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Il castello interiore (G. Pozzobon)

S. Teresa di Gesù -
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CASTELLO INTERIORE
O
LIBRO DELLE MANSIONI
E’ la sintesi più matura del magistero di Teresa d'Avila.
“E’ un libro di maggior valore del precedente)” (cfr. L 336; 8). E' di fatto il
capolavoro di Teresa, in quanto rappresenta una sintesi omogenea tra
l'esperienza personale e la dottrina ormai chiaramente formulata: possiede
infatti uno spiccato carattere di teologia dell'esperienza, dell'intera esperienza,
della fede, dagli inizi (ingresso nel castello) fino al grado più elevato
(matrimonio spirituale).
Troviamo inoltre in quest’opera una preziosa sintesi delle intuizioni
pedagogiche della Santa.
GENESI DEL LIBRO DELLEMANSIONI
S. Teresa di Gesù scrive le Mansioni per mandato e “mucha importunación”
di P. Gracián, in un momento di grande prova per la persecuzione che colpisce
la sua Riforma: “comienzo hoy día de la Santísima Trinidad, año 1577 ...
acabóse esto de escrivir año de 1577, víspera de S. Andrés”1.
La censura di P. Gracián e D. Yanguas, è minuziosa e verte sui già noti temi
della teologia tridentina: e su altre affermazioni “non perchè fossero dottrina
cattiva, ma troppo alta e difficoltosa da comprendere per molti”.
Quando R. Alvarez, confessore della Santa A Siviglia, legge il testo
dell’ultima mansione,aggiunge all’autografo queste parole: “Lodino tutti i santi
la bontà infinita di Dio che tanto si comunica con quelle creature che davvero
cercano la sua maggior gloria e la salvezza delle anime. Sento e giudico
rispetto a quanto mi è stato letto che sono verità cattoliche secondo le divine
scritture e la dottrina dei Santi. Chi avesse letto le dottrine di Santi, quali Santa
Gertrude e le opere di S. Caterina da Siena e S. Brigida e di altri Santi e libri
spirituali capirà che questo spirito della Madre Teresa di Gesù è molto veritiero
infatti vi vengono descritti i medesimi fenomeni che accadono ai Santi”.
La censura postuma sarà molto più aggressiva. Il difensore delle tesi
teresiane in questo “processo” sarà Luis de León2.
Il libro tuttavia viene “salvato” grazie alle traduzioni e alla diffusione che
viene fatta fuori della Spagna: 1601 traduzione francese 3, 1603 traduzione in
italiano4.
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Teresa e la sua opera è perseguitata. Basti ricordare il tentativo di processo dell’inquisizione di Sevilla, il
mandato del P. Rossi di ritirarsi inun convewnto “que es como manera de carcel” e la conseguente
proibizione di contunuare a fondare, arrivano a dirle persino che ero “scomunicata e apostata” (lettera a P.
Rossi 46,15).
2cfr. RODRIGUEZ I., S. Teresa de Jesús y la espiritualidad española. Madrid 1972, pag. 55-63.
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L'idea intorno alla quale tutta l'opera è costruita, che cioè l'anima dell'uomo
è simile ad un castello abitato da Dio, è stata probabilmente una trovata
personale della Santa (“se me ofreció”). Molto si è scritto sull’origine
dell'immagine (mistica, letteraria ecc..) del castello. Per comprendere la genesi
di questo simbolo occorre ricordare il ricorrente riferimento della Santa a temi
quali la presenza di Dio nel cuore dell'uomo, la chiamata all'interiorità (cfr. V
40, 5; C 28, 9; 29, 2), alcune rivelazioni sulla preziosità dell'anima umana
come immagine pregnante di presenza doi Dio (cfr. R16; 24; 45; 54) e più
semplicemente non possiamo ignorare il ricorso al contesto storico geografico
nel quale vive la nostra Santa (Avila, la Castiglia…).
La Santa scrive, come sempre, con uno stile semplice e pieno di riferimenti
dialogici (cfr. prol 4), su un tema noto come quello dell'orazione (“escribir
cosas de oración”).
LE ALLEGORIE
Il simbolo nel linguaggio mistico ha una funzione espressiva e mistagogica,
che rivela e nasconde il mistero.
“Teresa non riesce facilmente a varcare i limiti del concreto ed elevarsi alla
teoria astratta. Quindi davanti ad un problema difficile riflette e non trova
miglior via alla soluzione che far intervenire un paragone. Così accade nel
Castello. Ma qui essendo il libro in se stesso un tema difficile ed astratto in
quanto universale, il paragone dovette assumere proporzioni maggiori e così
diventò un'allegoria sulla quale si va intessendo l'andamento dottrinale di tutta
l'opera”5.
Nel libro delle Mansioni vi sono dunque alcune allegorie strutturanti (il
castello, le due sorgenti, il baco da seta, il matrimonio) e tanti altri simboli o
semplici paragoni meno importanti, presi dall'osservazione della vita
quotidiana. o dalla bibbia.
