. in AT, con tensione minore o uguale a 100 kV, con sistemi di messa a terra simili a quelli in MT; 7. in AT, con tensione maggiore di 100 kV, con neutro francamente a terra. Naturalmente, la diversificazione della tensione di alimentazione dipende dalla potenza richiesta e dalla posizione dell’impianto utilizzatore rispetto alla rete di alimentazione del distributore. Tutti questi fattori hanno influenza sulle correnti di 6.2 e definite nella Norma CEI 11-1. 6.2 DEFINIZIONI DELLE CORRENTI CHE SI DETERMINANO NEI GUASTI A TERRA La Norma CEI 11-1 (punto. 2.7.15 e Fig. 2.2) distingue tra: 6.3 IF, definita “ corrente di guasto a terra”; IE, definita “corrente che fluisce verso terra tramite l’impedenza collegata a terra”. Detta impedenza è costituita dal parallelo di tutte le possibili vie attraverso cui la corrente di terra fluisce (es. funi di guardia, guaine di cavi, ecc.); IRS, definita “corrente nella resistenza di terra del dispersore considerato”. PERCORSO E ALIMENTAZIONE DELLA CORRENTE DI GUASTO Qualunque sia il tipo di alimentazione, non sempre tutta la corrente di guasto a terra viene dispersa dal dispersore di stazione. La corrente di terra IRS è quella determinante per la valutazione delle tensioni di contatto. Si consideri ad esempio il guasto in un impianto utilizzatore come indicato nelle Fig. 5a e 5b. In Fig. 5a l’impianto utilizzatore è alimentato da un trasformatore con neutro a terra lontano (alimentazione da una sorgente esterna all’impianto utilizzatore). Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 15 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Ipotizzando per semplicità l’assenza di funi di guardia, la corrente di guasto si richiude tutta attraverso il terreno tramite il dispersore, e quindi IF = IE. Se l’alimentazione avviene invece da una sorgente interna all’impianto utilizzatore, la corrente di guasto si chiude tramite il dispersore all’interno dell’impianto utilizzatore stesso (con stazione elettrica interna) come indicato in Fig. 5b. Come si vede chiaramente nella figura, il percorso della corrente tra il punto di guasto ed il neutro del trasformatore interessa solamente il collegamento metallico rappresentato dall’impianto di terra (PE compresi) e non vi è corrente dispersa apprezzabile nel terreno. In questo caso è quindi IE = 0. Procedendo nell’esame dei casi possibili, sempre nell’ipotesi di assenza delle funi di guardia, l’impianto utilizzatore può essere alimentato da due sorgenti contemporaneamente, una esterna ed una interna, ad esempio nel caso che ci sia un’autoproduzione come indicato in Fig. 6a. In questo caso, le due situazioni di Fig. 5 coesistono e la corrente di guasto si divide in due rami, uno rappresentato dalla corrente di terra IE che corrisponde al contributo della sorgente esterna, un altro rappresentato dalla IF – IE che corrisponde al contributo dell’autoproduzione. Solo la corrente IE è determinante nei riguardi delle tensioni di contatto e di passo. Nel caso di Fig. 6a questa è appunto la corrente di guasto prodotta dalla sorgente esterna; ma se il guasto avviene all’esterno dell’impianto utilizzatore, per esempio su un palo di linea e le due sorgenti sono in parallelo, come in Fig. 6b, la corrente IE2 che attraversa il dispersore dell’impianto utilizzatore può essere anche maggiore della corrente IE di Fig. 6a, se è preminente il contributo dell’autoproduzione. L’impianto di terra utilizzatore deve in ogni caso esser dimensionato per la maggiore tra le correnti che è chiamato a disperdere nel terreno. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 16 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali RES IE IF IF IE = IF RES IF IE c c IF IF IE R ES =0 IF Fig. 5 - Schema di principio e andamento quantitativo delle correnti per guasto a terra di un impianto utilizzatore senza autoproduzione LEGENDA a) Stazione elettrica esterna b) Impianto utilizzatore c) Terra di riferimento (CEI 11-1, punto 2.7.2) CT Conduttore di terra CN Conduttore di neutro del trasformatore IF Corrente di guasto IE Corrente di terra RES Resistenza di terra dell’impianto utilizzatore E Dispersore Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 17 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 6 - Schema di principio e andamento qualitativo delle correnti per guasto unipolare a terra nell’ipotesi che l’impianto utilizzatore sia dotato di autoproduzione: a) guasto entro l’impianto utilizzatore b) guasto fuori dell’impianto utilizzatore (per es. in linea) IE IF IF - IE IE IE R ES a) guasto entro l'impianto utilizzatore R ES IE IF IE2 IE1 IE2 IE1 R ES1 b) guasto fuori dell'impianto utilizzatore IE1 R ES RES2 IF LEGENDA a) Stazione elettrica esterna b) Impianto utilizzatore c) Terra di riferimento (CEI 11-1, punto 2.7.2) CT Conduttore di terra CN Conduttore di neutro del trasformatore IF Corrente di guasto IE Corrente di terra RES Resistenza di terra dell’impianto utilizzatore E Dispersore Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 18 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 6.4 CONTRIBUTO DELLE FUNI DI GUARDIA E DEGLI SCHERMI METALLICI DEI CAVI - I CIRCUITI DI RITORNO In una rete con neutro a terra si intendono per circuiti di ritorno quegli elementi che collegano direttamente gli impianti di terra, o semplicemente il punto di guasto con il centro stella del trasformatore che alimenta il guasto stesso, e consentono a una parte della corrente di guasto di tornare alla sorgente di alimentazione senza interessare il terreno. In Fig. 5b il circuito di ritorno è il dispersore stesso che in questo caso, a dispetto del nome, non disperde corrente nel terreno, ma la convoglia direttamente al neutro del trasformatore. Anche nel caso più generale di sorgente esterna all’impianto considerato vi possono essere circuiti metallici di ritorno, e questi sono tipicamente le funi di guardia delle linee aeree e gli schermi o le guaine metalliche dei cavi che, se collegati agli impianti di terra delle stazioni o degli impianti utilizzatori, si comportano come conduttori di protezione PE. Anche nelle reti con neutro isolato ci possono essere collegamenti metallici tra differenti impianti di terra, come appunto gli schermi dei cavi, se connessi a terra ad entrambe le estremità. In questo caso non rivestono più l’aspetto di veri circuiti di ritorno, quanto piuttosto quello di conduttori di terra che adempiono alla funzione di mettere tra loro in parallelo diversi impianti di terra. In tal modo una certa parte degli impianti di terra interconnessi sono coinvolti nel guasto ovunque esso sia, ma la corrente dispersa nell’impianto in cui avviene il guasto viene corrispondentemente ridotta e così anche la sua tensione di terra. Ciascuno degli impianti di terra contribuisce alla dispersione della corrente di guasto IF in modo differente poiché: le resistenze di terra RE sono diverse per ogni impianto; le impedenze longitudinali delle guaine dei cavi non sono trascurabili. Lo stesso dicasi per le funi di guardia: quelle più diffuse sono in acciaio da 50 mm2 e hanno impedenza di qualche Ω x km; ad ogni impianto di terra possono essere connesse, in modo numericamente e qualitativamente variabile, le succitate conduttanze. Si noti, pertanto, che il contributo dei dispersori lontani potrebbe risultare trascurabile. In una rete con neutro a terra, la fune di guardia o lo schermo dei cavi adempie a due funzioni. La prima funzione, che vale solo per le funi e le guaine di linee che alimentano il guasto, è quella di drenare una notevole aliquota della corrente di guasto di ciascuna linea, sottraendola al dispersore dell’impianto utilizzatore, in virtù dell’accoppiamento induttivo tra le spire costituite dai conduttori di fase e dal terreno e le spire costituite dalle funi di guardia o guaine metalliche e dal terreno. Grazie al contributo di accoppiamento, il compito del dispersore suddetto può essere notevolmente alleggerito. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 19 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Per ogni linea che alimenta il guasto si definisce infatti il fattore di riduzione ri il rapporto tra la corrente di terra IEi, cioè l’aliquota di corrente immessa nel terreno attraverso il dispersore, e la corrente di guasto monofase a terra 3I0i fornita dalla linea stessa, cioè: ri = I Ei 3I 0i Il termine 3 I0i, cioè tre volte la componente omopolare, deriva dal calcolo della corrente di guasto monofase a terra con il metodo delle componenti simmetriche, quale è quello raccomandato nella Norma CEI EN 60909-0. In sostanza è 3 I0 = IF. Per una linea con funi di guardia, il fattore di riduzione r dipende dal materiale delle funi, dalla loro impedenza omopolare, dalle distanze tra le funi di guardia e conduttori di fase e dalla resistività del terreno. Il metodo di calcolo del fattore r si trova nella pubblicazione IEC 60909-3, mentre nell’All. J della Norma CEI 11-1 sono riportati alcuni valori tipici. Le guaine dei cavi hanno un effetto drenante maggiore di quello delle funi di guardia, occorrerà però eseguire per essi la verifica termica, come verrà detto nel seguito. Sia nel caso di funi di guardia che nel caso di guaine metalliche di cavi, la corrente nel dispersore è espressa da: IRS = r IF = r 3I0 se il guasto è alimentato da una linea, e da: IRS = r1 3I01 + r2 3I02 se le linee alimentanti il guasto sono due, dove r1 e r 2, e rispettivamente I01 e I02 sono i fattori di riduzione e le correnti omopolari delle due linee. Corrispondentemente, le correnti nelle funi di guardia divengono rispettivamente: IEW = IF – IRS = (1-r) 3I0 IEW1 = (1-r1) 3I01; IEW2 = (1-r2) 3I02 Nel caso di cavi occorre verificare che la corrente drenata dallo schermo metallico sia inferiore a quella ammissibile nello schermo stesso. Per informazioni conviene rivolgersi al costruttore, tenendo presente che il termine generico di schermo metallico comprende le eventuali armature metalliche. La seconda funzione è quella di ridurre l’impedenza di terra mediante il collegamento di più dispersori tra loro, essa è esplicata dalle funi di guardia e dalle guaine metalliche di tutte le linee in arrivo o in partenza, anche da quelle che non alimentano il guasto, o sono fuori tensione. La fune di guardia si può schematizzare con un circuito equivalente costituito da una successione di bipoli in cascata formati dalle impedenze delle diverse campate e dalle impedenze dei dispersori, intenzionali o di fatto, dei sostegni di linea. Questi bipoli sono in parallelo al dispersore in esame. L’impedenza equivalente del complesso dei bipoli Z∞ della catena supposta di lunghezza infinita, ovvero Zp se di lunghezza finita, come rappresentato in Fig.7, si pone in parallelo alla resistenza del dispersore. