INSEGNAMENTO DI
STORIA DELLA FILOSOFIA
LEZIONE IX
“MARXISMO E POSITIVISMO”
PROF.SSA CATERINA VALENTINO
Storia della filosofia
Lezione IX
Indice
1
Destra e Sinistra hegeliana ........................................................................................................ 3
2
L’alienazione religiosa di Feuerbach........................................................................................ 4
3
Il materialismo storico-dialettico di Marx (Trevivi 1818-Londra 1883) ............................... 5
3.1 Il contesto storico culturale e la questione sociale ................................................................... 6
3.2 Il concetto di alienazione e il distacco da Feuerbach ............................................................... 8
3.3 I concetti di struttura, sovrastruttura, ideologia ....................................................................... 9
3.3.1 Ideologia e scienza .......................................................................................................... 9
3.3.2 La storia ......................................................................................................................... 10
3.3.3 Struttura, sovrastruttura e ideologia ............................................................................ 10
3.3.4 Forze produttive e rapporti di produzione .................................................................... 11
3.4 La dialettica storica tra le classi ............................................................................................. 12
3.4.1 Lo scontro tra proletariato e capitalismo ..................................................................... 12
3.4.2 La dialettica nel Settecento ........................................................................................... 12
3.4.3 La dialettica nell’Ottocento........................................................................................... 13
3.5 La dialettica del proletariato .................................................................................................. 13
3.5.1 Il pensiero utopistico ..................................................................................................... 14
4
Il Positivismo ............................................................................................................................ 16
4.1 Contesto storico...................................................................................................................... 16
4.2 Caratteri generali .................................................................................................................... 16
4.3 Il Positivismo sociale e il Positivismo evoluzionistico .......................................................... 17
4.4 La nuova idea di scienza e di enciclopedia del sapere di Comte (1798-1857) ...................... 19
4.5 Le conseguenze filosofiche di una teoria scientifica: “Charles Darwin” ............................... 21
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Storia della filosofia
Lezione IX
1 Destra e Sinistra hegeliana
Alla morte di Hegel (1831) ci fu una profonda spaccatura della sua scuola per il diverso
atteggiamento assunto dai suoi discepoli rispetto alla religione e alla politica.
Si ebbe così una Destra conservatrice, in particolare rispetto alla religione, ed una Sinistra
rivoluzionaria che finì per fare della filosofia uno strumento di contestazione razionale della
religione e con essa dell‟esistente. Ne scaturirà la teorizzazione di un progetto di trasformazione
rivoluzionaria delle istituzioni politiche contemporanee. Gli esponenti della sinistra di cui andremo
a trattare sono Feuerbach e Marx.
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Lezione IX
2 L’alienazione religiosa di Feuerbach
Nella sua battaglia contro la mentalità idealistico-religiosa, Feuerbach mira a ricapovolgere i
rapporti tra soggetto e predicato, riconoscendo ciò che è veramente soggetto: il concreto (e quindi
l‟uomo e non lo spirito) e ciò che è veramente predicato (l‟astratto). È il soggetto concreto (l‟uomo)
che si crea Dio che per Feuerbach è nient‟altro che l‟essenza oggettivata del soggetto, cioè
l‟immagine riflessa o la proiezione illusoria di qualità umane. Circa l‟origine dell‟idea di Dio
Feuerbach si è variamente espresso. Talora ne ha individuato la genesi nella distinzione tra
individuo e specie; talora nell‟opposizione volere e potere, talora nel sentimento di dipendenza che
l‟uomo prova nei confronti della natura. In ogni caso la religione ha una chiara matrice
antropologica; è un‟antropologia capovolta, perché l‟uomo “scindendosi” proietta fuori di sé una
potenza superiore (Dio) a cui si sottomette e, quanto più l‟uomo pone in Dio, tanto più toglie a se
stesso. La presa di coscienza di questa alienazione genera la necessità dell‟ateismo. L‟ateismo,
dunque, si identifica con la riappropriazione da parte dell‟uomo della propria essenza alienata, è un
atto di intelligenza filosofica ma anche un dovere umano e morale. All‟amore per Dio va sostituito
l‟amore per l‟uomo.
