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tesina catalano

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA
DIPARTIMENTO DI AGRICOLTURA ALIMENTIZONE E
AMBIENTE
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E TECNOLOGIE AGRARIE
(L25)
TESINA:
Agricoltura biologica
STUDENTE: Salvatore Catalano
DOCENTE: Prof.re Guarnaccia
ANNO ACCADEMICO 2018-2019
1
Sommario
Introduzione …………………………………………………………………………3
IFOAM ………………………………………………………………………………4
La normativa dell’agricoltura biologica …………………………………..................5
I principi dell’agricoltura biologica …………………………………………………12
Lavorazioni e concimazioni in agricoltura biologica………………………………. 17
Il biologico nutrirà il Pianeta verso un consumo ed una produzione sostenibile ...…20
La Carta di Milano .....................................................................................................22
L’agricoltura biologica nutrirà il pianeta ...................................................................27
Conclusione ...............................................................................................................29
Bibliografia ................................................................................................................30
2
Introduzione
Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che
ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti in natura, senza l’utilizzo di sostanze chimiche
quali: concimi, diserbanti e insetticidi offrendo al consumatore prodotti freschi e genuini.
Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento
eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece
tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo nella maniera più
sostenibile possibile.
Per quanto concerne il mantenimento del terreno fertile, in modo naturale, gli agricoltori biologici
apportano materiale organico, il quale per mezzo di opportune pratiche colturali, evita che il terreno
venga sfruttato in modo intensivo.
L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi Europee e
nazionali. Il controllo, pertanto, avviene mediante appositi organismi specializzati e riconosciuti
dallo Stato che verificano e accertano l’intero ciclo di produzione, fino alla commercializzazione
del prodotto.
Attraverso le tecniche di coltivazione biologiche è possibile ricostituire l’equilibrio dei sistemi
agricoli; pertanto l’agricoltura biologica ha come obiettivo anche la salvaguardia della biodiversità,
quindi favorire sul territorio la presenza e lo sviluppo di specie e varietà differenti di piante e
animali sul territorio. Fondamentale importanza in questa produzione va data anche al concetto di
stagionalità dei prodotti. I contadini bio infatti si impegnano a coltivare le specie che si adattano
meglio alla stagione anche perché le tecniche utilizzate difficilmente consentirebbero a determinare
coltivazioni, da produrre fuori stagione (Cavino, 2007).
3
2. IFOAM
L’IFOAM (International Federation of OrganicAgricultureMovements) meglio conosciuta in Italia
come “Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica”, è
un’organizzazione internazionale fondata il 5 novembre 1972 a Versailles, in Francia, durante un
congresso organizzato da “Nature &Progrès”.
L’organizzazione rappresenta i movimenti per la promozione dell’agricoltura biologica a livello
mondiale, essa infatti svolge la propria azione in tema di promozione dei sistemi di coltivazione e
produzione biologica con un approccio olistico includendo tra i propri obiettivi anche la tutela
dell’ambiente e dei bisogni fondamentali dell’uomo in conformità ai principi dello sviluppo
sostenibile.
Le attività dell’IFOAM:



rappresenta il movimento biologico a livello internazionale nelle sedi parlamentari
amministrative ed esecutive,
istituisce e revisiona periodicamente gli standard di base dell’agricoltura e della
preparazione degli alimenti a livello internazionale;
raggiunge una garanzia internazionale della qualità biologica.
4
3. La normativa dell’agricoltura biologica
Il 20 luglio 2007 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il nuovo
regolamento in materia di produzioni e di etichettatura dei prodotti biologici (Reg. CE 834/2007),
approvato dalla Commissione Europea il 12 giugno precedente. Il nuovo testo, che abroga il Reg.
2092/91/CE, entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio del 2009.
L’approvazione del nuovo regolamento ha avuto vasta eco nella stampa nazionale, specializzata e
non. Piuttosto che sui contenuti, tuttavia, l’attenzione si è rivolta ad uno dei suoi punti più
controversi: l’estensione della soglia di tolleranza dello 0,9% per le contaminazioni accidentali di
organismi geneticamente modificati (OGM) anche all’agricoltura biologica, così come a tutti i
prodotti alimentari.
Al di là della complessa problematica della contaminazione di OGM, il Reg. 834/2007/CE
introduce numerose novità, che meritano di essere prese in seria considerazione, tenendo presente
l’evoluzione dell’agricoltura biologica in Europa, sedici anni dopo l’emanazione della prima
regolamentazione del comparto.
La revisione del regolamento 2082/91 è stata avviata nel 2004, quando, nel Piano d’Azione per
l’agricoltura biologica, il Consiglio e il Parlamento europeo invitavano la Commissione a rivedere il
quadro normativo sull’agricoltura e sugli alimenti biologici, per renderlo più semplice, più
trasparente e più coerente. L’obiettivo di questa breve nota è di presentare i punti qualificanti del
nuovo regolamento.
Il nuovo regolamento
Secondo il comunicato stampa della Commissione, il nuovo regolamento garantisce maggiore
trasparenza e semplicità, chiarezza di obiettivi e di principi, flessibilità e possibilità di adattamento
alle condizioni locali, miglioramento del sistema di controllo, rafforzamento del mercato unico
europeo e rimozione degli ostacoli al libero commercio dei prodotti biologici nella UE.
5
Se si confronta il regolamento CEE 2092/91 (13 considerando, 16 articoli, 8 allegati) con il nuovo
testo (40 considerando, 42 articoli, 1 allegato), le differenze emergono sin dal preambolo. I 13
considerando del vecchio regolamento sono molto pragmatici. Si prende atto che esiste un nuovo
metodo di agricoltura rispondente alle preferenze dei consumatori e regolamentato da disposizioni
nazionali. L’esigenza di elaborare una regolamentazione comunitaria è giustificata dalla necessità di
garantire condizioni di concorrenza leale tra i produttori e trasparenza agli occhi dei consumatori.
Il nuovo regolamento fa sua una visione della produzione biologica come “sistema globale di
gestione dell’azienda agricola e di produzione dell’agroalimentare basato sull’interazione tra le
migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali,
l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente
alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.” Si
riconosce quindi una doppia funzione sociale al metodo di produzione biologico: risponde alla
domanda dei consumatori, ma fornisce anche beni pubblici, che contribuiscono alla tutela
dell’ambiente e della biodiversità, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale. Asimmetria
informativa sulla qualità dei prodotti e produzione di beni pubblici giustificano l’intervento di
regolazione.
Il processo di elaborazione del nuovo regolamento è durato oltre 2 anni (2005-2007). Il risultato è
un regolamento con un campo di applicazione più vasto, una diversa struttura e nuovi contenuti.
