MODULO 1 – LEZIONE 3 – Il COMPORTAMENTISMO E LA

MODULO 1 – LEZIONE 3 – Il COMPORTAMENTISMO E LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT
Due Scuole che segnano una svolta nell’evoluzione della Psicologia scientifica Il Comportamentismo (o
Behaviorismo) nasce negli USA nel 1913 ed è seguito fino alla fine degli anni ‘50. La Gestalt (o Forma)
nasce in Germania nel 1912 e ha avuto il suo massimo sviluppo fino alla fine degli anni ‘60.
Il comportamentismo
La maggior parte degli psicologi americani concordano che la Psicologia è scienza che studia il
comportamento = insieme di risposte sia ghiandolari che muscolari ad uno stimolo: cioè un oggetto che
può essere studiato da qualsiasi scienziato. Psicologia come “branca sperimentale” delle scienze naturali”.
Organismo umano = black box. Ciò che succede all’interno non può essere osservato. Quelli che vanno
considerati, invece, sono gli input (stimoli in entrata) ed output (risposte in uscita). Lo stimolo (input) è un
dato fisico, la risposta (output) è un dato fisiologico: sono misurabili.
J. B. Watson
Già dal 1913, definisce le linee fondamentali del Behaviorismo, anche se la sua opera Psychology from the
standpoint of a Behaviorist) che ne definisce e completa le formulazioni teoriche è del 1919 Il Behaviorismo
si articola un “paradigma di psicologia scientifica” basato su 4 postulati elementari del Behaviorismo:
1. Le funzioni psicologiche (che sono le espressioni dell’adattamento all’ambiente) possono essere quasi
tutte individuate come risposte. Qualsiasi “aspetto interno” può, pertanto, essere trascurato.
2. L’introspezione non può essere il metodo di osservazione della Psicologia. Lo psicologo si deve limitare
ad osservare e misurare le risposte.
3. Studio del comportamento, in termini S - R, sostituisce quello delle attività mentali.
4. La ricerca psicologica va, pertanto, ridotta a ricerca fisiologica, per il raggiungimento dell’oggettività e la
scientificità più complete.
I successori di Watson
A. P. Weiss:
Dati psichici riducibili a descrizioni dei processi psico-fisici dell’organismo vivente.
E. B. Holt:
Nega possibilità di studio scientifico dell’esperienza individuale.
W. S. Hunter:
Attacca il “mentalismo” di quella parte della psicologia sperimentale basata su coscienza e introspezione.
E. R. Gutrie:
Nella ricerca è preferibile scegliere stimoli e risposte osservabili. La descrizione dei comportamenti
conduce alla scoperta di leggi.
B. F. Skinner
La Psicologia studia il comportamento che ha effetto sull’ambiente, quando produca un feed-back
d’informazione, che possa influire su un futuro comportamento. Ha obiettivo di spiegare ogni aspetto del
comportamento umano in base agli studi sull’apprendimento animale tramite condizionamento attivo.
Pavlov (condizionamento classico) associa a somministrazione di cibo stimolo neutro (poi condizionato),
Skinner attende la risposta spontanea dell’animale, anche se casuale, che poi rinforza.
Il Behaviorismo finalistico di E. C. Tolman
• Tolman opera una sintesi tra Behaviorismo e Teoria della Gestalt sottolineando l’aspetto intenzionale
del comportamento umano.
• Tra Stimolo e Risposta introduce la Variabile Interveniente, che si presenta come:
1. domanda
2. aspettativa
3. rapporto segno/significato
Variabile interveniente
1. La domanda: l’animale sperimentale insiste nei suoi tentativi in funzione di un fine specifico.
2. L’aspettativa: che riguarda l’informazione raccolta in vista di un fine lontano.
3. Il rapporto segno/significato: gli animali rilevano una correlazione (apprendimento latente) tra uno
stimolo (segno) e uno stimolo di diverso significato, anche qualora il raggiungimento di questo non è
associato al segno: cioè apprendono quali sono i mezzi che conducono a determinati fini e costruiscono
“mappe cognitive”.
* esperimento con ratti nutriti che apprendono una mappa di cui si giovano quando vengono posti,
affamati, nel labirinto. Il gruppo dei ratti non nutriti all’inizio si esercitano in un lungo apprendimento per
prove ed errori prima di trovare il percorso più breve e il cibo.
