16.Immunologia dei trapianti Per trapianto si intende il trasferimento di cellule,tessuti oppure organi da un individuo detto donatore a uno detto ricevente.Il fallimento di tale trasferimento è detto rigetto,è stato dimostrato che questo è causato da una risposta immunitaria specifica. trapianto autologo : trapianto da un individuo allo stesso individuo(quindi cambiando solo la sede) singenico: tra due individui geneticamente identici. allogenico : tra due individui della stessa specie ma geneticamente differenti. xenogenico: tra individui di specie differenti. Le molecole riconosciute come estranee nel trapianto allogenico sono dette alloantigeni,quelle in quelli xenogenici xenoantigeni. I linfociti e anticorpi che reagiscono contro tali molecole sono detti alloreattivi e xenoreattivi. Lo studio del rigetto ai trapianti ha portato a importanti scoperte sia per aiutare la riuscita di molti interventi che nella comprensione del funzionamento del sistema immunitario 16.1Risposta al trapianto allogenico. 16.1.1 Riconoscimento degli alloantigeni. Le molecole MHC sono le responsabili della maggior parte delle reazioni di rigetto.Esse vengono presentate per il riconoscimento ai linfociti T in due modi differenti: -nel modo diretto:ovvero esposte sulle APC del donatore e riconosciute dai linfociti T del ricevente. -nel modo indiretto:ovvero vengono processate come normali proteine antigeniche dalle APC del ricevente ed espresse dalle MHC del donatore come semplicissimi peptiti e riconosciute dai linfociti T del ricevente. Riconoscimento diretto. Il riconoscimento diretto è il risultato della cross-reattività dei linfociti T verso MHC allogenici.Il risultato è che invece di riconoscere un complesso MHC self-antigene non self riconosce un MHCnon self- antigene self.Questo è dovuto al fatto che durante lo sviluppo nel timo la selezione positiva e successivamente la negativa selezionano linfociti T capaci di legare le MHC self con bassa affinità ed eliminano quelle che le legano con affinità elevata o che non le legano.Tuttavia questo processo non garantisce l'eliminazione di linfociti T che possono legare MHC estranee(le chiameremo allogeniche).Si viene a creare un repertorio maturo con intrinseca bassa affinità per MHC self ma al contempo include linfociti T capaci di legare MHC allogenici con alta affinità. Abbiamo visto che i sistemi di tolleranza inattivano o eliminano i linfociti T che rispondono a MHC self legate a peptidi self. L'obbiettivo è riconoscere MHC self con peptidi non self specifici..Essendo tale riconoscimento dovuto a interazioni allosteriche o tra singoli amminoacdi è possibile che linfociti T riconoscano MHC allogenici legati a peptidi self scambiandoli per MHC self legati a peptidi estranei specifici. Questo perchè o l'MHC allogenico da solo mima la struttura di MHCself-antigene estraneo(in questo caso l'antigene serve solo da stabilizzatore),o l'intero complesso MHC allogenico-antigene self ha complessivamente stessa struttura di MHC-selfantigene estraneo specifico. In questo caso vista l'enormità degli antigeni presentabili,una singola cellula allogenica,la qualche esprime circa 10^5 MHC potrà esprimere 10^5 antigeni differenti e quindi essere riconosciuta da 10^5 cloni differenti di linfociti T. Riconoscimento indiretto Le molecole MHC essendo comunque proteine possono venir processate ed espresse dalle APC del ricevente come se si trattasse di semplicissimi antigeni microbici legati a MHC2.Per il fenomeno della cross-presentazione possono venire anche presentate da MHC1 ai CD8.In questo caso sono le intere cellule del donatore a venire fagocitate da APC professionali e poi viene presentato un antigene processato. 