Accountability, outcomes assessment & clinical governance David J. Ballard M.D., M.S.P.H., Ph.D., F.A.C.P. Senior Vice President and Chief Quality Officer Baylor Health Care System – Dallas Executive Director and BHCS Endowed Chair Institute for Health Care Research and Improvement ISQua Past-President Mi auguro che ciò di cui parlerò con voi, sebbene il titolo lasci pensare a qualcosa di prettamente amministrativo, si ricolleghi di fatto alla possibilità di ottimizzare la qualità della vita intervenendo sulla salute; ottimizzare la qualità della vita come abbiamo visto oggi. Vi parlerò del lavoro che ho svolto, che si è rivelato molto efficace in termini di vite salvate nel nostro ospedale di Dallas. Un lavoro che ha permesso ai nostri pazienti di trascorrere del tempo con le proprie famiglie e i propri cari; pazienti che sarebbero morti durante la degenza in ospedale se non avessimo attuato alcuni particolari miglioramenti. Oggi parlerò delle responsabilità e della valutazione dei risultati in ambito sanitario. Io sono stato fortunato; infatti, dati i risultati positivi dello scorso anno, ho ricevuto alcuni compensi extra proprio in virtù delle nostre prestazioni. Grazie a quegli extra, questa mattina all'Azienda Agricola Venturini-Baldini ho potuto acquistare qualche bottiglietta del vostro costosissimo aceto balsamico tradizionale, che mi porterò negli Stati Uniti. Danilo Orlandini mi ha assegnato questo argomento molto impegnativo. Il luogo in cui lavoro è Dallas, Fort Worth, in Texas. Alcuni di voi probabilmente sanno che la cittadina di Fort Worth è gemellata con Reggio Emilia. Proprio per questo è per me un piacere ancor più grande essere qui con voi oggi. L'organizzazione per cui lavoro opera principalmente nella zona nord-orientale dell’area di Dallas. La storia della nostra organizzazione ha avuto inizio circa 104 anni fa. Nel 1981 è diventata un sistema multi-ospedaliero; nel 1994 abbiamo formato un gruppo di medici regolarmente assunti e oggi gestiamo più di 15 ospedali, con 16000 dipendenti e un budget d'esercizio annuo che supera di poco i 3 miliardi di dollari. I vari settori d'attività in cui operiamo sono: ospedali per cure acute, ospedali specialistici, assistenza extraospedaliera, ecc…; siamo attivi anche nel campo della formazione e della ricerca. Le strutture che gestiamo sono oltre 146. Quanto detto in precedenza faceva riferimento alla gestione e sicuramente il fatto di avere un sistema sanitario di alta qualità dipende dalla capacità di utilizzare le risorse in modo efficace. I ricavi d'esercizio della nostra organizzazione superano di poco i 3 miliardi. Lo scorso anno abbiamo registrato un margine netto d'esercizio di appena di più di 200 milioni. Questi capitali vengono utilizzati per finanziare la ricerca e la formazione. Inoltre, nei prossimi cinque anni destineremo circa 500 milioni di dollari l'anno all'implementazione di un sistema informatizzato di gestione e archiviazione in tutta la nostra organizzazione. Questo si riflette in parte nelle nostre previsioni relative al fabbisogno di capitali per un singolo anno; per l'anno in corso si parla di quasi 500 milioni. Innanzitutto vorrei affrontare il tema della governance clinica (governo clinico). Chi di voi naviga in Internet può trovare una definizione di governance clinica su Wikipedia. Come molti di voi sapranno, è un concetto che nasce nel sistema sanitario nazionale britannico. Potremmo dilungarci due ore a parlare di governance clinica, ma io mi limito a dirvi che lascio l'argomento a Roberto Grilli. Lui probabilmente vi mostrerà qualcosa di simile a questo e parlerà di governance clinica, di audit clinico, di efficacia clinica e di altri concetti collegati alla governance clinica. David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 1 Negli Stati Uniti questo è un concetto molto complesso data la grande varietà di modelli aziendali esistenti nel nostro paese per la fornitura di servizi sanitari. Il personale della nostra organizzazione include 3000 medici, ci sono 15 ospedali per medici indipendenti, che non sono assunti da noi; il nostro compito è quello di allineare questi medici, un compito sicuramente molto importante. Ci sono circa 500 medici assunti dalla nostra