Supplemento gratuito n. 7 a Il Nuovo Torrazzo n. 10 del 9 marzo 2013 SETTIMANALE CATTOLICO CREMASCO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1926 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB CREMONA - GIORNALE LOCALE ROC www.ilnuovotorrazzo.it HABEMUS PAPAM Francesco Il cardinale Jorge Mario Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires Fiori . . . e altro SERGNANO via Al Binengo, 47 - Tel. 0373 41283 2 Speciale nuovo Papa GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 Nella foto il cardinale Jorge Mario Bergoglio in un incontro con papa Benedetto XVI IL NUOVO PAPA È NATO NELLA CAPITALE ARGENTINA NEL 1936 P apa Jorge Mario Bergoglio è nato nella capitale argentina Buenos Aires il 17 dicembre 1936. Diplomatosi tecnico chimico, è poi entrato nel seminario di Villa Devoto, per intraprendere gli studi di preparazione al sacerdozio. Nel marzo 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù, compiendo studi umanistici in Cile. Nel 1963, ritornato a Buenos Aires, ha conseguito la laurea in filosofia presso il collegio massimo “San José” di San Miguel. Dedicandosi subito all’insegnamento come professore di letteratura e di psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fe e poi nel collegio del Salvatore della capitale argentina. Dal 1967 al 1970 studia teologia alla Facoltà di Teologia del collegio massimo “San José”, conseguendo la laurea. Ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, nei due anni successivi compie il terzo probandato ad Alcalá de Henares, in Spagna, per poi fare la professione perpetua il 22 aprile 1973. Maestro di novizi a Villa Barilari, San Miguel, professore alla Facoltà di Teologia, consultore della Provincia e rettore del collegio massimo, dal luglio 1973 al 1980 padre Jorge Mario Bergoglio è stato provinciale d’Argentina. Successivamente è nominato rettore del collegio massimo e delle Facoltà di Filosofia e Teologia della stessa Casa e parroco della parrocchia del Patriarca San José, nella diocesi di San Miguel. Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale e viene destinato dai superiori al collegio del Salvatore. Passa poi alla chiesa della Com- “U Gesuita, filosofo e teologo pagnia, nella città di Cordoba, come direttore spirituale e confessore. Il 20 maggio 1992 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires. Riceve l’ordinazione episcopale il 27 giugno dello stesso anno nella cattedrale della capitale argentina dalle mani del cardinale Antonio Quarracino, del nunzio apostolico monsignor Ubaldo Calabresi e del vescovo di Mercedes-Luján, monsignor Emilio Ogñénovich. Il 3 giugno 1997, monsignor Jorge Mario Bergoglio è nominato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires e il 28 febbraio dell’anno dopo, alla morte del cardinale Quarracino, gli succede. Nel 1982 ha pubblicato “Meditaciones para religiosos”, quattro anni dopo “Reflexiones sobre la vida apostólica” e nel 1992 “Reflexiones de esperanza”. Ordinario per i fedeli di rito orientale n uomo semplice ma forte, molto vicino al popolo, che ama profondamente la Chiesa e i poveri”: così Emilio Inzaurraga, presidente del Consiglio nazionale dell’Azione cattolica Argentina, raggiunto telefonicamente a Buenos Aires, racconta il nuovo Papa Francesco. Inzaurraga lo conosce personalmente e lo ha incontrato diverse volte. Del cardinale Bergoglio descrive un ritratto inedito. Una grande sorpresa per il popolo argentino: come vi sentite? “È una sorpresa enorme. Non riusciamo ancora a credere che il Papa sia argentino, siamo stupiti, contentissimi e pieni di speranza. È una grande emozione per tutti noi. Siamo contenti perché conosce i problemi dell’Argentina, conosce la Chiesa latinoamericana. Ha molto carisma e ha lavorato molto bene. Il cardinale Bergoglio è sempre stato una persona molto vicina al popolo, ci ha sempre esortato alla missione e all’evangelizzazione. Una frase importante che ci ripete spesso è l’invito ad andare nelle ‘periferie’ a proporre Gesù. Penso che, in questo momento della Chiesa, darà un contributo significativo Arcivescovo di Buenos Aires residenti in Argentina, che non possono contare su un vescovo del loro rito e Gran cancelliere dell’Università Cattolica Argentina, è stato creato da Giovanni Paolo II, nel Concistoro del 21 febbraio 2001, cardinale del Titolo di San Roberto Bellarmino. Relatore generale aggiunto alla 10ª Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre dello stesso anno, è stato in questi anni membro delle Congregazioni per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per il Clero, per gli Istituti di vita consacrata I poveri sono i suoi preferiti alla nuova evangelizzazione in tutto il mondo.” È un grande cambiamento per la Chiesa? “Sì è un grande cambiamento per la Chiesa di tutto il mondo. Come ha detto nelle sue prime parole, la Chiesa è andata a cercarlo ai confini della terra, al Sud del mondo. Aprire la porta della Chiesa al Sud del mondo: anche questo è un segnale importante. Ma credo che il nuovo Papa farà lo sforzo di tener conto di tutte le realtà.” Il suo primo gesto significativo è stata la richiesta di essere benedetto dal popolo… “Questo è un suo gesto caratteristico. Molte volte, quando abbiamo parlato, sia per telefono sia personalmente, si congedava chiedendomi di pregare per lui. Lo fa con chiunque, che siano autorità, giornalisti o gente comune. È una persona molto DA IERI SERA È PAPA FRANCESCO, IL PRIMO NELLA STORIA DELLA CHIESA A OPTARE PER IL NOME DEL POVERELLO D’ASSISI e le Società di vita apostolica; del Pontificio consiglio per la Famiglia, della Pontificia commissione per l’America Latina e del Consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Da ieri sera, l’argentino gesuita Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, è papa Francesco. Il primo nella storia della Chiesa a optare per il nome del poverello d’Assisi. E l’umiltà e semplicità sono i due tratti che ha subito mostrato affacciandosi alla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. semplice, di costumi molto austeri. In Argentina è facile incontrarlo in metro, in autobus, che viaggia da solo, senza accompagnatori o autisti.” Un Papa latinoamericano che contributo darà alla Chiesa? “Userà comunicazione molto diretta, un modo di esprimersi semplice. Penso che lavorerà molto con l’idea di essere un discepolo e un missionario, mantenendo la centralità in Gesù e la vocazione alla santità. Allo stesso tempo darà impulso alla missione, per portare questa proposta a tutti gli uomini di buona volontà. Approfondirà sicuramente il tema della nuova evangelizzazione.” Avrà una speciale attenzione per la Chiesa dei poveri e i problemi dell’America Latina? “Assolutamente sì. I poveri sono i suoi preferiti. l’Udito Naturale: Spatial Sound SoluzioneUdito24_problemi.qxd SoluzioneUdito24_problemi.qxd Tiene sempre conto di tutti, ma con uno sguardo speciale sui più emarginati, che vengono considerati gli scarti della società. Uno dei grandi problemi del mondo è l’estrema povertà, le tante disuguaglianze sociali. Penso che lavorerà molto perché questi temi diventino visibili e siano all’attenzione del mondo, per perseguire insieme il bene comune. E poi sì, credo che la scelta del conclave voglia dare attenzione alla realtà cattolica dell’America Latina.” Come Francesco affronterà le sfide più scomode nella Chiesa, come gli scandali pedofilia? Quale pensa sarà la sua linea? “Credo che seguirà la linea di Benedetto XVI di tolleranza zero e allo stesso tempo starà attento alle sofferenze delle vittime, con uno sguardo misericordioso sui peccati, ma con fermezza sulla giustizia. Sicuramente lavorerà molto sulla selezione dei candidati al sacerdozio, la formazione nei seminari.” In sintesi, un uomo semplice ma forte… “Sì un uomo semplice ma forte e che ama profondamente la Chiesa. Che Dio lo aiuti, noi preghiamo per lui.” 14/02/2006 14/02/2006 18.26 18.26 Pagina Pagina 1 1 Il tuo Hai problemi problemi di udito? Hai problemi di didi udito? Hai udito? Hai problemi udito? udito Hai problemi di udito? Hai problemi di udito? SoluzioneUdito24_problemi.qxd 14/02/2006 18.26 Pagina 1 non è mai stato così bello. 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Forse pochi si aspettavano di vedersi affacciare dalla loggia che domina l’ingresso della basilica Jorge Mario Bergoglio, da ieri papa Francesco. Sono trascorsi 60 interminabili minuti prima che il cardinale protodiacono Jean-Louis Pierre Tauran si affacciasse e annunciasse ai fedeli il nome del nuovo Pontefice. “Habemus Papam” le parole che tutti attendevano, seguite dal nome del cardinale: Jorge Mario Bergoglio, che ha scelto per sé il nome di Francesco, il primo Papa a chiamarsi come il santo patrono d’Italia. Il santo al quale il Signore chiese di “andare e riparare la sua chiesa”. L’apertura delle porte è stata accolta da un fragoroso applauso. Così le parole del cardinal Tauran. Ma ancora qualche minuto di trepidante attesa per i fedeli della Chiesa di Roma per abbracciare il Santo Padre. Con umiltà e uno sguardo quasi stranito Papa Francesco si è affacciato alla loggia che domina la piazza della basilica. Lo ha fatto in veste bianca, scegliendo la semplicità che lo ha subito avvicinato al suo popolo. Le prime parole lo hanno fatto sentire ‘uno di noi’ e i primi commenti regalati dai fedeli alla rete lo hanno sottolineato. “Fratelli e sorelle… buonasera” e San Pietro si è sciolta in un boato e con lei lo stesso Pontefice che si è aperto in un sorriso capace di spazzare via la tensione. “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma; sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui”. Parole che hanno regalato al globo l’immagine di un Papa diverso da come probabilmente ce lo si aspettava. Da come il silenzio e la tensione dipinta sul suo volto avevano indotto a pensare nel momento in cui si è affacciato per la prima volta sul loggiato della basilica. Un Papa che ha fatto della semplicità il suo biglietto di ingresso come pastore chiamato a guidare il gregge. Un Papa pronto a parlare il linguaggio della sua gente. Un Papa capace di generare simpatia ed empatia alla prima parola proferita: sarà stato quell’italiano zoppicante, quella quasi titubanza nell’affacciarsi alla vista dei fedeli, quello sguardo fermo e insieme dolce. Un Papa che ha ringraziato i fedeli e che non si è dimenticato del suo grande predecessore, Benedetto XVI, forte nel giorno in cui ricevette l’incarico tanto quanto nella decisione comunicata al mondo di lasciare la cattedra di Romano Pontefice. “Vi ringrazio l’accoglienza – ha detto Francesco con un italiano venato da inflessioni sudamericane – dela comunità diocesana de Roma al suo vescovo. Grazie. E prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI; preghiamo tutti insieme per lui perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”. Il Papa argentino si è così unito per la prima volta in preghiera con il suo popolo. Un momento straordinario per intensità e significato. “E adesso – ha poi ripreso il suo discorso – cominciamo questo cammino vescovo e “Fratelli e sorelle, buonasera... prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI... E adesso cominciamo questo cammino vescovo e popolo della Chiesa. Un cammino di fratellanza, amore e fiducia tra noi... E adesso vorrei dare la benedizione ma prima vi chiedo un favore. Prima che il vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica... A domani... buon riposo” 3 PAPA FRANCESCO SI È PRESENTATO ALLA CHIESA DI ROMA E DEL MONDO CON GRANDE SEMPLICITÀ popolo della Chiesa di Roma che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, amore e fiducia tra noi. Preghiamo per noi, l’uno per l’altro, per tutto il mondo perché vi sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi incominciamo sia fruttuoso per la evangelizzazione di questa bella città”. E nel momento successivo papa Francesco, ormai scioltosi davanti alla sua gente, arrivata da tutto il globo, ha saputo creare quel legame fondamentale per il cammino “vescovo-popolo”. Lo ha fatto con semplicità. Lo ha fatto ripartendo laddove il suo predecessore aveva lasciato, con umiltà. Come Benedetto XVI ha salutato San Pietro per la difficoltà a proseguire nel faticoso progetto di guidare il Popolo di Dio chiedendo, e ottenendo, la comprensione e l’amore dei suoi fedeli; così papa Francesco si è rivolto ai fedeli chiedendo loro aiuto. E lo ha fatto con le parole di un sacerdote che prima di tutto è un uomo, piccolo di fronte all’impegno di guidare la chiesa di Dio. “E adesso – ha detto – vorrei dare la benedizione ma prima vi chiedo un favore. Prima che il vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi pregate il signore perché mi benedica. La preghiera del popolo chiedendo la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. Quindi il raccoglimento prima della benedizione dell’arcivescovo di Buenos Aires, divenuto Papa, sulla Chiesa di Roma e su quella del Mondo. Una benedizione che si è conclusa con un arrivederci, anche questo informale, un “A domani, buon riposo” che ha scatenato ancora una volta la folla che ha sentito il Papa ancora più vicino. Questa la magia che la Chiesa, con un suo pastore, è riuscita un’altra volta a compiere. Questo il nuovo giorno accolto con un sorriso con un amore che si è sentito, anche attraverso gli schermi. Se il compito del Papa è quello di guidare la Chiesa e i suoi fedeli nel cammino indicato dal Signore, papa Francesco ha dato un chiaro segnale “io sarò al vostro fianco, camminerò con voi”. FORNITURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE CREMA - Via Mercato, 28 - Tel. 0373 203900 4 Speciale nuovo Papa GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 La lunga attesa: la S. Messa “pro L a lunga attesa per il nuovo Papa è stata scandita da una serie di riti e di momenti densi di significati, seguiti da migliaia di fedeli in piazza San Pietro a Roma, grazie anche ai maxischermi, e da milioni di persone in tutto il mondo. LA SANTA MESSA “PRO ELIGENDO” Martedì 12 marzo. Si è conclusa dopo circa un’ora e cinquanta minuti, con il canto in latino dell’Ave Regina, la messa “pro eligendo Romano Pontifice”, atto d’inizio – di fronte a tutto il “popolo di Dio”, che ha gremito la basilica vaticana con una fila per entrare cominciata già qualche ora prima – dei riti per l’elezione del 266° successore di Pietro. Al centro della celebrazione, l’omelia del cardinale decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, che ha iniziato con un ringraziamento al Papa emerito Benedetto XVI, sottolineato dall’applauso della folla. “Allo stesso tempo – ha proseguito – oggi vogliamo implorare dal Signore che attraverso la sollecitudine pastorale dei Padri Cardinali voglia presto concedere un altro Buon Pastore alla sua Santa Chiesa. Ci sostiene in quest’ora la fede nella promessa di Cristo sul carattere indefettibile della sua Chiesa”. “Nell’unità della Chiesa esiste una diversità di doni, secondo la multiforme grazia di Cristo, ma questa diversità è in funzione dell’edificazione dell’unico corpo di Cristo”. Nel ricordarlo, sulla scorta di san Paolo, il cardinale Sodano ha spiegato che “è proprio per l’unità del suo Corpo Mistico che Cristo ha poi inviato il suo Santo Spirito La Messa “pro eligendo” e i cardinali mentre entrano nella Cappella Sistina e allo stesso tempo ha stabilito i suoi Apostoli, fra cui primeggia Pietro come il fondamento visibile dell’unità della Chiesa”. San Paolo, ha proseguito Sodano, “ci insegna che anche tutti noi dobbiamo collaborare a edificare l’unità della Chiesa, poiché per realizzarla è necessaria la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro. Tutti noi, dunque, siamo chiamati a cooperare con il successore di Pietro, fondamento visibile di tale unità ecclesiale”. Il cardinale decano, terminando l’omelia, ha chiesto a tutti di pregare “perché il Signore ci conceda un Pontefice che svolga con cuore generoso tale nobile missione. Glielo chiediamo per intercessione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli, e di tutti i Martiri e i Santi che nel corso