La psicologia della Gestalt
Gestalt = forma. Quasi tutti di origine ebraica, gli studiosi e i ricercatori della Psicologia della Gestalt si
formano in Europa. Si rifugiano negli USA, negli anni ‘30. Studiano i processi cognitivi: i dati della
coscienza vengono colti immediatamente, entro “totalità” dinamiche, organizzate e strutturate.
Il tutto
Ascoltando una melodia, non si percepisce una somma si suoni conseguenti e separati ma una “forma
melodica”. Una canzone è riconoscibile anche se sottoposta ad arrangiamenti diversi (cambiamenti di
tempo, di ritmo, ecc.). La Totalità è qualcosa di più e di diverso della somma delle sue parti. Gli psicologi
della Gestalt hanno privilegiato il metodo fenomenologico (osservazione naturalistica dei fenomeni) così
come appaiono, senza mediazioni intellettualistiche.
Le principali leggi della gestalt
1. Un campo percettivo tende a organizzarsi secondo gestalt specifiche. La connessione tra le parti
dipende dalla “forma” dominante.
2. Il campo percettivo si struttura in figura e sfondo. La prima è centrale, il secondo periferico.
3. Una buona forma tende a persistere o a ripresentarsi, si imprime chiaramente nell’osservatore e non
ammette alcuna scomposizione analitica.
I Principali esponenti della Gestalt
Max Wertheimer: è da lui che inizia la Scuola della Gestalt con il famoso esperimento sul movimento
stroboscopico o apparente (movimento cinematografico prodotto dalla successioni di fotogrammi statici).
Kurt Koffka: si occupò, prevalentemente della “segregazione” di una figura sullo sfondo, arrivando alle
stesse conclusioni di Wertheimer: la totalità non è riducibile all’unione delle sue parti e ha caratteristiche
che non si ritrovano nei singoli componenti.
Wolfang Koehler: nell’isola di Tenerife, compì studi sull’intelligenza delle scimmie antropomorfe. Dimostrò
che gli animali rispondono a relazioni percepite tra gli oggetti, non a stimoli isolati e apprendono per prova
ed errore, ma anche con la percezione (comprensione) immediata tra fini e mezzi.
H. F. Harlow: alcune scimmie, se hanno esperimentato problemi simili, sviluppano una predisposizione ad
apprendere e sono in grado di risolverli anche se complessi.
* Wertheimer, Koffka e Koehler fondarono, nel 1921, Psychologische Forschung, soppresso dai nazisti nel
1938.
Freud e la Psicoanalisi
La Psicoanalisi si caratterizza come:
a) metodo di cura di “malattie” della mente;
b) metodo d’indagine psicologica;
c) come teoria della personalità.
Sigmund Freud ne formulò, dal1890, le prime basi teoriche, sviluppate e modificate continuamente, fino
alla sua morte, nel 1939. Freud attribuiva l’etiopatogenesi delle nevrosi alla rimozione con cui l’individuo
“seppellisce” contenuti, generalmente di natura sessuale, e l’energia libidica ad essi collegata, in un
archivio segreto: l’Inconscio, a cui in seguito, ha attribuito il nome di “Es”. Si convinse, in seguito alle
pressioni di Adler, dell’influsso, esercitato sulla insorgenza delle nevrosi, dalla parte consapevole della
personalità che ha chiamato “Io”. Una sorta di coscienza critica, o “Super-Io, di valutazione di ciò che è
giusto e ciò che non lo è, di ciò che è bene o male, che il bambino si costruisce adottando codici di
riferimento parentali introiettati fino ai sei anni circa, concorre allo sviluppo complessivo della personalità.
Gli epigoni di Freud: C. G. Jung
Carl Gustav Jung, svizzero, ipotizza l’esistenza, accanto a quello individuale, di un Inconscio collettivo,
costituito da Archetipi, ossia tendenze a percepire o esperimentare la vita sulla base di principi
fondamentali, che si sono costruiti nel cervello, durante tutto il processo evolutivo della specie umana. Essi
mantengono la traccia delle primitive esperienze significative per la conservazione dell’individuo e della
specie, come: l’alternanza del giorno e della notte, il susseguirsi delle stagioni, la nascita, l’accoppiamento,
la morte, la fame, la sete, il pericolo e il suo evitamento.
Decisivo, dunque, per lo studio dei processi inconsci, oltre ai dati dell’analisi dell’individuo e
all’interpretazione dei suoi sogni, risulta lo studio dei miti, delle leggende e del folklore, da cui si formano
gli Archetipi.