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 20 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Definendo: RET la resistenza di terra di un sostegno Zw l’impedenza omopolare di una campata di fune di guardia nell’ipotesi semplificativa che tutti i valori di RET siano costanti almeno per i primi pali in partenza dall’impianto utilizzatore o dalla stazione, e che le corrispondenti campate abbiano una lunghezza costante, il valore dell’impedenza di ingresso di una fune di guardia è dato da: Zp = Z2 1 Z w + Z w ?RET + w 2 4 Poiché in genere il valore di Zw è piccolo rispetto a quello di R ET, la precedente relazione si può anche semplificare in: Zp = 1 Z w + Z w ?RET 2 Formule per il calcolo di Zw e Zp si possono trovare nella IEC 60909-3. In Tab. 2 sono riportati alcuni valori dell’impedenza d’ingresso (modulo e fase) per funi di guardia singole di diverso materiale e per due valori della resistenza di terra RET dei sostegni di linea. La lunghezza della campata è supposta di 300 m. Tab. 2 Analoga funzione è esplicata dagli schermi dei cavi se sono collegati a terra a entrambi gli estremi. In tal caso l’impedenza Zp è uguale alla somma dell’impedenza omopolare dei tre schermi tra loro in parallelo e della resistenza di terra del dispersore della stazione contigua all’impianto utilizzatore, che risulta collegata in serie agli schermi. Lo schema della distribuzione della corrente di guasto in una stazione o nell’impianto utilizzatore alimentato in entra-esce da due linee ad AT in rete con neutro a terra e con autoproduzione locale, o comunque con trasformatore con neutro messo a terra in stazione, si presenta come in Fig.8. La corrente di guasto monofase a terra risulta: IF = 3 I0 + ITr La corrente che interessa il dispersore dell’impianto utilizzatore e i dispersori di fatto nel loro complesso (Fig.8) risulta: Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 21 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali IE = r (IF – ITr) dove: r = fattore di riduzione della linea che alimenta il guasto; ITr = corrente di guasto monofase del trasformatore; IE = corrente di terra che interessa il complesso disperdente. L’impedenza di terra della stazione con i dispersori di guardia collegati è: ZE = 1 1 1 +n RES Zp La tensione di terra è: UE = IE ZE La corrente che fluisce a terra dal solo dispersore dell’impianto utilizzatore (Fig.8) è: I RS = I E ZE RES Tale corrente è presa in considerazione per la determinazione delle tensioni di contatto e di passo. Fig.7 - Catena composta dalla impedenza Zw delle funi e dalla resistenza di terra RET dei sostegni posti a distanze uguali dT Zp = Impedenza di ingresso della fune di guardia LEGENDA a) Fune di guardia b) Terra Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 22 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig.8 - Ripartizione della corrente di guasto a terra per guasto all’interno dell’impianto utilizzatore Linea 1 Linea 2 IF ITR RET RET RES UE IRS Linea 2 Linea 1 I TR IF ITR IE UE Zp2 R ES Zp1 I RS LEGENDA a) Terra di riferimento b) Conduttore di fase c) Autoproduzione d) Circuito equivalente e) Fune di guardia f) Dispersore ITr = Corrente di guasto nel neutro del trasformatore IF = Corrente di guasto IE = Corrente di terra = IF – [ ITr + (1-r) 3I0 ] NOTA - (IE non può essere misurata direttamente, ma solo calcolata secondo la differenza indicata) IRS = Corrente dispersa nel terreno RET = Resistenza di terra del sostegno RES = Resistenza di terra del dispersore Zp = Impedenza di ingresso della fune di guardia-terra, vista dall’impianto utilizzatore UE = Tensione totale di terra Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 23 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali In Fig.9 sono forniti alcuni abachi per la lettura del fattore di riduzione r nel caso di linea con una o due funi di guardia, in funzione del valore della resistenza di terra RET dei sostegni di linea e per alcuni valori della resistenza di terra R ES del dispersore della stazione. In presenza di sostegni di linea di piccola resistenza di terra, la corrente drenata dalle funi di guardia può essere notevolmente maggiore dei contributi indicati nella Norma CEI 11-1. Fig. 9– Andamento della corrente percentuale nel dispersore di stazione per guasto a terra alimentato da una sola linea provvista di una o due funi di guardia, in funzione della resistenza di terra dei sostegni RET per alcuni valori della resistenza di terra della stazione LEGENDA a) RET (Ω) per due funi b) RET (Ω) per una fune Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 24 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 7. VALUTAZIONE DELLE CORRENTI DI GUASTO NELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI ALIMENTAZIONE 7.1 ALIMENTAZIONE IN BT I distributori alimentano gli impianti utilizzatori in bassa tensione secondo lo schema TT. Gli impianti di terra per questi impianti utilizzatori sono regolati dalla Norma CEI 64-8. Agli impianti di terra relativi ad applicazioni residenziali e terziarie, è dedicata l’apposita Guida CEI 64-12. 7.2 IMPIANTI UTILIZZATORI CON PROPRIA STAZIONE DI TRASFORMAZIONE ALIMENTATI DA UNA RETE DI DISTRIBUZIONE IN MT O IN AT Quando sia alimentato in MT o in AT, l’utilizzatore può avere distribuzione interna: • soltanto in BT; • in MT per i carichi maggiori e in BT per quelli minori. La distribuzione in MT può essere alla stessa tensione di alimentazione del distributore, oppure ad un valore diverso MT1 opportunamente scelto tra quelli normalizzati. 7.2.1 SISTEMI MT O AT CON NEUTRO ISOLATO Nelle reti con neutro isolato, il circuito di guasto può chiudersi soltanto attraverso le capacità verso terra della rete stessa (Fig. 10). Poiché le capacità verso terra di una rete, sia aerea che in cavo, sono un parametro distribuito, la corrente di guasto IF è funzione, oltre che della tensione, anche dell’estensione della rete ed è quindi tanto più alta quanto più è estesa la rete. La Norma CEI 11-1, nel Cap. 9 sugli impianti di terra, riporta alla Tab. 9.1 la formula per valutare la corrente di terra in reti con neutro isolato: IE = r IF dove: IF = IC (vedi Fig. 2-3 della Norma CEI 11-1) IC = corrente capacitiva di guasto in Ampere e calcolata con la formula approssimata IC = Un (0,003 L1 + 0,2 L2) con Un = tensione nominale della rete in kV L1 = lunghezza delle linee aeree, in km L2 = lunghezza delle linee in cavo, in km r = fattore di riduzione (per linee aeree con funi di guardia, cavi muniti di Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 25 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali schermo e determinato in accordo con l’All. J informativo della CEI 11-1). Per lunghezza delle linee L1 e L2 si intendono le lunghezze rispettivamente delle linee aeree e in cavo ordinariamente collegate metallicamente fra loro durante l’esercizio. La stessa relazione si può esprimere in maniera mnemonicamente più semplice sotto la forma: 3 A per ogni 10 kV di tensione nominale e 100 km di linea aerea; 2 A per ogni 10 kV di tensione nominale e 1 km di linea in cavo. L’apporto dei cavi è, dunque, circa 67 volte quello delle linee aeree, a causa della maggiore capacità dei cavi verso terra. Il coefficiente 0,2 della formula già detta, Un (0,003 L1 + 0,2 L2), si riferisce a cavi con isolamento in carta impregnata. Per cavi con isolamento solido, è opportuno riferirsi al costruttore per ottenere dati più attendibili. Nei sistemi con neutro isolato si ha che: la corrente capacitiva di guasto a terra IC dipende dall’estensione della rete al momento del guasto; la corrente capacitiva di guasto a terra IC è indipendente dal punto del guasto; cioè la corrente di guasto è la stessa sia che il guasto avvenga vicino ai morsetti del trasformatore di alimentazione, o vicino all’utenza, al termine di una linea; per le linee aeree in conduttori nudi MT, il fattore r è pari a uno in quanto sono usualmente prive di funi di guardia. Fig. 10 - Correnti capacitive di guasto a terra in una rete con neutro isolato IF Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 26 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Per il dimensionamento dell’impianto di terra si considera la configurazione composta dalle linee ordinariamente collegate metallicamente tra loro durante l’esercizio. Per fare un esempio, se l’utente è collegato ad una rete MT a 15 kV la cui massima estensione, con tutte le linee in tensione sia di 80 km di linee aeree e di 6 km di linea in cavo, la corrente capacitiva di guasto a terra è: IF = 15 x (0,003 x 80 + 0,2 x 6) = 21,6 A In sostanza nelle reti a MT con neutro isolato, la corrente di guasto a terra va da poche decine di ampere, per reti prevalentemente aeree, a qualche centinaio di ampere per reti prevalentemente in cavo come quelle urbane. La Norma CEI 11-1 (Tab. 9.1) prescrive che l’impianto di terra in reti con neutro isolato sia dimensionato, per quanto riguarda la sicurezza delle persone, cioè con riferimento alla tensione di terra e alle conseguenti tensioni di contatto, per la massima corrente di terra IE che l’impianto può essere chiamato a disperdere nel terreno. Nelle reti con neutro isolato, se una fase va a terra, la tensione verso terra delle altre due fasi sane sale alla tensione concatenata. Il corrispondente isolamento verso terra viene allora sollecitato a regime da una tensione 3 volte maggiore e dalle sovratensioni transitorie che si originano in seguito al guasto a terra stesso. In questa situazione potrebbe verificarsi un secondo guasto a terra in corrispondenza di eventuali punti deboli della rete. Questo secondo guasto a terra stabilisce un cortocircuito tra fasi attraverso la terra, e la corrente assume un valore corrispondentemente più elevato in funzione dell’impedenza del circuito di guasto. La corrente di doppio guasto a terra è una corrente di cortocircuito bifase, il cui valore dipende quindi dalla distanza tra i due punti di scarica su fasi diverse. Ciò può portare ad un campo di valori molto vasto, in funzione delle impedenze del circuito compreso tra i due guasti, magari su radiali diverse. La IEC 60909-3 dà le formule generali e quelle relative ai casi più frequenti. Al limite però, poiché non si può escludere che il secondo guasto avvenga nelle immediate vicinanze della stessa cabina del primo, un criterio cautelativo porta a valutare la corrente di secondo guasto a terra uguale a quella del c.c. bifase, che, secondo la Norma CEI 11-1, è: I" KEE = 0,85 I" K dove I”KEE e I”K sono rispettivamente le correnti iniziali simmetriche di c.c. bifase e c.c. trifase. 