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Lezione IX
3 Il materialismo storico-dialettico di Marx
(Trevivi 1818-Londra 1883)
Di famiglia borghese, studia diritto a Bonn, poi all‟Università di Berlino dove si impegna
sempre più negli studi di filosofia. Entra in contatto con gli intellettuali di sinistra e si laurea con
una tesi sulla filosofia di Epicuro e sulla differenza dalla filosofia di Democrito (sin da quel
momento, riprendendo le tesi di Feuerbach, prende apertamente posizione contro l‟interpretazione
di “destra”, con una critica alla trascendenza e alla religione, di denuncia della condizione di
asservimento a cui esse conducono l‟uomo. La repressione del governo prussiano contro i giovani
hegeliani, accusati di ateismo e liberalismo gli causa l‟allontanamento dall‟università. Marx si
impegna allora nel giornalismo politico. Nel 1842 assume la direzione di un quotidiano liberale, La
Gazzetta Renana, promovendo una campagna contro la censura e per la libertà di stampa e la
democrazia. Il modello a cui si richiama è quello dello Stato etico “universale” di Hegel che tuteli
l‟insieme dei cittadini. Ma a differenza di Hegel, Marx si contrappone allo Stato etico “universale”
di Hegel che tuteli l‟insieme dei cittadini. A differenza di Hegel, Marx si contrappone allo Stato
Prussiano, accusato di guardare unicamente agli interessi dei ceti dominanti. Nel 1843 è costretto a
lasciare la Germania e si reca a Parigi, dove vivono numerosi tedeschi fuoriusciti. Nel 1844 fonda
Gli annali franco-tedeschi (della rivista, fatta in collaborazione con il poeta Heinrich Heine, uscirà
un solo numero). Approfondisce gli studi di economia e di storia ed ha continui contatti con noti
esponenti dei movimenti democratici, socialisti e comunisti di Francia e di tutta Europa. Conosce
Friedrich Engels che lavora come impiegato a Manchester, in una fabbrica tessile di cui il padre è
comproprietario, stringe con lui un rapporto di amicizia e collaborazione che durerà tutta la vita.
Tale rapporto avrà importanza decisiva per l‟elaborazione teorica e per l‟attività politica di
entrambi. Di lì a poco Marx verrà espulso dalla Francia, si reca in Belgio, dove vive dal 1845 al
1848. Insieme a Engels si impegna a costituire una rete di comitati di corrispondenza con i gruppi
comunisti clandestini, soprattutto quelli tedeschi operanti all‟estero.
Nel 1848 Marx ed Engels, per incarico della Lega dei comunisti, scrivono il Manifesto del
partito comunista, che dovrebbe costituire il programma ufficiale della Lega e che esce a Londra
in lingua tedesca. Scoppiata la rivoluzione europea ed espulso anche dal Belgio, si reca prima a
Parigi e poi a Colonia, dove fonda la Nuova gazzetta renana e svolge una intensa attività politica e
giornalistica, nella quale attacca la politica rinunciataria dell‟Assemblea nazionale tedesca riunita a
Francoforte e appoggia i moti nazionali italiani, ungheresi e polacchi. Dopo il fallimento della
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Lezione IX
rivoluzione tenta invano di costituire un movimento di guerriglia, poi fugge prima a Parigi e poi a
Londra. Qui per anni vivrà con la moglie e le figlie una dura vita di stenti. La miseria provocherà la
morte di quattro figli piccoli e lo farà gravemente ammalare. La famiglia Marx verrà aiutata da
Engels, soprattutto quando questi erediterà la comproprietà dell‟azienda paterna. Sono gli anni
decisivi, nei quali Marx lavora incessantemente nel British Museum, dove raccoglie ed analizza un
vasto materiale di documentazione, che usa per elaborare la sua opera fondamentale, Il Capitale.
Nel 1864, mantenendo i rapporti con i dirigenti dei movimenti democratici e socialisti in
Europa, contribuisce alla fondazione dell‟Associazione internazionale dei lavoratori (Prima
Internazionale).
Negli anni precedenti combatte una dura lotta contro esponenti e posizioni che gli sembrano
indebolire
la
prospettiva
rivoluzionaria
e
comunista
e
il
carattere
internazionalista
dell‟organizzazione, in particolare combatte contro il riformismo di Proudhon e Vassalle e contro
l‟anarchismo di Bakunin, come durissima sarà anche la polemica con Mazzini. Marx vede nello
sbocco della rivolta parigina del 1870 (nella Comune) la prima forma di “governo della classe
operaia”. Muore a Londra nel 1883.
Opere: La Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, I Manoscritti economicofilosofici, le Tesi su Feuerbach, La miseria della filosofia, risposta alla Filosofia della miseria di
Proudhon, La Critica dell’economia politica, Il Capitale (solo il primo volume, il secondo e il terzo
usciranno dopo la sua morte). Insieme ad Engels diverse opere: Il Manifesto dl partito comunista,
La sacra famiglia (contro Bauer e altri esponenti della sinistra hegeliana), L’Ideologia tedesca
(pubblicata postuma).
3.1
Il contesto storico culturale e la questione sociale
Giornata di lavoro che durava 12-15 ore, operai in concorrenza con le macchine, salari di
pura sopravvivenza, il licenziamento, i luoghi insalubri, le deformazioni fisiche e le malattie
provocate dal lavoro, le abitazioni miserabili, l‟alimentazione consistente quasi esclusivamente in
patate. Marx conobbe la situazione della classe operaia inglese attraverso la testimonianza del
giovane amico Engels che a Manchester aveva visto come lavoravano e dove vivevano gli operai.