Il Castello
E’ l’allegoria che struttura il libro fin dal titolo. L’anima dell’uomo è
paragonata ad uno scrigno prezioso che però è anche una fortezza. Il simbolo
teresiano ha una struttura architetonica: c’è una parte esterna e una interna che
è il castello vero e proprio, costituito da molte dimore o mansioni; queste sono
costruite attorno ad un centro personale:
3cfr..
per l’infusso in S. Francesco di Sales cfr. la prefazione del Teotimo.
Baldassarre di S.Caterina (Macchiavelli): Splendori riflessi di sapienza celeste vibradti da’ gloriosi
gerarchi Tommaso d’Aquino e Teresa di Gesù sopra l Castello interiore e Mistico giardino ,metafore della
Santa. Bologna 1671.
5cfr. ALVAREZ T., Introduzionealla lettura delle Mansioni (pro manuscripto). Pag.35.
4cfr.
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Dio verso il quale tutto converge. Egli è fonte di luce, è il calore, l’ospite,
l’origine della vita. La distanza da Lui determina la presenza della luce nelle
mansioni. Alla fine l’ultima dimora di questo castello (l’anima dell’uomo)
coinciderà con l’ingresso nell’intimità di Dio, sarà l’esperienza dell’unità
compiuta.
L'uomo che, fuori dal castello è come un paraliltico. Egli deve entrare, anzi
continuare ad entrare in questo mondo interiore, fino all'ultima mansione, la
dimora in cui egli possiede ed è posseduto da Dio. Poi vi sono i servi (le
potenze dell'uomo), le bestiole che circondano il castello, e il nemico che
muove guerra. Il castello “todo de un diamante o muy claro cristal” è l'uomo,
dimora di Dio.
Le caratteristiche di questo castello e dunque dell'uomo sono la preziosità
("grande bellezza", "eccellenza", "dignità","ricchezza" cfr. 1,M1,1), la
grandezza e spaziosità (cfr. 1M 2,8. 12), la profondità (c'è un centro, una
“stanza principale dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e
l'anima”, “il Signore stesso è la nostra mansione”, per questo “occorre
continuare ad entrare” cfr. 1M1,5).
E’ ormai classico come riferimento opposto, nel quale non si può mai entrare
perché non c’è comunicazione con l’interno del castello, l’irraggiungibile
castello di Kafka.
Le due sorgenti: (IV M 2,2)
È il simbolo che indica il cambiamento di vita del cristiano nel senso del
dono dell’interiorità (dilatazione) e del passaggio da un cammino
prevalentemente ascetico ad una vita sempre più sotto l'influsso della grazia e
quindi un cammino di interiorità
Il baco da seta: (V M 2,2-5)
Gli elementi simbolici sono il seme che pare morto (il cristiano che non è
consapevole della predilezione di Dio), la sua vivificazione (“il calore dello
Spirito Santo”), poi la trasformazione da verme in farfalla, cioè dallo stato di
peccato ad un primo livello di vita di grazia fino ad una morte che è il
nascondimento in Cristo per una nuova vita in Lui: “questa casa è il nostro
Signore Gesù Cristo...osservate quello che con l’aiuto di Dio possiamo fare:
che Sua Maestà diventi nostra dimora, come accade in questa orazione di
unione, ma una dimora lavorata da noi” (5M2,4-5).
L'evocazione di questo simbolo più che al castello-dimora, è alla memoria
battesimale della nostra morte nella morte di Cristo per risorgere nella sua vita
nuova.
Il matrimonio: (V, VI, VII M)
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Come filo conduttore delle ultime mansioni Teresa propone il simbolo del
matrimonio, attraverso il quale esprime con evidenza la dimensione del
rapporto sempre più intimo fra Dio e l'uomo. L'allegoria del matrimonio è di
derivazione biblica, e viene arricchita dal riferimento ai tre momenti nei quali
normalmemte veniva celebrato il matrimonio: “venir a vistas”: cioè la
conoscenza reciproca, corrispondente nell'opera teresiana alle V Mansioni; il
fidanzamento e i doni sponsali che preparano all'incontro definitivo (VI M); il
matrimonio o comunione totale di vita e condivisione delle cose l'uno dell'altro
(VII M).
ISPIRAZIONE BIBLICA
La conoscenza biblica di S. Teresa è scarsa e poco sistematica, le citazioni
bibliche (circa 300), sono spesso accompagnate da espressioni di imprecisione
come “non so dove”, “non so se è così”.
L’accostamento al testo biblico era allora molto problematico, ridotto cioè
alla lettura del breviario, e tuttavia è grande la sintonia degli scritti delle Santa
con la parola di Dio. Questa sintonia le fu data nell’incontro con Cristo “libro
vivente”, e nell’ineffabile esperienza dell’incontro con Dio-verità, quella stessa
verità che viene espressa nella parola di Dio. Il Signore le aveva detto questa
parola: “tutto il male dipende dal non conoscere con chiarezza la verità della
Sacra Scrittura” (V 40, 1).
Accade così alla Santa di vivere un'esperienza mistica, e di ritrovarne la
chiara spiegazione nella Sacra Scrittura. Questo è evidente sopratutto nelle
grandi rivelazioni delle VII Mansioni, che sono tutte “provate” dalla parola di
Dio.