7.2.1.1 ESEMPI Esempio 1 Ci si riferisca all’esempio di Fig. 11 dove la media tensione interna ad uno stabilimento viene ottenuta dall’alimentazione del distributore tramite una trasformazione MT/MT1 e dove si presume che la rete a MT1 non sia molto estesa ed a neutro isolato. Questo sistema, ipotizzando che la corrente di guasto a terra non superi una decina di ampere, può essere impiegato per mantenere in esercizio l’impianto utilizzatore per un certo tempo in presenza di un contatto a terra di una fase: sarebbero infatti tollerabili i danni ai componenti ed alle apparecchiature provocati dal guasto (ai cavi, ai trasformatori, ai quadri ed ad eventuali macchine rotanti). Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 27 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 11 - Esempio di schema di cabina dell’utilizzatore con distribuzione in MT1 diversa da quella del distributore MT a tensione del distributore MT1 6kV In queste condizioni però, se per ragioni di continuità di esercizio non è prevista l’interruzione automatica del circuito al primo guasto a terra, l’impianto di terra (per il guasto a terra sulla rete a MT1) viene dimensionato, dal punto di vista termico, per la corrente di doppio guasto a terra. Questa situazione di guasto, peraltro, non ha generalmente rilevanza agli effetti delle tensioni di contatto: infatti, solo una piccola parte della corrente di guasto viene dispersa nel terreno, mentre la maggior parte percorre i conduttori metallici dei dispersori intenzionali e di fatto (vedere schema di Fig. 5b, nel quale però la distribuzione avviene con rete a neutro isolato invece che con neutro a terra come ivi indicato). Esempio 2 Ci si riferisca all’esempio di Fig. 12 dove si ipotizza che la rete interna ad uno stabilimento sia alla stessa tensione di quella fornita dal distributore. Si suppone, inoltre, che all’interno dello stabilimento vi siano tre cabine tra loro molto lontane o fuori dalla rete magliata equipotenziale dello stabilimento, ma comunque tra di loro intenzionalmente connesse, a mezzo di conduttori o anche semplicemente con guaine di cavi e/o con funi di guardia. In questo caso le tensioni di contatto, a seguito di un guasto a terra, possono assumere valori non trascurabili e richiedono particolare attenzione. Ogni singola cabina infatti presenta una propria resistenza di terra RE che dipende dal parallelo dato dalla resistenza di terra del dispersore locale e delle impedenze dei conduttori di ritorno ad essa allacciati. In questi casi la resistenza longitudinale dei conduttori di terra (di ritorno) non può più essere trascurata e le c.d.t. che ne derivano, allorché essi vengano attraversati da una quota parte della IF, (la rimanente IE viene dispersa dalla rete di terra locale della cabina interessata al guasto) devono essere o calcolate o misurate ai fini delle tensioni di passo e di contatto. Si raccomanda, pertanto, di valutare anche la necessità di eseguire la misura delle RE di impianti tra di loro interconnessi ma distanti, iniettando la IM (corrente di misura) alternativamente in ogni area così individuata. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 28 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali In queste condizioni infatti si potrebbero avere UE > 1,5 UTp oppure UT > UTp. Nel 1° caso (U E > 1,5 U Tp) ci si riferisce al “progetto tipo” di cui all’art. 9.2.4.2. della CEI 11-1, allo scopo di verificare la necessità di procedere ai rilievi diretti delle tensioni di contatto. Nel 2° caso (U T > U T p), dopo aver rilevato i valori delle tensioni di passo e di contatto, si dovrà procedere all’applicazione dei provvedimenti M, elencati nell’Allegato normativo D della Norma CEI 11-1. Nel caso di impianti aventi numerose cabine elettriche, che rientrano nelle condizioni di installazione sopra dette, questo modo di procedere porta alla necessità di eseguire i rilievi delle tensioni di contatto, soltanto per quelle cabine e per quelle zone di impianto ad esse associate, che rientrano nelle due condizioni elencate sopra (U E > 1,5 U T p oppure U T > U T p) e non alla totalità delle cabine presenti. Si conoscano i valori delle singole resistenze di terra di cabina RE e le impedenze longitudinali tipiche delle guaine MT, e si abbia: IF = 80 A; Tensione nominale del sistema = 20 kV; IC (corrente capacitiva dovuta alla lunghezza delle linee in cavo utente) = 3 A; IE = IF + IC = 83 A Tempo tF = 0,6 s; UTp = 165 V; ZE massima = ZE = 1,5 ?U Tp IE = 1,5 ?165 = 2,98 Ω 83 da non superare presso ogni singola cabina; l’obbligo di eseguire le misure delle tensioni di contatto, in questo esempio, è limitato alla sola cabina n° 3, avendo questa una ZE pari a 3,50 ohm (maggiore, cioè, di 2,98 ohm). Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 29 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 12 - Schema equivalente della rete interna allo stabilimento ZLE ZLC A RE1 RE2 RE3 B C E D F LEGENDA A: fornitura MT in linea aerea del distributore pubblico B: rete di terra locale della cabina n° 1 di ricezione con RE1 = 8 Ω e ZE1 = 2,72 Ω C: linea in cavo di lunghezza 150 m con ZLC = 0,45 Ω D: rete di terra locale della cabina n° 2 con RE2 = 5 Ω e ZE2 = 2,56 Ω E: linea in cavo di lunghezza 600 m con ZLE = 1,8 Ω F: rete di terra locale della cabina n° 3 con RE3 = 12 Ω e ZE3 = 3,50 Ω Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 30 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Per impianti più articolati, la situazione si presenta ancora più complessa e le differenze tra le resistenze di terra delle singole cabine può essere valutata solamente con misure in sito. Dette differenze sono legate principalmente a: numero e caratteristiche delle connessioni intenzionali e di fatto; stato di conservazione delle connessioni; distanza tra le cabine; resistività del suolo; resistenza propria di ogni singolo impianto di terra locale. L’esecuzione di misure di RE in ogni cabina, evidenzia la possibile inefficacia, delle interconnessioni, verso le rimanenti installazioni, difetti solitamente non riscontrabili con la semplice verifica della continuità. Nella Fig. 13 sotto riportata, l’ohmmetro legge un valore dato, in prima approssimazione, dalla serie delle due resistenze di terra RE1 ed R E2. Il valore di 0,35 ohm, portato ad esempio, non permette di esprimere una conclusione affidabile. Fig. 13 - Schema del circuito di prova Ω E A B D C LEGENDA A: rete di terra di stabilimento e cabina di trasformazione con RE1 = 0,2 Ω B: rete di terra della cabina di ricezione cliente con RE2 = 0,15 Ω C: schermo del cavo del distributore pubblico D: punto d’interruzione della connessione tra gli impianti di terra delle due cabine E: indicazione dell’ohmmetro ≤ 0,35 Ω Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 31 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Le misure di R E, se eseguite con il metodo di iniezione di corrente IM di valore elevato, permettono inoltre di: 1) quantificare il drenaggio offerto dalle conduttanze allacciate al dispersore sotto prova che può essere utile nel caso di adeguamento impiantistico; 2) misurare le differenze di potenziale rispetto ad altri punti significativi della rete di terra facente parte del medesimo sito, allo scopo di avere un quadro sull’equipotenzialità di quest’ultimo; 3) misurare le tensioni che si manifestano sui sistemi utilizzatori in bassa tensione entranti/uscenti dalla cabina, onde verificare se dette tensioni superano o meno il limite di 250 V o di 500 V di cui alla Tab. 9-2 della CEI 11-1. Esempio 3 Un altro esempio è tipico dell’alimentazione esterna fornita dal distributore pubblico, con autoproduzione interna all’impianto. Per l’esercizio in parallelo delle due reti, l’utente deve prendere accordi con il distributore, conformemente alle prescrizioni della Norma CEI 11-20. Il dispersore di terra deve essere dimensionato per la corrente capacitiva di guasto a terra prodotto solamente dalla rete MT del distributore, in quanto quella prodotta dall’autoproduzione si chiude attraverso i conduttori metallici come nell’esempio 1 precedente. 7.2.2 SISTEMI MT O AT CON MESSA A TERRA RISONANTE In questi sistemi, nel caso si verifichi un guasto monofase a terra, l’induttanza costituita da una bobina di Petersen, posta tra il neutro del trasformatore di alimentazione della rete e la terra, fa sì che nel punto di guasto si determini una corrente induttiva che, per sua natura, si oppone alla corrente capacitiva di guasto della rete. La corrente di guasto, pertanto, può essere ridotta a piacere tenendo conto dei limiti di convenienza costo/benefici. Le bobine possono essere tali da poter variare l’induttanza in modo continuo oppure a gradini, cioè per le quali si può variare la reattanza per valori discreti che possono essere inseriti/disinseriti a vuoto. In linea generale, le prime possono essere utilizzate in reti la cui evoluzione può cambiare in modo continuo o comunque molto spesso e rapidamente, le seconde possono essere indicate per reti il cui assetto ed evoluzione sono quasi statici. Indipendentemente dal tipo di bobine, se la loro reattanza è identica a quella omopolare della rete su cui sono inserite, nel punto di un eventuale guasto a terra di quest’ultima si può affermare che non circolerà alcuna corrente (si trascura cioè la conduttanza verso terra della rete). In questo caso (ma anche quando le due reattanze suddette non siano del tutto identiche), se il guasto non è permanente, di fatto si autoestingue. Inoltre, è alquanto improbabile che, al contrario dei sistemi a neutro isolato, si determini un secondo guasto a terra. Le bobine di Petersen, peraltro, hanno il pregio di eliminare i guasti intermittenti in quanto sono capaci di estinguere gli archi elettrici verso terra. Contrariamente ai sistemi con neutro isolato, nei sistemi con messa a terra risonante non è possibile rilevare in modo selettivo la linea soggetta a guasto se non ricorrendo a relè sensibili alla tensione omopolare e al transitorio di corrente che interessa la linea affetta da guasto per pochi periodi. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 32 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali La corrente di guasto a terra, in questi sistemi, secondo la Norma CEI 11-1 è IF = IRES = (IC – IL) + IR + IH dove IF = corrente di guasto a terra IRES = corrente residua di guasto a terra IC = corrente capacitiva di guasto a terra IL = somma delle correnti delle bobine di soppressione d’arco in parallelo IR = corrente di dispersione IH = corrente armonica 7.2.3 SISTEMI MT O AT CON NEUTRO A TERRA TRAMITE RESISTENZA In questi sistemi il neutro del trasformatore che alimenta la rete viene messo a terra attraverso una resistenza il cui valore può essere convenientemente maggiore dell’impedenza omopolare del trasformatore e della rete. Ciò limita la corrente di guasto a terra a quella di cortocircuito iniziale simmetrica per un cortocircuito verso terra I”k1 monofase e comunque ad una percentuale (solitamente non più del 10%) della corrente di cortocircuito trifase. La corrente di guasto monofase a terra risulta tuttavia maggiore di quella che si avrebbe nella stessa rete a neutro isolato. Per questo motivo, al fine di garantire l’autoestinzione dei guasti, questi sistemi vengono utilmente adottati in reti la cui estensione è alquanto limitata. La resistenza di messa a terra del neutro, come per i sistemi a neutro risonante, elimina gli archi elettrici intermittenti verso terra. Inoltre, si ottiene il beneficio di smorzare le sovratensioni di origine interna e di ridurre notevolmente la probabilità che si verifichi un secondo guasto a terra. In questi sistemi, la resistenza di messa a terra determina la presenza di una componente attiva della corrente omopolare soltanto nella linea guasta; detta componente, se di valore sufficiente, potrebbe permettere l’individuazione di una linea aerea guasta mediante semplici relè amperometrici. Nel caso di una rete in cavo, per individuare la linea guasta è più conveniente utilizzare relè wattmetrici per evitare di dover aumentare eccessivamente la componente attiva già detta. La corrente di guasto a terra, in questi sistemi, secondo la Norma CEI 11-1 è IF = I”K1 dove IF e I”K1 hanno i significati già detti. 7.2.3.1 ESEMPI DI RETE CON NEUTRO A TERRA TRAMITE RESISTENZA O IMPEDENZA In questi sistemi il neutro della rete MT all’interno dell’impianto utilizzatore è collegato a terra attraverso un resistore (o reattore) al fine di limitare la corrente di guasto, rispetto ad un sistema con neutro franco a terra. Nei sistemi dove il centro stella è accessibile il resistore può essere inserito direttamente fra il centro stella dei trasformatori o dei generatori e la terra oppure sul secondario di un trasformatore monofase inserito fra centro stella e terra. Nel primo caso il resistore diventa un componente di Media Tensione mentre nel secondo caso è un componente di Bassa Tensione. Nei sistemi in cui il centro stella non sia accessibile o non sia previsto, occorre Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 33 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali realizzare un centro stella fittizio (neutro) per poter realizzare il sistema di messa a terra del neutro tramite resistore. Una possibile soluzione consiste nell'impiego di un reattore, inserito sul sistema di MT, collegato a zig-zag per formare il centro stella e di collegare poi il resistore tra il centro stella e la terra. Anche in questo caso il resistore è un componente di MT. Il valore della resistenza di messa a terra è scelto secondo due criteri diversi, in relazione ai diversi aspetti protettivi che si vogliono privilegiare: resistenza di basso valore, atta a ridurre la corrente di guasto a terra a valori compresi tra la corrente nominale di un trasformatore di alimentazione e alcune centinaia di ampere; resistenza di alto valore, atta a limitare la corrente di guasto a terra a valori dell’ordine della decina di ampère o meno. Il primo criterio, privilegia la robustezza dei componenti (resistenza) e la semplicità dei dispositivi di protezione, che possono essere del tipo usato per la protezione contro le sovracorrenti; il potenziale del sistema risulta saldamente vincolato a terra ed è ridotto al minimo il pericolo di sovratensioni transitorie, sia di origine interna che esterna, in misura confrontabile con quanto avviene per i sistemi con neutro direttamente a terra. Per contro, tanto più elevate sono le correnti di terra, tanto maggiori sono i danni di un guasto a terra. Come detto, si privilegia la protezione contro le sovratensioni a scapito di quella contro il cortocircuito. Il secondo criterio si può considerare simile a quello con neutro isolato e privilegia la protezione contro i danni conseguenti alle elevate correnti, nelle macchine rotanti e nei trasformatori e, non meno importante, nei quadri, non solo dovuti al primo guasto, ma soprattutto all’evolversi di questo. Tanto minore è il pericolo (e i danni) dovuti alla corrente, tanto maggiore è l’attitudine del sistema ad essere sede di sovratensioni di varia origine (oscillazioni per guasto a terra, risonanza fra cavi e riduttori di tensione, ferrorisonanza). Ancora in relazione al valore delle correnti di guasto a terra (praticamente indipendente dal punto di guasto) i relè devono essere di tipo direzionale, e inoltre capaci di discriminare fra la componente capacitiva e quella attiva, dovuta quest’ultima prevalentemente alla resistenza di messa a terra; inoltre, al decrescere della corrente di guasto, è necessario adottare trasformatori di corrente (TA) di tipo toroidale. Qualunque sia il valore della resistenza di messa a terra, applicando il metodo delle componenti simmetriche, la corrente di guasto monofase a terra è data da: IF = 3 ?U n Z 1 + Z 2 + Z 0 + 3Z G dove Un = Tensione nominale della rete; ZG = Impedenza nominale di messa a terra della rete di MT. Poiché le impedenze di sequenza diretta, inversa e omopolare Z1, Z2, Z 0 sono di solito piccole rispetto a Z G, per verifiche rapide si può ricorrere all’espressione approssimata: Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 34 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali IF = Un 3 ?Z G Per esempio, per una rete a 6 kV, messa a terra attraverso una resistenza sul neutro di 40 Ω, si avrebbe una corrente approssimata di guasto di: IF = 6000 3 ?40 = 86A L’impianto di terra viene dimensionato per la maggiore tra le correnti di guasto monofase a terra lato MT e BT. Se il neutro e le masse dell’impianto in media tensione sono collegate alla stessa rete di terra magliata, si può assumere che l’insieme sia sufficientemente equipotenziale, Fig. 14. Per guasto a terra sulla media tensione, la corrente di guasto ritorna al neutro dell’avvolgimento attraverso la maglia di terra senza disperdersi nel terreno. Il dispersore in questo caso ha una mera funzione equipotenziale. Se però il neutro e le masse sono collegate a dispersori lontani e distinti, anche se fra loro interconnessi, la situazione si presenta come nelle Fig. 15a e 15b. Questo può succedere quando l’impianto dell’utilizzatore comprende gruppi di impianti satelliti discretamente lontani fra loro, con propria rete di terra interconnessa alla rete di terra principale, con conduttori di terra di interconnessione (AB in Fig. 15a). In sede di progetto si tratta di dimensionare tali conduttori in modo tale da evitare situazioni di pericolo. Con riferimento alla Fig. 15a, se la caduta di tensione U i = Z i × IF sul conduttore AB al passaggio della corrente di guasto IF è minore di 1,5 volte i valori della Fig. 4 o della Tab.1 della presente Guida, non è necessario fare la verifica delle tensioni di contatto nell’impianto di terra satellite interconnesso, perché sono sicuramente inferiori ai valori ammessi. Se invece la tensione Ui è maggiore dei valori suddetti, tale verifica è necessaria. Se il conduttore in rame è installato in tubo protettivo di materiale non ferromagnetico l’impedenza Zi del conduttore di ritorno può essere calcolata con la formula seguente: 2 ì 1 d + ln √ ?L2 Zi = R + ω ? 0 2∂ 4 r↵ 2 i 2 dove: Ri = resistenza del conduttore in ohm; r = raggio della sezione del conduttore in metri; d = distanza del conduttore di protezione dai conduttori di fase in metri; L = lunghezza del conduttore in metri; µ 0 = permeabilità dell’aria = 4 π 10–7 H/m. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 35 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 14 - Il neutro e le masse in media tensione sono collegate ad un unico dispersore LEGENDA a) Massa in media tensione ZG = Impedenza di messa a terra della rete di MT Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 36 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 15a - Il neutro e le masse sono collegati a dispersori lontani e distinti, ma tra loro interconnessi LEGENDA ZG = Impedenza di messa a terra della rete di MT Zi = Impedenza del conduttore interconnessione dei dispersori Fig. 15b - Schema equivalente del circuito di guasto IF I RSB IRSB R ESA IF - I RSB R ESB LEGENDA RESA = Resistenza di terra del dispersore principale RESB = Resistenza di terra del dispersore satellite Zi = Impedenza del conduttore di interconnessione dei dispersori IF = Corrente di guasto a terra IRSB = Corrente nell’impianto di terra satellite Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 37 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Si è supposto fin qui che tutta la corrente di guasto IF passi nel conduttore AB, e che questo sia isolato dal terreno. In realtà una parte della corrente IF ritorna alla sorgente attraverso il terreno e la somma delle due resistenze di terra R ESB dell’impianto satellite e RESA dell’impianto principale come indicato in Fig. 15b. Solo la parte I F – I RSB della corrente di guasto percorre il conduttore AB di impedenza Zi. Una volta che RE S A e R ESB siano note, il partitore di corrente costituito dall’impedenza Zi in parallelo con RESA + RESB permette di trovare la corrente IRSB che interessa l’impianto di terra satellite di resistenza RESB e quindi anche la corrente IF – IRSB che percorre realmente il conduttore. Si ha: I RSB = I F Zi Z i + RESA + RESB Se il collegamento di impedenza Zi non è isolato, ma è costituito da un conduttore nudo interrato, che a sua volta disperde corrente nel terreno, il ragionamento sarà ancora valido ma più cautelativo. Se poi i satelliti fossero più d’uno, e tutti tra loro interconnessi, il ragionamento si complicherebbe ancora, ma allora ci si avvicinerebbe sempre di più ad una configurazione prossima a quella costituita da una unica rete di terra generale, soprattutto quando si consideri la presenza dei dispersori naturali o di fatto, come tubazioni, binari, schermi dei cavi, armature del cemento armato delle fondazioni ecc., elementi tutti che, in aggiunta ai dispersori intenzionali, concorrono a formare un’unica rete di terra. 