organizzazione che sono esplicitamente allineati con i nostri obiettivi in termini di prestazioni. Ci sarebbero poi anche altri esempi, fra cui la Mayo Clinic e altre negli Stati Uniti. La visione della nostra organizzazione vuole che essa si presenti come il miglior luogo in cui offrire e ricevere assistenza di qualità, intensiva e sicura. Certamente molte altre strutture sanitarie condividono la nostra stessa vision e sono state guidate dagli stessi valori. Queste sono le aree in cui noi cerchiamo di concentrarci: qualità, eccellenza dei servizi, amministrazione finanziaria; inoltre, agli occhi della gente, vogliamo essere il meglio per coloro che lavorano nel sistema sanitario. Cosa intendiamo dunque per responsabilità? Il sistema sanitario Baylor è stato fondato nel 1903; nel 1980 si è iniziato ad implementare uno strumento di gestione specifico che prevede un nesso fra remunerazione dei dipendenti e performance. Per i primi 20 anni questo ha riguardato completamente le nostre performance finanziarie. Uno dei miei più grandi successi all'interno dell'organizzazione credo di averlo raggiunto quando sono entrato nel 1999: ho presieduto un comitato del nostro consiglio che ha cambiato il nostro sistema di remunerazione. Quel comitato che ho presieduto ha fatto due cose nel 2000: ha abbozzato una risoluzione sulla qualità; il nostro consiglio ci ha lanciato una sfida: quella di conseguire un livello di performance maggiore. Inoltre ha stabilito che il miglioramento costante della sicurezza dei pazienti e la qualità dell'assistenza fornita agli stessi pazienti dovrebbero avere la priorità assoluta nel processo di definizione del budget. Cosa significa questo? che l'impegno profuso dalla nostra organizzazione per il miglioramento delle risorse è enorme, non solo in termini di persone e processi, ma anche in termini di information technology applicata alla sanità. Come ho già ricordato, nei prossimi tre anni destineremo 500 milioni all'implementazione di un sistema informatizzato di gestione e archiviazione. Senza una risoluzione di quel genere e una dichiarazione esplicita da parte del consiglio molte persone potrebbero interrogarsi sui motivi alla base del miglioramento della qualità da un punto di vista aziendale. Il consiglio ha poi sottolineato l'importanza di fornire rendiconti e della trasparenza delle nostre performance, e credo che condividere tutto questo con voi oggi sia un ottimo esempio di trasparenza; inoltre le informazioni dettagliate sulle nostre performance proprio adesso stanno diventando di dominio pubblico negli USA. L'altro traguardo raggiunto da questo comitato del consiglio nell'anno 2000 è stato l'aver caldeggiato un programma di remunerazione basato sulle performance per far emergere i fattori che vanno a delineare la qualità clinica. Cosa significa questo? Significa che abbiamo messo a rischio i finanziamenti, non sapendo se alcuni livelli di performance sarebbero stati conseguiti o meno. Più elevate erano le performance, più finanziamenti avremmo ricevuto e più soldi avrei avuto oggi per comprare l'aceto balsamico tradizionale. Per il nostro anno, che si concludeva in giugno 2003, 1/3 di questo programma si ripercuoteva sulle performance finanziarie, 1/6 su processi d'assistenza specifici, 1/6 sugli obiettivi legati alla riduzione del tasso di mortalità negli ospedali e 1/3 sulla soddisfazione dei pazienti. La metà dei compensi del nostro amministratore delegato era subordinata a questo programma. Circa il 40% dei miei compensi era a rischio per via di questo programma. David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 2 Il sesto relativo all'area dei processi di cura riguardava specificamente la prevenzione delle infezioni chirurgiche: le questioni da considerare sono semplicemente tre: al paziente è stato somministrato l'antibiotico corretto? L'antibiotico è stato somministrato un'ora prima dell'intervento? Infine, la somministrazione di antibiotico è stata sospesa entro 24 ore dall'intervento? Il criterio di valutazione è questo: qual è la percentuale dei nostri pazienti che rientrava in almeno una di queste casistiche e che ha ricevuto l'assistenza necessaria (che chiameremo "processo") in modo perfetto? Quindi, se uno rientrasse