16.1.2 Attivazione dei linfociti alloreattivi Abbiamo visto come sia la via diretta che indiretta vadano ad attivare i linfociti T alloreattivi.Il punto fondamentale sappiamo essere l'esistenza di APC che presentino questi antigeni allogenici.Una volta attivati i i linfociti alloreattivi migrano nel sito di trapianto e ne causano il rigetto.Il contributo maggiore lo danno i linfociti CD4 che differenziati in cellule effettrici secernono citochine che danneggiano il trapianto con una reazione simile a quella di DTH. I linfociti CD8 attivati dalla via diretta da APC del donatore esprimenti MHC1 si differenziano in CTL che eliminano le cellule che esprimono MHC allogenici di classe 1; mentre quelli attivati dalla via indiretta sono ristretti per MHC self quindi non possono eliminare le cellule estranee ma solo cellule dell'ospite che esprimo antigeni del donatore. Queste risposte vengono studiate in vitro mediante la MLR(reazione linfocitaria mista).Tale processo è usato come processo predittivo nel rigetto in un trapianto e si basa sull'incontro delle popolazioni linfocitarie dei due individui e nell'osservazione se si assiste o meno a proliferazione. La produzione di alloanticorpi è molto limitata e consiste nella azione dei linfociti B la quale mima l'azione delle APC presentando frammenti di MHC allogenico ai linfociti T helper attivandoli a produrre anticorpi contro dagli antigeni. Particolarmente interessante è la mancanza di rigetto del feto da parte di madri incinte.Il feto esprime molecole MHC paterne e come tali vengono riconosciute come allogenici per la madre,Tuttavia non accade alcun rigetto.Le ipotesi sono multiple ma le più accreditate sono 2: -le cellule trofoblastiche,ovvero quelle nella zona di comunicazione placenta-madre sono prive di MHC e nel caso le esprimessero sono comunque prive di molecole costimolatorie. -la decidua potrebbe essere un sito immunologicamente privilegiato in cui cellule deciduali inibiscono le funzioni di macrofagi e linfociti secernendo TGF-β. É inoltre provato che nel feto le risposte immunitarie dipendono dai livelli di triptofano e si è formulata l'ipotesi che bassi livelli di triptofano nella placenta le inibiscano. 16.2 Meccanismi effettori del rigetto Il rigetto da trapianto è classificato in base alle caratteristiche istopatologiche e cinetiche in iperacuto,acuto accelerato,acuto e cronico. Rigetto iperacuto:è caratterizzato dall'occlusione trombotica dei vasi del trapianto e inizia entro pochi minuti dalla formazione dell'anastomosi.Il tutto è mediato da anticorpi preesistenti nel ricevente che si legano all'endotelio del trapianto attivando il complemento il quale provoca trombosi vascolare e danno tissutale.Si ha l'esposizione di proteine della membrana basale che attivano le piastrine e innescano il meccanismo di adesione e aggregazione piastrinica.Nei primi giorni il rigetto è mediato da alloanticorpi IgM diretti principalmente verso gli antigeni della famiglia ABO presenti sulla superficie dei globuli rossi e delle cellule endoteliali.In questo caso si assistito a un trapianto tra due soggetti appartenenti a gruppi sanguigni differenti.Oggigiorno questo problema è superato e il rigetto iperacuto è mediato più che altro da alloanticorpi IgG diretti contro alloantigeni come MHC.Questi si sono formati in seguito a precedenti trasfusioni ,trapianti o gravidanze multiple ovvero ogni contatto con cellule contenenti MHC diversi dai propri. Rigetto acuto:Il rigetto acuto è un processo di danno sia vascolare che parenchimale mediato sia da anticorpi che da linfociti T e inizia dopo circa una settimana dal trapianto.In questo caso gli anticorpi non sono preesistenti bensì vengono sviluppati dalla risposta immunitaria umorale ed è per questo che il tempo di risposta è più lento.Il quadro istologico è caratterizzato da necrosi transmurale e infiammazione acuta dei vasi del trapianto senza tuttavia il verificarsi di trombosi come nel caso del rigetto iperacuto.Sia linfociti CD4 che CD8 contribiscono al rigetto acuto:i CD8 nella lisi delle cellule endoteliali e i CD4 nella infiammazione e e nelle reazioni DHT. Rigetto cronico e vasculopatia:i trapianti che sopravvivono più di 6 mesi sviluppano una lenta occlusione arteriosa risultato di una proliferazione delle cellule muscolari lisce.Queste modificazioni prendono il nome di vasculopatie del trapianto. Questa proliferazione è dovuta a una serie di interazioni tra citochine e fattori di crescita prodotti macrofagi e cellule endoteliali stimolati da linfociti T alloreattivi.Con il progredire della ischemia il parenchina viene sostituito da tessuto fibroso ;questo processo fibrotico viene anche chiamato rigetto cronico. 