EGITTOLOGIA ANNO 1 LEZ. 1° LA CIVILTA' EGIZIA LA SCRITTURA GEROGLIFICA L'ALFABETO I MONOLITTERI C. PAREDI CENTRO DI STUDI TRADIZIONALI EGITTOLOGIA — ANNO 1 — LEZ. LA CIVILTA' EGIZIA - LA SCRITTURA GEROGLIFICA L'ALFABETO - I MONOLITTERI Se non si indaga a fondo la civiltà Egizia, non si è in grado di capire tutto il portato delle Scuole Esoteriche attuali, e soprattutto non si riesce a capire e comprendere esattamente tutti i postulati dell'Alchimismo e dell'Ermetismo. Spero con questo corso, di portarvi ad un modo di pensare diverso dall'attuale, più simile cioè a quello Egizio, e permettervi di poter anche leggere i vecchi testi alchimici medioevali, che oggi sono da noi considerati come una "accozzaglia" di termini e concetti non bene identificati in modo chiaro e preciso. Tutto quello che oggi appartiene a queste scienze, è un patrimonio prettamente Egizio. Per poter arrivare a questo, vorrei in questo corso, parlare ben poco della religione o dell'arte Egizia, per poter invece parlare ben a fondo della lingua Egizia. Questa infatti è una lingua esclusivamente simbolica, e studiandola si può entrare e "toccare con mano" certi concetti che non sarebbero altrimenti raggiungibili senza vedere come siano costruite le parole e la costruzione di quella "pseudo-grammatica", su cui l'Egittologia sta ora discutendo. Il nostro sistema di apprendimento, deve essere molto diverso dall'attuale sistema meccanicistico, deterministico e quantistico su cui noi oggi basiamo tutta la nostra vita; tutto questo perché evidentemente il nostro è il mondo delle antinomie e della dialettica, mentre il mondo Egizio, come quello dell'Ermetismo e dell'Alchimia è il mondo delle cause e non degli effetti. Infatti se nel nostro modo di pensare il soggetto e l'oggetto si possono completare ed annullare nello stesso tempo, il problema metafisico, rimane senza soluzioni, ovvero ha parecchie soluzioni, le quali vengono date dall'interlocutore, secondo il suo livello mentale, spirituale ed evolutivo. Una stessa frase Egizia, perciò, sotto quest'ottica ha parecchi significati. Questo vuol dire non aver cristallizzato, non aver reso morto un concetto, ma averlo lasciato libero, legandolo ad altri concetti, che possono essere consimili, analoghi. In correlazione con esso. Questo è dato dal fatto chela lingua Egizia non era una lingua parlata, che non si poteva rendere grammaticale; attualmente noi non sappiamo come si pronunciassero questi geroglifici. L'Egittologia ricorse a parecchi artifizi per poter rendere questa lingua "parlabile", sono però tutte astrazioni perché per poter dare un senso fonetico ai geroglifici, gli egittologi sono ricorsi al Copto, facendo sempre dei paralleli tra la lingua dei Copti e quella degli Egizi. Ricordiamo però una cosa, il Copto è nato nel terzo secolo d.C., ed era la lingua degli Egiziani-Cristiani, essi, hanno assunto l'Alfabeto Greco e vi hanno introdotto sette nuove lettere, che all'origine non esistevano, formando questo tipo di lingua, e tra le tante diramazioni, la più vicina era il Saitico, ed è proprio su quest'ultimo che l'Egittologia si è basata per costruire il linguaggio Egizio. Questo è uno dei più gravi errori dell'Egittologia, poiché si deve considerare un fatto molto importante, fino al 500 a.C. il modo di pensare era del tutto diverso. Quando Platone ha cominciato l'inizio della dialettica, cioè quando si sono perse le cognizioni di approccio con la realtà in modo intuitivo e diretto, si è dovuti ricorrere all'intermediazione del cervello. Per cui, prendere il Copto o l'Arabo per definire la chiave di lettura di una parola Egizia, vuol dire aver snaturato completamente il significato del simbolo Egizio, infatti si possono affermare due cose, certamente la lingua egizia non può essere resa grammaticale, e la stessa lingua parlata, era diversa da come noi la immaginiamo. Essendo una lingua composta da molti radicali, la vocalizzazione, che è l'anima del tutto, dava un senso alla frase, e permetteva che fosse anche parlata. Infatti la mentalità Egizia, era basata, non sulla finalità dell'azione, ma sull'attività che sorregge la finalità. (I libri scritti dal Gentili, se letti attentamente, spiegano molto bene questa differenza). La realtà secondo il concetto Egizio, ermetico ed alchimico, non è altro che la rappresentazione di un'attività che c'è a monte, che gli antichi chiamavano gli Dei e che io chiamo funzioni, proprio in termine matematico, (f(x)=y; cioè y è funzione di x) di quest'energia, che si condensa man mano, e che come ultima tappa, arriva all'oggetto visibile. Questa attività, che sta a monte, ha molte strade per arrivare alla crocifissione nella materia, e quando questa morte avviene, approdiamo nel determinismo e nella