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Energia potenziale

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L’energia
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6.7 Energia potenziale
1. Si chiama energia potenziale di un corpo K il lavoro eventuale delle forze
conservative ad esso applicate. Più precisamente: detta A la posizione di K e detta R una
posizione di riferimento (scelta ad arbitrio) si chiama «energia potenziale di K in A
rispetto a R » il lavoro che le forze conservative compirebbero in relazione a un
eventuale trasferimento di K da A a R:
[A]
EPA (R) = LA  R .
In relazione poi alla specifica natura delle forze conservative che a K sono applicate
(gravitazionali, elastiche, elettrostatiche e così via) l’energia potenziale di K si chiamerà
gravitazionale, elastica, elettrostatica ecc. L’energia potenziale elastica, ad esempio, è il
lavoro eventuale delle forze elastiche.
2. L’attribuzione ad un corpo di un’energia potenziale univocamente definita in
funzione della posizione A del corpo e della posizione R di riferimento è naturalmente
possibile solo quando il lavoro relativo allo spostamento da A a B non dipende dalla
traiettoria seguita dal corpo: è per tale motivo che l’energia potenziale può essere
riferita esclusivamente al lavoro delle forze conservative.
3. La ragione poi per la quale viene chiamato «energia potenziale » del corpo K il
lavoro che le forze conservative applicate a K compirebbero in relazione a un ipotetico
spostamento di K , risiede nel fatto che se, effettivamente, lo spostamento in questione si
verifica, al lavoro delle forze fa riscontro un uguale incremento dell’energia cinetica di
K. In altre parole, l’energia potenziale rappresenta un possibile incremento
(naturalmente positivo o negativo) dell’energia cinetica: l’energia potenziale è energia
cinetica in più o in meno allo stato di possibilità. [1]
4. È chiaro che, per una stessa posizione di K , al variare della posizione di riferimento R
varia anche il valore dell’energia potenziale di K. Nell’idea di energia potenziale è
quindi implicito un elemento di arbitrarietà. Tuttavia, le variazioni che l’energia
potenziale di un corpo subisce quando il corpo si sposta da una posizione ad un’altra
risultano del tutto indipendenti dalla scelta del riferimento (purché ovviamente l’energia
potenziale iniziale e quella finale vengano valutate rispetto a uno stesso riferimento).
Risulta infatti in ogni caso, quale che sia il riferimento R prescelto,
[B]
EPA (R)  EPB (R) = L A  B .
Vale a dire: la diminuzione dell’energia potenziale (intendendosi per «diminuzione »
la differenza tra il valore iniziale e il valore finale) è uguale al lavoro delle forze
Importante: si eviti di definire l’energia potenziale di un corpo come il lavoro che le forze
conservative «devono compiere per spostare » il corpo fino alla posizione di riferimento. Tale
terminologia presuppone, in modo totalmente arbitrario, che l’eventuale spostamento del corpo
sia l’effetto del lavoro compiuto dalle forze conservative ad esso applicate. Su tale questione si
veda in 100 errori di Fisica il capitolo 45 («Chi è che compie il lavoro »).
1
L’energia
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conservative (la diminuzione dell’energia potenziale elastica è uguale al lavoro delle
forze elastiche, la diminuzione dell’energia potenziale gravitazionale è uguale al lavoro
della forza gravitazionale, ecc.). Se il lavoro delle forze conservative è positivo, la
diminuzione dell’energia potenziale è positiva, cioè il valore finale è inferiore a quello
iniziale. Se il lavoro delle forze conservative è negativo, la diminuzione dell’energia
potenziale è negativa, cioè l’energia potenziale è in realtà aumentata.
5. Tale importante teorema ha immediata dimostrazione: il lavoro delle forze
conservative da A a B è uguale per qualsiasi percorso tra A e B, per valutarlo possiamo
quindi anche scegliere un percorso che passa dalla posizione R di riferimento
dell’energia potenziale. In tal modo, il lavoro complessivo risulterà uguale alla somma
del lavoro da A fino a R e del lavoro da R fino a B. Il primo dei due termini non è altro
che l’energia potenziale in A rispetto a R, il secondo non è altro che l’energia potenziale
in B rispetto a R cambiata di segno:
L A  B = L A  R + L R  B = L A  R  L B  R = EPA (R)  EPB (R) .
