LUCERNE FESTIVAL La pace rivoluzionaria di Barenboim di Laureto Rodoni Un prolungato e caloroso applauso ha accolto domenica 18 agosto la West Eastern Divan Orchestra nel KKL lucernese: un omaggio al gioiello sinfonico (fondato nel 1999 dal maestro Daniel Barenboim e dallo scrittore Edward Said) che riunisce giovani musicisti provenienti da Israele, dalla Palestina e da altri Paesi arabi, tra cui la Siria. In programma musiche di Verdi e Wagner all’insegna del bicentenario della nascita dei due Titani dell’Ottocento operistico, framezzate da due prime esecuzioni assolute (commissionate dal Lucerne Festival e dall’orchestra stessa) di Saed Addad, giovane compositore giordano, e di Chaya Czernowin, compositrice israeliana, quest’anno “composer-inresidence” a Lucerna. Sul podio Daniel Barenboim che, da quando ha assunto nel 2007 la carica di ‘maestro scaligero’ al posto di Riccardo Muti, ha inserito stabilmente Verdi nel suo repertorio, affinandone sempre più l’interpretazione, come hanno ben dimostrato, nella prima parte del concerto, le esecuzioni delle vigorose ouverture dei ‘Vespri siciliani’ e della ‘Forza del destino’ e degli struggenti preludi agli atti primo e terzo della ‘Traviata’. Letture di notevole caratura e stilisticamente ineccepibili che però non hanno raggiunto i vertici esegetici della seconda parte dedicata a Wagner. Di stupefacente cesello e intensità, infatti, le esecuzioni del preludio parsifaliano e dei due preludi (quello dell’atto terzo come bis) dei ‘Meistersinger’. Barenboim da decenni dirige Wagner ai massimi livelli, sempre ai vertici nella storia interpretativa wagneriana di ogni epoca. ‘Que la lumière soit’ è il titolo della composizione di Saed Addad per tromba, trombone e orchestra. Una speranza in musica nella cessazione delle ostilità in Medio Oriente, non per caso ispirata alla Nona di Beethoven. La luce simboleggia il superamento o meglio l’annientamento dell’ignoranza e dell’incomprensione intese come tenebre nell’arduo percorso di pace tra arabi e israeliani. Una speranza condivisa anche dall’orchestra, in cui il conflitto sul piano umano e culturale è già splendidamente superato, come documentano i commoventi abbracci dei giovani e bravissimi orchestrali alla fine di ogni concerto. Questa composizione segue l’ouverture dei ‘Vespri’ verdiani che evocano invece la guerra dei siciliani contro i francesi invasori e il massacro fi- nale di questi ultimi a opera degli isolani nel XIII secolo. Una potente antitesi. Di ispirazione pacifista anche la composizione di Chaya Czernowin “At the Fringe of our Gaze”, nella quale i frequenti momenti statici e impalpabili sembrano corrispondere sorprendentemente alle analoghe atmosfere del preludio parsifaliano. Un magnifico concerto che si inserisce nel fil rouge – la Rivoluzione – del Lucerne Festival di quest’anno. Wagner e Verdi furono infatti rivoluzionari nella loro arte (Wagner anche nella vita). Ma Rivoluzione nell’ambito di questo concerto significa anche raggiungimento della pace tra mondo ebraico e arabo.