dialettica. Su queste basi meccanicistiche, poggiano tutti i nostri alfabeti. Noi, quando parliamo, "uccidiamo" l'idea, poiché con la parola la definiamo, e definire vuol dire limitare, ed in questo senso, il limite è la cristallizzazione dell'oggetto e cioè la sua uccisione. E poiché l'Egizio partiva da premesse opposte, si può affermare che è completamente inutile tentare di ridurlo al nostro livello di parlato, poiché esso esprime l'idea che è dietro l'azione. L'idea perciò deve essere mantenuta sempre viva, bisogna permetterle di potersi legare con altre idee, tramite l'analogia e le correlazioni, per cui, sotto questo punto di vista, non potendo essere esprimibile razionalmente, poiché l'idea stessa non è razionale, viene velata sotto il simbolo. La scrittura Egizia, è perciò una scrittura simbolica, il cui compito è quello di risvegliare la coscienza intuitiva, che è l'unica che può permettere all'uomo, di vedere questa realtà celata dietro le cose. L'Ermetismo non è altro, se visto sotto quest'ottica, che il proseguo della cultura Egizia, però contaminato dalla dialettica attuale. Dobbiamo perciò saperci sdoppiare, tra il "vivere civile" e la vita privata almeno fino al punto che è concesso; indubbiamente è un grande sforzo di astrazione, il vivere due vite così diverse, può arrivare anche a logorare una persona, anche perché la vita sociale non è facile da vivere, poiché ha sempre un ritmo estenuante. L'andare a cogliere la realtà occulta di ogni cosa, nel proprio intimo, e dover essere costretti a subire un contatto con la cosa stessa in modo razionale e non intuitivo nella società, può portare a dover sostenere ritmi molto diversi. Dobbiamo perciò pensare all'Alfabeto Egizio, come ad un insieme di simboli, che rifugge la metafisica, libero da ogni misticismo, ed è per questo che si può dire che gli Egizi furono il popolo più pratico, e nel contempo anche il più religioso che sia esistito sulla Terra. Vedendo perciò le cose secondo quest'ottica, all'egizio, non occorrevano le teorie che però occorrono a noi razionali, per poter fare le deduzioni e le induzioni più opportune. Gli Egizi cioè hanno preso un elemento, ad esempio le acque, che è materiale, un oggetto qualunque, ed hanno colto un'attività nascosta dietro di lui, di modo che ogni volta che fosse stato guardato quell'oggetto, avrebbe risvegliato l'idea archetipale, innata in ognuno di noi. Possiamo quindi notare come tutta la manifestazione sensibile, possa essere d'approccio a questa "metafisica interiore", a questa "oltrefisica", per liberare quelle forze che si sono cristallizzate nell'oggetto. In Ermetismo, si dice che la Natura, sia maestra di vita, e di fatto lo è, non solo guardandola sotto questo punto di vista. Una pianta deve risvegliare determinati sentimenti in noi, per cui essa non deve essere studiata come oggigiorno, secondo la sua morfologia, ma bensì, come incarnazione di un Archetipo, di un'idea; deve risvegliare in noi la realtà del motivo per cui la pianta è. Se arriviamo a capire la realtà che ha dato vita a questa pianta, riusciremo anche a dar vita all'Archetipo, vedendolo incarnato in altri oggetti reali, e poter fare tutti i collegamenti analogici, ed infatti l'analogia è sempre stata chiamata identità occulta, e vedere le correlazioni che ci possono essere. Questa è anche chiamata Magia. Ci si domanda se quest'idea era soggettiva o oggettiva, cioè se era una realtà archetipale, vista da tutti nello stesso modo, oppure ognuno la vedeva in modo diverso. Chiaramente l'interpretazione è oggettiva, altrimenti si cadrebbe nella realtà e nella fantasia, e gli Egizi sono sempre fuggiti da questo modo di vedere le cose, proprio per la loro positività e praticità. Questo è facilmente intuibile sin da una prima osservazione dei Geroglifici; i simboli adottati dagli Egizi infatti sono stati presi dalla realtà esterna e terrena, e dagli oggetti e da esseri di natura, oppure da manufatti artigianali dell'uomo, che potessero servire ad un determinato scopo, e che richiamassero determinate funzioni. Dormire, mangiare e parlare, sono estrinsecazioni di funzioni che sono a monte. Queste funzioni devono essere "catturate" dalle scienze quali Ermetismo ed Alchimia, e giustificano anche l'apparizione di altre, ad esempio la Spagiria, che mette in relazione gli organi con le piante che sono obbedienti allo stesso Archetipo. Ecco perché può nascere il concetto di Magia nel senso migliore del termine. Lo stesso si può dire di determinati atti della vita che vanno compiuti in un certo modo, perché richiamano sempre la stessa attività o idea che sottostà, ovverosia lo stesso Archetipo. Quest'opera è quella che gli antichi definivano "discesa agli inferi", al mondo subliminale, cioè sotto il