Moltissimi sono nelle Mansioni i riferimenti alla tipologia o ai simboli della
S. Scrittura; in particolare è da ricordare il riferimento a S. Paolo, alla
Maddalena, al cieco nato (1M); al figlio prodigo (2M); al giovane ricco (3M);
agli operari della parabola (4M); alla sposa dei Cantici (5M); al roveto ardente,
alla conversione di S. Paolo, alla Samaritana (6M); al bacio della sposa, al
tempio di Salomone, a Marta e Maria (7M).
Vi sono dei riferimenti biblici che strutturano l’opera:
 Gen 1,26-27: l'uomo è creato come immagine di Dio (cfr. R 54). È l'idea
che struttura l'allegoria del castello dall'inizio (1M 1,1-2), fino alla fine (7M 2,
8; ep.3). Questo testo richiama il mistero dell'uomo dimora di Dio (cfr. Gv 14,
2. 23) ed esprime il valore della persona a partire dalla vera definizione di se
stesso (tutto deriva da Dio: 1M 2,2-4; siamo segnati da Cristo: 7M ,4, 4). Alla
conclusione del cammino (quando l'uomo entra nella sua stanza più interna), si
rivela come la dimora dell'uomo è Dio stesso (cfr. Ap 21,11; 22, 2).
 Col. 2, 4; 3, 3-4: nelle quinte mansioni Teresa parla della dimora che è
Cristo. Gesù Cristo è la casa nella quale dobbiamo entrare, vivere e morire. È
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l'espressione dell’inesione mistica in Cristo, come condizione necessaria per
vivere la fede (cfr. R.H. 10).
 Gv 17; Fil 1, 21; 1Cor 6, 17: La preziosità dell'uomo consiste nel fatto che
Dio entra in comunione con lui (cfr.1M 1, 3; 7M 1, 1). Questa comunione
tende alla pienezza del matrimonio spirituale e dell'inabitazione trinitaria (5M
3, 7; 7M 2, 7). Teresa comprende che la natura intima di Dio è comunione (lo
Spirito Santo) e che lo scopo della vita umana altro non è che la comunione
totale con Dio-Trinità.
L’UOMO DIMORA DI DIO
Dio abita sempre nel cuore dell'uomo. La grazia di questa presenza pone
nell'uomo una grande “nostalgia” di Dio e dà luogo al desiderio impaziente
dell’incontro con il suo creatore (1M1,1; 2,4-5). Da qui prende avvio il
cammino di interiorità verso la mansione più interna, che è il luogo della
dimora.
Il fattore dinamico di questo cammino è l'amore (“para subir a las moradas
que deseamos, no está la cosa en pensar mucho, sino en amar mucho” 4M 1,
7).
Per questo, la Santa insegna che c’è una grande differenza tra i vari momenti
del cammino (“va mucho de estar a estar” 1M 1, 5): si può rimanere alla
superficie, all'esterno del castello, o si può finalmente entrare, e prendendo
coscienza del dono del Battesimo, dimorare pienamente nella casa-Cristo. La
progressività delle mansioni corrisponde a uno stato sempre più maturo di
comunione con il Signore. La misura di questa interiorizzazione determina
l'illuminazione di tutto il castello-uomo (cfr. 4M 2, 4; 7M 4, 11).
In tal modo si può dire che il vero uomo è l’uomo spirituale.
I mezzi per conseguire questa comunione sono soprattutto la preghiera,
porta d'ingresso del castello, e le virtù che più direttamente conducono
all’unione con Dio (amore fraterno, umiltà, determinazione forte di seguire
questo cammino ecc…), il quale va occupando sempre più tutti gli ambiti della
vita, fino a diventarne il protagonista assoluto. Rispetto a questa passività
progressiva, Teresa concepisce la vita pedagogicamente in tre grandi momenti:
momento ascetico (Mans.I - III), momento intermedio (M IV) e momento
mistico (Mans V - VII).
PRIME MANSIONI: LA BELLEZZA DELL’UOMO
(due capitoli)
Ordinamento tematico:
- cap. 1, 1-6,: l'anima dimora di Dio
- “ 1, 2. 5-7: “conservar su hermosura” oppure “caer en bestialidad”
- “ 1, 6-8: l'orazione porta di ingresso al castello
5
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- “
- “
- “
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2, 1-7: la deformità del peccato
2, 9-12: la conoscenza di se stessi
2, 13-17: l'ascesi (essenzialità e amore fraterno).
lettura del testo:
a - "la gran dignidad y hermosura del ánima" (1, 1-2)
L'uomo è grande oltre ogni nostra immaginazione perchè è immagine di Dio.
I termini con cui viene descritta questa dignità dell’uomo sono “dignidad y
hermosura”, “gran hermosura de un alma”, “la gran capacidad”, “la
hermosura de este castillo” “perla oriental” “arbol de vida” ecc…Attraverso
questi appellativi la Santa rende ragione del concetto di uomo che nasce
dall’esperienza dell’incontro con Dio, il quale solo dona all’uomo la coscienza
vera di se.