Engels aveva 24 anni quando scrisse il libro “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, la
sua è un‟attenta descrizione e analisi di questa situazione. In particolare si pone delle domande:
Quale tipo di classe operaia produce il capitalismo? Quali sono le sue condizioni di vita, quale sorta
di comportamento individuale e collettivo creano queste condizioni materiali? È certamente unico il
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Lezione IX
suo contributo alla scienza sociale. “Il capitalismo scaraventa il nuovo proletariato, spesso
composto di immigrati provenienti da un ambiente preindustriale, in un inferno sociale che li
maciulla, mal pagati e affamati, e li lascia morire negli slums, disprezzati”
La teoria marxiana trae origine da una revisione critica dell‟hegelismo, da una presa di
distanze dal socialismo utopistico e da uno sviluppo della teoria economica classica.
Ciò che caratterizza questa teoria è:
1)
L‟approccio globalistico alla realtà: Marx infatti costruisce un‟analisi globale
della realtà sociale, non solo sotto l‟aspetto filosofico, ma anche sotto quello sociologico,
economico e storico.
2)
Il primato della Praxis rispetto al Logos:
Non è il pensiero (l‟idea hegeliana) a determinare la realtà
(Ragione→Realtà) ma la realtà sociale a determinare la coscienza
umana, i sistemi di pensiero (Realtà→Ragione);
Il Marxismo non offre solo un‟interpretazione del mondo ma vuole
trasformarlo, per cui la filosofia si fonde all‟impegno sociale.
3)
Il materialismo è storico dialettico, materialismo non in senso metafisico
(come ad es. nell‟atomismo di Democrito per cui tutto è materia) ma in senso sociologico: le
vere forze motrici della storia non sono spirituali ma socio-economiche; il materialismo è
storico perché la realtà economico-produttiva dell‟uomo si realizza, diviene nella storia; è
dialettico perché la storia è dominata dalla conflittualità tra le classi. Soggetto di questa
dialettica non è più lo spirito hegeliano ma la struttura economica e la competizioneconflitto tra le classi sociali.
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3.2
Lezione IX
Il concetto di alienazione e il distacco da Feuerbach
Marx riprende il concetto di alienazione sia da Hegel cha da Feuerbach. In Hegel il
concetto di alienazione ha un significato ambivalente:
-
è negativa in quanto nega l‟identità dello Spirito che si fa “altro da sè”
nell‟oggetto;
-
è positiva in quanto, nel terzo momento, lo Spirito si riappropria della sua
identità in modo arricchito.
In Feuerbach l‟alienazione è puramente negativa: è una autoestraniazione o
autospossessamento dell‟essenza umana a favore di Dio.
1. Per Feuerbach è l‟uomo che crea Dio e non Dio che crea l‟uomo: Dio,
infatti, è la materializzazione dei desideri frustrati dell’uomo.
2. L‟uomo proietta in Dio le sue aspirazioni e si autoespropria, trasferendo
la sua essenza in Dio.
3. “Le lacrime del cuore evaporano nel cielo della fantasia, e formano le
nuvole che raffigurano Dio”.
4. L‟ateismo è dunque un dovere umano e morale: è la riappropriazione da
parte dell‟uomo della propria essenza alienata; (l‟ateismo di Feuerbach è
in fondo un antropoteismo o umanesimo ateo).
Già dai “Manoscritti economico-filosofici”
Per Marx l‟alienazione:
-
non è un fatto coscienziale, un prodotto della sofferenza interiore
dell‟umanità (ateismo antropologico di Feuerbach);
-
ma un fatto reale (ateismo socio-economico), un prodotto dell‟alienazione
socio-economica: Feuerbach non si pone il problema di cambiare il mondo reale;
-
l‟alienazione economica è causa di tutte le alienazioni.
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La religione è una materializzazione dell‟intima struttura sociale di una data
società. Una società alienata si proietta in una religione alienante.
La società è alienata perché basata sulla proprietà privata e, di conseguenza,
su un processo lavorativo alienante che “spossessa” l‟operaio in modi interconnessi.
a. Riguardo alla sua persona: egli non è più un soggetto del lavoro ma uno
strumento di produzione a benificio del capitalista.
b. Riguardo al suo lavoro: questo non è più creativo ma ripetitivo e costruttivo e
quindi degradante, bestiale.
c. Riguardo alla ricchezza: il denaro (capitale) non appartiene all‟operaio che lo
produce ma al capitalista che detiene i mezzi di produzione. Il capitale sta di fronte
all‟operaio come potenza estranea e nemica.
d. Rispetto al prossimo perché l‟altro è il capitalista.
La religione è alienante perché funge da meccanismo compensatorio: spinge
la gente a rinunciare a combattere per una società giusta ed a cercare in un ipotetico al di là
ciò che è negato nell‟al di qua a motivo delle ingiustizie sociali.
Diviene così un narcotico delle masse (oppio dei popoli e sospiro della
creatura oppressa).
La religione non va abbattuta direttamente, perché è solo un effetto, ma
indirettamente con la distruzione della causa: le strutture sociali alienanti. La disalienazione
religiosa ha come suo presupposto la disalienazione economica.