16.3 Prevenzione e trattamento del rigetto da allotrapianto. Fisiologicamente se il ricevente di un trapianto ha un sistema immunitario funzionante il trapianto va in contro a qualche forma di rigetto.Alcune strategie usate nella pratica per prevenire tale rigetto consistono nell'induzione di momentanee immunosoppressioni. Attualmente uno degli obbietti principali in trapiantologia è quello di indurre uno stato di tolleranza specifiche senza bisogno di immunosoppressioni.Prima abbiamo visto quali potevano essere le cause del rigetto,conoscendole è dunque possibile attuare una forma di prevenzione per ridurre l'immunogenicità dell allotrapianto. 16.3.1 Ridurre l'immonogenicità. Alcuni test vengono effettuati per verificare la compatibilità donatore-ricevente: -tipizzazione del gruppo sanguingo ABO.Questo test è effettuato per prevenire l'insorgenza di rigetto iperacuto dato da IgM. -Tipizzazione tissutale:tipizzazione HLA:ridurre al minimo le differenze alleliche HLA espresse dalle cellule del donatore e ricevente.Solo la tipizzazione HLA-A,B e DR sono importanti. -Screening per la presenza di anticorpi preformati:viene mischiato il siero del ricevente con quello di diversi donatori e si valuta la PRA,ovvero la percentuale di anticorpo reattivo che è la percentuale di cellule del donatore contro le quali il paziente reagisce. -Crossmatching:è il test sopracitato specifico tuttavia solo tra un donatore e il ricevente.La negatività a tale test è essenziale per il trapianto. 16.3.2Immunosoppressione Il principio base su cui si basa questa tecnica è quello di inibire o uccidere il linfociti T momentaneamente. -L'uso di farmaci immunosoppressori è il metodo più usato e tra i più comuni sono da ricordare ciclosporina e FK-506 entrambi importanti inibitori della calcineurina. La calcineurina è essenziale per la trasmissione del segnale di IL-2 e altre citochine.Bloccando la calcineurina si va a inibire attivazione e proliferazione dei linfociti T. -Altri inibitori della proliferazione vanno ad agire su mTor e la prima scoperta è stata la rapamicina. -Un altro metodo è quelli di utilizzare tossine che uccidono i linfociti T in proliferazione e il primo usato è l'aziatropina ma vista la sua tossicità il più comunemente usato è il MMF. -Sono stati creati anche anticorpi che uccidono o inibiscono i linfociti T ad esempio OKT3 si lega al CD3 oppure un'altro riconosce e blocca la subunità CD25. -Ultima via è quella di bloccare le vie costimolatorie dei linfociti T ad esempio con CTLA-4 solubile o con bloccanti di CD28. In associazione ai farmaci T bloccanti sono regolarmente usati farmaci antinfiammatori tra cui i potenti sono i corticosteroidi,i quali agiscono bloccando la sintesi e la secrezione di citochine soprattutto TNF e IL-1. Ovviamente l'immunosoppressione prolungata richiesta per una sopravvivenza a lungo termine d un trapianto aumenterà molto la suscettibilità a infezioni virali e quindi a tumori virali.Per questa ragione a soggetti trapiantati vengono somministrate terapie antivirali come profilassi.In soggetti trapiantati,i linfomi a cellule B e a cellule della cute sono i più frequenti. 16.3.3 Induzione di tolleranza. L'induzione di tolleranza costituisce un enorme vantaggio rispetto all'immunosoppressione in quanto diminuisce la suscettibilità a infezioni e anche di evoluzione di rigetto cronico. Essa consiste nell'induzione di anergia periferica e delezione di cellule T alloreattive.Sono in corso inoltre studi per la creazione di linfociti T regolatori specifici per gli alloantigeni del trapianto. 