0.1 La Francia nel 1600

LA FRANCIA DEL 1600
Uno dei paesi che nel ‘600 acquisì sempre più potere in Europa fu la Francia.
(Situazione precedente: Da tempo i calvinisti francesi (detti Ugonotti dal tedesco Eidgenossen:
Confederati) avevano costituito autonome comunità riformate. Nonostante l'opposizione della
fazione cattolica guidata dalla famiglia dei Guisa, Maria de' Medici mantenne un atteggiamento
tollerante concedendo loro, con l'Editto di Saint Germain, una sostanziale libertà di culto. Il
massacro di alcune decine di Ugonotti da parte dei Cattolici scatenò una feroce lotta che, dal 1562
al 1598, insanguinò la Francia. Nella notte tra il 23 ed il 24 Agosto 1572 (notte di San Bartolomeo)
i cattolici scatenarono una carneficina di Ugonotti giunti in pace a Parigi per il matrimonio di
Enrico di Borbone, il quale fu addirittura costretto alla fuga. Solo diversi anni dopo Enrico,
convertitosi al cattolicesimo (abiurò nella Cattedrale di Saint Denis nel 1593) potè essere come
legittimo sovrano dei francesi, avviando un'opera di pacificazione della Francia.)
1598. Editto di Nantes e Pace di Vervins. Enrico IV aveva dato soluzione alle guerre di religione,
attraverso l'emanazione dell'Editto di Nantes: agli ugonotti era riconosciuta la libertà religiosa, la
libertà di culto, seppur limitatamente a determinate località; infine, veniva loro concesso il presidio
di alcune piazzaforti, tra cui la Rochelle. Come si vede, l'editto non differiva molto da quelli
promulgati negli anni precedenti: fu la stanchezza del Paese da troppo tempo provato dalle guerre
civili, a far sì che le disposizioni di Nantes avessero successo. Con la Pace di Vervins Filippo II si
decise a porre termine al conflitto franco-spagnolo riconoscendo Enrico IV come legittimo sovrano
di Francia.
Il re Enrico IV aveva dunque tentato di porre lo stato al di sopra delle questioni
religiose,avendo l’obiettivo di ridare sviluppo all'economia, di realizzare una politica
estera dichiaratamente antispagnola. Negoziata la pace con gli Ugonotti con la
Spagna e con il Papa, Enrico IV, forte del prestigio ottenuto, poteva dedicarsi al
dissesto economico che assillava il paese. Un primo problema riguardava le finanze:
la guerra aveva esaurito le disponibilità e reso meno efficienti i meccanismi di
esazione fiscale. Enrico IV si trovava pertanto nella necessità di rimpinguare le casse
dello Stato, senza voler però ricorrere alla convocazione degli Stati Generali che
avrebbero potuto rallentare il suo programma di accentramento con attriti
inopportuni. Si adottò, come già in altre occasioni ,la soluzione più semplice e
redditizia: vendere le cariche burocratiche e appaltare le imposte a funzionari che
avrebbero portato subito all'erario denaro prezioso.
Raggiunta una certa stabilità interna Enrico IV nuovamente si occupò di politica
estera secondo un programma antispagnolo: prese accordi con gli Olandesi, con
Venezia, con Carlo Emanuele di Savoia e con il principe calvinista di Brandeburgo. Il
progetto era ormai pronto quando nel 1610 un frate cattolico, di nome Ravaillac,
invasato dalle teorie del legittimo tirannicidio, uccise Enrico IV, mandando a monte il
disegno del re.
Dopo il regno di Enrico IV riprende vigore il disegno assolutistico che passa
anche attraverso la pianificazione religiosa imposta attraverso la lotta
intollerante contro il dissenso religioso.