nelle casistiche, per ottenere un punteggio positivo il paziente dovrebbe ricevere tutti quei processi. La maggior parte dei pazienti che si deve sottoporre ad interventi chirurgici rientra in tutte le casistiche, pertanto i pazienti devono ricevere correttamente tre processi su tre affinché noi otteniamo punteggi positivi in relazione a questo criterio di valutazione. In riferimento a questi 12 mesi potete vedere che le nostre performance in termini di cure efficaci sono state leggermente maggiori del 90%, quasi 91%. Noi lavoriamo con la Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations e stabiliamo le nostre performance in base ai nostri obiettivi e in base alle performance nazionali. Il 94% degli ospedali ha ottenuto performance inferiori all'86,2%. Le nostre performance si sono attestate sul 91%, pari al 99° percentile rispetto agli ospedali in tutti gli Stati Uniti. 1/6 era anche correlato agli obiettivi legati alla riduzione del tasso di mortalità negli ospedali. Si potrebbe discutere a lungo sulla possibilità di valutare efficacemente la mortalità ospedaliera legata ai rischi. Utilizziamo parecchie delle nostre risorse per cercare di conseguire questo obiettivo e riteniamo di avere un criterio di valutazione della mortalità ospedaliera legata ai rischi abbastanza efficace. Il nostro obiettivo più ambizioso era ridurre il nostro tasso di mortalità del 4,5%. Lo scorso anno l'abbiamo ridotto di oltre l'11%. Ancor più importante, nei nostri ospedali più grandi, quelli con 1000 posti letto, il tasso di mortalità è stato ridotto del 18%. Cosa ha significato questo? Ha significato che, durante l'anno appena trascorso, 200 pazienti che non avrebbero lasciato il nostro ospedale vivi ne sono invece usciti vivi: siamo riusciti a ridurre il tasso di mortalità ospedaliera molto di più rispetto all'anno precedente. Che conseguenze ha avuto quindi tutto questo? Il fatto di pagare le prestazioni e i servizi sanitari suscita aspre critiche dagli effetti potenzialmente deleteri. Ecco cosa abbiamo osservato: in termini di affidabilità, abbiamo implementato i provvedimenti principali della Joint Commission nel 96% dei casi, rispetto all'85% degli Stati Uniti e all'83% del Texas. Anche voi probabilmente misurate gli stessi fattori. Indicatori di attacco cardiaco, indicatori di cure primarie, indicatori di insufficienza cardiaca e le misure per la prevenzione delle infezioni chirurgiche. Le nostre performance generali, come ho detto, si sono attestate sul 96%, rispetto alle performance nazionali attestate sull'85% e quelle del Texas sull'83%. Abbiamo valutato questi fattori per la prima volta nel 1999; le nostre performance erano fondamentalmente analoghe a quelle del resto del Texas e di gran lunga peggiori rispetto a quelle degli Stati Uniti in generale. L'altro traguardo che abbiamo raggiunto grazie a questo programma è stata la forte riduzione del tasso di mortalità nei nostri ospedali. L'anno prima che dessimo inizio a questo programma basato sulle performance il tasso di mortalità nei nostri ospedali era notevolmente più alto rispetto a quello del Texas. Il nostro tasso di mortalità si è ora ridotto drasticamente rispetto a quello del Texas, tant'è che nel 2006 abbiamo registrato un tasso di mortalità del 16% più basso rispetto a quello del Texas. Mi accingo a concludere, anche se avrei ancora molte slide da mostrarvi, ma voglio essere breve e stimolare un dibattito con voi in merito a questo tema. Quale è stata la nostra esperienza in termini di responsabilità e valutazione dei risultati? Pensiamo che in un'organizzazione profondamente impegnata per il miglioramento della qualità, in termini di formazione ed implementazione, questi indicatori di qualità clinica debbano essere monitorati abitualmente e in modo affidabile, inclusa la mortalità ospedaliera; pensiamo inoltre che questo sforzo di correlare la remunerazione dei nostri dipendenti alle performance legate alla qualità clinica ci abbia aiutato enormemente a migliorare la David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 3 nostra qualità clinica. Ci sarebbero poi anche altri aspetti che non ho condiviso con voi. Ad esempio, quest'anno grande attenzione verrà rivolta al miglioramento dell'assistenza