Al discorso ull’uomo che andava facendo l’umanesimo contemporaneo,
risponde Teresa dalla profondità della sua esperienza con questo grande visone
sulll’essere umano. “Hermosura” è la caratteristica della persona che si ritrova
in Dio con tutto quello che egli è. Questa grandezza è tale non solo come un
avvenimento passeggero, ma come una condizione stabile. E’ grazie al fatto
che la vita intera dell’uomo è dimora: “en el centro y mitad de todas estas tiene
la mas principal que es donde pasan las cosas de mucho secreto entre Dios y
el alma”(3). L’uomo è grande perché è un tempio dunque, è in quanto si
rapporta con il suo Dio: “naturalmente è così ricca da poter conversare non
meno che con Dio” (6).Su questo punto Teresa domanda un credito grande e
un rischio, anche a coloro che non lo comprendono (“chi non crede non ne farà
l’esperienza” (4).
b - Un’immagine di uomo così grande esige una collocazione e una scelta
precisa. L’uomo è continuamente di fronte ad una scelta: “conservare questa
bellezza” (2) cercando Dio, o senza di Lui distruggersi (“caer en bestialidad”
7). In termini teresiani: continuare ad entrare o identificarsi con le bestiole
presenti nella periferia del castello (cfr. 1,6-7). Il primo consiglio, che è già una
scelta pedagogica, è la chiamata all’interiorità. Il discorso è rivolto solo a
coloro che entrano. C’è differenza infatti, afferma la Madre, tra “estar y estar”,
si può vivere bene e stare alla superficie oppure si può “entrar dentro de si” e
cominciare a conoscere ciò che esiste in un luogo così prezioso.
c - Ingresso del castello è l'orazione:
Prima che una pratica, è la stupita scoperta della possibilità di un incontro
con il Dio vicino (7). È l’inizio di una conversione stabile perchè è l’inizio
dell’incontro dove vengono proferite parole di “grande segretezza tra Dio e
l’anima”. Fedele al suo modo di pensare la preghiera anche per chi inizia, la
Santa esige che vi sia l’attenzione alla presenza a questo prezioso ospite e che
con Lui inizi il confidente rapporto di amore. Questa è l’unica possibiltà che
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esiste per entrare nel castello anche se accompagnati ancora dagli animaletti
(1,2).
d - Il peccato
- E’ l'oscuramento del castello e lo sradicamento dalla fonte della vita ed
essere piantati presso un'altra fonte. Tutto l'organismo interiore, viene
finalizzato al male. l'uomo dà corpo nel suo essere ad una realtà che non
dovrebbe esistere e dinamicamente lo fa crescere identificandosi con il male
che compie (2, 1-5.15).
- Il cammino di nobilitazione dell'uomo consiste nella vera conoscenza di sè:
lo sguardo a noi stessi ci rende “rateros y cobardes”, la conoscenza di noi
attraverso gli occhi di Cristo, ci rende umili, in tal modo “ennoblecerse ha el
entendimento” (2,8-11).
e - L'ascesi
Il lavoro delle prime mansioni consisterà in una costante vigilanza rispetto
all’opera del demonio che impedirà con ogni mezzo l’ingresso alle mansioni
seguenti. Il diavolo qui opera un grande disturbo, egli come “lima sorda” o
come “angelo di luce si propone nelle piccole cose e poco a poco distoglie
dall’entusiasmo dell’inizio. Siccome poi l’anima delle prime mansioni è molto
immersa nelle cose del mondo (1,14), “facilmente vengono vinte” (1,12). Qui il
grande pericolo consiste nell’oscuramento, nella cecità che deriva dalla
mondanizzazione della vita, non una mondanizzazione esterna, ma di cuore
(1,15).
I rimedi proposti sono il ricorso alla intercessione della Madonna e dei Santi
e il rendere essenziale la vita: "dar de mano a las cosas no necesarias"(2.14)
attenendosi con sempre maggiore scrupolo all’obbedienza (cfr. 2,16) e nella
pratica della carità (cfr. 2, 17-18). La figura dell’uomo delle prime mansioni è
quella di una persona che può essere affetta da un eccesso di zelo penitenziale
che tende a imporre questa penitenza a tutti, e così per questo si rischia di
perdere il fervore della carità, prova ne sia il fatto che uno quei tende a perdersi
in “naderias” che fanno perdere la pace e inquietano le persone o inducono
addirittura ala mormorazione (1,17)
SECONDE MANSIONI: LA PERSEVERANZA NELL'INCONTRO
(un capitolo)
a - "lo mucho que importa la perseverancia".
È l'inizio vero e proprio del cammino, (corrisponde ai capp. 11-13 della Vita
e ai capp. 21-23 del Cammino). Alla conversione (1M) segue la decisione di
seguire con perseveranza gli inviti struggenti di Dio ormai ascoltato più da
7
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vicino (l’uomo delle II Mansioni è descritto come un muto che però ha
cominciato a sentire cfr. 2-3).
b - La tremenda lotta diabolica
si scatena contro le persone che hanno una debole fede (5), e una fragile
determinazione. Incostanza e disordine sono perciò le caratteristiche dell'uomo
delle seconde mansioni. La "guerra accanita" che può durare per anni, è
determinata dal fascino ancora troppo forte che esercitano le cose di questo
mondo (3-5), essa va combattuta con molto accanimento e "animo virile" (6).
Si tratta di una lotta continua e senza quartiere (9), nella quale solo il Signore è
consolazione e compagnia (10)
c - realismo:
L'atteggiamento da assumere sarà quello di una riflessione sulla
ragionevolezza del seguire il Signore.