Due sono le novità fondamentali nella struttura: il Titolo II su “Obiettivi e principi dell’agricoltura
biologica” e il Titolo III che integra nel testo principale le norme di produzione, prima solo
schematicamente elencate negli allegati al regolamento 2092/91.
I 42 articoli sono suddivisi in sette Titoli, che considereremo qui di seguito:
Titolo I - Oggetto, campo di applicazione e definizioni (articoli 1-2).
Titolo II - Obiettivi e principi della produzione biologica (articoli 3-7).
Titolo III - Norme di produzione (articoli 8-22) suddivise in 5 Capi: 1. Norme generali, 2.
Produzione agricola, 3. Produzione di mangimi trasformati, 4. Produzione di alimenti trasformati, 5.
Flessibilità.
Titolo IV - Etichettatura (artt. 23-26).
Titolo V - Controlli (artt. 27-31).
Titolo VI - Scambi con paesi terzi (artt. 32-33).
Titolo VII - Disposizioni finali transitorie (artt. 34-42).
Il campo di applicazione e le definizioni (Titolo I)
Le novità iniziano nel campo di applicazione del nuovo articolato, che include il vino,
l’acquacoltura, intesa a tutti gli effetti attività agricola, la raccolta e la produzione di alghe marine e
la produzione di lievito biologico. Manca invece ogni riferimento ai tessuti, ai cosmetici e ai
detergenti (così come alla bio-edilizia), che si vanno costituendo come comparti sempre più
importanti delle produzioni ecologiche.
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La ristorazione collettiva non trova specifica regolamentazione nel nuovo regolamento, anche se
“gli stati membri possono applicare norme nazionali o, in mancanza di queste, norme private
sull’etichettatura ed il controllo dei prodotti provenienti dalle ristorazioni delle collettività nella
misura in cui tali norme sono conformi alla normativa comunitaria”. Quindi nessun obbligo di
controlli per la ristorazione collettiva da parte del regolamento, ma apertura a norme pubbliche
nazionali o addirittura facoltà di riconoscimento di norme private.
Da segnalare sempre nel Titolo I la chiara definizione di tre entità distinte del sistema di controllo,
che anticipa le regolamentazioni del Titolo V: autorità competente (autorità centrale di uno Stato
competente per l’organizzazione dei controlli ufficiali), autorità di controllo (organo della pubblica
amministrazione di uno Stato membro incaricato delle ispezioni e della certificazione o anche
l’autorità omologa di un paese terzo) ed organismo di controllo (“un ente terzo indipendente che
effettua ispezioni e certificazioni”).
Obiettivi e Principi (Titolo II)
I principi fondativi del nuovo regolamento rappresentano forse la novità più interessante. Sono
suddivisi in obiettivi generali, principi generali e principi specifici applicabili all’agricoltura, alla
trasformazione degli alimenti e dei mangimi biologici. Come obiettivi generali si identificano:
stabilire un sistema di gestione sostenibile per l’agricoltura (rispetto dei cicli naturali e
miglioramento della salute dei suoli, delle acque, delle piante e degli animali; biodiversità, impiego
responsabile delle risorse naturali, benessere degli animali);
ottenere prodotti di alta qualità;
ottenere un’ampia varietà di alimenti che rispondano alla domanda dei consumatori per prodotti
sani e naturali.
E’ da notare come per la prima volta una regolamentazione europea accosta chiaramente la
produzione biologica alle esigenze di promozione della qualità alimentare.
I principi generali incorporano una gestione appropriata dei processi biologici fondata sui principi
ecologici tramite l’utilizzo di organismi viventi e metodi di produzione meccanici, il principio della
coltivazione e dell’allevamento legati alla terra, la pratica dell’acquacoltura ispirata allo
sfruttamento sostenibile della pesca, l’esclusione dell’uso di OGM e dei prodotti da essi derivati ad
eccezione dei medicinali veterinari. Di una certa rilevanza è il riferimento al metodo della
valutazione del rischio, come prassi operativa insita nella progettazione e nel governo degli
agroecosistemi, che prevede anche il ricorso al principio di precauzione. Infine si prevede la
limitazione dell’uso di fattori esterni, così come la rigorosa limitazione dell’uso di fattori di
produzione ottenuti per sintesi chimica e la flessibilità delle norme ove fosse richiesto un loro
adattamento a condizioni locali particolari.
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I principi specifici applicati all’agricoltura, alla trasformazione alimentare ed alla trasformazione
mangimistica chiariscono nel dettaglio diversi aspetti specifici, mancanti o contraddittori nella
regolamentazione attuale.
Le norme di produzione (Titolo III)
Il regolamento recepisce nel testo principale le norme di produzione che erano precedentemente
contenute negli allegati, a conferma del fatto che il nuovo articolato ha come obiettivo principale la
definizione e la regolamentazione del metodo biologico su base europea, oltre che la
regolamentazione dei mercati. Dal punto di vista delle tecniche, le sostanziali novità riguardano
l’introduzione di specifiche norme per la produzione e la raccolta delle alghe marine e per
l’acquacoltura.
In questo titolo è compreso il famigerato art. 9 sulle contaminazioni da OGM. E’ in generale vietato
l’uso di OGM in ogni ambito della produzione agricola, dell’allevamento zootecnico (fatta
esclusione per i farmaci di derivazione biotecnologica) e della trasformazione alimentare. Viene
ribadito quindi il concetto dell’incompatibilità del metodo biologico con gli OGM.
Al fine di questo divieto, si specifica, tuttavia, che gli operatori possono fare affidamento
sull’etichetta o su qualsiasi documento fornito ai sensi della direttiva 2001/18/CE o dei regolamenti
1829/2003 e 1830/2003, relativi agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati. Dal momento
che le normative a cui si fa riferimento (quelle generali sull’etichettatura degli alimenti) esentano
dall’etichettatura i prodotti con contaminazione accidentale di OGM inferiore allo 0,9%, tale limite
è automaticamente esteso anche all’agricoltura biologica. Questa norma evita di imporre ulteriori
responsabilità di analisi sugli ingredienti dei prodotti biologici (i cui oneri sarebbero probabilmente
ricaduti sul comparto biologico); allo stesso tempo specifica che solo le contaminazioni accidentali
inferiori allo 0,9 % sono tollerate.
La soglia dello 0,9% è stata adottata dal Consiglio dei ministri dell’agricoltura europei contro il
parere del Parlamento, che, raccogliendo le richieste degli operatori del settore, aveva invece
indicato una soglia vicina allo zero tecnico (0,1%). Questa modifica ha calamitato l’attenzione e
fatto gridare allo scandalo. Si è parlato di fine dell’agricoltura biologica e di una apertura del
biologico al transgenico, svilendo il valore della certificazione dei prodotti. Si tratta di una
questione che sicuramente merita un approfondimento ulteriore.