centrata sul paziente. Lo scorso anno, come vedete da questa lettera inviata dal nostro amministratore delegato, abbiamo ottenuto metà dei fondi disponibili per i nostri obiettivi di eccellenza dei servizi, quindi sappiamo che dobbiamo migliorare in questo settore ed è questo il nostro principale interesse quest'anno. Nel frattempo continueremo a lavorare sui processi che abbiamo implementato per fornire servizi sanitari affidabili e sicuri. Desidero ringraziare coloro che hanno presieduto questa sessione e Danilo Orlandini per avermi invitato a partecipare. Moderatore: Grazie David. È molto chiaro, oltre che importante, quello che si sta verificando all'interno della tua organizzazione. Ora avete un’occasione unica per fare domande e soddisfare le vostre curiosità. Cosa avete voglia di chiedere? Potete approfittarne fino a sabato alle 13. Ora possiamo iniziare. Domanda: Quanto è costata la formazione, sia in termini economici che di tempo speso per raggiungere questi ed altri risultati? Risposta: Gli investimenti in risorse umane e formazione ammontano a circa 10 milioni di dollari l'anno, ma ovviamente ci sono molti altri investimenti. Vi parlerò brevemente di alcune risorse specifiche. Abbiamo un istituto per la ricerca e il miglioramento in ambito sanitario, che rappresenta una risorsa a livello di sistema per tutti i nostri ospedali e centri di assistenza primaria. Abbiamo un centro in questo stesso istituto che coordina tutte le iniziative all'interno di ciascun ospedale, con un ufficio che si occupa di sicurezza dei pazienti e quindi degli obiettivi legati alla riduzione della mortalità. Abbiamo un programma di ricerca incentrato sul possibile miglioramento della nostra qualità. E poi, naturalmente, investiamo molto nell'analisi: ogni anno la nostra organizzazione spende circa 5 milioni di dollari per raccogliere questi dati. Non disponiamo ancora di un sistema informatizzato di gestione e archiviazione a supporto di questo lavoro, pertanto i dati vengono raccolti perlopiù attraverso un processo manuale. Un'altra importante risorsa è costruita dal nostro programma di formazione per il miglioramento dei cicli rapidi di miglioramento. Ad oggi abbiamo formato più di 800 dei nostri dipendenti. Si tratta di un programma formativo di 60 ore, articolato in lezioni frontali in cui intervengono un medico, un'infermiera ed un amministratore chiamati ad occuparsi rispettivamente di aree specifiche. Ad esempio, 19 ore sono dedicate a come migliorare i risultati nell'ambito della cardiochirurgia, a come ridurre il tempo di intubazione in seguito ad un intervento al cuore. Il team che tiene il corso di 60 ore include un cardiochirurgo, un anestesista, un infermiere di unità di terapia intensiva cardiologica e il direttore generale di quell'ospedale. Abbiamo anche medici praticanti che hanno seguito questo programma formativo di 60 ore; abbiamo investito più di 3 milioni di dollari per questi medici affinché svolgessero un lavoro finalizzato al miglioramento delle rispettive aree di responsabilità. Ad esempio, abbiamo un ospedaliero che governa il tempo tra l’ingresso e la prima somministrazione di antibiotici nella polmonite in tutti i nostri ospedali, per ridurre tale tempo. Poi mettiamo insieme tutto questo attraverso quello che noi chiamiamo "best care committee" (comitato per la migliore assistenza). Questo organismo non ha esplicitamente un budget, il budget rientra fra le mie competenze di responsabile della qualità. Ma l'aspetto positivo è che i direttori di tutti i nostri ospedali fanno parte di questo comitato, così come tutte le infermiere caposala, e gli straordinari medici che ho ricordato prima. Ogni ospedale ha generalmente un'infermiera con una formazione manageriale che è responsabile assistenziale di quell'ospedale. Questo gruppo si riunisce per due ore, al mattino dalle David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 4 6.30 alle 8.30, due volte al mese. Abbiamo quindi delle persone che credono in questo lavoro tanto da alzarsi alle 5.30 del mattino per partecipare a questo incontro. Domanda: A proposito della riduzione della mortalità intra-ospedaliera, vorrei chiederle in quali ambiti avete applicato e siete riusciti ad ottenere una riduzione