6. Per un sistema di corpi, l’energia potenziale è il lavoro che le forze conservative
agenti sui corpi del sistema compirebbero qualora, cambiando la posizione dei corpi del
sistema, il sistema assumesse una determinata configurazione di riferimento (per
esempio, qualora diventasse infinitamente grande la distanza tra ogni corpo del sistema
e tutti gli altri). Il lavoro eventuale delle forze conservative interne (quelle con cui
interagiscono tra loro i corpi del sistema) rappresenta l’energia potenziale interna, il
lavoro eventuale delle forze conservative esterne (quelle che sono esercitate sui corpi
del sistema da parte di corpi estranei al sistema) rappresenta l’energia potenziale
esterna.
Si immagini ad esempio di lanciare nel vuoto due corpi di massa m1 ed m 2 , uniti da
una molla ideale [2] di costante k. L’energia cinetica del sistema è
1
2
l’energia potenziale interna (rispetto alla molla indeformata) è
m1v12 +
1
2
1
2
m2v22,
kx 2 (dove x
rappresenta la deformazione della molla), l’energia potenziale esterna è m1gh 1 + m2 g h 2
(dove h 1 e h 2 sono i livelli delle due masse rispetto al livello di riferimento).
6.8 Conservazione dell’energia meccanica
1. È immediata la dimostrazione del seguente teorema: quando il lavoro delle forze non
conservative è zero, l’energia complessiva (cinetica + potenziale) di un sistema fisico
macroscopico (la cosiddetta energia meccanica del sistema) si mantiene a un valore
costante. In tale eventualità infatti l’aumento dell’energia cinetica (uguale al lavoro di
tutte le forze) e la diminuzione dell’energia potenziale (uguale al lavoro delle forze
È una molla di massa trascurabile che si deforma senza riscaldarsi (e quindi senza dissipare
energia).
2
L’energia
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conservative) coincidono: di tanto aumenta l’energia in una forma, di altrettanto
diminuisce nell’altra.
2. In particolare, l’energia di un sistema si conserva quando tutte le forze applicate al
sistema sono conservative. Ma si osservi che tale condizione non è affatto necessaria.
Ad esempio, quando un cilindro rigido ruota senza strisciare lungo un piano inclinato, le
forze d’attrito (che impediscono al cilindro di scivolare) non compiono lavoro in quanto
applicate a punti la cui velocità è zero: in assenza d’aria pertanto l’energia complessiva
di tale oggetto ideale (cinetica + potenziale gravitazionale) si manterrebbe costante.
3. Se viene compiuto lavoro anche da parte di forze non conservative, l’incremento che
tale lavoro produce nel valore dell’energia cinetica non trova riscontro in una analoga
diminuzione dell’energia potenziale (non definibile per forze non conservative). Perciò
il valore finale dell’energia complessiva si ottiene dal valore iniziale aggiungendo il
lavoro (L NC ) compiuto dalle forze non conservative:
[A]
E tot = L NC .
4. La conservazione dell’energia, del tutto ovvia nel caso lavorino solo forze
conservative, risulta di fatto verificata in qualsiasi caso, purché si tenga conto non solo
dell’energia cinetica e potenziale a livello macroscopico, ma anche dell’energia cinetica
e potenziale a livello microscopico, dell’energia trasportata dalla radiazione
elettromagnetica, ed eventualmente dell’energia relativistica di massa .[ 3]
5. Al di là dei riscontri sperimentali, le leggi di conservazione possono essere dedotte
da principi di simmetria: in particolare, dal principio di omogeneità del tempo e dello
spazio (secondo il quale le leggi della Fisica sono sempre e dappertutto le stesse),
derivano rispettivamente la conservazione dell’energia e della quantità di moto [4]. In
definitiva, viene ritenuta senz’altro valida una legge di conservazione dell’energia, che
noi enunceremo in questi termini: l’energia complessiva di un sistema isolato (che cioè
non ha nessun genere di interazione con altri sistemi) mantiene, nel giudizio di uno
stesso osservatore inerziale, un valore costante.[5]
La massa delle particelle può (entro limiti ben precisi, vedi nota 4 al par. 1.1) trasformarsi in
energia cinetica, e viceversa, secondo la ben nota relazione E = mc2. Ad esempio, l’energia
liberata nei processi di fissione (scissione) o di fusione nucleare è l’energia cinetica che
corrisponde alla diminuzione subita dalla massa complessiva delle particelle coinvolte nella
reazione. Oppure: quando protoni di alta energia colpiscono la materia, vengono prodotte nuove
particelle, la cui massa corrisponde all’energia cinetica perduta dai protoni. Altro esempio:
annientamento di particella + antiparticella (quindi di materia), con produzione di radiazione
elettromagnetica (e della relativa energia cinetica).