Come ricordato sopra, novità importanti sono l’articolo 13, che regolamenta la raccolta e la
produzione delle alghe marine, e l’articolo15 che contiene le norme generali per la produzione di
animali d’acquacoltura. L’articolo 16 regolamenta l’autorizzazione e l’uso dei prodotti e delle
sostanze utilizzabili in agricoltura biologica, chiarendo meglio le procedure per l’introduzione di
prodotti nuovi e introducendo un principio di flessibilità per l’utilizzazione all’interno di singoli
Stati Membri di sostanze diverse da quelle previste dal Regolamento. L’articolo 20 disciplina le
norme applicabili alla produzione di lievito biologico destinato all’alimentazione umana o animale.
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Di particolare interesse l’articolo 22, che sostituisce il criterio della flessibilità al criterio delle
deroghe temporanee generalizzate, di cui era gran portatore il Reg. CE 2092/91. Tale nuovo
principio riguarda i meccanismi decisionali rispetto alla flessibilità di applicazione di alcune norme,
in deroga alle disposizioni del regolamento, che potrebbero rivelarsi pregiudizievoli allo sviluppo
dell’agricoltura biologica in contesti specifici. La novità è che ogni decisione sulla flessibilità deve
essere presa a livello della Commissione, secondo la procedura prevista negli articoli 5 e 7 della
decisione 1999/468/CE (recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite
alla Commissione).
Sono previste eccezioni alle norme di produzione contenute nei capi 1-4 (quelle generali, quelle
relative alla produzione agricola, alla produzione di mangimi trasformati e di alimenti trasformati),
in caso di fattori climatici ed ambientali vincolanti, difficoltà di approvvigionamento, problemi
nella conduzione degli allevamenti, calamità, prevenzione di contaminazioni di OGM, imposizioni
di norme comunitarie o statali. In questa prima fase di studio ed approfondimento del nuovo
articolato emergono timori che tali principi di flessibilità possano costituirsi come fattori di
incertezza e confusione.
L’etichettatura dei prodotti biologici (Titolo IV) Il nuovo regolamento ribadisce la considerazione
che l’agricoltura biologica è un metodo di produzione, che caratterizza i processi di ottenimento dei
prodotti. Tuttavia, ammette che il termine biologico (o organico o ecologico) possa essere abbinato
al nome del prodotto, alle condizioni dettate dallo stesso regolamento. Possibile anche l’indicazione
in etichetta dei termini derivati o abbreviati (bio, eco, ecc.), che divengono quindi tutelati dalla
nuova regolamentazione.
Il termine biologico e il relativo abbreviativo “bio” possono essere utilizzati singolarmente o in
abbinamento nell’etichettatura e nella pubblicità dei prodotti ottenuti conformemente alle
disposizioni regolamentari previste.
In particolare, sono etichettabili come biologici solo gli alimenti con almeno il 95% degli
ingredienti agricoli ottenuti con metodo biologico e con i rimanenti comunque conformi ai requisiti
individuati dalla normativa.
Gli alimenti che contengono meno del 95% degli ingredienti di provenienza agrobiologica possono
riportare i riferimenti al metodo biologico soltanto nell’elenco degli ingredienti, con soluzioni
grafiche omogenee. E’ abolita la soglia minima del 70% degli ingredienti biologici come
condizione minima per il riferimento al metodo di produzione in etichetta, prevista dal Reg. CE
2092/91. E’ un dispositivo che di fatto incentiva un ulteriore utilizzazione di ingredienti biologici,
forse a vantaggio della media e grande industria di trasformazione.
L’uso del logo comunitario è obbligatorio in connessione con il numero di codice dell’organismo di
controllo dell’operatore che ha effettuato la produzione o la preparazione più recente e l’indicazione
del luogo in cui sono state coltivate le materie prime agricole, riferita alle seguenti suddivisioni
regionali: agricoltura UE, agricoltura non UE, agricoltura UE/non UE. Tale indicazione può essere
sostituita o integrata dall’indicazione di un paese specifico nel caso in cui tutte le materie prime
agricole siano state coltivate in quel paese. Rimane aperto il problema se gli operatori economici
distributori di prodotti a marchio preconfezionati debbano essere o no sottoposti obbligatoriamente
a controllo.
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Il logo comunitario non può essere utilizzato sui prodotti in conversione all’agricoltura biologica.
Loghi nazionali e privati possono essere utilizzati in combinazione con il logo comunitario.
Importanti sono le regolamentazioni della lettera c) comma 4 dell’articolo 23, il quale prevede la
possibilità di riportare riferimenti al biologico nell’elenco degli ingredienti e nello stesso campo
visivo della denominazione di vendita degli alimenti in cui il principale ingrediente sia un prodotto
della caccia o della pesca, che contenga però altri ingredienti di origine agricola tutti biologici. E’
una norma che consente di etichettare come biologici le conserve alimentari a prevalente base di
pesce (ad esempio il tonno sottolio), cosa fino ad oggi non prevista.
Figura 1
Elaborazione Alessandro Pulga, Direttore ICEA
I controlli e la certificazione dei prodotti (Titolo V)
Il regolamento conferma il sistema vigore, che demanda agli stati membri la designazione delle
autorità competenti per i controlli e la certificazione dei prodotti, in conformità al sistema di
controllo ufficiale degli alimenti e dei mangimi dell’UE (Reg. 882/2004).
Le autorità nazionali competenti possono quindi investire delle funzioni di certificazione e controllo
una o più autorità di controllo (ossia un organo della pubblica amministrazione, come nel caso di
Danimarca e Spagna) o delegare le funzioni relative ad organismi di controllo (ossia enti terzi
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indipendenti), con la designazione delle autorità addette al loro riconoscimento e alla vigilanza
(come nel caso di Italia, Germania, Francia ed altri).
Per gli organismi di controllo delegati è previsto l’obbligo dell’accreditamento in base alla norma
europea EN 45.011 ed alle linee guida ISO 65, diversamente dalla regolamentazione in vigore, che
prevede l’obbligo ad operare conformemente a tali norme, ma non quello dell’accreditamento.
Le autorità e gli organismi di controllo rilasciano un attestato di conformità (“documento
giustificativo”) agli operatori che risultano idonei. E’ introdotta anche la possibilità dell’adozione di
forme e modalità di registrazione che supportino i vantaggi della “Certificazione Elettronica”.