di mortalità, in quali tipologie di pazienti è stato possibile ottenere una riduzione percentuale di mortalità così marcata? Risposta: Vedrò di riportarvi alcuni esempi: il primo esempio è abbastanza semplice: quando autorizzare la somministrazione di antibiotici a persone con polmonite di comunità: si poteva pensare che i pazienti per cui la somministrazione era stata rimandata più a lungo fossero quelli che avevano dovuto aspettare al pronto soccorso. In realtà le cose non stavano così. I nostri medici di base possono ricoverare direttamente i pazienti in ospedale. Solo quando abbiamo effettuato quella valutazione abbiamo scoperto che i pazienti che aspettavano 8-10 ore prima di ricevere l'antibiotico erano quelli che erano stati ricoverati direttamente in ospedale e i rispettivi medici di base non avevano avuto tempo di recarsi in ospedale fino a quando non avevano terminato il proprio lavoro in ufficio. Quindi, alle 7 di sera il medico arriva, dopo aver mandato il paziente in ospedale circa alle 6-7 del mattino, fa il giro delle visite dopodichè inizia la terapia antibiotica. Abbiamo quindi elaborato un diagramma di flusso e abbiamo riscontrato, mediante l'analisi di Pareto, che il problema principale risiedeva proprio lì. Come provvedimento abbiamo modificato le politiche di ricovero in ospedale. Non è scienza missilistica. Abbiamo detto che non si può ricoverare nel nostro ospedale un paziente affetto da polmonite senza ordinare che gli venga prescritto subito un antibiotico. Ora veniamo a qualcosa di un po' più impegnativo: il nostro grande ospedale aveva un elevato tasso di mortalità per complicazioni cardiochirugiche. Abbiamo quindi cercato di individuare una possibile spiegazione per questo fenomeno, ancora una volta tramite un diagramma di flusso e un'analisi di Pareto. In realtà, i processi di cura attuati in quell'ospedale sembravano essere piuttosto efficaci. Quello che abbiamo riscontrato è che la maggior parte dei decessi avveniva in pazienti ad alto rischio. Quei medici sono in competizione fra loro per via del reddito. In questa organizzazione non è previsto uno stipendio per i cardiochirurghi, sono medici indipendenti. Quindi, per tradizione, non necessariamente c'è una collaborazione fra professionisti in competizione fra loro. Cosa abbiamo dunque fatto in ospedale? Abbiamo richiesto una seconda opzione per i pazienti con un livello di rischio superiore ad una certa soglia. Abbiamo implementato una politica in base a cui i chirurghi non potevano portare in sala operatoria i pazienti con un livello di rischio di decesso pre-operatorio superiore all'8% senza che fosse prima stata effettuata una valutazione indipendente da parte di un altro chirurgo. Cosa ha permesso di osservare questo programma? Ha permesso di osservare che c'erano pazienti in procinto di essere operati che presentavano un rischio talmente alto da non poter trarre beneficio dall'intervento chirurgico; si è poi osservata una riduzione del tasso di mortalità ospedaliera. Un altro esempio riguarda la mortalità. Forse avete sentito parlare della campagna "Saving 100000 lives" promossa dall'Institute for Healthcare Improvement. Abbiamo tratto notevoli vantaggi dall'implementazione di team d'emergenza di risposta rapida. In questo ospedale da 1000 posti letto pochissimi pazienti sono seguiti da medici specializzandi "residence" o "intern"1. Abbiamo quindi introdotto un 'team d'emergenza di risposta rapida che ha salvato una vita una volta su diciassette che è intervenuto. Nel primo anno il team è intervenuto con efficacia più di 1000 volte. E ci sono molti altri esempi che potrei condividere con Danilo e con altri membri di questo gruppo. Voglio solo illustrarvi i nostri obiettivi per il 2008; tenete presente che il nostro anno finanziario inizia l'1 luglio. Ecco dunque i nostri obiettivi di quest'anno, suddivisi in percentuale: un quarto sicurezza, 30% qualità, 35% soddisfazione dei pazienti, 10% persone. In termini di soddisfazione dei pazienti non abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati; quest'anno lavoreremo di più su questo punto. 