quando arrivò la chiamata di Peppino ero molto indeciso se andare

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uando arrivò la chiamata di Peppino ero molto
indeciso se andare o no. Era il giorno successivo alla
giornata sulla neve di Campo Catino ed ero stanco e molto
raffreddato. − Professò, non lo so, mi farebbe piacere
accompagnarvi a Monte Vetro domenica, soprattutto
perché c’è anche il grande Naldo, ma sto veramente male,
forse ho anche la febbre! − Peppino ci rimase un po’ male, ma la mia non era affatto una scusa. Avevo 37 e
mezzo ed una grande stanchezza. Lui, è un docente di matematica in pensione, ed io la sua croce e delizia
dai tempi del mio liceo, da quando cioè, passavo ogni estate a fare ripetizione nella sua dimora di
Sant’apollinare. Negli ultimi anni è divenuto un grande appassionato di montagna e spesso è capitato di
andare insieme sulle cime dei monti ai nostri paraggi. Da “malato” di montagna quale sono, mi ha fatto
sempre molto piacere accompagnarlo, finalmente era lui ad apprendere qualcosa da me! Insieme a noi
quel giorno c’era anche Naldo, un arzillo vecchietto, anzi, un “diversamente giovane” di quasi 90 anni! E
quella volta avevano deciso di salire proprio sulla cima di Monte Vetro: partenza della scampagnata?
Neanche 500 metri da casa mia! Che nervoso! Ci rimasi veramente male, avrei voluto tanto accompagnarli
a Monte Vetro. Ma avevo dalla mia parte ancora qualche giorno e decisi di curarmi come si deve.
Antibiotici, paracetamolo, vitamina C e tutto quanto avrebbe portato la mia guarigione era il benvenuto.
Quando Peppino mi chiamò il sabato potetti dargli la bella notizia: vengo! Appuntamento alle 8 alla base di
partenza. Io sveglio dalle 7 alla ricerca delle chiavi della chiesa che si trova sulla sommità del monte, pare
che all’interno vi siano affreschi molto belli. Mi documento e vengo a conoscenza che sono del XII secolo. Il
giorno dopo purtroppo feci fiasco col prete per le chiavi, non me le volle dare ché ultimamente qualcuno
aveva dimenticato la porta della chiesa aperta ed erano entrati cavalli e buoi all’interno! Peccato! Intanto,
di ritorno dal prete, incontrai i miei compagni d viaggio, saremmo stati in dieci a salire sul Monte Vetro.
Fatte le dovute presentazioni iniziammo subito a salire i 400 metri di dislivello che ci separavano dalla vetta
e dalla chiesa. Ero salito diverse volte sul Monte Vetro ma la buona compagnia e la stagione prossima al
risveglio davano sempre una certa emozione. Superammo le prime abitazioni abitate fino agli anni 60 del
secolo scorso, poi ancora qualche svolta e guadagnammo rapidamente una certa altezza. Il panorama
bellissimo ci obbligò a fermarci più volte. In poco più di un’oretta arrivammo all’anticima dove sono i resti
dell’antico Casale di Monte Vetro. Si tratta di un villaggio abbandonato da ormai 800 anni, oltre ai
terrazzamenti e ai resti di mura poligonali non è rimasto molto altro. Ma il fatto che in lontananza iniziasse
a vedersi la sagoma della chiesa ci mise addosso una certa agitazione, iniziammo ad accelerare il passo
come bambini che corrono dietro ad una palla,
come a gareggiare per arrivare primi. Ero il più
giovane del gruppo ma chissà perché non sembrava
affatto! In pochissimi minuti raggiungemmo la vetta
con il Santuario, la croce ed un panorama a 360° da
mozzare il fiato. Lo sguardo raggiungeva tutte le
vette degli aurunci, il Monte Cairo e le vette
innevate dell’appennino. Il bello di salire in
montagna è proprio questo: la stanchezza lascia il posto alla meraviglia ed allo stupore, tanto che ti senti
anche meglio! Piccolo problema: la chiesa era chiusa. Entrai nella dimora dell’eremita, una casetta attigua
alla chiesa. Appena entrato fui investito dalla amenità del luogo. Tutto
lasciava intendere che l’eremita se ne fosse andato da pochissimo ed avesse
lasciato tutto li come se fosse dovuto ritornare. Mi guardai un po’ attorno e
poi intravidi sotto la scaletta in legno che portava alla “zona giorno” una
porticina, la aprii… Eureka! Dava all’interno della chiesa. Entrai e aprii subito
la porta principale notando un certo stupore tra i volti dei miei compagni di
passeggiata. Entrarono tutti dentro. Io intanto uscii a cambiarmi la maglia
sudata. Loro lo avevano già fatto nel mentre che cercavo il modo di entrare. Subito però dovetti rientrare a
fermare un compagno di avventura: stava suonando la campana dall’interno della chiesa. “Ehy, il prete non
sa che siamo entrati!!!” Una risata generale sconvolse il silenzio del luogo. Facemmo qualche foto agli
affreschi, alla cisterna che sta dentro la chiesa e a tutta la
struttura che dava proprio l’impressione di essere
antichissima. Uscimmo dopo un po’, io inviai le foto degli
affreschi via Whattsapp a Dante, un mio amico “mago”
dell’archeologia. Non feci neanche in tempo a chiudere la
porta della chiesa che immediatamente mi arriva la
chiamata di Dante: “Filì, ma dove le hai fatte ste’ foto?” Gli
spiegai rapidissimamente la situazione. “Filì mi ci devi
accompagnà lì sopra, tu non ti immagini che sono quegli affreschi!”. Felice di quella affermazione condivisi
con tutti la notizia, neanche a dirlo dovetti riaprire la chiesa e richiamare Dante. Gli affreschi in questione
pare siano stati realizzati prima dell’anno mille da monaci Basiliani provenienti dal vicino oriente. Il buono
stato di conservazione della struttura e degli stessi affreschi pare non abbiano molti eguali. Cavolo! Sul
Monte Vetro, a 500 metri da casa mia! Ho come la sensazione che presto dovrò tornare in quella chiesetta!
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