La natura e la frequenza delle attività di controllo devono essere determinate in base ad una
valutazione del rischio di irregolarità e di infrazioni per quanto riguarda i requisiti previsti dal
regolamento; tuttavia, tutti gli operatori devono essere sottoposti a controllo almeno una volta
all’anno, ad eccezione dei grossisti che trattano prodotti pre-confezionati e dei punti vendita al
dettaglio.
Importazione da paesi terzi ( Titolo VI)
Le esistenti norme provvisorie concernenti le importazioni sono sostituite da norme definitive. Sono
confermate le due impostazioni precedenti, cioè il principio della valutazione di conformità delle
autorità e degli organismi di controllo ed il principio dell’equivalenza, applicato per stabilire la
similitudine dei sistemi di controllo dei Paesi terzi (Figura 2).
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Figura 2
Disposizioni finali e transitorie (Titolo VII)
L’articolo 34 introduce due nuovi approcci al concetto di libera circolazione dei prodotti biologici.
In primo luogo, le autorità competenti, le autorità di controllo e gli organismi di controllo non
possono vietare o limitare l’accesso ai prodotti biologici provenienti da altri stati membri,
controllati da altre autorità o organismi di controllo in conformità alle disposizioni del regolamento.
In particolare, non possono essere imposti né controlli né oneri aggiuntivi a quelli previsti dal titolo
V del regolamento. In secondo luogo, gli stati membri possono applicare alla produzione biologica
nel loro territorio norme di produzione più rigorose rispetto alla regolamentazione europea, purché
tali norme siano applicabili anche alla produzione non biologica e non vietino o limitino la
commercializzazione dei prodotti biologici provenienti da altri stati membri.
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La Commissione presenterà al Consiglio una relazione sull’applicazione del nuovo regolamento
entro il 31 dicembre 2011. Tale relazione esaminerà:
l’esperienza acquisita e il campo di applicazione per quanto riguarda gli alimenti biologici preparati
dalla ristorazione collettiva;
il divieto di utilizzare gli OGM e la disponibilità di prodotti non ottenuti da OGM, la fattibilità di
specifiche soglie di tolleranza e il loro impatto sul settore biologico;
il funzionamento del mercato.
4. I Principi dell’agricoltura biologica
I principi su cui si basa l’agricoltura esprimono il contributo che essa può apportare al mondo
ed esprimono una visione per migliorare tutta l’agricoltura nel contesto internazionale. Sono dei
principi che vanno proprio oltre il significato della parola agricoltura, includendo in essa il modo in
cui l’uomo si prende cura della natura per produrre, preparare e distribuire cibo ed altri beni. I
principi dell’agricoltura biologica servono ad ispirare il movimento biologico in tutta la sua
diversità. Essi guidano le prese di posizione, i programmi e le regole elaborate da IFOAM. Inoltre
vengono presentati con la prospettiva di un’adozione nel mondo intero.
L’agricoltura biologica è basata su quattro principi fondamentali:




principio del benessere;
principio dell’ecologia;
principio dell’equità;
principio della precauzione.
13
Il principio del BENESSERE
“L’agricoltura biologica dovrà sostenere e favorire il benessere del suolo, delle piante, degli
animali, degli esseri umani e del pianeta, come un insieme unico ed indivisibile.”
Questo principio sottolinea che il benessere degli individui e delle comunità non può essere separato
dal benessere degli ecosistemi – un suolo sano produce cibi sani che favoriscono il benessere degli
animali e delle persone.
Per benessere si intende la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Questo principio non è
semplicemente l’assenza di malattie, ma il mantenimento di un benessere fisico, mentale, sociale ed
ambientale. L’immunità, la capacità di ripresa e la rigenerazione sono i punti chiave caratteristici
del benessere.
Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nella produzione che nella distribuzione o nel consumo, è di
sostenere ed ampliare il benessere degli ecosistemi e di tutti gli organismi, dal più piccolo nel suolo
fino agli esseri umani. In particolare, l’agricoltura biologica si propone di produrre alimenti di
elevata qualità, che siano nutrienti e che contribuiscano alla prevenzione delle malattie e alla salute.
Di conseguenza, essa dovrà evitare l’uso di fertilizzanti, fitofarmaci, medicine veterinarie ed
additivi alimentari che possano avere effetti dannosi sulla salute.
14
Il principio dell’ECOLOGIA
“L’agricoltura biologica dovrà essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con
essi, imitarli ed aiutarli a mantenersi.”
Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Esso
dichiara che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Nutrimento e
benessere sono ottenuti tramite l’ecologia dell’ambiente di ogni specifica produzione. Per esempio,
nel caso delle colture, questo è il suolo vivente; per gli animali è l’agro-sistema; per i pesci e gli
organismi marini è l’ambiente acquatico.
I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea dovranno adattarsi ai cicli ed agli equilibri
ecologici esistenti in natura. Tali cicli sono universali, ma la loro manifestazione è specifica per
ogni luogo. La gestione biologica dovrà essere adattata alle condizioni, all’ecologia alla cultura e
alle dimensioni locali. L’uso dei fattori produttivi va ridotto tramite la riutilizzazione, il riciclo e la
gestione efficiente di materiali ed energia, in modo da mantenere e migliorare la qualità
dell’ambiente e preservare le risorse.
L’agricoltura biologica dovrà conseguire un equilibrio ecologico attraverso la concezione di sistemi
agricoli, l’insediamento di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agricola. Coloro
che producono, trasformano, commerciano e consumano prodotti biologici dovranno proteggere ed
agire a beneficio dell’ambiente comune, incluso il paesaggio, il clima, l’habitat, la biodiversità,
l’aria e l’acqua.
15
Il principio dell’EQUITA’
“L’agricoltura biologica dovrà costruire relazioni che assicurino equità rispetto all’ambiente
comune e alle opportunità di vita.”
Questo principio sottolinea che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica dovranno
intrattenere e coltivare delle relazioni umane in modo tale da assicurare giustizia sociale a tutti i
livelli e a tutte le parti interessate – agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti
e consumatori. L’agricoltura biologica dovrà assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che
ne sono coinvolti, e contribuire alla sovranità alimentare e alla riduzione della povertà. Essa si
propone di produrre una quantità sufficiente di alimenti e di altri prodotti di buona qualità.
Questo principio insiste sul fatto che gli animali devono essere allevati in condizioni di vita che
siano conformi alla loro fisiologia, comportamento naturale e benessere.
Le risorse naturali ed ambientali che sono usate per la produzione ed il consumo dovranno essere
gestite in modo socialmente ed ecologicamente giusto e in considerazione del rispetto per le
generazioni future. L’equità richiede che i sistemi di produzione, di distribuzione e di mercato siano
trasparenti, giusti e che tengano in conto i reali costi ambientali e sociali.
