B-1-Analisi_Ambientale-Tomo_2_2

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PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
3.4
Componenti biotiche
Lo studio delle componenti biotiche e dei possibili impatti dell’opera sulle stesse è stato
organizzato sulle tre tematiche fondamentali: vegetazione, fauna e reti ecologiche.
3.4.1 Normativa di riferimento e pianificazione del territorio
Lo studio è stato sviluppato coerentemente a quanto prescritto dalle seguenti normative:
Normativa Europea
•
Decisione 2004/69/CE del 22 dicembre 2003 - Commissione - recante adozione
dell'elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina
[notificata con il numero C(2003) 4957] (G.U.U.E. L14 del 21.1.2004);
•
Direttiva (CEE) 92/43 del Consiglio, 21 maggio 1992: Conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. G.U.C.E. 22 luglio
1992, n. L 206;
•
Direttiva 2009/147/CE del Parlamento e del Consiglio, del 30 novembre 2009,
concernente la conservazione degli uccelli selvatici, codificazione della precedente
direttiva 79/409/CEE (Dir. "Uccelli") e delle successive modifiche.
Normativa Nazionale
•
Decreto 25 Marzo 2004:
2004: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Elenco
dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina in Italia, ai
sensi della direttiva 92/43/CEE. (GU n. 167 del 19-7-2004);
•
Provvedimento 24 luglio 2003: Conferenza Permanente
Permanente per i Rapporti tra lo Stato le
Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. Approvazione del V
aggiornamento dell'elenco ufficiale delle aree naturali protette, ai sensi del
combinato disposto dell'art. 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre 1991, n.
394, e dell'art. 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. (GU n.
205 del 4-9-2003- Suppl. Ordinario n.144);
•
D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357: Testo coordinato al D.P.R. n. 120 del
12.03.2003.(G.U. n.124 del 30.05.2003) Regolamento
Regolamento recante attuazione della
direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali,
nonché della flora e della fauna selvatiche (G.U. N. 284
284 DEL 23-10-1997, S.O.
n.219/L);
•
Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n.120: Regolamento
recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8
settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa
alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della
fauna selvatiche. (GU n. 124 del 30-5-2003);
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•
Determinazione 28 novembre 2002: Conferenza Permanente per i rapporti tra lo
Stato e le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. Approvazione della
rettifica al IV aggiornamento dell'elenco
dell'elenco ufficiale delle aree naturali protette,
approvato dalla Conferenza Stato-regioni nella seduta del 25 luglio 2002, ai sensi
dell'art. 3, comma 4, lettera c), della Legge 6 dicembre 1991, n. 394, e dell'art. 7,
comma 1, allegato A, del decreto legislativo
legislativo 28 agosto 1997, n. 281. (GU n. 294 del
16-12-2002);
•
Decreto 3 settembre 2002: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000. (GU n. 224 del 24-9-2002).
Normativa Regionale
•
Legge del 29 giugno 2009 n. 19 e s.m.i. Testo unico sulla tutela delle aree naturali e
della biodiversità.
Oltre alla normativa è stato fatto riferimento anche alla pianificazione territoriale, che
propone diversi strumenti su diversa scala di dettaglio:
•
il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) del giugno 1997;
•
il Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.) adottato con Deliberazione della Giunta
Regionale n. 20-1442 del 18 maggio 2015;
•
il Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Cuneo, adottato dal Consiglio
Provinciale con deliberazione n. 52 del 5 settembre 2005 e approvato dal Consiglio
Regionale con D.C.R. n. 241-8817 del 24 febbraio 2009;
•
il Piano Regolatore Generale di Saluzzo, il cui Progetto Definitivo è stato adottato in
data 12 Novembre 2008 con Delibera C.C. n. 85
85 e trasmesso alla Regione
Piemonte per l’iter procedurale di approvazione, la quale ha provveduto ad
approvarlo in data 29 Maggio 2012 con deliberazione della
della Giunta Regionale n. 163906;
•
il Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), adottato con
Deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 in data 11/05/1999;
•
il Piano Fasce Fluviali, approvato con Deliberazione n.243-17401 dalla L.R.28/1990
modificata con L.R.65/1995 Variante conseguente agli ampliamenti approvati dalla
stessa, presentata il 9.7.2001 dalla Giunta Regionale e approvata in data
30.5.2002;
•
il Piano Particolareggiato Esecutivo (P.P.E.), presentato, ai sensi della L.R. 56/1977
e s.m.i ed adottato mediante D.C.C. n. 87 in data 14/12/2012.
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3.4.2 Vegetazione e flora
3.4.2.1 Caratterizzazione dello stato attuale
3.4.2.1.1 L’area di studio
L'area interessata dalla realizzazione dell'intervento progettuale ricade nel settore ecogeografico denominato " Pianura cuneese sud-occidentale" (cod. 5361).
Le precipitazioni medie annuali sono comprese tra 800 e 1000 mm, con valori medi nel
trimestre estivo compresi tra 150 e 200 mm. I suoli sono prevalentemente agricoli e
riconducibili alle classi di capacità d'uso I e II. Le attività agricole più frequenti sono i coltivi
in rotazione, l'orticoltura e i frutteti.
Da un punto di vista metodologico l'area interessata è stata studiata nell'ambito della
collocazione all'interno del territorio comunale (area vasta) e più nel dettaglio, valutando
l'area di intervento e le aree prospicienti (area di dettaglio).
3.4.2.1.2 Area vasta
L'area interessata dal progetto, nell'ambito della pianificazione forestale, ricade nell'Area
Forestale 56 - Pianura Cuneese. I dati sulla vegetazione, a livello di area vasta, sono
ricavati dalla Carta forestale e delle altre coperture del territorio
territorio (Informazioni/Elaborazioni
prodotte dall'I.P.L.A. S.p.A. nell'ambito degli studi per la pianificazione forestale territoriale
della Regione Piemonte con cofinanziamento dei fondi strutturali dell'Unione Europea). In
Figura 3.4-1 è riportato un estratto cartografico rappresentante la situazione della zona
limitrofa all'area interessata dal progetto.
Per l'intero territorio comunale, esaminando l'estensione delle differenti tipologie di
copertura vegetale, è possibile
possibile notare come ad essere maggiormente presenti siano
quelle influenzate dall'attività antropica (Tabella 3.4-1) come seminativi (coltivazioni a
cereali), prati stabili, impianti di arboricoltura da legno, frutteti nonché boschi lungo i fiumi
Gesso e Stura di Demonte.
Le superfici forestali nel loro complesso ammontano a 505 ha, circa il 4% della superficie
comunale. La categoria forestale che maggiormente caratterizza l’area è il robinieto con
310,1 ha seguita dalle formazioni legnose riparie (182,4 ha), dai Querco-carpineti (11 ha),
dai Castagneti (0,6 ha) e dagli acero - tiglio - frassineti (0,5 ha).
I Robinieti sono popolamenti di specie alloctone naturalizzate con note ed evidenti
caratteristiche di invadenza nei
nei confronti delle cenosi originali e delle specie climax. La
loro ampia diffusione ha ormai caratterizzato il paesaggio forestale avendo in gran parte
sostituito i Querceti ed i Querco-carpineti.
I Saliceti e Pioppeti ripari sono formazioni forestali che caratterizzano
caratterizzano gli ambienti umidi
della fascia fluviale. Le specie maggiormente presenti nella composizione di queste cenosi
sono salice, pioppo bianco, pioppo nero ed ontano nero, mentre saltuaria è la presenza di
ciliegio, di frassino maggiore ed anche di olmo campestre. Tra le specie alloctone si
evidenzia la presenza di varietà clonali di pioppo e tra le specie secondarie arbustive ed
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erbacee del sottobosco, sambuco, nocciolo e altre specie caratteristiche come caprifoglio,
edera, viburno, clematide, sanguinella ed evonimo.
I Querco-carpineti sono localizzati esclusivamente in corrispondenza delle aree protette e
sono caratterizzati dalla presenza di farnia mentre il carpino è presente soltanto in modo
sporadico. La specie principale è consociata con altre
altre latifoglie mesofile come il ciliegio, il
frassino maggiore ed il castagno, mentre tra le specie mesoxerofile si segnala la presenza
significativa dell’olmo campestre, e quella dell'acero campestre. Sporadicamente sono
presenti anche nocciolo, pioppo bianco
bianco e pioppo nero nelle aree limitrofe a quelle golenali.
La presenza dei castagneti e degli acero - tiglio - frassineti d'invasione nel territorio
comunale non ha invece carattere di significatività in quanto sono caratterizzati da
un'estensione limitata rispettivamente a 0,6 ha e 0,5 ha.
Per quanto riguarda la presenza di formazioni influenzate dall'attività antropica la tipologia
di copertura ad essere maggiormente presente è quella dei seminativi che interessano il
61% della superficie e sono rappresentati
rappresentati principalmente da cereali (mais e frumento
tenero) coltivati per la granella e per uso animale, da erbai (erba medica e trifoglio) per la
produzione di scorte di foraggio (insilati) e da soia e piante oleifere (girasole).
In misura minore sono presenti prati stabili e frutteti che occupano rispettivamente il 7% e
il 6% della superficie comunale. La categoria dei frutteti e vigneti è rappresentata
esclusivamente dagli impianti di frutticoltura e insieme ai prati stabili sono diffusi in
maniera frammentaria in tutto il territorio.
Gli impianti di arboricoltura interessano il 4% della superficie di Cuneo e sono
caratterizzati dalla coltivazione del pioppo e in particolare dei cloni a rapido accrescimento
quali I214. Le zone maggiormente interessate dalla localizzazione
localizzazione degli impianti sono
quelle prospicienti al fiume Stura di Demonte.
Tra le tipologie di copertura del suolo poco presenti nel territorio comunale si ricordano
infine:
•
le praterie aride di greto e i greti che comprendono le superfici caratterizzate da
vegetazione erbacea soggetta a periodica sommersione dalle acque dei corsi
d’acqua e le rive dei corsi d’acqua cartografabili prive di copertura vegetale
permanente;
•
le aree estrattive ovvero le superfici interessate da attività estrattive di estensione
superiore ai 10.000 m2 (le maggiori aree estrattive sono rappresentate da cave di
inerti);
•
i rimboschimenti dei piani planiziale e collinare, formazioni forestali artificiali
composte da specie non autoctone e prive di interesse naturalistico e selvicolturale
(variante a Pino strobo).
Aree prettamente antropiche sono quelle che ricadono nella categoria Aree urbanizzate e
infrastrutture ovvero le superfici occupate da infrastrutture permanenti quali costruzioni,
fabbricati e loro adiacenze, strade, ed impianti
impianti sportivi di estensione superiore ai 10.000
2
m (soglia minima cartografabile). Esse interessano il 14% del territorio comunale.
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Si segnala inoltre come il Comune di Cuneo, nell'ambito delle Aree verdi di pertinenza
delle infrastrutture, con i suoi 180
180 ha risulti in assoluto la città con maggior superficie a
verde nel contesto urbano in quanto le aree a verde sono riferibili ai parchi urbani ed alla
fascia verde limitrofa al corso del torrente Gesso (dati desunti dal Piano Forestale
Territoriale, Area Forestale 56 - Pianura Cuneese).
Lungo le sponde dei due fiumi si segnala la presenza di riserve naturali orientate del Parco
Gesso e Stura, zone di particolare pregio per l'avifauna e habitat per numerose specie
animali e vegetali. La loro ubicazione è riportata
riportata in figura 2. Tali aree sono localizzate ad
una distanza massima di 8 km dall'area di intervento. Più distante la Riserva natura
speciale dell'Oasi di Crava e Morozzo (18 km).
Figura 3.4-1 – Stralcio Carta forestale e delle altre coperture del territorio
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Tipologia di copertura
Superficie (ha) Incidenza percentuale
Acero - tiglio - frassineto d'invasione
0,5
0,00
Impianti per arboricoltura da legno
467,4
3,91
Acque
124,9
1,04
Castagneti
0,6
0,00
Aree estrattive
15,5
0,13
Frutteti, Vigneti
700,5
5,85
Greto
163,0
1,36
Praterie aride di greto
14,2
0,12
Prati stabili di pianura
777
6,49
Querco - carpineti
11,0
0,09
Robinieti
310,1
2,59
0,9
0,01
Seminativi
7339,4
61,33
Saliceti e pioppeti ripari
182,4
1,52
Aree urbanizzate, Infrastrutture
1680,1
14,04
Aree verdi di pertinenza di infrastrutture
180,3
1,51
11966,9
100
Rimboschimenti
Totale
caratterizzanti il comune di Cuneo
Tabella 3.4-1 - Coperture del suolo caratterizzanti
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Figura 3.4-2 – Aree protette prossime alle aree di intervento
3.4.2.1.3 Area di dettaglio
L'area oggetto di intervento si snoda lungo la rete di teleriscaldamento che ha uno
sviluppo lineare previsto in sede di pianificazione dell'opera di 31435 m. Mentre nel tratto
iniziale, ove saranno ubicate le Centrali, essa è rappresentata da una superficie piana di
forma rettangolare di circa 12.250 m2.
3.4.2.1.3.1 Vegetazione area delle centrali
Nell'area interessata dalle centrali trovano dimora diverse piante d'alto fusto molte delle
quali mostrano segni di disseccamento e problemi di stabilità. Le specie presenti sono:
cipresso (Cupressus sempervirens L.), abete rosso (Picea abies (L.) Karst.), betulla
(Betula pendula Roth), cedro dell'atlante (Cedrus atlantica (Endl.) Manetti ex Carrière) e
platano (Platanus acerifolia (Aiton) Willd).
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Figura 3.4-3 – Visione d'insieme Area Centrali
A
B
Figura 3.4-4 – Esemplari arborei in prossimità della centrale: Plantano (A) e Abete deperiente (B)
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3.4.2.1.3.2 Vegetazione spondale lungo il fiume Gesso e verde urbano.
In corrispondenza dell'alveo del fiume Gesso l'ambiente mantiene uno scarso grado di
naturalità dovuto all'abbandono e all'attività fluviale. Sono presenti specie tipiche
dell'ambiente di greto quali salice bianco (Salix alba L.), spesso con portamento prostrato,
e altri salici ripari: salice rosso (Salix purpurea L.), salice ripaiolo (Salix riparia W.). Poco
presenti altri arbusti mentre fra le specie erbacee si notano, il garofanino di Dodonaeus
(Epilobium dodonaei Vill.), il Verbascum sp. e la pianta esotica invasiva detta senecione
sudafricano (Senecio inaequidens DC), inserita nella black list regionale.
Allontanandosi dalle sponde, sulla sinistra orografica vi è un popolamento quasi esclusivo
di ailanto (Ailanthus altissima (Mill.) Swingle), nota specie arborea esotica invasiva,
anch’essa nella black list regionale. Sulla destra
destra orografica, oltre l’ailanto, trova posto il
pioppo nero (Populus nigra L.) spesso ibridato con il pioppo euroamericano e un’altra
specie alloctona a comportamento invasivo: la robinia (Robinia
(Robinia pseudoacacia L.), di cui
peraltro viene tollerata la presenza.
Si rileva inoltre la presenza più sporadica di qualche esemplare di ciliegio (Prunus avium
L.), acero montano (Acer pseudoplatanus L.) e farnia (Quercus robur L.), sebbene il loro
portamento denoti evidenti segni di difficoltà vegetativa relativa alla caratteristiche del
luogo. Tra le specie arbustive si segnala la presenza di nocciolo (Corylus
(Corylus avellana L.),
rovo (Rubus fruticosus L.), sambuco (Sambucus nigra L.), edera comune (Hedera helix
L.), clematide (Clematis vitalba L.), rosa canina (Rosa canina L.). Tra le essenze erbacee,
su entrambe le sponde, si ricordano quelle più comuni delle aree non più interessate dalla
presenza costante delle acque come la salvia dei prati (Salvia
(Salvia pratensis L.), la borsa del
pastore (Capsella bursa - pastoris (L.) Medik), le piantaggini (Plantago media L., P. major
L.), tarassaco (Taraxacum officinale Weber ex. F.H Wigg.).
Il tracciato, esterno alla fascia fluviale, verso la centrale è soprattutto prospiciente la rete
viaria, ad eccezione di un breve tratto che attraversa
attraversa i coltivi. Verso la città invece sono
presenti alcuni alberi alla base e sopra la scarpata che delimita l'altopiano, sebbene
l’aerea interessata dall’attraversamento non interferisce quasi per niente con i suddetti
alberi. Si citano comunque le specie presenti: cedro dell'Himalaya (Cedrus deodara (D.
Don) G. Don), cedro dell'atlante, pino di Wallich (Pinus wallichiana Jackson), pino strobo
(Pinus strobus L.), abete rosso, robinia.
Sull’altipiano urbano, sono presenti alcuni esemplari di acero (Acer
(Acer platanoides L.) disposti
in filare lungo tutto corso Solaro.
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Figura 3.4-5 – Visione d'insieme area di intervento riva sinistra fiume Gesso
A
B
Figura 3.4-6 – Esemplari arborei di Pioppo (A) e Pino strobo (B) presenti nell'area di intervento
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Figura 3.4-7 – Ailanto
A
B
Figura 3.4-8 - Vegetazione erbaceo - arbustiva: Verbascum sp. (A), Rosa canina (B).
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Figura 3.4-9 - Vegetazione spondale lungo riva destra fiume Gesso.
Figura 3.4-10 - Visione d'insieme tratto di scarpata interessato dal percorso.
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Figura 3.4-11 - Filare di aceri lungo corso Solaro
3.4.2.2 Fase di cantiere
3.4.2.2.1 Vegetazione area delle centrali
Nell'area della centrale, sono previsti alcuni abbattimenti per l’allestimento del cantiere e le
successive costruzioni. Le altre piante verranno mantenute limitando al massimo i traumi
meccanici alla chioma, al fusto e alle radici legati al movimento dei macchinari, il deposito
di materiali e gli scavi. L’eventuale danneggiamento all'apparato
all'apparato radicale sarà valutato in
funzione della stabilità di ogni singola pianta.
3.4.2.2.2 Vegetazione spondale lungo il fiume Gesso e verde urbano.
Gli scavi lungo la fascia fluviale determineranno interferenze nei confronti della
componente vegetazionale e floristica, anche se reversibili. Sulla destra orografica, la
ricolonizzazione delle specie vegetali sarà naturale e molto rapida. Sulla sinistra orografica
invece, dopo l’abbattimento dell’ailanto, si prevedrà il contenimento meccanico dei ricacci
e dei polloni radicali e l’eventuale piantumazione di salici bianchi e ripariali. Il pioppo
nascerà invece spontaneamente.
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Resta in ogni caso presente il rischio di sversamento accidentale di inquinanti nell’area di
cantiere, in conseguenza della realizzazione di depositi temporanei di liquidi e materiali
destinati alla funzionalità ed alla manutenzione dei mezzi. Tali inquinanti possono
contaminare la falda, i coltivi lungo la viabilità o il torrente Gesso, utilizzato per l’irrigazione
a valle dell’intervento. Tale impatto, qualora dovesse realizzarsi, è potenzialmente molto
negativo e parzialmente reversibile, dovranno quindi essere attuate tutte le misure atte a
prevenire il verificarsi degli sversamenti.
3.4.2.3 Fase di esercizio
3.4.2.3.1 Vegetazione area delle centrali
In fase di esercizio, al fine di valutare gli effetti sulla qualità dell'aria, sono state condotte
delle simulazioni sulle emissioni di inquinanti della centrale di teleriscaldamento ed è
emerso un lieve aumento degli ossidi di azoto (NOX) nella zona a nord della centrale
stessa. Tale aumento risulta compensato tuttavia da una diminuzione consistente dei
valori nell'area vasta grazie al teleriscaldamento stesso. L'impatto sulla componente
vegetazionale può essere pertanto considerato trascurabile nell'area di dettaglio e positivo
a livello di area vasta.
L'impatto visivo generato dalla realizzazione della centrale potrà essere attenuato dalla
realizzazione di una fascia a verde, perimetrale al piazzale, ottenuta dalla messa a dimora
di soggetti arborei appartenenti alla specie Carpinus betulus var. Lucas. Gli esemplari
verranno messi a dimora lungo i lati confinanti a nord ovest con via Torre Frati, a sud
ovest con via Genova e a est con il lato adiacente al parcheggio. La scelta di impiegare il
carpino rispetto ad altre essenze è dovuta al fatto che questa specie ha il pregio di:
•
essere rustica;
•
essere resistente all'inquinamento;
•
essere quasi immune a malattie;
•
sopportare bene trapianti e potature;
•
mantenere le foglie secche attaccate ai rami anche in inverno mascherando così la
struttura della centrale.
3.4.2.3.2 Vegetazione spondale lungo il fiume Gesso e verde urbano.
Non si prevedono impatti in fase di esercizio nell'area dell'alveo del fiume Gesso. A
seguito dei lavori di scavo, in fase di ricolonizzazione naturale del
del suolo nudo potrebbe
verificarsi l'insediamento dell'ailanto, specie esotica invasiva in grado di colonizzare molto
velocemente ambienti naturali disturbati. In caso di insorgenza dei primi esemplari
verranno effettuate operazioni di taglio sia meccanico che manuale al fine di mantenere le
caratteristiche di naturalità e biodiversità dell'ambiente ripariale e favorire le specie
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autoctone presenti nell'area e in grado di assolvere al meglio le funzioni di protezione delle
sponde.
3.4.2.4 Interventi di mitigazione/prevenzione
Non sono previsti interventi di mitigazione per le aree spondali poiché l'estensione della
superficie interessata dal intervento sarà contenuta e la ricostituzione della copertura
vegetale potrà avvenire in breve tempo e in maniera naturale a condizione che vengano
effettuate le corrette operazioni di ripristino ambientale dopo il cantiere.
L’opera nel suo complesso prevede la realizzazione di mitigazioni a verde con essenze
arbustive e arboree (area verde di 4476 mq con 113 piante tra cui faggi, platani, robinie e
tigli) all’interno del perimetro delle centrali di cogenerazione.
Interventi tesi a prevenire il disturbo potenziale si rendono necessari invece per le alberate
urbane interessate anche solo marginalmente dalla realizzazione della rete di
teleriscaldamento. Pertanto saranno adottati tutti gli accorgimenti necessari per evitare
qualsiasi danneggiamento che possa compromettere in maniera diretta o indiretta la
salute, lo sviluppo e la stabilità delle piante. La prevenzione degli impatti farà riferimento
alle norme di salvaguardia proposte qui di seguito.
• La luce netta di qualsiasi scavo al filo del tronco non dovrà essere inferiore a 3 m
per piante di prima e seconda grandezza e 1,5 m per piante di terza grandezza e
cespugli. In caso di comprovata necessità di scavo a distanze inferiori, al fine di
tutelare l'integrità degli apparati radicali saranno possibili scavi a mano o con
aspiratore a risucchio. Le radici più grosse dovranno essere sottopassate con le
tubazioni mediante lavorazioni a mano ed utilizzo di spingitubo senza provocare
ferite e dovranno essere protette contro il disseccamento con juta regolarmente
inumidita.
• Qualora sia necessaria la rimozione di parti delle radici questa dovrà essere
effettuata con cesoie e motoseghe operando
operando un taglio netto, e dovrà essere
apposto un idoneo disinfettante e cicatrizzante.
• Evitare l'affissione diretta con chiodi, cavi, filo di ferro o materiale inestensibile di
cartelli, manifesti e simili.
•
Evitare l'accumulo di terreno o di qualsiasi altro materiale nella zona basale a
ridosso del colletto e degli apparati radicali, l'interramento di inerti o di materiali di
altra natura, qualsiasi variazione del piano di campagna originario.
•
Evitare il deposito di materiale di costruzione e lavorazione di qualsiasi genere nella
zona basale a ridosso del colletto e degli apparati radicali.
•
Gli scavi nella zona degli alberi non dovranno restare aperti per più di una
settimana. Se dovessero verificarsi interruzioni dei lavori, gli scavi dovranno essere
riempiti provvisoriamente o comunque mantenuti umidi. In alternativa, le radici
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saranno protette con un'apposita stuoia ed in ogni caso le stesse dovranno essere
mantenute umide.
•
Nel caso di pericolo di gelo le pareti dello scavo nella zona delle radici dovranno
essere coperte provvisoriamente con materiale isolante. I lavori di livellamento
nell'area radicale sono da eseguirsi a mano.
3.4.2.5 Sintesi degli impatti
Seguendo la metodologia proposta nel paragrafo 1.2 - Metodologia è emerso come NON
siano presenti IMPATTI CRITICI a carico della vegetazione e della flora. Nel dettaglio
sono stati valutati i seguenti parametri atti a definire il fattore ambientale "Caratteristiche
Vegetazione in termini di qualità, quantità, biodiversità e rarità":
•
Capacità di carico: uguagliata
•
Scarsità della risorsa: comune
•
Capacità di ricostituirsi: rinnovabile
•
Rilevanza: strategica
Dall'elaborazione di questi dati si è stabilito che il rango della componente della
vegetazione e della flora è 4.
Per quanto riguarda gli impatti, questi sono da considerarsi di lieve entità durante la
cantierizzazione, mentre in fase di esercizio sono da considerarsi nulli se non leggermente
positivi per le opere di mitigazione a verde previste nell’area di realizzazione delle centrali
di cogenerazione.
3.4.3 Fauna
3.4.3.1 Caratterizzazione dello stato attuale
In considerazione delle dimensioni dell’intervento e dell’impossibilità di eseguire un vero e
proprio censimento, l’analisi è stata condotta esclusivamente su area vasta, coincidente
con il territorio comunale di Cuneo,
Cuneo, al fine di definire un inquadramento generale dell'area
di studio. Il quadro faunistico è stato ricavato utilizzando le numerose informazioni
derivanti dagli studi eseguiti all’interno del parco Fluviale Gesso e Stura, un’area protetta
regionale istituita nel febbraio del 2007, interessata direttamente dal progetto, che prevede
l’attraversamento del Gesso a Sud_Est della città di Cuneo.
Nonostante il progetto non coinvolga direttamente le Riserve Naturali all’interno del parco,
che rappresentano le aeree più ricche per la fauna, è stato preferito questo tipo di
approccio, che tiene conto dell’evidenza che la mancata segnalazione in un sito di una
specie non può implicarne ovviamente l’assenza, se essa figura potenzialmente presente
nelle zone limitrofe. Le informazioni bibliografiche a disposizione sono state integrate con
quanto osservato durante i sopralluoghi.
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L’area di studio presenta una discreta varietà di ambienti faunistici, molti dei quali soffrono
di una forte impronta antropica. Tuttavia sono presenti
presenti anche aree a naturalità più elevata,
in corrispondenza delle Riserve Naturali del Parco Fluviale, in particolare:
•
La Riserva Naturale Orientata della Crocetta, situata sulla sponda idrografica
sinistra del Torrente Gesso, caratterizzata dalla presenza
presenza di un bosco, di un
laghetto (una zona umida a favore della fauna e flora acquatica) e di un prato.
L’area risulta popolata soprattutto dall’avifauna, ma anche da caprioli, lepri, ricci e
scoiattoli.
•
La Riserva Naturale Confluenza Gesso-Stura, che costituisce un luogo di interesse
per molte specie acquatiche appartenenti alla fauna ittica, all’avifauna e
all’erpetofauna.
•
La Riserva Naturale Orientata di Sant’Anselmo, ricca di varietà d’ambienti, dalle
numerose risorgive alle radure e alle aree boscate, residue
residue dell’antico bosco
planiziale, che creano numerosi habitat ideali per molte specie. Tra queste meritano
segnalazione i gruppi sistematici degli anfibi e dei lepidotteri.
•
La Riserva Naturale Orientata Stura, zona a particolare valore ornitologico e ittico.
In un contesto fortemente disturbato dall’uomo, ma che presenta residui a maggiore
naturalità come le Riserve Naturali, si instaura una discreta varietà faunistica,
rappresentata da specie sinantropiche di scarso valore naturalistico, ma con l’aggiunta di
specie anche di elevato pregio naturalistico.
In generale nell’area di studio si possono riconoscere almeno quattro tipologie di ambienti
in relazione alla fauna (unità faunistico territoriali):
•
le aree umide, comprendenti i corsi d’acqua, le risorgive e gli ambienti
immediatamente adiacenti utilizzati dalla fauna che dipende fortemente dalla
presenza di acqua;
•
i boschi, in genere robinieti e qualche raro relitto di bosco planiziale all’interno del
parco fluviale;
•
le aree urbanizzate, costituite dalla città di Cuneo e dalla periferia;
•
le aree coltivate, che coprono gran parte del territorio comunale.
Numerosissimi ovviamente gli invertebrati, relativamente ai quali si segnala la presenza di
contesti di indubbio valore ambientale come le comunità bentoniche
bentoniche nei tratti meno
perturbati dei torrenti Gesso e Stura e presso le risorgive, o la pedofauna tipica del bosco
planiziale riscontrabile presso la riserva naturale di Sant’Anselmo. In quest’area sono
presenti inoltre il gambero di fiume (Pallipes italicus ) autoctono, specie protetta a livello
comunitario e importante bioindicatore, e Maculinea arion, un lepidottero con un ciclo
biologico altamente specializzato, che prevede lo sviluppo larvale all’interno di colonie
della formica Myrmica sabuleti (o, in minor
minor misura, di Myrmica scabrinodis). Questa farfalla
merita una particolare attenzione in quanto è protetta secondo l’allegato IV della Direttiva
habitat (92/43/CEE) come specie di interesse comunitario che richiede una protezione
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rigorosa e secondo l’allegato II della convenzione di Berna come specie faunistica
assolutamente protetta. In generale l’ordine dei lepidotteri è ben rappresentato con la
presenza di 53 specie appartenenti a diverse famiglie (Papilionidae, Pieridae, Satyridae,
Nymphalidae, Lycaenidae e Hesperiidae).
Figura 3.4-12 – Invertebrati presenti nell’area di studio (gambero di fiume e Maculinea arion)
Tra i vertebrati, per quanto riguarda la fauna ittica, la tipologia ambientale di riferimento è
chiaramente salmonicola, in quanto la Stura di Demonte e il torrente Gesso sono
entrambi corsi d’acqua a carattere torrentizio pre-alpino con bacino prevalentemente
cristallino siliceo. La zona salmonicola è caratterizzata da temperature massime estive che
si aggirano tra i 10-15 °C circa e costituiscono i corpi idrici delle po rzioni mediana e
terminale delle vallate alpine fino allo sbocco in pianura. La Trota Marmorata (Salmo trutta
marmoratus), specie autoctona di elevato valore intrinseco (V) individuato
individuato e assegnato da
Forneris et al. (2007) tenendo conto dell’areale di distribuzione e della consistenza della
specie, è presente con popolazioni ben strutturate in tutte le classi di età. Sono presenti
altre specie ittiche autoctone di riferimento e di elevato valore intrinseco quali il Vairone
(Leuciscus muticellus), il Barbo canino (Barbus caninus) e lo Scazzone (Cottus gobio). Tra
le specie ittiche di pregio si ricorda la lampreda (Lampetra sp.). Tra le specie al margine
del loro areale si possono riscontrare il Triotto mentre le specie alloctone ritrovate sono la
Trota fario atlantica e ibridi della Trota fario.