7.2.4 SISTEMI MT O AT CON NEUTRO A TERRA TRAMITE IMPEDENZA (BOBINA DI PETERSEN // RESISTENZA) La combinazione dei sistemi di cui in 7.2.2 e 7.2.3 fa sì che vengano esaltati i pregi di ciascuno dei sistemi eliminandone i difetti maggiori. Con questi sistemi “ibridi” infatti, si può: 7.2.5 limitare la corrente di guasto monofase a terra rispetto ai sistemi a neutro isolato; individuare la linea guasta con relè wattmetrici; limitare le sovratensioni di origine interna e quindi rendere meno gravoso il dimensionamento dell’isolamento della rete. SISTEMI AT CON NEUTRO EFFICACEMENTE A TERRA Quando la richiesta di potenza dell’utilizzatore supera alcuni MVA, l’alimentazione può convenientemente essere fatta in AT; per l’Italia le tensioni attualmente normalizzate sono 132 kV o 150 kV od eventualmente 220 kV o 380 kV, che corrispondono rispettivamente a tensioni massime dei componenti di 145 kV, 170 kV, 245 kV e 420 kV (Norma CEI 11-1 Tab. 4.2). Il neutro della rete AT oltre 100 kV è messo efficacemente a terra (CEI 11-1 punto 3.1.1), e quindi ogni guasto a terra è un cortocircuito monofase a terra, con valori di corrente dell’ordine dei kA. Il valore di questa corrente di cortocircuito dipende unicamente dalla potenza dell’alimentazione e dall’impedenza del circuito di guasto, pertanto ne consegue che, all’opposto di quanto avviene con neutro isolato, Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 38 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali le correnti di guasto: non dipendono dall’estensione della rete, dipendono invece dal punto di guasto e dalla configurazione della rete che alimenta il guasto. Il calcolo delle correnti di c.c., sia trifase sia monofase a terra, è riportato nella letteratura tecnica e può essere eseguito secondo la Norma CEI EN 60909-0, secondo le Pubblicazioni IEC 60909-1 e IEC 60909-2. Nelle reti AT con neutro a terra, le linee aeree sono dotate in genere di protezioni distanziometriche ed i guasti che interessano la linea sono eliminati dall’intervento coordinato delle protezioni in primo gradino mediante l’apertura degli interruttori agli estremi della linea stessa (tali interruttori sono generalmente equipaggiati con chiusura rapida), mentre i guasti che interessano il sistema di sbarre di una stazione elettrica sono eliminati dall’intervento della protezione di sbarra (ove prevista) o dall’intervento in secondo gradino delle protezioni distanziometriche mediante l’apertura degli interruttori agli estremi delle linee che afferiscono alla stazione elettrica sede del guasto. In prima approssimazione si può ritenere che il tempo di eliminazione del guasto sia pari a 0,5 s salvo casi particolari (per ulteriori approfondimenti vedere pubblicazione CEI “Le protezioni dei sistemi elettrici di potenza”). Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 39 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 8. COLLEGAMENTO A TERRA DEL NEUTRO BT DELL'IMPIANTO UTILIZZATORE La Norma CEI 11-1, pur raccomandando un impianto di terra comune, ammette, sotto determinate condizioni, che il neutro di BT possa essere collegato al dispersore di cabina o al dispersore dell’impianto utilizzatore. Si consideri il caso di uno stabilimento industriale, cioè di un utilizzatore con cabina elettrica di alimentazione in AT o MT. I casi possibili sono due: a) I dispersori di cabina e quello di stabilimento sono comuni connessi tra loro ed il neutro è messo a terra su detto dispersore. Sul lato bassa tensione si ha in tal caso un sistema TN. Nelle Fig. 16a e 16b sono indicati due esempi di sistema TN. Tutte le masse (compresi gli schermi dei cavi) e le masse estranee, sia della cabina che dello stabilimento indicate nel par. 413.1.2.1 della Norma CEI 64-8, ed anche il neutro della BT, sono messe a terra sul dispersore unico. Per guasto sul sistema di BT, l’impianto di terra deve soddisfare i requisiti della Norma CEI 64-8/4 par. 413.1.3. Per guasto sul sistema di AT e MT l'impianto di terra deve soddisfare i requisiti della Norma CEI 11-1 punto 9.2.4.2, dove sono indicati i limiti che le tensioni di contatto non devono superare né nello stabilimento, né all’esterno di questo. All’atto delle necessarie eventuali verifiche, pertanto, le misure delle tensioni di contatto e di passo devono essere estese anche allo stabilimento, soprattutto nei punti che possono essere più critici, come in periferia, nei depositi all’aperto, ecc. I controlli devono inoltre essere estesi alle tensioni trasferite da tubazioni, binari ed altri (vedere più oltre il Cap. 9). Il criterio è lo stesso sia che l’impianto utilizzatore sia alimentato in AT sia che sia alimentato in MT. Cambiano solo le correnti e di conseguenza le eventuali difficoltà di restare dentro i limiti ammessi per le tensioni di contatto. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 40 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 16 - Dispersore unico Fig. 16a - Sistema TN-S LEGENDA a) Cabina MT/BT b) Stabilimento Fig. 16b - Sistema TN-C LEGENDA a) Cabina MT/BT b) Stabilimento Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 41 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali b) i dispersori di cabina e quello di stabilimento sono separati ed il neutro di BT è messo a terra in cabina o in stabilimento, in tal caso si possono avere sia il sistema TT che TN. Le masse della cabina di trasformazione, relative sia alla AT (o MT) che alla BT, sono connesse al dispersore della cabina; le masse dello stabilimento sono messe a terra sul dispersore dello stabilimento, Fig. 17a e 17b. In pratica, la separazione delle messe a terra di cabina e di stabilimento è possibile solo se i due impianti sono distanti tra loro. Per la messa a terra del neutro lato BT del trasformatore, il discorso diventa un po’ più complesso. Se il neutro della BT fosse messo a terra in cabina AT, in caso di guasto in cabina esso trasferirebbe nello stabilimento la tensione totale di terra della cabina in maniera non dissimile da quanto avviene per le tensioni trasferite. Questa tensione si ritroverebbe tra il conduttore di neutro e l’impianto di terra dello stabilimento, come sopraelevazione di tensione del centro stella della BT rispetto alle masse dello stabilimento. Se questa tensione fosse rilevante, sommata alla tensione di fase del sistema, potrebbe produrre una scarica verso terra nell’impianto utilizzatore in BT. La Norma CEI 11-1 si è preoccupata di porre dei limiti a questa sovratensione, specificando che nel sistema TT è consentita la messa a terra del neutro della BT in cabina, solo se la tensione totale di terra della cabina per guasto sulla AT non supera 500 V1 o 250 V rispettivamente per guasti di durata ≤ 5 s o > 5 s (Fig. 17a). Se questo valore è superato, la messa a terra del neutro della BT deve essere fatta all’esterno del perimetro2 della terra della cabina AT /BT. Per esempio, in questo caso, può essere fatta sul dispersore dello stabilimento formando così di nuovo, all’interno di questo, un sistema TN (Fig. 17b). Tali valori di tensione totale di terra sono stati scelti in modo da garantire l’isolamento dell’impianto utilizzatore BT. Infatti se si somma la massima tensione totale di terra che può assumere il neutro della BT (500 V) alla tensione di fase (circa 250 V) si arriva a circa 750 V, che è la tenuta dell’isolamento a frequenza industriale che ci si può attendere in apparecchiature anche obsolete in bassa tensione, quando siano state provate, quando erano nuove, a 2000 V. 1 2 Il valore di 500 V rappresenta una deroga valida solo per l’Italia – Il valore CENELEC è di 1200 V. Ad esempio ad una distanza superiore a 20 m per tensioni UN < 50 kV Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 42 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 17 - Impianti di terra di cabina e di stabilimento separati Fig. 17a - Sistema TT LEGENDA a) Cabina MT/BT b) Stabilimento Fig. 17b - Sistema TN-C LEGENDA a) Cabina MT/BT b) Stabilimento Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 43 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Se quindi il neutro della BT fosse messo a terra nello stabilimento, perché la tensione totale di terra della cabina (U ECabina) è > 500 V (o 250 V), sarebbe necessario verificare che l’avvolgimento BT del trasformatore e tutti i componenti della BT nella cabina soddisfino alla relazione: UP > UECabina + U0 dove: UP = tensione di prova verso terra per un minuto a frequenza industriale della BT; UECabina = tensione totale di terra della cabina; U0 = tensione nominale verso terra della BT. Se i due dispersori di cabina e di stabilimento sono separati, è necessario fare attenzione che non vengano poi collegati da altri conduttori metallici, come schermi di cavi, tubazioni, passerelle, binari ecc. Tutti questi conduttori vanno interrotti, e l’interruzione deve essere garantita nel tempo, ferma restando la prescrizione generale che, per guasto sulla AT, non devono verificarsi in nessun punto dello stabilimento tensioni di contatto e di passo superiori ai limiti ammessi. La separazione dei due dispersori in uno stabilimento con cabina propria alimentata in MT, data la bassa corrente di guasto a terra cui si tende nelle reti a MT, potrebbe essere solo giustificata in casi particolari. Il problema però può presentarsi in maniera più perentoria se l’alimentazione avviene in AT. Il caso più generale è quello rappresentato in Fig. 18. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 44 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 20 Fig. 18 - Cabina MT/BT con terra esterna, UECabina > 500 V sistema TT (tF ≤ 5s) LEGENDA a) Cabina MT/BT b) Terra di cabina Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 45 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Se la UECabina di terra della cabina MT/BT supera 500 V, il neutro della BT deve essere messo a terra al di fuori della terra di cabina, ad una distanza tale che il neutro della BT non possa assumere una tensione di terra > 500 V per guasto nella cabina MT/BT. A titolo orientativo questa distanza può essere stimata ≅ 5 D, dove D è la dimensione trasversale massima, cioè il diametro o la diagonale massima della rete di terra della cabina MT/BT (o eventualmente della stazione AT/MT/BT) con un minimo di ≅ 20 m. Sarebbe opportuno evitare che linee in BT escano direttamente da stazioni o da stabilimenti industriali. È chiaro infatti che con le correnti di guasto di una rete con neutro a terra, come appunto nell’AT, la tensione di terra è quasi sempre > 500 V. Ma se le linee in BT dovessero uscire dall’ambito della rete locale, per es. per alimentare un carico esterno isolato, come potrebbe essere una stazione pompe, una foresteria ecc., tale carico va alimentato attraverso un trasformatore di isolamento, rapporto 1:1, isolato tra primario e secondario, e verso terra, per una tensione di prova Up a frequenza industriale per 1 min, risultante dalla relazione già ricordata: U P = UE + U0 dove: UE = tensione totale di terra dell’impianto di terra; U0 = tensione nominale verso terra di BT. In alternativa può essere isolato con isolamento maggiorato tutto il carico esterno alimentato da quella linea; deve essere adottata di volta in volta la soluzione economicamente più conveniente, tenuto conto dell’opportunità o meno di impiegare equipaggiamento in BT in esecuzione particolare. 9. TENSIONI TRASFERITE ALL’ESTERNO DELL’IMPIANTO DI TERRA 9.1 GENERALITÀ Le differenze di tensioni che si possono manifestare tra l’impianto di terra locale e il neutro della BT sono un caso particolare del caso più generale delle tensioni trasferite all’esterno dell’impianto di terra da una qualsiasi massa o massa estranea. Tali masse possono essere guaine di cavi o funi di guardia, quando siano collegate alla terra locale; le masse estranee, invece, possono essere tubazioni di vario genere, binari, strutture metalliche, ecc. La Norma CEI 11-1 ammette provvedimenti per evitare tensioni di contatto pericolose dovute a tensioni trasferite: separazione, cioè interruzione della continuità metallica; aumento della resistività superficiale del terreno nella zona circostante, cioè ricopertura del terreno con uno strato di pietrisco di almeno 10 cm di spessore oppure 5 cm di asfalto, oppure uno strato di asfalto steso su di una adeguata base di pietrisco, oppure un manto di materiale isolante quale plastica o gomma di 2,5 mm di spessore, oppure una pedana isolante equivalente, non igroscopica. La zona isolata sarà estesa quanto basta perché non sia possibile toccare le masse pericolose da una posizione esterna alla zona isolata; con Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 46 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali riferimento all’uomo, una distanza di almeno 1,25 m è ritenuta sufficiente; 9.2 controllo del gradiente di potenziale sulla superficie del terreno circostante per mezzo di un dispersore supplementare, a maglia o ad anelli concentrici, interrato ad una profondità non maggiore di 0,5 m, che si estende fino ad una distanza di circa 1 m dalla massa pericolosa; questo dispersore supplementare va collegato al dispersore principale se la massa da proteggere è all’interno del perimetro del dispersore principale, va separato se la massa è all’esterno del perimetro; segregazione, cioè protezione della zona pericolosa con barriere o parapetti che impediscano l’accesso alla zona stessa. Come distanza minima tra le barriereostacoli e le masse si considera sempre, come minimo, 1,25 m (uomo col braccio proteso). Queste barriere-ostacoli devono sempre portare cartelli monitori. L’accesso a tali aree può essere consentito solo a personale PES (Persona esperta) e PAV (Persona avvertita) (vedi CEI 11-27/1). FUNI DI GUARDIA Del funzionamento delle funi di guardia come circuiti di ritorno si è già parlato al Cap. 6. Risulta evidente che le funi di guardia, se collegate ad entrambi gli estremi ai dispersori di stazione, drenano una consistente quota della corrente di guasto a terra verso la sorgente di alimentazione, cioè il centro stella del trasformatore di rete, alleggerendo di detta quota il dispersore di stazione nel suo compito di rispettare i valori ammissibili per le tensioni di contatto (vedere Fig. 2.2 della CEI 11-1). Dove questo collegamento è possibile, il contributo delle funi di guardia può essere considerato nel progetto dell’impianto di terra dell’impianto utilizzatore. Questo coinvolgimento delle funi di guardia nel ritorno della corrente di guasto a terra comporta ovviamente anche l’obbligo di controllare la sicurezza dei primi pali delle linee entranti nella stazione, nei riguardi delle tensioni di contatto. Vale a dire che la verifica per le tensioni di contatto deve essere estesa ai primi pali fuori della stazione o impianto industriale. I dispersori dei primi sostegni devono essere adeguatamente migliorati, se, ad una verifica, le tensioni di contatto risultassero superiori ai limiti. In alternativa potrebbe essere adottato qualcuno dei provvedimenti elencati al par. 9.1 precedente, comportanti tutti impegni economici molto ridotti. Un altro rimedio potrebbe essere quello di isolare la fune di guardia sul sostegno in difficoltà, trasferendo il problema ma attenuato, sui pali più lontani ove, peraltro, non sia possibile la presenza di persone o animali; rimedio più laborioso, se non previsto fin dall’inizio in sede di costruzione della linea. Comunque sia, lo scopo dichiarato di un collegamento totale di tutti gli impianti di terra della rete si può assimilare ad una prestazione di mutuo soccorso: ogni guasto a terra in un punto qualsiasi della rete si ripercuote su tutti gli elementi della rete, ma con intensità minore e facilmente controllabile. Se l’arco a terra nella stazione coinvolge anche i primi sostegni delle linee, facenti capo alla stazione o all’impianto utilizzatore, è anche vero che gli stessi sostegni, quando interessati a loro volta da una scarica a terra, si possono avvantaggiare della vicinanza di un dispersore di resistenza inferiore d’un ordine di grandezza a quello del sostegno stesso. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 47 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 9.3 SCHERMI METALLICI DEI CAVI Per gli schermi metallici dei cavi, se questi sono collegati a terra a entrambe le estremità e se non sono interrotti, si tratterà solo di verificare che, per guasto in una delle due cabine, non si producano nell’altra tensioni di contatto superiori ai valori ammessi e viceversa come già precisato al punto 7.2.3.1. Poiché i cavi hanno normalmente una guaina isolante protettiva anticorrosione esterna, non ci saranno tensioni di passo o di contatto lungo il percorso; i rivestimenti metallici dei cavi si comportano in tal caso come dei conduttori di terra isolati che collegano impianti di terra separati. È necessario quindi verificare la tenuta dielettrica e il dimensionamento termico degli schermi, come previsto dalla Norma CEI 11-1, Allegato B riportato nell’Allegato C della presente Guida. Se invece, per qualche motivo, per esempio una protezione catodica nell’impianto, i rivestimenti metallici dei cavi dovessero venire interrotti – di solito alla periferia dell’impianto di terra – il pozzetto dove viene realizzata l’interruzione sarà munito di una sua messa a terra separata e i rivestimenti metallici dei cavi ivi interrotti saranno adeguatamente protetti: per esempio sarà messa a terra una guaina metallica e l’altra sarà isolata per la tensione totale di terra della corrispondente cabina. Adeguati provvedimenti dovranno essere presi per tutelare la sicurezza del personale durante i lavori di manutenzione, come richiesto dalla norma CEI 11-17. 9.4 MASSE ESTRANEE Qui di seguito si danno alcuni esempi di masse estranee e dei relativi rimedi contro le tensioni trasferite. Tubazioni metalliche fuori terra: se la tubazione è appoggiata su sellette, una possibilità di separazione e isolamento è rappresentata in Fig. 19. Alla periferia della rete di terra, la tubazione è interrotta da due flange isolanti a cavallo della prima sella di appoggio all’esterno del dispersore, isolata da terra. Se il fluido convogliato è acqua o altra sostanza poco conduttrice, il tratto di tubazione compreso fra le flange isolanti è a sua volta provvisto di un isolamento interno ottenuto con bitumazione o vernice adeguata, onde impedire che il fluido anche parzialmente conduttore cortocircuiti le flange isolanti. La resistività dell’acqua dell’acquedotto è circa 20 ÷ 25 Ω m, vale a dire 20 M Ω mm2/m contro una resistività del ferro di 0,2 Ω mm2/m cioè la resistività dell’acqua è 108 volte maggiore di quella del ferro. Rispetto a questo l’acqua quindi è praticamente un isolante; il valore di ρ = 25 Ω m è circa quello di un terreno torboso o acquitrinoso. L’acqua è tanto meno conduttrice quanto più è povera di minerali; quella di ghiacciaio è assai meno conduttrice dell’acqua dell’acquedotto; l’acqua distillata, come la neve appena caduta, è isolante. Tubazioni metalliche interrate: l’interruzione si può fare come illustrato in Fig. 20. L’inserzione del tratto isolante si fa di solito subito fuori della periferia del dispersore locale, per una lunghezza di una decina di metri. Se il decadimento