dei secoli hanno reso gloriosa questa Chiesa”. L’atteggiamento fondamentale di ogni buon Pastore è dare la vita per le sue pecore, ha detto il decano: “Questo vale soprattutto per il Successore di Pietro, Pastore della Chiesa universale. Perché quanto più alto e più universale è l’ufficio pastorale, tanto più grande deve essere la carità del Pastore. Nel solco di questo servizio d’amore verso la Chiesa e verso l’umanità intera – ha fatto notare il porporato – gli ultimi Pontefici sono stati artefici di tante iniziative benefiche anche verso i popoli e la comunità internazionale, promovendo senza sosta la giustizia e la pace. Preghiamo perché il futuro Papa possa continuare quest’incessante opera a livello mondiale”. L’INGRESSO IN CONCLAVE Alle ore 16.30 di martedì, secondo quanto stabilito dalla Vailati Congregazione generale dei Cardinali, ha avuto luogo l’ingresso in Conclave per l’elezione del nuovo Romano Pontefice, come previsto dall’Ordo Rituum Conclavis. Dalla Cappella Paolina del Palazzo apostolico, preceduti dalla Croce e seguiti dal Libro dei Vangeli, al canto delle Litanie dei Santi, i 115 cardinali elettori si sono diretti in processione alla Cappella Sistina dove, dopo il Canto del Veni Creator, hanno pronunciato il giuramento prescritto al n. 51 della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, emanata da Giovanni Paolo II nel 1996. La Croce con i candelieri avanti, i cantori della Cappella Sistina che intonano canti sacri poi alcuni prelati, il segretario del Conclave, il card. Grech, al quale è affidata la meditazione: questo l’inizio della processione, cui hanno partecipato tutti i cardinali in F.LLI SRL ordine inverso alla precedenza (prima i Diaconi, poi i Presbiteri e da ultimo i Vescovi). A chiudere la processione il card. Re, il cardinale primo in ordine di precedenza, che ha presieduto l’assemblea, accompagnato dal Maestro delle Cerimonie, mons. Marini. All’arrivo in Sistina, dopo la lunga formula introduttiva in latino pronunciata insieme al card. Re, i singoli cardinali, secondo l’ordine di precedenza, hanno raggiunto il leggio collocato al centro della Cappella Sistina e su cui è stato collocato l’Evangeliario aperto e, mettendo la mano sul Vangelo, hanno pronunciato il proprio nome e la formula di adesione al giuramento. Subito dopo, tutti, a eccezione dei cardinali elettori, sono usciti dalla Sistina. È il momento dell’extra omnes, intimato dal Maestro delle cerimonie liturgiche pontificie alle ore 17.30 in punto. A quel punto padre Grech ha tenuto ai cardinali elettori la seconda delle meditazioni prevista La nostra pubblicità anche su www.creuropa.it il nuovo portale di informazione del cremasco CREMA - Via Milano, 53 - Tel. 0373 / 230110 - Fax 0373 / 31785 - E.Mail: [email protected] - Web: www.vailatifratelli.peugeot.it Speciale nuovo Papa GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 eligendo”, il Conclave, le fumate dall’Universi Dominici Gregis: a tenere l’altra, subito prima delle Congregazioni generali, era stato il predicatore della Casa pontificia, padre Cantalamessa. Dopo la meditazione, padre Grech e mons. Marini hanno lasciato la Sistina. A seguire il primo scrutinio per l’elezione del nuovo Papa. La prima giornata di Conclave si è conclusa con i Vespri, prima del ritorno dei cardinali nella Casa Santa Marta. Monsignor Marini, dopo l’extra omnes, chiude le porte della Sistina ha emesso fumo nero, in anticipo rispetto alle 12, quado era atteso il termine della votazione. È la seconda fumata nera, dopo la prima di martedì sera. Senza esito, dunque, anche il terzo scrutinio dei 115 cardinali elettori. Delusa, dunque, l’attesa dei molti fedeli e turisti che si sono radunati sotto gli ombrelli, in una Roma in cui la pioggia continua a imperversare. LA PRIMA FUMATA La prima fumata di martedì, intorno alle 19.40, è stata nera. Gli occhi di tutti – fedeli, curiosi, “addetti ai lavori” – in questi giorni sono stati puntati sul comignolo più famoso del mondo: quello della Cappella Sistina, dal quale sono uscite le “fumate”, segno tipico del Conclave in corso e poi dell’elezione del nuovo Papa. Le fumate si realizzano bruciando le schede al termine delle votazioni, non però di ogni singola votazione, bensì delle votazioni del mattino e delle votazioni del pomeriggio. Se non c’è un’elezione oppure se l’elezione avviene nella seconda votazione del mattino o del pomeriggio, gli orari normali sono intorno alle 19 e intorno alle 12, ma si tratta di un’indicazione molto sommaria. Se, invece, l’elezione avviene al primo scrutinio del mattino o nel primo scrutinio del pomeriggio, la fumata – che in questo caso è bianca – allora può verificarsi a metà della mattina o alla metà del pomeriggio. L’elezione di papa Ratzinger – in un Conclave avvenuto con lo stesso numero di elettori – era stata alla prima votazione del MERCOLEDÌ: PRIMA NERA POI BIANCA pomeriggio e quindi la fumata si ebbe dopo le 17. LA GIORNATA TIPO È intensa la “giornata tipo” dei cardinali riuniti in Conclave. La colazione al mattino, a Santa Marta, prevista tra le 6.30 e le 7.30. Alle 7.45 il trasferimento al Palazzo Apostolico – con il pullman apposito o, a scelta, a piedi – e, dalle 8.15 alle 9.15, la concelebrazione della santa Messa nella Cappella Paolina. Alle ore 9.30 entrano in Cappella Sistina, recitano l’Ora Media e fanno gli scrutini della mattina. Alle 12.30 ritornano a Santa Marta e, alle 13, il pranzo. Alle 16, di nuovo i 115 cardinali elettori si trasferiscono alla Cappella Sistina: intorno alle 16.50 gli scrutini del pomeriggio e alle 19.15 i Vespri con cui i cardinali concludono nella Cappella Sistina la giornata delle votazioni. Alle ore 19.30 il trasferimento a Santa Marta, alle 20 la cena. LA SECONDA FUMATA: ANCORA NERA Mercoledì 13 marzo, alle ore 11.38, il comignolo della Sistina ndlao oo m l e u n c s e lar la pe e m e i s n do i on m e nddo i on o s c m e n l s i e n ondo er volare m ep l m e e i s n n i e ndo ndo o per volare nel mo m l e n eme lare i en do ins el mon FUMATA NERA IN DIRETTA unedì e martedì, due giorni come tanti. Non per me. Per caso – prendendo parte a un’uscita didattica programmata da tempo – mi sono ritrovato a Roma nei giorni del Conclave. Roma è sempre impressionante per il profumo di storia e arte che si respira nell’aria: i suoi monumenti e palazzi e i dipinti conservati nelle sue chiese sono un piacere per gli occhi, ancor più se all’università sono stati oggetti di molti dei tuoi esami. Ma lunedì e martedì tutto era diverso. Le emozioni davanti a San Pietro e al Colonnato – considerato simbolo di due grandi braccia che accolgono a avvolgono i fedeli in un grande abbraccio – erano amplificate dalla forte presenza di giornalisti, troupe, telecamere e cavalletti pronti a immortalare la fumata bianca e intenti a intervistare i fedeli giunti da tutto il mondo. Impressionanti le postazioni mobili a piani costruite dal Vaticano, così come le terrazze “private” affittate alle grandi emittenti alla ricerca di immagini esclusive. 5.600 i giornalisti accreditati, oltre 300 le tv, in Vaticano per il Conclave: lo aveva annunciato nei giorni precedenti alla mia visita il portavoce della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi e l’ho toccato io con mano, salutando e sorridendo ai rappresentanti della stampa e dei mass media che ho incontrato lungo la strada. Sembrava di essere un po’ a una Giornata Mondiale della Gioventù, ma dedicata ai giornalisti. Papa Ratzinger mancherà a tutti perché nei suoi otto anni di pontificato è stato una grande guida e un grande vescovo di Roma. Ma anche in me cresce forte l’attesa di conoscere chi sarà il prossimo successore di Pietro: con un po’ di ansia, non so perché, martedì alle 20 ho atteso “la fumata”, che tutti nella capitale attendevano nera. Lunedì ho sentito dire a due sacerdoti che non sarebbe stata la riunione del Conclave più breve della storia, come invece qualcuno ha ipotizzato sin dall’inizio. Dopo il pontificato di Ratzinger, lo sguardo dei fedeli è ora rivolto al futuro. Anche il mio. Non mi importa la nazionalità del nuovo Papa (martedì un intervistato dalla tv spagnola ha dato per certo un americano) e neppure se sarà bianco o meno. Ho visto la “fumata bianca” da casa, ma certamente ho sentito l’elezione più vicina che mai avendo vissuto Roma i primi due giorni del Conclave. Luca Guerini in in o d n o nel m el mondo e r a are n l l o o v r v e p e per airnisaiedmie r vo el m n e r a l per vo Dopo quella, attesa e mancata, della mattina, neanche la fumata bianca di metà pomeriggio c’è stata. La delusione è cominciata a trasparire nei volti di alcuni fedeli che anche nel pomeriggio di mercoledì – come hanno fanno da martedì – stazionano nella piazza dove sono puntati i riflettori del mondo. Anche il quarto scrutinio del Conclave s’è dunque concluso senza esito. I 115 cardinali elettori procedono perciò con la quinta votazione, la cui conclusione è prevista intorno alle 19. E la piazza continua ad attendere, con la gente che affluisce favorita dall’orario classico del “dopo lavoro”. Intanto, attorno alle 17.40, un gabbiano si è posato sul comignolo della Sistina. L’attesa delle persone in piazza e del mondo intero che guardava a Roma, è terminata alle 19.06 con la fumata bianca: da lì in poi, tutti ad aspettare l’annuncio dell’Habemus Papam e le prime parole del nuovo Pontefice. L 5 lare nel e per v insiem mondo do a r g o m pri per vo insieme Oltre agli standard ministeriali la scuola offre agli alunni: zzi per raga i n n a 3 1 11 - un’ora in più alla settimana di conversazione con insegnante madrelingua: anticipa la primavera con le nuove Tende da Sole O SISTEMA DINAriaMbiICle inclinazione va attimo da 0° a 90° in un MONTAGGIO - campus estivo con madrelingua (nelle strutture della Fondazione) installazione pratica e veloce - un’ora alla settimana di informatica durante l’orario scolastico - preparazione a sostenere gli esami per la patente europea (ECDL) in terza media - primi approcci al mondo Apple da completare negli anni del nostro liceo FINITURE una lista infinita i di colori di tessut SICUREZZA o resistenza al vent in classe 3 DESIGN tato innovativo proiet ro tu fu il o vers i il l sceg TmUagOgio o tra · Anemometro + motore · Copritenda protettiva stagione invernale · 20% di sconto Preventivi e sopralluoghi GRATUITI www.fondazionemanziana.it Via Dante Alighieri, 24 26013 Crema (CR) tel. 0373.257312 fax. 0373.80530 [email protected] TENDE DA Siamo specializzati in sostituzione teli e riparazione strutture RIPARARE? 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Sorprendente è stata l’attenzione che i media di tutto il mondo hanno rivolto a quanto si stava preparando in Vaticano: segno che, comunque, la Chiesa cattolica richiama ancora l’attenzione del mondo, su di essa fa ancora conto, nonostante spesso l’opinione pubblica sembri farne volentieri a meno! E per quanto i pronostici circa i candidati al ministero petrino possano essere stati differenti, una realtà è emersa con evidenza: l’uomo, di qualunque provenienza geografica o spirituale, è richiamato inevitabilmente attorno a un centro, in cui possa confidare o da cui sappia di poter trovare benevolenza o indicazioni di vita, magari anche per confutarle, ma – molto di più – per poter attingervi una nuova speranza. Le inattese dimissioni di Papa Benedetto XVI hanno dato a questo conclave un tocco di straordinarietà, così che l’interesse per la Chiesa si è accentuato notevolmente: la presenza di tanti inviati speciali da tutto il mondo (si parla di 5600 giornalisti accreditati!) è indice della fame di verità presente nel cuore degli uomini, che desiderano vedere attestata dalla Chiesa in questo nostro tempo tanto travagliato, anche attraverso impulsi inediti che Papa Francesco saprà suscitare. La rapida scelta del nuovo Papa (solo cinque votazioni!) è indice di un comune sentire tra i cardinali elettori, di una convergenza totale, frutto di una piena docilità allo Spirito Santo, e di quell’impegno responsabile che assicuri alla Chiesa di questo nostro tempo di svolgere un servizio d’amore a vantaggio dell’umanità. Papa Francesco si è presentato alla grande folla che riempiva, commossa e festosa, piazza San Pietro con una semplicità disarmante. Ha ricordato con affetto il suo predecessore Benedetto e ha invitato tutti alla preghiera, chiedendo, in un momento di improvviso e toccante silenzio, che si pregasse per lui e per il suo ministero di vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità tutte le altre Chiese. In questi giorni molti hanno descritto un possibi- Le strutture della Fondazione Le Le Le Le strutture strutture strutture della della della della Fondazione Fondazione Fondazione Le strutture Lestrutture della strutture Fondazione dellaFondazione Fondazione Benefattori Cremaschi offrono Benefattori Benefattori Benefattori Benefattori Cremaschi Cremaschi Cremaschi offrono offrono offrono Benefattori Benefattori CremaschiCremaschi Cremaschi offrono offrono offrono una vasta attività ambulatoriale una una una una vasta vasta vasta vasta attività attività attività attività ambulatoriale ambulatoriale ambulatoriale ambulatoriale una vasta una attività vasta ambulatoriale attività ambulatoriale rivolta ai privati cittadini rivolta rivolta rivolta rivolta ai ai ai ai privati privati privati privati cittadini cittadini cittadini rivolta ai privati rivoltacittadini ai privaticittadini cittadini Commozione e gratitudine le identikit del nuovo Papa, non solo hanno cercato di individuarne la provenienza geografica, ma anche hanno segnalato le virtù che avrebbero voluto riscontrare in lui. Si è scritto che “il nuovo Papa dovrà essere evangelico e missionario”: prerogativa che certamente non differenzia qualcuno in particolare, ma che accomuna tutti i pastori, chiamati a pascere il gregge di Cristo! A Papa Francesco auguro che possa essere testimone, maestro e custode della fede in Gesù Cristo: è questa infatti la specifica funzione petrina. Toccherà poi alle singole Chiese locali, diffuse su tutta la terra, impegnarsi ad aiutare i battezzati e quanti sono in ricerca di Dio a tradurre il suo insegnamento incarnando la fede in Cristo Signore dentro le vicissitudini del tempo presente, perché l’umanità, spesso lacerata e divisa, possa vivere un vero stile di famiglia, nella pace e nella concordia. Vorrei, infine, riprendere una verità già sottolineata nell’omelia per la recente festa degli anniversari sacerdotali. È auspicabile che, almeno da parte dei cristiani, ci si liberi da quel senso di stanchezza, di sfiducia e di smarrimento che spesso emerge quando si parla della Chiesa, come se essa non fosse più in grado di affrontare le presenti sfide. Nonostante le sue intrinseche debolezze, dovute alla fragilità dei suoi membri e le persecuzioni (anche mediatiche!) a cui è sottoposta, la Chiesa è viva, tenuta saldamente nelle mani del Cristo risorto, sostenuta da migliaia di cristiani/martiri del nostro tempo, mentre proclama il Vangelo della misericordia come il Vangelo più adatto a un mondo spesso miserabile. Che la Chiesa è viva lo testimoniano le folle di fedeli, accorse a più riprese in questi giorni in piazza San Pietro. La loro presenza è indice non di curiosità, né smania di protagonismo, ma di un vero interesse per la Chiesa, da questa sera arricchita dalla testimonianza che Papa Francesco saprà offrire attraverso l’immagine di una Chiesa povera, umile e serva dell’umanità, ricca solo della potenza del Risorto. Auguro, infine, al nuovo Pontefice di adoperarsi con tutte le forze perché la Chiesa tutta grondi di misericordia: sarà così la buona notizia per il mondo. + Oscar Cantoni, vescovo di Crema La struttura di La La La La struttura struttura struttura di di di La struttura Lastruttura di strutturadi di via Kennedy al servizio via via via via Kennedy Kennedy Kennedy èèèèèèal al al al servizio servizio servizio via Kennedy viaKennedy Kennedy è al servizio alservizio servizio di tutti a cittadini di di di di tutti tutti tutti tutti a a a a cittadini cittadini cittadini cittadini di tutti a cittadini di