Il torrente Gesso nel tratto compreso tra l’abitato di Borgo S. Dalmazzo e l’immissione in
Stura è soggetto a consistenti carichi organici
organici e a prelievi che comportano secche, in
alcuni casi anche totali. Tale input antropico determina una riduzione della qualità delle
acque, con conseguente riduzione di qualità della componente biotica, in particolare a
carico delle popolazioni di Trota Marmorata e di Scazzone.
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Figura 3.4-13 – Salmo trutta marmoratus
Per quanto riguarda la fauna anfibia la presenza di ambienti acquatici come le lanche
favorisce la presenza di diverse specie.
fluviali, la connessione Stura-Gesso e le risorgive favorisce
In particolare risulta molto diffusa la Rana temporaria, mentre presente ma più rara è la
Rana dalmatina, che necessita nella fase adulta di zone a bosco prossime ai siti di
deposizione delle uova. Ancora più rara poiché
poiché maggiormente influenzata dalla presenza
arborea è la Raganella, piccola rana arboricola che scende dagli alberi in cerca d’acqua
solo per la riproduzione. Il gruppo delle Rane verdi, nell’area di studio, è rappresentato
dalla Rana lessonae e dall’ibrido Rana kl. esculenta, entrambe piuttosto rare.
L’Anfibio più comune nel Parco è comunque il Rospo comune, ma risulta discretamente
presente anche il Rospo smeraldino. Tra gli urodeli risultano presenti, ma piuttosto rari, la
Salamandra, il Tritone crestato e Tritone punteggiato.
Figura 3.4-14 – Anfibi presenti nell’area di studio (a sx. Rana dalmatina, a dx. Bufo viridis)
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Per quanto riguarda i rettili presenti nell’area di studio si segnalano 3 specie di sauri, tra
cui la Lucertola muraiola (Podarcis muralis), il verdissimo ed elegante Ramarro
occidentale (Lacerta bilineata) e l’Orbettino (Anguis fragilis) maggiormente legato ai luoghi
umidi e ricchi di vegetazione. Sono presenti anche 5 specie di ofidi con il Biacco
(Hierophis viridiflavus) ed il Saettone (Elaphe longissima), molto comuni, mentre tipiche
delle zone vicino all'acqua sono le Bisce, come la biscia dal collare (Natrix natrix), l’ofide
più comune in vicinanza di corsi d’acqua, e le più rare Natrice
Natrice tassellata (Natrix tessellata)
e Natrice viperina (Natrix maura), tutte ottime nuotatrici.
Figura 3.4-15 – Erpetofauna presente nell’area di studio (a sx Lacerta bilineata, a dx Natrix natrix)
l’avifauna, si possono trovare sia specie sinantropiche, tipiche degli
Per ciò che riguarda l’avifauna,
ambienti urbanizzati e delle aree coltivate, che per la loro particolare ecologia, traggono
vantaggio dalla presenza di manufatti o attività antropiche o vengono deliberatamente
introdotte a scopo venatorio come il fagiano, sia specie più selvatiche che trovano riparo
negli ambienti a più elevata naturalità del parco.
La conformazione idrografica dell’area, con torrenti ad alveo molto grande con presenza di
lanche e spiaggioni, crea un habitat gradito a molte specie tipiche degli ambienti acquatici,
quali ardeidi come l'Airone cenerino (Ardea cinerea), l'Airone bianco maggiore (Egretta
alba) e la Garzetta (Egretta garzetta), che nidificano in numerose colonie, sulla cima degli
alberi, a formare le cosiddette garzaie in siti difficilmente accessibili, generalmente in
boschi umidi, con terreno paludoso, arbusteti di saliconi o canneti. Altri frequentatori tipici
di queste zone sono la Cicogna bianca (Ciconia ciconia) in aumento,
aumento, anche in inverno, in
tutta la provincia di Cuneo grazie al progetto di reintroduzione del Centro Cicogne e
Anatidi di Racconigi, e la Gru (Grus grus), altro grande trampoliere gruiforme, dalle
dimensioni spettacolari spesso osservabile nel cielo di Cuneo in formazione di volo a “V”
durante la migrazione. Sugli spiaggioni non è raro osservare uccelli limicoli, di dimensioni
più piccole rispetto ai precedenti, che setacciano il fango alla ricerca di cibo, quali il Piro
piro piccolo (Actitis hypoleucos),
hypoleucos), il Corriere piccolo (Charadrius dubius), il Piro piro
boschereccio (Tringa glareola), il Piro piro culbianco (Tringa ochropus), la Pettegola
(Tringa totanus) ed il Beccaccino (Gallinago gallinago). E’ ormai normale trovare nelle
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periferie urbane in zone con presenza di acqua specie opportuniste e molto adattabili,
altrimenti non tipiche della zona, come il Cormorano (Phalacrocorax carbo) appartenente
all'ordine dei Pelecaniformes, o il Gabbiano reale (Larus michahellis), e il Gabbiano
comune (Larus ridibundus). Tipici degli ambienti di greto e autocotoni sono invece la
Ballerina bianca (Motacilla alba), la Ballerina gialla (Motacilla cinerea), la Cutrettola
(Motacilla flava) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). Dove la corrente dei fiumi assume
decorso molto lento, tanto da formare specchi d'acqua quasi ferma, trovano il luogo ideale
per sostare e nidificare uccelli appartenenti all'ordine Anseriformes e alla famiglia
Anatidae, comunemente conosciti come “anatre”. il Germano reale (Anas platyrhynchos),
diffusissimo, nidificante e presente i tutte le stagioni (stanziale); comunemente avvistabili
durante i passi migratori e lo svernamento sono l'Alzavola (Anas crecca), la Marzaiola
(Anas querquedula) presente con maggiore intensità in primavera, la Canapiglia (Anas
strepera) frequente da ottobre a marzo, ed il Mestolone (Anas clypeata) frequentatore
regolare del Parco durante i passi migratori tra marzo-aprile e settembre-ottobre. Tra le
anatre che si nutrono immergendosi sul fondo, si trovano la Moretta (Aythya nyroca),
avvistabile d'inverno e il Moriglione (Aythya ferina) presente durante le migrazioni in
gennaio-febbraio e novembre-dicembre. Condividono con le anatre gli stessi ambienti di
acque calme anche due specie rappresentanti della famiglia dei Rallidi:
Rallidi: la Folaga (Fulica
atra) e la Gallinella d'acqua (Gallinula chloropus). Nei piccoli stagni e nelle anse fluviali
dove abbonda la vegetazione palustre si può trovare il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis).
Tipici degli argini sabbiosi e delle scarpate vicino
vicino a zone d’acqua dove tipicamente
scavano i nidi, sono i coloratissimi Martin pescatore (Alcedo atthis) e Gruccione (Merops
apiaster).
Figura 3.4-16 – Avifauna degli ambienti acquatici (a sx. Actitis hypoleucos, a dx. Anas crecca)
Nei boschi naturali che fiancheggiano Stura e Gesso, sono tipicamente presenti i picchi
(fam. Picidae) come il Picchio rosso maggiore e minore (rispettivamente Dendrocopos
major e minor), che frequentano i boschi planiziali e le boscaglie irregolarmente distribuite
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nelle golene dei due fiumi, ma non disdegnando frutteti e giardini pubblici della città.
Maggiormente legato agli ambienti agricoli alberati, è il Picchio verde (Picus viridis), di
dimensioni maggiori e dal comportamento
comportamento piuttosto elusivo. A differenza dei precedenti
Picidi europei, il Torcicollo (Jynx torquilla) è migratore ed è visibile nell’area di studio tra
aprile e settembre, quando parte per svernare nell’Africa sahariana: predilige prati alternati
a zone con alberi maturi nelle cui cavità porre il nido. Molto presenti negli ambienti
boschivi sono i Passeriformi, spesso più facili da ascoltare che da vedere. Nel fitto delle
aree cespugliose, prossime ai corsi d'acqua, tra i salici, si possono udire la Sterpazzola
(Sylvia communis) e il Canapino (Hippolais poliglotta) due Silvidi dai canti variegati.
Capinere, cince, usignoli, fringuelli, ciuffolotti, zigoli, cardellini, averle, luì e molti altri piccoli
uccelli, sono i frequentatori tipici di alberi e siepi. Specie
Specie molto comune nelle boscaglie che
circondano i due torrenti è anche il Cuculo (Cuculus canorus).
Figura 3.4-17 – Avifauna boschiva (a sx. Dendrocopos major, a dx. Hippolais poliglotta)
Alcuni uccelli, come le Tortore, tra cui la Tortora dal collare orientale (Streptopelia
decaocto), i colombi domestici, lo Storno (Sturnus vulgaris), la Gazza (Pica pica), le
Cornacchie grigia e nera (Corvus cornis e Corvus corone) e il Merlo (Turdus merula) sono
più marcatamente tipici degli ambienti fortemente antropizzati, dove trovano gli spazi
aperti di cui necessitano o dove riescono a sfruttare tetti e vecchi muri per la nidificazione,
come i Balestrucci (Delichon urbica) e i Rondoni (Apus apus). Particolarmente legata alla
presenza di cascine da allevamento è la Rondine (Hirundo rustica), che si nutre dei grossi
ditteri che vivono a contatto del bestiame.
Tra i rapaci diurni si possono trovare il Gheppio (Falco tinnunculus), frequentatore regolare
di campagne coltivate, zone aperte e boschi planiziali, il Lodolaio (Falco subbuteo),
frequentatore estivo delle boscaglie planiziali e dei pioppeti che bordano i greti dei due
torrenti. Ancora più adattato all’ambiente boschivo è lo Sparviere (Accipiter nisus),
predatore ornitofago molto specializzato e dotato di grande agilità negli spazi stretti. Il
rapace più diffuso nell’area, comunemente osservabile di giorno, è la Poiana, (Buteo
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buteo) nidificante stabile nelle aree planiziali. Tra maggio e settembre non è raro avvistare
il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Falco cuculo (Falco vespertinus) ed il Falco
pescatore (Pandion haliaetus) in aprile-maggio, mentre il Nibbio bruno (Milvus migrans)
predilige le aree adibite a discarica durante i passi primaverili e autunnali.
autunnali.
notturni, si annoverano il Gufo comune (Asio othus), la Civetta
Tra le tre specie di rapaci notturni,
(Athene noctua) e l'Allocco (Strix aluco): questi uccelli, dell'ordine degli Strigidi, sono attivi
soprattutto di notte e necessitano della presenza di vecchi
vecchi alberi con cavità naturali che
offrano riparo alle nidiate.
Figura 3.4-18 – Rapaci diurni e notturni nell’area di studio (a sx. Accipiter nisus, a dx. Athene noctua)
Nel territorio oggetto di analisi
analisi vivono 25 specie di animali appartenenti alla classe dei
mammiferi, la maggior parte delle quali relativamente ben adattate agli ambienti
antropizzati, insettivori come la Talpa europea (Talpa europea), il Riccio europeo
(Erinaceus europeus), il Toporagno
Toporagno comune (Sorex araneus) e la Crocidura a ventre
bianco (Crocidura leucodon), roditori tra cui lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Ghiro (Glis
glis) e il Moscardino (Muscardinus avellanarius), che si cibano essenzialmente di frutta
secca, soprattutto noci e nocciole, e lagomorfi come la Lepre comune (Lepus europeus) o
la Silvilago (Sylvilagus floridanus) specie introdotta massicciamente a scopi venatori.
La presenza di aree con vegetazione più fitta presso i torrenti Stura e Gesso fornisce
riparo anche a predatori appartenenti all’ordine dei carnivori, come la Volpe (Vulpes
vulpes), il Tasso (Meles meles), la Donnola (Mustela nivalis) e la Faina (Martes foina) e ad
animali di dimensioni maggiori come appartenenti all’ordine degli artiodattili quali il
cinghiale (Sus scrofa) e il capriolo (Capreolus capreolus) in forte incremento nella regione
Piemonte per la diminuzione di competitori e l’assenza di predatori.
Un discorso a parte merita l’ordine dei Chirotteri, in forte diminuzione negli ultimi decenni a
causa dell’impatto antropico (riduzione del cibo per l’uso massiccio di insetticidi in
agricoltura, aumento delle sorgenti luminose, presenza sorgenti sonore che disturbano
l’ecolocalizzazione, sottrazione degli ambienti di ricovero). Alcune specie hanno tuttavia
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sviluppato una certa sinantropia, trovando rifugio in ambienti artificiali, come miniere,
gallerie, chiese, castelli e altri edifici monumentali, o anche semplici fessure sotto i ponti o
nelle comuni abitazioni. Nell’area di studio sono presenti 5 specie
specie di pipistrelli tra cui il
Serotino comune (Eptesicus serotinus), il Vespertillo smarginato (Myotis emarginatus) e la
Nottola di Leisler (Nyctalus leisleri).
Figura 3.4-19 – Mammiferi presenti nell’area di studio (a sx. Capreolus capreolus, a dx.
Vespertilionidae sspp)
In Tabella 3.4-2 è riportata una sintesi non esaustiva delle specie animali presenti in zona.
Elenco delle specie principali nel comune di Saluzzo e limitrofi - VERTEBRATI
PESCI (ACTINOPTERYGII)
Nome volgare
Specie
Ordine
Famiglia
Barbo canino
Vairone
Trota marmorata
Scazzone
Barbus meridionalis Risso,1826
Leuciscus souffia Risso,1826
Salmo (trutta) marmoratus (Cuvier, 1817)
Cottus gobio Linnaeus, 1758
ANFIBI (ANPHIBIA)
Specie
Nome volgare
Rospo comune
Rospo smeraldino
Raganella italiana
Rana agile
Rana di Lessona
Rana ridibonda
Rana temporaria
Salamandra pezzata
Tritone crestato italiano
Tritone punteggiato
Bufo bufo (Linnaeus, 1758)
Bufo viridis Laurenti, 1768
Hyla intermedia Boulenger, 1882
Rana dalmatina Bonaparte, 1840
Rana lessonae Camerano, 1882
Rana ridibunda Pallas, 1771
Rana temporaria Linnaeus, 1758
Salamandra salamandra (Linnaeus, 1758)
Triturus carnifex (Laurenti, 1768)
Triturus vulgaris (Linnaeus, 1758)
RETTILI (REPTILIA)
Specie
Nome volgare
Orbettino
Anguis fragilis Linnaeus, 1758
CYPRINIFORMES
CYPRINIFORMES
SALMONIFORMES
SYNGNATHIFORMES
Ordine
ANURA
ANURA
ANURA
ANURA
ANURA
ANURA
ANURA
URODELA
URODELA
URODELA
Ordine
SQUAMATA
Cyprinidae
Cyprinidae
Salmonidae
Cottidae
Famiglia
Bufonidae
Bufonidae
Hylidae
Ranidae
Ranidae
Ranidae
Ranidae
Salamandridae
Salamandridae
Salamandridae
Famiglia
Anguidae
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Biacco
Saettone
Natrice viperina
Natrice dal collare
Natrice tassellata
Ramarro
Lucertola muraiola
Coluber viridiflavus Lacépède, 1789
Elaphe longissima (Laurenti, 1768)
Natrix maura (Linnaeus, 1758)
Natrix natrix (Linnaeus, 1758)
Natrix tessellata (Laurenti, 1768)
Lacerta viridis (Laurenti, 1768)
Podarcis muralis (Laurenti, 1768)
UCCELLI (AVES)
Specie
Nome volgare
Astore
Sparviere
Poiana
Biancone
Falco di palude
Albanella minore
Nibbio bruno
Falco pecchiaiolo
Falco pescatore
Anatra mandarina
Mestolone
Alzavola
Germano reale
Marzaiola
Moriglione
Moretta
Cigno selvatico
Volpoca
Rondone
Rondone maggiore
Rondone pallido
Succiacapre
Corriere piccolo
Corriere grosso
Pavoncella
Gabbiano reale
Gabbiano comune
Piro piro piccolo
Piovanello pancianera
Beccaccino
Combattente
Totano moro
Piro piro boschereccio
Pantana
Piro piro culbianco
Pettegola
Mignattino
Sterna comune
Airone cenerino
Accipiter gentilis (Linnaeus, 1758)
Accipiter nisus (Linnaeus, 1758)
Buteo buteo (Linnaeus, 1758)
Circaetus gallicus (Gmelin, 1788)
Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)
Circus pygargus (Linnaeus, 1758)
Milvus migrans (Boddaert, 1783)
Pernis apivorus (Linnaeus, 1758)
Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)
Aix galericulata (Linnaeus, 1758)
Anas clypeata Linnaeus, 1758
Anas crecca Linnaeus, 1758
Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758
Anas querquedula Linnaeus, 1758
Aythya ferina (Linnaeus, 1758)
Aythya fuligula (Linnaeus, 1758)
Cygnus cygnus (Linnaeus, 1758)
Tadorna tadorna (Linnaeus, 1758)
Apus apus (Linnaeus, 1758)
Apus melba (Linnaeus, 1758)
Apus pallidus (Shelley, 1870)
Caprimulgus europaeus Linnaeus, 1758
Charadrius dubius Scopoli, 1786
Charadrius hiaticula Linnaeus, 1758
Vanellus vanellus (Linnaeus, 1758)
Larus cachinnans Pallas, 1811
Larus ridibundus Linnaeus, 1766
Actitis hypoleucos (Linnaeus, 1758)
Calidris alpina (Linnaeus, 1758)
Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758)
Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758)
Tringa erythropus (Pallas, 1746)
Tringa glareola Linnaeus, 1758
Tringa nebularia (Gunnerus, 1767)
Tringa ochropus Linnaeus, 1758
Tringa totanus (Linnaeus, 1758)
Chlidonias niger (Linnaeus, 1758)
Sterna hirundo Linnaeus, 1758
Ardea cinerea Linnaeus, 1758
SQUAMATA
SQUAMATA
SQUAMATA
SQUAMATA
SQUAMATA
SQUAMATA
SQUAMATA
Ordine
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
ANSERIFORMES
APODIFORMES
APODIFORMES
APODIFORMES
CAPRIMULGIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CHARADRIIFORMES
CICONIIFORMES
Colubridae
Colubridae
Colubridae
Colubridae
Colubridae
Lacertidae
Lacertidae
Famiglia
Accipitridae
Accipitridae
Accipitridae
Accipitridae
Accipitridae
Accipitridae
Accipitridae
Accipitridae
Pandionidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Anatidae
Apodidae
Apodidae
Apodidae
Caprimulgidae
Charadriidae
Charadriidae
Charadriidae
Laridae
Laridae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Scolopacidae
Sternidae
Sternidae
Ardeidae
- 167 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Tarabuso
Airone bianco maggiore
Garzetta
Nitticora
Cicogna bianca
Cicogna nera
Piccione torraiolo
Colombaccio
Tortora
Tortora
dal
collare
orientale
Martin pescatore
Ghiandaia marina
Gruccione
Upupa
Cuculo
Smeriglio
Pellegrino
Lodolaio
Gheppio
Falco cuculo
Fagiano comune
Gru
Folaga
Gallinella d'acqua
Porciglione
Codibugnolo
Allodola
Tottavilla
Beccofrusone
Rampichino
Merlo acquaiolo
Corvo imperiale
cornacchia grigia
cornacchia nera
Corvo
Taccola
Ghiandaia
Gazza
Zigolo muciatto
Zigolo nero
Zigolo giallo
Migliarino di palude
Strillozzo
Verdone
Fanello
Cardellino
Lucarino
Botaurus stellaris (Linnaeus, 1758)
Egretta alba (Linnaeus, 1758)
Egretta garzetta (Linnaeus, 1766)
Nycticorax nycticorax (Linnaeus, 1758)
Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758)
Ciconia nigra (Linnaeus, 1758)
Columba livia var. domestica CGmelin, 1789
Columba palumbus Linnaeus, 1758
Sterptopelia turtur (Linnaeus, 1758)
CICONIIFORMES
CICONIIFORMES
CICONIIFORMES
CICONIIFORMES
CICONIIFORMES
CICONIIFORMES
COLUMBIFORMES
COLUMBIFORMES
COLUMBIFORMES
Ardeidae
Ardeidae
Ardeidae
Ardeidae
Ciconiidae
Ciconiidae
Columbidae
Columbidae
Columbidae
Streptopelia decaocto (Frivaldszky, 1838)
COLUMBIFORMES
Columbidae
Alcedo atthis (Linnaeus, 1758)
Coracias garrulus Linnaeus, 1758
Merops apiaster Linnaeus, 1758
Upupa epops Linnaeus, 1758
Cuculus canorus Linnaeus, 1758
Falco columbarius Linnaeus, 1758
Falco peregrinus Tunstall, 1771
Falco subbuteo Linnaeus, 1758
Falco tinnunculus Linnaeus, 1758
Falco vespertinus Linnaeus, 1766
Phasianus colchicus Linnaeus, 1758
Grus grus (Linnaeus, 1758)
Fulica atra Linnaeus, 1758
Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758)
Rallus aquaticus Linnaeus, 1758
Aegithalos caudatus Linnaeus, 1758
Alauda arvensis (Linnaeus, 1758)
Lullula arborea (Linnaeus, 1758)
Bombycilla garrulus (Linnaeus, 1758)
Certhia brachydactyla Brehm, 1820
Cinclus cinclus (Linnaeus, 1758)
Corvus corax Linnaeus, 1758
Corvus cornix (Linnaeus, 1758)
Corvus corone (Linnaeus, 1758)
Corvus frugilegus Linnaeus, 1758
Corvus monedula Linnaeus, 1758
Garrulus glandarius (Linnaeus, 1758)
Pica pica (Linnaeus, 1758)
Emberiza cia Linnaeus, 1758
Emberiza cirlus Linnaeus, 1758
Emberiza citrinella Linnaeus, 1758
Emberiza schoeniclus (Linnaeus, 1758)
Miliaria calandra (Linnaeus, 1758)
Carduelis chloris (Linnaeus, 1758)
Carduelis cannabina (Linnaeus, 1758)
Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758)
Carduelis spinus (Linnaeus, 1758)
CORACIIFORMES
CORACIIFORMES
CORACIIFORMES
CORACIIFORMES
CUCULIFORMES
FALCONIFORMES
FALCONIFORMES
FALCONIFORMES
FALCONIFORMES
FALCONIFORMES
GALLIFORMES
GRUIFORMES
GRUIFORMES
GRUIFORMES
GRUIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
Alcedinidae
Coraciidae
Meropidae
Upupidae
Cuculidae
Falconidae
Falconidae
Falconidae
Falconidae
Falconidae
Phasianidae
Gruidae
Rallidae
Rallidae
Rallidae
Aegithalidae
Alaudidae
Alaudidae
Bombycillidae
Certhiidae
Cinclidae
Corvidae
Corvidae
Corvidae
Corvidae
Corvidae
Corvidae
Corvidae
Emberizidae
Emberizidae
Emberizidae
Emberizidae
Emberizidae
Fringillidae
Fringillidae
Fringillidae
Fringillidae
- 168 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Coccothraustes coccothraustes (Linnaeus,
1758)
Fringilla coelebs Linnaeus, 1758
Fringuello
Fringilla montifringilla Linnaeus, 1758
Peppola
Pyirrhula pyirrhula (Linnaeus, 1758)
Ciuffolotto
Serinus serinus (Linnaeus, 1766)
Verzellino
Delichon urbica (Linnaeus, 1758)
Balestruccio
Hirundo rustica Linnaeus, 1758
Rondine
Ptyonoprogne rupestris (Scopoli, 1769)
Rondine montana
Riparia riparia (Linnaeus, 1758)
Topino
Lanius collurio Linnaeus, 1758
Averla piccola
Lanius senator Linnaeus, 1758
Averla capirossa
Anthus spinoletta Linnaeus, 1758
Spioncello
Anthus trivialis Linnaeus, 1758
Prispolone
Motacilla alba Linnaeus, 1758
Ballerina bianca
Motacilla cinerea Tunstall, 1771
Ballerina gialla
Motacilla flava Linnaeus, 1758
Cutrettola
Ficedula hypoleuca Pallas, 1764
Balia nera
Muscicapa striata Pallas, 1764
Pigliamosche
Oriolus oriolus Linnaeus, 1758
Rigogolo
Parus ater Linnaeus, 1758
Cincia mora
Parus caeruleus Linnaeus, 1758
Cinciarella
Parus major Linnaeus, 1758
Cinciallegra
Parus palustris Linnaeus, 1758
Cincia bigia
Passer italiae (Linnaeus, 1758)
Passera italica
Passer montanus (Linnaeus, 1758)
Passera mattugia
Prunella modularis Linnaeus, 1758
Passera scopaiola
Sitta europea Linnaeus, 1758
Picchio muratore
Sturnus vulgaris Linnaeus, 1758
Storno
Acrocephalus arundinaceus Linnaeus, 1758
Cannareccione
Acrocephalus palustris Bechstein, 1798
Cannaiola verdognola
Cettia cetti (Temminck, 1820)
Usignolo di fiume
Hippolais polyglotta (Vieillot, 1817)
Canapino
Phylloscopus bonelli Vieillot, 1819
Luì bianco
Phylloscopus collybita Vieillot, 1817
Luì piccolo
Phylloscopus trochilus Linnaeus, 1758
Luì grosso
Regulus regulus Linnaeus, 1758
Regolo
Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758
Capinera
Sylvia communis Latham, 1787
Sterpazzola
Troglodytes troglodytes (Linnaeus, 1758)
Scricciolo
Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758)
Pettirosso
Luscinia megarhynchos Brehm, 1831
Usignolo
Oenanthe hispanica Linnaeus, 1758
Monachella
Oenanthe oenanthe Linnaeus, 1758
Culbianco
Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochrurus Gmellin, 1789
Phoenicurus phoenicurus Linnaeus, 1758
Codirosso
Saxicola rubetra Linnaeus, 1758
Stiaccino
Turdus iliacus Linnaeus, 1758
Tordo sassello
Frosone
PASSERIFORMES
Fringillidae
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
Fringillidae
Fringillidae
Fringillidae
Fringillidae
Hirundinidae
Hirundinidae
Hirundinidae
Hirundinidae
Laniidae
Laniidae
Motacillidae
Motacillidae
Motacillidae
Motacillidae
Motacillidae
Muscicapidae
Muscicapidae
Oriolidae
Paridae
Paridae
Paridae
Paridae
Passeridae
Passeridae
Prunellidae
Sittidae
Sturnidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Sylviidae
Troglodytidae
Turdidae
Turdidae
Turdidae
Turdidae
Turdidae
Turdidae
Turdidae
Turdidae
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PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Merlo
Tordo bottaccio
Tordela
Cormorano
Torcicollo
Picchio rosso maggiore
Picchio rosso minore
Picchio verde
Tuffetto
Gufo comune
Civetta
Allocco
Turdus merula Linnaeus, 1758
Turdus philomelos Brehm, 1831
Turdus viscivorus Linnaeus, 1758
Phalacrocorax carbo (Linnaeus, 1758)
Jynx torquilla Linnaeus, 1758
Picoides major (Linnaeus, 1758)
Picoides minor (Linnaeus, 1758)
Picus viridis Linnaeus, 1758
Tachybaptus ruficollis (Pallas, 1764)
Asio otus (Linnaeus, 1758)
Athene noctua (Scopoli, 1769)
Strix aluco Linnaeus, 1758
MAMMIFERI (MAMMALIA)
Specie
Nome volgare
Capriolo
Cinghiale
Volpe
Faina
Tasso
Donnola
Serotino comune
Vespertilio smarginato
Nottola di Leisler
Pipistrello albolimbato
Pipistrello nano
Riccio
Crocidura ventre bianco
Toporagno comune
Lepre comune
Silvilago
Moscardino
Ghiro
Scoiattolo
Talpa
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PASSERIFORMES
PELECANIFORMES
PICIFORMES
PICIFORMES
PICIFORMES
PICIFORMES
PODECIPEDIFORMES
STRIGIFORMES
STRIGIFORMES
STRIGIFORMES
Capreolus capreolus (Linnaeus, 1758)
Sus scrofa Linnaeus, 1758
Vulpes vulpes (Linnaeus, 1758)
Martes foina (Erxleben, 1777)
Meles meles (Linnaeus, 1758)
Mustela nivalis Linnaeus, 1766
Eptesicus serotinus (Schreber, 1774)
Myotis emarginatus (Geoffroy E., 1806)
Nyctalus leisleri (Kuhl, 1818)
Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1817)
Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774)
Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758
Crocidura leucodon (Hermann, 1780)
Sorex araneus Linnaeus, 1758
Lepus europaeus (Pallas, 1778)
Sylvilagus floridanus (Allen, 1890)
Muscardinus avellanarius (Linnaeus,
1758)
Myoxus glis (Linnaeus, 1766)
Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758
Talpa europaea (Linnaeus, 1758)
Ordine
Turdidae
Turdidae
Turdidae
Phalacrocoracidae
Picidae
Picidae
Picidae
Picidae
Podicipedidae
Strigidae
Strigidae
Strigidae
Famiglia
ARTIODACTYLA
ARTIODACTYLA
CARNIVORA
CARNIVORA
CARNIVORA
CARNIVORA
CHIROPTERA
CHIROPTERA
CHIROPTERA
CHIROPTERA
CHIROPTERA
INSECTIVORA
INSECTIVORA
INSECTIVORA
LOGOMORPHA
LOGOMORPHA
Cervidae
Suidae
Canidae
Mustelidae
Mustelidae
Mustelidae
Vespertilionidae
Vespertilionidae
Vespertilionidae
Vespertilionidae
Vespertilionidae
Erinaceidae
Soricidae
Soricidae
Leporidae
Leporidae
RODENTIA
Myoxidae
RODENTIA
RODENTIA
SORICOMORPHA
Myoxidae
Sciuridae
Talpidae
Tabella 3.4-2 – Principali specie animali di interesse
3.4.3.2 Fase di esercizio
3.4.3.2.1 Rete di distribuzione
La rete di distribuzione sarà realizzata interrata e la superficie sarà ripristinata come in
ante operam. Con il ripristino totale degli habitat di riferimento per la fauna, gli impatti sono
da ritenersi nulli.
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PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
3.4.3.2.2 Centrale di cogenerazione per teleriscaldamento WEDGE POWER
L’impatto dell’opera relativamente alla fauna si traduce essenzialmente in una sottrazione
degli habitat favorevoli per la sopravvivenza e la riproduzione delle specie e all’immissione
di inquinanti atmosferici potenzialmente dannosi.