16
Il principio della PRECAUZIONE
“L’agricoltura biologica dovrà essere gestita in modo prudente e responsabile, al fine di
proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future, nonché l’ambiente.”
L’agricoltura biologica è un sistema vitale e dinamico che risponde a delle esigenze e condizioni
interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può migliorarne l’efficacia e la produttività,
ma questo non deve essere fatto a rischio di mettere a repentaglio la salute ed il benessere. Di
conseguenza le nuove tecnologie hanno bisogno di essere valutate e i metodi esistenti revisionati.
Tenuto conto della conoscenza incompleta degli ecosistemi e dell’agricoltura, devono essere prese
delle precauzioni.
Questo principio stabilisce che la precauzione e la responsabilità sono i concetti chiave nelle scelte
di gestione, di sviluppo e di tecnologie in agricoltura biologica. La scienza è necessaria per
assicurarsi che l’agricoltura biologica sia sana, senza rischi ed ecologia. Comunque, la conoscenza
scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali
ed indigene accumulate offrono soluzioni valide e consolidate nel tempo. L’agricoltura biologica
dovrà prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate ed il rifiuto di
tecnologie imprevedibili, come l’ingegneria genetica. Le decisioni dovranno riflettere i valori e le
necessità di tutti coloro che potrebbero esserne coinvolti, attraverso dei processi trasparenti e
partecipativi.
17
5. Lavorazioni e concimazioni in agricoltura biologica
LE LAVORAZIONI DEL TERRENO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA
Per lavorazioni si intendono tutti quegli interventi agronomici effettuati dall’uomo sul
terreno, con semplici attrezzi o con macchine più sofisticate, allo scopo di modificarne lo
stato fisico, rompendone l’apparente continuità, e di renderlo idoneo alle coltivazioni.
Anche le lavorazioni, dunque, come qualunque scelta aziendale, devono essere sinergiche agli
obiettivi principali del metodo biologico, ovvero la conservazione e il miglioramento della
fertilità organica.
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Per le lavorazioni i concetti fondamentali da tener ben presenti sono:
preferibilmente non dovrebbero essere profonde, ovvero non superare i 30 cm di profondità
gli strati del terreno, se non quelli superficiali, non dovrebbero essere ribaltati e mescolati
tra loro
Non trovano, infatti, alcuna giustificazione né il rivoltamento in profondità degli strati
superficiali, che provocherebbe l’interramento della sostanza organica accumulata nei primi
strati di terreno, in profondità e la sua diluizione in un volume di terreno molto maggiore, né,
tanto meno, lavorazioni in profondità dove le condizioni per l’umificazione della stessa
sostanza organica, e il rilascio di elementi nutritivi, verrebbero meno data la scarsità di
ossigeno e la minor presenza di microrganismi.
Da non sottovalutare in taluni casi piuttosto la ripuntatura, per la rottura di suole di
lavorazione e per operare a profondità di oltre 50 cm. Gli strati del terreno, però, non devono
essere rivoltati e mescolati.
Gli scopi fondamentali delle lavorazioni agronomiche possono essere così riassunti:
Preparazione del letto di semina ovvero creazione di un ambiente favorevole
all’interramento ed alla germinazione dei semi.
Apprestamento di uno stato strutturale idoneo alla penetrazione delle radici ed al loro buon
funzionamento.
Aumento della permeabilità dello strato attivo e quindi controllo della circolazione
dell’acqua.
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Aumento della massa di terreno esplorabile dalle radici.
Controllo delle malerbe e dei parassiti.
Interramento dei concimi organici e dei residui colturali.
In base al momento di esecuzione ed alle finalità, le lavorazioni si possono dividere secondo
la seguente classificazione:
Lavori di messa a coltura: dissodamento.
Lavori preparatori principali: aratura, vangatura, fresatura, scarificatura.
Lavori preparatori complementari: estirpatura, erpicatura, rullatura.
Lavori di coltivazione: erpicatura, rincalzatura, rullatura, zappatura, sarchiatura.
Gli strumenti utilizzati per le lavorazioni e relative operazioni
Nel complesso le lavorazioni possono essere eseguite con strumenti classificabili in tre gruppi
principali:
 Rovesciatori: tagliano il suolo in fette regolari che vengono rovesciate più o meno
completamente, portando alla luce strati di terreno che prima si trovavano ad una certa
profondità.
 Discissori: provocano dei tagli nel profilo colturale conferendogli zollosità e sofficità, senza
interferire sulla stratigrafia.
 Rimescolatori: disgregano energicamente il terreno in zollette, provocando il
rimescolamento dello strato interessato dalla lavorazione.
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I FERTILIZZANTI ORGANICI PIU’ IMPIEGATI IN AGRICOLTURA BIOLOGICA
FERTILIZZANTI A BASE DI CUOIO
TORREFATTO
- Derivati dalla lavorazione del cuoio
- Tenore in azoto massimo del 12%
- Velocità di mineralizzazione: medio lenta ( da 3 a 6 mesi)
- Formulazioni in scaglie o pellettati
FERTILIZZANTI DA LETAME BOVINO, EQUINO E POLLINA ESSICCATI
Derivati da allevamenti NON industriali
- Tenore in azoto massimo del 10 – 12 %
- Velocità di mineralizzazione: media (da 1 a due mesi)
- Formulazioni in polvere in scaglie o Pellettati
FERTILIZZANTI A BASE DI SANGUE ANIMALE
- Derivano da scarti di lavorazione dei macelli
- Tenore in azoto massimo del 14%
- Velocità di mineralizzazione: medio alta
- Formulazioni in polvere impalpabile o granuli
- Possibilità di impiego in copertura o con Fertirrigazione
La concimazione azotata costituisce un aspetto agronomico fondamentale nella
determinazione delle rese e della qualità tecnologica della granella.
Oltre l'80% del fabbisogno azotato del grano riguarda il periodo compreso fra la fase di inizio
levata e quella del grandiglione e oltre il 50% di queste esigenze è concentrata nell'ultima fase
del ciclo vegetativo.
Fasi critiche di maggiori necessità:
- ripresa vegetativa
- levata
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- botticella
6. Il biologico nutrirà il Pianeta verso un consumo ed una produzione sostenibile
Malgrado l’imprevedibilità di fattori quali il cambiamento climatico, la perdita di raccolti
e la volatilità dei prezzi alimentari, l’agricoltura biologica rappresenta l’unica innovazione in
campo agricolo e alimentare dell’ultimo secolo, basata sulla riscoperta di un approccio eco
sistemico, socialmente inclusivo ed economicamente e ecologicamente resiliente per la
produzione di alimenti e materie prime rinnovabili.
