Dagli_APPENNINI_alle_ANDE

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IN MOTO TRA I PROGETTI DI CHARITY
DAGLI APPENNINI
ALLE ANDE
LA PRIMA PARTE DI UN VIAGGIO LUNGO
SEI MESI, ALLA SCOPERTA
DELL'AMERICA LATINA E DEI PROGETTI
DI CHARITY SPARSI SUL VASTO TERRITORIO.
UN’AVVENTURA PIENA DI SORPRESE,
DI INCONTRI E PAESAGGI MOZZAFIATO
Testo e foto di Anna e Fabio Stojan
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dueruote.it • 3
N
on che ci abbia mai fatto una
malattia ma, con questo viaggio, completiamo il giro del
mondo. Ci abbiamo messo
molto tempo, visto che abbiamo cominciato a viaggiare in
moto una trentina di anni fa. E l'America
Latina era il pezzo che ci mancava!
Nell'organizzazione di ogni viaggio, viviamo due momenti distinti. Uno è quello “a
tavolino”, in cui tendiamo a esagerare, l'altro è quello “in sella”, in cui ci rimettiamo in
contatto con la realtà. Al tavolino ho sognato un periplo completo del continente,
incluse deviazioni consistenti verso l'interno, perché tutto sommato l'America Latina
è un continente relativamente “facile”: si
trova assistenza, la lingua è “potabile”, le
strade, a meno di non volersi rovinare la vita, sono discrete. Insomma, un ideale
viaggio di “fine carriera”. Ormai ho superato i sessant'anni: di viaggi quanti ne potrò
ancora fare? Nella realtà, poi, in collaborazione con Mediafriends, abbiamo costruito il percorso effettivo che include la visita
a 6 progetti di cooperazione da loro sostenuti. Ecco i “waypoint”: Ecuador (S. Lorenzo), Perù (Lima), Bolivia (Cairoma), Argentina (Salta), Paraguay (Asuncion) e Brasile
(Rio de Janeiro). Rispetto al periplo dell'America Latina, i progetti sono tutti fra l'equatore e il tropico, mentre tutta la parte
sud la percorreremo con più libertà di movimento. Questo significa però che in poco
più di un mese dovremo visitare i primi tre
progetti, toccare 4 nazioni e percorrere, se
andiamo sempre diritti, 8000 chilometri. La
preparazione segue i soliti ritmi, con l'inevitabile vertice di stress quando la moto
parte: gran parte dei bagagli viaggiano nella cassa, a noi resta solo qualche effetto
personale e l'insanabile dubbio di aver di-
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Fabio e Anna, i
protagonisti del
viaggio, sul Macchu
Picchu. Sotto, da
sinistra, la visita al
nuovo reparto di
maternità
dell'ospedale Divina
Providencia. E la
tappa in Bolivia al
progetto ACRACCS
menticato qualcosa di indispensabile.
Il suo destino è Cartagena, in Colombia.
L'arrivo è regolare e la raggiungiamo che il
container è già stato aperto. Lo sdoganamento richiede 2 giorni e ci resta il tempo
per fare un ultimo controllo e partire. Da
Cartagena, che ci godiamo poco, puntiamo su Medellin. Fa molto caldo e la Panamericana è molto lenta, perciò facciamo
tappa a Monteria. È l'unico giorno di bel
tempo. Da lì in avanti prenderemo solo
pioggia e freddo.
UNA VALANGA D’ACQUA
Ma non siamo all'equatore? Si, ma la
strada sale in quota e il tempo è pessimo.
Prendiamo una valanga d'acqua fino a
Medellin, poi un'altra fino a Filandia. Qui
buchiamo la prima volta. Proseguiamo per
Cali. Altra acqua e seconda bucatura. Da
Cali a Pasto è una tragedia: piove a dirotto
fino a tarda sera e la temperatura scende
vicina allo zero. Non buchiamo più ma il
GPS affoga. Da qui in avanti, dovremo tornare ai vecchi metodi: ti fermi e chiedi.