Si ricorda in ogni caso che:
•
Le superfici sottratte alla componente faunistica
faunistica sono costituite da habitat
fortemente antropizzati, dove vivono specie sinantropiche, quindi abituate alla
presenza umana, e generalmente di scarsa valenza faunistica.
•
Non vengono sottratti gli habitat a più elevata naturalità e quindi non si intaccano gli
ambienti vitali di riferimento per le specie selvatiche.
•
Per quanto riguarda gli inquinanti atmosferici non sono segnalate particolari criticità
(per l’analisi di dettaglio della componente atmosfera vedi paragrafo 3.1), in quanto
i lievi innalzamenti delle concentrazioni degli inquinanti presso la centrale non
risultano rilevanti per la fauna sinantropica già adattata all’ambiente urbano e
industrializzato ivi presente. Considerando l’opera nel suo insieme è invece da
sottolineare un impatto positivo dovuto alla riduzione delle emissioni in atmosfera di
CO2 e di NOX, come conseguenza della migliore efficienza dell’impianto di
teleriscaldamento in cogenerazione rispetto ai singoli impianti di riscaldamento.
•
L’opera nel suo complesso prevede la realizzazione di mitigazioni a verde con
essenze arbustive e arboree (area verde di 4476 mq con 113 piante tra cui faggi,
platani, robinie e tigli), che, seppure limitatamente, costituiscono un arricchimento
della diversità ecologica in un contesto fortemente antropizzato.
3.4.3.2.3 Centrale di cogenerazione AGC
L’impatto dell’opera relativamente alla fauna si traduce essenzialmente in una sottrazione
degli habitat favorevoli per la sopravvivenza e la riproduzione delle specie e all’immissione
di inquinanti atmosferici potenzialmente dannosi.
Si ricorda in ogni caso che:
•
Le superfici sottratte alla componente faunistica sono costituite da habitat
fortemente antropizzati, dove vivono specie sinantropiche, quindi abituate alla
presenza umana, e generalmente di scarsa valenza faunistica.
•
Non vengono sottratti gli habitat a più elevata naturalità e quindi non si intaccano gli
ambienti vitali di riferimento per le specie selvatiche.
•
Per quanto riguarda gli inquinanti atmosferici non sono segnalate particolari criticità
(per l’analisi di dettaglio della componente atmosfera vedi paragrafo 3.1), in quanto
i lievi innalzamenti delle concentrazioni degli inquinanti presso la centrale non
risultano rilevanti per la fauna sinantropica già adattata all’ambiente urbano e
industrializzato ivi presente. Considerando l’opera nel suo insieme è invece da
- 171 -
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Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
sottolineare un impatto positivo dovuto alla riduzione delle emissioni in atmosfera di
CO2 e di NOX, come conseguenza della migliore efficienza dell’impianto di
teleriscaldamento in cogenerazione rispetto ai singoli impianti di riscaldamento.
•
L’opera nel suo complesso prevede la realizzazione di mitigazioni a verde con
essenze arbustive e arboree (area verde
verde di 4476 mq con 113 piante tra cui faggi,
platani, robinie e tigli), che, seppure limitatamente, costituiscono un arricchimento
della diversità ecologica in un contesto fortemente antropizzato.
3.4.3.3 Fase di cantiere
Durante le attività di cantiere gli impatti
impatti sono fondamentalmente legati al disturbo arrecato
alla fauna dalle attività umane, in relazione a emissioni rumorose, luminose (ad esempio al
crepuscolo o di notte) e di inquinanti ad opera dei mezzi.
In considerazione di ciò l’area di cantiere, vista anche la presenza umana, diventa in
pratica non occupabile stabilmente dalla fauna. Per le aree circostanti il disturbo è legato
esclusivamente alle emissioni dal momento che non è prevista la presenza umana al di
fuori dell’area di cantiere e delle vie di comunicazione utilizzate dai mezzi.
Per quanto riguarda gli inquinanti atmosferici non sono segnalate particolari criticità (per
l’analisi di dettaglio della componente atmosfera vedi paragrafo 3.1), in quanto i lievi
innalzamenti delle concentrazioni degli inquinanti presso le aree di cantiere non risultano
rilevante per la fauna sinantropica già adattata all’ambiente urbano e industrializzato ivi
presente.
Per l’inquinamento luminoso è da ricordarsi che le attività
attività di cantiere saranno svolte
esclusivamente in periodo diurno. In ogni caso non è prevista l’installazione di torri-faro,
per cui il disturbo arrecato alla fauna crepuscolare e notturna nelle sere invernali, è limitato
ai faretti portatili e alle luci dei mezzi. Tale illuminazione non si discosta particolarmente
dalla normale illuminazione del contesto periurbano e industriale in cui è localizzata l’area
di intervento.
Per l’inquinamento acustico le lavorazioni più rumorose possono disturbare e/o spaventare
la fauna, anche nelle aree circostanti. In caso di lavorazioni di breve durata, la fauna tende
e rioccupare i siti lasciati nel volgere di poco tempo dal termine delle lavorazioni. In
occasione di lavorazioni protratte nel tempo, entro una soglia di inquinamento acustico
dell’ordine di grandezza dei limiti di legge applicati all’uomo, subentra un certo
adattamento da parte della fauna, che porta molte specie a rioccupare gradualmente i siti
abbandonati, anche in presenza della sorgente di rumore (esempio:
(esempio: adattamento delle
specie sinantropiche al clima acustico cittadino).
3.4.3.3.1 Centrale di cogenerazione per teleriscaldamento WEDGE POWER
In relazione all’area disturbata e alla qualità faunistica della risorsa l’impatto è da ritenersi
trascurabile.
- 172 Studio Progetto Ambiente
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PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
3.4.3.3.2 Centrale di cogenerazione AGC
In relazione all’area disturbata e alla qualità faunistica della risorsa l’impatto è da ritenersi
trascurabile.
3.4.3.3.3 Rete di distribuzione
Oltre agli impatti di cantiere descritti in precedenza, la posa della condotta espone la
componente faunistica ad un impatto potenzialmente molto negativo nella realizzazione
dell’attraversamento del torrente Gesso.
Nel caso di interruzione completa dell’alveo con pompaggio delle acque a valle
dell’intervento si crea di fatto un ostacolo insormontabile agli
agli spostamenti dell’ittiofauna
che soprattutto nel periodo primaverile risale i torrenti per la fase riproduttiva. In ogni caso
le lavorazioni saranno concentrate in estate quando il torrente Gesso presenta già periodi
di secca totale anche a causa dei numerosi
numerosi prelievi a monte dell’abitato di Cuneo. La
cantierizzazione prevede comunque diverse modalità operative (scavo di un canale o uso
di tomboni) che garantiscono la continuità del flusso fluviale durante tutta la fase di posa
della condotta.
L’analogo impatto sull’avifauna che frequenta l’alveo del torrente Gesso è minimo in
quanto i lavori occupano per pochi mesi una superficie limitata e concentrata in un’area a
vocazione turistico-ricreativa, più che naturalistica, arrecando minimo disturbo ai nidi e alle
attività degli uccelli.
3.4.3.4 Sintesi degli impatti
L’analisi della componente fauna in base alla metodologia illustrata nel Paragrafo 1.2
NON evidenzia la presenza di impatti critici, come evidenziato dalla tabella riassuntiva nel
Paragrafo 5.1.
In particolare il rango del fattore ambientale “Specie delle aree urbane e agricole” nel
contesto oggetto di analisi risulta pari a 6 in quanto caratterizzabile come indicato nel
seguito:
•
capacità di carico: non raggiunta;
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: non strategica.
Il rango del fattore ambientale “Specie di ambiti naturali e seminaturali” risulta pari a 3, in
quanto caratterizzabile, nel contesto oggetto
oggetto di analisi, come indicato nel seguito:
•
capacità di carico: superata;
•
scarsità: rara;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
- 173 -
Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
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Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
•
rilevanza: non strategica.
Per quanto riguarda gli impatti, questi sono da considerarsi lievi e reversibili a breve
termine durante tutte le fasi di cantiere rumorose (come le demolizioni, gli scavi,
l’esecuzione dei diaframmi e i getti). Oltre agli impatti di cantiere, la posa della condotta
nell’ dell’attraversamento del torrente Gesso espone la componente faunistica ad un
impatto potenzialmente molto negativo. Nel caso di interruzione completa dell’alveo con
pompaggio delle acque a valle dell’intervento si crea di fatto un ostacolo insormontabile
agli spostamenti dell’ittiofauna che soprattutto nel periodo primaverile risale i torrenti per la
fase riproduttiva. In ogni caso le lavorazioni saranno concentrate in estate quando il
torrente Gesso presenta già periodi di secca totale anche a causa dei numerosi prelievi a
monte dell’abitato di Cuneo. La cantierizzazione prevede comunque diverse modalità
operative (scavo di un canale o uso di tomboni) che garantiscono la continuità del flusso
fluviale durante tutta la fase di posa della condotta. In questo caso tale impatto è da
ritenersi di lieve entità e reversibile a breve termine.
L’impatto di esercizio legato alla condotta e alla rete di distribuzione è da ritenersi nullo in
quanto gli scavi saranno completamente ripristinati al termine dei lavori. Gli impatti legati
all’esercizio delle centrali sono in genere nulli.
3.4.4 Ecosistemi
3.4.4.1 Habitat
L’area è fortemente antropizzata. Gli Habitat presenti in ambito di studio sono
essenzialmente:
•
habitat urbano, rappresentato dalle aree edificate, tra cui anche l’area industriale in
cui saranno costruite le centrali di cogenerazione;
•
habitat agricolo, rappresentato dalle zone coltivate attraverso le quali è realizzata la
condotta del teleriscaldamento che servirà la città di Cuneo;
•
habitat spondale, rappresentato dalle sponde del torrente Gesso (passaggio della
condotta);
•
habitat fluviale, rappresentato
rappresentato dal torrente Gesso (passaggio della condotta).
3.4.4.2 Reti ecologiche
Il concetto di rete ecologica indica l’insieme di unità ecosistemiche di alto valore
naturalistico (aree nucleo), interconnesse da un sistema di elementi connettivi (corridoi
ecologici e tappe di passaggio), con funzione di mantenimento delle dinamiche di
dispersione degli organismi biologici e della vitalità di popolazioni e comunità.
In Piemonte la rete ecologica è sviluppata principalmente a due livelli. Uno regionale,
elaborato all’interno del Piano Paesistico Regionale (PPR), di cui è riportato uno stralcio in
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(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.4-20, e uno provinciale, elaborato contestualmente al Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale (PTCP), di cui è riportato uno stralcio in Figura 3.4-21.
Figura 3.4-20 – Estratto del Piano Paesistico Regionale con legenda della Rete Ecologica Regionale
Analizzando la Rete Ecologica Regionale, il territorio comunale di Cuneo presenta
un’area urbanizzata coincidente con il centro cittadino, mentre il resto è considerato
“Contesto periurbano di rilevanza regionale”.
Riveste una notevole importanza il contesto fluviale dei greti e delle scarpate dei torrenti
Gesso e Stura, che rientra in massima parte in una “Zona naturale di salvaguardia”, e che
costituisce il nodo principale e ospita i nodi secondari della rete ecologica, rappresentati
dalle riserve naturali del parco fluviale. Lungo tale
tale contesto si sviluppano anche i principali
corridoi ecologici della zona, in parte da mantenere e in alcuni tratti da potenziare, come il
corridoio sotteso dal torrente Gesso immediatamente a valle di Borgo San Dalmazzo,
tratto in cui il torrente patisce molti periodi di secca indotti dai pesanti prelievi a scopo
agricolo e industriale realizzati a monte.
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Figura 3.4-21 – Estratto del PTCP con legenda Rete Ecologica
A livello provinciale, il PTCP conferma quanto contenuto nel PPR in merito alla Rete
Ecologica, riportando i confini dell’area protetta del Parco Fluviale Gesso e Stura.
3.4.4.3 Impatti in Fase di esercizio
3.4.4.3.1 Rete di distribuzione
La rete di distribuzione sarà realizzata interrata e la superficie sarà ripristinata come in
ante operam. In conseguenza di ciò gli impatti a carico degli habitat interferiti e degli
elementi della rete ecologica sono da ritenersi nulli.
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(Utenze pubbliche e private)
3.4.4.3.2 Centrale di cogenerazione per teleriscaldamento WEDGE POWER
La sottrazione di habitat per la realizzazione della centrale è da ritenersi trascurabile in
quanto si tratta di habitat urbano già occupato da unità produttive. Relativamente alle
emissioni atmosferiche di inquinanti in grado di alterare i vicini habitat di tipo agricolo (vedi
paragrafo 3.1 – Atmosfera), tale impatto a livello locale è da ritenersi trascurabile vista
l’esiguità dell’emissione e la tipologia di habitat. Si ricorda inoltre che a livello di area vasta
l’impatto risulta essere fortemente positivo in quanto il computo emissivo di inquinanti
atmosferici prevede una riduzione delle emissioni in conseguenza della maggiore
efficienza degli impianti di cogenerazione rispetto agli attuali sistemi di produzione e di
distribuzione di energia.
Non si verificano interferenze con la rete ecologica.
3.4.4.3.3 Centrale di cogenerazione AGC
La sottrazione di habitat per la realizzazione della centrale è da ritenersi trascurabile in
quanto si tratta di habitat urbano già occupato da unità produttive. Relativamente alle
emissioni atmosferiche di inquinanti in grado di alterare i vicini habitat di tipo agricolo (vedi
paragrafo 3.1 – Atmosfera), tale impatto a livello locale è da ritenersi trascurabile vista
l’esiguità dell’emissione e la tipologia di habitat. Si ricorda inoltre che a livello di area vasta
l’impatto risulta essere fortemente positivo in quanto il computo emissivo di inquinanti
atmosferici prevede una riduzione delle emissioni in conseguenza della maggiore
efficienza degli impianti di cogenerazione rispetto agli attuali sistemi di produzione e di
distribuzione di energia.
Non si verificano interferenze con la rete ecologica.
3.4.4.4 Impatti in Fase di costruzione
Durante la fase di costruzione saranno operativi
operativi un cantiere per la realizzazione della rete
di distribuzione e un cantiere per la realizzazione delle centrali all’interno del complesso
AGC.
3.4.4.4.1 Rete di distribuzione
Il cantiere per la realizzazione della condotta interferisce con gli habitat spondali e fluviali
del torrente Gesso e con gli elementi della rete ecologica rappresentati da tali habitat. Tale
interferenza insiste di volta in volta su superfici limitate e per brevi periodi di tempo, al
termine dei quali la funzionalità degli habitat e degli elementi
elementi della rete ecologica sono
completamente ripristinate.
Un impatto potenzialmente molto negativo a carico del corridoio ecologico fluviale
rappresentato dal torrente Gesso è dato dall’interruzione del torrente per la realizzazione
dello scavo della condotta. Nel caso di interruzione completa dell’alveo con pompaggio
delle acque a valle dell’intervento si crea di fatto un ostacolo insormontabile agli
spostamenti dell’ittiofauna che soprattutto nel periodo primaverile risale i torrenti per la
fase riproduttiva. In ogni caso le lavorazioni saranno concentrate in estate quando il
torrente Gesso presenta già periodi di secca totale anche a causa dei numerosi prelievi a
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monte dell’abitato di Cuneo. La cantierizzazione prevede comunque diverse modalità
operative (scavo di un canale o uso di tomboni) che garantiscono la continuità del flusso
fluviale durante tutta la fase di posa della condotta.
teleriscaldamento WEDGE POWER
3.4.4.4.2 Centrale di cogenerazione per teleriscaldamento
L’area di cantiere è localizzata interamente all’interno di una grande struttura per la
produzione, di conseguenza l’impatto è da ritenersi trascurabile.
3.4.4.4.3 Centrale di cogenerazione AGC
L’area di cantiere è localizzata interamente all’interno di una grande struttura per la
produzione, di conseguenza l’impatto è da ritenersi trascurabile.
3.4.4.5 Sintesi degli impatti
L’analisi della componente habitat in base alla metodologia illustrata nel Paragrafo 1.2
NON evidenzia la presenza di impatti critici, come evidenziato dalla tabella riassuntiva nel
Paragrafo 5.1.Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.
Nello specifico il rango del fattore ambientale “Habitat” è risultato pari a 3 in quanto, nel
contesto oggetto di analisi, è caratterizzabile
caratterizzabile come indicato nel seguito:
•
capacità di carico: eguagliata;
•
scarsità: rara;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: strategica.
Gli impatti relativi a questo fattore ambientale risultano in genere non significativi. Per
quanto riguarda l’habitat spondale e l’habitat fluviale l’impatto è da ritenersi lieve e
reversibile a breve termine durante la fase di realizzazione della condotta.
Non si prevede viceversa la perdita di funzionalità degli habitat circostanti.
Il rango del fattore ambientale “Rete Ecologica” risulta pari a 3, in quanto caratterizzabile,
nel contesto oggetto di analisi, come indicato nel seguito:
•
capacità di carico: eguagliata;
•
scarsità: rara;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: strategica.
In fase di esercizio gli impatti sono da considerare in genere nulli.
Durante la fase di costruzione gli impatti sono in genere lievi e reversibili a breve termine.
Un impatto potenzialmente molto negativo a carico del corridoio ecologico fluviale
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rappresentato dal torrente Gesso è dato dall’interruzione del torrente per la realizzazione
dello scavo della condotta. Nel caso di interruzione completa dell’alveo con pompaggio
delle acque a valle dell’intervento si crea di fatto un ostacolo insormontabile agli
spostamenti dell’ittiofauna che soprattutto nel periodo primaverile risale i torrenti per la
fase riproduttiva. In ogni caso le lavorazioni saranno concentrate in estate quando il
torrente Gesso presenta già periodi di secca totale anche a causa dei numerosi prelievi a
monte dell’abitato di Cuneo. La cantierizzazione prevede comunque diverse modalità
operative (scavo di un canale o uso di tomboni) che garantiscono la continuità del flusso
fluviale durante tutta la fase di posa della condotta.
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3.5
Rumore
Per ciò che concerne le componenti Rumore si rimanda alla Valutazione di Impatto
Acustico redatta ai sensi della D.G.R. 2 febbraio 2004, n. 9-11616 della Regione Piemonte
contenuta nell’Elaborato B-4.
La valutazione di impatto acustico ha richiesto una preliminare caratterizzazione dell’area
effettuata attraverso una specifica campagna di rilievi fonometrici che hanno documentato
la sostanziale conformità degli attuali livelli di rumore a quanto indicato dalla Zonizzazione
Acustica Comunale relativamente all’ambito di interesse.
Per la valutazione del livelli di impatto in fase di esercizio, limitati alle solo centrali non
essendo ipotizzabili alterazioni del clima acustico direttamente riconducibili alla rete di
teleriscaldamento, sono state sviluppate dettagliate simulazioni modellistiche
modellistiche utilizzando
come dati emissivi i risultati di una campagna fonometrica effettuata in corrispondenza di
un impianto caratterizzato dalla presenza di sorgenti sonore analoghe a quelle previste in
progetto. Gli esiti delle valutazioni hanno documentato
documentato un pieno rispetto dei limiti di
emissioni ed un possibile superamento del limite differenziale in periodo notturno. In fase
di collaudo acustico delle centrali qualora si constatasse l’effettivo mancato rispetto del
limite differenziale saranno posti
posti in essere adeguati interventi mitigativi quali:
•
miglioramento fonoisolamento lato interno del fabbricato;
•
miglioramento del fonoassorbimento all'interno del locale macchine:
•
schermature laterali alle caldaie.
Si ritiene opportuno sottolineare che tutti gli
gli interventi previsti possono essere
agevolmente attuati anche a centrale ultimata.
Relativamente alla fase di cantiere, le valutazioni quali-quantitative effettuate, hanno
documentato un’inevitabile alterazione dei livelli di rumore ambientale che, in ogni caso,
risulta reversibile e che potrà essere limitata attraverso interventi di mitigazione quali ad
esempio barriere mobili. Sarà cura delle imprese che opereranno verificare la necessità di
un’eventuale richiesta in deroga dei limiti acustici.
Nel paragrafo successivo si riporta, per la suddetta componente, la sintesi degli impatti
secondo la metodologia proposta nell’ambito del presente studio.
3.5.1 Sintesi degli impatti
L’analisi della componente rumore,
rumore, in base alla metodologia illustrata nel Paragrafo 1.2,
NON evidenzia la presenza di impatti critici come dimostrato nelle tabelle di sintesi delle
valutazioni degli impatti riportate al Paragrafo 5.1.
Nello specifico il rango della componente è risultato essere pari a 4, essendo il fattore
acustico", nel contesto oggetto di analisi
ambientale "Caratterizzazione del clima acustico",
caratterizzabile come indicato nel seguito:
•
capacità di carico: eguagliata;
- 180 -
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(Utenze pubbliche e private)
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: strategica.
In termini di impatti nella fase di cantiere sono stati rilevati esclusivamente impatti
lievemente negativi. Per quanto concerne la fase di esercizio gli impatti sono nulli ad
eccezione delle emissioni sonore generate
generate dal funzionamento delle Centrali che
determinano impatti lievemente negativi, reversibili a breve termine e comunque conformi
ai limiti di legge.
Si ritiene opportuno ribadire che il giudizio espresso ipotizza la posa in essere di tutti gli
interventi indicati e la realizzazione delle opere a regola d’arte.
- 181 Studio Progetto Ambiente
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(Utenze pubbliche e private)
3.6
Vibrazioni
Nel seguito vengono descritti gli impatti potenziali per la componente vibrazioni connessi
alla fase di costruzione dell’opera, infatti la fase di esercizio delle nuove centrali e della
rete di teleriscaldamento non determina fenomeni vibrazionali significativi.
Le stime previsionali, secondo il metodo di calcolo che riproduce il fenomeno fisico di
propagazione delle onde di vibrazione originate per esempio dall’impiego di un
macchinario operativo, sono finalizzate alla valutazione del disturbo alle persone all’interno
del loro ambiente abitativo.
3.6.1 Normativa di riferimento
A differenza del rumore ambientale, regolamentato a livello nazionale dalla Legge Quadro
n. 447/95, non esiste al momento
momento alcuna legge che stabilisca limiti quantitativi per
l’esposizione alle vibrazioni. Esistono invece numerose norme tecniche, emanate in sede
nazionale ed internazionale, che costituiscono un utile riferimento per la valutazione del
disturbo e del danno in edifici interessati da fenomeni vibrazionali.
Per quanto riguarda il disturbo alle persone, i principali riferimenti sono costituiti dalla
norma ISO 2631 / Parte 2 “Evaluation of human exposure to whole body vibration /
vibration in buildings (1 to 80 Hz)”. La norma assume
“Continuous and shock-induced vibration
particolare rilevanza pratica poiché ad essa fanno riferimento le norme tecniche per la
redazione degli Studi di Impatto Ambientale relativi alla componente ambientale
“Vibrazioni”, contenute nel D.P.C.M. 28/12/1988. Ad essa, seppur con alcune non
trascurabili differenze, fa riferimento la norma UNI 9614 “Misura delle vibrazioni negli
edifici e criteri di valutazione del disturbo”.
I danni agli edifici determinati dalle vibrazioni vengono trattati dalla UNI 9916 "Criteri di
misura e valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici", norma in sostanziale
accordo con i contenuti tecnici della ISO 4866 e in cui vengono richiamate le norme DIN
4150 e BS 7385. Nel mese di Aprile 2004 è stata pubblicata la
la norma UNI9916:2004 in
revisione della norma UNI9916:1991. La norma già nella versione del 1991 fornisce una
guida per la scelta di appropriati metodi di misura, di trattamento dei dati e di valutazione
dei fenomeni vibratori allo scopo di permettere anche
anche la valutazione degli effetti delle
vibrazioni sugli edifici, con riferimento alla loro risposta strutturale ed integrità
architettonica.
3.6.1.1 Esposizione umana alle vibrazioni
3.6.1.1.1 Norma ISO 2631/2
La ISO 2631-2 si applica a vibrazioni trasmesse da superfici solide
solide lungo gli assi x, y e z
per persone in piedi, sedute o coricate.
La norma definisce tre curve base per le accelerazioni e tre curve base per le velocità (in
funzione delle frequenze di centro banda definite per terzi di ottava) che rappresentano le
curve approssimate di uguale risposta in termini di disturbo, rispettivamente per le
accelerazioni riferite all'asse Z, agli assi X,Y e alla combinazione dei tre assi (i valori
numerici delle curve base sono riportati in Tabella 3.6-1 e Figura 3.6-1).
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2
-3
Accelerazione in m/s *10
Frequenza
[Hz]
Asse Z
Assi X-Y
Assi combinati
1
10.00
3.60
3.60
1.25
8.90
3.60
3.60
1.6
8.00
3.60
3.60
2
7.00
3.60
3.60
2.5
6.30
4.51
3.72
3.15
5.70
5.68
3.87
4
5.00
7.21
4.07
5
5.00
9.02
4.30
6.3
5.00
11.40
4.60
8
5.00
14.40
5.00
10
6.30
18.00
6.30
12.5
7.81
22.50
7.80
16
10.00
28.90
10.00
20
12.50
36.10
12.50
25
15.60
45.10
15.60
31.5
19.70
56.80
19.70
40
25.00
72.10
25.00
50
31.30
90.20
31.30
63
39.40
114.00
39.40
80
50.00
144.00
50.00
Tabella 3.6-1 – Valori numerici per le curve base delle accellerazioni (ISO 2631-2)
Figura 3.6-1 – Rappresentazione delle tre componenti in funzione della posizione del corpo
3.6.1.1.2 Norma UNI 9614
La norma è sostanzialmente in accordo con la ISO 2631-2. Tuttavia, sebbene le modalità
di misura siano le stesse, la valutazione del disturbo è effettuata sulla base del valore di
accelerazione r.m.s. ponderato in frequenza, il quale è confrontato con una serie di valori
limite dipendenti dal periodo di riferimento (giorno, dalle 7:00 alle 22:00, e notte, dalle
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22:00 alle 7:00) e dalle destinazioni d'uso degli edifici. Generalmente, tra le due norme, la
UNI 9614 si configura come più restrittiva.
3.6.1.1.3 Norma UNI 11048
La norma, sperimentale, definisce i metodi di misurazione delle vibrazioni e degli urti
trasmessi agli edifici ad opera di sorgenti esterne o interne agli edifici stessi, al fine di
valutare il disturbo arrecato ai soggetti esposti. Essa affianca la UNI 9614. Nel progetto di
norma non sono riportati valori limite o di accettabilità, che potranno essere individuati solo
correlando i dati acquisiti con i nuovi metodi
metodi di misura suggeriti dalla norma con il grado di
disturbo arrecato dalle vibrazioni.
3.6.1.2 Esposizione degli edifici alle vibrazioni
3.6.1.2.1 Norma UNI 9916
I danni agli edifici determinati dalle vibrazioni vengono trattati dalla UNI 9916 "Criteri di
misura e valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici", norma in sostanziale
accordo con i contenuti tecnici della ISO 4866 e in cui vengono richiamate le norme DIN
4150 e BS 7385. Nel mese di Aprile 2004 è stata pubblicata la norma UNI9916:2004 in
revisione della norma UNI9916:1991. La norma già nella versione del 1991 fornisce una
guida per la scelta di appropriati metodi di misura, di trattamento dei dati e di valutazione
dei fenomeni vibratori allo scopo di permettere anche la valutazione degli effetti delle
vibrazioni sugli edifici, con riferimento alla loro risposta strutturale ed integrità
architettonica.
Nella revisione del 2004 la norma si amplia in taluni aspetti descrittivi ed informativi relativi
alle caratteristiche generali del fenomeno vibratorio, alle
alle caratteristiche degli edifici
rilevanti ai fini della valutazione della risposta, alla misurazione delle vibrazioni e al
trattamento dei dati. E’ stata invece rimossa l’Appendice relativa alla classificazione degli
edifici secondo la resistenza meccanica
meccanica alle vibrazioni, che teneva conto di fattori quali il
tipo di costruzione, il tipo di fondazione, il tipo di terreno, ecc. L’appendice non costituiva in
realtà parte integrante della norma, ma aveva carattere informativo.
3.6.1.2.2 Valori di riferimento indicati dalle DIN 4150, BS 7385, SN 640312
Entrambe fanno riferimento alla p.c.p.v. “peak component particle velocity”. Nei casi in cui
il valore di riferimento fornito dalle norme, con il quale la p.c.p.v. deve essere confrontata,
varia con la frequenza, si rende
rende necessaria l’individuazione delle frequenze dominanti.
I valori di riferimento indicati sono quelli al di sotto dei quali, salvo casi particolari, è
ragionevole presumere che non vi sia danno; il superamento degli stessi non implica
necessariamente il verificarsi del danno, ma un segnale della necessità di analisi più
approfondite.
La norma DIN 4150 considera tre classi di edifici (edifici industriali e simili, edifici
residenziali e simili, altri edifici non industriali né residenziali da tutelare) e prevede la
misurazione ed il controllo del livello di vibrazione sia in fondazione (per tutte e tre le
componenti) che ai piani superiori, con particolare riferimento al piano più elevato per la
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componente orizzontale. Tali misurazioni forniscono un quadro della risposta globale
dell’edificio; sono inoltre necessarie misurazioni relative alla risposta dei solai ai singoli
piani, che possono essere limitate alla misurazione della componente verticale della
velocità, registrata al centro del solaio.
I valori di riferimento sono distinti per vibrazioni di breve durata (cioè tali da escludere
problemi di fatica e amplificazioni dovute a risonanza nella struttura interessata) e per
vibrazioni durature.
La norma BS 7385, parte 2 tratta solo il caso di vibrazioni trasmesse
trasmesse dal terreno, i valori di
riferimento sono relativi a misurazioni in fondazione e applicabili solo ad edifici bassi (fino
a 3 piani).
La norma BS 5228 riguarda il controllo delle vibrazioni nel caso di battitura di pali e ha
come grandezza di riferimento la “peak particle velocity”, cioè il picco nel tempo del
modulo del vettore velocità, p.p.v., così come definito nella norma UNI9916:2004. La
norma prescrive anche la misurazione delle vibrazioni ai piani alti dell’edificio.
La norma SN 640312 riguarda le vibrazioni provocate nelle costruzioni dalle attività di
macchine di cantiere, dal traffico su strada e ferroviario e dallo scoppio delle mine e
considera come grandezza di riferimento la “peak particle velocity”.
3.6.1.3 Esposizione delle apparecchiature sensibili alle vibrazioni
3.6.1.3.1 ISO/TS 10811-2:2000 “Mechanical vibration and shock - Vibration and shock in
buildings with sensitive equipment - Part 2: Classification” h sensitive equipment
- Part 2: Classification”
Le norme ISO 10811-1 e ISO 10811-2 descrivono le modalità di misura, valutazione e
classificazione delle vibrazioni e degli urti a carico di edifici che accolgono
equipaggiamenti sensibili.