In occasione dell’EXPO 2015 svoltosi a Milano è stata firmata la “Carta del forum internazionale
del biologico in EXPO”, che si propone di sintetizzare i punti di forza e le opportunità offerti dal
settore biologico biodinamico, senza tacerne i limiti, sulla base delle documentate evidenze
scientifiche e delle esperienze empiriche, per rendere evidente perché e come l’agricoltura biologica
possa non solo alimentare, ma anche nutrire il Pianeta.
Secondo un report stipulato dalla FAO nel 2011, è stato constatato che annualmente si perdono 10
milioni di ettari a causa di pratiche agricole insostenibili, invece è stato dimostrato che l’agricoltura
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biologica: migliora la struttura del suolo e la capacità di trattenere e filtrare l’acqua, riducendo così
la necessità di irrigazione e dell’impatto di siccità e alluvioni, riduce l’inquinamento delle acque e la
lisciviazione dei nitrati nelle falde acquifere, aumenta la capacità del suolo di sequestrare carbonio e
contribuisce in questo modo a mitigare l’effetto serra. In generale, i vantaggi cumulativi di varie
pratiche biologiche hanno un potenziale di riduzione dei gas a effetto serra pari a 5.1-6.1 GT
(miliardi di tonnellate) di CO2 equivalenti. Questo significa che una conversione globale ai metodi
di gestione biologica trasformerebbe l’agricoltura da principale fattore di cambiamento climatico ad
attività a impatto climatico zero, rendendola un efficiente strategia di adattamento alle incertezze
climatiche. Inoltre, le aziende agricole biologiche consumano circa 1/3 di energia in meno rispetto a
quelle convenzionali, grazie all’adozione di pratiche agricole meno dipendenti dalle energie fossili e
a una maggiore efficienza nella fissazione biologica dell’azoto. Un minore consumo energetico è
fondamentale per far fronte al picco del petrolio e alle fluttuazioni del costo dell’energia che
impattano sull’economia a tutti i livelli.
Agricoltura biologica, salute e benessere
Una delle più grandi preoccupazioni per gli anni a venire è rappresentata dalle malattie non
trasmissibili legate all’alimentazione. Moti dei benefici dell’agricoltura biologica dipendono dalla
creazione di un equilibrio ecologico tra il suolo, le piante e gli animali, che si traduce in una
maggiore qualità dei prodotti che ne derivano. E’ bene dire che i prodotti biologici contengono
molti meno residui di pesticidi, nitrati e metalli pesanti tossici, ancora oltre a ridurre drasticamente
l’esposizione a tali sostanze dannose, gli alimenti biologici hanno inoltre un contenuto maggiore di
sali minerali e sostanza secca. Le diete a base di prodotti biologici sembrano essere meno
frequentemente associate ad allergie, con una documentata maggiore immunità a talune malattie in
bambini e animali. Un corpo di ricerche scientifiche in aumento sembra dimostrare un contributo
delle diete a base di prodotti biologici alla riduzione dell’incidenza di malattie cardiovascolari e di
alcuni tipi di cancro, specialmente quando associate a un incremento del consumo di frutta, verdura
e cereali integrali. In particolare, alcune diete biologiche locali – come la dieta mediterranea –
sembrano offrire la soluzione ideale al trilemma dieta-ambiente-salute. Alcuni studi hanno
evidenziato che la maggiore attenzione al benessere animale assicurata dalla gestione biologica
offre benefici dal punto di vista della salute alimentare e dell’ecologia. In particolare, il fatto che
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negli allevamenti biologici ci si astenga dall’uso di antibiotici non può che offrire una soluzione al
trend allarmante di resistenza a questi farmaci da parte di ceppi batterici aggressivi.
7. La Carta di Milano
“Salvaguardare il futuro del e il diritto delle generazioni future del mondo intero a
vivere esistenze prospere e appaganti è la grande sfida per lo sviluppo del 21°
secolo. Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale ed equità è essenziale se
vogliamo espandere le libertà umane per le generazioni attuali e future.”
Human Development Report 2011
Le parole del “Human Development Report 2011”, sintetizzano in poche righe quelli che sono i
principi su cui si basa la “Carta di Milano”.
La “Carta di Milano” è un documento che elenca i principi riguardanti il tema della nutrizione,
della sostenibilità ambientale e dei diritti umani. Il documento è stato voluto fortemente dal
Governo Italiano come eredità di EXPO 2015. Al centro troviamo il tema della sostenibilità
alimentare, nella speranza che le iniziative proposte siano davvero realizzabili. Essa indica a chi la
firma precisi impegni in relazione al diritto al cibo che è uno dei diritti umani fondamentali sanciti
nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”. Infatti, il mancato accesso al cibo sano,
sufficiente e nutriente, all’acqua pulita e all’energia, viene considerata come una violazione della
dignità umana. L’azione collettiva di cittadine e cittadini, assieme alla società civile, alle imprese e
alle istituzioni locali nazionali e internazionali è considerata una delle condizioni essenziali per
vincere le grandi sfide connesse al cibo. Il cibo viene presentato come diritto umano fondamentale.
Combattere la denutrizione e la malnutrizione, promuovere un equo accesso alle risorse naturali,
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garantire una gestione sostenibile dei processi produttivi, rappresentano l’impegno che i
sottoscrittori della “Carta di Milano” si impegnano a sostenere.
Ecco i punti e gli impegni fondamentali della Carta di Milano:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Diritto al cibo per tutti
Lotta allo spreco e alle perdite alimentari
Difesa del suolo agricolo e della biodiversità
Tutela del reddito di contadini, allevatori e pescatori
Investimento in educazione alimentare e ambientale a partire dall’infanzia
Riconoscimento e valorizzazione del contributo delle donne nella produzione agricola e
nella nutrizione
7. Favorire l’accesso all’energia pulita
8. Migliorare la gestione delle risorse idriche
9. Promuovere il riciclo e il riutilizzo
10. Adottare azioni di salvaguardia dell’ecosistema marino
11. Proteggere il cibo da contraffazioni e frodi con legislazioni adeguate
12. Contrastare il lavoro minorile e irregolare
La “Carta di Milano” è suddivisa in 5 sezioni:
1.
2.
3.
4.
5.
Preambolo
Diritti
Consapevolezze
Impegni
Finale
Preambolo:
“Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento,
denominato Carta di Milano, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo che
riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale (…) Sottoscrivendo questa
Carta di Milano affermiamo la responsabilità della generazione presente nel mettere in atto azioni,
condotte e scelte che garantiscano la tutela del diritto al cibo anche per le generazioni future.”
