Politiche sociali = politiche pubbliche Le politiche sociali sono quella parte delle politiche pubbliche volta ad affrontare problemi e raggiungere obiettivi che riguardano le condizioni di vita e il benessere degli individui Benessere, cioè welfare Il benessere degli individui dipende dalle risorse e dalle opportunità che essi hanno durante le diverse fasi dell’esistenza (infanzia, adolescenza, vita adulta e vecchiaia) Risorse e opportunità = diritti sociali Risorse e opportunità rappresentano i diritti sociali, che insieme ai diritti civili e politici (e ai doveri) definiscono il concetto di cittadinanza. Il diamante del welfare • • Rischio di perdita della capacità di sostentamento autonomo (centralità del lavoro): può essere fronteggiato grazie a mercato, famiglia, associazioni intermedie, Stato Stato Diamante del welfare Mercato benessere Associazioni intermedie Famiglia Forme delle politiche sociali • • • • • • POLITICHE DI RIPARAZIONE L’intervento è ex post e i benefici vanno solo a chi si trova già in stato di bisogno, dopo che tutti gli altri possibili interventi sono falliti o non si sono verificati (politiche di assistenza) POLITICHE DI PREVENZIONE L’intervento è ex ante e si attua attraverso forme assicurative di predisposizione di benefici in caso di impedimenti, realizzazione di rischi, conseguenze negative future (politiche di previdenza) POLITICHE DI PROMOZIONE L’intervento è rivolto alla realizzazione dei diritti di cittadinanza, delle pari opportunità, dell’eguaglianza, della realizzazione delle aspirazioni di ciascun cittadino (politiche di cittadinanza) Forme del Welfare • WELFARE COMPASSIONEVOLE (modello liberista) Si tratta di un Welfare ispirato unicamente dalla logica delle “politiche riparative”, rivolte solo ai poveri che possano dimostrare di essere tali e concentrato sull’assistenza, attraverso una destinazione di risorse limitate • WELFARE “OCCUPAZIONALE” (modello conservatore-corporativo) Si tratta di un sistema di Welfare che beneficia con provvedimenti più generosi (legate al reddito) solo alcune categorie di cittadini (lavoratori) e dei loro familiari attraverso meccanismi assicurativi, lasciando all’assistenza tutti gli altri casi di insicurezza, non legati direttamente al lavoro • WELFARE UNIVERSALISTICO (modello socialdemocratico) Si tratta di un Welfare finanziato anche con la fiscalità generale (e con un meccanismo redistributivo) che beneficia tutti i cittadini e che realizza un piano generale di interventi di natura sociale, volti alla promozione sociale, alla realizzazione del principio di eguaglianza e di pari opportunità L’intervento dello Stato • Welfare State: determina quelli che vengono ormai concepiti come “diritti di cittadinanza” • Aree di intervento: – politiche pensionistiche (rischio: età) – politiche del lavoro (rischio: disoccupazione) – politiche sanitarie (rischio: salute) – politiche di assistenza sociale (rischio vari: povertà, carichi fam.) Il welfare state: vecchie premesse, trasformazioni e sfide Premesse dei modelli di welfare state (anni’50-’60) Economia in rapida crescita Società industriale Trasformazioni socioeconomiche(anni ’70-’80) Sviluppo lento o nullo Società post-industriale Stabilità familiare e divisione di genere del lavoro Partecipazione femminile al lavoro e ridefinizione dei rapporti di genere; aumento della instabilità familiare Invecchiamento della popolazione (tassi di fecondità bassi e elevate speranze di vita); immigrazione “Rivoluzione delle aspettative crescenti” (più istruzione, più salute e prevenzione, ecc.) Strutture demografiche in relativo equilibrio Aspettative morigerate e stabili di protezione sociale Solidità e centralità dello Stato- Integrazione europea, nazione globalizzazione dei mercati, internazionalizzazione Nuove sfide per i welfare state maturi Contenimento dei costi Instabilità del lavoro, flessibilità forme di impiego, nuovi “ammortizzatori sociali” Servizi alla famiglia, conciliazione tra lavoro, famiglia e socialità Contenimento dei costi pensionistici e sanitari; protezione sociale per gli immigrati Ridefinizione degli standard di prestazione; risposte differenziate a bisogni differenziati Adattamento alle nuove condizioni “aperte” di società ed economie globali IL LAVORO DELLE DONNE DAGLI ANNI ‘70 Più elevato livello di istruzione; sviluppo servizi pubblici (asili, ospedali, case di riposo) che riduce l’attività di cura; tecnologie lavoro domestico; movimenti femministi; espansione nel terziario, nella pubblica amministrazione; il fenomeno della “doppia presenza” tra tempo di lavoro e tempo di “non lavoro”; le “azioni positive”; i lavori “atipici”, flessibili, autonomi e semi-autonomi IL CAMBIAMENTO: DAL LAVORO TIPICO AL LAVORO ATIPICO Destabilizzazione (de-regolazione) del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato per adattare i lavoratori al nuovo capitale postfordista Il lavoro è cambiato, insieme al capitale: dal lavoro materiale al lavoro immateriale (dalla manifattura ai servizi, dal saper fare al saper essere) nuove forme di protezione; adattamento del diritto del lavoro, resta il “dualismo sociale” tra lavoro salariato e lavoro non salariato; Quale welfar oggi? Un welfare che potenzi: l’uguaglianza in termini globali di asserzione di diritti universali inalienabili ed indisponibili; la persona più che l’individuo; attento all’inclusione più che alla competitività; che valorizzi la diversità come risorsa; che tenda collettiva; attento ad investire sulle future generazioni; alla sostenibilità personale e