In particolare la norma ISO/TS 10811-1 definisce un metodo per la classificazione degli
urti e delle vibrazioni negli edifici a partire da misure. Il sistema di classificazione delle
condizioni di vibrazioni ambientali rappresenta una linea guida per i progettisti, costruttori e
utilizzatori di attrezzature sensibili agli urti e alle vibrazioni, e per i costruttori di immobili.
Vengono considerati gli urti e le vibrazioni che, da solai, tavoli, pareti, soffitti o dai sistemi
di smorzamento, ecc., vengono trasmessi ad una attrezzatura sensibile. Le sorgenti
possono essere classificate in tre tipologie:
•
Sorgenti esterne, ad esempio il traffico stradale, ferroviario o aereo, i lavori di
costruzione (realizzazione pali di fondazione, demolizioni, ecc.).
•
Attrezzature e macchine per uso industriale collocate all’interno degli edifici, come
ad esempio presse, martelli, attrezzature
attrezzature rotanti, movimentazione carroponti, ecc.
•
Attività umane correlate all’utilizzo delle attrezzature sensibili, come ad esempio il
calpestio su pavimenti, in particolare quelli galleggianti.
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Il campo di frequenze di interesse è compreso tra 2 Hz e 200 Hz, anche se normalmente
le frequenze dominanti si collocano al di sotto dei 100 Hz perchè rappresentano la risposta
dell’edificio alle sollecitazioni dinamiche.
I criteri di velocità vibrazionale massima ammissibile per la strumentazione di precisione
sono basati sul riconoscimento dei singoli eventi disturbanti determinati dalla singola
sorgente. Questo è giustificato dal fatto che è molto poco probabile che due eventi di
differente origine, anche se generati nello stesso istante temporale, possano essere
coerenti in fase e quindi considerati additivi.
3.6.2 Stato attuale
3.6.2.1 Descrizione dell’ambito di studio, tipologie edilizie e sensibilità dei ricettori
Come descritto nei paragrafi precedenti, l'analisi relativa al progetto può essere effettuata
su due ambiti distinti:
•
Ambito territoriale di insediamento delle Centrali;
•
Ambiti territoriali interferiti dalla realizzazione della rete di teleriscaldamento.
3.6.2.1.1 Ambito territoriale di insediamento delle Centrali
L’area di intervento è localizzata in un contesto periurbano rispetto al centro abitato di
Cuneo e immediatamente a ridosso della SP 564 di collegamento tra Cuneo e Mondovì.
L’area all’interno della quale saranno edificate le centrali rientra già in quello che il PRG di
Cuneo definisce nella tavola relativa all’assetto
all’assetto urbanistico come “TC7” ovvero Tessuti per
attività produttive, normati dall’Art.46 delle Norme di Attuazione (Tessuto esistente a
prevalente destinazione produttiva artigianale – industriale a bassa permeabilità. Tipologia
prevalente: grandi e medie strutture per la produzione).
La localizzazione dell’impianto in progetto è, in parte, all’interno dell’area industriale della
AGC. In Figura 3.6-2 viene riportata l'ubicazione delle centrali in progetto.
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a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.6-2 - Localizzazione dell'impianto e area di studio
L’area di intervento, compresa tra Via Torre Frati e Via Genova, è caratterizzata da un
contesto misto, prevalentemente terziario ma con sparute presenze residenziali.
L’immediato intorno del lotto è caratterizzato dalla presenza di insediamenti industriali,
commerciali e rurali.
Nell’area di potenziale interazione del nuovo impianto non sono presenti edifici
particolarmente sensibili quali scuole, ospedali, ospizi e case di cura.
Le fotografie contenute in Figura 3.6-3 visualizzano il sito previsto per il nuovo impianto.
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Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.6-3 - Area di intervento
Le fotografie in Figura 3.6-4 visualizzano il sistema edificato presente nell’immediato
intorno dell’area di intervento.
via Frati (a sx) e via Genova (a dx)
Figura 3.6-4 - Ricettori più esposti: via
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(Utenze pubbliche e private)
A sud dell'area di intervento i ricettori più significativi dal punto dell’impatto
dell’impatto vibrazionale
sono dislocati lungo la SP564, civicamente denominata via Genova, e sono costituiti da
alcuni edifici residenziali a 2 piani f.t. illustrati nella figura di destra.
Il restante edificato nell'ambito di studio è dislocato essenzialmente lungo la SP564. Ad
ovest, lungo tale viabilità, si segnala infine la presenza di sporadici edifici residenziali di
2/4 piani f.t. comunque a distanze non inferiori ai 180 m dal limite dell'area di intervento.
3.6.2.1.2 Ambiti territoriali interferiti dalla realizzazione della rete di teleriscaldamento
Le tipologie edilizie interessate dai lavori di realizzazione della rete di teleriscaldamento
sono molteplici e caratterizzate da diverse sensibilità.
In relazione alla sensibilità alle vibrazioni dei ricettori presenti, si può fare riferimento alle
classi di sensibilità stilabili sulla base della mera destinazione d’uso dell’immobile in
conformità con la Norma UNI 9614, a prescindere quindi da considerazioni locali quali ad
esempio lo stato di conservazione, la tipologia costruttiva dell'immobile, ecc.
Utilizzando i dati forniti dalla classificazione acustica comunale e dal Piano Regolatore
della Città di Cuneo (cfr. Figura 3.6-5), è possibile individuare le aree appartenenti alla
Classe I, definite già per la loro destinazione d’uso, come “particolarmente protette”.
In quest’ottica si riporta un primo screening di edifici
edifici sensibili per i quali dovrà essere
posta particolare attenzione durante lo svolgimento dei lavori di realizzazione della rete:
•
Liceo Linguistico Via Savigliano 8/B;
•
Scuola Dell'infanzia Cattolico Via Asilo, 1;
•
Scuola Dell'infanzia Sacra Famiglia Corso Soleri, 2;
•
Istituto Tecnico Per Il Turismo Piazza Galimberti 15;
•
Scuola Dell'infanzia Andrea Fiore Corso Dante, 52;
•
Scuola Secondaria Di I Grado Immacolata Via Negrelli 14;
•
Scuola Dell'infanzia Alice E Tancredi Galimberti Via Ascanio Sobrero, 18.
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Figura 3.6-5 - Rete teleriscaldamento e individuazione delle aree sensibili (campitura verde)
3.6.2.2 Sorgenti di vibrazioni esistenti
Le principali sorgenti di vibrazioni attualmente presenti nell’area di studio sono
rappresentate dal traffico stradale, prevalentemente composto da veicoli leggeri con una
piccola percentuale di veicoli pesanti.
3.6.2.3 Geolitologia del territorio
Un ruolo fondamentale nella propagazione dei fenomeni vibratori è giocato dalla tipologia
geolitologica dei terreni all’interno dei quali si verifica la propagazione.
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Per la caratterizzazione geologica e geomorfologica si fa riferimento allo studio effettuato
per la relazione geologica (cfr. Elaborato B-5 - "Relazione Geologica").
In base a quanto riportato nel Foglio 80 “Cuneo” della Carta Geologica d’Italia, i terreni
costituenti l’ossatura dei terrazzi superiori (coincidenti col livello fondamentale della
pianura) e dei terrazzi nell’incisione del T. Gesso sono riferibili rispettivamente alle
Alluvioni sabbioso – ghiaioso – ciottolose dei piani terrazzatie alle Alluvioni sabbioso –
ghiaioso – ciottolose recenti.
Nella nomenclatura più recente della Carta Geologica d’Italia, tali unità corrispondono al
fluvioglaciale e fluviale Riss e dell’interglacialeRiss – Würme al fluviale Würm.
Nella bibliografia scientifica, dette unità sono distinte rispettivamente come Unità
alluvionale del livello fondamentale della pianura principale Unità alluvionale dei
fondovalle e terrazzi annessi(cfr. Figura 3.6-6). Esse poggiano su depositi simili di età plio
– pleistocenica distinti come Villafranchiano A(cfr. Figura 3.6-7).
Figura 3.6-6 - Carta delle successioni geologico - stratigrafiche (tratta da “Le acque sotterranee della
pianura e della collina cuneese” – Politecnico di Torino) (non in scala)
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successione quaternaria (tratta da “Le acque sotterranee
Figura 3.6-7 - Sezione schematica della successione
della pianura e della collina cuneese” – Politecnico di Torino)
3.6.3 Impatti vibrazionali del progetto
Come evidenziato nei paragrafi precedenti sono possibili impatti significativi relativi la
componente vibrazioni esclusivamente in fase di cantiere, sia per la realizzazione delle
centrali che della rete di teleriscaldamento.
I problemi di vibrazioni in fase di cantiere possono derivare da emissione dirette di
vibrazioni nel corso delle lavorazioni e da emissione
emissione di rumore a bassa frequenza, in
relazione ai fattori causali e agli effetti riassunti in Tabella 3.6-2.
Le emissioni dirette di vibrazioni sono principalmente correlate all’utilizzo di mezzi d’opera
e attrezzature di superficie quali rulli vibranti, vibrocompattatori, martelli pneumatici, ecc.
Il potenziale impatto delle attività correlate con l’utilizzo dei mezzi d’opera sopra citati,
inteso come immissione negli edifici di vibrazioni e di rumore trasmesso per via solida, è
sostanzialmente determinato dalla geometria sorgente-ricettore, dal mezzo geolitologico e
dal mezzo utilizzato. In presenza di caratteristiche geolitologiche simili lungo il tracciato e a
parità di attrezzatura utilizzata, l’impatto vibroacustico
vibroacustico dipende dalla distanza del fronte in
fase di lavorazione dalle fondazioni degli edifici.
L’utilizzo di un martello pneumatico comporta, per esempio, un incremento dei livelli di
accelerazione, ma presenta un’emissione di tipo impulsivo.
Il disturbo vibrazionale prodotto sui ricettori, qualora superiore alla soglia di sensibilità
umana, sussiste per tempi limitati, corrispondenti alla durata della fase di lavorazione, e
sarà di natura intermittente durante l’arco temporale giornaliero.
Le emissioni di rumore a bassa frequenza delle macchine operatrici di tipico impiego nelle
aree di cantiere quali betoniere, escavatori, dumper, ecc. possono determinare effetti di
risonanza sui vetri, sui pannelli lignei delle porte e sulle suppellettili.
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PRINCIPALI
FATTORI CAUSALI
PROBLEMATICHE
Demolizioni con martelli pneumatici,
martelloni o altro; scavi con mezzi
meccanici
Movimento carroponti
EMISSIONE VIBRAZIONI
Compattazione con
vibrocompattatori, rulli vibranti, ecc.
EFFETTI POTENZIALI
Vibrazioni trasmesse dal terreno
agli elementi strutturali degli edifici,
con emissione di rumore per via
solida
Transito mezzi pesanti su
pavimentazioni stradali sconnesse
EMISSIONE RUMORE A
BASSA FREQUENZA
Macchine operatrici nell’area di
cantiere
Vibrazione elementi strutturali (vetri,
suppellettili) con emissione di
rumore in corrispondenza delle
frequenze di risonanza
Tabella 3.6-2 – Macchinari utilizzati e effetti potenziali
In specifico, per i lavori di realizzazione
realizzazione delle nuove centrali, saranno previste le seguenti
fasi di attività:
•
Consolidamento terreno
•
Scavi di fondazione
•
Costruzione edifici
•
Sistemazione esterna e viabilità
I mezzi operativi utilizzati nelle lavorazioni indicate sono escavatori, perforatrici,
autobetoniere, autogru, rulli vibrocompattatori, autocarri, ecc.
Per quanto attiene la realizzazione della rete le emissioni di vibrazioni sono correlate agli
scavi e ai ripristini delle pavimentazioni stradali con macchine vibranti e interessano tutto il
tracciato della rete.
Le sorgenti vibrazionali più significative, dal punto di vista emissivo, possono essere
pertanto ricondotte in primis all’impiego di rulli vibrocompattatori per la compattazione del
terreno, secondariamente all’utilizzo di escavatori
escavatori durante le fasi di scavo e perforatrici nei
consolidamenti del terreno.
Nella Figura 3.6-8 viene riportato l’andamento del livello di accelerazione in funzione della
distanza per le tipologie edilizie in muratura e in c.a., relativamente al rullo
vibrocompattatore (Livelli di accelerazione ponderati UNI9614N in dB). Nel grafico è
riportato anche il limite UNI9614 indicato dalla normativa per gli edifici residenziali di
giorno, periodo in cui saranno presenti le attività di cantiere.
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Rullo
Livelli di accelerazione [dB]
100
95
90
85
80
75
70
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
Distanza [m]
Edifici in c.a.
Edifici in muratura
Limite UNI9614
Figura 3.6-8 - Livello di impatto vibrazionale del rullo
Si evidenzia che l’attività con il rullo vibrocompattatore risulta potenzialmente critica in
termini di disturbo alle persone fino a distanze dei ricettori di 200 m.
I ricettori più prossimi alle aree in cui sarà impiegato il rullo verranno a trovarsi a distanze
indubbiamente inferiori a 200 m da tale sorgente, pertanto potranno essere esposti a livelli
di impatto superiori ai limiti di riferimento.
Tale superamento, in ogni caso, sarà limitato alla durata della fase di compattazione del
terreno che è connotata da breve durata.
Per quel che riguarda l’impiego di perforatrici, misure sperimentali eseguite su fasi di
realizzazione di pali di fondazione hanno documentato che a circa 3 m di distanza
dall’asse di perforazione si raggiungono livelli di accelerazione dell’ordine di 80-100 dB
pesati UNI9414Z, decrescenti con la profondità della testa della sonda di perforazione (cfr.
Figura 3.6-9). Data l’entità dell’emissione a 3 m, si stimano livelli di vibrazione superiori ai
limiti di riferimento per distanze sorgente-ricettore ridotte.
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Figura 3.6-9 - Impatto vibrazionale di una perforatrice
L’impiego dell’escavatore non comporta invece livelli di impatto significativi in riferimento ai
limiti normativi, stimandosi livelli di accelerazione inferiori ai limiti già a distanze prossime a
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20 m dalla sorgente nel caso di edifici in c.a., mentre i ricettori più vicini sono localizzati a
distanze superiori (cfr. Figura 3.6-10).
Escavatore
100
Livelli di accelerazione [dB]
95
90
85
80
75
70
65
60
55
50
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
Distanza [m ]
Edifici in c.a.
Edifici in muratura
Limite UNI9614
Figura 3.6-10 - Livello di impatto vibrazionale dell’escavatore
3.6.3.1.1 Interventi di mitigazione
Gli interventi di mitigazione applicabili in fase di costruzione nelle aree potenzialmente
critiche sono riferibili alle seguenti possibilità operative:
•
l’impiego di attrezzature ad elevato
preventiva comunicazione agli abitanti, durante l’impiego
impatto o attività ad elevato carico emissivo vibrazionale;
•
adozione di accortezze operative quale l’ottimizzazione dei tempi di lavorazione;
•
impiego di attrezzature o tecniche caratterizzate da minime emissioni di vibrazioni
(martelli pneumatici a potenza regolabile, sistemi a rotazione anziché a
percussione, ecc.);
•
attività di monitoraggio in fase di costruzione.
Va sottolineato, anche nell’ambito della comunicazione agli abitanti, che le criticità
d’impatto sono circoscritte nel tempo non solo in relazione alla tempistica di esecuzione
come da cronoprogramma, ma anche in relazione alla posizione effettiva del macchinario
all’interno dell’area di lavoro, che verrà a trovarsi a distanze minime dal ricettore per un
tempo limitato rispetto alla durata effettiva prevista per la singola fase di attività
potenzialmente critica.
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3.6.4 Sintesi degli impatti
L’analisi della componente Vibrazioni, in base alla metodologia illustrata nel Paragrafo
1.2, NON evidenzia la presenza di impatti critici come dimostrato nelle tabelle di sintesi
delle valutazioni degli impatti riportate al Paragrafo 5.1.
Nello specifico il rango della componente è risultato essere pari a 5, essendo il fattore
ambientale “Caratterizzazione del clima vibrazionale”, nel contesto oggetto di analisi
caratterizzabile come indicato nel seguito:
•
capacità di carico: non raggiunta;
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: strategica.
In termini di impatti nella fase di cantiere sono stati rilevati esclusivamente impatti
lievemente negativi e reversibili a breve termine. Per quanto concerne la fase di esercizio
gli impatti sono nulli.
Si ritiene opportuno ribadire che il giudizio espresso, in particolare per ciò che concerne la
fase di cantiere, ipotizza la posa in essere di tutti gli interventi indicati e la realizzazione
delle opere a regola d’arte.
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3.7
Paesaggio
3.7.1 Normativa ambientale di riferimento
L’analisi della componente paesaggio relativamente all’intervento oggetto di studio è stata
sviluppata prendendo in considerazione le seguenti normative e piani territoriali di
competenza:
•
Piano Territoriale Regionale (PTR).
Il Consiglio Regionale del Piemonte, con DCR n. 122-29783 del 21 luglio 2011, ha
approvato il nuovo Piano Territoriale Regionale (PTR). Il nuovo Piano sostituisce il PTR
approvato nel 1997 ad eccezione delle norme di attuazione relative ai caratteri
territoriali e paesistici (articoli 7, 8, 9, 10, 11, 18bis e 18ter) che continuano ad
applicarsi fino all’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale.
Il PTR si articola in tre componenti diverse che interagiscono tra di loro e che sono: un
“quadro di riferimento”, una “parte strategica” ed una “parte statutaria”
Gli elaborati del PTR approvati con DCR n.122-29783 del 21 luglio 2011 sono:
1) Relazione.
2) Norme di Attuazione.
3) Tavole della conoscenza ripartite come di seguito:
o tavola A: Strategia 1 (Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del
paesaggio);
o tavola B: Strategia 2 (Sostenibilità ambientale, efficienza energetica);
o tavola C: Strategia 3 (Integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità,
comunicazione, logistica);
o tavola D: Strategia 4 (Ricerca, innovazione e transizione produttiva);
o tavola E: Strategia 5 (Valorizzazione delle risorse umane e delle capacità
istituzionali);
o tavola F1: ( La dimensione europea);
o tavola F2: (La dimensione sovra regionale);
4) Tavola di progetto
5) Rapporto Ambientale
6) Rapporto Ambientale: Sintesi non tecnica
7) Allegati:
o Allegato 1: Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT): elenco dei Comuni,
indicatori e componenti strutturali.
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(Utenze pubbliche e private)
o Allegato 2: Componenti strutturali strategiche e progettualità locale,
provinciale e regionale.
o Allegato 3: Piani e Programmi regionali e provinciali.
o Allegato 4: Sistemi degli indicatori per il bilancio ambientale territoriale (BAT)
•
Piano Paesaggistico Regionale (PPR)
Il Piano Paesaggistico Regionale è stato adottato per la prima volta con D.G.R. n. 531-1975 del 04 agosto 2009 ai sensi del testo allora vigente dell’articolo 8 quinquies,
quarto comma, della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56.
Gli elaborati sono stati pubblicati sul BUR n. 31 del 6 agosto 2009 e sul sito web della
Regione ed a seguito di tale pubblicazione sono pervenute 533 osservazioni a cui si è
provveduto a dare riscontro il 26 febbraio 2013 con D.G.R. n. 6-5430 e sono state
integrate le prescrizioni dell’art. 13 delle Norme di Attuazione, demandando poi ad una
fase successiva, l’intera revisione del Piano. Il 4 dicembre 2014 è stato sottoscritto dal
MiBACT e dalla Regione Piemonte un documento intermedio di condivisione.
L’insieme delle sollecitazioni pervenute ha portato ad un processo di revisione ed
integrazione degli aspetti conoscitivi, cartografici e normativi del PPR.
Il nuovo PPR è stato adottato dalla Giunta regionale con D.G.R. n. 20-1442 del 18
maggio 2015 . La delibera è stata pubblicata , ai sensi della normativa vigente, sul
B.U.R. n. 20 del 21 maggio 2015, il termine per trasmettere le osservazioni da parte dei
soggetti interessati è scaduto il 14 agosto 2015.
La giunta nella stessa seduta ha provveduto con D.G.R. n. 19-1441 a contro dedurre
alle otto osservazioni pervenute a seguito della rielaborazione dell’articolo 13 delle
Norme di Attuazione, le cui risultanze sono parte integrante del Piano riadattato.
La novità rispetto al Piano adottato nel 2009 consiste nella ricognizione meticolosa dei
beni e delle aree tutelate del Piemonte digitalizzati dagli uffici regionali e resi disponibili
agli enti locali.
Il PPR è costituito dai seguenti elaborati:
1) Relazione
2) Norme di attuazione
3) Catalogo dei beni paesaggistici del Piemonte (Prima parte e Seconda parte)
4) Schede degli ambiti di paesaggio
5) Elenchi delle componenti e delle unità di paesaggio
6) Tavole di Piano:
o P1 Quadro strutturale (scala 1:250.000)
o P2 Beni paesaggistici
Quadro d’unione (scala 1:250.000)
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6 tavole (scala 1:100.000): P2.1 – P2.2 – P2.3 – P2.4 – P2.5 – P2.6
o P3 Ambiti e unità di paesaggio (scala 1:250.000)
o P4 Componenti paesaggistiche
Quadro di unione (scala 1:250.000)
22 Tavole (scala 1:50.000): P4.1 - P4.2 - P4.3 - P4.4 - P4.5 - P4.6 - P4.7 P4.8 – P4.9 – P4.10 – P4.11 – P4.12 – P4.13 – P4.14 – P4.15 – P4.16 –
P4.17 – P4.18 – P4.19 – P4.20 – P4.21 – P4.22.
o P5 Rete di connessione paesaggistica (scala 1:250.000)
o P6 Strategie e politiche per il paesaggio (scala 1:250.000)
o Rapporto ambientale
o Sintesi non tecnica
o Piano di monitoraggio
•
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Cuneo (PTCP)
Il Piano Territoriale Provinciale, adottato dal Consiglio Provinciale con deliberazione n.
52 del 5 settembre 2005, è stato approvato dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 2418817 del 24 febbraio 2009 con le modifiche ed integrazioni e precisazioni
specificatamente riportate nella "Relazione sulla conformità del piano territoriale della
provincia di Cuneo".
L’obbiettivo strategico del PTP è lo sviluppo sostenibile della società e dell’economia
cuneese, attraverso l’analisi degli elementi critici e dei punti di forza del territorio
provinciale e la valorizzazione dell’ambiente in cui tutte le aree di una provincia
estremamente diversificata possano riconoscersi.
Il PTCP di Cuneo è composto dai seguenti documenti:
1) Documentazione descrittiva e normativa
2) Relazione illustrativa
3) Analisi di compatibilità ambientale (ad integrazione della relazione illustrativa)
4) Norme di attuazione
5) Elaborati cartografici
o Carta dei Caratteri Territoriali e Paesistici (Cartografia C.T.P.), composta da
22 tavole in scala 1:50000
o Carta degli Indirizzi di Governo del Territorio (Cartografia I.G.T.), composta
da 64 tavole in scala 1:25000
6) Documentazione tecnica e statistica di valore illustrativo:
o Sintesi divulgativa
o Scenari economici e sociali
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o Il sistema della mobilità
o Atlante dell’accessibilità
o Le politiche della montagna
o Matrice ambientale
•
Piano Regolatore Comunale Generale (PRGC) del comune di Cuneo.
Il Comune di Saluzzo è dotato di Nuovo PRGC approvato con D.G.R. n.40-9137 del
07.07.2008 e successive varianti ed integrazioni.
L’iter procedurale che ha preceduto la sua odierna definizione si riassume nelle
seguenti fasi:
o Deliberazione Programmatica approvata con D.C.C. n.16 del 29 novembre
2000
n.12 del 29 gennaio 2002
o Progetto Preliminare definito dalla D.C.C. n.12
o Adozione e controdeduzioni avvenuta a seguito delle D.C.C. n.79 del 29
giugno 2004, D.C.C. n.81 del 30 giugno 2004 e D.C.C. n. 82 del 1 luglio
2004
o Progetto Definitivo a seguito della D.C.C. n. 147 del 21 dicembre 2004
o Adozione e controdeduzioni definite con D.C.C. n.41 del 21 marzo 2007
•
Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 relativo al “Codice dei beni culturali e
del paesaggio ai sensi dell’art.10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”.
•
D.P.C.M. 12 dicembre 2005 inerente al “Codice dei beni culturali e del paesaggio
(relazione paesaggistica)”.
•
Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157 che definisce le “ Disposizioni correttive
ed integrative al decreto legislativo 22 Gennaio 2004, n. 42, in relazione al
paesaggio”.
•
Decreto Legislativo 26 marzo 2008, n. 63, “Ulteriori disposizioni integrative e
correttive del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio”.
•
Legge Regionale 1 dicembre 2008, n. 32. Provvedimenti urgenti di adeguamento al
decreto legislativo 22 gennaio
gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del
paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6Luglio 2002, n. 137)”.
•
Decreto Legislativo 16 gennaio 2008 n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed
integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia
ambientale) e successive modifiche ed integrazioni.
•
Legge Regionale 3 aprile 1989, n. 20 “Norme in materia di tutela di beni culturali,
ambientali e paesistici” e successive modifiche ed integrazioni.
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3.7.2 Identificazione e qualificazione dell’unità di paesaggio di inserimento
Il progetto prevede la realizzazione di due Centrali di Cogenerazione e della afferente rete
di teleriscaldamento. Gli aspetti che possono interagire con la componente paesaggio del
progetto oggetto di studio riguardano prevalentemente la realizzazione delle Centrali
(Figura 3.7-1), in quando la rete di teleriscaldamento interrata, una volta realizzata, non
determinerà alcuna alterazione percettiva del territorio.
Figura 3.7-1 – L’ambito di intervento
Figura 3.7-2 - L’area oggetto di localizzazione delle centrali di cogenerazione
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PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
I due corpi di fabbrica in progetto, aventi
aventi destinazione d’uso prettamente tecnologica,
saranno dislocati rispettivamente l’uno, dedicato alla produzione di energia elettrica e
termica destinate alla vetreria, all’interno del terreno di proprietà dell’AGC; l’altro dedicato
alla rete di teleriscaldamento a servizio della città di Cuneo, all’interno del terreno di
proprietà Wedge Power, Figura 3.7-2.
L’ambito oggetto di studio è ubicato nell’area periurbana che si colloca nella prima
periferia di Cuneo, oltrepassato il torrente Gesso, sulla Strada Provinciale SP 564, via
Genova, che si dirige dalla città verso l’abitato di Beinette, Figura 3.7-3 ÷ Figura 3.7-4.
Figura 3.7-3 – Vista da ovest a est su via Genova verso Beinette
Figura 3.7-4 – Vista da est a ovest su via Genova verso il centro di Cuneo
Cuneo è un comune di pianura,
pianura, di origini medievali, capoluogo di provincia, la cui
economia si rivolge a tutti i settori produttivi.
Il territorio ha un profilo geometrico irregolare ed include, oltre al concentrico, 15 frazioni.
L'abitato principale è posto su un terrazzo alluvionale
alluvionale a forma di “cuneo” ed è situato
nell'altopiano sud-occidentale del Piemonte in posizione centrale rispetto all'arco alpino
verso sud-ovest, aperto sulla Pianura Padana verso nord-est e distante circa 70 km dal
Mar Mediterraneo.
Il comune si colloca alla confluenza del torrente Gesso e fiume Stura di Demonte e risulta
avere un'altitudine compresa tra i 431 metri s.l.m. (frazione Ronchi) e i 615 metri s.l.m.
(frazione San Rocco Castagnaretta).
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Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
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(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.7-5 – Vista sul Parco Fluviale Gesso e Stura dal ponte di via Savona
La presenza dei fiumi ha permesso la creazione di un grande parco fluviale cittadino,
denominato “Parco Fluviale Gesso e Stura”, Figura 3.7-5; Figura 3.7-6.
All'interno del perimetro comunale, precisamente nella zona nord-ovest della città, scorre
anche un altro corso d’acqua il Grana.
La città, per le sue particolari peculiarità, è stata definita "Capitale verde del Piemonte".
Figura 3.7-6 – Vista panoramica sul Parco Fluviale Gesso e Stura da via Borgo Gesso
Le strade che attraversano il suo territorio e che percorrono
percorrono il territorio limitrofo rispetto
all’area considerata sono: la Strada Statale n. 22, la Strada Statale n. 20 del Colle di
Tenda e di Valle Roja, la Strada Statale n. 231 di Santa Vittoria, la Strada Provinciale n. 21
“Nuova Bovesana”, la Strada Provinciale
Provinciale n. 564 Monregalese, le Autostrade A33 (Asti –
Cuneo) e A6 (Torino – Savona) e la Strada Europea E 74.
L’abitato è raggiungibile sia con l'autostrada A6 Torino-Savona, che con le linee ferroviarie
Cuneo-Torino, Cuneo-Mondovì, Cuneo-Ventimiglia e Cuneo-Saluzzo ed è inoltre dotato di
un aeroporto, situato nel comune di Savigliano, nella località Levaldigi.
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(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.7-7 – Vista panoramica da via Genova
Figura 3.7-8 – Vista panoramica da via Genova verso incrocio con via Torre Frati
L’area interessata dall’inserimento delle due centrali di cogenerazione è situata in parte
all’interno ed in parte in adiacenza al comparto dell’AGC Flat Glass Italia SRL, industria
vetraria, posta all’angolo tra via Genova e via Torre Frati.
Attualmente nell’area adiacente all’AGC si trova una palazzina di tre piani fuori terra
precedentemente destinata ai dipendenti della vetreria stessa ed ora proprietà della
Wedge Power che ad oggi non è più utilizzata ed è destinata a futura demolizione, Figura
3.7-9.
Figura 3.7-9 – L’area oggetto della localizzazione della centrale di cogenerazione Wedge Power
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(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.7-10 – Via Torre Frati, vista da sud a nord
Figura 3.7-11 – Via Torre Frati, vista da nord a sud
Le aree coinvolte sono delimitate a nord ovest
ovest dalla via Torre Frati, a Sud da via Genova,
Strada Provinciale 564, a est dalla restante porzione di terreno di proprietà AGC e a nord
da un terreno sempre facente parte dell’AGC e dal tracciato della linea ferroviaria a binario
singolo Cuneo – Mondovì, Figura 3.7-10; Figura 3.7-11; Figura 3.7-12.