Il pensoso attegiemento che al momento della conversione riconduce il
Figlio prodigo alla casa del Padre (4) è il modello di questa mansione. È
necessaria anche la risoluzione a perdere la vita piuttosto che lasciare questo
bene intravisto, la decisione di amare Gesù Cristo diventerà allora decisione di
abbracciare la sua croce (6-7), la disponibilità ad essere condotti dovunque e
comunque (8), e una costante e fiduciosa preghiera, carica di un tenero sguardo
a Gesù. Scrive Teresa: “se non lo guardiamo mai, nè consideriemo quello che
gli dobbiamo, come potremo conoscerlo e servirlo”(6.10). La misericordia di
Dio è la certezza che permette all'uomo di guardare con speranza il suo
cammino (9).
Finalmente gioverà l'aiuto dei maestri.(10)
TERZE MANSIONI: EDUCAZIONE ALL'EROISMO DELL'AMORE
(due capitoli)
a - La descrizione del cristiano mediocre:
Questi capitoli sono un ripensamento critico di quanto aveva già descritto
nei capp. 6-9 della Vita, a proposito degli ondeggiamenti e poi della definitiva
determinazione che precedette l'incontro con Cristo. I riferimenti biblici al
salmo "beatus vir qui timet..." al giovane ricco, e al nostro essere "servi
inutili", definiscono già il contenuto di queste mansioni.
Teresa analizza con acutezza lo stato di coloro che si ritengono poco meno
che santi, ma che in realtà riducono la fede alle loro idee su Cristo e a qualche
"piccola opera", in realtà essi possiedono un amore fragile, e dunque procedono
molto lentamente nel cammino di fede (1,5-7; 2, 2-3.7).
b - La prova di Dio:
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"Ci provi il Signore", prega la Santa.(1, 7). La prova di Dio consiste nel fatto
che colui che si era manifestato come il forte al nostro fianco nella mansione
precedente, ora "sottrae il suo favore". Non c'è altro rimedio in questa
situazione che l'umile resa alla oggettività della volontà di Dio, ogni altro
riferimento è inutile.
c - I rimedi:
La fede certa nella misericordia (1, 3), l'oggettività dell'obbedienza (2, 12),
la carità verso i fratelli (2,8. 13), e sempre l’umiltà (1, 8).
QUARTE MANSIONI: DALL'ASCETICA ALLA MISTICA
(tre capitoli)
Riordinamento tematico (cfr. 3,8):
- cap. 1: dall'orazione ascetica all'orazione mistica
- cap. 2, 1-5: il simbolo delle due sorgenti
- cap. 3, 1-7: il raccoglimento
- cap. 2, 6-10: l'orazione di quiete
- cap. 3, 8-15: gli effetti.
Lettura del testo:
a - Il lavoro della meditazione: i “contenti”(1,4-7)
"Comienzan a ser cosas sobrenaturales". La santa premette una distinzione
tra "contenti" e "gusti", vale a dire tra il lavoro dell'uomo e l'opera di Dio, la
caratteristica di questa'ultima consiste nella libertà e nella grandezza (cfr.
riferimento al salmo 118: “cum dilatasti cor meum” 1, 4-5). Il lavoro della
preghiera viene ricondotto allora al cuore, cioè a una paziente ricostruzione del
cuore dell'uomo interiore (“abbiamo un mondo interiore” 1,9), nella quale ciò
che conta non è "il molto pensare ma il molto amare…forse non sappiamo in
che cosa consista l’amore…non sta nei gusti spirituali, ma nell’essere
fermamente decise a contentarlo in ogni cosa, nel fare ogni sforzo per non
offenderlo, nel pregare per l’onore e la gloria del suo figlio e per l’esaltazione
della Chiesa carttolica”(1, 7); (cfr.V 11-13).
b - raccoglimento (3,1-8)
È da notare subito la non omogeneità di questo termine rispetto a C 28-29. Si
tratta di un raccoglimento interiore, nel quale il Signore "ha già acceso il
fuoco" cioè è già un fatto mistico (3, 4). I simboli della sorgente che scaturisce
nel bacino (2, 3), del fischio del re (3, 2) del riccio o della tartaruga (3, 3)
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esprimono l'atteggiamento dell'uomo delle quarte mansioni: egli comoincia ad
affidarsi sempre di più di Dio ("dejarse a sí en los brazos del amor").
Da notare le quattro ragioni che la Santa adducie per descrivere questo
raccoglimento che dovrà essere in qualche modo già contemplazione passiva
(3,5-6).
c - la quiete (2, 6-10):
E’ il cuore delle 4 M e descrive il mutamento della coscienza della persona
attraverso l’immagine della dilatazione del cuore: “appena l’acqua comincia a
sgorgare dalla sua sorgente…sembra che il nostro interno si vada dilatando e
ampliando…sente una specie di profumo, quasi nel fondo del nostro cuore vi
sia un bracere… il fuoco non si vde, ma il calore e il fumo odoroso penetranno
tutta l’anima, arrivando spesso, ad investire anche il corpo” (2,6)
L’anima qui vive una di una forte coscienza di appartenenza : "suyas somos
hermanas,haga lo que quisiere de nosotras" (2, 10). Il discorso viene costruito
intorno alla spiegazione dei simboli: la fonte interna, il bracere, l'oro puro.