16.4 Trapianti Il trapianto xenogeno rappresenterebbe un importantissimo serbatoio vista la scarsità di donatori di trapianti. Tuttavia uno dei principali ostacoli per l'utilizzo di tali trapianti proviene dalla presentza di anticorpi naturali che mediano il rigetto iperacuto indirizzati verso determinanti carboidratici espressi sulle cellule di specie non concordanti.Per l'uomo ad esempio un trapianto di organi di scimpanzè risulterebbe poco immunogenico tuttavia l'ostacolo qui è rappresentato dalle grosse diversità anatomiche.La miglior compatibilità anatomica si ha con il maiale che risulta cosi l'animale prediletto per gli xenotrapianti.Nel caso di xenotrapianti si osserva lo stesso rigetto iperacuto che si osserva negli allotrapianti. Un particolare tipo di trapianto è quello della trasfusione sanguigna.In questo caso bisogna fare particolarmente attenzione alla compatibilità ABO.Questi antigeni ABO sono presenti su tutte le cellule compresi i globuli rossi.Una trasfusione di sangue non compatibile provoca lisi dei globuli rossi estranei che comporta comparsa di reazioni trasfusionali che possono essere letali per il paziente.Un'esempio è la presenza di emoglobina libera che causa grossi danni renali. Di particolare rilevanza infine il trapianto di midollo osseo in quanto l'unico che possa essere effettuato in vivo.Esso consiste nel trapianto di cellule staminali pluripotenti attraverso inoculo di cellule raccolte per aspirazione dal midollo osseo. Questo trapianto è particolarmente utile per correggere deficit del sistema ematopoietico o immunitario;oppure per correggere deficit o anomalie ereditarie in enzimi o proteine. Prima di effettuare tale trapianto è necessario sopprimere il più possibile le difese immunitarie dell'ospite.Di particolare rischio è l'insorgenza del cosiddetto GVHD che consiste nella reazione dei linfociti T maturi contenuti nell'inoculo contro gli alloantigeni del paziente.Si presenta in quanto il paziente essendo immunocompromesso non è in grado di rigettare tali cellule che dunque possono svolgere questa azione di distruzione.Si può assistere a una GVHD acuta caratterizzata dalla morte di cellule epiteliali epatiche ,di cute e del tratto gastrointestinale che può essere letale;oppure di GVHD cronica in cui si ha fibrosi e atrofia di questi stessi organi senza apparente morte cellulare che comunque nella forma più grave può anche essa essere fatale.Per questo motivo si cerca di eliminare ogni forma di linfociti T maturi dall'inoculo. Questa reazione distruttiva è tuttavia utilizzata anche nella cura di neoplasie del midollo osseo(leucemie) e di tumori solidi disseminati sfruttando questi linfociti T estranei per uccidere le cellule proliferanti anomale.I riceventi di trapianto di midollo osseo sono spesso accompagnati da immunodeficeza clinica probabilmente dovuta alle tecniche preparatorie al trapianto. 17.Immunità e tumori. I tumori maligni rappresentano un problema prioritario per la salute della popolazione poiché rappresentano uno dei principali fattori di morte.Essi sono dovuti alla proliferazione incontrollata di determinate cellule trasformate.Le risposte immunitarie svolgono la cosiddetta immunosorveglianza che consiste nel riconoscimento ed eliminazione delle cellule trasformate mediante riconoscimento di specifici antigeni segnale da esse espressi.Tuttavia queste cellule hanno specifiche capacità di eludere il sistema immunitario ed è tale caratteristica a rendere possibile l'insorgenza di tumori. Dunque abbiamo detto che le cellule tumorali esprimono antigeni riconosciuti come estranei dall'ospite,proprio questo è alla base della immunogenicità dei tumori.Tuttavia le risposte imunitarie spesso non riescono a eradicare il tumore.Le ragioni di questo fallimento sono multiple: -Essendo le cellule tumorali derivati di cellule “normali” dell'ospite esse possono esprimere pochi antigeni riconosciuti come non-self e quindi passare inosservate. -La rapidità di crescita delle cellule tumorali è spesso superiore a quella di eliminazione del sistema immunitario. -Molti tumori hanno messo a punto sistemi di elusione delle risposte immunitarie. Sono stati effettuati studi che hanno reso possibile l'attivazione del sistema immunitario contro un determinato tumore per via esogena. 