tutti a cittadini D i fronte a questa sorprendente e sospirata notizia, reagisco con tre sentimenti. Il primo è quello della commozione, il secondo è quello della gratitudine e il terzo è un augurio. Finalmente è arrivata la sospirata notizia, avevamo il cuore in fibrillazione, eravamo disposti ad accogliere il nuovo papa qualunque fosse il suo nome, la sua identità. Abbiamo vissuto alcuni giorni al cardiopalma. Ora finalmente possiamo respirare a pieni polmoni: “Habemus papam…” e che papa! Secondo sentimento è la gratitudine. Sento il dovere di dire grazie allo Spirito Santo che ha assistito ai lavori e i padri del conclave. Nel nuovo Papa ci è stato donato un servitore del Vangelo, il servo dei servi di Dio, la guida del popolo di Dio in cammino. Colui, che come Pietro ci conferma nella fede in Cristo Signore. Certo, ringraziamo Dio per averci dato Benedetto XVI, ma ora le nostre più vive attese sono rivolte al nuovo Papa, anzi al vescovo di Roma, il vescovo Francesco. Terzo sentimento è l’augurio: non può mancare un augurio all’eletto perché sappia mettersi in continuità con i suoi predecessori, ma anche farsi coraggioso assertore delle necessarie novità; un papa che abbia il coraggio di tenere viva la memoria dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, un papa che abbia il coraggio di realizzare alcune riforme che il Concilio ha auspicato e che finora non sono state realizzate, un papa che abbia il coraggio di dedicarsi totalmente alla predicazione del Vangelo, lasciando cadere tanti orpelli e tutto ciò che appesantisce il cammino della Chiesa di Cristo nella storia, un papa che dia l’esempio a tutti i vescovi che quello che conta non è l’affermazione personale, o la ricerca della visibilità, o la sola difesa di presunti diritti, ma la fedeltà al Vangelo, la gioia del credere e la totale sottomissione alla volontà di Dio. Mi permetto di aggiungere una nota personale. Devo dire che, avendo saputo da quanto ho potuto leggere che Giorgio Mario Bergoglio aveva già ottenuto dei voti nel precedente conclave, io l’avevo fatto il mio candidato personale e l’ho confidato a molte persone. Questa sera da molti amici ho ricevuto dei messaggi e delle telefonate che mi hanno fatto un grande piacere perché in qualche modo mi hanno riconosciuto, in questa occasione, un “profeta”. Vorrei anche mettere in evidenza lo stile del nuovo papa, di papa Francesco che si è chiamato solo vescovo di Roma e non è mai uscita dalla sua bocca la parola papa; secondo: ha voluto essere benedetto dal suo popolo prima di benedirlo; e terzo: ha scelto il nome di Francesco che è l’icona della povertà ed è risaputo che il papa Francesco a Buenos Aires ha aperto il palazzo vescovile ai poveri e si è fatto loro vicino: avremo un papa libero perché povero. mons. Carlo Ghidelli In via Zurla, nella sede della RSA, Al vostro domicilio viene In In In In via via via Zurla, Zurla, Zurla, Zurla, nella nella nella sede sede sede della della della RSA, RSA, RSA, Al Al Al vostro vostro vostro domicilio domicilio domicilio viene viene viene In via Zurla, Invia via nella Zurla, sedenella della nellasede RSA, sededella dellaRSA, RSA, Al vostro Al domicilio Alvostro vostrodomicilio viene domicilioviene viene la domanda per la cura e l’attenzione garantita attenzione da un lala la la domanda domanda domanda per per per per la la la cura cura cura l’attenzione l’attenzione l’attenzione garantita garantita garantita attenzione attenzione attenzione da da da un un un la domanda ladomanda per domanda la cura per e la l’attenzione lacura curaeeeeel’attenzione l’attenzione garantitagarantita attenzione garantitaattenzione attenzione da un da daun un ai problemi assistenziali con valenza personale professionalmente ai ai ai ai problemi problemi problemi problemi assistenziali assistenziali assistenziali assistenziali con con con con valenza valenza valenza valenza personale personale personale personale professionalmente professionalmente professionalmente professionalmente ai problemiaiassistenziali problemi assistenziali con valenzacon valenza personale professionalmente personale professionalmente sanitaria, trovano adeguata risposta preparato sanitaria, sanitaria, sanitaria, sanitaria, trovano trovano trovano trovano adeguata adeguata adeguata adeguata risposta risposta risposta risposta preparato preparato preparato preparato sanitaria, trovano sanitaria, adeguata trovanorisposta adeguata risposta preparato preparato Speciale nuovo Papa GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 F Pace e bene rancesco d’Assisi piace a tutti e piace molto. Scrittori, poeti, pittori e registi cinematografici hanno proposto il “loro” Francesco. A otto secoli di distanza, Francesco, il più vivo e attuale fra i santi, è ancora presente non solo ad Assisi ma in tutta la Chiesa. Dopo l’annuncio dell’elezione di papa Francesco ho ricevuto molti messaggi sul mio cellulare e fra questi mi piace ricordare i primi quattro: “Pace e bene”; “Papa Francesco un papa che mette in primo piano la preghiera”; “Sono felice che abbiamo un buon Papa. Francesco d’Assisi lo custodisca”; “Viva papa Francesco. Siamo felici. Vai a restaurare la mia Chiesa”. Di seguaci di San Francesco non ce ne sono solo nel primo o secondo ordine, cioè tra i frati e le suore, perché lo stesso Francesco scrisse una regola per i laici che volessero vivere il Vangelo e che sono tutt’oggi presenti nella Chiesa: i Terziari Francescani. Quasi nessuno lo ricorda, eppure mons. Tonino Bello volle che fosse scritto sulla sua tomba ad Alessano: Terziario Francescano. Anche lui è dunque un santo figlio di Francesco d’Assisi e così volle essere ricordato. Per me che sono frate Cappuccino ogni volta che pronuncerò il nome del Papa, non potrò non ricordare quel grande uomo: “Alter Cristus”, oppure come lo definirono i biografi “…non tanto un uomo che pregava, ma un uomo fatto preghiera”. Uniamoci in una preghiera corale affinché papa Francesco sappia vivere lo spirito del poverello d’Assisi: annunciare il Vangelo, e cioè che esiste un Dio morto sulla croce e risorto che ci ha dato la vita e celebrare i Sacramenti, momenti privilegiati dell’incontro con il Signore risorto e presente nella sua Chiesa in semplicità e gioia. Fra’ Giuseppe 7 Nuova freschezza Due nomi D S opo l’elezione del nuovo papa, mi restano stampati in testa due nomi e un’ironica riflessione. I due nomi sono: Giorgio e Francesco. Il primo è quello di Battesimo del card. Bergoglio, il secondo quello del successore di Pietro. Giorgio è anche il mio nome. Non nego di aver provato una certa emozione sentendolo proclamare dalla loggia di San Pietro. Si collega con quanto Benedetto XVI disse il giorno della sua elezione. Vi ricordate? Si definì “un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore.” Bene: il nome “Giorgio” significa proprio “agricoltore”, “vignaiolo”, come Gesù disse nel Vangelo: “Il Padre mio è l’agricoltore”. Un nome di battesimo che s’adatta perfettamente al nuovo Vescovo di Roma. Francesco è il secondo nome che mi ha colpito, dopo un primo disorientamento. Quello che ha scelto per sè il 266° successore di Pietro. Per la prima volta un Papa sceglie il nome del poverello d’Assisi. Una bomba spirituale. Certamente un grande segnale che già abbiamo colto dalle sue prime parole, dall’umiltà con cui s’è presentato e dalle preghiere che ha recitato dalla loggia... come mai è successo all’elezione di un Papa. Parlando di Francesco non può non venire in mente la frase che il Crocifisso gli disse, all’inizio della sua eccezionale testimonianza: “Va’ e ripara la mia Chiesa che, come vedi, è tutta in rovina!” “All’udire quella voce – scrive la vita – Francesco rimane stupito e tutto tremante, perché nella chiesa è solo e, percependo nel cuore la forza del linguaggio divino, si sente rapito fuori dei sensi. Tornato finalmente in sé, si accinge ad obbedire, si concentra tutto nella missione di riparare la chiesa di mura, benché la parola divina si riferisse principalmente a quella Chiesa, che Cristo acquistò col suo sangue (At 20,28), come lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelò in seguito ai frati.” Anche oggi la Chiesa (e il mondo) ha grande bisogno di restauro. E pare proprio che il nuovo Francesco sia rimasto anch’egli un po’ stupito e tremante... ma siamo certi che si darà da fare! Ho detto che mi si è stampata in testa anche un’ironica riflessione: il fallimento di tutte le chiacchiere dei giornali e dei media. Smentite tutte le previsioni, le illazioni, le anticipazioni... persino le “soffiate” sui voti presi dal card. Scola nel primo giorno di conclave. Lunghi elenchi di cardinali papabili nei quali non appariva neanche per striscio Bergoglio. Quasi da ridere. E si rivela vero il proverbio: chi entra in conclave papa, vi esce cardinale. E tutte le discussioni dettate da nessun senso spirituale, ma da tanta politica con tante banalità. ono le ore 17.45, come ogni mercoledì pomeriggio mi trovo nel mio ufficio nella sede della Cei e alcuni sacerdoti mi invitano ad andare in piazza San Pietro. Anche se è ancora presto, la decisione si è rivelata saggia: la piazza era già assalita da centinaia di persone, segno di un’attesa molto sentita. Trovata una postazione “buona”, il mio pensiero va al pomeriggio di martedì quando ho visto sfilare e poi giurare i 115 cardinali elettori: quanti volti, di ogni continente, di diverse culture! E la domanda: chi sarà il futuro Papa? Dopo poco più di un’ora di attesa, ecco la fumata: bianca! Le campane della basilica suonano a festa, la gente ormai ha riempito completamente la piazza e il clima, nonostante la leggera pioggia, si fa sempre più caldo e gioioso. Canti, urla di gioia, applausi. Finalmente si apre la porta del balcone della Basilica e appare il cardinale protodiacono per l’annuncio: “Habemus Papam”, l’applauso e la gioia della folla presente è incontenibile, prima ancora di conoscere il nome. E finalmente il nome Georgium Marium card. Bergoglio e poi il nome con il quale lo chiameremo: Francesco. Davvero inattesa questa scelta, la fantasia di Dio è sempre capace di sorprendere, lo Spirito Santo è un vento leggero, ma irresistibile. È un uomo di cultura teologica e scientifica, di grande esperienza pastorale e missionaria, che ha dimostrato di amare la Chiesa e di non risparmiarsi nella dedizione per l’annuncio del Vangelo. Su di lui ora si concentrano lo sguardo, le speranze, le attese di miliardi di persone, non solo credenti, ma anche di molti uomini e donne di buona volontà che guardano alla Chiesa e al suo insegnamento come punto di riferimento alto per valori che la nostra società sembra aver smarrito. Il fatto che la scelta si è concentrata su un non europeo è significativo. È un’apertura di speranza, un vento di freschezza che da Chiese più giovani giunge nel cuore di questa Europa stanca e disorientata . Ma ora appare il Papa, accolto da un grande applauso come segno di affetto e riconoscimento del suo ruolo di pastore della Chiesa universale. Simpatiche anche le sue prime parole alla folla: “Buona sera”. Significativi i primi segni posti: in primo luogo la preghiera per il predecessore, la sottolineatura del suo legame primo con la Chiesa di Roma di cui sarà il nuovo Vescovo, la richiesta della preghiera per lui e il suo ministero. Qui la piazza è stata pervasa da un silenzio impressionante. Ora la prima benedizione che accolgo con trepidazione, ricordando tutte le persone che mi sono care. Sento i primi positivi commenti: ha fatto davvero una buona impressione tra la gente, tra i religiosi e i sacerdoti presenti in piazza San Pietro. Il nome di Francesco è impegnativo: è il Francesco missionario, annunciatore del Vangelo, ma soprattutto è il Francesco riformatore della Chiesa. Piano piano la piazza, cuore della città di Roma e del mondo, si svuota. Tutti torniamo alle nostre case, con un pensiero nel cuore: grazie Signore! Giorgio Zucchelli mons. Angelo Lameri Si accettano prenotazioni per i menù di Sorgente del Mobile VAIANO CREMASCO Pasqua e Pasquetta € 35 + vini alla carta S.S. 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Già nell’ultimo conclave del 2005 era stato inserito tra i papabili di area progressista; stavolta oggettivamente appare come una sorpresa inaspettata, sottolineata anche dal silenzio improvviso che è calato su Piazza S. Pietro, un attimo prima festante, colpita da un nome che certo nessuno si aspettava. Possiamo immaginare fin d’ora il fiume di retorica che si spenderà a proposito della scelta del nome, Francesco come il Santo d’Assisi, e sulle sue prime parole improntate alla più assoluta semplicità. Colpisce il suo continuo riferirsi al ruolo di Vescovo di Roma, senza mai usare il termine Papa. Ovviamente ora tutti o quasi saranno d’accordo, dopo che per oltre un mese si è sproloquiato della crisi del Papato, nell’affermare che questo, per i motivi più diversi, sarà il Pontefice adatto per i tempi difficili che ci aspettano. Certo Nostro Signore non gli chiederà di risolvere tutti i problemi della Chiesa e del mondo, ma semplicemente di volergli bene di un amore straordinario: “Mi ami tu più di costoro” ? (Gv. 21,15) La mia personale speranza è che sia un Pontefice che si renda conto dello stato di confusione e smarrimento che affligge in questi anni il popolo di Dio. Che abbia la coscienza zelante di come la sorte di tante anime dipenda anche dalle sue scelte. Spero in un Papa che non si faccia ammaliare dalle sirene del politicamente corretto: il “bisogno di una maggior apertura al mondo”, di “una svolta”, di “una Chiesa più vicina alla gente”. Pensare, infatti, che le grandi decisioni a cui la Chiesa è chiamata debbano adeguarsi al sentire diffuso, attinto alle fonti inquinate del mondo moderno, è pensare l’opposto di ciò che è necessario agli uomini. I cristiani, e tutti gli uomini di buona volontà hanno bisogno infatti di guida e di ammaestramento, specie dalla figura carismatica del Sommo Pontefice. Per questo c’è bisogno di un Papa che parli chiaro, come insegna il Vangelo: “Sì, sì, no, no. Siamo stanchi di abusi liturgici, dottrinali e disciplinari. La crisi del cattolicesimo è iniziata con la rincorsa al secolarismo. Dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha nutrito aspettative che non sarebbe mai stata in grado di realizzare se vuole rimanere fedele al suo Fondatore. Adesso è il momento della Verità; quando l’autorità è debole la Chiesa cade in disgrazia. Ma in fondo che diritto ho di parlare della Chiesa che vorrei: Essa mi precede e mi seguirà. In tutta umiltà spero solo in un Papa che come il suo antico predecessore sappia “obbedire prima a Dio che agli uomini”. Viva il Papa! Palmiro Clerici T G Diocesi di Crema I COMMENTI Secondo il cuore di Cristo I COMMENTI 8 S Ufficio Pellegrinaggi ROMA “Andiamo a salutare papa Francesco” PELLEGRINAGGIO DIOCESANO 2-3-4-5 settembre Una scossa ì, sì, la fumata è bianca! Entusiasmo sulla piazza S. Pietro a Roma. Le campane suonano a festa. Ancora non si conosce il nome ma il mio telefonino è invaso da amici e conoscenti che mi invitano ad accendere la televisione. Sono da poco rientrato e il comignolo che abbiamo visto in questi giorni comincia ad emettere un fumo dal colore inequivocabile. Sì, è stato eletto il papa! Tante immagini scorrono ma il pensiero si ferma su un immagine certa. I cardinali hanno saputo dare un forte segnale di unità della Chiesa ciò non era scontato sia per la contingenza storica che la Chiesa vive e poi ancora non è scontato che tutti i cardinali si conoscano con culture, mentalità, visioni dei problemi tanto diverse quindi tutto si poteva protrarre nel tempo. Non è stato così e ciò è motivo di consolazione. Un forte segnale di unità che per i cristiani non è frutto solo di buona volontà umana ma di Mistero che i cristiani sanno che agisce nonostante la miseria umana. La copertura mediatica è pressoché totale, io colgo attenzione ed entusiasmo su quella piazza. Una riflessione si aggiunge in questo momento di attesa: tante persone che so agnostiche, cristiani delusi indifferenti, in attesa del conclave commentavano in