1 N.d.T.: Negli USA, i "residence" sono specializzandi agli ultimi due anni di specializzazione e hanno compiti organizzativi; gli "intern" sono specializzandi ai primi due anni di specializzazione e non hanno compiti organizzativi. David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 5 L'anno scorso abbiamo ottenuto ottimi risultati in termini di prevenzione delle infezioni chirurgiche, grazie all'adozione di tre misure che ora abbiamo esteso al programma di miglioramento delle pratiche chirurgiche. Queste misure sono state promosse dalla Joint Commission e da altri organismi. Ora consideriamo altri otto elementi della pratica chirurgica; di nuovo abbiamo fissato degli obiettivi da raggiungere ad un livello di performance superiore all'88% in quell'ambito di cura specifico. Se la percentuale è inferiore al 77% non si ricevono questi fondi. Le performance quest'anno si attestano sul 75% e se non miglioriamo le nostre performance non riceviamo questi fondi. Per ricevere questi emolumenti bisogna migliorare di anno in anno. Gli obiettivi riguardanti la soddisfazione dei nostri pazienti non sono molto ambiziosi. Ad esempio quest'anno lo standard era al 75° percentile, non abbiamo raggiunto nemmeno il 50° percentile per la soddisfazione dei pazienti. Pertanto, quest'anno lavoreremo molto per migliorare la soddisfazione dei pazienti. Stiamo insegnando ai nostri dipendenti a comunicare in modo più efficace con i pazienti, stiamo cercando di migliorare la comunicazione fra i medici e il nostro personale infermieristico. E di nuovo potremmo scendere nei dettagli parlando delle iniziative volte all'eccellenza dei servizi. Infine abbiamo alcuni obiettivi riguardanti le persone: negli Stati Uniti abbiamo un grande problema, che probabilmente avete anche in Italia, relativamente alla disponibilità e al mantenimento di personale infermieristico. Questa sfera rappresenta il 5% degli obiettivi. Poi abbiamo anche un obiettivo legato al mantenimento del personale in generale, un aspetto che pure si valuta in base alla percentuale di ricambio del personale dipendente in tutta l'organizzazione. Una percentuale di mantenimento più alta, quindi un tasso di ricambio più basso, significa maggiore disponibilità di finanziamenti. Domanda: Io ho una curiosità: prima ha detto che c’è concorrenza tra i medici, anche da un punto di vista economico, e che vengono riconosciuti premi in denaro; questa è una cosa che da noi non succede, nei nostri ospedali non sono previsti questi obiettivi o incentivi. Gradirei sentire un suo commento a questo proposito. Risposta: Credo che dipenda dalla zona. Ad esempio, nella provincia autonoma di Trento, Carlo Favaretti ha implementato dei programmi di valutazione delle performance dei medici e di altri soggetti in base a cui vengono riconosciuti determinati compensi. Penso che anche a Reggio Emilia siano stati sperimentati tipi di approcci analoghi. Sì, in Italia siete ancora in una fase iniziale, ma non voglio che ve ne andiate da questo incontro pensando che, sulla base di ciò che ho detto, l'unico modo per migliorare è offrire premi in denaro ai dipendenti. Nella nostra organizzazione, questi criteri di valutazione non si riferiscono soltanto ai compensi, ma anche al lavoro in sé, alle opportunità di carriera (quindi alle promozioni); le persone che non raggiungono livelli di performance soddisfacenti non continuano a lavorare nella nostra organizzazione. Domanda: Professore, volevo chiederle questo: gli obiettivi strategici sono dati dalla direzione strategica; in che percentuale l’organizzazione, i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari propongono obiettivi specifici di miglioramento? Risposta: Questa è un'ottima domanda. Noi abbiamo un sistema di gestione delle performance di tipo web-based, in cui ogni dipendente ha obiettivi specifici che sono in linea con quelli dell'organizzazione. Ecco quindi cosa facciamo; parliamo di "obiettivi a cascata". Vi faccio un esempio: il medico che lavora con me, che insegna nel nostro corso di formazione per il miglioramento dei processi d'emergenza e che supervisiona inoltre 6 formatori in questo ambito, oltre ad alcuni di questi obiettivi ha anche obiettivi specifici in relazione al numero di iniziative per il miglioramento dei processi d'emergenza che deve avviare col personale degli ospedali di questa