17.1Antigeni tumorali. Nei tumori umani sono stati ritrovati antigeni riconosciuti sia dai linfociti T che dai B.L'identificazione di antigeni tumorali è essenziale per lo sviluppo di vaccini e anticorpi. Gli antigeni espressi solo dalle cellule tumorali sono detti TSA,quelli espressi costitutivamente da tutte le cellule sono detti TAA e nei tumori si vede una espressione sregolata di codesti. Gli antigeni tumorali possono derivare da molti processi differenti e causare tumori differenti. Prodotti di geni mutati Alcuni antigeni tumorali sono il risultato di una mutazione di geni normali che vanno quindi a esprimere proteine oncogeniche. Possono essere il risultato di mutazioni a carico di proto-oncogeni o geni oncosoppressori come le proteine Ras,p53,Bcr-Abl.Tali proteine se alterate non riescono più a controllare il ciclo cellulare e vengono processate ed esposte associate a MHC1 oppure l'intera cellula può essere fagocitata ed gli antigeni esposti d MHC2. Gli antigeni tumorali possono essere il risultato anche di mutazioni casuali a carico di geni non implicati nel controllo del ciclo cellulare.Le dimostrazioni sono state che cellule trattate con cancerogeni identici sviluppavano tumori diversi esprimenti antigeni diversi. Vuol dire che il cancerogeno va a modificare casualmente geni.Le proteine risultanti vengono sintetizzate nel citosol e presentate mediante molecole MHC di classe 1 alle CTL. Antigeni sviluppati in seguito a trapianto di tumori indotti da cancerogeni sono detti TSTA.In seguito a somministrazione di tali cellule in topi che avevano gia sviluppato quel tumore e che era stato espiantao,si assisteva alla mancata comparsa nuovamente di tumore. Ugualmente se si impiantavano i linfociti TCD8 derivati da un topo portatore di tumore in un altro portatore dello stesso,si assisteva all'annientamento del tumore. Questa è la prima dimostrazione dell'esistenza dell'immunità anti tumorale,oltre che un utile strumento per la lotta ai tumori mediante creazione di cloni CD8 specifici. Proteine cellulari espresse in modo anomalo. Alcuni antigeni tumorali sono proteine normali,normalmente espresse a bassi livelli o addirittura non espresse che in cellule tumorali sono invece espresse in modo anomalo.Ricordiamoci sempre che non sono queste proteine a indurre il tumore o rappresentarne meccanismo effettivo,sono solo un risultato di mutazioni che hanno portato poi alla trasformazione tumorale e che vengono utilizzate dal sistema immunitario come segnali di neoplasia. Dunque una di queste proteine normalmente espressa a bassi livelli è la tirosinasi.Cloni di linfociti T ottenuti da pazienti con melanoma riconoscono peptidi derivati dalla tirosinasi. Il fatto che tali linfociti rispondano a un antigene self senza venire eliminato dalla selezione negativa o esserne indotto tollerante è dato dal fatto che tale antigene in condizioni fisiologiche è espresso talmente poco e talmente poche cellule da non essere nemeno riconosciuta dal sistema immunitario e da non indurre tolleranza. Altre proteine espresse dalle cellule tumorali sono risultato di geni normamente silenti,che però nelle cellule tumorali vengono attivati senza comunque modificazioni della sequenza.Quindi sono proteine appartenenti al patrimonio di cellule normali. Antigeni prodotti da virus oncogeni. I prodotti dei virus oncogeni si comportano da antigeni ed evocano risposte immunitarie.In quetso caso molte delle proteine che fungono da antigene svolgono anche un ruolo cruciale nella immortalizzazione della cellula.Molti virus sono implicati nello sviluppo di una serie di tumori nell'uomo. Es Epstein -Bar o Papiloma virus.Le proteine antigeniche codificate dal Dna virale vengono processate e presentate da Mhc di classe1.L'immunosorveglianza agisce in questo caso uccidendo le cellule infettate. Epstein-Barr virus:virus che appartiene alla famiglia degli herpes virus e che infetta i linfociti B causandone una incontrollata replicazione.