questi giorni un po’ smarriti l’assenza del papa. Ho in realtà capito che ognuno di noi cerca motivi di speranza, la speranza nonostante tutto. Habemus papam: il Cardinal Jorge Mario Bergoglio!!! Papa Francesco. Sono un po’ scosso, una vera sorpresa, argentino, gesuita, latinoamericano. Una vera sorpresa, ripeto. Ascolto il discorso e sento parlare di “cominciamo un cammino di fratellanza” ed ancora rimango stupito che prima della benedizione urbi et orbi chieda che il Popolo preghi e lo benedica. Lo ammetto sono un po’ frastornato e serviranno alcuni giorni per meditare tutto ciò che è successo in poco tempo. La scelta del nome Francesco è inequivocabile: ritorno alla semplicità, un’attenzione alla carità non più fatta di parole o di gesti scontati. L’esperienza semplice ma molto forte di testimonianza della Chiesa latinoamericana ci servirà. Penso ai nostri Missionari cremaschi che hanno vissuto e dato testimonianza in America Latina che saranno orgogliosi di vivere quei luoghi: la loro testimonianza è valorizzata perché se i Cardinali hanno scelto di valorizzare soprattutto questa esperienza pastorale un significato dovrà pur essere compreso. Ecco la semplicità, il nome Francesco con tutto il rimando al santo di Assisi. Una vera scossa che infonde fiducia a tutta la Chiesa. Si volta pagina; il Padre eterno è proprio vero non abbandona la sua Chiesa. Emilio Guerini Fabbrica d’Organi Comm. Giovanni Tamburini ® di Saverio Anselmi Tamburini - CREMA Costruzione, manutenzione e restauro di organi a canne dal 1893 Programma di massima LUNEDÌ 2 SETTEMBRE - Ore 5.00: partenza dal San Luigi (via Bottesini 4 Crema). - Arrivo a Roma per il pranzo, sistemazione in albergo (DOMUS PASTOR Via Aurelia, 208; a 10 minuti a piedi da piazza San Pietro). - Ore 15.00: apertura del pellegrinaggio nella basilica di San Giovanni in Laterano (cattedrale di Roma), con Santa Messa presieduta dal vescovo Oscar. Visita alla Basilica e al Laterano; chiostro e Scala Santa. - Ore 20.00: cena in albergo e serata libera. MARTEDÌ 3 SETTEMBRE - Oore 8.40: Messa alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Visita della Basilica, Santa Prassede, San Pietro in Vincoli (Mosè di Michelangelo), Colosseo e fori imperiali. - Pranzo in albergo. - Pomeriggio: itinerario nella Roma barocca (Fontana di Trevi, piazza Navona, piazza di Spagna, palazzi governativi, ecc.). - Ore 20.00: cena in albergo. - In serata, itinerario “Roma by night” in pullman. MERCOLEDÌ 4 SETTEMBRE - In mattinata: partecipazione all’udienza del Papa in piazza San Pietro. - Pranzo in albergo. - Visita ai Musei Vaticani e alla cappella Sistina (chiusura ore 17.30) - Ore 19.00: Santa Messa in Santo Spirito in Sassia (presso la piazza San Pietro). - Ore 20.00: cena in albergo e serata libera. GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE - Ore 7.15: Santa Messa in San Pietro. - Ore 8.00: colazione in albergo. - Visita ai giardini vaticani. - Pranzo in albergo. - Partenza per la visita a San Paolo fuori le Mura e conclusione del pellegrinaggio con il Vespro e la riflessione del Vescovo Oscar. - Ore 17.30 partenza per Crema. - Arrivo previsto: ore 1. Le Messe e le liturgie comunitarie sono sempre presiedute dal vescovo che svilupperà ogni giorno, nella meditazione, un tema sulla fede. Camera singola € 465 doppia € 380, tripla € 350. Il costo è inteso a persona e comprensivo di trasporto, alloggio, pasti, eventuali ingressi Prenotazioni presso le singole parrocchie o presso la segreteria del Centro S. Luigi entro Pasqua versando l’acconto di euro 100. Per informazioni don Elio Costi 0373.66250 - 331.4487096 oppure dal lunedì al venerdì Ufficio Pastorale Giovanile (S. Luigi) tel. 0373.250291 Esperienza decennale nella realizzazione di viaggi personalizzati: individuali, aziendali e gruppi. Bravo-Net Point. Partner dei principali Tour Operator Italiani. Emissione diretta di biglietteria aerea, linea e low cost, marittima. 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Dal 336, su decisione di papa Marco, l’elezione fu riservata ai soli sacerdoti romani (i cardinali ancora oggi sono titolari di una chiesa di Roma, come fossero, appunto, parroci della città). Durante i secoli spesso ci fu anche l’ingerenza di re e imperatori che imponevano alcuni candidati o il veto su altri. Ottone I nel 964 si fece attribuire da Leone VIII il diritto di nominare il papa. Nel 1059 papa Niccolò II decise di affidare l’elezione ai soli cardinali vescovi e, nel 1179, papa Alessandro III stabilì che dovesse decidere l’intero collegio cardinalizio e fissò la maggioranza dei due terzi dei voti per una valida elezione. Era comunque sempre possibile l’elezione anche di semplici maschi battezzati, regola che è rimasta tuttora. Laico eletto papa fu Giovanni De’ Medici nel 1513. Per incoronarlo si dovettero attendere dieci giorni, il tempo necessario per ordinarlo sacerdote e vescovo. Nel 1198 i cardinali si riunirono per la prima volta in clausura, ma la decisione dell’isolamento della riunione cardinalizia verrà stabilita solo nel 1274 dal II Concilio di Lione. IL CASO DI VITERBO Panoramica della Cappella Sistina; nella pagina accanto, particolare del Giudizio Universale Accadeva anche che i cardinali impiegassero troppo tempo a raggiungere la maggioranza per eleggere il papa e a mettersi d’accordo sul suo nome. Il colmo fu raggiunto nel 1270 in occasione del Conclave di Viterbo quando, durando ormai la sede vacante da ben 33 mesi, gli abitanti della città laziale chiusero a chiave gli elettori nella sala grande del palazzo papale e scoperchiarono il tetto per indurli a decidere in fretta. Il papa eletto in quell’occasione, Gregorio X, memore di questa vicenda, nel secondo Concilio di Lione del 1274, istituì il Conclave vero e proprio per impedire i ritardi, i tentativi di influenza esterna e le corruzioni che in diversi casi si erano verificati; per garantire quindi la libertà dei cardinali elettori e anche un tempo ridotto per l’elezione del Papa. Venne stabilito che i cardinali si riunissero in un luogo chiuso a chiave all’interno e all’esterno, con una specie di ruota per far passare il cibo, e per indurli a non indugiare troppo, si stabilì che la quantità di cibo destinata all’alimentazione dei porporati fosse progressivamente ridotta con il passare dei giorni fino ad arrivare a… pane e acqua! IL PRIMO CONCLAVE MODERNO Il primo Conclave come noi lo conosciamo oggi è stato celebrato ad Arezzo, allora una cittadina di 20.000 abitanti, nel 1276. Al ritorno da Lione, Gregorio X, 65enne e malato, decise di fermarsi ad Arezzo con il suo seguito. Mancavano pochi giorni al Natale 1275. Morì il 10 gennaio dell’anno successivo. E subito dopo iniziò il primo Conclave moderno. Arezzo divenne così la sede di una vicenda storica e politica di enorme portata. Le regole, alcune delle quali oggi ancora seguite, erano ferree: i cardinali dovevano riunirsi, ciascuno con un solo accompagnatore, dieci giorni dopo la morte del papa nello stesso palazzo dove è avvenuto il decesso. Tutti dovevano abitare in una sala comune, senza alcun contatto con l’esterno. Chi avesse inviato scritti sarebbe stato scomunicato (oggi c’è divieto di conversare e avere comunicazioni via radio e telefono). C’erano poi norme sull’alimentazione: le prelibatezze aretine, passati tre giorni senza aver preso una decisione, sarebbero state escluse dalla dieta che a quel punto avrebbe previsto una sola pietanza per pasto, mentre dopo cinque giorni solo acqua, pane e vino. Quel Conclave durò un solo giorno, al termine del quale fu eletto il domenicano Pietro da Tarantasia, ovvero Innocenzo V. Nel 1621, viene introdotto da Gregorio XV l’obbligo del voto segreto e scritto. IL NOVECENTO Il primo Conclave del XX secolo è stato quello del 1903 con l’elezione di Pio X, che introdusse una novità: l’obbligo di conservare in archivio la documentazione, a disposizione soltanto del La minerale solo in vetro Via Milano 43, Crema • Tel. 0373 203141 - www.cremaschi-bevande.it Speciale nuovo Papa 11 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 storia della Chiesa AVVIENE “CUM CLAVE”, “CHIUSO A CHIAVE” Santo Padre, sul Conclave e sui vari scrutini. Nel Conclave del 1903, avvenne l’ultimo tentativo di ingerenza laica nell’elezione del papa. L’imperatore d’Austria pronunciò il suo veto contro il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro. Il collegio cardinalizio respinse il veto, ma elesse comunque un diverso candidato, il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, che divenne Pio X. Il neo eletto, nel 1904, finalmente stabilì che i futuri elettori non avrebbero dovuto accettare mai più alcun “veto”. Nel 1914 venne eletto, alla decima votazione, Benedetto XV: fu l’unica volta in cui si procedette alla verifica delle schede perché il numero di voti che aveva raggiunto Papa Benedetto XV era esattamente quello dei due terzi dei partecipanti e siccome era ritenuto invalido il voto dato da un cardinale a se stesso, si doveva controllare che Benedetto XV non avesse votato se stesso. Nel 1922 Papa Pio XI (il cardinale Achille Ratti) fu eletto in assenza dei cardinali americani che non riuscirono ad arrivare in tempo: per questo egli stabilì con Motu proprio che il tempo di inizio del Conclave, che prima era stabilito 10 giorni dopo l’inizio della sede vacante, fosse aumentato a 15 giorni. Nel 1939 il Conclave vide la presenza, per la prima volta, dopo molti secoli, di tutti i cardinali, che erano sessantadue: in due giorni e in tre votazioni venne eletto Eugenio Pacelli, Papa Pio XII. Dopo la guerra, nel 1945, fu promulgata da Pio XII la Costituzione Vacantis Apostolicae Sedis che introduceva alcune novità. Ai due terzi dei voti previsti per l’elezione valida, venne aggiunto – per prudenza, diceva la Costituzione – un voto: quindi divenne due terzi più uno. Questo significava che non sarebbe stato più necessario alcun controllo di schede, perché se anche uno avesse votato se stesso, sarebbe stato quel voto in più. Altra cosa molto importante fu che – dal momento dell’inizio della Sede vacante – tutti i cardinali cessano dal loro incarico, salvo tre: il Camerlengo, il Penitenzieri e il vicario di Roma. Nel 1958, venne eletto Giovanni XXIII che, LA CAPPELLA SISTINA DI MICHELANGELO con il Motu proprio, Summi Pontificis electio, prevede, tra l’altro, la possibilità di conservare anche appunti e note dei cardinali. Nella stufa sarebbero state bruciate solo le schede. Nel 1970, un altro importante documento: Ingravescentem Aetatem, il Motu proprio con cui Paolo VI stabilì che in Conclave i cardinali potevano essere elettori soltanto fino al compimento dell’ottantesimo anno di età. LA LEGISLAZIONE IN VIGORE Nel 1978 morì Paolo VI. Il Conclave fu un molto numeroso, con 111 cardinali e tre assenti. Alla quarta votazione venne eletto Albino Luciani, Giovanni Paolo I, il quale morì soltanto 33 giorni più tardi e ovviamente non fece in tempo a fare nessuna legislazione relativa al Conclave. Nel secondo Conclave del 1978, all’ottava votazione, venne eletto Karol Wojtyla, che nel 1996 emanò la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, in vigore ancora oggi. Diverse le novità: per la prima volta venne fissato il luogo in cui si dovesse tenere il Conclave, la Cappella Sistina del Palazzo apostolico vaticano, un luogo che “ispira particolarmente al colloquio con Dio”. Si stabilì inoltre il posto in cui i cardinali dovevano risiedere, la casa Santa Marta. Nel 2005, morì Giovanni Paolo II e venne eletto Benedetto XVI, il quale nel 2007 cambiò la Costituzione del suo predecessore soltanto su un punto specifico – il numero 75 – con un Motu proprio in cui lascia, dopo 34 scrutini, la facoltà di decidere un altro tipo di votazione: il ballottaggio tra i due cardinali che hanno ricevuto il maggior numero di voti nella precedente elezione. Non basterà, però, la maggioranza assoluta (cinquanta per cento più uno), ma occorreranno, in ogni caso, i due terzi dei voti, cioè la maggioranza qualificata. Il 22 febbraio 2013, nello stesso giorno – la festa della Cattedra di Pietro – in cui il suo predecessore emanò la Costituzione apostolica ancora oggi in vigore, Benedetto XVI ha emanato il Motu Proprio Normas Nonnullas, che prevede alcune variazioni alla Costituzione, tra le quali la possibilità per i cardinali di anticipare la data d’inizio del Conclave rispetto ai 15 giorni dall’inizio della Sede Vacante – come è avvenuto – e l’indicazione che per l’elezione valida del nuovo Papa “si richiedono almeno i due terzi dei suffragi, computati sulla base degli elettori presenti e votanti”. V oluta definitivamente da Giovanni Paolo II come luogo ufficiale del Conclave perché “ispira particolarmente al colloquio con Dio”, la Cappella Sistina, dipinta quasi interamente da Michelangelo Buonarroti, è lo spazio artistico più celebre e bello del mondo. Da nessun’altra parte si vivono emozioni spirituali come in questa cappella, visitata da milioni di persone ogni anno. Prende il nome da Papa Sisto IV (papa dal 1471 al 1484) che la fece allestire tra il 1477 e il 1480. Per decorarla chiamò i migliori artisti del tempo: Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli. Dipinsero sulle pareti, in grandi riquadri, LE STORIE DI MOSÈ e DI CRISTO nonché i RITRATTI DEI PONTEFICI, tra il 1481 e il 1482. In seguito papa Giulio II (1503-1513), intuito il genio di Michelangelo Buonarroti, decise di affidargli nel 1508 l’incarico di dipingere la volta e le lunette. Michelangelo, scultore e architetto, non voleva accettare. Lo costrinse. Dipinse tutto di propria mano. Nell’ottobre 1512 il lavoro era compiuto e il giorno di Ognissanti Giulio II inaugurò la Sistina con una Messa solenne. Michelangelo raffigurò nei nove riquadri centrali le STORIE DELLA GENESI, dalla CREAZIONE alla CADUTA DELL’UOMO, al DILUVIO e al successivo rinascere dell’umanità con la famiglia di Noè. Nelle vele dipinse, seduti su monumentali troni, cinque SIBILLE e sette PROFETI; nei quattro pennacchi angolari le SALVAZIONI MIRACOLOSE DI ISRAELE, mentre nelle altre vele e nelle lunette gli ANTENATI DI CRISTO. Nel 1533 Clemente VII (1523-1534) incaricò Michelangelo di dipingere sulla parete d’altare il GIUDIZIO UNIVERSALE. L’artista volle rappresentare il RITORNO GLORIOSO DI CRISTO alla luce dei testi del Nuovo Testamento. Lavorò dal 1536 al 1541, durante il pontificato di Paolo III. Ne venne un’opera di sublime potenza, bellezza e spiritualità. Gli affreschi della Cappella sono stati oggetto di un completo restauro tra il 1979 e il 1999. All’inaugurazione papa Giovanni Paolo II ha pronunciato una celebre omelia. “Gli affreschi che qui contempliamo – disse tra l’altro – ci introducono nel mondo dei contenuti della Rivelazione. Le verità della nostra fede ci parlano qui da ogni parte. Da esse il genio umano ha tratto la sua ispirazione, impegnandosi a rivestirle di forme di ineguagliabile bellezza. Ecco perché soprattutto il GIUDIZIO UNIVERSALE suscita in noi il vivo desiderio di professare la nostra fede in Dio, Creatore di tutte le cose visibili e invisibili. E, nello stesso tempo, ci stimola a ribadire la nostra adesione a Cristo risuscitato, che verrà nell’ultimo giorno quale supremo Giudice dei vivi e dei morti. Davanti a questo capolavoro noi confessiamo Cristo, Re dei secoli, il cui Regno non avrà fine.” E parlando della raffigurazione dei corpi, disse: “Sembra che Michelangelo, a suo modo, si sia lasciato guidare dalle suggestive parole della Genesi che, a riguardo della creazione dell’uomo, maschio e femmina, rileva: Erano nudi, ma non ne provavano vergogna. La Cappella Sistina è proprio il santuario della teologia del corpo umano. Nel rendere testimonianza alla bellezza dell’uomo creato da Dio come maschio e femmina, essa esprime anche, in un certo modo, la speranza di un mondo trasfigurato, il mondo inaugurato dal Cristo risorto. PER AZIENDE E PRIVATI Lavori su misura e in varie colorazioni Fioriere - Fontanelle - Acquai - Arredo Giardino Vetrocemento - Copertine per recinzioni Rivestimenti - Zoccolature - Manufatti decorativi PREVENTIVI GRATUITI Fes teggiate la Pasqua con noi COLOMBE PRODUZIONE ARTIGIANALE UOVA CON REGALO PERSONALIZZATO La tradizione dei prodotti genuini e di qualità artigianale, colombe e agnelli pasquali Uova decorate a mano con sorpresa personalizzata Siamo a vostra disposizione per preparare i piatti della cucina tradizionale: capretti, agnelli e tante altre gustose sorprese · via Mazzini, 58 - tel. 0373 86479 · via Borgo S. 