L'umile accoglienza del dono definisce l'atteggiamento dell'uomo di fronte alla
gratuità assoluta di Dio (cfr. la descrizione di coloro che "van por solo servir a
si Cristo crucificado" 2,9 e le ragioni dell’umiltà 2,9).
Il riferimento parallelo nelle altre opere è 14 - 15; C 31.
d - gli effetti (3, 9-10):
sono "un dilatazione dell’anima", che viene resa forte per superare tutte le
paure e decisa a soffrire nel generoso servizio di Dio.
La perseveranza nell'orazione è l’unica indicazione perché non accada di
perdere tanta grazia (3, 10).
QUINTE MANSIONI: VALORE SANTIFICANTE DELL'UNIONE
CON DIO - DESCRIZIONE DELLA VOCAZIONE CARMELITANA
(quattro capitoli)
Le quinte Mansioni sono un punto di nuovo inizio, più direttamente aperto
ormai ai traguardi definitivi dell'incontro (espresso con il simbolo del
matrimonio), ma sono sopratutto uno stato di vita cristiana che esige una
sempre maggiore attenzione alla volontà del Signore su colui che ormai gli
appartiene.
Ordinamento tematico:
- cap. 1, 1-8: la chiamata alla contemplazione
- capp. 1, 9-12; 2, 4: l'unione operata dallo sguardo di Cristo e simboleggiata
dal baco da seta;
- cap. 3: l'unione di volontà
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- cap. 4: il Simbolo del matrimonio
Lettura del testo:
a - La chiamata alla contemplazione (1, 1-8):
Il nuovo stato dell'uomo delle quinte mansioni ("nelle quali solo pochissimi
non entrano") è lo stato del contemplativo, in altri termini dell'uomo
carmelitano secondo l'immagine che ne ha Teresa: "così noi che portiamo
questo abito sacro del Carmelo, tutte siamo chiamate all'orazione e alla
contemplazione perché in ciò è la nostra origine e siamo progenie di quei santi
padri del monte Carmelo che in grande solitudine e nel totale disprezzo del
mondo cercavano questo gioiello, questa preziosa margherita di cui parliamo"
(1,2). Il riferimento alla parabola evangelica del tesoro nascosto esprime la
chiamata alla totalità della dedizione per il regno di Dio, così come l'immagine
degli eremiti del Carmelo lascia intravedere. Principio ascetico teresiano è
dunque quello varie volte espresso: "esige che non teniate nulla in riserva per
voi, poco o molto che sia lo esige tutto per se" (1,3).
b - l'unione con Dio (1, 9-12; 2):
La grazia dell'unione “di tutta l’anima con Dio”, che accade nell’intimo della
persona, nel “midollo delle ossa”, trasforma sempre più alla radice l’uomo.
“Le han nacido alas”, descrive la Madre. E per definire meglio dovrà far
ricorso alla parola del Cantico: "'il re mi ha condotta nella cella del vino', Egli
lo fa quando entra nel centro dell'anima nostra." (1, 12); "Dio si imprime
nell'interno e in nessun modo può dubitare che Dio sia stato in Lei ed ella in
Dio. Questa verità le rimane scolpita sì al vivo da non poterne affatto dubitare
nè dimenticarla, neppure dopo molti anni " (1,9). È l'incontro travolgente con
Gesú Cristo "bellezza che sconvolge la ragione", che diventa fonte di nuova
coscienza e di nuova moralità (cfr. V 24 - 29).
Ricorrendo al simbolo dell'incontro d'amore, la Santa definisce l'accadere di
questa unione come un "semplice sguardo dello Sposo", "nel quale "non si
attua più uno scambio di dare e ricevere, ma l'anima riesce solo a vedere in
maniera misteriosa chi sia lo sposo che si attinge a prendere" (4,4).
A questo punto per esprimere la novità di questo grande incontro rispetto al
passato, Teresa introduce il simbolo del baco da seta. Dopo una descrizione
dettagliata del ciclo vitale del baco da seta, la Santa parla del calore generativo
dello Spirito Santo che muove l'uomo verso Dio, poi dell'opera sacramentale
della Chiesa, poi del seno materno - sepolcro (Cristo) da edificare e dentro il
quale vivere e morire (2, 1-6 cfr. 3, 5).
Il simbolo indica il rapporto tra Cristo e noi che abbiamo la grazia di
condividere la sua vita e l'operosità che questo dono esige: "che Sua Maestà
diventi nostra dimora costruita da noi stessi" (2, 5), inoltre significa la stretta
connessione tra morte e vita al fine della nascita dell'uomo cristiano e infine
documenta la novità assoluta di trasformazione che questo determina: "in che
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sublime stato esce l'anima, dopo essere rimasta per qualche momento immersa
nell'immensità di Dio... Neanche l'anima riconosce se stessa ...ha un desiderio
grandissimo di lodare Dio...dispiacere per la moltitudine di anime, sia di eretici
sia di mori che vanno distrutte...si abbandona nelle mani di Dio e il grande
amore gliela rende così sottomessa che non sa e non vuole altro che lasciargli
fare di lei quello che vuole, desidera una cosa sola: uscirne segnata col suo
sigillo...come la cera al momento in cui uno vi stampa il marchio: la cera non
se lo imprime da se, ma si rende solo disponibile"(2, 7.9.12).