Figura 3.7-12 – il passaggio a livello sulla linea ferroviaria Cuneo-Mondovì
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Il contesto all’interno del quale si inserisce la realizzazione delle due centrali di
cogenerazione è misto ed è costituito sia da realtà residenziali di diversa tipologia (edifici
di recente edificazione, villette a due piani, cascine, palazzine a più piani fuori terra) che
da edifici commerciali ed industriali che ospitano attività produttive (Bottero S.p.A.,l’Atelier
dell’Albergo snc, Auto Officina Ambrogio Guido, Laugero Macchine Movimento Terra e
Agricole, Centro Didattico Specializzato La Lanterna, Autocarrozzeria Bongiovanni e Figli
snc, Work Line Store s.r.l. , Bar, pizzerie e locali per la ristorazione), Figura 3.7-13; Figura
3.7-14; Figura 3.7-15; Figura 3.7-16.
Figura 3.7-13 – L’ambito produttivo commerciale prospiciente via Torre Frati
Figura 3.7-14 – il contesto urbano misto fronte via Torre Frati
Figura 3.7-15 – Edifici commerciali
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Figura 3.7-16 – Vista da ovest verso Via Torre Frati
Le aree che si collocano al contorno e che si innestano in tale tessuto hanno una
destinazione d’uso prevalentemente agricola connotate da vasti campi, in parte coltivati ed
in parte lasciati a libera vegetazione,
vegetazione, dalla presenza di alcune cascine con annesse le loro
pertinenze come stalle, fienili e ricoveri di vario genere, Figura 3.7-17.
La copertura vegetale presente è costituita principalmente dalla coltivazione di cereali,
prati stabili, frutteti e boschi.
Nella fascia fluviale si ritrovano salici e pioppi, caratteristici di tale habitat unitamente a
robinia, arbusti e cespugli.
Figura 3.7-17 – Edifici rurali nella campagna a sud della’area di intervento
Il territorio, interessato dall’intervento, comprende non solo la porzione di proprietà
dell’AGC e della Wedge Power dove verranno fisicamente collocate le due centrali ed il
serbatoio di accumulo dell’acqua, ma
ma anche alcuni tratti della viabilità locale come via
Genova (SP 564), via Savona (SS 22) e via Circonvallazione Bovesana ed una sezione
dell’alveo del torrente Gesso interessata dalla posa delle tubazioni della condotta
principale.
L’aspetto morfologico del terreno interessato, sia dall’inserimento delle centrali che dalla
posa delle tubazioni per la distribuzione della rete di teleriscaldamento alla quale la
centrale Wedge Power sarà preposta, è prevalentemente piano e caratterizza tutto il
territorio oggetto dell’intervento.
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L’andamento del terreno varia in prossimità del parco fluviale del Torrente Gesso dove
degrada sino a raggiungere il letto del torrente, per poi risalire, dopo averlo attraversato,
sulla sponda opposta per raggiungere il terrazzamento
terrazzamento che ospita il centro abitato di
Cuneo.
Figura 3.7-18 – Andamento morfologico del terreno e tracciato
torrente Gesso dal ponte sulla S.S. 705 (Viadotto della Pace)
Figura 3.7-19 – Il parco fluviale ed il torrente
Figura 3.7-20 – Il parco fluviale ed il torrente Gesso da Via Bisalta
L’area che verrà coinvolta dalla posa delle tubazioni rientra in parte, per quanto concerne
l’ambito limitrofo all’attraversamento del torrente Gesso, in un tratto di territorio comunale
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sottoposto a vincolo ed in particolare in un area compresa nelle fasce di rispetto del
Torrente Gesso e rientrante nella zona di salvaguardia del
del Parco Fluviale Gesso e Stura di
cui tale ambito fa parte, Figura 3.7-21.
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Figura 3.7-21 – Estratto PRGC, Zonizzazione del territorio con sovrapposizione delle classi di
pericolosità geomorfologica.
A ovest,rispetto al terreno dove verranno localizzate le due centrali, parallelamente a via
Reana, corre un elettrodotto aereo ad alta tensione che, attraversata via Genova,
prosegue poi lungo via Torre Frati localizzandosi
localizzandosi sul lato opposto rispetto alla recinzione
che delimita l’ambito oggetto di studio, Figura 3.7-22
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Figura 3.7-22 – Elettrodotto lungo Via Torre Frati
Le aree preposte alla localizzazione delle centrali rientrano nei “Tessuti per attività
polifunzionali, produttive e terziario commerciali” – Artt. 45,46,47; nel sistema delle
aree“TC7” ovvero Tessuti per Attività Produttive, normati dall’Art. 46 delle Norme di
Attuazione (Tessuto esistente a prevalente destinazione produttiva artigianale – industriale
a bassa permeabilità. Tipologia prevalente: grandi e medie strutture per la produzione)
come si evince dall’estratto della tavola facente parte dell’Assetto Urbanistico contenuta
negli elaborati del PRG e di seguito riportata.
L’intervento risulta quindi congruo e attinente rispetto alle aree prescelte, Figura 3.7-23;
Figura 3.7-24.
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Figura 3.7-23 – Estratto PRGC: Tav. P5 - Assetto Urbanistico
Per quanto concerne invece la fase di posa delle tubazioni per la distribuzione della rete di
teleriscaldamento l’area coinvolta, nella fase
fase di attraversamento del torrente Gesso e
relativo parco fluviale, rientra nel Titolo IV: “Sistema ambientale”, Capo I, “Componenti del
sistema ambientale, rete ecologica, paesaggio”,ed è pertanto oggetto di tutela alle
seguenti voci:
•
TVAP – territori a valenza ambientale e paesaggistica
•
Parco Fluviale del Gesso e Stura – zona di salvaguardia – Art.84.;
ed è sottoposta a vincoli ambientali idrogeologici quali:
•
area vincolata ai sensi del D.M. 1/8/1985 (Galassino) come Parco Fluviale di
Cuneo,
•
vincolo ambientale ai sensi del Dgls. 42/2004, art.142
•
delimitazione delle aree soggette a vincolo idrogeologico disposte nel PTR ai sensi
del R.D. 30/12/1923 n.3267 e R :D. 13/02/1933 n.215 (L.U.R. 56/77 art. 30 c.1)
•
fascia di rispetto art.29 lettera b Lur. 56/77
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Figura 3.7-24 – Estratto PRGC: Tav. P5 - Legenda
Nell’ambito contiguo alle aree all’interno delle quali verranno localizzate le due centrali ed
una cisterna per accumulo dell’acqua calda in acciaio non sono
sono presenti entità con
rilevanti caratteristiche storiche, artistiche e culturali, non sono presenti zone
archeologiche e non ci sono luoghi riconducibili a fatti o momenti della storia civile e/o
militare particolarmente identificativi come si può dedurre dall’ estratto del PTCP
sottocitato che la include nelle aree produttive di rilievo sovra comunale.
Esclusivamente per quanto afferisce l’attraversamento del Parco Fluviale del Gesso si
rientra in un’area protetta definita all’interno della voce: “parchi e riserve naturali”. Figura
3.7-25
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Figura 3.7-25 – Estratto PTCP: Carta degli indirizzi di governo del territorio IGT
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Figura 3.7-26 – Estratto PTCP – Carta degli indirizzi di governo del territorio IGT- Legenda
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3.7.3 Inserimento dell’opera e analisi delle modificazioni del paesaggio
3.7.3.1 Le centrali di cogenerazione
L’intervento afferisce alla costruzione di due centrali di cogenerazione localizzate
rispettivamente sul terreno di proprietà dell’AGC e della Wedge Power Figura 3.7-27;
Figura 3.7-30.
Figura 3.7-27 – Skyline attuale dell’area oggetto della futura localizzazione delle centrali Wedge
Power e AGC
Figura 3.7-28 – Localizzazione planimetrica delle Centrali di Cogenerazione Wedge Power e AGC
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3.7.3.1.1 La centrale WEDGE POWER
L’edificio destinato alla produzione di energia termica per le utenze del teleriscaldamento
della Wedge Power, verrà collocato a sud della sopracitata area sulla quale attualmente si
trova la palazzina di tre piani, ex proprietà
proprietà dell’AGC, che sarà oggetto di futura
demolizione.
Il corpo di fabbrica della centrale sarà a base quadrata, ad un unico piano fuori terra, ed
avrà un’altezza media interna, all’estradosso del solaio di copertura, di circa sei metri.
L’edificio ospiterà cinque locali per i motori, quattro locali per i trasformatori, sala controllo,
il locale quadri elettrici, un corridoio di servizio, il locale centrale termica, il locale
pompaggi, un magazzino, due uffici ed i servizi igienici con relativo antibagno ed un locale
riposo, Figura 3.7-29.
Figura 3.7-29 – Centrale di Cogenerazione WEDGE POWER : Pianta PT – Pianta Piano Copertura
Verrà realizzata, sul lato ovest del
del fabbricato, una scala esterna in ferro zincato (larghezza
rampa 1,10 metri) che permetterà l’accesso al piano copertura, in modo tale da poter
svolgere un’agevole manutenzione dell’impiantistica ivi ubicata.
La struttura dell’edificio in progetto sarà in cemento armato prefabbricata, composta da
fondazioni, plinti, pilastri, travi e solai, mentre la copertura sarà realizzata con elementi
prefabbricati e sovrastante manto di impermeabilizzazione.
Le gronde, i pluviali e la faldaleria sono previsti in acciaio.
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I prospetti esterni di tale corpo di fabbrica saranno realizzati in pannelli prefabbricati di
tamponamento orizzontali (con resistenza al fuoco e di elevata capacità fonoassorbente)
rifiniti esternamente, in corrispondenza degli angoli, tramite una
una struttura con pannelli in
vetro di varia colorazione, Figura 3.7-32.
A completamento dell’intero complesso impiantistico verranno realizzate le seguenti
strutture: una cisterna per accumulo dell’acqua calda in acciaio,
acciaio, una cabina di consegna
Enel in struttura prefabbricata in cls, ed una cabina di consegna Snam in struttura
prefabbricata in cls.
La cisterna per l’accumulo dell’acqua calda avrà un rivestimento esterno composto da
lastre grecate con profili aggettanti
aggettanti ad andamento verticale (capacità complessiva 5200
mc. - altezza max 20,00 metri – diametro 19,00 metri), tale componente dell’impianto avrà
il compito di immagazzinare l’energia termica prodotta in eccesso in modo tale da
restituirla all’utenza in qualunque momento la medesima verrà richiesta, consentendo in
tal modo l’abbattimento delle punte di calore e garantendo quindi una produzione
costante.
Tutti i locali saranno dotati di aperture per la distribuzione interna e di aperture verso
l’esterno.
Sul piano copertura saranno presenti sei camini a servizio dei punti di emissione
sottostanti la cui altezza sarà pari a 25 m dal piano campagna.
Per il dettaglio della configurazione dei principali macchinari presenti nella centrale a
servizio della rete del teleriscaldamento si rimanda alla relazione di progetto.
Nell’area esterna saranno ricavati 4476 mq di area verde e piantate 113 piante di varia
specie quali faggi, platani, gaggie e tigli, l’area rimanente sarà asfaltata.
3.7.3.1.2 La centrale AGC
L’edificio che ospiterà la centrale, denominata “Centrale AGC”, verrà localizzato a Nord in
un’area di proprietà dell’AGC stessa e sarà dedicato alla produzione di energia elettrica
per la vetreria.
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Figura 3.7-30 – Area oggetto di studio da Via Torre Frati
Il corpo del fabbricato sarà ad un unico piano fuori terra (altezza interna 6,00 metri
estradosso solaio della copertura) ed ospiterà al suo interno cinque locali per i motori,
quattro locali per i trasformatori, la sala
sala controllo, il locale quadri elettrici ed un corridoio di
servizio, Figura 3.7-31.
Verrà realizzata, sul lato ovest del medesimo fabbricato, una scala esterna in ferro zincato
(larghezza rampa 1,10 metri) che permetterà
permetterà l’accesso al piano copertura, in modo tale da
poter svolgere un’agevole manutenzione dell’impiantistica ivi ubicata.
La struttura dell’edificio in progetto sarà in cemento armato prefabbricata, composta da
fondazioni, plinti, pilastri, travi e solai,
solai, mentre la copertura sarà realizzata piana con
elementi prefabbricati e sovrastante manto di impermeabilizzazione.
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Figura 3.7-31 – Centrale di Cogenerazione “B” : Pianta PT – Pianta Piano Copertura
Le gronde, i pluviali e la faldaleria sono previsti in acciaio. I prospetti esterni di tale corpo
di fabbrica saranno realizzati in pannelli prefabbricati di tamponamento orizzontali (con
resistenza al fuoco e di elevata capacità fonoassorbente) rifiniti
rifiniti esternamente,in
corrispondenza degli angoli, tramite una struttura con pannelli in vetro di varia colorazione.
Sul piano copertura troveranno luogo quattro camini la cui altezza sarà pari a 25 metri
rispetto al piano campagna.
Per il dettaglio della configurazione dei principali macchinari presenti nella centrale a
servizio della rete del teleriscaldamento si rimanda alla relazione di progetto.
Verrà effettuata secondo progetto una risistemazione del verde dell’intero ambito con
nuove piantumazioni in modo tale da meglio ridisegnare il contorno all’intervento stesso.
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Figura 3.7-32 – Centrali di Cogenerazione Wedge Power e AGC: Pospetti Ovest, Sud, Est, Nord
3.7.3.2 La posa delle tubazioni per la distribuzione
distribuzione del teleriscaldamento
L’ambito che sarà interessato dalla posa delle tubazioni per la distribuzione del
teleriscaldamento è quello afferente al tracciato delle medesime che coinvolgerà a tratti
Via Genova (SS 564) e via Savona (SS 22) fino all’incrocio
all’incrocio sulla rotonda con la via
Circonvallazione Bovesana, Figura 3.7-33.
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Figura 3.7-33 – Tracciato condotta per il teleriscaldamento
La condotta percorrerà quindi la via Circonvallazione Bovesana fino ad incontrare Via
Bisalta per poi scendere verso l’alveo del torrente Gesso seguendo una strada sterrata
localizzata sulla destra, guardando verso sud, e posta a lato di alcuni edifici, prima di Via
Tetto Brignone, Figura 3.7-34.
Figura 3.7-34 – Via Bisalta, discesa verso il Torrente Gesso
Dopo aver attraversato il torrente Gesso la condotta risalirà sulla sponda opposta fino ad
entrare nel centro urbano di Cuneo ed alimenterà la rete a servizio delle utenze ubicate
nel concentrico urbano.
3.7.4 Impatti in fase di cantiere
3.7.4.1 Le centrali di cogenerazione
Le azioni necessarie alla realizzazione dei volumi preposti ad ospitare le centrali di
cogenerazione determineranno inevitabilmente un’alterazione percettiva dell’area
direttamente associata alla presenza dei macchinari deputati alle lavorazioni.
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Tali impatti saranno in ogni caso del tutto reversibili e limitati alla sola fase di durata delle
attività. Sarà in tal senso cura delle imprese che opereranno evitare in alcun modo che
permangano, a lavori ultimati, segni paesaggisticamente rilevanti quali baraccamenti
provvisori o cumuli di materiale.
3.7.4.2 La posa delle tubazioni per la distribuzione del teleriscaldamento
Anche la posa della tubazione determinerà, relativamente alla fase di cantiere, delle
alterazioni percettive dell’aree di intervento associate alla presenza e operativa dei
macchinari. Analogamente ai cantieri delle centrali anche in questo caso gli impatti
saranno completamente reversibili e limitati alla sola fase di effettiva operatività. Nelle aree
di attraversamento urbano, in cui tale tipologia di impatto può risultare maggiormente
significativa, sarà posta particolare cura nel limitare al massimo la durata del cantiere per
limitare i disagi della popolazione e quinti anche l’alterazione paesaggistica.
3.7.5 Impatti in fase di esercizio
3.7.5.1 Le centrali di cogenerazione
Nella fase di esercizio le opere realizzate influiranno in modo poco rilevante sulla
componente paesaggistico-ambientale di tutta l’area e sulla comunità sociale in quanto
andranno ad integrarsi con il substrato e con volumi e forme volumetriche già presenti
nell’area.
In particolare le connotazioni architettoniche e naturali
naturali dell’ambito all’interno del quale si
inserirà il progetto oggetto dello studio sono tali per cui l’intervento stesso non turberà
l’equilibrio delle visuali interessate.
Figura 3.7-35 – Elementi preesistenti sull’area oggetto di studio
L’accumulatore di calore che, fra i corpi di nuova edificazione, risulterebbe essere
l’elemento visivamente più impattante, sia per la sua posizione nel lotto, infatti verrà
localizzato sull’angolo a ridosso dell’incrocio
dell’incrocio fra via Genova e via Torre Frati, che per le
sue dimensioni, altezza e diametro, in realtà fungerà da “contrappeso” ad un elemento
fisicamente analogo e speculare presente sull’estremo opposto del lotto stesso come è
evidenziato nell’immagine, Figura 3.7-35; Figura 3.7-36.
- 224 Studio Progetto Ambiente
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PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.7-36 – Gli elementi caratterizzanti il paesaggio adiacente e limitrofo all’ambito considerato.
La risistemazione del verde e la cospicua piantumazione in progetto fungerà da cortina
verde e definirà una quinta che verrà ad interporsi fra i confini su strada ed i nuovi volumi,
filtrandone la percezione visiva.
L’identità dei volumi stessi e la
la loro destinazione d’uso sarà evidenziata dalla posa dei
pannelli di vetro colorati applicati sul prospetto fronte lato Via Genova e fronte lato Via
Torre Frati.
I fotoinserimenti dell’opera nel suo complesso all’interno dell’ambito preposto evidenziano
dunque una duplice volontà progettuale volta sia ad integrare che ad identificare e
connotare il progetto nel suo insieme, Figura 3.7-37; Figura 3.7-38.
Figura 3.7-37 – Fotoinserimento: vista da Via Torre Frati
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Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
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(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.7-38 – Fotoinserimento:vista da Via Genova
3.7.5.2 La posa delle tubazioni per la distribuzione del teleriscaldamento
In fase di esercizio l’impatto derivante dalla rete di distribuzione del teleriscaldamento sarà
nullo in quanto terminate le lavorazioni relative alla posa non permarranno segni sul
territorio ne si potranno evincere mutamenti dell’aspetto del paesaggio da imputarsi alle
medesime.
3.7.6 Sintesi degli impatti
paesaggio, in base alla metodologia illustrata nel Paragrafo
L’analisi della componente paesaggio,
1.2, NON evidenzia la presenza di impatti critici come dimostrato nelle tabelle di sintesi
delle valutazioni degli impatti riportate al Paragrafo 5.1.
Nello specifico il rango della componente è risultato essere pari a 4 per quanto concerne il
fattore "Sistemi di paesaggio", nel contesto oggetto di analisi
analisi caratterizzabile come
indicato nel seguito:
•
capacità di carico: superata;
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: non strategica.
Per quanto riguarda il fattore "Sistema di Paesaggio" nella fase di cantiere sono stati
rilevati impatti negativi lievi per la realizzazione sia delle centrali sia della rete. Tuttavia per
la natura stessa della fase di cantiere tali impatti sono reversibili a breve termine.
Per quanto attiene la fase di esercizio si evidenziano impatti lievemente
lievemente positivi legati alla
riqualificazione e riorganizzazione dell'area in cui verranno realizzate le centrali. Per
quanto concerne la rete di teleriscaldamento gli impatti sono nulli.
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Il rango della componente è risultato essere pari a 5 per quanto concerne il fattore
"Patrimonio storico-architettonico", nel contesto oggetto di analisi caratterizzabile come
indicato nel seguito:
•
capacità di carico: eguagliata;
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: non strategica.
Per quanto riguarda il fattore "Patrimonio storico-architettonico",nella fase di cantiere sono
stati rilevati impatti negativi lievi per la realizzazione della rete e nulli per le centrali.
Tuttavia per la natura stessa della fase di cantiere tali impatti sono
sono reversibili a breve
termine.
Per quanto attiene la fase di esercizio gli impatti rilevati hanno carattere nullo.
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Inquinamento elettromagnetico
3.8
3.8.1 Riferimenti normativi
3.8.1.1 La normativa a livello comunitario
Raccomandazione Comunità Europea 12/07/1999, n. 519/1999 – “Raccomandazione del
Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai
campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz”.
Allo scopo di assicurare un elevato livello di protezione della salute dall'esposizione ai
campi elettromagnetici, raccomanda agli Stati membri:
•
l’adozione di un quadro di limiti fondamentali e di livelli di riferimento;
•
l’attuazione, sulla scorta di detto quadro, misure relative alle sorgenti o alle attività
che determinano l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, quando
il tempo di esposizione è significativo, ad eccezione dell'esposizione per scopi
medici, nel qual caso i rischi ed i benefici dell'esposizione che ecceda i limiti
fondamentali devono essere correttamente valutati;
•
che si propongano l'obiettivo di conformarsi ai limiti fondamentali che figurano nella
Tabella 3.8-1.
Gamma di
frequenza
Densità di
flusso
magnetico
(mT)
Densità di
corrente
(mA/m2)
(rms)
0 Hz
40
-
-
-
-
-
0-1 Hz
-
8
-
-
-
-
1-4 Hz
-
8/f
-
-
-
-
4-1 000 Hz
-
2
-
-
-
-
1 000 Hz-100 kHz
-
f/500
-
-
-
-
100 kHz-10 MHz
-
f/500
0.08
2
4
-
10 MHz-10 GHz
-
-
0.08
2
4
-
10-300 GHz 40
-
-
-
-
-
10
SAR mediato SAR localizzato
SAR
Densità di
(capo e tronco) localizzato potenza S
sul corpo
(arti) (W/kg)
intero (W/kg)
(W/kg)
(W/m2)
Tabella 3.8-1 – Limiti di base per i campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici (0 Hz-300 GHz)
3.8.1.2 La normativa a livello nazionale
D.M. 10/09/1998, n. 381 – “Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di
radiofrequenza compatibili con la salute umana”
Fissa i valori limite di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici connessi al
funzionamento ed all'esercizio dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi
operanti nell'intervallo di frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz. Fermi restando i
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limiti fissati, la progettazione e la realizzazione di nuovi sistemi fissi e l'adeguamento di
quelli preesistenti deve avvenire in modo da produrre i valori di campo elettromagnetico
più bassi possibile al fine di minimizzare l'esposizione della popolazione.
I limiti di esposizione indicati non si applicano ai lavoratori esposti per ragioni professionali.
Alle regioni e alle province autonome spetta il compito disciplinare l'installazione, la
modifica e il risanamento degli impianti al fine di garantire il rispetto dei limiti.
L. 22/02/2001, n.36 – “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici”
Stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela della popolazione.
L’ambito di applicazione della legge copre tutte le applicazioni civili e militari fatta
eccezione per l’esposizione intenzionale per scopi diagnostici
diagnostici e terapeutici; vengono
inoltre date le seguenti definizioni:
•
limite di esposizione: rappresenta il valore di campo elettrico, magnetico ed
elettromagnetico, considerato come valore di immissione, definito ai fini di tutela
della salute da effetti acuti, che non deve essere superato in alcuna condizione di
esposizione della popolazione e dei lavoratori;
•
valore di attenzione: rappresenta il valore di immissione che non deve essere
superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze
prolungate e, costituendo una misura di cautela ai fini della protezione da possibili
effetti a lungo termine, deve essere raggiunto nei tempi e modi previsti dalla legge;
•
obiettivi di qualità: sono rappresentati da criteri localizzativi, standard urbanistici,
prescrizioni ed incentivazioni per l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili,
indicati dalle leggi regionali.
I limiti di esposizione per le basse e per le alte frequenze sono disciplinati da:
BASSE FREQUENZE: D.P.C.M. 8 luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei
valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle
esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli
elettrodotti” (GU n° 200 del 29/ 8/2003):
•
Limiti di esposizione: 100 mT per il campo magnetico e 5 kV/m per il campo
elettrico.
•
Valori di attenzione: 10 mT per il campo magnetico (da intendersi come mediana
dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio) nelle aree gioco
per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a
permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere.
•
Obiettivi di qualità: 3 mT per il campo magnetico (da intendersi come mediana dei
valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio) nella progettazione
di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l'infanzia, di ambienti
abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a
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quattro ore e nella progettazione
progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui
sopra in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel territorio, ai fini
della progressiva minimizzazione dell'esposizione ai campi elettrici e magnetici
generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di 50 Hz.
ALTE FREQUENZE: D.P.C.M. 8 luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei
valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle
esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
elettromagnetici generati a frequenze comprese
tra 100 kHz e 300 GHz” (GU n° 199 del 28/8/2003) :
tale Decreto ribadisce gli stessi concetti e limiti di riferimento già introdotti dal D.M. 381/98.
Nella seguente Tabella 3.8-2 sono riportati il limiti di esposizione per alte frequenze.
•
Limiti di esposizione:
Limiti di
esposizione
Intensità di campo Intensità di campo
elettrico E (V/m)
magnetico H (A/m)
Densità di
2
potenza (W/m )
0.1 < f ≤ 3 Mhz
60
0.2
-
3 < f ≤ 3000 Mhz
20
0.05
1
3 < f ≤ 300 Ghz
40
0.01
4
Tabella 3.8-2 – Limiti di esposizione per alte frequenze
•
Valori di attenzione: a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti
a lungo termine eventualmente connessi con le esposizioni ai campi generati alle
suddette frequenze all'interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro
ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi
quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari.
Nella seguente Tabella 3.8-3 sono riportati i valori di attenzione per alte frequenze.
Valori di attenzione
Intensità di
campo elettrico
E (V/m)
Intensità di
campo
magnetico H
(A/m)
Densità di potenza (W/m )
0.1 MHx < f ≤ 300 Ghz
6
0.016
0.10
(3 MHz-300 GHz)
2
Tabella 3.8-3 – Valori di attenzione per alte frequenze
•
dell’esposizione ai campi
Obiettivi di qualità: ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione
elettromagnetici, i valori di immissione dei campi oggetto del presente decreto,
calcolati o misurati all'aperto nelle aree intensamente frequentate, non devono
superare i valori indicati nella Tabella 3 dell'Allegato B. Detti valori devono essere
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mediati su un'area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi
intervallo di sei minuti.
Nella seguente Tabella 3.8-4 sono riportati gli obiettivi di qualità per alte frequenze.
Obiettivi di qualità
Intensità di
campo elettrico
E (V/m)
Intensità di
campo
magnetico H
(A/m)
Densità di potenza (W/m )
0.1 MHx < f ≤ 300 Ghz
6
0.016
0.10
(3 MHz-300 GHz)
2
Tabella 3.8-4 – Obiettivi di qualità per alte frequenze
D.M. 13/02/2014 – “Istituzione del Catasto nazionale delle sorgenti dei campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate al fine di rilevare i livelli di
campo presenti nell'ambiente.”
Prevede la costituzione di un catasto nazionale delle sorgenti di campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate al fine di rilevare i livelli di campo
presenti nell' ambiente. Il catasto è costituito su base informatica ed è previsto che
l’informazione ivi contenuta sia a disposizione del pubblico. Ad oggi il catasto è in via di
redazione e le informazioni non sono ancora disponibili al pubblico.
3.8.1.3 La normativa a livello regionale
D.G.R. n. 86-10405 del 22 dicembre 2008
Legge regionale n. 19 del 3 agosto 2004 "Nuova disciplina regionale sulla protezione dalle
esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici". Realizzazione, gestione e
utilizzo di un unico catasto regionale delle sorgenti fisse di campo elettrico, magnetico ed
elettromagnetico (articolo 5, comma 1, lettera e). Direttiva tecnica.
D.G.R. n.16-757 del 5 settembre 2005
Legge regionale n. 19 del 3 agosto 2004 "Nuova disciplina regionale sulla protezione dalle
esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici".
elettromagnetici". Direttiva tecnica in materia di
localizzazione degli impianti radioelettrici, spese per attività istruttorie e di controllo,
redazione del regolamento comunale, programmi localizzativi, procedure per il rilascio
delle autorizzazioni e del parere tecnico.
Legge regionale n. 19 del 3 agosto 2004
Nuova disciplina regionale sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici.
3.8.2
Caratterizzazione dell’area in esame rispetto ai campi elettromagnetici
3.8.2.1 Premessa
Negli ultimi anni l’interesse della popolazione nei confronti dei rischi legati all’esposizione a
campi elettromagnetici (C.E.M.) è notevolmente aumentato, sia per la diffusione capillare,
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in quasi tutti gli ambienti di vita e di lavoro, di impianti e di apparecchiature in grado di
generare tali campi, sia per una serie di segnalazioni su effetti avversi comparse nella
letteratura scientifica che sono state riprese ed ampiamente diffuse dai media.
L’impossibilità di percepire sensorialmente la presenza di campi elettromagnetici genera
nella popolazione un senso di disagio e di insicurezza che contribuiscono a creare una
percezione distorta del “rischio elettromagnetico”. Nonostante l’esistenza di tali ansie, più
o meno giustificate, l’importanza di tenere sotto controllo
controllo la presenza nell’ambiente di
campi elettromagnetici di origine antropica è ampiamente giustificata da differenti motivi
oggettivi:
•
campi molto intensi (ampiamente al di sopra degli standard di sicurezza) possono
risultare senza dubbio pericolosi per le persone esposte;
•
campi di intensità anche limitata possono interferire con il funzionamento di apparati
elettronici, anche delicati (pace-maker), compromettendone il corretto
funzionamento;
•
vi sono sospetti, non confermati, che esposizioni prolungate a livelli di campo
inferiori ai limiti di sicurezza possono aumentare il rischio di contrarre alcune gravi
forme patologiche (relazione tra l’insorgere di leucemia infantile ed esposizione al
campo magnetico a frequenze industriali).
3.8.2.2 Localizzazione sorgenti CEM
Le principali sorgenti ambientali di campi elettromagnetici, intendendo con questo termine
le sorgenti a cui si può trovare esposta la popolazione nella vita di tutti i giorni, interessano
tanto l'ambiente esterno (esposizioni outdoor) quanto gli ambienti
ambienti confinati (esposizioni
indoor), anche se in realtà le sorgenti che provocano esposizione outdoor sono in grado di
interessare anche gli ambienti confinati, seppure in modo molto diverso a seconda della
frequenza e delle caratteristiche della sorgente.
Arpa Piemonte ha svolto una estesa caratterizzazione dei campi elettromagnetici prodotti
da impianti di radiocomunicazione e dell’area di influenza del campo magnetico da
la mappa con la localizzazione degli impianti di
elettrodotti. In Figura 3.8-1 è riportata la
radiocomunicazione presenti nell’ambito di studio (fonte: geoportale di Arpa Piemonte).
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radiotelevisione attivi sul territorio comunale
Figura 3.8-1 - Impianti fissi per le telecomunicazioni e la radiotelevisione
di Cuneo prossimo all’area di intervento
Dall’analisi dei dati reperibili nella cartografia ARPA è possibile determinare che nell’area
oggetto di analisi sono presenti i seguenti impianti fissi per le telecomunicazioni e la
radiotelevisione (cfr. Tabella 3.8-5).