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Sopra la sua tomba i credenti hanno costruito la basilica vaticana e là dove sono “i trofei” degli apostoli (Pietro e Paolo), ha sede il successore di Pietro. In questa e nelle successive pagine cercheremo di illustrare chi è il Papa nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Ci lasceremo guidare dai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II di cui quest’anno celebriamo i cinquant’anni dall’apertura. In particolare dalla Lumen Gentium, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa. Iniziamo a parlare del successore di Pietro con le stesse parole del primo messaggio che il papa emerito Benedetto XVI ha inviato ai cardinali, ai credenti in Cristo e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, al termine della concelebrazione eucaristica nella Cappella Sistina, dopo la sua elezione. “Ripenso in queste ore a quanto avvenne nella regione di Cesarea di Filippo, duemila anni or sono. Mi pare di udire le parole di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, e la solenne affermazione del Signore: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa… A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 15-19). Tu sei il Cristo! Tu sei Pietro! Scegliendo un cardinale quale Vescovo di Roma, il Signore indica qual è il suo vicario, colui che vuole “pietra” su cui tutti possano poggiare con sicurezza.” Le tre metafore a cui Gesù ricorre sono in se stesse molto chiare: Pietro sarà il fondamento roccioso su cui poggerà l’edificio della Chiesa; egli avrà le chiavi del Regno dei cieli per aprire o chiudere a chi gli sembrerà giusto; infine, egli potrà legare o sciogliere nel senso che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà necessario per la vita della Chiesa, che è e resta di Cristo. “Questa posizione di preminenza che Gesù ha inteso conferire a Pietro – ha aggiunto Benedetto XVI nell’udienza di mercoledì, 7 giugno 2006 – si riscontra anche dopo la risurrezione: Gesù incarica le donne di portarne l’annunzio a Pietro, distintamente dagli altri Apostoli; da lui e da Giovanni corre la Maddalena per informare della pietra ribaltata dall’ingresso del sepolcro e Giovanni cederà a lui il passo quando i due arriveranno davanti alla tomba vuota; sarà poi Pietro, IL SIGNORE GESÙ PREPOSE AGLI ALTRI APOSTOLI IL BEATO PIETRO E IN LUI STABILÌ IL PRINCIPIO E IL FONDAMENTO PERPETUO E VISIBILE DELL’UNITÀ DI FEDE E DI COMUNIONE La celeberrima statua bronzea di San Pietro in cattedra nella basilica vaticana (nella foto sotto), opera di Arnolfo di Cambio tra gli Apostoli, il primo testimone di un’apparizione del Risorto. Questo suo ruolo, sottolineato con decisione, segna la continuità fra la preminenza avuta nel gruppo apostolico e la preminenza che continuerà ad avere nella comunità nata con gli eventi pasquali, come attesta il Libro degli Atti. Il suo comportamento è considerato così decisivo, da essere al centro di osservazioni e anche di critiche. Al cosiddetto Concilio di Gerusalemme Pietro svolge una funzione direttiva e proprio per questo suo essere il testimone della fede autentica Paolo stesso riconoscerà in lui una certa qualità di “primo”. Il fatto, poi, che diversi dei testi chiave riferiti a Pietro possano essere ricondotti al contesto dell’Ultima Cena, in cui Cristo conferisce a Pietro il ministero di confermare i fratelli (cfr Lc 22,31 s.), mostra come la Chiesa che nasce dal memoriale pasquale celebrato nell’Eucaristia abbia nel ministero affidato a Pietro uno dei suoi elementi costitutivi.” Il Concilio Ecumenico, da parte sua scrive nella Lumen Gentium: “Questo santo Sinodo, sull’esempio del Concilio Vaticano primo, insegna e dichiara che Gesù Cristo, pastore eterno, ha edificato la santa Chiesa e ha mandato gli apostoli, come egli stesso era stato mandato dal Padre (cfr. Gv 20,21), e ha voluto che i loro successori, cioè i vescovi, fossero nella sua Chiesa pastori fino alla fine dei secoli. Affinché poi lo stesso episcopato fosse uno e indiviso, prepose agli altri apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità di fede e di comunione. Questa dottrina della istituzione, della perpetuità, del valore e della natura del sacro primato del romano Pontefice e del suo infallibile magistero, il santo Concilio la propone di nuovo a tutti i fedeli come oggetto certo di fede.” (n. 18). E nella Christus Dominus, “In questa Chiesa di Cristo, il sommo Pontefice, come successore di Pietro, a cui Cristo affidò la missione di pascere le sue pecore ed i suoi agnelli, è per divina istituzione rivestito di una potestà suprema, piena, immediata, universale, a bene delle anime. Egli perciò, essendo stato costituito pastore di tutti i fedeli per promuovere sia il bene comune della Chiesa universale, sia il bene delle singole Chiese, detiene la suprema potestà ordinaria su tutte le Chiese.” Il suo compito (e quello dei vescovi uniti a lui in comunione) è quello di insegnare, di santificare e di governare la Chiesa intera. Insegnare innanzitutto: “Questo – ebbe a dire Benedetto XVI in San Giovanni in Laterano, sua cattedrale – è il compito di tutti i Successori di Pietro: essere la guida nella professione di fede in Cristo, il Figlio del Dio vivente. La Cattedra di Roma è anzitutto Cattedra di questo credo. Dall’alto di questa Cattedra il Vescovo di Roma è tenuto costantemente a ripetere: Gesù è il Signore! Così la Cattedra è il simbolo della potestà di insegnamento che è parte essenziale del mandato di legare e di sciogliere conferito dal Signore a Pietro e, dopo di lui, ai Dodici. Potestà di insegnamento che è una potestà di obbedienza e di servizio, affinché la Parola di Dio – la sua verità! – possa risplendere tra di noi, indicandoci la strada.” Sant’Ignazio chiamava inoltre la Chiesa di Roma “colei che presiede nell’amore”. Per l’antica Chiesa, la parola amore, agape, accennava al mistero dell’Eucaristia. “In questo Mistero – continuava il Papa – l’amore di Cristo si fa sempre tangibile in mezzo a noi. Qui, Egli si dona sempre di nuovo. Nell’Eucaristia, noi stessi impariamo l’amore di Cristo. Presiedere nella dottrina e presiedere nell’amore, alla fine, devono essere una cosa sola: tutta la dottrina della Chiesa, alla fine, conduce all’amore.” Unità quindi nella dottrina, nell’Eucarestia e nell’amore. È quanto afferma il Concilio del vescovo di Roma: “fondamento perpetuo e visibile dell’unità di fede e di comunione”. FERRAMENTA VOLTINI dal 1923 di G. Dossena Via IV Novembre, 33 CREMA Tel. 0373 25.62.36 Fax 25.63.93 cas sicu a ra “Chiarezza, Trasparenza, Moderazione è il nostro modo di rispettare il dolore” “Chiarezza, Trasparenza, Moderazione è il nostro modo di rispettare il dolore” “Chiarezza, Trasparenza, Moderazione è il nostro modo di rispettare il dolore” AGENZIE FUNEBRI AGENZIE FUNEBRI AGENZIE FUNEBRI CREMA Via Capergnanica 3B Tel. 0373 203994 - CASTELLEONE Via S. Giuseppe 8 Tel. 0374 350876 CREMA Via Capergnanica 3B Tel. 0373 203994 - CASTELLEONE Via S. Giuseppe 8 Tel. 0374 350876 CREMA Via Capergnanica 3B Tel. 0373 203994 - CASTELLEONE Via S. Giuseppe 8 Tel. 0374 350876 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 2 - LA COLLEGIALITÀ EPISCOPALE Speciale nuovo Papa 13 PAPA E VESCOVI UNITI NELLA CARITÀ I l primato di Pietro è inserito strutturalmente nella collegialità dei vescovi di tutta la Chiesa. L’una non può vivere senza l’altro e viceversa. È il Concilio Ecumenico Vaticano II che ha posto i fondamenti e chiarito la grande realtà della collegialità nella Chiesa di Cristo. Lo ha spiegato ancora papa Benedetto XVI nell’ultimo incontro con i parroci e il clero di Roma avvenuto il 14 febbraio scorso. Lui che ha vissuto da esperto il Concilio Ecumenico. “Sappiamo – ha detto – che il Concilio Vaticano I era stato interrotto a causa della guerra tedesco-francese e così è rimasto con una unilateralità, con un frammento, perché la dottrina sul primato – che è stata definita, grazie a Dio, in quel momento storico per la Chiesa, ed è stata molto necessaria per il tempo seguente – era soltanto un elemento in un’ecclesiologia più vasta, prevista, preparata. Così era rimasto il frammento.” Se non si completava, la Chiesa sarebbe stata solo il primato. Ci fu subito l’intenzione di completare il discorso sulla Chiesa del Vaticano I, in una data da trovare. “Le condizioni – ha continuato – sembravano molto buone perché, dopo la Prima Guerra Mondiale, era rinato il senso della Chiesa in modo nuovo. Romano Guardini scriveva: “Nelle anime comincia a risvegliarsi la Chiesa”, e un Vescovo protestante parlava del “secolo della Chiesa”. Veniva ritrovato, soprattutto, il concetto, che era previsto anche dal Vaticano I, del Corpo Mistico di Cristo. Si voleva dire e capire che la Chiesa non è un’organizzazione, un’istituzione giuridica – è anche questo – ma è una realtà vitale, che entra nella mia anima, così che io stesso, proprio con la mia anima credente, sono elemento costruttivo della Chiesa come tale. In questo senso, Pio XII aveva scritto l’Enciclica Mystici Corporis Christi (Il mistico Corpo di Cristo), come un passo verso un completamento dell’ecclesiologia del Vaticano I. Fu una scoperta che ha creato tanta gioia in quel tempo ed anche in questo contesto è cresciuta la formula: “Noi siamo la Chiesa, la Chiesa non è una struttura; noi stessi cristiani, insieme, siamo tutti il Corpo vivo della Chiesa” insieme al Cristo capo. Se questa è la realtà profonda e spirituale della Chiesa, si deve realizzare anche nella sua struttura visibile. Ed ecco il problema della gerarchia. “Accanto alla successione di Pietro, alla sua funzione unica – ha continuato Benedetto XVI – bisognava definire meglio anche la funzione dei Vescovi, del Corpo episcopale. E, per fare questo, è stata trovata la parola “collegialità” per esprimere che i Vescovi, insieme, sono la continuazione dei Dodici, del Corpo degli Apostoli. Abbiamo detto: solo un Vescovo, quello di Roma, è PASTICCERIA COME S. PIETRO E GLI APOSTOLI FORMANO UN UNICO COLLEGIO COSÌ IL VESCOVO DI ROMA, SUCCESSORE DI PIETRO, E I VESCOVI, SUCCESSORI DEGLI APOSTOLI, SONO UNITI TRA LORO successore di un determinato Apostolo, di Pietro. Tutti gli altri diventano successori degli Apostoli entrando nel Corpo che continua il Corpo degli Apostoli. Così proprio il Corpo dei Vescovi, il collegio, è la continuazione del Corpo dei Dodici, ed ha così la sua necessità, la sua funzione, i suoi diritti e doveri. Appariva a molti come una lotta per il potere, e forse qualcuno anche ha pensato al suo potere, ma sostanzialmente non si trattava di potere, ma della complementarietà dei fattori e della completezza del Corpo della Chiesa con i Vescovi, successori degli Apostoli, come elementi portanti; ed ognuno di loro è elemento portante della Chiesa, insieme con questo grande Corpo.” In seguito, negli anni ’50, si criticò il concetto di Corpo Mistico perché troppo spirituale, troppo esclusivo; e venne messo in gioco il concetto di Popolo di Dio. “E il Concilio, giustamente, ha accettato questo elemento – ha sottolineato il Papa – che nei Padri è considerato come espressione della continuità tra Antico e Nuovo Testamento” che avviene in Cristo, “l’unico seme di Abramo. Entrando in comunione con Lui, essendo uno con Lui” realizzando cioè il Corpo Mistico, “diveniamo Popolo di Dio e così si combinano i due concetti. Ed il Concilio ha deciso così di creare una costruzione trinitaria dell’ecclesiologia: Popolo di Dio Padre, Corpo di Cristo, Tempio dello Spirito Santo.” Bellissima questa interpretazione della visione della Chiesa che il Concilio ha proposto. E allora vediamo appunto come il Vaticano II presenta la Chiesa e, all’interno di essa, la gerarchia. La Lumen Gentium illustra le varie immagini bibliche della Chiesa, compresa quella del Corpo di Cristo, anche se poi mette al centro l’immagine del Popolo di Dio, costituito dai battezzati, sacerdoti e profeti dotati di carismi per la costruzione della Chiesa e l’evangelizzazione del mondo. “Il popolo di Dio non solo si raccoglie da diversi popoli – scrive la Lumen Gentium – ma nel suo stesso interno si compone di funzioni diverse. Poiché fra i suoi membri c’è diversità sia per ufficio, essendo alcuni impegnati nel sacro ministero per il bene dei loro fratelli, sia per la condizione e modo di vita.” (n. 13) Passa poi a parlare proprio del carisma dei pastori: “I vescovi hanno ricevuto il ministero della comunità per esercitarlo con i loro collaboratori, sacerdoti e diaconi. Presiedono in luogo di Dio al gregge di cui sono pastori quali maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo della Chiesa. Perciò il sacro Concilio insegna che i Vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli quali pastori della Chiesa, e che chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che ha mandato Cristo”. (n. 20) E veniamo al punto chiave della collegialità: “Come san Pietro e gli altri apostoli costituiscono, per volontà del Signore, un unico collegio apostolico – afferma la Lumen Gentium – similmente il Romano Pontefice, successore di Pietro, e i Vescovi, successori degli Apostoli, sono uniti tra loro. Già l’antichissima disciplina, in virtù della quale i Vescovi di tutto il mondo vivevano in comunione tra loro e col Vescovo di Roma nel vincolo dell’unità, della carità e della pace e parimenti la convocazione dei Concili per decidere in comune di tutte le questioni più importanti mediante una decisione che l’opinione dell’insieme permetteva di equilibrare, significano il carattere e la natura collegiale dell’ordine episcopale, che risulta manifestamente confermata dal fatto dei Concili ecumenici tenuti lungo i secoli.” (n. 22) Affermata chiaramente la collegialità la Lumen Gentium continua: “Il collegio o corpo episcopale non ha però autorità, se non lo si concepisce unito al Romano Pontefice, successore di Pietro, quale suo capo, e senza pregiudizio per la sua potestà di primato su tutti, sia pastori che fedeli. Infatti il Romano Pontefice, in forza La Treccia d’Oro Cav. Vittorio Maccalli Crema piazza Garibaldi, 77 Tel. 0373.257.643 · Papa Benedetto XVI presiede la Santa Messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente nella Basilica di San Pietro. A sinistra il Concilio Ecumenico Vaticano II, massima espressione della collegialità episcopale del suo Ufficio, cioè di Vicario di Cristo e Pastore di tutta la Chiesa, ha su questa una potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente.” E la Costituzione conciliare sottolinea quasi in controluce: “D’altra parte, l’Ordine dei Vescovi, il quale succede al Collegio degli Apostoli nel magistero e nel governo pastorale, anzi, nel quale si perpetua il corpo apostolico, è anch’esso insieme col suo capo il Romano Pontefice, e mai senza questo capo, il soggetto di una suprema e piena potestà su tutta la Chiesa sebbene tale potestà non possa essere esercitata se non col consenso del Romano Pontefice. Il Signore ha posto solo Simone come pietra e clavigero della Chiesa e lo ha costituito pastore di tutto il suo gregge; ma l’ufficio di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, è noto essere stato pure concesso al Collegio degli Apostoli, congiunto col suo capo. Questo collegio, in quanto composto da molti, esprime la varietà e l’universalità del Popolo di Dio; in quanto poi è raccolto sotto un solo capo, significa l’unità del gregge di Cristo. In esso i Vescovi, rispettando fedelmente il primato e la preminenza del loro capo, esercitano la propria potestà per il bene dei loro fedeli, anzi di tutta la Chiesa. La suprema potestà che questo collegio possiede su tutta la Chiesa, è esercitata in modo solenne nel Concilio Ecumenico.” (n. 22) Ed è ciò che è avvenuto nel Vaticano II e continua ad avvenire nei Sinodi, convocati a Roma dal Papa. TIPICO ARTIGIANALE CREMASCO 14 Speciale nuovo Papa GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 La Consegna delle chiavi a Pietro, affresco del Perugino nella cappella Sistina (particolare) 3 - LA QUESTIONE DEL PRIMATO IL MINISTERO DEL PAPA È UN DONO DA MIGLIORARE L ’esercizio del primato di Pietro crea oggi qualche problema sia da parte delle Chiese cristiane separate, in particolare quelle ortodosse, sia nell’ambito della stessa Chiesa cattolica. All’interno di quest’ultima non si fa questione sulla sua sostanza, riaffermata con forza anche dalla Lumen Gentium del Concilio Ecumenico, ma della modalità con cui viene esercitato. Per quanto riguarda i rapporti con le Chiese separate, il problema lo suscitò già Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ut unum sint. “Quando la Chiesa cattolica afferma che la funzione del Vescovo di Roma risponde alla volontà di Cristo – scriveva – essa non separa questa funzione dalla missione affidata all’insieme dei Vescovi, anch’essi ‘vicari e delegati di Cristo’. Il Vescovo di Roma appartiene al loro “collegio” ed essi sono i suoi fratelli nel ministero. Ciò che riguarda l’unità di tutte le comunità cristiane rientra ovviamente nell’ambito delle preoccupazioni del primato. Quale Vescovo di Roma so bene, e l’ho riaffermato nella presente Lettera enciclica, che la comunione piena e visibile di tutte le comunità, nelle quali in virtù della fedeltà di Dio abita il suo Spirito, è il desiderio ardente di Cristo. Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l’aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuova. Per un millennio i cristiani erano uniti dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina. In tal modo il primato esercitava la sua funzione di unità.” Sono consapevole “per delle ragioni molto diverse, e contro la volontà degli uni e degli altri, ciò che doveva essere un servizio ha potuto manifestarsi sotto una luce abbastanza diversa. Ma [...] è per il desiderio di obbedire veramente alla volontà di Cristo che io mi riconosco chiamato, come Vescovo di Roma, a esercitare tale ministero [...]. Lo Spirito Santo ci doni la sua luce, e illumini tutti i pastori e i teologi delle nostre Chiese, affinché possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri. Compito immane, che non possiamo rifiutare e che non posso portare a termine da solo. La comunione reale, sebbene imperfetta, che esiste tra tutti noi, non LA NATURA E L’ESSENZA DEL MINISTERO PETRINO È DATA DA GESÙ E NON PUÒ ESSERE MUTATA. SI DEVE RAFFORZARE E NON DANNEGGIARE. MA OGGI È MOLTO IMPORTANTE RIFLETTERE SUL MODO MIGLIORE DI FARLO potrebbe indurre i responsabili ecclesiali e i loro teologi a instaurare con me e su questo argomento un dialogo fraterno, paziente, nel quale potremmo ascoltarci al di là di sterili polemiche, avendo a mente soltanto la volontà di Cristo per la sua Chiesa, lasciandoci trafiggere dal suo grido: Siano anch’essi una cosa sola, perché il mondo creda che mi hai mandato?” (n. 96). Le parole di Giovanni Paolo II ebbero una vastissima eco, soprattutto in àmbito ecumenico dove il ministero di Pietro è oggetto di secolari controversie. Dal 1995 in poi da più parti le parole del Papa sono state prese in attenta considerazione dando luogo a congressi, tavole rotonde, pubblicazioni. Divenne chiaro per tutti che era necessario, in base a una approfondita conoscenza delle Scritture e della Tradizione ecclesiale, distinguere con cura tra le caratteristiche essenziali del primato, destinate a permanere, e le forme più idonee del suo esercizio, la cui convenienza non può non dipendere, almeno in parte, dalle circostanze storiche. Sul tema è intervenuto anche Benedetto XVI all’interno di una riflessione sull’ecumenismo pronunciata nella festa dei Santi Pietro e Paolo del 2006: “Con piena consapevolezza, pertanto, all’inizio del suo ministero nella Chiesa di Roma che Pietro ha irrorato col suo sangue, l’attuale suo Successore si assume come impegno primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente dovere. Egli è cosciente che per questo non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo. Il dialogo teologico è necessario, l’approfondimento delle motivazioni storiche di scelte avvenute nel passato è pure indispensabile. Ma ciò che urge maggiormente è quella “purificazione della memoria”, tante volte evocata da Giovanni Paolo II, che sola può disporre gli animi ad accogliere la piena verità di Cristo. (...) L’attuale Successore di Pietro si lascia interpellare in prima persona da questa domanda ed è disposto a fare quanto è in suo potere per promuovere la fondamentale causa dell’ecumenismo. Sulla scia dei suoi Predecessori, egli è pienamente determinato a coltivare ogni iniziativa che possa apparire opportuna per promuovere i contatti e l’intesa con i rappresentanti delle diverse Chiese.” Sul tema ha parlato recentemente – Corriere della Sera del 20 febbraio 2013 – anche il cardinale Walter Kasper, per dieci anni responsabile della Santa Sede per i rapporti con le altre confessioni cristiane e con gli ebrei, uno dei massimi teologi viventi. “Sia chiaro – ha detto – il ministero petrino, il primato di Pietro, è un dono del Signore alla Chiesa. Si deve rafforzare e non danneggiare. Ma nel nostro tempo, nel mondo globalizzato, è molto importante riflettere sul modo migliore di farlo. La natura, l’essenza del ministero petrino è data da Gesù e non può essere cambiata. Quella che cambia è l’aura sacrale intorno al papato che si è avuta soprattutto negli ultimi due secoli. Quell’aura si è un po’ perduta. E questo fatto del tutto inaspettato, il passaggio dalla possibilità teorica alla realtà (delle dimissioni di un papa, ndr), deve farci riflettere sulla situazione della Chiesa. Lo stesso Giovanni Paolo II ci chiese di approfondire questo punto nella Ut unum sint. Tanto più oggi penso sia molto importante, nel mondo globalizzato, riflettere sul tema. È una questione centrale, nodale nei rapporti ecumenici con gli altri cristiani e in particolare con le chiese ortodosse: non solo ‘sì’ o ‘no’ ma ‘come’ il Papa governa concretamente la Chiesa universale”. Per Kasper c’è anche l’esigenza di riformare la Curia romana: «È fondamentale che sia organizzata in modo più adatto ad affrontare le sfide del nostro tempo. Ci vuole un migliore coordinamento tra i dicasteri, più collegialità e comunicazione. E poi bisogna riflettere anche sul ruolo dei sinodi. I vescovi vengono talvolta riuniti su temi troppo generici, non si parla dell’agenda concreta della Chiesa. L’ultima volta il Sinodo era sulla nuova evangelizzazione, una questione decisiva. Ma il modo di realizzarla è diverso se parli di Europa, Asia, Africa, America Latina... Bisognerebbe guardare alle situazioni concrete. Il discorso su sinodi non vuole né deve in alcun modo danneggiare il primato del Papa, al contrario. Papato e sinodalità non sono in contraddizione. Si tratta di ripensare il rapporto tra la Curia e le chiese particolari, a come realizzare la comunione e migliorare la comunicazione nella Chiesa”. Il cremasco mons. Carlo Ghidelli, Vescovo Emerito di Lanciano-Ortona, nel suo ultimo libro, Un dono da vivere. Il Concilio Vaticano II, affronta anch’egli il problema, avanzando qualche proposta concreta: “Quello che viene subito in mente è il modo di organizzare e celebrare il Sinodo dei Vescovi suggerito dal Concilio (Christus Dominus 5) e voluto da Paolo VI proprio per offrire una prima manifestazione della collegialità episcopale. Da più parti e da tempo si va ormai auspicando una riforma del regolamento del Sinodo nella direzione di una maggiore autorevolezza delle sue decisioni.” “In secondo luogo, mi pare doveroso accennare alla ventilata riforma della Curia romana, che risponda più chiaramente non solo allo spirito e alla lettera dei documenti conciliari, ma anche alle non poche né irrilevanti novità sociali, culturali ed economiche del mondo contemporaneo: Ciò andrebbe fatto non solo per snellire la burocrazia (...) ma anche per decentrare alcune pratiche che alleggerirebbero non poco l’apparto ecclesiastico” (pp . 91-92). Speciale nuovo Papa 15 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 La cattedra di Pietro nell’abside della basilica vaticana con la Gloria dello Spirito Santo di Lorenzo Bernini. La cattedra è simbolo del magistero del Romano Pontefice 4 - L’INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA “AMMAESTRATE TUTTE LE GENTI” L ’infallibilità del Romano Pontefice è tema di notevole rilievo per la vita della Chiesa. È uno degli argomenti più dibattuti, da quando il Concilio Vaticano I proclamò questo dogma il 18 luglio 1870. Come già affermato nel secondo capitolo di questo nostro excursus sul ministero petrino (cfr. pag. 13), il Concilio venne sospeso il 20 ottobre dello stesso anno in seguito alla presa di Roma, e non venne più concluso. Le definizioni del Vaticano I rimasero così incomplete. Riguardo all’infallibilità pontificia la Pastor aeternus (Pastore eterno) del concilio ottocentesco dichiarava: “Noi, quindi, aderendo fedelmente a una tradizione accolta fin dall’inizio della fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l’esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del santo Concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, definisce che una dottrina riguardante la fede e i costumi dev’essere ritenuta da tutta la Chiesa, per quell’assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quell’infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua Chiesa allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della Chiesa”. Il Concilio – nella Lumen Gentium – ha ripreso l’argomento, completandolo e partendo dalla dichiarazione dell’infallibilità di tutta la Chiesa: “Il popolo santo di Dio partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità, e coll’offrire a Dio un sacrificio di lode, cioè frutto di labbra acclamanti al nome suo. La totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo, non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando “dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici” mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale. E invero, per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, e sotto la guida del sacro magistero, il quale permette, se gli si obbedisce fedelmente, di ricevere non più una parola umana, ma veramente la parola di Dio, il popolo di Dio aderisce indefettibilmente alla fede trasmessa ai santi una volta per tutte, con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l’applica nella vita (n. 12). Lo ribadisce anche una dichiarazione della Sacra Congregazione per la Dottrina SECONDO I TESTI DEL CONCILIO, IL MAGISTERO INFALLIBILE DEL ROMANO PONTEFICE VIENE ESERCITATO NELLA DOTTRINA RIGUARDANTE LA FEDE E I COSTUMI della Fede del 24 giugno 1973: “Dio stesso, dunque, l’assolutamente infallibile, ha voluto dotare il suo Popolo nuovo, che è la Chiesa, di un’infallibilità partecipata, circoscritta alle cose riguardanti la fede e i costumi; essa appunto si verifica quando tutto il Popolo di Dio ritiene senza incertezze qualche punto dottrinale attinente a tali cose; essa, ancora, è in permanente dipendenza dallo Spirito Santo che, con sapiente provvidenza e con l’unzione della sua grazia, guida la Chiesa alla verità intera, fino alla venuta del suo Signore.” Il Concilio passa dal popolo di Dio ai vescovi per confermare tale infallibilità: “Quantunque i vescovi, presi a uno a uno, non godano della prerogativa dell’infallibilità, quando tuttavia, anche dispersi per il mondo, ma conservando il vincolo della comunione tra di loro e col Successore di Pietro, si accordano per insegnare autenticamente che una dottrina concernente la fede e i costumi si impone in maniera assoluta, allora esprimono infallibilmente la dottrina di Cristo. La cosa è ancora più manifesta quando, radunati in Concilio ecumenico, sono per tutta la Chiesa ASSISTENZA DOMICILIARE dottori e giudici della fede e della morale; allora bisogna aderire alle loro definizioni con l’ossequio della fede.” (n. 25) Infine, in un cammino dal basso in alto, la Lumen Gentium conferma anche la definizione del Vaticano I per quanto riguarda il magistero del Papa: “Questa infallibilità, della quale il divino Redentore volle provveduta la sua Chiesa nel definire la dottrina della fede e della morale, si estende tanto, quanto il deposito della divina Rivelazione, che deve essere gelosamente custodito e fedelmente esposto. Di questa infallibilità il Romano Pontefice, capo del Collegio dei Vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli che conferma nella fede i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32), sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede e la morale. Perciò le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate con l’assistenza dello Spirito Santo a lui promessa nella persona di san Pietro, per cui non hanno bisogno di una approvazione di altri, né ammetto- no appello alcuno ad altro giudizio.” Il Concilio sottolinea poi alcune condizioni e chiarificazioni riguardo all’esercizio di questo ministero: “In effetti allora il Romano Pontefice pronunzia sentenza non come persona privata, ma espone o difende la dottrina della fede cattolica quale supremo maestro della Chiesa universale, singolarmente insignito del carisma dell’infallibilità della Chiesa stessa. L’infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure nel corpo episcopale quando esercita il supremo magistero col Successore di Pietro. A queste definizioni non può mai mancare l’assenso della Chiesa, data l’azione dello stesso Spirito Santo che conserva e fa progredire nell’unità della fede tutto il gregge di Cristo. Quando poi il Romano Pontefice o il Corpo dei Vescovi con lui esprimono una sentenza, la emettono secondo la stessa Rivelazione, cui tutti devono attenersi e conformarsi, Rivelazione che è integralmente trasmessa per scritto o per tradizione dalla legittima successione dei Vescovi e specialmente a cura dello stesso Romano Pontefice, e viene nella Chiesa gelosamente conserva- ta e fedelmente esposta sotto la luce dello Spirito di verità” (n. 25). Giovanni Paolo II, in un’udienza generale, ebbe a parlare dell’infallibilità pontificia. In quell’occasione – spiegando il Vaticano II – ebbe a dire: “Secondo i testi conciliari, il magistero infallibile viene esercitato nella dottrina riguardante la fede e i costumi. Si tratta del campo delle verità esplicitamente o implicitamente rivelate, che richiedono un’adesione di fede e di cui la Chiesa custodisce il deposito affidatole da Cristo e trasmesso dagli Apostoli: non lo custodirebbe convenientemente, se non ne tutelasse la purezza e l’integrità. Si tratta di verità riguardanti Dio in se stesso e nella sua opera creativa e redentiva; l’uomo e il mondo nella loro condizione creaturale e nel loro destino secondo il disegno provvidenziale; la vita eterna e la stessa vita terrena nelle sue fondamentali esigenze in ordine alla verità e al bene. Si tratta, dunque, anche di ‘verità-per-la-vita’, e della loro applicazione nel comportamento umano. Il divin Maestro, nel mandato della evangelizzazione, ha ordinato agli Apostoli: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 20). Rientrano nell’area delle verità che il magistero può proporre in modo definitivo quei principi di ragione che, anche se non sono contenuti nelle verità di fede, sono ad esse intimamente connessi. Dai testi conciliari si rilevano anche le condizioni dell’esercizio del magistero infallibile da parte del Romano Pontefice. Esse possono essere così sintetizzate: il Papa deve agire come ‘pastore e dottore di tutti i cristiani’, pronunciandosi su verità riguardanti ‘fede e costumi’, con termini che manifestino chiaramente la sua intenzione di definire una certa verità e di richiedere la definitiva adesione ad essa di tutti i cristiani. A queste condizioni si può parlare di magistero papale straordinario, le cui definizioni sono irreformabili. Nei testi conciliari – infine – viene distinto il magistero ‘ordinario’ da quello ‘straordinario’, sottolineando l’importanza del primo, che è di carattere permanente; mentre quello che si esprime nelle definizioni si può dire eccezionale. Accanto all’infallibilità delle definizioni ex cathedra, esiste il carisma di assistenza dello Spirito Santo, concesso a Pietro e ai suoi successori perché non errino in materia di fede e di morale e diano invece una buona illuminazione al popolo cristiano” (Roma, 24 marzo 1993). www.privatassistenza.it Pellegrini ANZIANI, MALATI E DISABILI gioielli e argenti Il Centro Privatassistenza di Crema offre alle famiglie servizi socio-assistenziali e sanitari personalizzati, occasionali o continuativi per anziani, malati e disabili. Il Centro è strutturato per rispondere tempestivamente ad ogni richiesta, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. 