del potenziale è lento, come succede quando la resistività del terreno è elevata, sarà forse necessario ripetere l’interruzione per un’altra decina di metri un po’ più a valle. Al giorno d’oggi, peraltro, è frequente l’impiego di tubazioni isolanti, per cui tutto il tratto dell’approvvigionamento idrico potrebbe convenientemente essere fatto in tubazione isolante. Anche tubazioni che non Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 48 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali entrano nell’impianto industriale, o nella stazione, ma che transitano in prossimità di queste, possono raccogliere tensioni considerevoli, e dovranno quindi essere interrotte nello stesso modo. NOTA: quando non sia possibile inserire tratti di tubazione in materiale isolante per ragioni di pressione, di temperatura o di tipo di fluido, si possono adottare in alternativa gli altri provvedimenti indicati al paragrafo 9.1. Binari ferroviari di servizio: come masse estranee, saranno messi a terra sull’impianto, e pertanto saranno interrotti in corrispondenza dei giunti, fuori della periferia del dispersore, con inserti isolanti nei giunti, più canotti e rondelle isolanti per i bulloni, per un tratto lungo come il treno, ad evitare che i vagoni cortocircuitino i giunti isolanti, Fig. 21. Esistono in commercio anche giunti isolanti monolitici da saldare alle loro estremità. Quanto sopra vale per trazione non elettrica; se la trazione è elettrica, opportuni accordi devono essere presi con il gestore della ferrovia. Recinzioni metalliche completamente all’interno di un dispersore magliato: all’interno di un dispersore superficiale esteso, quale può essere una rete magliata interrata, difficilmente si potranno riscontrare delle tensioni di contatto maggiori dei valori ammessi, perché un dispersore siffatto garantisce una buona equipotenzialità (esso può essere integrato da dispersori naturali (ausiliari) quali fondazioni in cemento armato, ecc.), vedere Allegato F della CEI 11-1 ed anche il Cap. 10 della presente Guida. Recinzioni metalliche non completamente all’interno di un dispersore magliato: i punti critici sono quelli in cui la recinzione coincide con il bordo del dispersore o si allontana da quest’ultimo. Altri punti critici possono essere quelli dove sono presenti cancelli, porte metalliche, sostegni per l’illuminazione, ecc. In questi casi si può ricorrerre alle raccomandazioni riportate nell’Allegato D della CEI 11-1. Se ad esempio un cancello ricade nell’ambito del dispersore e la recinzione nella quale il cancello è inserito è collegata allo stesso dispersore, allora sarà sufficiente proteggere la zona di ingresso con un isolamento superficiale maggiorato (asfalto ecc.). Se invece il cancello è lontano dalla rete di terra locale, ed è per di più alimentato elettricamente (apriporta, citofono, illuminazione ecc.) allora può essere necessario ricorrere ad un trasformatore di isolamento per l’alimentazione elettrica del cancello stesso, perché esso, in questo caso, è messo a terra su un dispersore separato della recinzione (vedi Fig. 22 e 23). Recinzioni isolanti: ai fini della sicurezza sono da considerarsi isolanti le seguenti recinzioni • in muratura di mattoni; • in conglomerato cementizio armato e non; • in pannelli di calcestruzzo prefabbricato; • in rete metallica plastificata (1) sorretta da montanti metallici plastificati o da montanti isolanti; • in materiali totalmente isolanti. (1) NOTA: i tiranti di detta recinzione dovrebbero essere interrotti elettricamente ad opportuni intervalli. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 49 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 19 - Separazione su tubazione fuori terra LEGENDA a) Periferia del dispersore b) Flange isolanti c) Selle isolate da terra d) Isolamento interno Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 50 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 20 - Interruzione dell’acquedotto con un tratto di materiale isolante LEGENDA a) Recinzione b) Dispersore c) Acquedotto d) Tratto in materiale isolante, ~10 m e) Picchetto periferico Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 51 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 21 - Interruzione della continuità elettrica delle rotaie LEGENDA a) Piastra di fissaggio b) Spessore isolante (Bachelite, Fibra o altro materiale duro) spess. circa 10 mm profilo uguale alla rotaia c) Traversine fissaggio e supporto rotaie d) Piastre isolanti (es. Bachelite) e) Canotto isolante Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 52 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 22 - Cancello elettrico interno alla terra di stazione LEGENDA a) Area asfaltata b) Recinzione in muratura c) Eventuale corda di terra – separata – per la messa a terra della recinzione metallica d) Recinzione metallica e) Dispersore di stazione Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 53 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 23 - Cancello elettrico esterno alla terra di stazione LEGENDA a) Area asfaltata b) Armadio manovra cancello c) Alimentazione con trasformatore d’isolamento rapp. 1/1 Up = 10 kV d) Eventuale corda di terra – separata – per la messa a terra della recinzione metallica e) Recinzione metallica Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 54 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 10. INTERFERENZE TRA IMPIANTO DI TERRA E STRUTTURE METALLICHE ESTERNE Si è già visto nei capitoli precedenti che tensioni trasferite possono essere riscontrate anche in tubazioni, binari o altri conduttori metallici che non siano metallicamente collegati con l’impianto di terra, ma che transitino solamente in prossimità del dispersore. In tali casi si può parlare di interferenza dell’impianto di terra su conduttori metallici esterni. Una tubazione metallica (acquedotto, oleodotto, gasdotto ecc.), che lungo il suo tracciato si trovi a passare in prossimità di un dispersore, ne attraversa la sua zona di influenza cioè quella zona del terreno che viene messa in tensione dal dispersore in caso di guasto a terra. Poiché la tubazione stessa, supposta di lunghezza infinita, è a potenziale zero, tra di essa e il terreno circostante si viene a creare una differenza di potenziale, e quindi una tensione di contatto o di passo, che può arrivare ad una parte rilevante della tensione totale di terra. Se queste tensioni di contatto o di passo superano i valori ammessi, bisognerà ricorrere ai rimedi già descritti, cioè inserzioni di giunti o tratti isolanti nelle tubazioni. Le modalità di esecuzione di tali interventi saranno concordate tra i gestori rispettivamente dell’impianto elettrico e della tubazione. Un problema analogo può sorgere in una ferrovia che transiti in prossimità del dispersore. Il provvedimento di interrompere la continuità metallica dei binari con degli inserti isolati, non può evidentemente essere preso se la ferrovia è elettrificata. Nei passaggi a livello il rimedio più immediato sarà l’aumento della resistività superficiale. Per il resto la comune massicciata ferroviaria in pietrisco spezzato dà buone garanzie di isolamento lungo tutto il tracciato. Un caso particolare può essere quello di recinzioni o ringhiere estranee all’impianto, ma poste entro la sua zona di influenza, in direzione radiale, come indicato nelle Fig. 24 e 25. La continuità metallica della ringhiera fa sì che tutti e tre i paletti di Fig. 24 siano alla stessa tensione, quindi la corrente drenata dal paletto più interno sarà scaricata nel terreno dai paletti più esterni. In Fig. 25 la ringhiera è lunga quanto basta a portarla fuori della zona di influenza del dispersore, quindi a potenziale zero. La tensione di contatto sul primo paletto, sarà prossima alla tensione totale di terra. Il rimedio di questi casi potrebbe essere quello di interrompere per settori la continuità metallica con paletti o mancorrenti in materiale isolante e la ricopertura di tutta la ringhiera con strati protettivi isolanti (pittura o plasticatura). Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 55 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Fig. 24 - Recinzione metallica lunga 40 m, ortogonale al dispersore, sostenuta da tre paletti metallici interrati nella zona d’influenza di una maglia di terra; andamento della tensione ϕ % sulla superficie del terreno a partire dal centro del dispersore, nella direzione indicata, in percento della tensione totale di terra della maglia ϕ% Dispersore a maglia Fig. 25 - Recinzione metallica, ortogonale al dispersore che si estende anche al di fuori della zona di influenza del dispersore, sostenuta da paletti metallici interrati nella zona d’influenza di una maglia di terra; andamento della tensione ϕ% sul terreno a partire dal centro della maglia, nella direzione indicata, in percento della tensione totale di terra della maglia ϕ% Dispersore a maglia Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 i1 i2 i3 56 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 11. PROPRIETÀ DIVERSE; INTERFACCIA CON IL DISTRIBUTORE PUBBLICO Spesso l’impianto utilizzatore e la rete di alimentazione appartengono a proprietà diverse. In questo caso i rapporti di interfaccia sono regolati da accordi tra le parti: in particolare se l’installazione dell’utilizzatore è alimentata dal distributore pubblico, questo chiederà al cliente il rispetto delle sue normative usuali in casi del genere. Per quanto riguarda il dimensionamento del suo impianto di terra, il cliente chiederà al distributore pubblico il valore della corrente di guasto a terra della rete di alimentazione e il tempo di eliminazione del guasto e se ricorrono le condizioni di un “impianto di terra globale”. Il cliente resta comunque esclusivo proprietario ed unico responsabile del predetto impianto di terra, anche per la verifica, per la manutenzione e per l’esercizio futuri. Si tenga presente che, nel caso si colleghino, per ovvie ragioni, impianti di terra utilizzatori esistenti con quelli di nuovi utilizzatori sorti in attiguità o in vicinanza, i proprietari esistenti modificano, di fatto, i rispettivi impianti di terra. Generalmente in questi casi, le correnti di terra aumentano o comunque si modificano: è necessario, quindi, che i proprietari esistenti verifichino, sotto la loro responsabilità, gli impianti di terra modificati nelle condizioni di normale esercizio (collegati con quelli vicini) e provvedano alle incombenze amministrative previste dalla legislazione in materia. In questi casi, pertanto, si raccomanda che vi sia un costante scambio di informazioni tra i diversi proprietari interessati. 