Limen, sotto il limite della coscienza. Gli Egizi hanno sempre dovuto difendere questa loro mentalità, anche con i popoli del loro stesso tempo, infatti gli stessi Ebrei ed i Babilonesi, avevano già una scrittura alfabetica, con una costruzione del tutto diversa da quella Egizia (anche se molti esoteristi sostengono l'opposto). Vediamo ora infatti la costruzione di una frase; gli Egizi avevano consonanti bilittere e trilittere, e il soggetto, l'oggetto, l'attributo ed il verbo (che noi manteniamo indipendenti gli uni dagli altri) presso gli Egizi avevano gli stessi radicali. L'Egizio inoltre non coniuga i verbi, non vi è il presente, il passato e il futuro, e poiché è tutto un eterno divenire, ed è tutto un eterno presente, questo è un saggio di una concezione filosofica, profondissima e reale, perciò il verbo era sempre coniugato al presente, ed inoltre poteva contenere, il soggetto e l'oggetto. È chiaro perciò come queste parti, siano interdipendenti, ed abbiano la possibilità di legarsi ad altre cose; con questa che noi non possiamo fare poiché abbiamo un soggetto, poi un aggettivo ed un verbo che sono diversi dal primo, proprio perché non hanno la sua stesa radice. È per questo motivo, che possiamo dire, che la scrittura Egizia, è "leggibile" in parecchi modi, a seconda del proprio livello: il materialista, ci vedrà solo il significato materiale, un'altra persona, più aperta, vedrà più significati, che gli apriranno gli occhi alle idee archetipali, opererà cioè una discesa nella propria interiorità e troverà così tutte queste funzioni, che come ben sappiamo sono tutte presenti nell'uomo. Il fatto di porre come simbolo di queste idee degli oggetti materiali, permette anche di arrivare a fare determinati collegamenti, altrimenti impossibili. Vediamo ad esempio l'aquila, questa (che è la prima lettera dell'Alfabeto, come poi vedremo) può rappresentare l'uccello come ente di natura reale, però nello stesso tempo può portare il concetto di volatilità, che indica il non essere soggetto all'attrazione terrestre, e lo stesso geroglifico può rappresentare anche spirito e anima. Questi tre tipi di interpretazione, sono tutti legati alla prima, all'ente di natura, ma, mentre questo è evidente, le altre devono potersi esprimere attraverso la nostra coscienza intuitiva. Vediamo un altro esempio: il bacino, è un contenitore di acqua, ma rappresenta in senso generale, tutto ciò che contiene qualcosa, ad esempio il cuore, l'utero; vediamo perciò come tutti questi elementi, sottostanno ad una stessa funzionalità, che può rappresentare anche altre sfumature, legandosi con altre funzionalità; infatti il cuore, contiene ma oltre a questo, defluisce, quindi ha la condizione del bacino, ma ne acquista già un'altra. Questa porta ad un'altra correlazione, quella del fiume, che riceve, scorre e defluisce. Lo stesso geroglifico del bacino, assume però anche un'ulteriore interpretazione, il contenente, e la forma che assume questo contenente. Quindi ci troviamo di fronte a due polarità, ad un'azione ed a una reazione, cioè ad un processo positivo ed a uno negativo, al maschio ed alla femmina. Qui si intende perciò la forma, come limitazione, come qualcosa di ben definito, perciò come un qualcosa che limita quello che contiene. Questa antinomia della manifestazione evidente, del maschio e della femmina, viene riportata in tutta la natura, fino ad arrivare alla funzione dell'uomo e della donna, di questi due elementi che devono per forza coesistere. Gli Egizi hanno sempre rappresentato questo fatto, come l'Hekkat ed il Nehkakka, lo scettro e il flagello. che termina con tre code. Lo scettro veniva portato con la sinistra, la mano che riceve, e il flagello con la destra, la mano che dà. Quando il Faraone portava queste due funzioni staccate, tenendole in verticale, la manifestazione non c'era, quando però le incrociava sul petto, come possiamo vedere nelle mummie, rappresentava la Croce di Vita, permetteva cioè che queste due entrassero in manifestazione tra di loro, che l'azione combaciasse con la reazione. Alla fine di questo corso di Egittologia, avremo perciò un vero e proprio vocabolario di 300400 simboli, e non ci limiteremo a vedere i significati, analizzeremo anche il perché, queste parole si sono unite in questo modo, e del livello a cui bisogna giungere per leggere anche l'Egittologia moderna, che si trova oggi in contrapposizione con il Farina e il Gardiner che sono considerati delle eminenze in questo campo, ma che però hanno sempre trattato questo campo in modo materiale. Gli egittologi moderni, hanno ripreso in considerazione le traduzioni dei testi sacri, che erano state tradotte letteralmente, e risultavano completamente prive di qualsivoglia senso logico. Infatti il metodo