Passiamo la dogana con l'Ecuador sotto la
pioggia. Raggiungiamo Otavalo, da cui
deviamo verso San Lorenzo dove ha sede
il primo progetto. Riguarda il nuovo reparto maternità dell'ospedale, aperto con la
collaborazione della clinica Mangiagalli di
Milano, in una zona che vede la più alta
mortalità perinatale del mondo. La visita
dura tre giorni, poi ci spostiamo a Quito
per incontrare l'ambasciatore Italiano. Poi
non ci resta che proseguire. Raggiungiamo Cuenca, passando fra una decina di
vulcani (fra cui il Chimborazo), dove siamo
ospiti di un “motero” locale e poi, finalmente, scendiamo dalle montagne, per
avvicinarci al mare.
Il cambio di clima è repentino ma non
dura molto. Fa caldo solo da Mancora a
Trujillo. Poi deviamo verso la Cordillera
Blanca, lungo il canyon del Pato. Uno sterrato di quasi 200 chilometri che si arrampica verso le montagne con 39 gallerie strettissime. Ricomincia il freddo: da Caras a
Chasquitambo rischiamo di morire assiderati. Ci salva solo il panorama, che è davvero incredibile e ci fa dimanticare i 5000 e
rotti metri di quota. Scendiamo di nuovo
verso il mare. A Lima dobbiamo visitare il
progetto che fa capo al CESVI e si occupa
di sfruttamento sessuale minorile. Sono
giorni davvero duri: le storie con cui entriamo in contatto sono difficili da digerire e
ancora di più da raccontare. Ora abbiamo
anche alcuni problemi logistici da risolvere. Il primo è che il nuovo GPS, che mi sono fatto spedire dall'Italia (qui sono carissimi) è stato bloccato dalla dogana. Il se-
Sopra, sosta davanti
ai variopinti murales
di Lima, in Perù.
Sotto, due foto
scattate in Ecuador:
a destra il mercato di
Otavalo e a sinistra
un murales di
Esmeraldas che
invoca rispetto per le
donne
I COLORI RIEMPIONO TUTTI GLI SPAZI E HANNO UNA FORZA
CHE LASCIA A BOCCA APERTA: TINTE PRIMARIE CHE RIVESTONO
I MURI, I MERCATI E LA GENTE, ANCHE NEGLI ANGOLI PIÙ REMOTI
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Sopra, la chiesa di
San Francesco a
Quito e, in basso, uno
scatto nel centro
della capitale
dell'Ecuador. A
sinistra, la sosta alla
frontiera tra il Perù e
la Bolivia, tra la
curiosità della gente
del posto
Sopra, il suggestivo
paesaggio del passo
Cajas, in Ecuador,
protetto dai confini
dell'omonimo parco
nazionale. Sotto, due
immagini del ritorno
a La Paz, in Bolivia. Il
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tragitto per fortuna è
stato affrontato in
furgone, mentre una
fitta neve copriva il
passaggio a 5145
metri e tutti i dintorni
MENTRE I CHILOMETRI DI ASFALTO CORRONO SOTTO LA MOTO
SI PASSANO PAESAGGI SCENOGRAFICI E IN CONTINUO MUTAMENTO:
DALLA PIANA SI PASSA ALLE PRIME COLLINE COPERTE DI ARBUSTI E POI
IN SALITA RIPIDA VERSO I CINQUEMILA METRI
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I CONSIGLI DI ANNA E FABIO
Ecco alcune informazioni
pratiche, qualora voleste
rifare il nostro viaggio
Clima e abbigliamento
Non fatevi ingannare dalla
posizione geografica o dalla
stagione, soprattutto perché
l'inizio dell'estate, nella
regione equatoriale e
tropicale, corrisponde a
quella delle piogge. Quindi
vi troverete spesso a
viaggiare a temperature
piuttosto basse. La tuta
antipioggia è
indispensabile. Il clima
cambia di molto e in pochi
km. Lungo la costa è
gradevole, salvo alcuni rari
punti in cui fa piuttosto
caldo. Fa molto più caldo
appena vi allontanate dal
mare ma dura poco perché,
quando cominciate a salire
di quota, la temperatura
stramazza fino a zero gradi.
Noi abbiamo trovato la neve
nel primo giorno dell'estate
australe.