é trasmesso tramite saliva ed è ubiquitario nella popolazione mondiale.Esistono due tipi di inbfezione:litica e latente.La prima è caratterizzata dalla lisi della cellula infettata mentre la seconda no.Molti antigeni espressi dal Dna virale sono rilevati dal sistema immunitario.Vi sono 6 antigeni nucleari detti EBNA,due espressi sulla membrana detti LMP,e altri espressi all'interno della cellula detti VCA.Alcuni di questi sono cruciali per la immortalizzazione delle celulle colpite.L'infezione da EBV è uno dei fattori eziologici nello sviluppo di tumori maligni come ad esempio il linfoma di Burkit. In soggetti giovani e sani si sviluppa la mononucleosi infettiva che poi rimrrà latente per tutta la vita. Sono state stabilizzate in vitro linee cellulari di CTL in grado di lisare cellule infettate da EBV.La mutazione alla base del linfoma di Burkitt è la traslocazione del gene MYC al locus per le Ig portandone a una produzione e trascrizione sregolata.Tuttavia in alcuni casi è sufficiente la semplice trascrizione del genoma virale senza ulteriori traslocazione per l'insorgenza del tumore. Ovviamente deficit immunitari come malaria o HIV costituiscono un importante legame tra l'infezione da EBV e l'insorgenza di tumore. Antigeni oncofetali. Gli antigeni oncofetali sono proteine altamente espresse dalle cellule fetali in via di sviluppo assenti poi nei tessuti adulti.Si ritiene che i geni corrispondenti vengano repressi durante lo sviluppo ma durante la trasformazione maligna vengano riattivati.Tali antigeni sono infatti espressi in cellule neoplastiche.C'è da puntualizzare che essi sono anche normalmente presenti in alcuni tessuti adulti. I due antigeni meglio caratterizzati sono CEA eAFP.CEA fa parte della famiglie delle Ig ed è espressa sulla membtana cellulare in molti carcinomi di colon,pancreas,stomaco e mammella.AFP è una proteina solubile normalmente non presente nel siero che invece è presente in tumori epatici o gastrici. Antigeni costituiti da glicoproteine o glicolipidi alterati. La maggior parte dei tumori esprime livelli elevati di glicoproteine o glicolipidi anomali.Queste forme alterate costituiscono importanti fattori neoplastici essendo essenziali per invasione e metastasi neoplastica.Anticorpi monoclali utilizzati in terapia ha come bersaglio proprio tali antigeni.Tra i principali glicolipidi alterati vi sono GM2,GD2,GD3.Tra le glicoproteine abbiamo le mucine alterate in cui le catene laterali sono modificate a casua della modificazione degli enzimi che le sintetizzano. Antigeni di differenziazione tissutale. Molecole normalmente presenti sulle cellule di origine che permangono anche nelle cellule differenziate. 17.2Risposta immunitaria 17.2.1Risposta innata Cellule NK:sebbene il loro ruolo in vivo non sia stato ancora ben chiarito in vitro è stato dimostrato che queste sono in grado di uccidere molti tipi di cellule tumorali,in particolare quelle cellule che non presentano MHC 1 sulla loro superficie e quindi mancano del segnale inibitorio su NK.Inoltre molte cellule tumorali esprimono altri segnali attivatori delle NK come MICA,MICB, eULB i quali vengono riconosciuti dal recettore attivatorio NKG2D espresso sulle NK.L'azione delle NK è fortemente potenziata in presenza di citochine come IL-2 e IL-12. Macrofagi:in vitro i macrofagi sono in grado di uccidere numerose cellule tumorali nello stesso modo in cui uccidono i microrganismi patogeni.La loro attivazione è mediata da IFN-γ.Essi producono inoltre TNF che abbiamo visto promuovere l'uccisione di cellule tumorali mediante trombosi dei vasi che le irrorano. 