“Oh, grandezza di Dio. Pochi anni, forse pochi giorni prima quest’anima
non pensava che a se stessa. Chi ora l’ha posta in sollecitudini così penose?..
in che consiste? Donde viene?… Questo è quello che fa Dio per indurre
l’anima a riconoscersi come sua” (2,11. 13; cfr. 2, 14 bellissimo!).
c - L'unione secondo la volontà di Dio (3, 3. 7-12)
È l'unione che ogni cristiano è chiamato a vivere. L'uomo che è deciso ad
affrontare "grandi lotte" per la sua fede (3, 5), deve trovare un cammino certo
di comunione con Dio ("l'amore non è mai ozioso" 4, 10). Questa via altro non
sarà una semplice ascesi, ma un abbandono a colui che vive in noi, nella
ricerca continua del disegno di Dio (3. 3). A questo punto subentra il realismo
teresiano: quale sarà la volontà di Dio? L'amore a Dio e l'amore al prossimo
costituiscono il riscontro sicuro della perfezione; la carità (di radice teologale)
è il luogo dell'unione (3, 9). La misura dell'unione consiste nel lasciare che il
Signore viva interamente la Sua vita dentro la nostra, in una dedizione e
condivisione senza limiti dell'esistenza di colui che Dio mette ora al nostro
fianco (3, 11-12).
d – il simbolo del matrimonio (cap. 4)
Dopo la lunga interruzione di 5 mesi Teresa, ritorna a scrivere dal 4 capitolo.
L’ultima spiegazione delle quinte Mansioni coincide con la presentazione
del nuovo simbolo: l’incontro, il fidanzamento e il matrimonio.
“Avete sentito dire che Dio si sposa spiritualmente con le anime… benché
l’unione non arrivi ancora ad essere fidanzamento spirituale, tuttavia succede
come nel mondo quando due devono fidanzarsi; si esamina se uno conviene
all’altro e se desiderano unirsi… intanto il Signore opera questa misericordia
di volere che l’anima comprenda di più che Egli è contento di lei che come si
dice “vengan a vistas” (4, 4). “L’incontro con lo sposo qui è solo con uno
sguardo” (4, 5). Questo è il preludio del fidanzamento.
L’incoraggiamento di Teresa è formidabile: “sembra quasi che oggi il
Signore abbia maggior bisogno che vogliamo ricevere queste grazie, poiché
sono pochi coloro che si occupano del suo onore… noi infatti amiamo troppo
noi stessi” (4, 6).
Finalmente l’ultima parola è ancora un richiamo alla pratica delle virtù per
sfuggire alle insidie del diavolo (4, 9).
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SESTE MANSIONI: "CIÒ CHE EGLI COMPIE IN COLORO CHE
CONSIDERA SUE SPOSE"
(undici capitoli)
“L’anima qui è fortemente decisa a non prendere altro sposo. Ma lo sposo
non guarda all’ardore con cui ella desidera che si celebri il fidanzamento, ma
vuole che lo desideri ancor di più e che gli costi qualcosa questo bene che è
sopra ogni altro bene” (1,1)
Le seste Mansioni costituiscono quasi la metà dell'opera, sono un trattatello
di vita mistica. La Santa scrive questi capitoli basandosi ovviamente sulla
propria esperienza, ma in una forma anonima e con una veste più
marcatamente teologica, riferendosi sopratutto all'epoca della sua vita che
precedette il suo incontro definitivo con Dio (1560-1572). La caratteristica
delle seste Mansioni è quella di presentare l'opera di Dio che, intervenendo
direttamente in vario modo, purifica fortifica e illumina l'uomo fino ai livelli
più profondi dell'essere. La purificazione di Dio tende a costituire l'uomo nella
pura fede, speranza e carità (Cfr. 7,14; 9, 10)6.
L’esperienza nelle seste Mansioni:
purificazioni passive: persecuzioni e angosce interiori(1, 7-9); memoria dei
propri peccati (7, 1-4); notte dello spirito (11, 3 - 6);
illuminazioni: locuzioni (3, 5); visioni intellettuali (9);
l'umanità di Cristo (7, 5-15; 8, 3);
Dio verità assoluta fonte della vera umiltà (10);
grazie di unione: forti impulsi interiori (2); estasi, ratti, volo di spirito (4 5); gaudio carismatico (6, 10-12).
Criteri di lettura:
Dio si dimostra assoluto signore della vita dell'uomo, attraverso un'azione
violenta: "con la stessa facilità con cui un gigante può sollevare una paglia,
questo nostro grande e potente gigante rapisce lo spirito" (5,2); “l'anima vede
che un altro maggior signore di Lei governa quel castello” (3, 18); “questo
grande Dio vuole che lo conosciamo come re" (2, 1). Le sue parole rinnovano
profondamente "hablando y obrando" (3, 5).