Assistenza e costi dei
ricambi
L'assistenza dipende dalla
marca e dalla moto. Nel
caso di BMW è piuttosto
diffusa anche se non
capillare. Diciamo che la
trovate in ogni capitale o,
nel caso del Cile, in ogni
città di una certa
importanza. Purtroppo le
città importanti sono molto
distanti una dall'altra. Le
trovate tutte sul sito www.
bmw-motorrad.com , ma
controllate che numeri di
telefono e indirizzi siano
aggiornati. Potreste trovare
qualche problema per la
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disponibilità di ricambi.
Abbiamo conosciuto un
motociclista tedesco che
aveva rotto la guarnizione
della testa di un DR 650 a
Antofagasta e ha dovuto
farla arrivare dalla
Germania. Gli pneumatici,
oltre a essere rari, hanno
costi raddoppiati rispetto
all'Europa.
Lingua
Spagnolo. Solo spagnolo.
Con l'inglese ci farete
davvero poco. Inoltre
troverete parecchie
differenze fra quello parlato
in Spagna e quello che si
usa qui.
Pedaggi
Una nota positiva: le strade
sono tutte a pagamento ma
le moto sono generalmente
escluse da pedaggio. In
genere c'è una corsia
laterale dedicata. Quando si
deve pagare, si tratta di
pochi spiccioli. In 12.000
km non siamo arrivati a
pagare 10$. I pedaggi
cominciano a farsi frequenti
solo a sud di Santiago del
Cile.
Assicurazioni
L'assicurazione “Third part”
o SOAT, è obbligatoria in
Colombia (se non l'avete
non vi sdoganano la moto),
in Equador (ma non
troverete modo di
sottoscriverla), in Perù (la
fate alla dogana e costa
35$ per un mese). In Bolivia
non è richiesta. In Cile si
chiama SOAPEX, potete
farla via internet (l'abbiamo
fatta con Magallanes: le
altre assicurazioni non
contemplano la nazionalità
italiana) e costa 12$ al
mese.
Carburanti
Costano abbastanza poco.
Troverete con facilità
benzina a 90 ottani. Più
raramente la 95. In
Colombia, Ecuador e Perù,
si compra a galloni (3,75
litri) ad un prezzo che si
aggira sul dollaro al litro. In
Bolivia e Cile a litri. Il prezzo
al litro in Bolivia “sarebbe”
di circa 40 centesimi di €,
ma solo per i cittadini
Boliviani. Gli stranieri, se
non fanno trucchi, la
devono fare in distributori
autorizzati e costa circa 1€.
In Cile costa circa 1€ al litro
ed è anche l'unico paese in
cui troverete la benzina
verde.
Condizioni delle strade
Molto variabili. La
Panamericana è quasi
sempre asfaltata, ma le
condizioni cambiano
spesso. Le strade
secondarie sono
imprevedibili. Sulla
Panamericana potrete
essere molto rallentati, nei
tratti di montagna, da
interminabili file di enormi
camion. In tutto il Perù fate
molta attenzione ai
“rallentatori”. Ce ne sono a
migliaia, messi un po' a
casaccio e molto pericolosi.
Tenete sempre d'occhio il
veicolo (non gli stop, di
solito non funzionano) che
vi precede, perché potrebbe
“inchiodare” in qualunque
momento.
Lungo la via abbiamo
forato più volte, ma
siamo sempre riusciti
a gestire bene gli
imprevisti. Sopra, la
riparazione della
gomma a Filandia, in
Colombia. In basso, la
visita al secondo
progetto, a Lima, in
LA MOTO DEL
VIAGGIO:
Siamo partiti con una
BMW F800GS
Adventure, con il
serbatoio da 24 litri di
carburante. Abbiamo
aggiunto un paio di
taniche da 2 litri.