Gli individui tendono a reagire all’ambiente secondo due modalità individuali di reazione all’ambiente:
estroversione e introversione e la maggior parte degli individui lo fa, prevalentemente, secondo una sola di
tali modalità. Il comportamento è descrivibile secondo quattro funzioni:
- Sensoriale/percettiva
- Pensiero
- Sentimento o emozione
- Intuizione
Alfred Adler e Erich Fromm
Alfred Adler, viennese, pschiatra, ha ridimensionato il concetto di inconscio fruediano, partendo dalla
considerazione che gli orientamenti e gli obbiettivi fondamentali della vita dell’individuo non potevano
essere individuati risalendo alle cause della rimozione. Verifica l’evoluzione della personalità attraverso
l’ambiente sociale e interpersonale. Precursore delle teorie psicoanalitiche sociali di Fromm (Fuga dalla
libertà, 1941).
Erich Fromm individua nella società, come è strutturata nel mondo occidentale, il fattore più importante di
sviluppo dell’individuo, ma anche il suo limite. Nella misura in cui l’individuo ha fatto della produzione e
della distribuzione i suoi nuovi idoli, si è reso schiavo delle cose che produce, ha il culto del lavoro. “Usa a
vuoto il nome di Dio, della libertà … è orgoglioso del suo potere - le bombe, le macchine – per dissimulare
il suo fallimento sul piano umano” (Fromm, 1968).
E il fallimento si traduce in nevrosi per superare la quale bisogna ritrovare “il coraggio di dire no, di
disubbidire al dominio del potere e dell’opinione pubblica; di porre fine all’assopimento e di
diventare umani” (Fromm, cit.).
Karen Horney
Nata ad Amburgo nel 1885, rifugiata a New York nel 1942, vi aveva fondato l’American Istitute of
Psychoanalisis. Attribuisce all’angoscia un rilievo fondamentale nel determinare un dato tipo di
personalità. L’azione psicoanalitica deve tendere, dunque, a intervenire nei processi che hanno cercato
(invano) di ridurre l’angoscia e che hanno costituito la base di una personalità nevrotica.
Lewin - Allport - Goldstein - Miller e Dollard
Kurt Lewin, esponente della scuola della Gestalt, prima della seconda guerra mondiale, articolò una teoria
della personalità, basata su presupposti gestaltici Si è occupato anche delle modalità di conduzione dei
gruppi (Leadership) definendone tre tipi: autocratica, democratica e lassista.
Allport, Murray, Goldstein, Miller, con le loro opere, anche per la diffusione di cui godettero, suscitarono
una contrapposizione di idee, feconde di nuovi sviluppi e aggiustamenti.
La psicoanalisi ha elaborato tecniche e metodologie di intervento ingegnose, a volte perfino efficaci, ma
certamente carenti, dal punto di vista di un approccio clinico metodologicamente corretto perché
scientificamente garantito. L’anamnesi, le libere associazioni, l’interpretazione dei sogni o degli archetipi
potevano, al massimo, consentire di risalire dagli effetti (i sintomi nevrotici, ad esempio) alle loro cause;
niente poteva però autorizzare a prevedere, a partire da certi eventi scatenanti, l’evoluzione verso un tipo
di sintomatologia (o verso nessuna sintomatologia) patologica.
La psicologia fisiologica
Il progresso delle tecniche di ricerca elettrofisiologiche, il perfezionamento di strumenti di misura, sempre
più raffinati ha condotto, dopo la seconda guerra mondiale, ad un incremento degli studi sull’anatomia e
sul funzionamento del cervello.
Azione elettrica
del cervello
COMPORTAMENTO
Ha assunto rilievo lo studio del ruolo dei mediatori chimici nella trasmissione dell’impulso nervoso. La
neurochirurgia ha perfezionato le sue metodologie e i protocolli d’intervento. La scoperta fortuita del
potere antidepressivo di alcuni farmaci, fabbricati per curare malattie come la tubercolosi, ha stimolato la
ricerca in psicofarmacologia. Il modo di funzionamento dei calcolatori costituisce un modello delle funzioni
del cervello umano.
Nuovi indirizzi sulla personalità - Eysenck
Accanto agli studi sul cervello, procedeva la messa a punto di strumenti che consentivano di misurare le
varie dimensioni della personalità. L’analisi fattoriale a cura di Spearman e di Thurstone, ha consentito di
ottenere una serie di correlazioni tra punteggi relativi ai risultati dei test o alle prove di laboratorio.