Tipologia impianto
Sostegno n°
Indirizzo
1
Telefonia
1685
Via Torre Frati
2
Telefonia
20192
Via Genova, 15
3
Telefonia
20481
Via Margarita
4
Telefonia
5987
Corso Savona, 65
Tabella 3.8-5 – Impianti fissi per le telecomunicazioni e la radiotelevisione attivi sul territorio
comunale di Cuneo prossimo all’area di intervento
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Figura 3.8-2 – Antenne RadioTV e SRB a Nord della linea ferroviaria
Per quanto concerne le sorgenti di inquinamento elettromagnetico generato da campi a
bassa frequenza (0 Hz - 10 kHz), nel quale rientrano i campi generati dagli elettrodotti che
emettono campi elettromagnetici a 50 Hz, durante il sopralluogo effettuato sono state
individuate le seguenti sorgenti nei pressi dell’area in cui sorgeranno le centrali:
•
Elettrodotto aereo ad alta tensione, a terna semplice con mensole normali, con
tensione nominale Vn = 132 kV, che corre parallela a Via Reana
•
Linea aerea a media tensione a terna semplice con tensione nominale da 15 kV o
20 kV, montata su palo per doppia terna non ottimizzata con isolatori sospesi, lungo
Via Reana e interrata in corrispondenza
corrispondenza dell’incrocio tra Via Torre Frati e Via
Genova;
•
Cabina primaria isolata in aria (132/150-15/20 kV) a Nord della ferrovia che
costeggia Via Savona in corrispondenza dell’incrocio con Via Torre Frati.
La Figura 3.8-3 mostra le aree di influenza del campo magnetico di tali sorgenti (fonte:
geoportale di Arpa Piemonte).
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Figura 3.8-3 – Elettrodotti e cabina primaria – Aree di influenza del campo magnetico
3.8.2.3 Caratteristiche dei campi elettrici e magnetici da sorgenti ELF
I livelli di campo elettrico e magnetico emessi dalle linee elettriche dipendono dalle
caratteristiche tecniche e geometriche della linea.
Per quanto riguarda i parametri tecnici, la tensione di esercizio è direttamente correlata ai
livelli di campo elettrico mentre la corrente che fluisce nei conduttori a quelli di campo
magnetico. Maggiori tensioni di esercizio e correnti di carico corrisponderanno quindi a più
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elevati livelli di campo elettrico e magnetico. Le emissioni di campo elettrico e magnetico
sono inoltre influenzate da aspetti geometrici quali ad esempio l’altezza dei conduttori dal
suolo e la loro posizione sui tralicci.
In Figura 3.8-4 è riportato l’andamento del campo elettrico calcolato per alcuni tipi di linea.
Il campo elettrico si riduce al crescere della distanza dal centro della linea, diventando
trascurabile a distanze superiori a qualche decina di metri.
Analoghe considerazioni valgono per il campo magnetico (Figura 3.8-5) che, a differenza
di quanto accade per il campo elettrico, presenta il valore massimo in corrispondenza del
centro della linea.
Figura 3.8-4 – Profili laterali del campo elettrico (valori efficaci) calcolati, a livello del suolo nella
sezione traversa corrispondente alla minima distanza cavo terreno, per una linea a 380 kV a semplice
terna (A), per una linea a 380 kV a doppia
doppia terna (B), per una linea a 220 kV a semplice terna (C) e per
una linea a 132 kV a semplice terna (D)
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Figura 3.8-5 – Profili laterali del campo d’induzione magnetica (valori efficaci) calcolati, a livello del
suolo nella sezione traversa corrispondente alla minima distanza cavo terreno, per una linea a 380 kV
e 1.5 kA a semplice terna (A), per una linea a 380 kV e 1.5 kA a doppia terna (B), per una linea a 220
kV e 550 A a semplice terna (C) e per una linea a 132 kV e 375 A a semplice terna (D)
3.8.2.4 Caratterizzazione dei campi elettromagnetici da sorgenti RF
Le antenne di telefonia cellulare e gli impianti di radiotelevisione suscitano spesso
preoccupazione nei cittadini in termini di emissioni di campi elettromagnetici
elettromagnetici (si ricorda che
per le alte frequenze è indifferente valutare le emissioni in termini di campo elettrico o di
campo magnetico, in quanto le due grandezze, contrariamente a quanto succede alle
basse frequenze, si comportano in modo identico).
Il dimensionamento dei pali e delle strutture verticali è tale da garantire in ogni caso livelli
minimi di campo elettrico in corrispondenza delle abitazioni (esempio in Figura 3.8-6) o
delle zone di fruizione.
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(valori efficaci) di una sorgente RF
Figura 3.8-6 – Profilo laterale del campo elettrico (valori
3.8.2.5 Screening campi elettromagnetici
3.8.2.5.1 Definizione dei punti di monitoraggio
Nell’ambito della caratterizzazione ambientale relativamente
relativamente alla componente campi
elettromagnetici è stata realizzata una campagna di monitoraggio su quattro punti
localizzati sul perimetro dell’area d’intervento.
La definizione della localizzazione dei rilievi è stata in prima istanza pianificata a tavolino,
intersecando le informazioni cartografiche del progetto, delle sorgenti esistenti e
dell’edificato interessato dall’opera.
Sul campo si è poi provveduto alla verifica delle informazioni cartografiche e alle eventuali
correzioni e integrazioni della valutazione iniziale.
I rilievi sono stati eseguiti con la finalità di definire un quadro ambientale generale relativo
allo stato attuale dell’inquinamento da campi elettrici e magnetici a basse frequenze (ELF)
e da campi elettromagnetici ad alte frequenze (RF) in corrispondenza del perimetro
dell’area di intervento.
Nella Tabella 3.8-6 è riportata la localizzazione dei punti di monitoraggio.
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Indirizzo
Codice punto
Lat
Long
Tipologia
CEM_01
Via Torre Frati, 15
44.387099°
7.587475°
LF/HF
CEM_02
Via Reana
44.384560°
7.585146°
LF/HF
CEM_03
Via Genova, 60
44.385326°
7.587382°
LF/HF
CEM_04
Via Savona
44.388220°
7.588251°
LF
Tabella 3.8-6 – Localizzazione dei punti di monitoraggio
3.8.2.5.2 Strumentazione impiegata
Le attività di monitoraggio sono state svolte con strumentazione Narda – Safety Test
Solution in allestimento mobile. La strumentazione installata è composta generalmente da:
•
sistema di misura di campi elettromagnetici;
•
analizzatore di campi elettrici e magnetici per basse frequenze;
•
sensore di campo elettrico per alte frequenze;
•
treppiede completo di snodo in materiale non conduttore.
Le catene di misura utilizzate in relazione alle metodiche di monitoraggio sono annotate
nella Tabella 3.8-7, mentre in Tabella 3.8-8 sono indicati i certificati di calibrazione e il
centro di taratura che ha rilasciato la documentazione.
Campo di
Frequenza
Catene di misura
LF
sistema di misura di campi elettromagnetici Narda PMM 8053B;
cavo di collegamento in fibra ottica;
analizzatore di campi elettrici e magnetici Narda EHP-50C
HF
sistema di misura di campi elettromagnetici Narda PMM 8053B;
sensore di campo elettrico Narda EP-645
Tabella 3.8-7 – Catene di misura
Strumento
N° Matricola
Certificato di calibrazione
PMM 8053B
262WL00341
00341 del 20/04/2010
EHP-50C
352WN00223
00223 del 01/04/2010
EP-645
000WX00223
00223 del 01/04/2010
Centro di taratura
Narda Safety Test
Solution
Tabella 3.8-8 – Certificati di calibrazione
Di seguito dono indicate le principali caratteristiche della strumentazione utilizzata.
- 239 Studio Progetto Ambiente
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Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Narda PMM 8053B
Campo di frequenza: 5 Hz – 40 GHz in funzione del
sensore
Tempo di acquisizione: da 150 msec a 900 msec in
funzione del filtro
Calibrazione: interna al sensore su EEPROM
Conformità: direttive 89/336 e 73/23 e alle guide CEI 2116 e 211-7
Narda EHP-50C
Campo di frequenza: 5 Hz – 100 KHz
Portata: 0.01 V/m – 100 KV/m, 1 nT – 10 mT
Dinamica: > 140 dB
Risoluzione: 0.001 V/m, 1 nT
Calibrazione: interna EEPROM
Narda EP-645
Campo di frequenza: 100 KHz – 6.5 GHz
Portata: 0.35 – 450 V/m
Dinamica: > 62 dB
Risoluzione: 0.01 V/m
Calibrazione: interna EEPROM
- 240 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Figura 3.8-7 – Installazione su treppiede
installazione su treppiede (in materiale non
In Figura 3.8-7 è rappresentata una tipica installazione
conduttore) dell’analizzatore di campi elettrici e magnetici Narda EHP-50C.
Il software 8053-Logger Interface permette il collegamento dell’analizzatore al PC per
l’operazione di trasferimento dei dati. I dati possono essere
essere visualizzati con un qualsiasi
editor di testo ed eventualmente sono importabili su foglio di calcolo per successive
operazioni di analisi.
3.8.2.5.3 Metodo di misura
Tutte le operazioni relative ai rilievi sono stati eseguite prendendo a riferimento le
indicazioni contenute nelle guide del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI 211-6 e CEI
211-7).
Sequenza delle operazioni di misura
a) Posizionamento del sensore
Le postazioni di misura sono state scelte in modo da caratterizzare adeguatamente il
campo elettromagnetico oggetto dell’indagine, avendo cura di posizionare il sensore a
sufficiente distanza da eventuali sorgenti interferenti.
Il sensore è stato fissato su un cavalletto costituito di materiale non conduttore, distante da
qualsiasi struttura conduttrice o in materiale ferromagnetico (due volte la lunghezza del
- 241 Studio Progetto Ambiente
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Analisi Ambientale
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(Utenze pubbliche e private)
sensore) e da qualsiasi oggetto conduttore non permanente o ferromagnetico non
permanente (tre volte l’altezza dell’oggetto).
Qualora fossero presenti erba o sterpi, questi devono essere tagliati per un raggio pari ad
almeno 3 metri attorno al punto di misura.
A meno di indagini con finalità particolari, è in genere opportuno il posizionamento del
sensore ad un’altezza sul p.c. compresa tra 1.1 m e 1.9 m corrispondente alle zone più
sensibili del corpo umano.
L’operatore, ultimata l’installazione, si è posizionato a distanza non inferiore a 3 metri dal
sensore.
b) Analisi preliminare del campo elettromagnetico
In questa fase è stato possibile verificare sul display del data-logger alcune caratteristiche
del campo elettromagnetico, quali ad esempio le componenti spaziali e le frequenze
caratteristiche, al fine di settare coerentemente la successiva acquisizione del dato.
c) Misurazione
La tecnica di monitoraggio applicata consiste in misure di breve periodo
periodo onde acquisire il
valore RMS del vettore campo elettrico e del vettore induzione magnetica negli opportuni
range di frequenza.
d) Compilazione data-sheet
Contestualmente alle operazioni di misura l’operatore ha annotato su apposita scheda i
dati relativi al ricettore (codice, toponomastica, indirizzo), la descrizione del ricettore
stesso, la tipologia di sorgente in esame, la strumentazione adottata, l’indicazione per ogni
rilievo del codice identificativo, dei riferimenti temporali, di eventuali note.
Ciascuna scheda deve riportare il nominativo e la firma leggibile del tecnico competente
responsabile delle misure.
Archiviazione dei dati
I dati rilevati in campo e archiviati nella memoria dello strumento o su computer sono stati
consegnati al Centro Operativo (CO).
L’archiviazione dei dati è organizzata nel computer del centro operativo. Il trasferimento
dei dati avviene utilizzando l’interfaccia del software 8053-Logger Interface, quindi i rilievi
sono salvati come dati grezzi all’interno dell’apposita cartella insieme alle scansioni dei
data sheet, alle foto e a tutto il materiale inerente il monitoraggio.
3.8.2.5.4 Analisi dati
I dati di ogni rilievo sono stati importati su foglio elettronico di calcolo al fine di realizzare
l’elaborazione grafica del profilo temporale. Le informazioni grezze scaricate dallo
strumento, le elaborazioni da foglio di calcolo e le annotazioni di campo confluiscono infine
in un rapporto di misura univoco per ogni rilievo, in cui vengono riportati:
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•
identificativo del rilievo (codice, data, ora, localizzazione);
•
operatore;
•
principali parametri meteorologici;
•
tipologia del rilievo;
•
strumentazione adottata/installazione;
•
caratterizzazione delle sorgenti;
•
profilo temporale del rilievo;
•
RMS rilevato confrontato con i limiti della normativa di riferimento
•
fotografie della postazione e del ricettore;
•
localizzazione planimetrica del punto di misura.
3.8.2.5.5 Risultati
I livelli di campo magnetico riscontrati risultano ampiamente al di sotto degli obiettivi di
qualità riportati nel DPCM 8 luglio 2003. I livelli di campo elettrico risultano ampiamente al
di sotto del limite di esposizione riportato nel medesimo decreto.
In Tabella 3.8-9 è riportata una sintesi dei rilievi effettuati.
ELF
Punto
RMS
CEM_01
CEM_02
CEM_03
CEM_04
0.19
0.10
0.03
0.23
Campo Magnetico [µT]
Obiettivo
Livello
qualità
attenzione
3
10
3
10
3
10
3
10
Limite
esposizione
100
100
100
100
Campo Elettrico [V/m]
Limite
RMS
esposizione
348.9
5000
18.2
5000
1.6
5000
201.3
5000
Tabella 3.8-9 – Livelli di fondo ambientale (ELF)
Per quanto riguarda i campi elettromagnetici generati da impianti ad alta frequenza (RF), i
livelli riscontrati risultano ampiamente al di sotto degli obiettivi di qualità
qualità riportati nel DPCM
8 luglio 2003. In Tabella 3.8-10 è riportata una sintesi dei rilievi effettuati.
RF
Punto
RMS
CEM_01
CEM_02
CEM_03
1.84
0.47
0.70
Campo Elettromagnetico [µT]
Limite
Obiettivo
Livello
esposizione
qualità
attenzione
20
6
6
20
6
6
20
6
6
Tabella 3.8-10 – Livelli di fondo ambientale (RF)
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3.8.2.6 Dati di fonte pubblica
Per quanto concerne l’ambito di studio analizzato sono disponibili dati di ARPA Piemonte,
reperibili su Geoportale, riguardanti le due aree di indagine maggiormente in prossimità
dell’area di studio e con caratteristiche simili ai ricettori esposti all’opera,
all’opera, i cui valori rilevati
sono presentati in Tabella 3.8-11.
Valore c.e. Valore c.e.
(V/m) min. (V/m) max.
Indirizzo
Valore c.e.
(V/m) med.
Inizio misura
Fine misura
Via Tetto dell’Ola
0.30
0.64
<0.5
25/09/2006
09/10/2006
Via Rocca de Baldi, 15
-
-
0.59
26/01/2007
26/01/2007
Via Rocca de Baldi, 15
-
-
1.04
26/01/2007
26/01/2007
Via Rocca de Baldi, 15
0.30
1.08
0.73
28/08/2006
25/09/2006
Tabella 3.8-11 – Centraline ARPA di rilevazione in continuo
Dai rilievi effettuati è evidente come in prossimità dell’area di studio i livelli di campo
elettromagnetico risultano inferiori ai valori limite e ai valori di attenzione.
3.8.3 Impatti per i campi elettromagnetici
3.8.3.1 Fase di cantiere
In fase di cantiere non si individuano sorgenti di campi elettromagnetici in grado di
generare un possibile impatto sulla popolazione presente nelle aree adiacenti all’ambito di
intervento.
Durante alcune fasi di cantiere è possibile che l’approvvigionamento
l’approvvigionamento di energia elettrica
alle attrezzature, venga garantita da un gruppo elettrogeno fisso della potenza di almeno
100 kW.
La Figura 3.8-8 contiene due fotografie di gruppi elettrogeni normalmente utilizzati in aree
di cantiere di significative dimensioni.
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Figura 3.8-8 – Gruppi elettrogeni di tipico impiego nei cantieri
L’alimentazione elettrica destinata ad attrezzature fisse, quali gru per la movimentazione
dei materiali, macchina piegaferri, ecc.. al fine di minimizzare le emissioni di rumore e le
emissioni in atmosfera dei gruppi elettrogeni, avverrà preferibilmente tramite allacciamento
a utenza elettrica pubblica attivando specifici contratti con i gestori
gestori dell’energia.
Il responsabile della sicurezza del cantiere verificherà la presenza di rischi per i lavoratori
e potrà richiedere le misurazioni in base a quanto prescritto dal D.Lgs 81/08 "Attuazione
dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro" al Titolo VIII Agenti Fisici, Capo IV Protezione dei lavoratori
dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici (art. 206 - 212).
3.8.3.2 Fase di esercizio
3.8.3.2.1 Descrizione delle sorgenti
I campi elettromagnetici monitorati riguardano essenzialmente la produzione e il trasporto
di corrente a frequenza di rete (50 Hz) e rientrano pertanto nel range Low Frequency.
Centrali di cogenerazione
Il progetto prevede la realizzazione di due centrali di cogenerazione, una a servizio della
rete di teleriscaldamento della Città di Cuneo, la seconda a servizio del complesso
industriale AGC e, in parte, anch’essa alla rete di teleriscaldamento. L’area in cui verranno
realizzate le centrali, in frazione Spinetta
Spinetta nel comune di Cuneo, si trova all’interno del
complesso industriale AGC, compresa tra altri stabilimenti manifatturieri e terreni agricoli.
In Figura 3.8-9 è riportato il layout di progetto delle due centrali.
La superficie occupata è pari a circa 15000 mq.
Nelle vicinanze ci sono rari edifici residenziali, di cui il più vicino dista circa 25 m dalla
recinzione Nord-Ovest del complesso industriale AGC.
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Figura 3.8-9 – Layout delle centrali di cogenerazione
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(Utenze pubbliche e private)
L’impianto di cogenerazione delle Centrali è costituito da gruppi motore alimentati a gas
metano (cfr. Figura 3.8-10), dotati entrambi di sistemi di recupero in grado di utilizzare il
calore reso disponibile dal motore stesso attraverso scambiatori a piastre per il recupero
dai circuiti dell'olio, dell'acqua delle camicie motore e dallo stadio ad alta temperatura (HT)
dell'intercooler, e tramite caldaia a tubi d'acqua alettati
alettati per il recupero del calore dai fumi di
scarico. L’energia elettrica prodotta, al netto degli autoconsumi, è immessa nella Rete di
Trasmissione Nazionale ad una tensione di 132 kV attraverso una sottostazione di
elevazione della tensione elettrica (trasformatori)
(trasformatori) da 6,3 kV (tensione di lavoro degli
alternatori collegati al motore) e, relativamente alla Centrale AGC, fornita allo stabilimento
AGC limitrofo. L’acqua per il teleriscaldamento viene inviata alle utenze attraverso una
stazione di pompaggio ubicata nella Centrale stessa.
In particolare le due centrali sono così concepite.
Centrale di cogenerazione a servizio AGC:
•
n° 4 cogeneratori aventi le seguenti caratteristich e
o P.ingresso = kW 4.666
o P elettrica kWe = 1.999
o Ptermica recuperata kWt = 2.180
Centrale di cogenerazione per teleriscaldamento:
•
n° 3 cogeneratori aventi le seguenti caratteristich e:
o P.ingresso kW = 4.666
o P elettrica kWe = 1.999
o Ptermica recuperata kWt = 2.180
•
n° 2+1 generatori di calore P.ingresso c.a. 17 MW con rendimento 98%
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Figura 3.8-10 – Esempio di Cogeneratore
Elettrodotto MT interrato
Figura 3.8-11 – Curve di livello dell’induzione magnetica generata da cavi cordati ad elica – calcoli
effettuati con il modello tridimensionale “Elico” della piattaforma “EMF Tools”, che tiene conto del
passo d’elica.
L’elettrodotto in MT in uscita dalla centrale, finalizzato a collegare la cabina secondaria e
quindi la cabina primaria di consegna alla rete, è realizzato interrato. Le linee in media
tensione in cavo cordato ad elica sono interrate ad una profondità minima dalla superficie
di 1 m, distanza che è sufficiente a garantire un livello di campo magnetico in superficie
inferiore all’obiettivo di qualità. Il campo elettrico è da parte sua efficacemente schermato
dallo stesso interramento.
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Cabina secondaria
L’energia elettrica prodotta è condotta ad una cabina secondaria in MT posta nelle
immediate vicinanze delle centrali di cogenerazione, all’interno del perimetro AGC.
Il collegamento dalla centrale e verso la cabina priamaria di cosnegna è realizzato
mediante elettrodotto in MT interrato.
Le Linea Guida per l’applicazione del comma 5.1.3 dell’Allegato al DM 29.05.08 redatte
dall’Enel individuano la distanza di prima approssimazione (DPA) dalle linee e dalle cabine
elettriche. La DPA è la distanza, in pianta sul livello del suolo, da tutte le pareti della
cabina stessa, al di sopra della quale ogni punto rispetta l’obiettivo di qualità per il campo
magnetico fissato dal DPCM 8 luglio 2003, pari a 3 µT.
Come riportato in Figura 3.8-12, nel caso di una cabina secondaria in media tensione
realizzata nel rispetto della normativa, la DPA è pari a 1.5-2 m.
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Figura 3.8-12 – DPA Cabina secondaria (Fonte: linee guida Enel)
Cabina primaria di consegna
L’energia elettrica prodotta, al netto degli autoconsumi, è immessa nella Rete di
Trasmissione Nazionale ad una
una tensione di 132 kV attraverso una cabina primaria in
entra-esci, su l’elettrodotto in AT n° 727 132 kV, di pro prietà di Terna, ubicato in
corrispondenza dell’impianto.
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La cabina primaria di consegna sarà localizzata a Nord dello stabilimento AGC e della
ferrovia come mostrato nella tavola in Allegato A-24. Il collegamento dalla centrale è
realizzato mediante elettrodotto in MT interrato.
La struttura di una cabina primaria è la seguente:
•
Linea elettrica ad alta tensione (AT) in ingresso/uscita (preferibilmente almeno due
per cabina);
•
Trasformatore di tensione (TV) per le protezioni;
•
Sezionatori di linea AT;
•
Trasformatore di corrente (TA) per le protezioni;
•
Interruttori di linea AT;
•
sezionatori di sbarre AT;
•
sbarre AT di cabina primaria;
•
sezionatori di interruttore AT del trasformatore;
•
interruttori AT del trasformatore;
•
trasformatore di corrente (TA) AT;
•
scaricatori di tensione;
•
trasformatore AT/MT e viceversa, in numero di due di potenza pari a 25 MVA l’uno;
•
trasformatore di corrente (TA) MT del trasformatore,
trasformatore, lato MT, per le protezioni;
•
interruttore MT del trasformatore;
•
sbarre MT di cabina primaria;
•
interruttori delle linee a media tensione;
•
trasformatore di corrente (TA) delle linee MT.
Le Linea Guida per l’applicazione del comma 5.1.3 dell’Allegato al DM 29.05.08 redatte
dall’Enel individuano la distanza di prima approssimazione (DPA) dalle linee e dalle cabine
elettriche. La DPA è la distanza, in pianta sul livello del suolo, dagli elementi della cabina
stessa, al di sopra della quale ogni punto rispetta
rispetta l’obiettivo di qualità per il campo
magnetico fissato dal DPCM 8 luglio 2003, pari a 3 µT.
Come riportato in Figura 3.8-13, nel caso di una cabina primaria ad alta tensione
realizzata nel rispetto della normativa,
normativa, la DPA cambia a seconda della sorgente di campo
magnetico considerata, ma la DPA è sicuramente interna alla recinzione della cabina se
sono rispettate le seguenti distanze dal perimetro esterno, non interessato dalle fasce di
rispetto delle linee in ingresso/uscita:
• 14 m dall’asse delle sbarre di AT in aria;
•
7 m dall’asse delle sbarre di MT in aria.
- 251 -
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Figura 3.8-13 – DPA Cabina primaria (Fonte: linee guida Enel)
3.8.3.2.2 Definizione degli impatti – Un caso studio: La centrale di cogenerazione di Chieri
Al fine di definire gli impatti dell’opera, si riporta il caso studio della centrale di
cogenerazione di Chieri.
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Nel mese di Luglio 2010 è stata eseguita una campagna di monitoraggio con la finalità di
verificare i livelli dei campi magnetici, elettrici e magnetici nell’ambito interessato dalla
Centrale Termoelettrica Cogenerativa abbinata al teleriscaldamento di Chieri, situata in
località Tetti Fasano e della cabina di consegna, situata in via Buttigliera.
Sono state eseguite rilievi con diverse finalità e in particolare:
•
valutazione del potenziale livello di esposizione da parte della popolazione al
campo elettrico e al campo d’induzione magnetica aventi per sorgente la centrale e
la cabina di consegna;
•
caratterizzazione delle emissioni dell’elettrodotto interrato in uscita dalla centrale;
•
caratterizzazione ambientale dei locali della centrale e del piazzale circostante, in
cui è possibile l’acceso sia da parte del personale della centrale e potenzialmente
anche da parte dei visitatori.
La verifica è stata eseguita in diversi punti la cui localizzazione è sintetizzata in Tabella
3.8-12.
Punti
Localizzazione
P01-P05
Lungo la recinzione perimetrale
dell’area della centrale
P06-P09
In corrispondenza dell’elettrodotto in
uscita dalla centrale
P11-P14
Locali interni alla centrale
P15-P17
P18
A 2 m di distanza dal muro esterno
della centrale
Presso la cabina di consegna in via
Buttigliera
Finalità
Valutazione del clima elettromagnetico in
corrispondenza della minima distanza dalla
centrale accessibile al pubblico
Caratterizzazione delle emissioni dell’elettrodotto
interrato in uscita dalla centrale
Caratterizzazione ambientale di locali con diverso
grado di accesso da parte del personale
Verifica dei campi ad alta frequenza nel piazzale
attorno alla centrale
Valutazione del clima elettromagnetico in
corrispondenza della cabina di consegna
Tabella 3.8-12 – Localizzazione dei punti di monitoraggio - Centrale di Chieri
In Figura 3.8-14 è riportata la localizzazione planimetrica dei punti monitorati all’interno
del perimetro della centrale.
- 253 Studio Progetto Ambiente
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Figura 3.8-14 – Mappa dei punti di monitoraggio – Centrale di Chieri
L’analisi dei dati rilevati in campo ha permesso di tracciare un’efficace caratterizzazione
dei campi elettromagnetici generati dal complesso della centrale di cogenerazione e della
cabina di consegna.
Recinzione perimetrale
I livelli di campo magnetico riscontrati lungo la recinzione risultano ampiamente al di sotto
degli obiettivi di qualità riportati nel DPCM 8 luglio 2003. I livelli di campo elettrico risultano
ampiamente al di sotto del limite di esposizione riportato nel medesimo decreto.
In Tabella 3.8-13 è riportata una sintesi dei livelli RMS di campo elettrico e di campo
magnetico rilevati con i relativi livelli di riferimento.
- 254 Studio Progetto Ambiente
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LF
Punto
RMS
P01
P02
P03
P04
P05
0.06
0.07
0.03
0.05
0.03
Campo Magnetico [µT]
Obiettivo
Livello
Limite
qualità
attenzione
esposizione
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
Campo Elettrico [V/m]
Limite
RMS
esposizione
0.1
5000
0.1
5000
0.1
5000
0.1
5000
0.1
5000
Tabella 3.8-13 – Campo elettrico e campo magnetico lungo la recinzione
Elettrodotto
In corrispondenza dell’elettrodotto interrato in uscita dalla centrale è stata eseguita una
verifica dei livelli di emissione a distanze e altezze caratteristiche, riportate in Tabella
3.8-14.
Punto
Distanza orizzontale [m]
Altezza da p.c. [m]
P06*
In asse
0.7
P06
In asse
1.5
P07*
1.0
0.7
P08*
2.0
0.7
P09*
5.0
0.7
Tabella 3.8-14 – Distribuzione punti verifica elettrodotto
I livelli, riportati in Tabella 3.8-15 risultano ampiamente al di sotto degli obiettivi di qualità
e dei limiti di esposizione riportati nel DPCM 8 luglio 2003.
LF
Punto
RMS
P06*
P06
P07*
P08*
P09*
0.63
0.31
0.51
0.32
0.07
Campo Magnetico [µT]
Obiettivo
Livello
Limite
qualità
attenzione
esposizione
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
Campo Elettrico [V/m]
Limite
RMS
esposizione
0.2
5000
0.1
5000
0.2
5000
0.1
5000
0.1
5000
Tabella 3.8-15 – Campo elettrico e campo magnetico lungo l’elettrodotto interrato (*) misure a 0.7 m
di altezza sul p.c.
Locali interni alla centrale
La verifica dei livelli di campo elettrico e di campo magnetico a basse frequenze ed in
particolare alla frequenza di rete (50Hz) all’interno dei locali della centrale ha portato a
risultati in genere al di sotto degli obiettivi di qualità e dei limiti di esposizione riportati nel
DPCM 8 luglio 2003.
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(Utenze pubbliche e private)
Campo Magnetico [µT]
Obiettivo
Livello
Limite
qualità
attenzione
esposizione
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
3
10
100
LF
Punto
RMS
P11
P12
P13
P13
P13
P14
0.09
1.18
0.18
0.23
0.17
14.22
Campo Elettrico [V/m]
Limite
RMS
esposizione
3.6
5
0.2
5
5.7
5
8.5
5
6.9
5
5
Tabella 3.8-16 – Campo elettrico e campo magnetico all’interno della centrale
Si segnala un livello di campo magnetico al di sopra del livello di attenzione in
corrispondenza di P14, ovvero dentro il locale del cogeneratore 1. Il punto d’indagine
coincide con il punto di massima esposizione rilevato in campo ed è localizzato di fianco
all’alternatore e al di sotto del cavidotto che veicola la corrente prodotta ai
trasformatori/elevatori. In ogni caso il personale della centrale staziona raramente e
sempre per periodi molto brevi all’interno del locale.
All’interno del locale dei quadri di controllo, dove sono stati riscontrati i livelli più alti di
campo elettrico, comunque sempre
sempre ampiamente al di sotto dei limiti di esposizione riportati
nel DPCM 8 luglio 2003, è stata eseguita una verifica anche per il campo elettrico ad alte
frequenze, che ha confermato valori al di sotto degli obiettivi di qualità del relativo DPCM 8
luglio 2003.
In Tabella 3.8-16 e in Tabella 3.8-17 è riportata una sintesi dei livelli RMS di campo
elettrico e di campo magnetico rilevati con i relativi livelli di riferimento.