di traduzione adottato fino ad oggi, è quello di tradurre i simboli in lettere latine, per poi accantonare i primi, cercando di dare un significato alle lettere rimaste. Questo vuol dire falsare completamente una traduzione poiché, a questo punto, il geroglifico non può più parlare. Solo l'Egittologia anglosassone, sta cominciando a guardare oltre, vediamo per esempio Piankoff, di origine russa abitante in America e in Inghilterra, ha ritradotto tutta la "Camera di Ramses VI" e si è accorto che si nascondeva, sotto un discorso apparentemente insignificante, una teologia meravigliosa. Perciò se ci saranno altre persone che continueranno opere come queste, probabilmente tra qualche decennio ci troveremo di fronte ad un'Egittologia completamente diversa. Questo valore corrispondente è stato dato in base all'Alfabeto Copto, che era stato preso come base di riferimento; noi dobbiamo dimenticare questo modo di pensare dialettico, che agli Egizi non appartiene. Noi abbiamo radicati nella nostra interiorità questi simboli, e lo possiamo vedere nello stesso modo di parlare e di esprimerci, vediamo un esempio: il bosco quando è nel pieno della sua attività, è verde, esiste perciò una funzione verdeggiante, in cui la spinta è massima. Noi, in riferimento ad una crescenza animale, diciamo che esiste un'età verde. Vediamo perciò che questo concetto funzionale, come un'infinità di altri, ci ha sempre accompagnato attraverso i secoli senza che ce ne accorgessimo. Tutta la Civiltà Faraonica è sempre stata gestuale, e il simbolo del gesto è il movimento, secondo il modo di pensare Egizio, il movimento in sé celava sempre una funzione vitale. Sotto questo punto di vista, perciò, i geroglifici, i colori, e tutto in generale, aveva esclusivamente il compito di richiamare questa "gestualità sacra". Prendiamo per esempio il "prendere", ed il "rilasciare", vediamo come ci siano analogie tra il Polo Nord e il Polo Sud (sulla Terra) ed i Solstizi d'Estate e d'Inverno (nel cielo), questa funzione era rappresentata in Egitto dalla destra e dalla sinistra, il mattino e la sera. Ecco perché possiamo dire che, la Magia, come ci è giunta, la sua ragion d'essere, ma solo se intesa secondo questi concetti. Avevamo già visto nelle lezioni di Astrologia, come gli Egizi intendessero la matematica, cioè in un senso geometrico, rendendola materiale, non come la nostra, che è razionaleirrazionale. La geometria euclidea, di cui andiamo tanto fieri, è stata l'inizio della decadenza, poiché in natura, non ci sono i punti e le linee, esistono solo ed esclusivamente i volumi, e non si è mai visto in natura un piano che ruota, per creare volume. lo, in un approccio diretto, con il volume, che è la prima realtà che incontro, la linea la posso intendere come incrocio di due piani, ed il punto, come apice dell'incontro di tre piani. Considerare però un punto immateriale, è irrazionale, e la nostra matematica oggi, sta discutendo su questi, problemi, riprendendoli di nuovo in esame. Bisogna in questo senso, capire che l'Egizio è una lingua da leggere, non da parlare, come la lingua indiana, che è una lingua mantrica, ed è da "sentire", poiché la sua pronuncia di determinati suoni, tocca precisi punti fisiologici nostri, e risveglia determinate attività interne. Ci si chiede se l'interpretazione di questa scrittura sia intuitiva, è da supporre perciò che fosse uguale per tutti. Evidentemente sì, ma solo sul piano più basso e materiale, perché quello più elevato lo vedevano solo persone di un certo livello, mentre quello spirituale era inteso dai sacerdoti e da pochi altri. Grazie a Mosè, che come sappiamo era un sacerdote Egizio dal nome Osaref, quando ha condotto il popolo tumultuoso che abitava nel delta, costituito da Semiti, Italioti, Fenici, eccetera, dopo la cacciata di Sesostri III, ha introdotto nell'ebraismo, tutta la teologia Egizia, per cui abbiamo un Alfabeto ebraico, che ci permette di ordinare anche quello Egizio. Sotto questo punto di vista perciò il Copto non interessa più, mentre importa molto la semantica e la disposizione dell'Ebraico, per "riportarla" in lingua Egiziana, e definire quest'ultima. Noi studieremo la lingua corrente, poiché tutti i codici sono stati scritti in questa lingua che si presta a tante interpretazioni. Il "sacro" è ovunque, anche nelle cose più semplici e banali. Inoltre consideriamo il fatto che questi simboli, presentavano svariate chiavi di lettura, e sono sempre state prese cose pratiche. Cerchiamo quindi di non confondere il simbolismo Egizio, pratico, con il nostro astratto: infatti anche noi abbiamo simboli, che richiamano a concetti spirituali, quali ad esempio "l'occhio contenuto nel triangolo", che è la rappresentazione di Dio; l'Egizio però non avrebbe