Eysenck, servendosene, ha cercato di isolare le dimensioni fondamentali del nevroticismo e dell’
estroversione / introversione. Tratti misurati attraverso innumerevoli “scale” sono risultati tra loro
correlati . Ha formulato una teoria della personalità basata su concetti empirici, behavioristici riprendendo
la teoria dei “tipi” di Jung ha definito dimensioni della personalità, come “nevroticismo - normalità” e
“psicoticismo - normalità”, in base a una teoria quantitativa, descritta tramite concetti empirici e statistici.
Rogers e Kelley
Carl Rogers, con la “Terapia centrata sul cliente”, ha tentato una valutazione oggettiva delle tecniche di
counseling e di terapia, attraverso i cambiamenti dell’immagine di sé del cliente, nel corso della terapia. Il
contributo più rilevante è dovuto a G. Kelly, per le sue possibilità applicative, nel campo della psicoterapia
e, soprattutto in quello delle differenze individuali. Kelly, dell’Università dell’Ohio, nel 1955, con la
Psicologia dei costrutti personali, ha costruito una teoria sull’assunto che “i processi di una persona sono
psicologicamente canalizzati dal modo in cui tale persona prevede gli eventi”. A spiegare il
comportamento di un individuo non sono sufficienti: la sua storia, le sue motivazioni e l’ambiente in cui si
muove, se non si tiene conto della sua previsione degli eventi che dovranno accadere.
A. H. Maslow
Maslow pubblica, nel 1962, Verso una psicologia dell’essere, con particolare riguardo alla salute mentale,
alla creatività e all’evoluzione della personalità. Maslow riprende l’orientamento eclettico di G. Murphy,
conosciuto come “teoria del campo” (1958), che cercava di individuare le capacità di evoluzione della
personalità, considerando tutti i fattori determinanti del comportamento.
La dinamica motivazionale è concepita in modo che i bisogni possano essere soddisfatti in parallelo, ma, in
funzione dell’obiettivo, dando importanza diversa o ognuno di loro. Il modello descrive una gerarchia dei
bisogni ordinata. La soddisfazione di quelli basilari condiziona l’emergere di quelli più evoluti.
Bisogni di
autorealizzazione
Bisogni di stima
Bisogni di appartenenza
Bisogni di sicurezza
Bisogni fisiologici
L’unità TOTE
Nel 1960, G. A. Miller, psicolinguista, E. Gallanter, psicologo matematico e K. H. Pribram, neuropsicologo,
alla Stanford University di Palo Alto, partono da un’ipotesi cibernetica: “la fondamentale pietra da
costruzione del sistema nervoso è il circuito a feedback” (Miller et al. 1985, p. 45), per descrivere il
comportamento utilizzano un’interpretazione alternativa al riflesso.
Assumono l’Unità TOTE (Test - Operate - Test - Exit), come descrizione dei processi di controllo in gioco.
Dal cervello viene esercitato un confronto tra lo stimolo in arrivo, recepito dal recettore periferico e il
pattern dello stesso elaborato centralmente: il risultato o test rappresenta lo stimolo a cui l’organismo è
sensibile.
 TEST  Uscita
OPERAZIONE
Unità TOTE
Da un blocco ad un altro può scorrere: energia, informazione e controllo. L’energia scorre lungo vie
discrete e rappresenta un riflesso semplice o un servomeccanismo. L’informazione (concetto preferito
dagli psicologi) scorre lungo le frecce. Anche il controllo scorre lungo le frecce, ma non rappresenta
un’operazione sul contenuto, bensì sulla sua congruità: se sezionare con un bisturi un’idea * non è
giudicato pertinente il controllo non viene trasferito alla fase operativa. “Gli autori ritengono che l’unità
TOTE, che incorpora l’importante nozione di feedback, è una spiegazione del comportamento in generale,
e dell’azione riflessa in particolare, fondamentalmente diversa da quella fornita dall’arco riflesso.” (Miller
et al. 1985, p. 45).
Infatti “i processi di stimolazione non devono essere concepiti come se precedessero la risposta, ma
piuttosto come se la guidassero a una riuscita eliminazione dell’incongruenza. Stimolo e risposta vanno,
dunque, considerati aspetti di un circuito a feedback.” (Miller et al. 1985, p. 46).
congruità
incongruità
TEST
Uscita
OPERAZIONE