Diritti:
Noi riteniamo che

Tutti abbiano il diritto di accedere a una quantità sufficiente di cibo sicuro, sano e
nutriente, che soddisfi le necessità alimentari personali lungo tutto l’arco della vita attiva;
24


Il cibo abbia un forte valore sociale e culturale, e non debba mai essere usato come
strumento di pressione politica ed economica;
Le risorse del pianeta vadano gestite in modo equo, razionale ed efficiente affinché non
siano sfruttate in modo eccessivo e non avvantaggino alcuni a svantaggio di altri.
Consapevolezze:
Siamo consapevoli che



Una delle maggiori sfide dell’umanità è quella di nutrire una popolazione in costante
crescita senza danneggiare l’ambiente, al fine di preservare le risorse anche per le
generazioni future
Il cibo svolge un ruolo importante nella definizione dell’identità di ciascuna persona ed è
una delle componenti culturali che connota e dà valore a un territorio e ai suoi abitanti;
Gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori operano in una posizione fondamentale per la
nostra nutrizione; essi hanno uguali diritti e doveri in relazione al loro lavoro, sia come
piccoli imprenditori sia come grandi imprese.
Impegni:
In quanto membri della società civile, noi ci impegniamo a:



Far sentire la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di determinare progetti per un
futuro più equo e sostenibile;
Rappresentare le istanze della società civile nei dibattiti e nei processi di formazione delle
politiche pubbliche;
Rafforzare e integrare la rete internazionale di progetti, azioni e iniziative che costituiscono
un’importante risorsa collettiva.
Finale:
“Poiché crediamo che un mondo senza fame sia possibile e sia un fatto di dignità umana,
nell’Anno Europeo per lo sviluppo e in occasione di Expo Milano 2015, noi ci impegniamo ad
adottare i principi e le pratiche esposte in questa Carta di Milano, coerenti con la strategia che gli
Stati membri delle Nazioni Unite hanno elaborato per sradicare il problema della fame entro il
2030. Sottoscrivendo questa Carta di Milano noi dichiariamo di portare la nostra adesione
concreta e fattiva agli Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite.Un
futuro sostenibile e giusto è anche una nostra responsabilità.”
25
Durante l’EXPO 2015 Jorge Samek, amministratore di Itaipu Binancional, azienda leader nel
settore delle energie rinnovabili ha partecipato al seminario “Territorio, Acqua, Energia e Cibo”,
presso il Padiglione Italia a EXPO 2015, Per presentare il programma “Cultivating Good Water”,
premiato dall’ONU come migliore prassi nella gestione dell’acqua. Samek ha affermato durante
un’intervista che il pianeta può essere salvato applicando i principi scritti nella “Carta di Milano”.
Ecco cosa ha detto:
“La Carta di Milano comprende anche la nostra visione. Il Brasile ha una responsabilità enorme per
quanto riguarda la tutela dell’ambiente, va detto che il 14 per cento dell’acqua dolce del Pianeta si
trova in Brasile, abbiamo la più grande foresta del mondo, e siamo uno dei più grandi produttori di
alimenti. Questi aspetti si legano al dibattito sugli effetti dell’impronta umana sul territorio.
L’umanità sta trattando malissimo la natura inquinando i fiumi, il suolo, l’aria e di fatto è proiettata
verso il consumo di alimenti sempre meno sani. Recentemente i governi hanno fatto una diagnosi,
una denuncia e poi delle proposte per cercare di risanare quello che è stato fatto di male. Tutto
questo ha portato alla Carta di Milano e alla Carta della Terra, ai principi dell’Onu e all’Enciclica di
Papa Francesco con lo scopo di indirizzare un cambiamento sensibile delle nostre azioni
sull’ambiente e dei nostri consumi.”
Il diritto al cibo nel contesto mondiale
A proposito di diritto al cibo, ecco un’infografica che ci fa riflettere sulla pessima
distribuzione delle risorse alimentari nel mondo.
1) Morire per fame o per obesità? 805 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, mentre
2,1 miliardi di persone sono obese o in sovrappeso
2) Nutrire persone, animali o auto? Il 47% della produzione mondiale di cereali è destinato
all’alimentazione umana, mentre il 40% è destinato all’alimentazione animale e alla
produzione di biocarburanti
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3) Sprecare cibo o nutrire chi ha fame? 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate ogni
anno nel mondo, corrispondenti a 4 volte il fabbisogno di cibo necessario per nutrire gli 803
milioni di persone che soffrono la fame.
Dunque, 1 persona su 10 nel mondo non ha di che nutrirsi, mentre gli sprechi alimentari hanno
raggiunto quantitativi esorbitanti. La Coldiretti ha accolto con favore la Carta di Milano, nella
speranza che possa contribuire a ridurre gli sprechi alimentari. Secondo i dati comunicati da
Coldiretti, le famiglie italiane si stanno già impegnando a ridurre gli sprechi alimentari.
In Italia 6 cittadini su 10, hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici nel 2014, secondo una
tendenza favorita dalla crisi, ma ancora c’è molto lavoro da fare, poiché secondo un’indagine
effettuata da Coldiretti/Ixe ogni anno vengono buttati nel bidone della spazzatura 76 chili di prodotti
alimentari da ogni italiano.
Tra chi ha tagliato gli sprechi, il 75% fa la spesa in maniera più oculata, il 56% utilizzando gli
avanzi nel pasto successivo, il 37% riducendo le quantità acquistate, il 34% guardando con più
attenzione la data di scadenza e l’11% donando in beneficenza.
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8. L’agricoltura biologica nutrirà il pianeta
L’agricoltura biologica può sfamare il mondo, parola di scienziato. A sostenerlo è infatti una ricerca
della Washington State University pubblicata nel 2015 dal giornale Nature Plantse rilanciata di recente
anche dal Time. Gli autori sono il docente di scienza del suolo John Reganold e il dottorando Jonathan
Wachter. I due studiosi hanno esaminato i dati raccolti a livello mondiale negli ultimi quarant’anni,
mettendo a confronto l’agricoltura biologica e convenzionale in base a quattro parametri di sostenibilità:
rese produttive, costi economici, tutela dell’ambiente e benessere collettivo.
La produttività, in particolare, è il punto su cui insistono più spesso i critici del biologico. Ma è
proprio qui che arriva la sorpresa più interessante: è vero che la differenza media in termini di resa è
di un 10-20% a favore dell’agricoltura convenzionale, ma c’è almeno uno scenario nel quale i
metodi biologici garantiscono addirittura rese superiori. Quando? In caso di siccità. Per ogni pollice
di acqua piovana assorbita dal suolo un campo può produrre 190-210 kg di grano in più e il suolo
concimato con materia organica dimostrerebbe di trattenere molto meglio l’acqua.