mai accettato questo tipo di astrazione, infatti il sommo, l'unica cosa reale, presso gli Egizi non è mai stato rappresentato, però tutte le ipostasi di questo sommo, sono state rappresentate nelle funzioni più semplici, innanzitutto l'Uomo. Quando poi si è voluto rappresentare, che nell'uomo ci fosse una determinata qualità archetipale, ha tolto alla figura, la testa, ponendo al suo posto quella di un uccello, un leone, ecc.ecc.; nel fare questo gli Egizi, superano tutti gli altri popoli, poiché essi hanno antropoformizzato gli Dei, ma non hanno mai conferito loro caratteri completamente terreni, umanizzandoli. Questo è un chiaro riferimento all'Antropocosmo, l'uomo cosmico, che era molto importante presso questo popolo. Questa è una chiara dimostrazione, di come venissero utilizzati i simboli degli Egizi. Nella disanima dei geroglifici che faremo, incontreremo molto spesso, la "fiamma" o il "braciere", legato ad altri geroglifici, ed acquisirà a seconda delle costruzioni, diversi significati. Prima di cominciare ad analizzare l'Alfabeto Egizio, vorrei portarvi ad affrontare un'altra dimostrazione di come questo popolo affrontava la realtà, il problema dello spazio. Questo è un problema che riguarda ancora oggi la fisica e la matematica attuali; diciamo che lo spazio è caratterizzato da un'astrazione, il volume è rappresentato dal limite che si da a questa estensione. L'estensione senza limiti, non può essere afferrata dalla nostra concezione cerebrale, infatti il dire "comprendere" vuol dire porre la limitazione di un arresto. Per avere perciò un'idea di estensione, noi siamo costretti a ricorrere all'idea di volume, questo non è legato alla nostra volontà, ma entra in gioco un elemento "contraente", che limita questa estensione alla nostra sensibilità. La concezione Egizia, è vicinissima "per non dire identica) a quella della fisica moderna, dove, la concezione di spazio, secondo Einstein, non è altro che un susseguirsi infinito di volumi "cioè di limitazioni). Vediamo quindi quanto sia vero, il fatto che la nostra scienza attuale stia tornando indietro al pitagorismo, che sappiamo benissimo, appartenere alla civiltà Egizia. Cominceremo ad analizzare il vocabolario Egizio. Vi premetto che l'ho disposto seguendo la traccia di quello ebraico, e risulterà, pertanto, diverso da quello seguito da tutti i testi, dai più antichi ai più moderni, che trattano l'argomento. Altra cosa che non considererò, sono i mille artifizi, a cui è ricorsa la moderna Egittologia per tradurre i simboli in parole (punti, virgole, asterischi) a cui nemmeno gli stessi egittologi sarto dare la pronuncia corretta, ma vengono considerate convenzioni da rispettare. I Copti non vanno però disprezzati, perché bisogna tener presente, che è grazie a questi ultimi, se l'esoterismo si è spinto fino a noi, inoltre la Chiesa, ha da sempre accusato questo popolo per la magia, non dimentichiamoci però, che questa "Magia" di cui vengono accusati, fa parte della civiltà Egizia. Ancora oggi la patria ermetica di ogni cosa, è attorno al Cairo, non nella città in sé, ma in tutti i monasteri Copti sparsi attorno ad essi. La prima lettera: L'Aquila, corrisponde all'Alef ebraico , la cui funzione varia a secondo dei testi: "A", "E", "EI", "A" aspirata; gli egittologi per evitare errori, scrivono la sua pronuncia in questo modo L'Aquila è l'uccello della luce, che vive nel pieno della luce solare. Questo è l'unico animale in tutto il mondo, che può fissare il Sole. È il simbolo di tutto ciò che può staccarsi dalla Terra, ed infatti è anche l'unico che può raggiungere le più grandi altezze. Questo geroglifico, rappresenta, sia l'uccello in sé, sia la volatilità, e quindi potrà incarnare nei suoi significati più alti, l'Idea e lo Spirito. Questo animale, simboleggia anche il principio maschile, il principio creativo. È la prima lettera madre dell'Alfabeto ebraico e nello stesso tempo anche di quello Egizio, è il positivo per eccellenza. La seconda lettera: La Gamba corrisponde alla lettera "B", ed è la Beth ebraica Esso rappresenta tutto ciò che non è autonomo, che limita una possibilità e una volontà, ma è anche ciò che permette di muoversi. Visti questi due caratteri, possiamo dire che corrisponderà alla Luna, limitatrice di una volontà, ma nello stesso tempo fautrice di un movimento che si esprime nella vita sulla Terra. A questo geroglifico è associata anche la lettera "P", mentre la "B" si pronuncia a labbra poco chiuse, la "P" si pronuncia a labbra più strette. Questo stesso è anche rappresentato da un quadrato vediamo perciò come la Luna abbia un doppio significato, cioè anche il senso di una pietra tagliata, il lavoro dell'uomo, che trasforma la materia bruta, cioè la costruzione della Luna, sul