3.3
I concetti di struttura, sovrastruttura, ideologia
“L‟IDEOLOGIA TEDESCA”
3.3.1 Ideologia e scienza
In quest‟opera Marx ed Engels si prefiggono di cogliere il “movimento reale” della
storia al di là delle rappresentazioni ideologiche che ne velano la struttura effettiva.
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Lezione IX
Il termine “Ideologia” diviene sinonimo di “falsa rappresentazione”
mentre quello di scienza assume il significato di demistificazione dell’Ideologia.
La classe dominante, infatti, non impone solo un certo assetto
economico a lei congeniale ma anche la propria visione globale del mondo o
cultura poiché “le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee
dominanti”.
Infatti, la classe dominante, a difesa e copertura dei propri interessi,
partorisce le idee dominanti che contrabbanda come scienza, cioè come visione
globale ed oggettiva della realtà, mentre si tratta solo di ideologia, cioè visione
soggettiva e finalizzata ai propri interessi di classe.
3.3.2 La storia
La storia si configura essenzialmente come un processo di
“produzione materiale dell’esistenza” basato sul lavoro che per Marx ha due
caratteristiche:
1. è costitutivo dell‟essenza antropologica dell‟uomo (l‟uomo si
diversifica dall‟animale perché è capace di produrre i propri mezzi di
sussistenza);
2. è creatore di civiltà e cultura, cioè di sistemi socio-culturali
corrispettivi ai modi di produzione.
3.3.3 Struttura, sovrastruttura e ideologia
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Lezione IX
L‟unico elemento veramente determinante della storia, la variabile
dominante è l‟insieme della realtà produttiva che Marx definisce struttura.
La struttura è la base economica di una società, l‟insieme dell‟assetto
economico.
La sovrastruttura, invece, è l‟insieme delle istituzioni politicogiuridico-culturali che sono la proiezione di una determinata struttura economica.
Ogni struttura, oltre a proiettarsi in una sovrastruttura, si adombra in
una ideologia intesa come visione globale della realtà (morale, arte, filosofia,
religione).
La sovrastruttura e ciò che ne consegue (l‟ideologia) sono solo un
riflesso della struttura, cioè una variabile dipendente, e come tale hanno un‟incidenza
storica indiretta.
3.3.4
Forze produttive e rapporti di produzione
Per comprendere una struttura o realtà produttiva di una società, è importante individuare il
modo di produzione in essa presente.
Il modo di produzione è la combinazione storica tra forze produttive e
rapporti di produzione.
Questa combinazione forma il blocco portante di una formazione sociale.
Per forze produttive Marx intende, né “l’ideologia tedesca”, l’assetto
produttivo cioè gli elementi indispensabili al processo di produzione:
1.
gli uomini che producono (forza lavoro);
2.
i mezzi di produzione (terra, macchine, …);
3.
le conoscenze tecnico-scientifiche.
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Lezione IX
Quindi le forze produttive sono espresse da chi lavora effettivamente senza detenere i
mezzi di produzione.
Per Rapporti di produzione Marx intende, ne “L‟ideologia tedesca”, i
rapporti che s‟instaurano tra gli uomini nel corso della produzione per il fatto che alcuni
detengono i mezzi di produzione ed altri no, quindi la classe dominante che detiene i
mezzi di produzione e, quindi, il potere sociale.
3.4
La dialettica storica tra le classi
3.4.1
Lo scontro tra proletariato e capitalismo
La molla propulsiva del divenire storico (nonché la chiave interpretativa dello
stesso divenire) è rappresentata dalla dialettica intercorrente tra le forze produttive (quelli
che lavorano, la classe subalterna) e i rapporti di produzione (i capitalisti, il patronato).
La dialettica consiste nel fatto che il proletariato (forze produttive) si
sviluppa più rapidamente del capitalismo (rapporti di produzione) che tende a rimanere
statico.
Infatti, mentre le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe
in ascesa, la proprietà è incarnata da una classe dominante al tramonto e quindi risulta
inevitabile una situazione periodica di frizione e di scontro sociale tra classe dominante e
quella subalterna, col trionfo certo della classe che risulta espressione delle nuove forze
produttive.
3.4.2
La dialettica nel Settecento
Ad esempio, nella Francia del „700 vi fu uno scontro fra la Borghesia
(espressione delle nuove forze produttive) e l‟Aristocrazia (espressione dei vecchi rapporti
di proprietà-produzione agrario-feudali).
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3.4.3
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La dialettica nell’Ottocento
Invece, nel capitalismo moderno dell‟800 si delineava una contraddizione
esplosiva tra le nuove forze produttive di tipo sociale e collettivistico della classe operaia
ed i vecchi rapporti di produzione privatistici del capitalismo della classe borghese.
Il capitalismo, dunque, nel‟epoca di Marx, portava in sé, come esigenza
dialettica, il socialismo, e poneva le condizioni oggettive per l‟avvento del comunismo a
livello mondiale.
Il socialismo si poneva come blocco inevitabile della dialettica storica.