Pochi gli altri ritocchi:
scarico decatalizzato,
e qualche accessorio
per irrobustirla. Oltre
a una piccola scorta
di ricambi: candele,
filtri, pastiglie dei
freni, paraoli, antenna
anulare ed elettronica
della pompa della
benzina
Perù. Il progetto è
gestito dal CESVI e si
occupa di
sfruttamento sessuale
minorile, una tappa
difficile da digerire per
l'argomento delicato e
duro con cui siamo
venuti a contatto
condo è che dobbiamo visitare il terzo progetto a La Paz entro breve. Il terzo è che
nello stesso periodo vorremmo visitare
Cusco e il Macchu Pichu. Come fare? Per
GPS chiediamo l'aiuto dei ragazzi del
CESVI: si occuperanno loro delle pratiche
doganali e ce lo faranno avere a Cusco.
Per l'organizzazione delle tappe successive facciamo così: lasceremo Lima in direzione di Nasca, Arequipa, Puno e La Paz.
Finita la visita, torneremo indietro fino a
Cusco, ritireremo il GPS e visiteremo quello che c'è da visitare. Dobbiamo fare quasi 2000 chilometri avanti e indietro, ma non
ci sono soluzioni alternative, perciò ci ade-
gueremo. Percorriamo 660 km fino a Nasca, con rapida visione dei geroglifici, poi
altri 600 km verso Arequipa. Bellissima,
forse la più bella città del Perù. Da Arequipa si sale di nuovo, in direzione Puno. Di
nuovo freddo e pioggia. A Puno compriamo qualcosa in più da metterci addosso e
proseguiamo per La Paz. La tappa da Puno a La Paz è un altro giorno da dimenticare: forse non abbiamo mai preso così tanta acqua! Per fortuna che a La Paz ci
aspetta qualche giorno di sosta e di acclimatazione. Muoversi e dormire sopra i
4000 metri è davvero faticoso. Il progetto
che dobbiamo visitare questa volta, affida-
to a ACRACCS che dovrebbe portare acqua potabile in 6 comunità Haymara, è situato a 300 km da La Paz, in una zona di
alta montagna. Rimango a lungo in dubbio
se andarci in moto o approfittare del furgone che ci accompagnerà. Decido per il furgone solo all'ultimo momento e mi ritengo
molto fortunato: abbiamo fatto tutto il ritorno (9 ore) sotto un'intensa nevicata, attraversando un passo a 5185 metri... Bene!
Finita anche questa visita, possiamo occuparci dei problemi personali: primo, recuperare il GPS. Dopo 700 km, tutti sotto
la pioggia, fra La Paz e Cusco, Recuperiamo il GPS e visitiamo la città, il Macchu Pi-
chu e la valle Sacra. Riusciamo a fare tutto, sempre sotto la pioggia, con dei costi
piuttosto elevati, che fanno considerare
queste "imperdibili" visite, piuttosto “evitabili”. La cosa più seccante è la congestione di turisti a Macchu Pichu: code ovunque ed è quasi impossibile scattare una
fotografia senza che qualcuno ci si infili
dentro...
QUALE ROTTA PRENDERE?
Comunque anche questa è fatta. Ora
abbiamo un altro problema. Che rotta fare
da qui in avanti? L'idea era quella di tornare in Bolivia per attraversare il Salar de
Uyuni. Chiediamo informazioni: in questi
giorni piove, perciò il Salar non è attraversabile. Che si fa? Aspettiamo, con il rischio
di incontrare la Dakar 2015, che significa
piste chiuse, alberghi pieni, benzina scomparsa o andiamo a cercare un po' di caldo
in Cile? Visto che da queste parti ci dovremo ripassare (il quarto progetto da visitare
è a Salta, in Argentina, proprio qui vicino),
decidiamo di buttarci verso il Cile. Perciò
torniamo a Puno e da lì scendiamo dritti
verso Tacna: una bellissima pista sterrata
che attraversa le Ande, con tanto di canyon e fenicotteri. Arriviamo a Tacna verso
sera e attraversiamo la frontiera di Arica alle 9. Siamo devastati. Abbiamo percorso
10000 km in 45 giorni. Di cui solo 20 di
viaggio effettivo. Ora possiamo pensare a
fare un tagliando alla moto, cambiare le
gomme e prendercela un po' più comoda.
Tutto sommato dobbiamo solo scendere
fino a Punta Arenas e risalire dall'altro lato
fino a Rio. Quanti chilometri saranno? Ve
lo raccontiamo nella prossima puntata!
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