David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 6 area. Altre misure prevedono che alcuni infermieri dei nostri ospedali abbiano obiettivi non inerenti la mortalità ma piuttosto la frequenza di ricorso ai team d'emergenza Domanda: non c’è una storia di confronto della performance degli ospedali in Italia, quando avete introdotto questa pratica negli USA, un paese in cui esiste già una cultura che prevede la valutazione dei professionisti, avete trovato resistenza fra i professionisti? Risposta: Sicuramente sì. Voglio riportarvi un esempio. Ho iniziato a lavorare per questa organizzazione nel 1999; per prima cosa ho lavorato con i nostri medici assunti, circa 500 medici di base. Questi medici stavano ottenendo ottimi risultati dal punto di vista finanziario, tuttavia non disponevano di dati in base a cui poter affermare se stavano o meno prendendo decisioni cliniche adeguate. La prima volta che abbiamo effettuato una valutazione abbiamo considerato un gruppo di 10 servizi preventivi, fra cui screening del cancro uterino, screening del cancro al colon-retto, screening dell'ipertensione e conselling ai fumatori. La prima volta che abbiamo eseguito la valutazione, le performance di questo gruppo si attestavano soltanto sul 37%; questo era un dato nuovo per loro, non erano abituati ad essere valutati in questo ambito. Successivamente abbiamo esaminato i dati, loro non ci credevano. Avevamo preso un campione casuale di 10 voci per ogni medico al mese, 120 all'anno; per arrivare a quel dato (37%) avevamo considerato 50000 pazienti visti all'anno. Abbiamo chiesto ai medici di esaminare la documentazione. Quindi sono tornati indietro e hanno analizzato il materiale che li riguardava, giungendo alla nostra stessa conclusione: cioè che non stavano implementando questi processi di cura. Abbiamo quindi insegnato ai medici a lavorare con altri medici per migliorare i loro servizi d'assistenza. L'industria farmaceutica chiama questo metodo "academic detailing": i dipendenti delle case farmaceutiche cercano di indurre i medici ad utilizzare i propri medicinali; nel nostro caso, un rappresentante aveva istruito i nostri medici affinché a loro volta istruissero altri medici su come utilizzare i servizi di prevenzione, quindi non su come utilizzare i farmaci, ma su come attuare, ad esempio, lo screening del cancro al colon-retto. Inizialmente abbiamo fornito ai medici i dati senza mostrarli ad altri medici; un medico poteva visionare soltanto i dati che riguardavano le sue performance. Oggi i nostri medici assunti possono consultare la nostra rete intranet; in questo modo, ciascuno di essi, ciascuno dei nostri 500 medici, può conoscere le performance di tutti gli altri medici. Questo vale non solo per i servizi preventivi, ma anche per la cura del diabete e per la soddisfazione dei pazienti ricoverati. Cosa succede dunque quando si agisce in questo modo? In base a questi criteri di valutazione, in un ambulatorio 7 medici si sono attestati sul 95%, quasi il massimo in termini di performance. Uno dei medici che lavorava in quel gruppo si attestava ancora sul 51%. Ma loro non lo sapevano fino a quando non abbiamo reso accessibili i dati. A quel punto hanno deciso di parlare al medico ed ecco cosa gli hanno detto: "Il tuo operato attuale non è in linea con lo standard richiesto per poter rimanere nel nostro gruppo! O migliori il tuo servizio, o vai a lavorare altrove". Hanno anche aggiunto: "Noi abbiamo dei sistemi, abbiamo riprogettato i nostri servizi d'assistenza insieme al nostro personale allo scopo di migliorarci. Potremmo farlo con i tuoi pazienti, se ci consenti di farlo potrai continuare a lavorare con noi". E nel giro di pochi mesi le performance di quel medico erano salite a più del 90%. Nel '98-'99 i nostri medici non erano abituati ad essere sottoposti ad una valutazione delle loro performance e abbiano incontrato una certa resistenza in questo senso. Testo della lettura tenuta a Reggio Emilia al XVII congresso della società italiana per la qualità dell’assistenza sanitaria – vrq, il giorno 7-novembre-2007 Traduzione a cura di Danilo Orlandini MD ©2008 Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia David J. Ballard: Accountability, outcomes assessment & clinical governance 7