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È costituito da una stola di pura lana vergine mescolata con lana di agnello, lunga 2.60 m e larga 11 cm, terminante con una fascia di seta nera, spiccano cinque croci di seta rossa, che richiamano simbolicamente le piaghe di Cristo. Esso richiama il buon Pastore che pone sulle proprie spalle la pecorella smarrita, e anche la triplice risposta amorosa alla richiesta fatta da Gesù risorto a Simon Pietro di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle. Il Pallio è ornato anche da tre spilloni papa Ratzinger – un’immagine del giogo di Cristo, che il Vescovo di questa città, il Servo dei Servi di Dio, prende sulle sue spalle. Il giogo di Dio è la volontà di Dio, che noi accogliamo. E questa volontà non è per noi un peso esteriore, che ci opprime e ci toglie la libertà. Conoscere ciò che Dio vuole, conoscere qual è la via della vita – questa era la gioia di Israele, era il suo grande privilegio. Questa è anche la nostra gioia: la volontà di Dio non ci aliena, ci purifica – magari in modo anche doloroso – e così ci conduce a noi stessi. In tal modo, non serviamo soltanto Lui ma la salvezza di tutto il mondo, di tutta la storia. In realtà – ha continuato il Papa – il simbolismo del Pallio è ancora più concreto: la lana d’agnello intende rappresentare la pecorella perduta o anche quella malata e quella debole, che il pastore mette sulle sue spalle e conduce alle acque della vita. La parabola della pecorella smarrita, che il pastore cerca nel deserto, è un’immagine del mistero di Cristo e della Chiesa. L’umanità è la pecora smarrita nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. Il Figlio di Dio non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica COME GESÙ BUON PASTORE, IL PAPA PORTA LA PECORELLA SMARRITA SULLE SUE SPALLE dorati, chiamati aciculae, che anticamente servivano per tenerlo fermo sul petto, sul dorso e sulla spalla sinistra, e che simboleggiano i chiodi della Passione di Cristo. Inizialmente attributo esclusivo del Sommo Pontefice, e da lui indossato in tutte le celebrazioni solenni, venne poi accordato dal Santo Padre anche ai Vescovi che avessero ricevuto dalla Sede Apostolica una speciale giurisdizione, segno quindi della comunione tra la Sede di Roma e le Chiese sparse nel mondo, come quando in occasione della festa degli apostoli Pietro e Paolo, il Papa lo impone agli arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno. Questa insegna liturgica che i Vescovi di Roma indossano fin dal IV secolo, come attestano i mosaici di Sant’Apollinare a Ravenna, “è anche – ha detto VENDITA PROMOZIONALE Via Rossignoli, 22 Ombriano - Crema Tel. 0373.230082 [email protected] arreda di Parizzi CHIUSO IL LUNEDÌ APERTO DOMENICA POMERIGGIO CAPPELLA CANTONE località S. Maria dei Sabbioni Tel. 0374 373210 - [email protected] e in d SEI PROPRIETARIO DI UNA ABITAZIONE? VIVI IN AFFITTO? n ra AMMINISTRI CONDOMINI? HAI UNA CASA VACANZE? 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La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. La Chiesa e i Pastori in essa devono mettersi in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso Colui che ci dona la vita. Il simbolo dell’agnello ha ancora un altro aspetto. Il pastore di tutti gli uomini, il Dio vivente, è divenuto lui stesso agnello. Proprio così Egli si rivela come il vero pastore: “Io sono il buon pastore… Io offro la mia vita per le pecore”. Non è il potere che redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati”. L’ANELLO DEL PESCATORE Il secondo segno con cui viene rappresentato l’insediamento nel Ministero petrino, è l’Anello del Pescatore, recante tre simboli: la barca con la rete, due pesci stilizzati, la croce del Pallio. La chiamata di Pietro ad essere pastore fa seguito alla narrazione della pesca abbondante, dopo il comando del Signore Risorto di gettare le reti. La rete diviene così piena di 153 grossi pesci che i discepoli non riescono a tirarla su: “E sebbene fossero così tanti, la rete non si strappò” (Gv 21, 11). Questo racconto ne richiama un altro simile. Quel giorno Gesù aveva invitato Simone ad andare al largo ancora una volta. E Simone diede la mirabile risposta: Maestro, sulla tua parola getterò le reti! Ed ecco il conferimento della missione: “Non temere! D’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5, 1–11). “Anche oggi – ha continuato il Papa – viene detto alla Chiesa e ai successori degli apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti, per conquistare gli uomini a Cristo, alla vera vita. (...) Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita. È proprio così: nella missione di pescatore di uomini, al seguito di Cristo, occorre portare gli uomini fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la terra della vita, verso la luce di Dio. È proprio così: noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso RIMESSA A NUOVO SERRAMENTI E GRIGLIE IN LEGNO dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui. Il compito del pastore, del pescatore di uomini può spesso apparire faticoso. Ma è bello e grande, perché in definitiva è un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che vuol fare il suo ingresso nel mondo.” Infine, nell’immagine del pastore che in quella del pescatore emerge in modo molto esplicito la chiamata all’unità. IL PAPA È PESCATORE DI UOMINI SCELTO DA GESÙ PER GETTARE LE RETI IN VISTA DI UNA PESCA ABBONDANTE “Ho ancora altre pecore, che non sono di questo ovile; anch’esse io devo condurre ed ascolteranno la mia voce e diverranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10, 16), dice Gesù al termine del discorso del buon pastore. E il racconto dei 153 grossi pesci termina con la gioiosa constatazione: “sebbene fossero così tanti, la rete non si strappò” (Gv 21, 11). “Ahimé, amato Signore, essa ora si è strappata! vorremmo dire addolorati. Ma no, non dobbiamo essere tristi! Rallegriamoci per la tua promessa, che non delude, e facciamo tutto il possibile per percorrere la via verso l’unità, che tu hai promesso.” AFFITTO A RISCATTO ADIACENTE A CREMA collegamento pista ciclabile PROPONIAMO ULTIMI TRILOCALI DOPO PRIMA IN ELEGANTE RESIDENZA www.dittabianchessi.com CON FORMULA AFFITTO/RISCATTO CLASSE ENERGETICA B – IPE 43,9 e-mail: [email protected] VERNICIATURA - LACCATURA LEGNO Per informazioni e visite Pianengo (Cr) via Costituzione, 7 • Tel. e Fax. 0373 74175 Con prodotti idrosolubili e tecniche di assoluta avanguardia, rinnoviamo i vostri infissi rovinati dal tempo VC VillaCorti via Roma, 9/11 - Pieranica Tel. 0373 71019 Fax 0373 71484 www.villacorti.it - [email protected] cell. 335 6043150 331 3166650 VT Matrimoni civili in villa VillaToscanini via XXV Aprile, 13 - Ripalta Guerina Tel. 0373 66156 Fax 0373 91400 www.villatoscanini.com [email protected] cell. 347 6977924 ...Potete uello scegliere q . e che preferit lità la qua Il prezzo e nte del ristora i ss sono gli ste 18 Speciale nuovo Papa GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 SONO DUECENTOSESSANTASEI I PAPI DELLA STORIA: DA PIETRO SAN PIETRO DI GALILEA MARTIRIZZATO A ROMA NEL 64 O 67 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. S. Lino Volterra 67-76 (9 anni) S. Cleto Roma 76-88 (12) S. Clemente I Roma 88-97 (9) S. Evaristo Betlemme 97-105 (8) S. Alessandro I 105-115 (10) S. Sisto I Roma 115-125 (10) S. Telesforo Terranova 125-136 (11) S. Igino Atene 136-140 (4) S. Pio I Aquileia 140-155 (15) S. Aniceto Emesa Siria 155-166 (11) S. Sotero Fondi (Campania) 166-175 (9) S. Eleuterio Nicopoli (Epiro) 175-189 (14) S. Vittore I Africa 189-199 (10) S. Zefirino Roma 199-217 (18) S. Callisto I Roma 217-222 (5) Ippolito 217-235 (antipapa) S. Urbano I Roma 222-230 (8) S. Ponziano Roma 230-235 (5) S. Antero Policastro 235-236 (1) S. Fabiano Roma 236-250 (14) S. Cornelio Roma 251-253 (2) Novaziano 251-258 (antipapa) S. Lucio I Roma 253-254 (1) S. Stefano I Roma 254-257 (3) S. Sisto II Atene 257-258 (1) S. Dionisio Magna Grecia 259-268 (9) S. Felice I Roma 269-274 (5) S. Eutichiano Luni 275-283 (8) S. Caio Dalmazia 283-296 (13) S. Marcellino Roma 296-304 (8) S. Marcello I Roma 308-309 (1) S. Eusebio Grecia S. Cassano (Calabria) 309-310 (1) S. Milziade Africa 311-314 (3) S. Silvestro I Roma 314-335 (21) S. Marco Roma 336-336 (0) S. Giulio I Roma 337-352 (15) S. Liberio Roma 352-366 (14) Felice II 355-365 (antipapa) S. Damaso I Spagna 366-384 (18) Ursino 366-367 esiliato - Diacono S. Siricio Roma 384 -399 (15) S. Anastasio I Roma 399-401 (2) S. Innocenzo I Albano 401-417 (16) S. Zosimo Grecia 417-418 (1) S. Bonifacio I Roma 418-422 (4) Eulalio 418-419 esiliato (antipapa) S. Celestino I Campania 422-432 (10) S. Sisto III Roma 432-440 (8) S. Leone I il Grande Volterra 440-461 (21) S. Ilaro Sardegna 461-468 (7) S. Simplicio Tivoli 468-483 (15) S. Felice II (III) Roma 483-492 (9) S. Gelasio I Africa 492-496 (4) Anastasio II Roma 496-498 (2) S. Simmaco Sardegna 498-514 (16) Lorenzo 498-505 esiliato (antipapa) S. Ormisda Frosinone 514-523 (9) S. Giovanni I Tuscia 523-526 (3) S. Felice III (IV) Sannio 526-530 (4) Bonifacio II Roma 530-532 (2) Dioscoro Alessandria set. 530 ott. 530 Giovanni II Roma 533-535 (2) S. Agapito I Roma 535-536 (1) S. Silverio Campania 536-537 (1) deposto ed esiliato nel 537 morto a Ponza nel 538 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. Vigilio Roma 537-555 (18) Pelagio I Roma 556-561 (5) Giovanni III Roma 561-574 (13) Benedetto I Roma 575-579 (4) Pelagio II Roma 579-590 (11) S. Gregorio I il Grande Roma 590-604 (14) Sabiniano Blera (Tuscolo) 604-606 (2) Bonifacio III Roma 607-607 (0) S. Bonifacio IV Valeria dei Marsi 608 -615 (7) S. Adeodato I Roma 615-618 (3) Bonifacio V Napoli 619-625 (6) Onorio I Campania 625-638 (13) Severino Roma 640-640 (0) Giovanni IV Zara (Dalmazia) 640-642 (2) Teodoro I Grecia 642-649 (7) S. Martino I Todi 649-653 (4) deportato nel 653 morto in esilio 655 S. Eugenio I Roma 654-657 (3) S. Vitaliano Segni 657-672 (15) Adeodato II Roma 672-676 (4) Dono Roma 676-678 (2) S. Agatone Palermo 678-681 (3) S. Leone II Sicilia 682-683 (1) S. Benedetto II Roma 684-685 (1) Giovanni V Antiochia 685-686 (1) Conone Tracia 686-687 (1) Teodoro 687-687 (antipapa) Pasquale 687 692 (antipapa) S. Sergio I Siria 687-701 (14) Giovanni VI Grecia 701-705 (4) Giovanni VII Rossano (Calabria) 705- 707 (2) Sisinnio Siria 708-708 (0) Costantino Siria 708-715 (7) S. Gregorio II Roma 715-731 (16) S. Gregorio III Siria 731-741 (10) S. Zaccaria Grecia 741-752 (11) di S. Severina in Calabria S. Stefano II (III) Roma 752-757 (5) S. Paolo I Roma 757-767 (10) Costantino II Nepi 767-768 deposto nel 768 Filippo 768-768 Stefano III (IV) Sicilia 768-772 (4) Adriano I Roma 772-795 (23) S. Leone III Roma 795-816 (21) Stefano IV (V) Roma 816-817 (1) S. Pasquale I Roma 817-824 (7) Eugenio II Roma 824-827 (3) Valentino Roma 827-827 (0) Gregorio IV Roma 827-844 (17) Giovanni 844 844 Sergio II Roma 844-847 (3) S. Leone IV Roma 847-855 (8) Anastasio 855-855 deposto Benedetto III Roma 855-858 (3) S. Nicolò I Roma 858-867 (9) Adriano II Roma 867-872 (5) Giovanni VIII Roma 872-882 (10) Marino I di Gallese 882-884 (2) S. Adriano III Roma 884-885 (1) Stefano V (VI) Roma 885-891 (6) Formoso Corsica o ad Ostia 891-896 (5) Bonifacio VI Roma 896-896 (0) papa per 15 giorni Stefano VI (VII) Roma 896-897 (1) Romano di Gallese 897-897 (0) Teodoro II Roma 897-897 (0) Giovanni IX Tivoli 898-900 (2) Benedetto IV Roma 900-903 (3) Leone V Ardea 903- 903 (0) Cristoforo Roma 903-904 deposto Ass. nazionale per la tutela della casa e dei consumatori CONFEDERAZIONE PICCOLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE CONFEDERAZIONE PICCOLA PROPRIETA’ IMMOBILIARE • • • • • • • • Assistenza locazioni e vendite Gestione affitti Consulenze e aggiornamenti nuove normative Assistenza legale e notarile Attestati Certificazioni Energetiche Amministrazione piccole unità immobiliari Assistenza fiscale Consulenze finanziarie e assicurative ❐ Se hai un immobile di tua proprietà ❐ Se vuoi difendere i diritti della tua proprietà ❐ Se vuoi gestire al meglio la tua proprietà CONFAPPI È LA TUA ASSOCIAZIONE! SEDE PROVINCIALE DI CREMONA Via Santa Chiara n. 9 - 26013 Crema (Cr) Tel. 0373/86453 - Tel./Fax 0373/226171 e-mail: [email protected] 119. Sergio III Roma 904-911 (7) dei Conti di Tuscolo 120. Anastasio III Roma 911-913 (2) 121. Landone Sabina 913-914 (1) 122. Giovanni X Ravenna 914 -928 (14) deposto e morto nel 929 123. Leone VI Roma 928-928 (0) 124. Stefano VII (VIII) Roma 928-931 (2) 125. Giovanni XI Roma 931-935 (4) dei Conti di Tuscolo deposto nel 935 126. Leone VII Roma 936-939 (3) 127. Stefano VIII (IX) Romano 939-942 (3) 128. Marino II Roma 942-946 (4) 129. Agapito II Roma 946-955 (9) 130. Giovanni XII Roma 955-963 (8) Ottaviano dei Conti di Tuscolo primo papa che cambiò nome salendo alla sede Apostolica; deposto nel 963, morto nel 964 131. Leone VIII Roma 963-964 (1) deposto e morto nel 965 132. Benedetto V, Gramathicus Roma 964-964 (0) esiliato e morto a Brema nel 966 133. Giovanni XIII Roma 965-972 (7) 134. Benedetto VI Roma 973-974 (1) Bonifacio VII 974-974 per la 1a volta 135. Benedetto VII Roma 974-983 (9) dei Conti di Tuscolo 136. Giovanni XIV Pavia 983-984 (1) Pietro di Pavia Bonifacio VII 984-985 per la 2a volta 137. Giovanni XV Roma 985-996 (11) 138. Gregorio V 996-999 (3) Brunone dei Conti di Carinzia Giovanni XVI Greco di Calabria 997-997 cacciato nel 997 morto nel 998 139. Silvestro II Alvernia (Francia) 999-1003 (4) Gerberto d’Aurillac 140. Giovanni XVII Roma 1003-1003 (0) Siccone Sicconi 141. Giovanni XVIII Rapagnano (Ascoli Piceno) 1004-1009 (5) Fasano 142. Sergio IV Roma 1009-1012 (3) Pietro 143. Benedetto VIII Roma 1012-1024 (12) Giovanni dei Conti di Tuscolo Gregorio Roma 1012-1012 144. Giovanni XIX Roma 1024-1032 (8) dei Conti di Tuscolo 145. Benedetto IX Roma 1032-1044 (12) Teofilatto dei Conti di Tuscolo 146. Silvestro III Roma 1045-1045 (0) Giovanni 147. Benedetto IX per la 2a volta 1045-1045 (0) Teofilatto dei Conti di Tuscolo 148. Gregorio VI Roma 1045-1046 (1) Giovanni Graziano 149. Clemente II Sassonia 1046-1047 (1) Suitgero di Morsleben e Honburg morto a Pesaro nel 1047 Vescovo di Bamberga 150. Benedetto IX per la terza volta 1047-1048 (1) morto dopo la nuova espulsione 151. Damaso II Baviera 1048-1048 (0) Poppone morto a Palestrina 152. S. Leone IX Alsazia 1049-1054 (5) Brunone dei Conti di Egisheim-Hirschberg 153. Vittore II Svevo 1055-1057 (2) Geberardo II dei Conti di Dollestein Hirschberg morto ad Arezzo nel 1057 154. Stefano IX (X) Lorena 1057-1058 (1) Federico Gozzelone dei Duchi 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. di Lorena morto a Firenze nel 1058 Benedetto X Roma 1058-1059 Giovanni detto Mincio, dei Conti di Tuscolo Niccolò II Chevron - Savoia 1059-1061 (2) Gerardo di Borgogna Alessandro II Verona 1061-1073 (12) Anselmo dei Conti di Baggio Onorio II 1061-1072 Cadalo Pallavicino S. Gregorio VII Roma 1073-1085 (12) Ildebrando di Soana Clemente III Parma 1080-1100 Ghiberto da Correggio cacciato nel 1100 - morto a Ravenna B. Vittore III Benevento 1086-1087 (1) Desiderio Epifani B. Urbano II Chatillon 1088-1099 (11) Ottone dei Signori di Chatillon Pasquale II Di Bieda (Tuscia) 1099-1118 (19) Raniero