mondo sublunare, la Terra La terza lettera: L'Alveare è la lettera "G" che corrisponde alla Ghimel ebraica Questo geroglifico ha fatto discutere l'Egittologia moderna, infatti ha due simboli presso gli Egizi, il primo è "il pilone di un tempio", il secondo "un alveare". Questa lettera corrisponde alla Venere astrologica, che coincide con i due significati sopra detti: il pilone del tempio, è quello che ha il compito di proteggere i segreti dello stesso, e qui ci richiamiamo ad una delle tecniche alchimiche di portata più grande "la prostituta sacra dei tempi dell'antichità". Nello stesso tempo indica anche determinati tempi e modalità, in cui deve essere applicata questa Venere. Come alveare, indica il matrimonio tra la materia e lo spirito, in cui, l'ape, è un elemento di una corporeità che obbedisce ad un principio superiore, lo spirito dell'alveare (che non è l'ape regina,): chi ha un alveare, può capire tutto questo. Infatti le api quando si spostano, si muovono come fossero un unico corpo. La quarta lettera: La Mano, corrisponde alla Daleth ebraica Riguardo alla fonetica, gli egittologi la fanno corrispondere ad una "D", poiché non si sa esattamente come fosse la pronuncia. È una mano destra aperta, la mano dell'azione, che agisce, che dà. Ricordiamoci che l'uomo è la proiezione inversa della natura, infatti essa, al mattino dà, la sera riprende (teniamo presente il proverbio "il mattino ha l'oro in bocca") molti fiori come il Vilucchio, non sbocciano, quando spunta il Sole, ma poco prima, verso le 3 o le 4 del pomeriggio il fiore si richiude, non interessano perciò i raggi solari, ultravioletti, o questioni chimiche, ma bensì questa funzione. Cioè il Sole al mattino dà e la natura riceve, e lo stesso accade per gli uomini, infatti se osserviamo al mattino, si rende molto di più che al pomeriggio, ed anche qui, le cause sono queste funzioni, non la digestione od altro. Considerato perciò che l'uomo è il rovescio della natura, per avere una proiezione corretta del dare e del ricevere, dobbiamo porre il nostro Ovest sull'Est della natura, se noi ci volgiamo a Sud, abbiamo alla nostra sinistra l'Est, che è il punto in cui sorge il Sole, il punto in cui il Sole dà, e che noi con la nostra sinistra siamo pronti a ricevere. La destra invece è magnetica, infatti i magnetizzatori operano con la mano destra, che è la mano dell'azione. La sua corrispondenza astrologica è Giove, vedremo poi, in seguito, tutte le corrispondenze astrologiche, e la terna delle tre lettere madri, che simboleggiano lo Zolfo, il Mercurio ed il Sale, che è stata sempre considerata in maniera blanda, dicendo che rappresentasse spirito, anima e corpo. Quando analizzeremo queste tre lettere madri, vedremo invece, come sia una cosa molto più profonda. La quinta lettera: È considerata un "H" aspirata, corrisponde alla Hé ebraica È il segno che simboleggia il lavoro dell'uomo, applicato alla materia bruta, e corrisponde alla spirale cosmica, che presiede tutte le manifestazioni della vita dell'universo. Questa è la rappresentazione del microcosmo, mentre quella del macrocosmo ha la spirale a cerchio. Corrisponde all'inizio della vita zodiacale, ed è il simbolo dell'Ariete. Quelli tra di voi che conoscono i tarocchi, possono notare come in questo momento stiamo illustrando le 22 lame. La sesta lettera: Il Pulcino, corrisponde alla "O", oppure alla "V" o alla "W", è il Vau ebraico È un segno del microcosmo che esprime tutta la vita individualizzata; strettamente legato a tutta la natura inferiore che si manifesta prima di lui, ma nello stesso tempo rappresenta un individuo ben separato. In Egizio "Io", "Me" e "Mi" (come suffisso), si rappresenta in questo modo un'individualizzazione. In questo caso ci saranno spesso dei riferimenti alla grammatica Egizia, vedremo in seguito i dimostrativi e i pronomi, non sotto il solito profilo, ma analizzeremo il perché vengono composti ed inseriti in una determinata maniera rispetto che in un'altra. La settima lettera: Il Chiavistello corrisponde alla Thet ebraica Zain. L'Egittologia segna questa lettera con una "T", la cuipronuncia dovrebbe assomigliare ad una "TZ". Il chiavistello è quello che unisce i due battenti di una porta, i due gemelli: infatti questa lettera appartiene appunto al segno dei Gemelli. Vediamo quindi come questi geroglifici Egizi, siano intrisi di significati Alchemici, infatti se non si conosce l'Astrologia, si può risalire ai suoi significati, tramite la conoscenza dei geroglifici Egizi a cui ogni segno corrisponde, viceversa, non conoscendo la semantica di questi simboli, ci si può aiutare con I riferimenti astrologici; lo stesso discorso vale anche per le lame dei tarocchi. Permettendo perciò di spaziare da una materia all'altra, correlando