3.5
La dialettica del proletariato
Del socialismo utopistico Marx ed Engels (1820-1895) riconoscono l‟utile funzione di
denuncia delle iniquità e delle contraddizioni della società capitalistica, ma criticano l‟incapacità di
comprendere la causa di quelle contraddizioni reali, cioè il meccanismo di funzionamento della
società capitalistica. Per questo gli esponenti del socialismo utopistico non sono stati in grado di
offrire delle prospettive credibili di superamento del capitalismo.
La teoria economica de “Il Capitale” vuole essere un‟”anatomia della società capitalistica”
capace di individuare gli aspetti ed i principi fondamentali di svolgimento dei processi capitalistici
di produzione. Si fonda sul concetto di forza-lavoro, quella erogata dall‟operaio, che dà “valore”
alle merci che produce e che è superiore al suo valore di scambio, in quanto, se per una parte della
giornata lavorativa produce merci il cui valore serve a compensare il capitalista delle spese
anticipate per la produzione, per un‟altra parte è un lavoro erogato come un di più (un plus-valore lo
chiama Marx) che viene incamerato dal capitalista.
La competizione economica fra i capitalisti tende ad accentuare progressivamente il tasso di
sfruttamento del lavoro, anche mediante il progresso tecnico. Ciò determina una proletarizzazione
crescente, una caduta tendenziale del saggio di profitto e periodiche crisi di sovrapproduzione, che,
ad un certo punto, dovrebbero aprire la prospettiva di un rovesciamento del capitalismo.
La borghesia ha già partorito i suoi “seppellitori”, i proletari. Contraddizioni oggettive e
crescita della coscienza di classe del proletariato renderanno più aspra la lotta delle classi, che si
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dovrebbe tradurre in una rivoluzione, che porterebbe ad una fase di transizione caratterizzata dalla
dittatura del proletariato e del socialismo. Questa è la fase in cui la conquista del potere politico
dello Stato dovrà servire a governare il passaggio delle strutture capitalistiche dell‟economia, della
società e dello stato a quelle del socialismo, fino a quando, con il definitivo superamento di ogni
residuo capitalistico, si instaurerà il comunismo. A quel punto vi sarebbe una società senza classi,
un sistema di eguaglianza, da cui risulterebbe abolita la proprietà privata dei mezzi di produzione ed
estinto lo stato.
3.5.1
Il pensiero utopistico
Nasce dalla riflessione sui mutamenti prodotti dalla rivoluzione industriale il cosiddetto
Socialismo utopistico. A questo indirizzo di pensiero fanno capo i pensatori che propongono
modelli nuovi di società, alternativi rispetto a quello capitalistico.
Fra questi è Claude-Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon (1760-1825), il quale ritiene
che si debba passare da un‟epoca di disordine sociale e di crisi dei vecchi sistemi di valore (o epoca
“critica”) a un‟epoca organica, basata sui valori nuovi dell‟industrialismo, della scienza e della
tecnica. In questa nuova epoca la presenza dello Stato dovrà essere ridotta al minimo e gli affari
temporali dovranno essere amministrati dagli industriali, mentre quelli spirituali dovranno essere di
competenza degli scienziati, considerati, insieme con gli industriali, come la spina dorsale della
nazione.
Charles Fourier (1772-1837) propone un altro modello di organizzazione sociale
alternativo a quello affermatosi con il capitalismo-industriale. Egli ritiene che esista un‟armonia
universale, che nell‟uomo si esprime in una specie di “attrazione passionale” fra gli esseri umani, su
cui si fonda la stessa costituzione della società dell‟Armonia basata sull‟attuazione di condizioni
lavorative attraenti e sulla costituzione di falansteri, cioè su unità di vita sociale e di lavoro
decentrante, relativamente ridotte, basate sia sulla comunione dei beni che su libere unioni sessuali
e familiari e nelle quali anche il lavoro sia libero, dettato, in ciascun individuo, dalle sue
inclinazioni e vocazioni professionali.
L‟inglese Robert Owen (1771-1858) si impegna ad avviare un processo di cooperazione fra
i lavoratori ed a costituire delle unioni del lavoro, cercando una via economica e non politica di
realizzazione del socialismo.
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Il francese Pierre-Joseph Proudhon (1809.1865) afferma che “la proprietà è un furto”: ciò
che conta è il lavoro, non un istinto giuridico (la proprietà) in nome del quale al lavoratore vengono
sottratti i frutti del suo lavoro. Egli, comunque, intende abolire non la proprietà privata ma
l‟interesse capitalistico, cioè il reddito legato alla proprietà del denaro, al credito, che egli ritiene
illegittimo. Promuove la cooperazione, come aveva fatto Owen, ma, a differenza di questi, afferma
che il rapporto mutualistico fra i lavoratori deve fondarsi sullo scambio diretto di beni, senza la
mediazione del denaro. Occorre realizzare una società di libere imprese cooperative, la cui
progressiva estensione permetta di ridurre e – al limite – estinguere lo Stato, senza alcun tipo di
rivoluzione.