di Blera Teodorico 1100-1102 Alberto 1102-1102 Silvestro IV Roma 1105-1111 Maginulfo Gelasio II Gaeta 1118-1119 (1) Giovanni Crescenzi Caetani morto a Cluny 1119 Gregorio VIII Francese 1118-1121 Maurizio Bourdain (o Bourdin) morto nel 1125 Callisto II Borgogna 1119-1124 (5) Guido di Guglielmo Conte di Borgogna Celestino II Roma 1124-1124 Teobaldo Buccapecus Onorio II Casal Fiumanese (Imola) 1124-1130 (6) Lamberto Scannabecchi Innocenzo II Roma 1130-1143 (13) Gregorio Papareschi Anacleto II 1130-1138 Pietro Pierleoni Vittore IV 1138-1138 Gregorio dei Conti di Tuscolo Celestino II Città di Castello 1143-1144 (1) Guido di Città di Castello Lucio II Bologna 1144-1145 (1) Gerardo Caccianemici dell’Orso B. Eugenio III Pisa 1145-1153 (8) Berardo Paganelli Montemagno Anastasio IV Roma 1153-1154 (1) Corrado Adriano IV Inghilterra 1154-1159 (5) Nicola Breakspeare Alessandro III Siena 1159-1181 (22) Rolando Bandinelli morto a Civita Castellana nel 1581 Vittore IV (V) Tivoli 1159-1164 Ottaviano dei Conti di Monticelli Pasquale III 1164-1168 Guido da Crema Callisto III Ungheria 1168-1178 Giovanni Abate di Strumio Innocenzo III Sezze 1179-1180 Lando Frangipane deposto nel 1180 Lucio III Lucca 1181-1185 (4) Ubaldo Allucingoli Urbano III Milano 1185-1187 (2) Uberto Crivelli Gregorio VIII Benevento 1187-1187 (0) Alberto de Morra Clemente III Roma 1187-1191 (4) Paolino Scolare Celestino III Roma 1191-1198 (7) Giacinto Bobone Orsini Innocenzo III Anagni 1198-1216 (18) Lotario dei Conti di Segni Onorio III Roma 1216-1227 (11) Cencio Savelli Rag. ETTORE FERRARI Family Banker Da oltre 20 anni al servizio dei risparmiatori con onestà, competenza e professionalità 178. Gregorio IX Anagni 1227-1241 (14) Ugolino dei Conti di Segni 179. Celestino IV Milano 1241-1241 (0) Goffredo Castiglione 180. Innocenzo IV Genova 1243-1254 (11) Sinibaldo Fieschi dei Conti di Lavagna 181. Alessandro IV Anagni 1254-1261 (7) Orlando dei Conti di Segni 182. Urbano IV Troyes 1261-1264 (3) Giacinto Pantaleone 183. Clemente IV Saint Gilles sur Rhone 1265-1268 (3) Guido Foulques Le Gros 184. B. Gregorio X Piacenza 1271-1276 (5) Teobaldo Visconti 185. B. Innocenzo V Tarantasia (Savoia) 1276-1276 (0) Pietro di Tarantasia 186. Adriano V Genova 1276-1276 (0) Ottobono Fieschi dei Conti di Lavagna 187. Giovanni XXI Lisbona 1276-1277 (1) Pietro di Giuliano (Pietro Ispano) 188. Nicolò III Roma 1277-1280 (3) Giovanni Gaetano Orsini 189. Martino IV Montpincé nella Brie 1281-1285 (4) Simone de Brion 190. Onorio IV Roma 1285-1287 (2) Iacopo Savelli 191. Niccolò IV Lisciano (Ascoli Piceno) 1288-1292 (4) Gerolamo Masci 192. S. Celestino V Isernia 1294-1294 (0) Pietro Angeleri da Morrone rinunciò “Colui che per viltade fece il gran rifiuto” (m. 1296) 193. Bonifacio VIII Anagni 1294-1303 (9) Benedetto Caetani 194. B. Benedetto XI Treviso 1303-1304 (1) Nicolò Boccasini 195. Clemente V Villandran (Bordeaux) 1305-1314 (9) Bertrando de Goth 196. Giovanni XXII Cahors 1316-1334 (18) Giacomo Arnaud d’Euse Niccolò V Rieti 1328-1330 rinunciò nel 1330 anno in cui morì 197. Benedetto XII Saverdun (Tolosa) 1334-1342 (8) Giacomo Fournier 198. Clemente VI Chateau Malmont (Limoges) 1342-1352 (10) Pietro Roger de Rosieres 199. Innocenzo VI Mont (Beyssac) 1352-1362 (10) Stefano d’Aubert 200. B. Urbano V Chateau de Grisac (Linguadoca) 1362-1370 (8) Guglielmo de Grimoard 201. Gregorio XI Chateau Maumont (Limoges) 1370-1378 (8) Pietro Roger de Beaufort 202. Urbano VI Napoli 1378-1389 (11) Bartolomeo Prignano 203. Bonifacio IX Napoli 1389-1404 (15) Pietro Tomacelli 204. Innocenzo VII Sulmona 1404-1406 (2) Cosimo de’ Migliorati 205. Gregorio XII Venezia 1406-1409 (3) Angelo Correr deposto nel concilio di Pisa nel 1409, rinunciò nel 1415. Morto nel 1417 ANTIPAPI AVIGNONESI SCISMA D’OCCIDENTE DEL 1378 Clemente VII Ginevra 1378-1394 Roberto dei Conti di Savoia Benedetto XIII Ilescas (Aragona) 1394-1414 Pietro de Luna deposto WWW.SUCCESSIONICREMA.IT Piazza Garibaldi 53 Crema Pratiche di Successione Maccalli Gianpietro Dr.ssa Calegari Alessandra GRUPPO BANCARIO MEDIOLANUM Cell. 348 3051224 e-mail: [email protected] Iscr. Albo Prom. Fin. N° 6561 Tel/Fax 0373 83100 [email protected] Speciale nuovo Papa 19 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 A FRANCESCO nel 1414 rieletto nel 1417 Clemente VIII Barcellona 1423-1429 Gil Sanchez Munoz rinunciò nel 1429 e morì nel 1446 Benedetto XIV 1425-1430 Bernardo Garnier ANTIPAPI PISANI Alessandro V Candia 1409-1410 Pietro Filargis Giovanni XXIII Ischia 1410-1415 Baldassarre Cossa deposto nel 1415 e morto nel 1419 206. Martino V Genazzano (Roma) 1417-1431 (14) Oddone Colonna 207. Eugenio IV Venezia 1431-1447 (16) Gabriele Condulmero Felice V 1439-1449 Amedeo Duca di Savoia eletto a Basilea rinunciò a Losanna 208. Niccolò V Sarzana 1447-1455 (8) Tommaso Parentucelli 209. Callisto III Jativa (Valencia) 1455-1458 (3) Alfonso Borgia 210. Pio II Corsignano (detta poi Pienza) 1458 1464 (6) Enea Silvio Piccolomini 211. Paolo II Venezia 1464-1471 (7) Pietro Barbo 212. Sisto IV Celle Ligure (Savona) 1471-1484 (13) Francesco Della Rovere 213. Innocenzo VIII Genova 1484-1492 (8) Giovan Battista Cybo 214. Alessandro VI Jativa (Valencia) 1492 1503 (11) Rodrigo Borgia 215. Pio III Siena 1503-1503 (0) Francesco Todeschini Piccolomini 216. Giulio II Albissola (Savona) 1503-1513 (10) Giuliano Della Rovere 217. Leone X Firenze 1513-1521 (8) Giovanni de’ Medici 218. Adriano VI Utrecht 1522-1523 (1) Adriano Florensz 219. Clemente VII Firenze 1523-1534 (11) Giulio de’ Medici 220. Paolo III Canino (Viterbo) 1534-1549 (15) Alessandro Farnese 221. Giulio III Roma 1550-1555 (5) Giovan Maria Ciocchi del Monte 222. Marcello II Montefano (Macerata) 1555-1555 (0) Marcello Cervini da fam. di Montepulciano 223. Paolo IV Capriglia (Avellino) 1555-1559 (4) Gian Pietro Carafa 224. Pio IV Milano 1559-1565 (6) Giovanni Angelo Medici 225. S. Pio V Bosco Marengo 1566-1572 (6) Antonio Ghislieri 226. Gregorio XIII Bologna 1572-1585 (13) Ugo Boncompagni 227. Sisto V Grottammare 1585-1590 (5) Felice Peretti 228. Urbano VII Roma 1590-1590 (0) Giovan Battista Castagna 229. Gregorio XIV Cremona 1590-1591 (1) Nicolò Sfondrati 230. Innocenzo IX Bologna 1591-1591 (0) Giovan Antonio Facchinetti 231. Clemente VIII Fano 1592-1605 (13) Ippolito Aldobrandini 232. Leone XI Firenze 1605-1605 (0) Alessandro d’Ottaviano de’ Medici 233. Paolo V Roma 1605-1621 (16) Camillo Borghese 234. Gregorio XV Bologna 1621-1623 (2) Alessandro Ludovisi 235. Urbano VIII Firenze 1623-1644 (21) Maffeo Barberini 236. Innocenzo X Roma 1644-1655 (11) Giovan Battista Pamphily 237. Alessandro VII Siena 1655-1667 (12) Fabio Chigi 238. Clemente IX Pistoia 1667-1669 (2) Giulio Rospigliosi 239. Clemente X Roma 1670-1676 (6) Giovan Battista Emilio Altieri 240. B. Innocenzo XI Como 1676-1689 (13) Benedetto Odescalchi 241. Alessandro VIII Venezia 1689-1691 (2) Pietro Ottoboni 242. Innocenzo XII Spinazzola (Bari) 1691 -1700 (9) Antonio Pignatelli 243. Clemente XI Urbino 1700-1721 (21) Giovanni Francesco Albani 244. Innocenzo XIII Poli (Palestrina) 1721-1724 (3) Michelangelo Conti 245. Benedetto XIII Gravina (Bari) 1724-1730 (6) Vincenzo Maria Orsini 246. Clemente XII Firenze 1730-1740 (10) Lorenzo Corsini 247. Benedetto XIV Bologna 1740-1758 (18) Prospero Lambertini 248. Clemente XIII Venezia 1758-1769 (11) Carlo Rezzonico 249. Clemente XIV S. Arcangelo di Romagna 1769-1774 (5) Giovanni Vincenzo Ganganelli 250. Pio VI Cesena 1775-1799 (24) Giovan Angelo Braschi 251. Pio VII Cesena 1800-1823 (23) Giorgio Chiaramonti 252. Leone XII Genga (Ancona) 1823-1829 (6) Annibale Sermattei dei Conti della Genga 253. Pio VIII Cingoli (Macerata) 1829-1830 (1) Francesco Saverio Castiglioni 254. Gregorio XVI Belluno 1831-1846 (15) Bartolomeo Alberto Cappellari 255. B. Pio IX Senigallia 1846-1878 (32) Giovan Maria Mastai-Ferretti 256. Leone XIII Carpineto Romano 1878-1903 (25) Gioacchino Pecci 257. S. Pio X Riese (Treviso) 1903-1914 (11) Giuseppe Sarto 258. Benedetto XV Genova 1914-1922 (8) Giacomo Della Chiesa 259. Pio XI Desio (Milano) 1922-1939 (17) Achille Ratti 260. Pio XII Roma 1939-1958 (19) Eugenio Pacelli 261. B. Giovanni XXIII Brusicco di Sotto il Monte (Bergamo) 1958-1963 (5) Angelo Giuseppe Roncalli 262. Paolo VI Concesio (Brescia) 1963-1978 (15) Giovanni Battista Montini 263. Giovanni Paolo I Canale d’Agordo (Belluno) 1978-1978 (0) Albino Luciani 264. Giovanni Paolo II Wadowice - Cracovia (Polonia) 1978-2005 (26) Karol Wojtyla 265. Benedetto XVI Passau (Germania) 2005-2013 (8) Joseph Ratzinger 266. Francesco (Jorge Mario Bergoglio) UNA SERIE DI GRANDI PASTORI San Pio X Paolo VI Il 19 luglio del 1903, cessa di vivere, a 93 anni, Leone XIII. Il 4 agosto viene eletto Papa il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, che prende il nome di Pio X. Mostra subito di essere il contrapposto del suo predecessore: è umile, schietto, buono, alieno dalla politica. La sua lotta più intransigente si svolge contro il movimento modernista, che investe direttamente la filosofia, la teologia, l’esegesi biblica, con vasti riflessi anche politici e sociologici. Muore il 20 agosto del 1914, agli inizi della Prima guerra mondiale. Benedetto XV Il 3 settembre 1914 sale al soglio pontificio il cardinale Giacomo Della Chiesa, nato a Genova nel 1854, da nobile famiglia. Eletto Papa con il nome di Benedetto XV, durante la Prima guerra mondiale coopera ad alleviare le miserie della guerra da lui definita “inutile strage”, tentando con proposte di pace di troncare le ostilità e salvare l’Europa. Sul piano religioso anima lo zelo missionario, mostra grande sollecitudine nei riguardi delle Chiese separate d’Oriente e promulga il codice di diritto canonico (1917). Muore il 22 gennaio 1922. Pio XI Il 6 febbraio viene eletto papa Achille Ratti. Nato a Desio (Milano) il 31 maggio 1857, laureato in teologia, in diritto e in filosofia. Assunto il nome di Pio XI, inizia il suo pontificato impartendo la benedizione Urbi et orbi dalla loggia esterna di San Pietro, chiusa dal 1870, anno dell’annessione di Roma al Regno d’Italia. Manifestando il desiderio di togliere la Chiesa dal suo isolamento e di concludere finalmente il Concordato con l’Italia, cui si giunge con i Patti Lateranensi nel 1929. Muore il 10 febbraio 1939. Una curiosità: il 12 febbraio 1931, Pio XI inaugura la stazione della Radio Vaticana, rivolgendo in lingua latina il primo radiomessaggio di un Papa al mondo. Pio XII Il 2 marzo il conclave elegge il cardinale Eugenio Pacelli, che era Segretario di Stato, e che prende il nome di Pio XII. È una figura carismatica e contraddittoria. Rappresenta infatti l’anello di congiunzione e di passaggio tra il vecchio ruolo di Papa monarca e quello moderno di pastore ecumenico, umano e spirituale al contempo. Grandissima corrispondenza da parte dei fedeli ebbe la celebrazione dell’Anno Santo 1950, culminata con la proclamazione del dogma di Maria Assunta in Cielo. Muore la notte del 9 ottobre 1958. Beato Giovanni XXIII Angelo Giuseppe Roncalli, nato a Sotto il Monte (Bergamo), il 25 novembre 1881, nunzio apostolico in Bulgaria, Turchia, Grecia e poi Francia, divenuto cardinale nel gennaio 1953 e l’anno dopo patriarca di Venezia, il 28 ottobre 1958 diventa Giovanni XXIII. Non solo non sarà un Papa di transizione, ma il suo nome è scritto fra quelli dei “grandi” della Chiesa. Dopo soli tre mesi di pontificato, annuncia il Concilio Vaticano II, chiuso da papa Paolo VI nel dicembre del 1965. Alle 19,40 del 3 giugno 1963 Papa Giovanni XXIII muore. Il mondo piange il Papa buono. Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nasce a Concesio (Brescia) nel 1897 da una famiglia borghese di forti tradizioni cattoliche. Ordinato sacerdote nel 1920, diventa quasi subito uomo di Curia con la nomina di aiutante nella Segreteria di Stato. Nel 1954 è nominato arcivescovo di Milano da Pio XII e solo nel 1958 cardinale, da Giovanni XXIII. Al quale succede il 21 giugno 1963. Primo suo compito la conduzione del Concilio, che porta a compimento manifestando una statura spirituale e culturale straordinaria. Papa Montini è da una parte prudente in talune aperture d’ordine disciplinare o ecumenico e dall’altra molto sensibile ai problemi del Terzo Mondo e della pace mondiale. Dopo – le prime in assoluto – uscite (ben 159) di Papa Giovanni dalle mura vaticane per recarsi fuori Roma, è proprio Paolo VI a inaugurare l’usanza dei viaggi anche all’estero, in ogni angolo del mondo. Uno dei momenti forti del suo pontificato fu l’anno giubilare, Anno Santo indetto nel 1975, che portò circa 8.500.000 pellegrini a Roma. Muore il 6 agosto 1978. Giovanni Paolo I Il 20 agosto viene eletto Papa il bellunese Albino Luciani, dal 1969 patriarca di Venezia. Volendo combinare le qualità di Giovanni XXIII e di Paolo VI sceglie come nome quello di entrambi. Non possiamo commentare il suo ministero petrino perché, tre settimane dopo l’elezione, nella notte del 28 settembre, muore stroncato da un attacco cardiaco. Beato Giovanni Paolo II Il 16 ottobre 1978, viene eletto papa il polacco Karol Wojtyla, nato a Wadowice il 18 maggio 1920 e prende il nome di Giovanni Paolo. È il primo Papa non italiano dopo 455 anni, è inoltre il primo pontefice slavo della storia. Il suo pontificato dura 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è il terzo pontificato più lungo della storia (dopo quello di Pio IX e quello di Pietro apostolo). Dopo aver fatto l’esperienza della persecuzione nazista, si laurea in Teologia alla Pontificia Università dell’Angelicum a Roma. Forte oppositore del Comunismo, viene nominato arcivescovo di Cracovia. Il suo è un papato straordinario; è considerato uno degli artefici del crollo del socialismo reale. Con i suoi 104 viaggi in tutto il mondo vuole incontrare tutte le Chiese e tutti i popoli, radunando ovunque enormi folle. È l’inventore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Vive due giubilei, quello del 1983 (anniversario della Redenzione e quello del 2000, aprendo il nuovo millennio). Il 13 maggio 1981 è vittima di un attentato quasi mortale da parte di Ali Agca, un killer turco. Viene presto soccorso e sopravvive. L’ultimo periodo del suo pontificato è caratterizzato dalla malattia, affrontata con straordinario coraggio. Muore il 2 aprile 2005. Benedetto XVI A papa Wojtyla succede il suo consulente teologico Joseph Ratzinger (nato il 16 aprile 1927 in Baviera), prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, eletto il 19 aprile 2005. Sceglie il nome di Benedetto XVI. Da giovane professore vive l’esperienza fondamentale della partecipazione al concilio Vaticano II. È il Papa che concilia ragione e fede, che attacca la dittatura del relativismo, che scrive tre encicliche: Deus caritas est, Spe salvi e Caritas in veritate. L’ultima è il testo di economia più avanzato del tempo. Nel concistoro dell’11 febbraio 2013 annuncia la sua rinuncia al pontificato dalle ore 20.00 del 28 febbraio. Ora è Papa emerito. RITIRO ORO GIORGIO ZUCCHELLI Direttore responsabile Angelo Marazzi Coordinatore di direzione IN REDAZIONE Gian Battista Longari (redattore editoriale) Bruno Tiberi (redattore editoriale) Mara Zanotti (redattore editoriale) CREMA (CR) Piazza Marconi, 36 CASTELLEONE (CR) Via Roma, 40 Per info: Registrazione del Tribunale di Crema n. 18 del 02-01-1965 Direzione, redazione e amministrazione: via Goldaniga 2/A - 26013 Crema Tel. 0373 256350 - Fax 0373 257136 Posta elettronica: [email protected] C.C. postale 10.35.1260 - CCIAA Cremona 119560 SOLO DA NOI TROVI LA COLLEZIONE ITALIAN INDEPENDENT Membro della FISC Federazione Italiana Settimanali Cattolici Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Abbonamento 2013: anno euro 40, semestre euro 26 Pubblicità: uffici Il Nuovo Torrazzo via Goldaniga 2/A Crema Tel. 0373 256350 Fax 0373 257136 e-mail: [email protected] Tel 348.7808491 PAGO CONTANTI Progetto grafico: Il Nuovo Torrazzo Tipografia: Industria Grafica Editoriale Pizzorni, via Castelleone 152 Cremona Tel. 0372 471004 - 471008 Fax 0372 471175 www.ilnuovotorrazzo.it U.P. 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