Egli lascia una fortissima certezza della sua presenza (3, 7; 8,3).
b - l’uomo rifatto nel profondo:
Dio rinnova la persona fin nelle profondità del suo subconscio. L’uomo
viene rifatto dalle radici, egli ha coscienza in questo momento, di essere
“miseria e niente”, patisce perciò una “strana solitudine”, paura per l’assenza di
Dio (11,5-8), senso del proprio nulla e del proprio peccato (1,11) e ancora
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I testi paralleli nel libro della Vita sono i capitoli 18 – 22.
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patimenti infernali (1,9; 11,7). Egli trova stabile consistenza solo nella
misericordia di Dio (1,10). Nello stesso tempo l’azione di Dio è talmente
potente, che l’uomo ne rimane stupito e se ne sente indebitato tanto da decidere
di fare qualunque cosa da parte sua “affinché questo divino fidanzamento non
venga interrotto” (5M4,4). Egli comprende che ad un intervento così risolutivo
di Dio non può rispondere che una .nuova decisione di operare: “non è nulla
ciò abbandoniamo nè quanto facciamo nè quanto potremmo fare per unDio
che vuole entrare n comunione con un verme così” (4,9; 5,6). Il dono di Dio
“aparejo es para venir a ser muy siervo de Dios, si se ayuda” (8,10).
c - l’umanità di Cristo:
E il momento centrale dell’annuncio delle seste Mansioni. Gesù Cristo via
necessaria per la verità di ogni esperienza del mistro. La ragione addotta dalla
Santa è sempre ultimamente quella della propria esperienza (7,6). Integrando V
22, gli argomenti teresiani qui esposti in difesa della Santa Umanità del
Signore sono perciò di tipo evangelico (Cristo via, verità e vita e Cristo luce
7,6); liturgico-ecclesiale (i misteri: 7,11); sacramentale (“senza il riferimento
all’Umanita di Cristo si corre il pericolo di perdere la devozione all’Eucaristia
7,14).
SETTIME
MANSIONI:
SPIRITUALE
(quattro capitoli)
LA
RIVELAZIONE
DELL’UOMO
A conclusione delle Mansioni, Teresa riassume il senso di ogni vicenda
cristiana ed offre una sintesi di tutta la sua dottrina spirituale.
Le settime Mansioni sono il culmine dela grazia battesimale. Vi è descritta come ‘in statu viae’ può essere compresa, l’esperienza dell’identità tra la nostra
persona e Dio Trinità. Lo stile del testo delle ultime Mansioni è dossologico, la
caratteristica di queste pagine è di grande stupore, vengono riferite cioè le
grandi opere di Dio. In questa Mansione Teresa non ha altre fonti di ispirazione
che la S. Scrittura e la sua vita. E’ qui propriamente che la Santa fa la teologia
della sua propria storia mistica. Ella inoltre narra piò che per grazia sta vivendo
mentre scrive, per questa ragione lo stile è particolarmente trasparente.
L’ordine dei temi è il seguente:
- cap. 1: il compimento delle grandi opere di Dio: la Trinità si dona
all’uomo, che qui è restituito a se stesso;
- cap.2: il Matrimonio spirituale, ingresso in Cristo;
- cap.3: effetti del Matrimonio: pace e unione
- cap. 4: la ragione di tutto il cammino della nostra fede: essere segnati da
Cristo per la salvezza del mondo.
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a - l’ingresso in Dio e la restituzione dell’uomo a se stesso
L’uomo quando entra in Dio è restituito a se stesso, egli stesso diventa “un
secondo cielo”. Nelle ultime mansioni egli è collocato definitivamente in Lui
(1, 1-6); Gli è data coscienza che ciò accade nel centro profondo dell’esserere
(“a ojos descubiertos” 1,7).
b - il matrimonio:
Il fatto accade come condivisione mutua e definitiva dell’essere e della vita
con Gesù Cristo (2,1; cfr. R 35: il contenuto della grazia sponsale viene
confermato con il segno della passione).
Funzione evocativa dei simboli del fuoco, dell’acqua.
Riscontri della S. Scrittura: adempimento della promessa (vita in Cristo),
esperienza di una parola biblica (2,4-5. 7; cfr. 1Cor.6,17; Fil.1,21; Gv.17,21).
Evidenza della propria consistenza in Dio (2,6).
c - gli effetti del Matrimonio spirituale:
- Dedicazione della vita all’onore e alla gloria di Dio (3,2. 6. 14);
- desiderio di condivisione della croce di Cristo e della sua passione di
salvare il mondo (3,4-6);
- altissimo silenzio: “così in questo tempio di Dio, in questa mansione che è
sua, Dio e l’anima si godono in altissimo silenzio” (3,11).
d - “Verbum Crucis”: 4,4-16
- la finalità della vita mistica: essere conformati a Cristo nel patire (4-5);
- il fine dell’orazione: la creazione dele opere (6-7)
- Criso crocifisso modello dell’uomo spirituale (8);
- unità tra virtù e orazione (9-12);
- Marta e Maria: la contemplazioe per il servizio.
Con questa somma di esperienza e di teologia mistica la nostra Santa Madre
Teresa di Gesù ha tracciato un cammino spirituale che conduce l’uomo fino
alla più intima verità della sua vita: “una vita conforme a quella del Suo
amatissimo Figlio” (4,4).
L D V M
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