col sistema dell'analogia. L'ottava lettera: Il Cordone corrisponde alla Het ebraicar e viene indicato con oppure con Questo geroglifico esprime il legame esistente tra i tre mondi, quindi come un grande inviluppo, che tiene in sé tutto ciò che può esprimersi. È un cordone triplicemente annodato; è un simbolo che viene portato dai nostri ermetismi attuali e che fu utilizzato dagli gnostici e dai frati. Questo geroglifico corrisponde al segno del Cancro. Iside è la Luna, ed il Cancro ha come maestro la Luna, quindi questo è un chiaro riferimento alla sua posizione astrologica. Il motivo per cui all'inizio ho premesso che questo corso non si sarebbe occupato di Religione, Architettura ed Arte Egizia, è proprio perché tutte queste, sono riscontrabili attraverso i geroglifici, si deve solo usare l'intuito. La nona lettera: Il Semicerchio, che corrisponde al Tet ebraico , corrisponde alla "T". È il percorso del Sole sull'orizzonte, dal mattino alla sera, da Est ad Ovest. Questo è l'unico segno scolpito nella piramide di Cheope su di un lastrone di granito di circa 3 mtq.k, il disegno è di 20 x 10 cm., ed è perfettamente allineato rispetto all'asse Est- Ovest. Non essendo esattamente corrispondente all'asse della Piramide, segna il Solstizio d'Estate e d'Inverno. La decima lettera: La Penna di bambù, lo Jod ebraico , era la penna usata dallo scriba, per tracciare i geroglifici; rappresenta il pensiero nato dal principio vita, emesso dalla forza creatrice della bocca e reso visibile tramite la scrittura. Ritornando al geroglifico composto della sesta lettera vediamo come questo geroglifico, simbolizzi una realizzazione, ed in un certo senso potremmo dire "l'individuo che è stato scritto", che "è". In Egizio il verbo "essere" si disegna Questo popolo aveva tre modi di dire "essere", uno applicato agli uomini, uno agli Dei, uno allo stesso principio vita. L'undicesima lettera: Il Secchio, è la Kaf ebraica , è il vaso Egizio usato dai muratori, adoperato per impastare la calce. Si legge "G". Su di un piano più alto, questa lettera, rappresenta il recipiente, l'ambiente dove si producono le miscele di forza, per poter creare una manifestazione materiale. Questo geroglifico corrisponde al pianeta Marte, che troviamo correlato come simbolo nei tarocchi, che rappresenta la forza. Questo è il crogiolo dove tutte le forze si mescolano, per essere poi indirizzate verso un obiettivo ben preciso, la volontà, lo scopo che deve essere perseguito. La dodicesima lettera: La Zappa, è la lettera più dibattuta di tutte, infatti gli egittologi sostengono che questo Alfabeto non possedesse una "L". Loret in un articolo di una rivista di archeologia di quarant'anni fa, dice che è impossibile che mancasse una lettera così fondamentale, (infatti tutti gli egittologi sono ricorsi a sotterfugi per "scovare" un'altra "L", ad esempio nel nome Tolomeo, viene usato un Leone per la "L"; non dimentichiamo però che il Leone era dell'epoca di Tolomeo, ma questa lettera doveva esistere anche prima, anche nel medio-impero, 2000-1000 a.C.). A conferma della corretta lettura di questo geroglifico, che oggi è legato alla "M", troviamo la corrispondenza ebraica Lamed Tutte le parole che iniziano con questo segno, indicano un legame: un amore, un matrimonio, ecc. Questo è caratteristico e simbolico del segno della Bilancia. La tredicesima lettera: La Civetta è la lettera "M", e corrisponde alla lettera ebraica Mem Notiamo come se per la prima lettera madre, è stato preso un simbolo di pieno sole, l'Aquila, in questo caso ne viene utilizzato uno notturno, della passività. Sono quindi contrapposti l'uccello della luce e quello del buio. Grammaticalmente, questo geroglifico, significa "dentro", "in", dal significato quindi femminile, dando l'impressione dell'inviluppo tenebroso e materiale entro cui si immerge un idea. (Per esempio il geroglifico , significa vagina). Quest'organo femminile è stato magistralmente rappresentato dagli Egizi, che lo consideravano come il ponte di passaggio tra la vita e la morte. La quattordicesima lettera: Le Acque, corrisponde al Nun ebraico Simboleggia il livello delle acque, e tutti i misteri che l'acqua nasconde. È il segno dell'energia primordiale, indifferenziata, della passività, della negazione. È il segno dei misteri che esistono prima che questi possano venire alla luce. Grammaticalmente ha la funzione di suffisso, in determinati verbi, per simboleggiare che l'azione è passata, è tornata alla passività, infatti anche se l'Egizio non ha declinazioni, questo suffisso ha il compito di rendere l'idea di passato. (Per esempio "ho fatto" si scrive È un'azione tornata sotto la superficie delle acque. ). La quindicesima lettera: La Benda, la corrispondente ebraica del