4 Dal principio invece di isotropia dello spazio (secondo il quale tutte le direzioni dello spazio
hanno uguali proprietà) discende invece la conservazione del momento angolare (o momento
della quantità di moto).
5 Benché tutti gli osservatori inerziali siano d’accordo sulla validità del principio di conservazione
dell’energia, ognuno di essi attribuisce all’energia di uno stesso sistema un diverso valore: il che
si esprime dicendo che l’energia non è un invariante relativistico. Altre grandezze che si
conservano nei sistemi isolati, come ad esempio la carica elettrica, hanno invece uguale valore per
tutti gli osservatori inerziali.
3
L’energia
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QUESTIONARIO
1
Se R è il riferimento dell’energia potenziale, il valore dell’energia potenziale di una
particella che si trova in R è zero (vero / falso).
2
Se R è il riferimento dell’energia potenziale, il valore dell’energia potenziale di una
particella è zero solo in R (vero / falso).
3
Le due locuzioni «energia potenziale in A rispetto a B » e «differenza di energia
potenziale tra A e B » sono del tutto equivalenti (vero / falso).
4
Moto armonico tra A e B, con centro in M.
Detto H il punto intermedio tra M e B, detto
K il punto intermedio tra H e B, e tenuto conto
che durante l’oscillazione l’energia cinetica
massima è 80 J, si determini l’energia
potenziale elastica in A rispetto a M, in A
rispetto a K, in K rispetto a B, in H rispetto a
K.
A
M
H
K
B
Figura 6.7
5
Un punto Q è soggetto al peso, a una forza elastica, a forze di attrito. Nella
posizione P ' l’energia cinetica di Q vale 30 J, l’energia potenziale gravitazionale
20 J, l’energia potenziale elastica 100 J. Nella posizione P " i rispettivi valori sono
invece 40 J, 10 J, 20 J. Determinare il lavoro delle forze di attrito tra P ' e P ".
6
Punto materiale in movimento, soggetto solo al peso e a forze elettrostatiche. Nella
posizione P ' l’energia cinetica vale 520 J, l’energia potenziale gravitazionale  18 J,
l’energia potenziale elettrostatica 0. Trovare i valori dell’energia cinetica e delle
energie potenziali nella posizione P ", posta esattamente allo stesso livello di P ',
sapendo che nel passaggio da P ' a P " il lavoro delle forze elettrostatiche è  400 J.
7
Il punto materiale K, di massa m, è in quiete nella posizione O. Si determini quanta
energia occorre somministrare a K affinché oscilli di moto armonico attorno a O
con ampiezza A e frequenza f .
RISPOSTE
1
2
3
4
Vero. Un percorso da R a R è un percorso chiuso, perciò il lavoro complessivo di
una forza conservativa lungo tale percorso è zero.
Falso. Se, a partire da R, ci si sposta sempre e solo perpendicolarmente alla
direzione di una forza conservativa, tale forza non compie mai lavoro, e quindi le
variazioni della relativa energia potenziale sono nulle.
Vero. Entrambe le locuzioni esprimono il lavoro compiuto da una forza
conservativa in relazione allo spostamento del punto di applicazione da A a B.
