L’ ANFITRIONE Anfitrione è l'unica commedia mitologica di Tito Maccio Plauto, che, pur appartenendo al genere della “fabula palliata”, commedia di ambientazione greca, coniuga l’arte comica della Commedia Nuova greca alla comicità italica, perché Plauto, da grande uomo di teatro, tiene conto dei gusti differenti del pubblico romano rispetto a quello greco Il fine ultimo era quello di far ridere a teatro, dimenticando gli affanni quotidiani. Per questo, intenzione prioritaria di Plauto è quella di risum movere, di divertire il pubblico attraverso la comicità sia di situazione sia di parola, che scatena l’ilarità senza rovelli di riflessioni e cogitazioni altre rispetto a un intreccio movimentato e dinamicissimo. TRAMA ll dio Giove si è invaghito di Alcmena, la moglie fedele e virtuosa del re Anfitrione. Un giorno, mentre il re è in guerra, il dio si introduce nel palazzo sotto le sembianze dello stesso re, in compagnia di Mercurio che, per aiutarlo nell’imbroglio, ha preso l’aspetto di Sosia, il servo di Anfitrione. Entrambi riescono a ingannare la servitù e Alcmena, credendo che Giove sia in realtà il marito di ritorno dalla guerra, lo accoglie con gioia e trascorre con lui una notte d’amore. Ma all’improvviso giunge il vero Anfitrione, preceduto dal vero servo Sosia. Sosia rimane completamente sconvolto nel vedersi dinanzi un altro se stesso, che in realtà è Mercurio, mentre Anfitrione, travolto dall’equivoco, comincia a dubitare della fedeltà di Alcmena. Allontanatosi Anfitrione, si presenta ancora Giove sempre sotto le sembianze del re. In seguito ritorna di nuovo Anfitrione. Si crea così una situazione intricata ed equivoca, in cui non si capisce più quale dei due sia il falso Anfitrione Alla fine gli dei svelano l’inganno e il re, anteponendo la devozione religiosa all’orgoglio, si dichiara onorato che Giove, il padre degli dei e degli uomini, abbia scelto sua moglie come amante. La vicenda si conclude poi con la nascita di due gemelli, uno figlio di Anfitrione, l’altro, il semidio Ercole, concepito da Giove AMBIENTAZIONE L’azione scenica si svolge in un unico luogo: una porzione di strada dinanzi al palazzo di Anfitrione, che si trova a Tebe, in Beozia. L’autore non presenta alcuna descrizione di ambiente né caratterizza in alcun modo i luoghi in cui si svolge l’azione scenica, questo perché a Plauto non interessava fornire una rappresentazione realistica di Tebe. La narrazione si svolge ai tempi dell’antica Grecia, ma essa non ha una precisa collocazione temporale, in quanto tratta di argomenti mitici di cui non esistono riferimenti storici precisi: si parla infatti del regno di Creonte e della guerra di Tebe contro i Teleboi, ma probabilmente questi sono solo elementi mitici STRUTTURA NARRATIVA Plauto mantiene, in quest’opera, la struttura tipica sviluppata in cinque tappe della commedia e della tragedia. I prologo è la parte introduttiva del testo in cui ha luogo l’inizio dell’intera vicenda Si tratta di un monologo di Mercurio con funzione informativa, poiché spiega brevemente la vicenda facendone un riassunto. II protasi: vengono presentati i vari personaggi e si distinguono i ruoli che essi avranno nello svolgimento dell’azione III epitasi: l’insorgere delle difficoltà e rappresentato dall’arrivo dei veri Sosia e Anfitrione IV catastrofe: in questo caso, essendo una commedia, il superamento delle difficoltà, avvenuto grazie al parto di Alcmena e al monologo di Bromia, è positivo V epilogo: la conclusione, ad opera di Giove, dopo che si è ristabilito l’iniziale equilibrio, è una sorta di breve spiegazione della vicenda per chiarire tutte le incomprensioni. ½ è anche l’esaltazione di Giove da parte di Anfitrione, rivolto al pubblico. PERSONAGGI I personaggi di Plauto non sono dei caratteri individuali ma delle maschere fisse, dei 'tipi', e per questo già noti al pubblico nel momento stesso in cui si presentano sulla scena: anche i loro nomi propri servono esclusivamente a ribadirne la fissità del ruolo scenico. ATTEGGIAMENTO ANTIELLENICO Un altro aspetto del teatro plautino è l’atteggiamento nei confronti dei greci: è significativo, a riguardo, un passo del Curculio, in cui l'omonimo protagonista, egli stesso greco, parla male dei Greci Plauto interpreta e rappresenta sulla scena un atteggiamento antiellenico diffuso nella società romana; tale tentativo antiellenico è espressione di una diffusa xenofobia, ossia di un atteggiamento di paura e di differenza verso il nuovo e il diverso presenti nei costumi dei popoli sottomessi e di ostilità verso gli stranieri vinti. TEMI Un tema molto importante è quello dell’inganno o beffa: Giove, travestitosi da Anfitrione, passa sotto gli occhi della moglie Alcmena di costui come tale, riuscendo così a dormire con la matrona; a questo tema si riallaccia quello del doppio: dal gesto d’amore tra Giove e Alcmena nascono due gemelli, uno dei quali, Ercole, è un semidio. Come nel Miles Gloriosus, anche nell’Anfitrione è presente il tema dell’agnizione-riconoscimento, che costituisce lo scioglimento dell’intera vicenda: Anfitrione e Sosia smascherano Giove e Mercurio che avevano assunto le loro rispettive sembianze. IL TEMA DEL DOPPIO Il ‘tema del doppio’ ricorre molte volte nella letteratura greca e latina. Vari autori, greci e latini, nelle loro opere. Tra cui «Elena» di Euripide, «Menaechme» e «Bacchide» di Plauto, «Le metamorfosi» di Ovidio. È, però, «Amphitruo» di Plauto che meglio racconta e descrive il tema del doppio come l’esito di un intervento divino, di quello che era considerato magia. Ed è in particolare attorno al personaggio di Sosia che si sviluppa l’intera vicenda. L’Amphitruo viene definito come una tragicommedia, ma insieme ad altre opere ha i caratteri della fabula palliata. Inoltre è stato definito uno dei primi esempi di ‘commedia degli equivoci’. Caratteristica del teatro latino, la commedia degli equivoci è un genere di commedia in cui tutta la vicenda rappresentata nasce in seguito ad un equivoco iniziale, che porta, come dice il nome, a continui equivoci tra i protagonisti. Gli equivoci creano una serie di situazioni comiche che amplificano il divertimento del pubblico.