Samech , la cui pronuncia è "S". Era la benda che veniva usata per fasciare le mummie, ma nello stesso tempo rappresentava anche la lingua del neonato. Questo segno, ovviamente lega analogicamente la vita alla morte, e inversamente la morte alla vita. Nei tarocchi questa lettera corrisponde al Diavolo, in cui viene rappresentato quest'ultimo che tiene davanti a sé, legati tra loro, l'uomo e la donna. Poiché inoltre questo simbolo rappresenta anche il Sagittario, potete vedere come si possano tracciare i caratteri di quest'ultimo, secondo l'interpretazione del geroglifico. Il legame tra la vita e la morte è evidente, infatti tra i sagittariani molti sono coloro che diventano sacerdoti mistici. La sedicesima lettera: Il Braccio corrisponde alla Hain ebraica . La pronuncia di questo geroglifico è incerta ("A" oppure "O") comunque c'è la convenzione di questa corrispondenza Rappresenta il braccio dell'uomo e significa azione, ma non come si può pensare l'azione dell'uomo, bensì l'azione intesa in senso generale, che proviene da un essere pensante, oppure una forza della natura o un'impulsione di un uomo o di un animale. Per esempio questo geroglifico è un componente della parola "RA", e la sua grafia è cioè la bocca che entra in azione, "il verbo in azione", il Logos, il Verbo Creatore, (la bocca che parla e che parlando agisce). Poiché è è la rappresentazione di Capricorno, ed è Saturno, la parola RA, simboleggia ii Saturno di Capricorno, il Saturno costruttore, infatti questa funzione regge anche l'apparato osseo. È anche il segno che indica il Solstizio d'Inverno, che è ripreso in tutte le religioni (nascita di Mitra, di Cristo etc....). La diciasettesima lettera: . la Lumaca corrisponde al Phé ebraico , e si legge "F". sappiamo che la lumaca è un rettile, e che questi sia secondo i dati della scienza attuale, sia secondo la concezione Egizia, furono i primi portatori sulla Terra della vita individualizzata. Infatti i rettili appaiono con RA, nel NU, al momento della creazione, quindi sono dei ponti di passaggio. La diciottesima lettera: Il Serpente rampante corrisponde allo Tzadé ebraico , è il segno del magnetismo e delle correnti telluriche ed astrali. Contraddistingue l'Ureus posto sulla fronte dei faraoni, e la dea Nekbetuto. Questo indica che è un principio femminile, che porta all'insabbiamento della materia. Corrisponde al segno dell'Acquario, il segno delle corrente telluriche e cosmiche. La diciannovesima lettera: Un Tumulo di terra corrisponde al Kaf ebraico , si legge "K" o "Q".Rappresenta la materia inferiore che deve essere lavorata. È anche il tumulo che si alza dalle acque del Nilo. La ventesima lettera: la Bocca corrisponde al Resch ebraico , si legge "R"rappresenta la bocca dell'uomo e, per astrazione, la sua parola; è quindi tutto ciò che si cristallizza e si materializza. È come già visto, la classica figura del Saturno astrologico. Il ponte di passaggio tra l'informale ed il formale, il fuoco che si fa materia e che rende visibile l'invisibile. La ventunesima lettera (la III lettera madre ha due rappresentazioni): Oppure , corrisponde allo Schin ebraico , si legge "SH". Questi rappresentano la palude con il fiore di Loto, e come si può notare, la lettera ebraica è stata copiata completamente da quella Egizia. Il Loto ha le radici nella melma dello stagno, il fusto attraversa l'acqua, ed il fiore è in piena luce, e simboleggia il passaggio tra i tre mondi l'elemento Terra, Acqua e Aria). Il Loto però ha anche una simbologia molto più profonda, è infatti legato al Giglio e non rappresentano solo la purezza come si vuol fare intendere al giorno d'oggi, ma è il Sale degli Alchimisti, ne parleremo comunque più a fondo la prossima volta in cui analizzeremo il simbolo del Solfo, Mercurio e Sale, che viene continuamente nominato dagli Alchimisti, oltrepassando però il significato di spirito, anima e corpo che gli viene tanto semplicemente attribuito. Il primo geroglifico è il lago del Res To, il mondo dell'aldilà Egizio, che deve essere attraversato dal Sole, il quale deve passare per tre alaggi.Resetto si scrive in questo modo: Sono i tre chiavistelli con all'interno una spirale: sono i tre alaggi che deve attraversare la barca alata, per tornare a risorgere dall'altra parte. Vediamo subito una corrispondenza con il Cristianesimo: i tre giorni durante i quali Cristo è rimasto morto nella grotta per poi risorgere. La ventiduesima lettera: Il Bolo, corrisponde alla Tau ebraica , è un legame che unisce tra di loro due stati, l'unione delle due sponde, e viene rappresentato nei tarocchi come il mondo. In seguito riprenderemo ogni lettera, analizzeremo le parole più significativamente che da queste derivano, con i dovuti collegamenti dell'analogia.