La notizia può senz’altro rallegrare i sostenitori del biologico, soprattutto se pensiamo a come il
riscaldamento globale sia destinato a incidere sui rendimenti dell’agricoltura nei prossimi decenni.
Non è comunque l’unico punto a favore di chi si batte per un sistema alimentare più ecologico, anzi:
la ricerca conferma come, oltre a ridurre i costi ambientali, il biologico garantisca profitti più equi a
chi lavora la terra. Si parla di una forbice di guadagni aggiuntivi che un’analisi economica del 2015
stima fra il 22% e il 35%. Questo implica, fra l’altro, che è sufficiente un 5% di remunerazione in
più per garantire agli agricoltori bio le stesse rendite degli agricoltori convenzionali.
A tutto questo bisogna poi aggiungere i benefici ambientali e per la salute umana, sui quali già
esiste un’ampia letteratura scientifica: parecchi studi concordano nell’assicurare che le coltivazioni
biologiche tendono a migliorare la qualità del suolo e a ridurne l’erosione e l’inquinamento, oltre a
risparmiare sui consumi di energia e sulle emissioni di gas serra.
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Su quindici pubblicazioni specialistiche consultate da Reganold e Wachter, dodici confermano che
il cibo bio è più nutriente in termini di vitamina C, antiossidanti e omega 3. Ulteriori analisi hanno
scoperto che i bambini nutriti con prodotti non trattati presentano una quantità di pesticidi molto
minore nel proprio metabolismo.
«Se guardiamo alla produzione pro capite di calorie, possiamo dire che già oggi produciamo
abbastanza cibo per nutrire gli oltre sette miliardi di abitanti della Terra – sottolinea Reganold – la
questione non è produrre abbastanza, ma rendere l’agricoltura sostenibile dal punto di vista
ambientale e assicurarci una migliore redistribuzione del cibo».
Del resto, la popolarità del biologico ha già visto una crescita esponenziale in questi anni: solo negli
Stati Uniti, nel 1997 meno dell’1% del settore alimentare seguiva questa strada, mentre la
percentuale è salita oggi fino al 5%. A livello globale parliamo di un mercato che vale 72 miliardi di
dollari e che ha triplicato l’estensione delle coltivazioni negli ultimi quindici anni.
«Penso che non esista un unico approccio per garantire la sicurezza alimentare del pianeta –
conclude Reganold – ma è necessario un mix tra i sistemi dimostratisi più innovativi. E credo che il
successo del biologico, da questo punto di vista, abbia aperto una strada».
29
Conclusione
Con l'avvento delle biotecnologie durante il secolo scorso si è fatta sempre più impellente la
necessità da parte dei singoli governi e delle organizzazioni internazionali di stabilire delle norme di
regolamentazione atte alla tutela della biodiversità, sia animale e sia vegetale. In particolare, la
biodiversità agro-alimentare di molte culture si riteneva potenzialmente minacciata dall'irruzione
incontrollata sul mercato degli organismi geneticamente modificati, per i quali la legislazione varia
di paese in paese, e in alcuni casi è deregolamentata.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Science” la distruzione degli habitat naturali per il loro
sfruttamento agricolo ha talmente ridotto la varietà di piante e animali esistenti al punto che la
biodiversità del globo è scesa sotto il "livello di guardia", con conseguenze potenzialmente
disastrose per gli equilibri ambientali e per la stessa sopravvivenza dell'uomo. Secondo lo studio in
oltre la metà della superficie terrestre, che ospita più del 70% della popolazione mondiale, il livello
di biodiversità è talmente diminuito da minare la capacità degli ecosistemi di supportare nel futuro
la vita umana.
L’attività di conservazione e salvaguardia della biodiversità deve essere intesa come un’opportunità
di sviluppo sostenibile per i territori e le comunità locali. L’uomo, oggi giorno, ha il diritto ed il
dovere di salvaguardare la biodiversità perché l’unico modo per poter trovare un rimedio agli errori
del passato è farlo solamente adesso. E quindi volgendo uno sguardo al futuro e ricordando le
tradizioni, convinti che la biodiversità accomuni tradizione e futuro e che salvando le varietà locali
dall’estinzione, ci occupiamo anche di valorizzare tutto il patrimonio di sapere e cultura locale ad
esse collegato.
30
Bibliografia
1. https://www.greenme.it/248-expo-2015/16369-carta-di-milano-principi, Marta Albè, 2015,
Carta di Milano per Expo 2015: il cibo come diritto per tutti, i 12 impegni fondamentali;
2. www.expo2015.org/magazine/it/sostenibilita/jorge-samek--il-pianeta-puo-essere-salvato-basterebbe-applicare-i-principi-scritti-nella-carta-di-milano.html, Ilaria D’Ambrosi, 22
ottobre 2015;
3. http://carta.milano.it/it/, 2015;
4. http://www.rinnovabili.it/ambiente/agricoltura-biologica-nutrire-pianeta-333/;
5. https://www.umbriajournal.com/agricoltura-2/coltiviamo-la-biodiversita-2018-convegnosulla-salvaguardia-delle-specificita- 8 novembre 2018, Umbria (Jazz);
6. Newbold T et al., Has land use pushed terrestrial biodiversity beyond the planetary
boundary? A global assessment, in Science, vol. 353, nº 6296, 2016, pp. 288-291;
7. Vanessa M. Adams et al., Importance of the seed bank for population viability and
population monitoring in a threatened wetland herb, Lexington, Washington and Lee
University, luglio 2004
8. https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/alimentazione/nutrizione/la-normativadell-agricoltura-biologica.html
9. https://agriregionieuropa.univpm.it
10. https://feder.bio/principi-dellagricoltura-biologica/Fonte: “Principes of OrganicAgriculture”,
approvati all’Assemblea Generale IFOAM in Adelaide, settembre 2005
11. https://aiab.it/il-bio/
12. http://www.cittadelbio.it/documenti/carta_forum_internazionale_bio_expo.pdf
13. CE, Commission of the European Communities (2004) European Action Plan for Organic
Food and Farming COM(2004)415 final
14. EurOp, Regolamento (CEE) No 2092/91 del Consiglio del 24 giugno 1991 relativo al
metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui
prodotti agricoli e sulle derrate alimentari
15. Official Journal of the European Union (2007) Council regulation (EC) No 834/2007 of 28
June 2007 on organic production and labelling of organic products and repealing Regulation
(EEC) No 2092/91
16. Time
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