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Lezione IX
4 Il Positivismo
Nella prima metà dell‟Ottocento oltre al movimento romantico, alla filosofia idealista ed alle
reazioni all‟idealismo, sorti nell‟ambito della cultura tedesca, in Gran Bretagna e in Francia si
svilupparono le cosiddette filosofie della rivoluzione industriale: l‟utilitarismo, il socialismo
utopistico e il positivismo. Quest‟ultimo sarà trattato in questo capitolo. La denominazione di
filosofie della rivoluzione industriale nasce dal fatto che queste filosofie si concentrarono sulle
problematiche imposte da quella rivoluzione e dal conseguente affermarsi della sociètà capitalistica.
Il Positivismo è un vasto movimento culturale e sociale che si caratterizza per
l’esaltazione della scienza come forma privilegiata del sapere; esso sorse in ambito filosofico
nella prima metà dell‟Ottocento e s‟impose nella seconda metà del secolo influenzando i più diversi
aspetti della cultura occidentale. L‟espressione “filosofia positiva” comparve già nell‟opera di
Saint-Simon “Catechismo degli industriali” del 1823-24, ma fu imposta da Comte, suo discepolo e
fondatore del Positivismo, che così ne definì il significato: per filosofia si deve intendere “il sistema
generale delle concezioni umane”, mentre l‟aggettivo positivo equivale a “reale, utile, certo,
preciso”. La filosofia si estende quindi a tutto il sapere umano e questo deve essere:
-
reale, nel senso che indaga solo quei campi che sono “accessibili alla nostra
intelligenza” ed esclude tutto ciò che è “impenetrabile mistero”;
-
utile, in quanto ha per scopo “il miglioramento continuo della reale
condizione umana, a livello individuale e collettivo” e non la “soddisfazione di sterili
curiosità”;
-
certo, perché elabora certezze universalmente condivisibili al posto dei
“dubbi” e delle “discussioni interminabili” propri della vecchia filosofia;
-
preciso, dato che ricerca la “precisione compatibile con la natura dei
fenomeni” e rifiuta le “vaghe opinioni” fondate su “un‟autorità soprannaturale”.
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Storia della filosofia
Lezione IX
Dalle affermazioni di Comte s‟intuiscono già le caratteristiche fondamentali del positivismo;
queste si possono così sintetizzare:
-
l’unica fonte accettabile di sapere è la razionalità, è quindi da escludere il
ricorso ad altre facoltà;
-
la razionalità deve applicarsi entro i limiti di ciò che è osservabile e
verificabile, la metafisica è dunque da escludersi per definizione;
-
l‟indagine razionale deve avere i caratteri della scientificità, intesa come
ricerca di leggi costanti, e deve essere finalizzata all‟umana utilità;
-
la scienza, così come si è venuta costituendo dalla rivoluzione scientifica in
poi, è l’unica conoscenza possibile e il metodo scientifico l’unico valido;
-
tutti i campi, compresi quelli che concernono l’uomo e la società, debbono
essere esplorati con il metodo scientifico e inseriti nell‟ambito delle scienze;
-
è propria del metodo scientifico l‟oggettività; quindi ogni cosa, compresi
l‟uomo e le sue vicende, deve essere analizzata oggettivamente, senza alcuna
interpretazione soggettiva;
-
la nuova scienza della società, e cioè la sociologia, consentirà di riorganizzare
la collettività su basi nuove e finalmente scientifiche;
-
all‟origine del progresso umano stanno “la scienza con le sue invenzioni e la
tecnica con le sue realizzazioni”;
-
con il Positivismo ha avuto inizio un’epoca di grande progresso
intellettuale, morale e materiale, che consentirà all‟umanità il conseguimento della
felicità.
vismo evoluzionistico
Tradizionalmente nel Positivismo si distinguono due periodi. Il primo è costituito dal
Positivismo sociale, che si sviluppò dagli anni ‟20 agli anni ‟50 dell‟Ottocento ed ebbe come
principali esponenti il francese Comte e l‟inglese Mill. Il secondo dal positivismo evoluzionistico,
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Storia della filosofia
Lezione IX
così detto perché profondamente influenzato dalle teorie di Darwin, che s‟impose come cultura
egemone nella seconda metà del secolo ed ebbe come massimo esponente Spencer.