HF
Punto
RMS
P13
1.21
Campo Elettrico [V/m]
Obiettivo
Livello
Limite
esposizione
qualità
attenzione
6
6
20
Tabella 3.8-17 – Livelli di campo elettrico nel campo delle alte frequenze
Piazzale della centrale
Nel piazzale esterno alla centrale è stata eseguita una verifica dei campi ad alta frequenza
a 2.0 metri di distanza dal muro esterno. I livelli risultano ampiamente al di sotto degli
obiettivi di qualità e dei limiti di esposizione riportati nel DPCM
DPCM 8 luglio 2003.
In Tabella 3.8-18 è riportata una sintesi dei livelli RMS di campo elettrico e di campo
magnetico rilevati con i relativi livelli di riferimento.
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HF
Punto
RMS
P15
P16
P17
0.66
0.57
0.76
Campo Elettrico [V/m]
Obiettivo
Livello
Limite
esposizione
qualità
attenzione
6
6
20
6
6
20
6
6
20
Tabella 3.8-18 – Livelli di campo elettrico nel campo delle alte frequenze
CONCLUSIONI DELLO STUDIO
I livelli di campo magnetico e di campo elettrico a basse frequenze e di campo
elettromagnetico ad alte frequenze rilevati risultano ampiamente al di sotto degli obiettivi di
qualità e dei limiti di esposizione riportati nei due DPCM 8 luglio 2003 in tutta l’area
occupata dalla centrale di cogenerazione e nelle vicinanze della cabina di consegna. Si
segnala solamente un livello di campo magnetico al di sopra del livello di attenzione
all’interno del locale del cogeneratore 1. Il punto d’indagine coincide con il punto di
massima esposizione rilevato in campo ed è localizzato di fianco all’alternatore e al di
sotto del cavidotto che veicola la corrente prodotta ai trasformatori/elevatori. Tuttavia si
ricorda che il personale della centrale staziona raramente e sempre per periodi molto brevi
all’interno di tale locale e che l’area non è aperta al pubblico.
3.8.4 Sintesi degli impatti
L’analisi della componente campi elettromagnetici in base alla metodologia illustrata nel
Paragrafo 1.2 NON evidenzia la presenza di impatti critici, come evidenziato dalla tabella
riassuntiva riportata al Paragrafo 5.1.
Nello specifico il rango della componente è risultato essere pari a 6, essendo il fattore
ambientale “Qualità elettromagnetica”, nel contesto oggetto di analisi caratterizzabile come
indicato nel seguito:
•
capacità di carico: non raggiunta;
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: non strategica.
In termini di impatti sia nella fase di cantiere sia nella fase di esercizio sono stati rilevati
esclusivamente impatti nulli o lievemente negativi reversibili a breve termine.
In riferimento alla cabina primaria in alta tensione per il collegamento con la rete, la
realizzazione dell’opera nel rispetto della normativa garantisce il rispetto dell’obiettivo di
stessa. L’impatto per il sistema ricettore è
qualità (3 µT) già sulla recinzione della cabina stessa.
pertanto da considerarsi trascurabile.
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Si ritiene opportuno ribadire che il giudizio espresso, in particolare per ciò che concerne la
fase di cantiere, ipotizza la posa in essere di tutti gli interventi indicati e la realizzazione
delle opere a regola d’arte.
Si evidenzia infine la necessità in ogni caso di un collaudo in fase di esercizio delle centrali
e delle cabine di consegna, al fine di verificare mediante apposite campagne di
monitoraggio i livelli di campo elettrico e di campo magnetico in corrispondenza dei
ricettori maggiormente esposti.
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3.9
Inquinamento luminoso
Tecnicamente l’inquinamento luminoso è l’emissione di luce al di fuori delle aree in cui
questa è funzionale alla visione notturna. Si può anche definire come l’introduzione
indesiderata di luce nell’ambiente. La causa principale dell’inquinamento luminoso sono i
lampioni che disperdono luce.
Un aspetto rilevante legato all’inquinamento luminoso è lo spreco energetico. Tutta la luce
prodotta e non funzionale alla visibilità notturna è sprecata.
A ciò si aggiungo ulteriori problematiche: un’errata illuminazione stradale può causare
diversi pericoli alla circolazione dei veicoli e dei pedoni, ad esempio un’eccessiva
illuminazione in alcune aree e l’assenza in altre rende abbaglianti le aree illuminate e
molto scure quelle senza illuminazione.
ripercussioni sulla salute della popolazione e sugli
Inoltre la luce notturna può avere delle ripercussioni
habitat naturali. Il nostro corpo si è sviluppato per vivere in alternanza tra il giorno e la
notte ed è di notte, che l’organismo produce un ormone, la melatonina, fondamentale per il
nostro equilibrio psicofisico. Essa, fra le altre cose, regola il ritmo circadiano (l’alternanza
tra giorno e notte). Come l’uomo, anche gli animali hanno bisogno di periodi di luce e di
buio: invadere la loro notte con la luce equivale a distruggere il loro habitat.
3.9.1 Riferimenti normativi
3.9.1.1 Normativa europea
A livello internazionale le attività legate al contenimento dell'inquinamento luminoso si
differenziano da paese a paese in quanto non esiste tutt'oggi una linea d’azione comune.
approvata è quella legata alla protezione
La prima legge che temporalmente è stata approvata
dell'Osservatorio Astronomico Europeo delle Canarie per la necessità di proteggere uno
dei siti osservativi più importanti per la ricerca astronomica di punta, anche se in effetti allo
stato attuale delle cose risulta piuttosto superata in quanto ha dimostrato una notevole
difficoltà a contenere i fenomeni di inquinamento luminoso.
Altre due leggi Europee da non dimenticare sono quella approvata sempre in Spagna,
nella regione della Catalonia ma che solo recentemente è in corso di definizione dal punto
di vista tecnico e la Legge della Repubblica Ceca, la prima al mondo di uno stato sovrano
ora membro dell'Unione Europea, che ha avuto ispirazione e supporto dalla Legge della
Regione Lombardia n.17/2000. Le ultime leggi però sono quelle più promettenti, quelle
della Slovenia e della Croazia che si sono sviluppate sull’onda delle leggi regionali italiane
tipo Lombardia.
In Francia, dall’1 luglio del 2013 è in vigore una legge che regola l’illuminazione negli
edifici non residenziali, imponendone la sospensione durante la notte. In particolare, le luci
degli spazi interni, delle facciate e delle insegne commerciali devono rimanere spente
nella fascia oraria 1-7 di mattina. Con questa azione concreta, la Francia si pone fra le
prime nazioni al mondo che hanno adottato misure in questo senso. Una decisione non
estemporanea, ma frutto di un percorso sociale e legislativo già iniziato in precedenza. Nel
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2012, una direttiva aveva, infatti, imposto lo spegnimento delle insegne pubblicitarie
luminose tra la 1 e le 6 del mattino nei comuni sotto gli 800 mila abitanti.
In Gran Bretagna è stata approvata una legge chiamata dell'"ambiente e vicinato pulito". In
essa, tra le altre cose, si parla di inquinamento luminoso e di disturbo dovuto alla luce
artificiale.
3.9.1.2 Normativa nazionale
Al momento non esiste una legge a livello nazionale trattante il tema inquinamento
luminoso dal punto di vista strettamente ambientale. Esistono viceversa diverse norme
che tracciano le disposizioni sull’illuminazione
sull’illuminazione dal punto di vista della sicurezza stradale,
sociale e sul lavoro, e sulla realizzazione degli impianti di illuminazione a regola d’arte. La
legge nazionale considera realizzati a regola d’arte gli impianti conformi alle norme UNI.
3.9.1.3 Normativa tecnica
3.9.1.3.1 UNI 11248 “Illuminazione stradale - Selezione delle categorie illuminotecniche”
La norma UNI 11248: 2012, è stata elaborata con l’intento di individuare le prestazioni
illuminotecniche degli impianti di illuminazione atte a contribuire alla sicurezza degli utenti
delle strade.
Il documento fornisce le linee guida per:
•
determinare le condizioni di illuminazione in una data zona, identificate e definite in
modo esaustivo nella norma UNI EN 13201-2 "Illuminazione stradale - Parte 2:
Requisiti prestazionali";
•
come classificare una zona destinata al traffico per determinare la sua categoria
illuminotecnica (aspetti che condizionano l’illuminazione stradale, valutazione dei
rischi , ecc..)
La norma riguarda gli impianti fissi di illuminazione in zone pubbliche destinate alla
circolazione, che devono offrire al cittadino condizioni di visibilità ottimali nelle ore notturne
e consentire un regolare smaltimento del traffico.
La categoria illuminotecnica di progetto deve essere valutata per un flusso di traffico pari
al 100% di quello associato al tipo di strada, indipendentemente dal flusso di traffico
effettivamente presente (contrasto con quanto riportato in alcune leggi regionali).
La UNI 11248 riporta i criteri di suddivisione delle zone di studio, che
che sono quelle parti di
strada considerate per la progettazione di un impianto di illuminazione: zone a traffico
veicolare, piste ciclabili e zone pedonali, zone di conflitto e zone per dispositivi rallentatori
e attraversamenti pedonali.
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Tra le raccomandazioni per l'illuminazione si fa riferimento al controllo dell'abbagliamento
debilitante, alle condizioni atmosferiche, alla guida visiva, alle categorie illuminotecniche
comparabili tra zone contigue e tra zone adiacenti.
3.9.1.3.2 UNI EN 13201
CEN/TR 13201 – 1 : 2004 Illuminazione stradale - Parte 1: Selezione delle classi di
illuminazione
UNI EN 13201 – 2 : 2004 Illuminazione stradale - Parte 2: Requisiti prestazionali
UNI EN 13201 – 3 : 2004 Illuminazione stradale - Parte 3: Calcolo delle prestazioni
UNI EN 13201 – 4 : 2004 Illuminazione stradale - Parte 4: Metodi di misurazione delle
prestazioni fotometriche
La parte 1 è stata recepita ed integrata nella precedente norma UNI 11248.
La parte 2 individua i requisiti illuminotecnici da applicarsi in funzione della classificazione
realizzata con la norma UNI 11248.
Le parti 3 e 4 individuano i metodi di calcolo e verifica che impiegano i software i
illuminotecnici.
La norma EN 13021-2 stabilisce i requisiti quantitativi e qualitativi richiesti ai progettisti per
l’illuminazione delle strade con traffico motorizzato, misto e pedonale nonchè di piazze,
parcheggi, aree, parchi, centri storici e commerciali.
Complessivamente definisce 3 classi di progetto impiegabili in Italia:
•
classe ME (ambiti stradali continui) diviso in 6 categorie
•
classe S (ambiti stradali e non stradali) diviso in 6 categorie
•
classe CE (ambiti di conflitto quali incroci e rotatorie) diviso in 6 categorie
•
più 2 classi accessorie e complementari alle altre in alcune limitate situazioni:
classe ES (illuminamenti semicilindrici da verificarsi dove ci sono esigenze di
percezione del pericolo) e classe EV (illuminamenti verticali da verificarsi negli
attraversamenti pedonali per percepire gli ostacoli).
3.9.1.3.3 UNI 10819 “Luce e illuminazione – Impianti di illuminazione esterna – Requisiti
per la limitazione della dispersione verso l’alto del flusso luminoso”
La Norma prescrive i requisiti degli impianti di illuminazione esterna, per la limitazione
della dispersione verso l’alto di flusso luminoso proveniente da sorgenti di luce artificiale,
anche al fine di non ostacolare l’osservazione astronomica.
La norma classifica il territorio in base agli osservatori astronomici e alla loro importanza:
ZONA 1: Zona altamente protetta ad illuminazione limitata (per esempio: osservatori
astronomici o astrofisici di rilevanza internazionale). Raggio dal centro di osservazione r =
5 km.
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ZONA 2: Zona protetta intorno alla Zona 1 o intorno ad osservatori a carattere nazionale
e/o di importanza divulgativa. Raggio dal centro di osservazione r = 5 km, 10 km, 15 km o
25 km, in funzione dell'importanza del centro.
ZONA 3: Territorio nazionale non classificato in Zona 1 e 2.
La norma poi classifica gli impianti e definisce una matrice di possibilità di installazione tra
tipo di impianto e tipologia di territorio.
Classificazione degli impianti di illuminazione: in ordine decrescente di importanza
utilizzando come carattere distintivo il conseguimento della sicurezza stradale e
individuale:
Tipo A: Impianti dove la sicurezza è a carattere
carattere prioritario, per esempio illuminazione
pubblica di strade, aree a verde pubblico, aree a rischio, grandi aree
Tipo B: Impianti sportivi, impianti di centri commerciali e ricreativi, impianti di giardini e
parchi privati
Tipo C: Impianti di interesse ambientale e monumentale
Tipo D: Impianti pubblicitari realizzati con apparecchi di illuminazione
Tipo E: Impianti a carattere temporaneo ed ornamentale, quali per esempio le luminarie
natalizie.
Criteri di valutazione degli impianti
Metodo del rapporto medio di emissione superiore:
Il parametro che, in base alla zona di appartenenza e alla tipologia di impianto, viene
introdotto per valutare l’inquinamento luminoso è il rapporto medio di emissione superiore
Rn, definito come rapporto tra la somma dei flussi
flussi luminosi superiori di progetto φθ,Ψ
estesa a n apparecchi di illuminazione e la somma dei flussi luminosi totali φt emessi dagli
stessi apparecchi, espresso in percentuale.
Le prescrizioni per i comuni che sono dotati di un PRIC (Piano Regolatore
dell’Illuminazione Comunale) sono definite come indicato nella Tabella 3.9-1.
Tipo di impianto
Rn max [%]
Zona 1
ABCD
E
Zona 2
Zona 3
1
5
10
Non ammessi
Ammessi solo se soggetto
ad orario regolamentato
Ammessi
Tabella 3.9-1
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In mancanza di PRIC si ipotizza che il territorio comunale sia servito di impianti di
illuminazione di tipo stradale e da impianti di tipo non stradale, secondo le seguenti
percentuali:
•
tipo A stradale: 65% degli impianti di illuminazione comunale
•
tipo A non stradale, tipo B,C,D: 35% degli impianti di illuminazione comunale.
I valori massimi di Rn consentiti in assenza di PRIC sono indicati nella Tabella 3.9-2.
Tipo di impianto
Rn max [%]
Zona 1
Zona 2
Zona 3
A (Stradale)
1
3
3
A (non stradale) B C D
1
9
23
Tabella 3.9-2
Metodo delle intensità luminose massime:
In presenza di particolari difficoltà nel
nel calcolo dei flussi luminosi superiori di progetto φθ,Ψ,
come nei casi di illuminazione dal basso verso l’alto di monumenti o di edifici a contorno
complesso e per impianti di potenza nominale fino a 5 kW, in alternativa al metodo del
rapporto medio di emissione superiore è accettata la conformità dell’impianto alla norma
qualora i valori di intensità luminosa oltre il contorno dell’opera, intesa come la più
semplice figura riconducibile all’oggetto illuminato, non superino quelli indicati nella
Tabella 3.9-3 seguente:
Tipo di impianto
Rn max [%]
Zona 1
Zona 2
Zona 3
A
5
15
30
B
5
30
80
C
5
100
200
D
5
100
200
E
Non ammessi
Ammessi solo se
soggetto ad orario
regolamentato
Ammessi
Tabella 3.9-3
3.9.1.3.4 UNI EN12464 Aree industriali di lavoro con utilizzo anche notturno
La norma UNI EN 12464-1 “Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 1: Posti di lavoro in
interni” sostituisce la UNI EN 10380 datata 1994 “Illuminazione
“Illuminazione di interni con luce
artificiale”, andando a definire i criteri per una corretta progettazione illuminotecnica dei
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luoghi di lavoro in interni ed introducendo alcuni nuovi concetti atti a migliorare la qualità
dell'illuminazione.
La norma UNI EN 12464-2 “Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 2: Posti di lavoro in
esterno”, specifica invece i requisiti illuminotecnici per garantire sufficienti livelli di comfort
visivo e prestazione visiva ai lavoratori che svolgono la loro opera in ambienti esterni. In
particolare, la norma contiene un allegato contenente le raccomandazioni
sull'illuminazione in materia di sicurezza e della salute dei lavoratori.
3.9.1.3.5 Raccomandazione CIE 126-1997: “Guidelines for minimizing sky-glow”
Lo scopo della raccomandazione e di fornire
fornire delle linee guida generali per la riduzione
dell’inquinamento luminoso ad uso di progettisti illuminotecnici e amministrazioni
pubbliche. La raccomandazione individua un sistema di zonizzazione del territorio a livello
ambientale, riconducibile a quattro zone diverse:
•
Zona E1: Aree contenenti “paesaggi bui”: parchi nazionali, aree naturali di rilievo
(dove le strade sono solitamente non illuminate).
•
Zona E2: Aree “a bassa luminosità”: generalmente aree extraurbane e residenziali
rurali.
•
Zona E3: Aree “a media luminosità”: generalmente aree residenziali urbane (dove
le strade sono illuminate per un traffico stradale standard).
•
Zona E4: Aree ad “elevata luminosità”: generalmente aree urbane con la
compresenza di residenziale e commerciale e utilizzo durante
durante le ore notturne.
Con riferimento alle quattro zone, vengono proposti valori massimi ammissibili (Tabella
3.9-4) di ULORinst (Upward Light Output Ratio, installato), espresso come percentuale di
flusso luminoso verso l’alto per apparecchio per ciascuna zona (E1, E2, E3, E4). Il limite
riportato è valido per ogni singolo apparecchio installato nella zona di rispetto.
Zona
ULORinst [%]
Attività astronomiche
E1
0
Osservatori di rilevanza internazionale
E2
0-5
Studi accademici e postuniversitari
E3
0-15
Studi amatoriali e universitari
E4
0-25
Nessuna attività di tipo astronomico
Tabella 3.9-4
La raccomandazione tiene anche conto dell’illuminazione presente nelle zone confinanti,
fissando dei valori limiti anche per il circondario. Il presupposto è che l’influenza
dell’illuminamento delle altre zone su quella prescelta dipenda dalla distanza tra il punto di
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riferimento e i confini con le altre aree. La raccomandazione
raccomandazione propone dei valori di distanza
minima tra il punto di riferimento e i confini della zona successiva (Tabella 3.9-5).
Definizione della zona contenente il punto di
riferimento e i confini delle zone circostanti
E1
E2
Distanza minima [km] tra il punto
di riferimento
E1-E2
E2-E3
E3-E4
1
10
100
1
10
E3
1
E4
Assenza di limite
Tabella 3.9-5
3.9.1.4 Normativa Regionale
3.9.1.4.1 Legge Regionale 24/03/2000 n°31, “Disposizion i per la prevenzione e lotta
all’inquinamento luminoso e per il corretto impiego delle risorse energetiche”
La legge definisce l’inquinamento luminoso ogni forma di irradiazione di luce artificiale al di
fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata
dedicata e in particolare modo verso la volta
celeste, e l’inquinamento ottico qualsiasi illuminamento diretto prodotto dagli impianti di
illuminazione su oggetti e soggetti che non è necessario illuminare. Tra le finalità della
legge si riscontra (Art. 1):
•
“la salvaguardia dei bioritmi naturali delle piante e degli animali ed in particolare
delle rotte migratorie dell'avifauna dai fenomeni di inquinamento luminoso”;
•
“il miglioramento dell'ambiente conservando gli equilibri ecologici delle aree naturali
protette, ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree
protette)”;
•
“la tutela dei siti degli osservatori astronomici professionali e di quelli non
professionali di rilevanza regionale o provinciale, nonché delle zone loro circostanti,
dall'inquinamento luminoso”.
Secondo la Legge in esame tutti gli impianti di illuminazione esterna di nuova
realizzazione o in rifacimento, dovranno essere adeguati alle norme tecniche dell’Ente
Italiano di Unificazione (UNI) e del Comitato Elettrotecnico Italiano
Italiano (CEI) che definiscono i
requisiti di qualità dell’illuminazione stradale e delle aree esterne in generale per la
limitazione dell’inquinamento luminoso.
La regione individua le aree a maggiore sensibilità in base alle indicazioni della Norma
UNI 10819: “Impianti di illuminazione esterna – Requisiti per la limitazione della
dispersione verso l’alto del flusso luminoso” per quanto riguarda gli osservatori astronomici
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e in base alle indicazioni della Raccomandazione CIE 126-1997: “Guidelines for
minimizing sky-glow” per quanto riguarda le componenti biotiche.
In particolare, nell’Art. 8 vengono indicate come aree ad elevata sensibilità quelle in cui
sono presenti:
a) osservatori astronomici individuati su indicazioni fornite alla Società astronomica
italiana (SAI) e dall'Unione astrofili Italiani (UAI);
b) aree protette, parchi e riserve naturali, oasi naturalistiche, zone umide, zone di
rifugio per uccelli migratori;
c) punti di osservazione di prospettive panoramiche e aree di interesse monumentale,
storico e documentale sensibili all'inquinamento ottico.
Per le aree sensibili vengono definite le fasce di protezione, che per le aree protette
coincidono con la superficie stessa dell’area, mentre per gli osservatori astronomici
vengono definiti in base alla UNI 10189.
All’atto pratico la legge richiede semplicemente il rispetto delle normative tecniche (UNI
10189 e le UNI che contengono le buone pratiche sulle installazioni elettriche) su tutto il
territorio regionale prevedendo il raddoppio delle sanzioni nelle aree ritenute sensibili di cui
sopra (in caso di installazioni a fini commerciali o propagandistici la sanzione è
quadruplicata).
Sono previsti i piani comunali della illuminazione pubblica.
3.9.2 Stato attuale
3.9.2.1 Sensibilità e ambiti di potenziale criticità
Nella Figura 3.9-1 si riporta uno stralcio delle fasce di protezione di Zona 1 (SIC, Parchi
naturali, ecc.) e di Zona 2 (Osservatori Astronomici) adottate dalla Regione Piemonte.
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Figura 3.9-1– Fasce di rispetto ai fini della protezione dall'inquinamento luminoso
Da cui emerge che l’ambito di studio ricade nella Zona 2 in ragione della presenza
dell’Osservatorio Astronomico di Cuneo.
3.9.2.2 Localizzazione delle fonti di inquinamento luminoso attualmente presenti
Le fonti di inquinamento luminoso nell'ambito interessato dal progetto di realizzazione
delle due centrali di teleriscaldamento sono rappresentate dagli impianti di illuminazione
installati in corrispondenza della viabilità esistente costituita dalla SP564 via Genova.
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3.9.2.3 Stato attuale dell'inquinamento luminoso
Lo stato attuale dell’inquinamento luminoso è documentato attraverso le mappe riportate
nell'elaborato "Mappa dell’inquinamento luminoso 1" e "Mappa dell’inquinamento luminoso
2" in scala 1:285.000.
Le mappe, riferite alle ore 23 in inverno e ad una umidità media di 85 %, sono valide per
un cono di 50 ° allo zenit (cioè rispetto alla vert icale della posizione) e non tengono conto
degli effetti di inquinamento luminoso
luminoso all’orizzonte. Per considerare i valori indicati sulla
mappa, resta inteso che l’osservatore non dovrebbe essere direttamente esposto ad una
sorgente di luce diretta, e da almeno 20 minuti non si è esposto ad una qualsiasi fonte di
luce diretta.
I valori riportati sono indicativi in quanto ottenuti mediante calcolo analitico e non basati su
indicatori misurabili. Fenomeni locali, come ad esempio l’illuminazione di monumenti ed
edifici pubblici o, al contrario, lo spegnimento delle luci ad una certa ora della notte,
possono falsare localmente la mappatura.
Le aree acquatiche non vengono inoltre prese in considerazione: la propagazione di aloni
di luce è stata fortemente attenuata volontariamente al di sopra del mare, per motivi di
chiarezza. Queste mappe trattano pertanto delle zone urbane, zone industriali e artigianali,
aree residenziali, porti, aeroporti, campi di aviazione, autostrade ed alcune strutture
industriali di grandi dimensioni (ad esempio le centrali elettriche nucleare).
La Mappa dell’inquinamento luminoso 1 documenta la visibilità delle stelle a occhio nudo.
Il livello di inquinamento è espresso in funzione del numero di stelle visibili, secondo la
legenda riportata in Tabella 3.9-6.
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In corrispondenza della posizione in cui sono previste le centrali prevale la colorazione del
giallo, associata ad una visibilità del cielo notturno di 250-500 stelle visibili, indice di un
inquinamento luminoso ancora forte.
Figura 3.9-2– Mappa dell'inquinamento luminoso 1
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Figura 3.9-3– Mappa dell'inquinamento luminoso 1
Zona
N° Stelle visibili
Note
Bianco
0-50 (No pianeti)
Inquinamento luminoso molto potente e onnipresente.
onnipresente. Molto tipico dei grandi centri
urbani e delle grandi metropoli regionali e nazionali.
Magenta
50-100
Le costellazioni principali cominciano ad essere riconoscibili
Rosso
100-200
Possono apparire più costellazioni e stelle. Col telescopio, si possono osservare
certi oggetti del catalogo di Messier
Arancione
200-250
L'inquinamento resta presente, per cui in alcune parti del cielo appaiono più scure.
Situazioni di diversi sobborghi di grandi città
Giallo
250-500
Inquinamento luminoso ancora forte. La Via Lattea potrebbe diventare visibile in
ottime condizioni. Alcuni tra i più brillanti oggetti del catalogo di Messier osservabili
ad occhio nudo
Verde
500-1000
Periferia lontana di città, visibile spesso la via Lattea ma ancora molto sensibile alle
condizioni atmosferiche. Tipicamente gli aloni dell’inquinamento luminoso occupano
solo una parte del cielo e arrivano a 40 -50° di altitudine.
Ciano
1000-1800
Via Lattea prevalentemente visibile (a secondo del tempo), ma senza splendere
Blu
1800-3000
Cielo molto buono. La Via Lattea si distingue abbastanza chiaramente. Il cielo alla
verticale dell’osservatore è generalmente da buono a molto buono.
Blu notte
3000-5000
Via Lattea potente. Certi aloni di luce sono molto distanti e sparsi e non incidono
sulla qualità della cielo.
Nero
Oltre 5000
Nessun problema d’inquinamento luminoso rilevabile verticalmente.
Tabella 3.9-6 - Legenda mappa inquinamento luminoso 1
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La Mappa dell’inquinamento luminoso 2 documenta
documenta il livello di inquinamento attraverso la
complessità e professionalità dell'apparecchiatura fotografica necessaria a fotografare il
cielo profondo (impiego di filtri). Le differenti colorazioni riportate nella mappatura hanno il
significato indicato in Tabella 3.9-7.
La mappa evidenzia, in corrispondenza dell’ambito di studio, l'estrema difficoltà a
fotografare il cielo profondo se non con l'ausilio di filtri molto potenti.
Figura 3.9-4 – Mappa dell'inquinamento luminoso 2
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Zona
Bianco
Magenta
Rosso
Arancione
Note
Difficile/impossibile la foto del cielo profondo (Necessari filtri potenti tipo Astrodon 3 nm)
Possibile astrofotografia a banda stretta con filtri di tipo Astrodon
Astrodon da 5nm a 12nm. Senza filtro, solo
esposizioni brevi
Preferibile ancora l'uso di filtri anche non selettivi. Ampiamente raccomandati i filtri di banda media (UHC)
A secondo delle condizioni atmosferiche, sufficienti quasi sempre filtri
filtri a banda larga (tipo CLS). Senza
filtro scatti non troppo lunghi
Giallo
Filtri non più necessari per le nebulose
Verde
Nessuna necessità di filtri
Ciano
Possibili scatti lunghi senza eccessivo aumento del fondo del cielo (inquinamento a bassa altitudine)
Nessun problema reale di inquinamento luminoso. Ottimi risultati delle esposizioni lunghe, tranne vicino
all’orizzonte.
Blu
Nero
Assenza di inquinamento luminoso
Tabella 3.9-7 - Legenda mappa inquinamento luminoso 2
3.9.3 Impatti in fase di esercizio
Ad oggi non è disponibile un progetto di dettaglio delle installazioni luminanti che sarà
sviluppato in sede esecutiva. In ogni caso il progetto illuminotecnico delle aree esterne alla
centrale sarà redatto coerentemente alle prescrizioni contenute nella norma UNI EN
12464-2 classificando l’area secondo quanto indicato al punto 5.11 (cfr. Figura 3.9-5).
Figura 3.9-5 – UNI EN 12464-2 - Tabella 5.11
I centri luminosi previsti dal progetto soddisferanno i requisiti normativi previsti per la
limitazione dell’inquinamento luminoso.
Al fine del contenimento dei consumi di energia per l'illuminazione esterna saranno
adottati i seguenti criteri:
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•
installazione di sistemi ad alto rendimento in particolare efficienza delle lampade;
•
alto rendimento dell'apparecchio nella direzione utile.
Si segnala altresì che gli impianti oggetto di analisi saranno dotati di sensori crepuscolari
per la riduzione dei consumi.
Il progetto sarà sviluppato in accordo alle norme tecniche di settore e si porrà come
obiettivo di limitare le emissioni luminose notturne non strettamente necessarie. Le
installazioni previste saranno di tre macrotipologie: installazioni di servizio costantemente
accese, installazioni attivate da sensori di presenza ed installazioni attivabili manualmente
in caso di emergenza.
In considerazione del fatto che non è prevista attività presso le centrali in periodo notturno
se non in caso di emergenza, se tutte le prescrizioni progettuali saranno correttamente
adottate, l’impatto in fase di esercizio derivante dalle installazioni illuminanti può pertanto
essere considerato potenzialmente reversibile e trascurabile.
Per quanto concerne la fase di realizzazione, si segnala che i cantieri saranno operativi
esclusivamente in periodo di riferimento diurno.
3.9.4 Sintesi degli impatti
L’analisi della componente inquinamento luminoso, in base alla metodologia illustrata nel
Paragrafo 1.2, NON evidenzia la presenza di impatti critici come dimostrato nelle tabelle
di sintesi delle valutazioni degli impatti riportate al Paragrafo 5.1.
Nello specifico il rango della componente è risultato essere pari a 5, essendo il fattore
ambientale “istallazioni illuminanti”, nel contesto oggetto di analisi caratterizzabile come
indicato nel seguito:
•
capacità di carico: uguagliata;
•
scarsità: comune;
•
capacità di ricostruirsi: rinnovabile;
•
rilevanza: non strategica.
In termini di impatti nella fase di cantiere sono stati rilevati esclusivamente impatti nulli. Per
quanto concerne la fase di esercizio gli impatti risultano generalmente nulli ad eccezione
del sito della centrale che inevitabilmente sarà caratterizzato dalla presenza di installazioni
illuminanti ad oggi non presenti, determinando lievi impatti negativi.