1610-1617. Reggenza di Maria de' Medici: ripresa politica di intolleranza
religiosa. Con la morte di Enrico IV restava la vedova Maria de' Medici ed il
piccolo erede Luigi XIII. La mancanza di un riferimento politico stabile e di un
governo forte avrebbe liberato forze autonomistiche pericolose mentre la
reggente non nascondeva l'aspirazione di inserire la Francia nell'orbita
dell'egemonia spagnola e cattolica. Ella si circondò di collaboratori cattolici
rigorosi e scelse come suo favorito un personaggio corrotto come Concino
Concini. La nuova linea politica non tardò a suscitare varie rimostranze:
l'aristocrazia, divisa al suo interno da antagonismi insanabili, non voleva essere
esclusa dai favori e contestava la Paulette (ereditarietà degli uffici dietro pagamento
di una tassa. Particolarmente rilevante fu l'introduzione di una tassa: "la Paulette", pagando
la quale il funzionario acquistava, oltre agli emoluenti che gli sarebbero derivati dalla sua
attività, anche la possibilità di trasmettere in eredità il suo ufficio. Nasceva in questo modo
una nuova nobiltà di servizio la Noblesse de Robe (nobiltà di toga), un corpo di funzionari
distinto e contrapposto all'antica nobiltà feudale, la Noblesse d'Epèe (nobiltà di spada), la
quale si vedeva lentamente sottrarre potere e prestigio soprattutto a livello locale. In questa
prospettiva, la monarchia poteva disporre, per i suoi progetti assolutistici della fedeltà di
questo nuovo ceto contro le spinte centrifughe dell'antica nobiltà: infatti, l'obiettivo che la
monarchia si proponeva era esattamente quello di dissociare a livello locale le vecchie
.
clientele dagli obblighi verso l'aristocrazia feudale )come fonte di ignobile corruzione.
Il Terzo Stato, invece, si lamentava degli sprechi e sognava un ritorno al
mercantilismo di Enrico IV oltre ad una politica fiscale che eliminasse i
privilegi della nobiltà. Una soluzione fu tentata con la convocazione degli Stati
Generali nel 1614. L'attenzione dell'assemblea si concentrò sull'abolizione o
almeno su una limitazione della tanto discussa paulette ,che tuttavia rimase in
vigore perché la monarchia non poteva privarsi delle grandi risorse provenienti
da tale fonte. Le speranze riposte negli Stati Generali furono così ampiamente
deluse. I rappresentanti della Francia di fatto dimostravano di non saper
autogovernarsi, lasciando libero il Concini di sciogliere l'assemblea e di
realizzare il suo programma.
1617-1643. Luigi XIII - Primo ministro Cardinale Richelieu (1624-1642):
ripreso il disegno della costruzione di uno stato assoluto. Quando Luigi XIII
salì al trono (1617), la situazione francese si presentava carica di tensioni ed a
nulla valsero l'allontanamento della regina madre e la scomparsa dei suoi
impopolari collaboratori. Nel 1624 il governo fu affidato ad Armand du Plessis
di Richelieu che intendeva riprendere il vecchio progetto di Enrico IV. Il
ministro dovette affrontare una situazione intricatissima nella quale la rivolta
sembrava essere una costante: gli ugonotti si erano riarmati, i contadini
sottoposti ad insostenibili imposte si ribellavano, le città non accettavano più i
carichi fiscali ed i nobili seguitavano con le congiure, ansiosi di prendere il
potere. A ciò andava aggiunta la guerra europea (nel 1618 era esplosa la guerra
dei Trent'anni) che lasciava alla Spagna, priva del contrappeso francese, il
vantaggio di unirsi all'Impero in un pericoloso disegno di egemonia europea. Il
piano assolutistico di Richelieu non intendeva concedere spazi di autonomia,
tanto meno agli ugonotti che con le loro piazzaforti militari di fatto
costituivano uno Stato dentro lo Stato. Richelieu, quindi, espugnò la fortezza
calvinista di La Rochelle (1628) e proseguì nel suo disegno distruggendo tutte
le piazzaforti ugonotte. Egli intendeva affermare il principio dello Stato
Assoluto; ne è del resto testimonianza l'atteggiamento che assunse
all'indomani della sconfitta dei protestanti (1628): nessuna condanna al rogo,
anzi emanazione di un Editto di Grazia (1629) che, seppur con qualche
limitazione, confermava la libertà di culto per gli ugonotti. Richelieu intendeva
nondimeno restituire alla Francia la solidità militare e finanziaria. Potenziò
quindi l'esercito permanente e l'amministrazione del regnosostituendo i vecchi
governatori locali, scelti fra la nobiltà, con "intendenti" di nomina regia.
Aumentò le imposte dirette e indirette e continuò a vendere le cariche,
aumentate di numero e nel prezzo. Il peso del prelievo fiscale, unito a raccolti
scarsi, scatenò numerose rivolte, come quella dei Croquants nel Périgord
(1637) e dei Nu-Pieds, i lavoratori delle saline nell'Avranches (1639). Anche i
nobili si davano a congiure e complotti, le città protestavano per le inique
tassazioni e gli ugonotti rivendicavano i loro vecchi diritti. Quindi con
Richelieu il disegno dello Stato Assoluto aveva preso maggior
consistenza,nonostante che gli antichi privilegi feudali continuassero a
sopravvivere.