17.2.2Risposta specifica. Linfociti T:il principale meccanismo dell'immunità anti-tumorale è l'uccisione delle cellule tumorali da parte dei linfociti T CD8 CTL.Questi uccidono le cellule potenzialmente dannose che esprimono i peptidi mutati sulle MHC1.Poichè la maggior parte delle cellule maligne sono cellule normali,queste non esprimono le molecole costimolatorie necessarie all'attivazione dei linfociti T quindi necessitano di molecole presentanti tali antigeni come le APC che svolgono la cosiddetta cross-presentazione.Tale processo o la stimolazione dei CD4 sono indispensabili per l'attivazione,Linee di APC specifiche vengono coltivate in vitro a partire da soggettti affetti da tumore per essere utilizzate come vaccini.I linfociti CD4 svolgono un ruolo soprattutto nella produzione di citochine quali TNF e IFN-γ che aumentano l'espressione di MHC1 e altre che mediano il corretto sviluppo dei CD8. Anticorpi:Gli anticorpi possono uccidere le cellule maligne mediante attivazione del complemento oppure tramite citotossicità cellulare attivando NK e macrofagi contenenti recettori per Fc.In vivo i risultati sono comunque ancora scarsi. 17.3Elusione delle risposte immunitarie. Nei tumori maligni vi sono diversi meccanismi che consentono alle cellule tumorali di eludere le risposte immunitarie(tumor escape).Viene a crearsi una pressione selettiva nei confronti di tali cellule detta tumor editing,la quale promuove lo sviluppo di varianti con ridotta immunogenicità.I meccanismi attuati per eludele l'immunità sono molteplici: -Gli antigeni tumorali possono indurre tolleranza immunologica o perchè sono antigeni self già incontrati che hanno solo variato frequenza di espressione o perchè tali cellule tumorali riescono a presentarli in forma tollerogenica. -I linfociti T regolatori ,i quali aumentano in caso di tumore,vanno a inibire l'attività dei linfociti T tumore-specifici. -Antigeni riconosciuti come tumore-specifici dai linfociti T ,in seguito a mutazioni avvenute nelle numerosissime mitosi ,cessano di essere espressi.Si può inoltre assistere a diminuita espressione di MHC,microglobulina e componenti dell'apparato di presentazione dell'antigene. -Mancata espressione di molecole costimolatorie necessarie per attivazione di CD8 e CD4.Vengono a essere indispensabili le APC che però spesso hanno capacità captative ridotte. -Cellule tumorali possono sopprimere le risposte tumore-specifiche ad esempio mediante secrezione di TGF-β che abbiamo visto inibire proliferazione e attivazione di macrofagi e linfociti.Alcuni tumori esprmono inoltre il ligando Fas(FasL) che riconosce il dominio di morte Fas presente sui linfociti e ne induce l'apoptosi. 17.4Immunoterapia dei tumori Nella lotta contro i tumori attualmente le principali terapie utilizzate consistono nel blocco delle cellule in corso di divisione cellulare.Ovviamente tale processo non distingue cellule tumorali da cellule sane ed è quindi particolarmente invasivo e dannoso.Un metodo molto più specifico e efficace consiste nel riuscire a indirizzare le risposte immunitarie verso le cellule tumorali.Questo processo è ottenuto mediante due principali principi:stimolare le risposte immunitarie dell'ospite oppure immunizzare l'ospite passivamente con anticorpi e linfociti T. Prendiamo in considerazione la prima strada;andiamo a vedere i diversi processi che si possono intraprendere: -immunizzazione con cellule o antigeni tumorali:Per aiutare il lavoro dei linfociti T si possono somministrare cellule tumorali uccise o antigeni tumorali quindi entrambi innocui a livello proliferativo per aumentare le risposte immunitarie.Ultimamente si procede anche alla somministrazione di APC coltivate in vitro con l'antigene tumore-specifico che rendono la presentazione ancor più efficace.Altra tecnica innovativa è la somministrazione di vaccini a Dna,ovvero plasmidi contenenti Dna