Nel primo periodo il Positivismo appare come l‟erede dell‟Illuminismo, ma di un
Illuminismo profondamente mutato rispetto a quello settecentesco. Infatti il dispotismo napoleonico
prima e la restaurazione poi avevano operato all‟interno della cultura illuministica una rigorosa
selezione: messo in ombra ciò che vi era di potenzialmente eversivo, avevano privilegiato la
matematica e le scienze, ritenute politicamente “neutre” e apprezzate come utili strumenti per la
pubblica amministrazione, per l‟arte militare, per l‟economia; in sintesi la ragione illuminista era
stata ridotta alla razionalità scientifica, togliendole i pericolosi ambiti della morale, del diritto, della
politica, della religione. È di questo Illuminismo “ridotto” che il Positivismo fu l‟erede. E, tuttavia,
al di là di questa opposizione, che resta, sono state evidenziate anche analogie profonde:
-
la tendenza ad assolutizzare, proprio della cultura romantica ed idealista, è
presente anche nel Positivismo, che assume il sapere scientifico come unica verità e
come unica guida per l‟uomo e per la collettività (tanto che qualcuno ha parlato di
“romanticismo della scienza”);
-
l‟interpretazione del reale come totalità necessaria e diveniente, che è tipica
dell‟Idealismo, specie hegeliano, ma che anche nel Positivismo generale e di quello
evoluzionistico in particolare;
-
la concezione, collegata all‟assunto precedente, per la quale il finito è
manifestazione dell‟infinito, e il particolare - naturale o storico – ha senso solo
nell‟universale;
-
che il processo tende verso un esito positivo, sicchè il Positivismo, come
l‟Idealismo, è fondamentalmente ottimista, come il Marxismo, si presenta come il
profeta di un futuro migliore che necessariamente dovrà prodursi.
Il
secondo
periodo,
come
s‟è
detto,
è
caratterizzato
dall‟influenza
esercitata
dall‟evoluzionismo di Darwin (la cui opera, L‟origine della specie, 1859, costituì il punto di cesura
fra i due periodi) e divenne cultura egemone per gran parte della seconda metà dell‟Ottocento.
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Storia della filosofia
Lezione IX
In questi decenni, caratterizzati da grande sviluppo economico, scientifico e tecnologico, si
diffuse l‟ottimistica fiducia nel progresso e nella scienza – che sembravano in grado di risolvere
ogni problema – e si esaltarono, anche attraverso la letteratura popolare, le figure dello scienziato,
del capitano dell‟industria, del medico, del maestro elementare diffusore di cultura fra la povera
gente. Ancor più che nel passato, quindi, il Positivismo in questo periodo appare come la cultura
che pienamente risponde alle esigenze dei tempi e della classe che se ne sente la protagonista: la
borghesia. Per cui, senza voler ridurre il Positivismo a semplice ideologia della borghesia
dominante, è vero che quello espresse bene la posizione di questa, così che l‟ottimistica fiducia
nella società industriale e nelle sue prospettive si tradusse in posizioni politiche riformistiche
(condivise anche da parte del movimento operaio), nemiche del conservatorismo, ma aliene anche
al rivoluzioniamo marxista.
4.4
La nuova idea di scienza e di enciclopedia del sapere di Comte (1798-1857)
Per Comte lo sviluppo del sapere scientifico ha creato le condizioni per realizzare un
progresso effettivo dell‟umanità. Egli pensa di aver fatto una scoperta fondamentale, che sta alla
base di tutta la sua filosofia: le leggi dei tre stadi. Afferma che osservando lo sviluppo storico di
ciascuna scienza, ma anche la storia dell‟umanità e la crescita psicologica di ciascun uomo, vi si
possono distinguere tre stadi:
Stadio teologico o fittizio. È lo stadio iniziale, nel quale prevale la facoltà
dell‟immaginazione. In questo stadio lo spirito umano è alla ricerca dell‟intima natura degli esseri,
delle cause prime e ultime, e pertanto spiega i fenomeni ricorrendo”all‟azione diretta di agenti
soprannaturali”. A questo stadio corrisponde un‟età organica come quella medievale e una società
teocratica, militare e monarchica.
Stadio metafisico o astratto. È lo stadio di transizione, nel quale prevale la ragione
speculativa. In questo stadio si cercano ancora la natura degli esseri e le cause prime e finali, le
“essenze”. A questo stadio corrispondono un‟età critica, come quella della rivoluzione francese e
una società fondata su un “astratto patto sociale” e sul principio, altrettanto astratto, della sovranità
popolare.
Stadio positivo o scientifico. È lo stadio definitivo, caratterizzato dalla razionalità
scientifica, con cui l‟umanità può costituire un nuovo ordine intellettuale e politico sociale.
Con l‟avvento dello stadio positivo si afferma un nuovo concetto di scienza. Compito di
questa, sottolinea Comte, è riportare i fatti alle loro leggi, cioè alle “relazioni costanti che esistono
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Storia della filosofia
Lezione IX
tra i fenomeni osservati”. La scienza supera lo stadio metafisico quando non si chiede più il perché
dei fenomeni (le loro cause profonde, nascoste), ma come essi si verifichino, cioè in base a quali
fatti e relazioni tra fatti.