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3.10 Piano di Monitoraggio Ambientale
Il presente paragrafo riporta le indicazioni preliminari alla definizione del Piano di
Monitoraggio Ambientale che deve essere considerato uno strumento di lavoro flessibile
che, in fase di implementazione esecutiva, andrà ulteriormente dettagliato in base agli esiti
dei confronti con gli enti di controllo deputati alla sua approvazione
approvazione e verifica, agli sviluppi
progettuali e, in relazione alla localizzazione delle postazioni, all’effettiva possibilità tecnica
di svolgere i rilievi nei siti individuati ed alle componenti ambientali interferite dall'opera.
Le attività di monitoraggio rappresentano uno dei principali strumenti atti a garantire la
compatibilità ambientale di interventi antropici che determinano profonde modificazioni del
territorio. Il PMA sarà articolato in tre fasi: ante operm, corso d’opera, post operam e
interesserà le principali componenti ambientali potenzialmente interessate da impatti
generati nella fase di realizzazione o di esercizio dell'opera.
La fase ante operam è finalizzata a descrivere la situazione ambientale in cui si inserisce
l’intervento previsto. Tale fase è particolarmente delicata in quanto da essa dipende la
definizione del “livello zero” in funzione del quale verificare eventuali incrementi dei carichi
antropici determinati dalla realizzazione dell’opera.
di seguire l’evolversi degli impatti ambientali
La fase di corso d’opera ha l’obiettivo di
determinanti dalla realizzazione dell’opera e di individuare quelle situazioni in cui l’entità
delle pressioni ambientali è tale da richiedere interventi atti a diminuirne l’intensità.
La fase di post operam ha l’obiettivo di verificare che l’opera, una volta realizzata, nel suo
normale esercizio non determini livelli di impatto incompatibili con le prescrizioni
normative. Tale fase, inoltre, consente di verificare che i presidi ambientali individuati e
dimensionati in sede di progettazione risultino adeguati.
Il Piano dovrà descrivere, per ciascuna delle componenti oggetto di monitoraggio, le
finalità specifiche delle misure, gli indicatori e le metodiche, la localizzazione delle
postazioni e la frequenza dei rilievi,
rilievi, la restituzione dei risultati e la gestione delle anomalie.
Per quanto riguarda l'impostazione generale del PMA si rimanda al Paragrafo 3.10.1.1
seguente. Indicazioni più specifiche relativamente a finalità,
finalità, metodica e necessità di
monitoraggi sono contenute nelle valutazioni di impatto delle singole componenti
ambientali analizzate. La definizione di dettaglio del programma di rilevamenti di verifica
andrà specificata nell’ambito della stesura del Piano di Monitoraggio Ambientale che verrà
definito attraverso la condivisione con gli organi competenti (Arpa Dipartimento di Cuneo,
Comune di Cuneo, etc.) in sede di progettazione esecutiva.
3.10.1 Impostazioni di carattere generale
3.10.1.1
Nomina del coordinatore del monitoraggio ambientale
Per una corretta gestione del piano di monitoraggio è prevista l’individuazione di un
soggetto con la funzione di coordinare l’esecuzione dei rilievi, le imprese appaltatrici, la
Direzione Lavori, il proponente, gli Enti di Controllo. Il coordinatore del monitoraggio
ambientale dovrà essere un Tecnico Competente in Acustica Ambientale iscritto
all’apposito albo regionale.
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Il coordinatore del monitoraggio ambientale sarà l’interlocutore privilegiato per i rapporti
con gli Uffici Competenti del Comune di Cuneo e con l’ARPA Dipartimento di Cuneo.
Inoltre spetterà a lui la gestione di tutte quelle situazioni in cui i risultati delle attività di
monitoraggio evidenzieranno impatti significativi sulle componenti ambientali oggetto di
controllo.
3.10.1.2
Enti di Controllo e modalità di gestione dell’informazione
Gli Enti di Controllo con cui il proponente e gli esecutori del Piano dovranno
costantemente confrontarsi sono:
•
Uffici Competenti del Comune di Cuneo;
•
ARPA Dipartimento di Cuneo.
I dati raccolti nelle campagne di monitoraggio saranno forniti agli enti di controllo. La
fornitura avverrà in due tempi: la prima fase prevede la trasmissione del dato “grezzo”, la
seconda prevede la trasmissione del dato validato, opportunamente sintetizzato su schede
tecniche.
Le tempistiche di fornitura differiranno da componente a componente in funzione dei tempi
tecnici di elaborazione, e saranno condivise con gli Enti di Controllo, con i quali saranno
anche definiti nel dettaglio i protocolli di trasmissione delle informazioni
informazioni raccolte.
3.10.1.3
Aggiornamento del PMA
Il PMA potrà essere oggetto di modifiche in relazione all’evoluzione del contesto emissivo
o all’insorgere, in fase di monitoraggio, di particolari criticità non previste. Eventuali
modifiche al PMA dovranno essere comunicate e condivise con gli Enti di Controllo.
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4
ANALISI ALTERNATIVE E IPOTESI DI NON REALIZZAZIONE
Il seguente paragrafo si propone di identificare le implicazioni derivanti dalla non
realizzazione delle centrali cogenerative AGC e Wedge Power (OPZIONE 0) o dalla
realizzazione di diverse alternative di tracciato per la rete di teleriscaldamento.
Rete di teleriscaldamento - Alternative di tracciato
4.1
La valutazione verrà effettuata confrontando al progetto di base analizzato nel presente
studio (OPZIONE 1) due tracciati alternativi:
•
Configurazione alternativa di tracciato 2 (ALTERNATIVA 2): il tracciato si discosta
dal percorso previsto per l'Opzione 1 a partire dalla rotonda sulla Circonvallazione
Bovesana, percorrendo il sedime di via Savona (SP 422) per poi deviare in
corrispondenza di Piazzale Porta Mondovì su Corso Marconi sino ad innestarsi alla
rete secondaria in corrispondenza di corso Garibaldi.
•
Configurazione alternativa di tracciato 3 (ALTERNATIVA 3): il tracciato si discosta
dal percorso previsto per l'Opzione 1 a partire dalla rotonda sulla Circonvallazione
Bovesana, percorrendo il sedime di via Savona (SP 422) per poi deviare in
corrispondenza di Piazzale Porta Mondovì sulla
sulla Circonvallazione Nord sino a
Piazza Torino. Successivamente percorre
percorre il sedime di lungo Gesso Giovanni XXIII
sino ad innestarsi alla rete secondaria in corrispondenza di Via Nota.
La "Carta delle alternative di progetto" (cfr. Allegato B-2_9) riporta in dettaglio i tracciati
alternativi analizzati.
Da un punto di vista metodologico effettuare la valutazione comparativa di questi tre
tracciati non implica l'analisi di tutta l'estensione della rete di teleriscaldamento. Infatti
esistono dei tratti in cui le lavorazioni e i progetti previsti sono identici per le tre
configurazioni e corrispondono prevalentemente al concentrico di Cuneo, questi tratti
pertanto non sono discriminanti al fine della valutazione, anche in ragione del fatto che
non sono possibili effettive alternative in quando condizionati dall’ubicazione dei
destinatari del teleriscaldamento.
Ancorchè le motivazioni di ordine tecnico, economico e progettuale, quali la
minimizzazione della lunghezza del tracciato, dei diametri delle condotte, etc, fungano
necessariamente da guida alla scelta della migliore configurazione
configurazione di indirizzo progettuale,
la presente analisi consentirà di verificare anche la compatibilità ambientale dei possibili
tracciati alternativi, in riferimento agli elementi caratterizzanti le diverse componenti.
I principali fattori tecnici ed ambientali
ambientali costituiscono parte integrante del percorso
progettuale che porta all’ottimizzazione della configurazione plano-altimetrica e funzionale
del tracciato.
- 276 Studio Progetto Ambiente
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In considerazione della sostanziale invarianza di lunghezza dei tracciati sia nel loro
sviluppo complessivo sia nel tratto di attraversamento dell'area sottoposata a vincolo
idrogeologico la scelta del tracciato finale si è basata considerando le seguenti esternalità
positive e negative che la scelta di ciascun tracciato può generare:
•
viabilità interferita;
•
presenza di ricettori residenziali;
•
posizione di attestamento della condotta principale rispetto alla rete di distribuzione
Nella Tabella 4.1-1 sono sintetizzate le interazioni dei diversi tracciati rispetto alle
esternalità individuate.
Mediante scale cromatica sono evidenziate le entità dell’interfenza:
•
verde: interferenza trascurabile;
•
arancione: interferenza media;
•
rosso: interferenza alta.
Dal confronto tra i tre tracciati appare evidente che il progetto
progetto (opzione 1) consente di
minimizzare gli impatti associati alle esternalità individuate.
- 277 Studio Progetto Ambiente
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OPZIONE 1
Viabilità interferita
Presenza di ricettori
residenziali
Posizione di
attestamento della
condotta principale
rispetto alla rete di
distribuzione
ALTERNATIVA 2
ALTERNATIVA 3
Il tracciato attraversa
viabilità di importanza
media ed alta.
Il tracciato attraversa
viabilità di importanza
media ed alta.
In particolare il tratto di
via Savona in ingresso al
concentrico di CN e
corso Marconi.
In particolare il tratto di
via Savona in ingresso al
concentrico di CN e via
Giovanni XXXIII.
La chiusura parziale o
totale di tali viabilità
comporta notevoli disagi
alla cittadinanza ed alla
circolazione stradale.
La chiusura parziale o
totale di tali viabilità
comporta notevoli disagi
alla cittadinanza ed alla
circolazione stradale.
Le aree attraversate
sono caratterizzata dalla
bassissima presenza di
ricettori residenziali.
Le aree attraversate
sono caratterizzate da
una densità abitativa
superiore all'Opzione 1.
Le aree attraversate
sono caratterizzate da
una densità abitativa
superiore all'Opzione 1.
L'attestamento delle
condotte in posizione
baricentrica rispetto al
concentrico di CN
consente di minimizzare
i diametri delle tubazioni
della rete secondaria
(Ø200) con conseguente
riduzione dei volumi di
terra escavati, dei tempi
di cantierizzazione, etc
Al fine di consentire
l'attestamento delle
condotte in posizione
baricentrica rispetto al
concentrico di CN e
quindi garantire la
minimizzazione dei
diametri delle tubazioni
si rende necessario
attraversare per un
lungo tratto corso
Marconi. Tale corso
risulta strategico dal
punto di vista viabilistico
per l'accesso alla città di
Cuneo, è caratterizzato
dalla presenza di ricettori
residenziali.
L'alternativa di tracciato
non consente
l'attestamento delle
condotte in posizione
baricentrica, bensì in
corrispondenza del
vertice nord del
concentrico. Tale scelta
implica l'utilizzo di
condotte dal grosso
diametro (Ø600) con
conseguenti impatti
significativi in termini di
voumi di terra escavati,
occupazione di suolo
pubblico durante le
lavorazioni, tempi di
realizzazione.
Il tracciato attraversa
viabilità di importanza
media e bassa.
Tabella 4.1-1 – Confronto tra le ipotesi di tracciato della rete di teleriscaldamento
- 278 Studio Progetto Ambiente
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Ipotesi di non realizzazione
4.2
Il seguente paragrafo si propone di identificare le implicazioni derivanti dalla non
realizzazione delle centrali cogenerative AGC e Wedge Power e della relativa rete di
teleriscaldamento.
La realizzazione delle suddette centrali consente dei significativi benefici relativi agli
inquinanti atmosferici evidenziati in dettaglio al Paragrafo 3.1 con particolare riferimento
alla:
•
riduzione globale delle emissioni di anidride carbonica;
•
riduzione globale delle emissioni di NOx, CO, SOx e Pm.
A fronte di esternalità negative (incremento delle concentrazioni di NOx e CO) limitate in
termini spaziali agli immediati dintorni della centrale e di livelli di concentrazione che, in
ogni caso, risultano ampiamente compatibili ai limiti di legge.
Sono inoltre evidenti i benefici dal punto di vista dei bilanci energetici come evidenziato nel
Paragrafo 4.2.1 seguente.
4.2.1 Bilanci Energetici
Riportiamo i risultati relativi ai bilanci energetico relativamente al
al risparmio di energia
primaria.
Viene confrontato il consumo di energia primaria della futura centrale di produzione con i
consumi energetici eliminati a causa dell’entrata in esercizio della centrale stessa, tali
consumi sono rappresentati da:
•
impianti termici sostituiti;
•
centrali elettriche sostituite.
I consumi di combustibile delle centrali A+B sono relativi unicamente alle sezioni
alimentate a fonte fossile, in questo caso gas naturale.
Riepiloghiamo i consumi annuali:
Energia
primaria
[kWh]
Sezione cogenerativa alimentata a gas
158.422.604
Caldaie di integrazione ed emergenza
17.040.938
175.463.542
Totale
Tabella 4.2-1 - Consumi annuali
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4.2.1.1 Consumi di combustibile degli impianti termici sostituiti
Dal fabbisogno di domanda termica delle utenze previste in allacciamento, ricaviamo
l’energia primaria necessaria applicando un rendimento medio stagionale dei generatori di
calore pari all’80%.
[kWh]
Domanda termica
130.000.000
Energia primaria
162.500.000
Tabella 4.2-2 - Energia primaria necessaria
4.2.1.2 Consumi di combustibile nelle centrali elettriche sostituite
Viene definito il consumo di energia primaria in una centrale termoelettrica che produce la
stessa quantità di energia elettrica prodotta dalla centrale di produzione.
La produzione di energia elettrica da considerare è quella lorda diminuita dei rendimenti
del trasformatore e dei consumi imputati agli ausiliari dei motori endotermici (sono esclusi i
consumi relativi ai pompaggi).
Il rendimento di trasformazione è stato posto pari al 99,5%.
Il consumo relativo agli ausiliari dei motori è stato posto pari all’1,5%.
Dall’energia elettrica netta ricaviamo il consumo di energia primaria considerando come
fattore di conversione il valore 0,000187 tep/kWhe.
[kWh]
energia elettrica netta
52.694.333
energia primaria
114.600.157
Tabella 4.2-3 - Consumo di energia primaria
Riepilogo dei risultati:
[kWh]
Centrale del teleriscaldamento
175.463.542
Impianti
esistenti
Consumi di energia primaria
Caldaie riscaldamento
162.500.000
Centrale termoelettrica
114.600.157
Totale
277.100.157
RISPARMIO DI ENERGIA
101.636.615
PRIMARIA
Tabella 4.2-4 - Riepilogo risultati
- 280 Studio Progetto Ambiente
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Si ottiene quindi, anche nel caso più cautelativo (rendimento centrale termoelettrica =
46%), un significativo risparmio di energia primaria pari a 101.636.615 kWh corrispondenti
a 8.739tep.
Pertanto, un’eventuale ipotesi di non realizzazione comporterebbe il mancato
innesco delle suddette esternalità positive.
- 281 Studio Progetto Ambiente
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5
CONCLUSIONI
5.1
Sintesi degli impatti
Gli esiti delle valutazioni sono sintetizzati nelle Tabelle riportate nel seguito in cui sono
indicati i ranghi dei fattori ambientali analizzati e dei relativi impatti.
Nello specifico la Tabella 5.1-1 contiene i ranghi dei fattori ambientali, la Tabella 5.1-2÷
Tabella 5.1-4 i giudizi di impatto sintetizzati nei rispettivi ranghi in Tabella 5.1-5÷Tabella
5.1-6.
Infine combinando le informazioni contenute nelle precedenti tabelle, sono individuati i
ranghi degli impatti significativi intesi come combinazione della magnitudo degli impatti e
della sensibilità dei fattori ambientali.
Tale sintesi permette l’immediata individuazione di eventuali impatti critici.
La metodologia utilizzata per la definizione dei singoli giudizi è stata descritta nel
Paragrafo 1.2, mentre un breve commento agli impatti individuati è riportato all’interno dei
capitoli specifici di ogni componente.
L’analisi complessiva degli esiti delle valutazioni non evidenzia, sia nella fase di cantiere
che in quella di esercizio, impatti critici o potenzialmente critici.
In ogni caso in fase di cantiere è necessario porre particolare attenzione alla corretta
gestione delle attività di realizzazione dell’opera.
Per ciò che riguarda la fase di esercizio gli impatti risultano generalmente nulli ad
eccezione di potenziali impatti lievemente negativi per le componenti Rumore ed
Inquinamento Luminoso, impatti che risultano comunque conformi ai limiti di legge, e di
impatti positivi relativi prevalentemente alla componente atmosfera.
La realizzazione delle suddette centrali e della rete di teleriscaldamento consente infatti
significativi benefici relativi agli inquinanti atmosferici con particolare riferimento alla:
•
riduzione globale delle emissioni di anidride carbonica;
•
riduzione globale delle emissioni di NOx, CO, SOx e Pm.
Nel complesso le valutazioni fatte evidenziano la PIENA COMPATIBILITA’
AMBIENTALE del progetto.
E' altresì importante sottolineare che il progetto analizzato è conforme alle direttive,
indirizzi e obbiettivi contenuti nel Piano Strategico Cuneo 2020. In particolare nel
Documento di Programma, al punto “Asse 3 – Ambiente e infrastrutture” si fa un esplicito
riferimento alla produzione e utilizzo dell’energia preceduto da un preambolo con chiari
riferimenti al Protocollo di Kyoto:
Kyoto: ”… Nell’ambito della produzione ed utilizzo dell’energia
risalterà anzitutto la realizzazione del progetto di generazione distribuita (cogenerazione e
teleriscaldamento), quindi la certificazione energetica
energetica degli edifici, strumento grazie al
quale saranno stati valorizzati gli immobili concepiti con una logica di risparmio energetico.
- 282 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Regolamenti edilizi vincoleranno in questa direzione non solo le nuove costruzioni, ma
anche e sopratutto le ristrutturazioni
ristrutturazioni e i fabbricati ad uso industriale ed artigianale. Il
risparmio energetico sarà stato favorito anche dall’utilizzo diffuso di tecnologie alimentate
da fonti rinnovabili, quali, ad esempio, impianti termici a pannelli solari e caldaie
funzionanti a biomasse…”
- 283 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
COMPONENTE
FATTORE AMBIENTALE
Attuali livelli
Aree sensibili
Capacità carico
Scarsità
Capacità ricostruirsi
Rilevanza RANGO
ATMOSFERA
Qualità aria
+
non presente
non raggiunta
comune
rinnovabile
strategica
5
RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
=
non presente
eguagliata
comune
rinnovabile
strategica
4
VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
+
non presente
non raggiunta
comune
rinnovabile
strategica
5
CAMPI ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
+
non presente
non raggiunta
comune
rinnovabile
non strategica
6
USO DEL SUOLO
Uso del suolo
+
non presente
non raggiunta
rara
rinnovabile
strategica
4
Geologia, geotecnica e geomorfologia
+
presente
eguagliata
comune
rinnovabile
strategica
4
Ambiente Idrico
+
presente
eguagliata
comune
rinnovabile
strategica
4
Vegetazione e Flora
+
presente
eguagliata
comune
rinnovabile
strategica
4
Specie delle aree urbane e agricole
+
non presente
non raggiunta
comune
rinnovabile
non strategica
6
Specie di ambiti naturali e seminaturali
=
presente
superata
rara
rinnovabile
non strategica
3
Habitat
=
non presente
eguagliata
rara
rinnovabile
strategica
3
Reti ecologiche
+
presente
eguagliata
rara
rinnovabile
strategica
3
Sistemi di paesaggio
-
non presente
superata
comune
rinnovabile
non strategica
4
Patrimonio storico-architettonico
=
non presente
eguagliata
comune
rinnovabile
non strategica
5
Installazioni illuminanti
=
non presente
eguagliata
comune
rinnovabile
non strategica
5
SUOLO, SOTTOSUOLO, ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO LUMINOSO
Tabella 5.1-1 – Rango Fattori Ambientali
- 284 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
FASE DI CANTIERE CENTRALI
Taglio alberi
Esecuzione impianti
centrali cogenerative
Assemblaggio prefabbricati
Getti in opera di calcestruzzo
Trasporto materiali
Scavi e riempimenti
Esecuzione fondazioni
Movimento materiali e lavorazioni
Opere provvisionali
Movimentazioni rifiuti e materiali
RANGO DEGLI IMPATTI E
DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
Scavi
Allestimento aree di cantiere e
viabilità di servizio
Allestimento e lavorazioni di cantiere propedeutiche alla realizzazione dell’intervento
ATMOSFERA
Qualità aria
N lieve
reversibile a
breve termine
N lieve
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breve termine
N lieve
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breve termine
N lieve
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breve termine
N lieve
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breve termine
N lieve
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breve termine
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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breve termine
RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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breve termine
VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
N lieve
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breve termine
N lieve
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breve termine
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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breve termine
Nullo
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N lieve
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N lieve
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Nullo
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Nullo
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USO DEL SUOLO
Uso del suolo
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Geologia, geotecnica e geomorfologia
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Ambiente Idrico
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Vegetazione e Flora
N lieve
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Nullo
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N lieve
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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N lieve
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lungo termine
Specie delle aree urbane e agricole
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Specie di ambiti naturali e seminaturali
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Habitat
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Reti ecologiche
Nullo
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breve termine
Nullo
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breve termine
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Sistemi di paesaggio
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Patrimonio storico-architettonico
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Installazioni illuminanti
Nullo
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breve termine
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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breve termine
SUOLO, SOTTOSUOLO,
ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E
PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO
LUMINOSO
Tabella 5.1-2 – Impatti Componenti Ambientali - 1/3
- 285 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
FASE DI CANTIERE CENTRALI
ATMOSFERA
Qualità aria
Ripristino
Riempimento
Scavo
Ripristino
Posa condotte
Tratto di attraversamento torrente Gesso
Riempimento
Scavo
Posa condotte
Rete principale e secondaria
Completamento opere di finitura
Piantumazione
Pavimentazioni
RANGO DEGLI IMPATTI E
DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
Dismissione cantieri
Smontaggio strutture fisse di cantiere
Opere accessorie e finitura
FASE DI CANTIERE RETE DI TELERISCALDAMENTO
N lieve
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breve termine
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
N lieve
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VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Uso del suolo
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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N lieve
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Geologia, geotecnica e geomorfologia
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N rilevante
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N rilevante
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N rilevante
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N rilevante
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Ambiente Idrico
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N rilevante
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N rilevante
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N rilevante
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Vegetazione e Flora
Nullo
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Nullo
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Specie delle aree urbane e agricole
N lieve
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Nullo
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Specie di ambiti naturali e seminaturali
Nullo
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Habitat
Nullo
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N lieve
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N lieve
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breve termine
Reti ecologiche
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Sistemi di paesaggio
N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Patrimonio storico-architettonico
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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N lieve
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Nullo
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breve termine
USO DEL SUOLO
SUOLO, SOTTOSUOLO,
ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E
PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO
LUMINOSO
Installazioni illuminanti
Tabella 5.1-3 – Impatti Componenti Ambientali - 2/3
- 286 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
FASE DI ESERCIZIO
RANGO DEGLI IMPATTI E
DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
Riorganizzazione del
comparto
Fornitura di servizi
Fabbisogno idrico
Fabbisogno energetico
Impianti fissi
Produzione di rifiuti
ATMOSFERA
Qualità aria
P molto rilevante
reversibile a
lungo termine
P molto rilevante
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lungo termine
Nullo
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breve termine
P molto rilevante
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lungo termine
P rilevante
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Nullo
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breve termine
RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
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N lieve
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breve termine
VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
Nullo
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Nullo
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Nullo
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breve termine
CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
Nullo
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Nullo
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Nullo
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USO DEL SUOLO
Uso del suolo
Nullo
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Nullo
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Geologia, geotecnica e geomorfologia
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Ambiente Idrico
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Vegetazione e Flora
P lieve
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Nullo
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Specie delle aree urbane e agricole
Nullo
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Specie di ambiti naturali e seminaturali
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Habitat
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Nullo
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Reti ecologiche
Nullo
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Sistemi di paesaggio
P lieve
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Nullo
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Nullo
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breve termine
P lieve
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Nullo
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breve termine
Patrimonio storico-architettonico
Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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Nullo
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breve termine
Installazioni illuminanti
Nullo
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Nullo
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Nullo
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breve termine
Nullo
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breve termine
N lieve
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breve termine
Nullo
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breve termine
SUOLO, SOTTOSUOLO,
ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E
PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO
LUMINOSO
Tabella 5.1-4 – Impatti Componenti Ambientali - 3/3
- 287 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Opere accessorie e finitura
Movimentazioni rifiuti e materiali
Opere provvisionali
Esecuzione fondazioni
Scavi e riempimenti
Trasporto materiali
Getti in opera di calcestruzzo
Assemblaggio prefabbricati
Esecuzione impianti
centrali cogenerative
Taglio alberi
Pavimentazioni
Piantumazione
Smontaggio strutture fisse di cantiere
Completamento opere di finitura
Dismissione cantieri
Scavi
Movimento materiali e lavorazioni
Allestimento aree di cantiere e
viabilità di servizio
RANGO FATTORE AMBIENTALE
FASE DI CANTIERE CENTRALI
Allestimento e lavorazioni di cantiere propedeutiche alla realizzazione
dell’intervento
ATMOSFERA
Qualità aria
5
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
4
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
5
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
6
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
-1
-1
0
0
0
0
0
0
USO DEL SUOLO
Uso del suolo
4
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Geologia, geotecnica e geomorfologia
4
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
Ambiente Idrico
4
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
Vegetazione e Flora
4
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
-2
0
0
-1
0
Specie delle aree urbane e agricole
6
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
-1
-1
Specie di ambiti naturali e seminaturali
3
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Habitat
3
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Reti ecologiche
3
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Sistemi di paesaggio
4
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
Patrimonio storico-architettonico
5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Installazioni illuminanti
5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
RANGO DEGLI IMPATTI E
DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
SUOLO, SOTTOSUOLO,
ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E
PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO
LUMINOSO
Tabella 5.1-5 – Rango degli Impatti e dei fattori ambientali 1/2
- 288 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
FASE DI CANTIERE RETE DI TELERISCALDAMENTO
Tratto di attraversamento torrente Gesso
Posa condotte
Riempimento
Ripristino
Scavo
Posa condotte
Riempimento
Ripristino
Riorganizzazi
Fornitura di
one del
servizi
comparto
Scavo
RANGO DEGLI IMPATTI E
DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
RANGO FATTORE AMBIENTALE
Rete principale e secondaria
FASE DI ESERCIZIO
ATMOSFERA
Qualità aria
5
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
4
4
0
4
3
0
RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
4
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
-1
0
VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
5
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
0
0
CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
6
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
USO DEL SUOLO
Uso del suolo
4
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Geologia, geotecnica e geomorfologia
4
-1
-1
-1
-1
-2
-2
-2
-2
0
0
0
0
0
0
Ambiente Idrico
4
-1
-1
-1
-1
-2
-2
-2
-2
0
0
0
0
0
0
Vegetazione e Flora
4
0
0
0
0
-1
0
0
0
1
0
0
0
0
0
Specie delle aree urbane e agricole
6
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
0
0
Specie di ambiti naturali e seminaturali
3
0
0
0
0
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
0
0
Habitat
3
0
0
0
0
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
0
0
Reti ecologiche
3
0
0
0
0
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
0
0
Sistemi di paesaggio
4
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
1
0
0
0
1
0
Patrimonio storico-architettonico
5
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
0
0
0
0
0
Installazioni illuminanti
5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
SUOLO, SOTTOSUOLO,
ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
Fabbisogno
idrico
Fabbisogno
energetico
Impianti fissi
Produzione
di rifiuti
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E
PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO
LUMINOSO
Tabella 5.1-6 – Rango degli Impatti e dei fattori ambientali 2/2
Rango fattore ambientale
1
2
3
4
5
6
Rango impatto
-5
-4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
Tabella 5.1-7 – Legenda Rango degli Impatti e dei fattori ambientali
- 289 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
PRONUNCIA DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE (ex art. 4 L.R. 40/1998)
Centrali Cogenerative (AGC+ WedgePower) e rete di distribuzione
a servizio del sistema di teleriscaldamento della Città di Cuneo
(Utenze pubbliche e private)
Impatto critico
N_a
N_b
N_g
N_h
P_f
P_a
P_g
P_b
Impatto potenzialmente critico
Impatto non critico
Impatto Nullo
Impatto positivo
Impatto molto positivo
N_c
N_f
N_i
Nul
P_h
P_c
N_d
N_e
N_l
P_i
P_d
P_l
P_e
Tabella 5.1-8 – Legenda degli impatt
mpatti significativi
FASE DI CANTIERE RETE DI TELERISCALDAMENTO
Rete principale e secondaria
Tratto di attraversamento torrente Gesso
Posa condotte
Riempimento
Ripristino
Scavo
Posa condotte
Riempimento
Ripristino
Riorganizzazi
Fornitura di
one del
servizi
comparto
Scavo
INDIVIDUAZIONE DEGLI
IMPATTI CRITICI
FASE DI ESERCIZIO
ATMOSFERA
Qualità aria
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
P_f
P_f
Nul
P_f
P_g
Nul
RUMORE
Caratterizzazione clima acustico
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
Nul
Nul
Nul
Nul
N_h
Nul
VIBRAZIONI
Caratterizzazione clima vibrazionale
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Caratterizzazione dei CEM
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
USO DEL SUOLO
Uso del suolo
N_h
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Geologia, geotecnica e geomorfologia
N_h
N_h
N_h
N_h
N_g
N_g
N_g
N_g
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Ambiente Idrico
N_h
N_h
N_h
N_h
N_g
N_g
N_g
N_g
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Vegetazione e Flora
Nul
Nul
Nul
Nul
N_h
Nul
Nul
Nul
P_h
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Specie delle aree urbane e agricole
N_l
N_l
N_l
N_l
N_l
N_l
N_l
N_l
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Specie di ambiti naturali e seminaturali
Nul
Nul
Nul
Nul
N_g
N_g
N_g
N_g
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Habitat
Nul
Nul
Nul
Nul
N_g
N_g
N_g
N_g
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Reti ecologiche
Nul
Nul
Nul
Nul
N_g
N_g
N_g
N_g
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Sistemi di paesaggio
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
N_h
P_h
Nul
Nul
Nul
P_h
Nul
Patrimonio storico-architettonico
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
N_i
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Installazioni illuminanti
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
Nul
N_i
Nul
SUOLO, SOTTOSUOLO,
ACQUE
VEGETAZIONE E FLORA
Fabbisogno
idrico
Fabbisogno
energetico
Impianti fissi
Produzione
di rifiuti
FAUNA
ECOSISTEMI
PAESAGGIO E
PATRIMONIO STORICO
CULTURALE
INQUINAMENTO
LUMINOSO
Tabella 5.1-9 – Matrice degli impatti significativi
- 290 Studio Progetto Ambiente
FASCICOLO B
Analisi Ambientale
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