1643-1715. Luigi XIV - Primo ministro Cardinale Mazarino (1642-1661)
:va avanti il processo politico e amministrativo di accentramento dello
stato senza evitare però tensioni e contrasti. Un primo contrasto fra Stato e
società civile si manifestò nel 1643, quando il Parlamento di Parigi ( una
delle più antiche e prestigiose istituzioni francesi che oltre alle competenze
giudiziarie e finanziarie proprie di tutti i Parlamenti, era deputato, per
consuetudine, a rappresentare la nazione nei rapporti con la monarchia,
sostituendo iin un certo senso gli Stati Generali ) rifiutò di approvare gli editti
finanziari della corona emanati appunto per sostenere i costi della guerra. Gli
aumenti delle imposte dirette ed indirette andavano a colpire i ceti popolari
delle campagne e delle città suscitando ovviamente il malcontento per il
peggioramento delle condizioni di vita. Allo stesso tempo creavano non poche
difficoltà nel prelievo di tasse signorili, sottoposte tra l'altro al maggior
controllo da parte dei nuovi "intendenti", che così ledevano gli interessi della
vecchia aristocrazia e l'autonomia della nobiltà di toga.
1643. Battaglia di Rocroi. Negli anni 1642-1645 ,dopo la fine della guerra dei
Trent'anni, il fronte antiasburgico giunse alle vittorie sperate: la Francia,
approfittando delle rivolte esplose nel frattempo in Spagna,riuscì a sconfiggere
gli eserciti castigliani nella battaglia di Rocroi nelle Ardenne.
1648-1652. Rivolte della Fronda parlamentare e di quella dei principi. La
rottura fra organismi statali e società esplose nel 1648 in un vasto movimento
di rivolta, la Fronda ( la "fronde" era la fionda usata dai ragazzini che
parteciparono alle rivolte ), che coinvolse, con motivazioni diverse, più strati
della società. La Fronda rappresentava una ribellione contro gli interventi dello
Stato in materia fiscale. L'occasione della rivolta venne dal rinnovamento
della Paulette, peraltro resa più onerosa da Mazarino. I gruppi interessati dal
provvedimento chiesero il sostegno del Parlamento di Parigi che a sua volta
accusava il governo del mancato rispetto delle competenze nel settore della
giustizia e delle finanze. Si trattava in sostanza di un atto di protesta contro il
centralismo monarchico. In effetti, per il ceto dei parlamentari il tema fiscale
offriva l'opportunità per ribadire non solo la propria indisponibilità a finanziare
la guerra ma soprattutto per dichiarare e ricordare alla corona gli antichi diritti
costituzionali, per opporsi in ultimo a quel progetto assolutistico che li avrebbe
resi subalterni alla gestione del potere centrale. Nell'agosto del 1648 la protesta
antifiscale divenne una sommossa urbana in piena regola, con barricate e
scontri per tutta Parigi. Il governo Mazarino, senza denaro, non potè
organizzare alcun tipo di repressione all'interno e si persuase ad accettare
alcune delle richieste avanzate dalla Fronda. Soltanto un anno dopo però vi fu
una nuova Fronda sostenuta questa volta dall'antica nobiltà. La pacificazione
avvenne sulla base del reinserimento delle élite nobiliari e parlamentari nello
stesso sistema monarchico.
1659. Pace dei Pirenei tra Francia e Spagna. Il conflitto tra Francia e Spagna
si concluse con la firma della Pace dei Pirenei nella quale la Francia rinunciava
al controllo sulla Catalogna secessionista dal 1640,che ritornava in tal modo
sotto la corona spagnola ,ma come vantaggiosa contropartita otteneva, sul
versante settentrionale, il territorio dell'Artois e alcuni possedimenti nelle
Fiandre, mentre riusciva a consolidare anche i propri confini meridionali con il
possesso del Rossiglione e della Cerdagne lungo i Pirenei.
1661-1667. Primo ministro: Colbert.
Jean-Baptiste Colbert, figlio di un ricco mercante di panni, venne chiamato ad
esercitare la carica di primo ministro nel 1661 da Luigi XIV, carica che ricoprì
fino al 1667.