Per il teorema dell’energia cinetica (che cresce da A a M di 80 J) il lavoro della
forza elastica tra A ed M (o tra B ed M ) è 80 J: questo è pertanto il valore
dell’energia potenziale elastica in A (o in B) rispetto a M. Tenuto conto che quando
la distanza del punto mobile dalla posizione centrale M varia da zero a x il lavoro
della forza elastica è L = – kx 2 / 2, e che nel nostro caso quando la distanza è uguale
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5
6
7
L’energia
all’ampiezza dell’oscillazione il lavoro è  80 J, si desume che tra M e H (distanza
da M dimezzata) il lavoro è (1/2)2 di  80 J, quindi  20 J. Perciò in H l’energia
cinetica è (80  20) J = 60 J, il che significa che il lavoro tra A e H (l’energia
potenziale in A rispetto ad H) è 60 J, e che il lavoro da H a B (l’energia potenziale
in H rispetto a B) è  60 J. La distanza di K da M è i 3/4 della distanza di B, quindi
il lavoro da M a K è i (3/4)2 del lavoro da M a B: L M  K = (9/16) L M  B = (9/16)
( 80 J) =  45 J. Allora l’energia potenziale elastica in H rispetto a K (il lavoro
della forza elastica da H a K ) è uguale a L H  M + L M  K = 20 J  45 J =  25 J.
L’energia complessiva è costante, perciò l’energia cinetica vale 80 J in M, 60 J in
H, 35 J in K, zero in B.[6]
Se non ci fosse attrito, l’energia complessiva avrebbe lo stesso valore in P ' e in P " :
110 J. A causa invece delle forze di attrito (non conservative), l’energia in P " vale
soltanto 10 J. I 100 J mancanti corrispondono evidentemente al lavoro resistente
compiuto tra P ' e P " dalle forze di attrito.
Essendo le due posizioni allo stesso livello, il lavoro del peso tra P ' e P " è zero,
perciò l’energia potenziale gravitazionale non subisce variazioni (valore finale 18
J). L’energia potenziale elettrostatica finale è uguale a quella iniziale meno il lavoro
delle forze elettrostatiche, vale quindi 0  ( 400 J) = 400 J. Il lavoro complessivo è
 400 J, perciò l’energia cinetica finale è 520 J + ( 400) J = 120 J. Agendo solo
forze conservative, in P ' e in P " l’energia complessiva ha lo stesso valore (502 J).
Assumiamo la posizione iniziale O come riferimento dell’energia potenziale
elastica. Allora l’energia complessiva (cinetica + potenziale) di K quando è
immobile in O è zero. Quando invece K oscilla con ampiezza A e frequenza f , nella
posizione O la sua energia potenziale è zero e l’energia cinetica è mv 2max / 2, con
vmax
=
A
=
= 2 f A. Pertanto in O e, per la conservazione dell’energia, in ogni altra posizione,
l’energia totale di K è m  2A 2/ 2. In definitiva, questa è l’energia che occorre
somministrare a K perché oscilli di moto armonico.
Osservazione. Supponiamo, per fissare le idee, che K oscilli avendo in O una
energia cinetica di 18 J. Se, come riferimento dell’energia potenziale elastica,
avessimo preso (come pienamente legittimo) uno dei due estremi, prima
dell’oscillazione l’energia potenziale di K avrebbe avuto valore  18 J (lavoro delle
forze elastiche tra la posizione centrale e una delle due posizioni estreme), l’energia
cinetica zero, l’energia totale  18 J. Nel corso invece dell’oscillazione, K avrebbe
avuto in O energia potenziale  18 J, energia cinetica 18 J, energia totale 0.
L’energia del punto oscillante sarebbe questa volta risultata uguale a 0, e quindi
avremmo trovato che per far oscillare K occorre un’energia supplementare di 18 J.
Conclusione: il valore dell’energia totale di un punto di massa assegnata che oscilla
di moto armonico con ampiezza e frequenza assegnate è indeterminato, dipendendo
dalla scelta del riferimento dell’energia potenziale. È invece univocamente
Come si poteva ottenere calcolando direttamente per ogni posizione il valore della velocità,
sulla base di quanto noto dallo studio del moto armonico.
6
L’energia
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determinato il supplemento di energia di cui, per poter oscillare, il punto ha
bisogno.
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