complementare a quello virale oncogeno che codifica quindi per gli stessi antigeni tumorali senza pero stimolare proliferazione e immortalizzazione. Tuttavia tali vaccini sono particolarmente utili nella prevenzione dei tumori, ma ancora spesso incapaci di stimolare una risposta immunitaria abbastanza potente da eradicare il tumore gia espanso. -potenziamento dell'immunità anti-tumorale con citochine e costimolanti:vista la difficoltà di attivazione dei linfociti T durante il tumore si procede alla stimolazione dei linfociti tumorespecifici mediante fornitura di citochine sia per infusione diretta che indirettamente mediante trasfettazione di geni codificanti citochine nelle cellule tumorali per indirizzare gli effetti del sistema immunitario.L'altro meccanismo è quello di trasfettare i geni codificanti le molecole costimolatorie mancanti ,necessarie all'attivazione dei linfociti T. Le citochine maggiormente utilizzate sono IL-2eIL-12(stimola CTL e NK),IFN-γ,TNF e soprattutto GM-CSF. -blocco dei circuiti inibitori:bloccando soprattutto CTLA-4 che normalmente inibisce le risposte immunitarie,tuttavia si osservano spesso sviluppi di risposte autoimmuni poiché CTLA-4 è coinvolto nel mantenimento alla tolleranza al self -stimolazione aspecifica del sistema immunitario:somministrazione soprattutto topica di sostanze infiammatorie o agenti che funzionano come attivatori poloclonali dei linfociti. Molti batteri svolgono bene questo ruolo in particolare il bacillo BCG.Anche anticorpi verso CD3 sono in grado di attivare ottimamente i linfociti T. Il secondo meccanismo consiste nel somministrare direttamente linfociti T o anticorpi al paziente attuando una cosiddetta immunoterapia passiva. -Terapia cellulare adottiva:trasferimento di leucociti tumore-specifici in pazienti affetti da tumori.Le cellule trasferite vengono ottenute a partire da cellule del paziente principalmente provenienti da due fonti: leucociti circolanti detti LAK coltivati ad alte concentrazioni di IL-2 e reimpiantati oppure leucociti provenienti dall'infiltrato infiammatorio detti TIL. -Effetto Graft versus leukemia(GVF):in pazienti affetti da leucemia vengono impiantati leucociti provenienti da un donatore che siano alloreattivi nei confronti delle molecole MHC del ricevente quindi anche delle cellule tumorali. -Terapia con anticorpi tumore-specifici:Gli anticorpi monoclonali possono eliminare le cellule tumorali con gli stessi meccanismi usati per eliminare i microrganismi,quindi opsonizzazione,attivazione del complemento,fagocitosi e inoltre possono anche lisare direttamente la cellula tumorale.Tuttavia essendo tali anticorpi derivati da ibridomi di topo spesso si assisteva alla formazione di anticorpi anti-anticorpo.Si superava tale problema con l'uso di anticorpi umanizzati.Gli anticorpi vengono spesso accoppiati a molecole tossiche o farmaci anti-tumorali per promuovere il rilascio specifico di questi in corrispondenza delle cellule tumorali. Tali complessi prendono il nome di Immunotossine.Queste iniettate per via sistemica vengono endocitate dalle cellule tumorali e le tossine vengono liberate. Tuttavia affinchè tale processo funzioni serve una elevatissima specificità degli anticorpi e si rischia l'attacco delle tossine contro cellule normali. Inoltre possono insorgere anticorpi anti-tossine che le eliminano prima dell'azione oppure che l'intera immunotossina venga fagocitata da fagociti presentanti il recettore Fc appropriato. Specifici anticorpi sono stati creati contro specifici idiotipi delle cellule B senza pero grandi risultati.Altri contro i fattori VEGFche mediano la formazione di nuovi vasi che alimentino i tumori. Paradossalmente il sistema immunitario oltre a rappresentare un importante sistema di lotta contro i tumori ne rappresenta anche una importante fonte.Molti tumori nascono infatti a seguito di processi infiammatori cronici ,angiogenesi e rimodellamento tissutale mediati proprio dall'immunità innata.