Scompenso cardiaco congestizio: mortalità a 30 giorni dal ricovero (media esiti Italia 8,79%) Lo scompenso cardiaco congestizio o insufficienza cardiaca, considerato anche come lo stadio terminale di molte patologie cardiovascolari è una malattia cronica e progressiva che rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo per frequenza, morbilità, mortalità e impatto sui Servizi sanitari. Raffrontare i dati statistici relativi allo Scc con i vari studi è complesso a causa dell’utilizzo di differenti definizioni di caso, comunque per questa patologia si evidenzia un elevato rischio di morte: da 1/4 a 1/3 dei pazienti muoiono un anno dopo la comparsa dello scompenso cardiaco. Ed è ancora alto anche il tasso di mortalità a breve termine dopo il ricovero, pur mostrando un trend in diminuzione in tutto il mondo grazie al miglioramento dell’efficacia delle cure. La mortalità a trenta giorni dal ricovero consente in particolare di comprendere anche quelle morti che possono occorrere subito dopo la dimissione ma che potevano essere evitate da cure ospedaliere efficaci. Ed anche di misurare l’appropriatezza e l’efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura. Il suo valore può variare enormemente non solo a causa della diversa qualità delle cure ricevute, ma anche per la presenza di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente. Sono finite sotto osservazione le strutture con un volume annuo di Scc superiore a 75. Esiti favorevoli, documentati da dati statisticamente certi, li conquistano tre strutture del Piemonte: l’Ospedale Civile SS Antonio e Biagio di Alba con un tasso di mortalità pari a 4,1% e gli ospedali S. Croce di Cuneo e il S. Giovanni Battista di Torino rispettivamente con il 4,7% e il 4,9%. Con percentuale inferiore, ma con un alto rischio di errore, troviamo il SS Trinità di Fossano (4,6%). La quinta struttura con esito favorevole e in fascia blu è la clinica Città di Alessandria (5,6%). Senza incertezze statistiche invece i dati negativi registrati al S. Spirito di Casale Monferrato che registra un tasso di mortalità pari a più del doppio della media italiana con una percentuale del 19,1%. Segue a stretto giro l’Ospedale Civile di Aqui Terme con un 18,6%. Esiti sfavorevoli e sempre senza il rischio di errori, si segnalano all’Ospedale Civile a Saluzzo (17,7%) al S. Andrea a Vercelli (17,6%) e all’Ospedale Civico di Chivasso (15,3%) In fascia grigia e sotto la media italiana c’è invece l’Ospedale U. Parini di Aosta con un 8,1%. Ottime performance iscritte alla fascia blu si registrano in tre strutture della Lombardia: al Centro Medico di Montescano (1,5%), nelle cliniche Castelli di Bergamo (1,9%) e S. Clemente a Mantova (2,3%). In fascia grigia troviamo poi la clinica Figlie di S. Camillo a Cremona (3,3%) tallonata, ma in fascia blu, dal Policlinico S. Pietro a Ponte S. Pietro (3,5%.) È invece allarme rosso all’Ospedale Nuovo di Stradella dove la mortalità a 30 giorni per Scc raggiunge il 22,6%. Stesso discorso per il S. Maria delle Stelle a Melzo (21%), l’Ospedale Civile a Voghera (20,6%) e l’Ospedale Asilo Vittoria a Mortara (20,3%). Chiude la classifica con esito sfavorevole l’Ospedale L. Confalonieri di Luino (19,8%). Guida il gruppo delle strutture con le migliori performance in Liguria, l’Ospedale S. Corona a Pietra Ligure (4,5%) seguito a strettissimo giro dagli Ospedali Riuniti Leonardi a Lavagna (4,6%) che però si colloca in fascia grigia, come le altre tre strutture l’Ao Bordighera ad Airole (5,7%), l’Ospedale La Spezia (8,2%) e l’Ao S. Bartolomeo a Sarzana (8,4%). In fascia rossa l’ospedale Villa Scassi di Genova 15,6%, seguito dagli ospedali Misericordia di Albenga e dal S Carlo di Voltri, entrambe con una mortalità al 15,3%. Chiudono la rosa l’Ospedale A. Micone di Genova (15,2%) e l’Ao di San Remo (12,9%).