Matematica, astronomia, fisica, chimica e fisiologica sono già giunte allo stadio positivo,
sebbene in tempi ed in misura diversi. Questo non è avvenuto per l‟indagine sulla società umana;
condurre anche questo aspetto del sapere allo stadio positivo, cioè fondare la nuova scienza della
società umana è il compito che si prefigge Comte, ovvero la sociologia. Anche nella sociologia si
devono distinguere la statica e la dinamica. La statica indaga le relazioni che intercorrono tra le
varie componenti di una società (istituzioni, costumi, credenze, ecc.). La dinamica indaga il
processo attraverso il quale la società muta e nel quale ogni stadio è il risultato necessario del
precedente e la necessaria premessa del seguente. La conoscenza della statica e della dinamica
sociali assicurerà all‟umanità un‟era di ordine (però non statico come nel Medioevo) e di progresso
(senza il disordine che aveva caratterizzato la rivoluzione francese). Questo progresso è necessario,
e svolgentesi secondo linee predeterminate; esso è un progresso non solo materiale, ma soprattutto
morale, perché consiste nel superamento dell‟individualismo, proprio anche della concezione
illuministica, e nell‟affermarsi della morale della solidarietà, che subordina gli interessi
dell‟individuo a quelli della collettività. È da sottolineare però che questa concezione antiindividualistica in ambito politico sfocia nella sottovalutazione delle libertà individuali, della libertà
di pensiero e della democrazia e nell‟esaltazione di una società guidata dagli “esperti”,
fondamentalmente autoritaria, anche se orientata al progresso ed al miglioramento della vita degli
uomini. Infatti, i filosofi positivi (e non più i sacerdoti o i filosofi metafisici) saranno le guide della
nuova società; mentre il potere dovrà essere esercitato dai rappresentati di tutte le forze economiche
produttrici di ricchezza, quindi non solo degli imprenditori, ma anche dei lavoratori.
La filosofia di Comte ha una trasformazione in senso mistico nella sua ultima fase. Questa
trasformazione si incentra principalmente sulla concezione dell‟umanità, intesa come “l‟insieme
degli esseri passati, presenti e futuri”. L‟umanità, che nella prima fase era oggetto dell‟indagine
scientifica della sociologia, diviene nella seconda il Grande Essere immortale, oggetto di
venerazione e di amore (religione dell’umanità). Ciascun uomo è quindi parte di un Tutto, e
l‟unica vera forma di immortalità individuale è quella del “sopravvivere negli altri”, per ciò che di
positivo ciascuno ha compiuto per il progresso del‟umanità. Per cui Comte prevede anche un nuovo
calendario, con il quale al posto del culto dei santi della Chiesa cattolica vi sarà la celebrazione dei
grandi benefattori dell‟umanità: gli scienziati, gli artisti, i politici, i grandi diffusori delle religioni.
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Storia della filosofia
4.5
Lezione IX
Le conseguenze filosofiche di una teoria scientifica: “Charles Darwin”
La teoria messa a punto da Darwin, ed espressa nella sua celeberrima opera “L‟origine della
specie per selezione naturale”, si fonda su questi due principi ricavati dall‟osservazione: 1) le specie
sono sottoposte a processo di evoluzione; 2) le trasformazioni all‟interno della specie sono il frutto
di una selezione da parte della natura e sono vantaggiose per gli individui che le presentano perché
hanno maggiore probabilità di sopravvivere nella lotta per la vita. Il carattere originale delle
ricerche di Darwin, la base della sua teoria è che la storia, la vita e la sopravvivenza di una specie
sono determinate proprio da quelle differenze individuali, che la scienza più recente ha dimostrato
essere la conseguenza di innumerevoli e casuali mutazioni genetiche. L‟accumularsi di piccole
variazioni e la loro conservazione per mezzo dell‟ereditarietà producono la variazione degli
organismi animali che, nei suoi termini estremi, è il passaggio da una specie ad un‟altra,
determinando l‟ordine progressivo degli esseri viventi, fino all‟uomo. L‟uomo non presenta,
secondo Darwin, alcuna differenza con i “mammiferi più elevati per ciò che riguarda le facoltà
mentali”: c‟è solo una differenza di grado, per cui la discendenza dell‟uomo da organismi inferiori
non ne diminuisce la dignità. Le ricerche di Darwin sono le ricerche dello scienziato ma le sue
teorie hanno provocato un effetto dirompente: per la prima volta l‟uomo è inserito nella “catena
della natura”: anche se in quella catena egli rappresenta l‟anello più alto, d‟ora in poi la scienza
dell‟uomo non può più prescindere dalla ricostruzione di quella catena. L‟idea di evoluzione e di
adattamento – inteso come processo attivo di interazione tra individuo e ambiente – diventano
concetti chiave per le scienze di fine Ottocento e inizio del Novecento (psicologia comparata tra il
comportamento umano e quello animale, psicologia evolutiva) ma anche di scienze già esistenti
quali la sociologia e l‟antropologia. Una interessante ripresa dell‟evoluzionismo scientifico e
filosofica c‟è stata ad opera di Jacques Monod nel suo saggio “Il caso e la necessità” del 1970. Ma
più vicina a Darwin è la teoria di evoluzione di Spencer.
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Storia della filosofia
Lezione IX
Bibliografia
Abbagnano N.- Fornero G.”Itinerari di filosofia”,protagonisti, testi, temi e laboratori;
Vol.III, Ed. Paravia
Abbagnano N. – Fornero G.”Le tracce del pensiero”, Vol. III, Ed. Paravia
De Bartolomeo M. – Magni V., “Filosofia”, Vol. III, Ed.Atlas
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