12. IL DISPERSORE IN IMPIANTI CON TENSIONE MAGGIORE DI 1 KV 12.1 GENERALITÀ La Norma CEI 11-1, punto 2.7.3, definisce il dispersore e le parti come segue: Dispersore: conduttore in contatto elettrico con il terreno, o conduttore annegato nel calcestruzzo a contatto con il terreno attraverso un’ampia superficie (per esempio una fondazione). La Norma distingue quindi tra dispersori intenzionali, installati per precipui motivi elettrici, e dispersori ausiliari, o di fatto, che possono essere utilizzati ad integrazione del dispersore intenzionale, al quale in tal caso devono essere collegati tramite conduttori di terra. Tipici dispersori ausiliari o di fatto possono essere le armature del cemento armato delle fondazioni, pali di fondazione, e tutti gli altri elementi metallici di uno stabile in contatto elettrico con il terreno. Il contributo dei dispersori ausiliari di fondazione alla riduzione della resistenza totale di terra può essere determinante. Le modalità di collegamento dei ferri di armatura sono indicate dettagliatamente nella Guida CEI 64-12. Qui ricordiamo soltanto che il collegamento dell’impianto di terra ai ferri di armatura si esegue il più vicino possibile al terreno su cui insiste la fondazione utilizzata a tale scopo. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 57 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Nell’ambito di un impianto utilizzatore è opportuno che i singoli dispersori dei vari impianti vengano collegati fra di loro a mezzo di conduttori di terra o maglia con dispersori orizzontali (CEI 11-1, punto 2.7.9.1) in modo da realizzare in pratica per l’intero impianto un unico dispersore, traendone notevoli vantaggi dal punto di vista della resistenza totale di terra, con conseguente riduzione delle tensioni di contatto. 12.2 DISPERSORE MAGLIATO Il dispersore è costituito essenzialmente da una maglia interrata alla profondità che varia da 50 cm ÷ 80 cm, curando che il terreno intorno ai conduttori non sia di pietrisco. Il materiale è rame o acciaio zincato a caldo, in forma di conduttore cordato, bandella o tondino. La scelta del materiale dipenderà dall’intensità di corrente, dalla resistenza meccanica e dalla resistenza alla corrosione chimica ed elettrochimica. In terreni corrosivi, in presenza di composti ammoniacali, cioè basici, può essere opportuno l’impiego di rame stagnato, o ricoperto di piombo, o di acciaio zincato a caldo, a seconda della convenienza tecnico-economica. L’acciaio zincato è sconsigliato in terreni acidi. L’alluminio come dispersore non è ammesso perché tende a ricoprirsi di uno strato di ossidi isolanti. La dimensione delle maglie è generalmente compresa tra i 5 m e i 15 m circa nelle zone in cui sono presenti le masse da collegare a terra, ma può essere molto maggiore nelle altre zone. Con riferimento al contenimento delle tensioni di contatto, non è detto che le maglie debbano essere quadrate, in quanto è dimostrato che conduttori paralleli (maglie rettangolari a parità di lunghezza di conduttore interrato) realizzano analoghe condizioni (vedere 13.1). 12.3 RESISTENZA DI TERRA DI UN DISPERSORE A MAGLIA Un dispersore esteso, come quello a maglia, può essere assimilato ad un elettrodo a piastra. La resistenza di terra di un dispersore a piastra circolare è data da: RE = ρ 4 π A dove: ρ = resistività del terreno alla profondità corrispondente al raggio del cerchio equivalente avente la stessa area del dispersore a maglia. A = area della piastra circolare equivalente a quella del dispersore a maglia. Poiché in tal caso, detto D il diametro del cerchio equivalente, A= Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 π ?D2 4 58 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali si ha che: RE = ρ 4π ρ = 4 π D2 2 D In alternativa a questa espressione si può usare l’espressione: RE = 2ρ p dove “p” è il perimetro della rete di terra. Quest’ultima espressione è più cautelativa ma soprattutto è di valutazione più immediata. Come si vede, la resistenza di un dispersore a maglia, purché con un numero di maglie elevato, dipende solo dalle sue dimensioni esterne, e non dalle dimensioni delle maglie; queste ultime hanno solo una funzione equipotenziale, cioè quella di ridurre le tensioni di contatto e di passo, come si vedrà in seguito. 12.4 RESISTENZA DI UN DISPERSORE VERTICALE (PICCHETTO) La resistenza di un dispersore verticale di lunghezza L e di diametro d, infisso in un terreno di resistività ρ è data da: RE = ρ 4 ?L ?ln 2π ?L d Se il rapporto L/d è grande, e cioè > 100, come nel caso di un vero picchetto, la formula si può semplificare in RE = ρ L Nel caso invece, per esempio, di pali di fondazione sia trivellati che battuti, la semplificazione non è più valida, e bisogna ricorrere alla formula intera. I picchetti vengono talvolta impiegati a complemento del dispersore a maglia, infissi alla sua periferia, all’esterno del conduttore periferico, ed a questo collegati. I picchetti profondi possono anche essere utili quando il terreno in profondità abbia resistività molto minore della resistività del terreno in superficie. I picchetti in tal caso dovranno avere una lunghezza tale da interessare gli strati profondi più conduttivi. Se i picchetti sono più di uno, ad evitare mutue influenze, dovranno essere piantati ad una distanza tra loro pari almeno alla loro lunghezza, meglio ancora al doppio della loro lunghezza. In queste condizioni la resistenza dei picchetti sarà uguale alla resistenza in parallelo di tutti i picchetti supposti uguali tra loro. NOTA: La resistenza totale di un dispersore complesso (maglia + picchetti) si può determinare con appositi programmii di calcolo offerti dal mercato. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 59 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali 12.5 ALTRI DISPERSORI La resistenza di terra di un conduttore orizzontale interrato e di lunghezza L è data da: RE = ρ 2 ?L ?ln π ?L d dove d è il diametro del conduttore se in corda, oppure la metà della larghezza se in bandelle. La resistenza di terra di un dispersore ad anello è: RE = 2 ?π ?D ρ ?ln d π ?D 2 Dove: D è il diametro dell’anello e d come sopra. 12.6 LA RESISTIVITÀ DEL TERRENO La resistività del terreno ρ è un fattore comune a tutte le formule della resistenza di un dispersore. Il valore della resistività ρ - in Ω m – varia sensibilmente con il tipo di terreno, la granulometria, la densità e l’umidità. Valori medi sono dati nell’Allegato K della Norma CEI 11-1. Nei riguardi dell’aumento della resistività superficiale del terreno riveste considerevole importanza la resistività ρ di strati di pietrisco dello spessore da 10 cm ÷ 15 cm. Misure dirette della resistività ρ del terreno possono essere fatte con il metodo descritto in Allegato E. 12.7 DIMENSIONAMENTO TERMICO DEL DISPERSORE Una volta nota la corrente nel dispersore, come indicato ai Cap. 6 e 7, la sezione dei conduttori interrati viene calcolata con la formula dell’Allegato B della Norma CEI 11-1, basata sul riscaldamento adiabatico dei conduttori. Per agevolare il lettore, si riportano: nell’Allegato D della presente Guida, la Tab 9-1 della Norma CEI 11-1, senza alcuna modifica; nell’Allegato C della presente Guida, l’Allegato B della Norma CEI 11-1, senza alcuna modifica. La Norma non fissa valori limiti per la temperatura finale di un conduttore interrato ma prescrive che esso debba sopportare, da un punto di vista termico, le più elevate correnti di guasto prevedibili (generalmente determinate mediante calcolo) Per la presenza di giunzioni e per l’affidabilità dell'impianto si ritiene cautelativo non superare il valore di 400 °C. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 60 Si attira l’attenzione sul fatto che il presente testo non è definitivo poiché attualmente sottoposto ad inchiesta pubblica e come tale può subire modifiche, anche sostanziali Se ad esempio si assume per temperatura iniziale quella ambiente di 20 °C e si verifica che il conduttore può raggiungere i 400 °C, il coefficiente K è 226 per il rame e 78 per l’acciaio zincato. La corrente di dimensionamento termico del dispersore è la corrente di guasto a terra IF, perché la suddivisione tra i vari circuiti di ritorno avviene più a valle, nei loro punti di connessione al dispersore stesso. Nel valutare la corrente che percorre il singolo conduttore interrato, si può tener conto della ripartizione della corrente di guasto nei diversi rami del dispersore: se il conduttore di terra è collegato con morsetto a un conduttore del dispersore che si estende in due direzioni, la corrente di guasto in ciascun conduttore del dispersore si riduce alla metà; se il conduttore di terra è connesso ad un nodo della maglia, si riduce ad un quarto. In ogni caso valgono le sezioni minime, con riguardo alla resistenza meccanica e alla corrosione, prescritte dall’Allegato A della Norma CEI 11-1 e della Norma CEI 64-8, Cap. 54. 12.8 DIMENSIONAMENTO TERMICO DEI CONDUTTORI DI TERRA La formula per il calcolo della sezione è la stessa del dispersore, ma cambiano sia il valore di K sia il valore della corrente, come da Tab. 9-1 della Norma CEI 11-1. Il valore di K dipende dalla temperatura finale ammessa per il conduttore di terra, cioè 400 °C per i conduttori nudi resi inaccessibili; per i conduttori isolati, la temperatura finale varia a seconda dell’isolante, e verrà desunta dalla Norma CEI 11-17 sulle linee in cavo. Con riferimento all’Allegato B della Norma CEI 11-1, riportato nell’Allegato C della presente Guida, la corrente di dimensionamento è la corrente di guasto IF, ma se i conduttori di terra di una stessa massa sono più di uno, la IF si può considerare ripartita sui diversi conduttori. Nelle reti con neutro isolato, per le ragioni già dette al punto 6.4, è necessario considerare la corrente di doppio guasto a terra I”KEE. Progetto C. 862:2003-02 – Scad. 30-04-2003 61