La Magna Grecia parla anche italiano
Le 28 edizione moderna delle Olimpiadi hanno portato alla ribalta mondiale la nazione greca.
Con grande sforzo e determinazione si è fatta onore ed è stata apprezzata da tutti per la
capacità organizzativa ed il successo della più grande manifestazione sportiva condivisa dal
mondo intero.
La Grecia ha un’estensione di circa 132.000 km2 con una popolazione attorno agli 11.000.000
di abitanti. Quattro secoli di dominazione turca condizionarono non poco la cultura e
l’organizzazione. Dal 1821 iniziò il movimento di indipendenza che vedrà alterne vicende
belliche che trascinarono la Grecia nei due conflitti mondiali, nonché in una guerra civile che
terminò nel 1949. Da questa data si può parlare della configurazione politico-amministrativa
moderna che definisce la Grecia attuale, senza tralasciare i 7 anni della dittatura dei
Colonnelli, l’era di Andreas Papandreu, per finire con l’ingresso nella Comunità Economica
europea, nell’Unione europea e nella moneta unica.
Gli Italiani di Grecia
Sono circa 15.000 gli italiani che risiedono nell’arcipelago della Grecia, concentrati
soprattutto ad Atene e a Salonicco, ed una minoranza sparsa un po’ dappertutto: una comunità
italiana assai ridotta ma con una storia tutta sua e con una presenza dagli aspetti interessanti.
Gli italiani sono di casa in questa terra, per lo meno nel contesto delle isole che appartennero
al territorio italiano per molti lustri, compreso Rodi ed il Dodecàneso che fu italiano fino al
1948.
Il gruppo italiano presente attualmente ad Atene lo si deve, in modo particolare, ad
opportunità create da ragioni sentimentali e di opportunità esistenziali e professionali.
Il fatto che 70.000 persone della Grecia si sono laureati nelle università italiane, la dice lunga
sulle coppie miste che ne sono nate e sugli scambi profondi che si sono stabiliti.
Furono soprattutto gli anni ’60 i momenti migliori per la migrazione italiana in terra greca.
Soprattutto molte donne decisero di seguire il marito ed accettare la cultura locale che, per
molti versi, restava sconosciuta e non priva di sorprese.
Alcune donne, provenienti da culture ed abitudini conosciute nel nord Italia, non riuscirono ad
adattarsi a modalità diverse, e si determinò la crisi della coppia con conseguente rientro nel
paese di origine. Altre riuscirono a vivere un equilibrio condiviso che assicurò serenità e
soddisfazione.
Una migrazione non certo provocata dalla ricerca di lavoro come fu per la Svizzera e la
Germania perché la Grecia non ha insediamenti produttivi importanti.
Al di là delle presenze istituzionali quali l’Ambasciata d’Italia, l’Istituto italiano di Cultura, il
Com.i.tes, il Co.as.it. altre associazioni ed istituti animano parte della vita dei cittadini italiani.
Esiste una scuola statale italiana, un lettorato di lingua italiana presso l’università di Atene, un
Istituto per il commercio estero, una scuola archeologica italiana, un comitato della società
Dante Alighieri, un’Associazione dei diplomati della scuola statale italiana, un’associazione
dei laureati nelle università italiane, l’associazione italiani del Pireo-arcobaleno, una libreria
italiana “Il narratore”, la camera di commercio italo-ellenica ed il patronato Ital-Uil.
Una presenza italiana “medio-alta”, si potrebbe dire, costituita soprattutto di insegnanti,
addetti alla diplomazia e agli apparati di rappresentanza statale, quadri di imprese con
rappresentanze in Grecia, addetti alla struttura militare Nato, oltre ad un numero significativo
impegnato nel commercio, la ristorazione, l’organizzazione turistica ed altri settori produttivi.
La prossimità delle coste italiane, l’affacciarsi comune sul mediterraneo, gli antichi rapporti
avvenuti all’epoca della Magna Grecia e dell’influenza delle repubbliche marinare di Genova
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e Venezia influiscono molto su una reciprocità positiva ed amichevole che si è sviluppata tra
il popolo italiano e quello greco.
Una grande mobilità contraddistingue il gruppo italiano che vive in Grecia. Moltissimi,
terminate le scuole, o quando iniziano le vacanze, raggiungono facilmente la penisola italiana.
Per alcuni anche il fine settimana è trascorso nelle regione dove hanno costruito la casa o
dove risiede la famiglia italiana.
Per questa situazione di grande mobilità non sono nate grosse associazioni o gruppi regionali.
L’associazionismo diffuso e forte in Europa e nelle nazioni oltre oceano è quasi
completamente sconosciuto dalla componente italiana che vive in Grecia.
La dimensione religiosa
Il 95% della popolazione greca è di tradizione ortodossa.
Questa predominanza spiega l’articolo 3 della Costituzione che riconosce come religione
“dominante” quella della Chiesa Orientale Ortodossa, Chiesa ufficiale dello Stato. Esistono
poi una minoranza musulmana (150.000), soprattutto in Tracia, al confine con la Turchia, una
piccola comunità ebraica e diversi gruppi di confessioni protestanti.
Non manca, fenomeno degli ultimi anni, la presenza di diverse sette d’origine americana.
In Grecia si respira clima apostolico, vale a dire, si è a contatto con le chiese apostoliche di
Tessalonica, oggi Salonicco, Filippi, Atene, città che videro la presenza degli apostoli con
comunità cristiane nate dall’ascolto del loro annuncio. E’ la chiesa cristiana di Grecia che
conobbe, traumaticamente, lo strappo dello scisma d’oriente nel 1054. Da quel momento tutte
le chiese cristiane conobbero la consapevolezza della diversità dalle chiese di rito bizantino,
latino e armeno ed è la storia di relazioni non sempre facili del secondo e terzo millennio
attuale. La realtà assolutamente importante e condizionante è l’organizzazione dell’ortodossia.
Qui i cattolici sono pur sempre considerati eretici e quindi privi di diritti e di influenza. Poiché
l’ortodossia è fortemente parte dell’apparato pubblico, l’intera legislazione ed organizzazione
civile penalizza fortemente la libertà e l’iniziativa delle strutture cattoliche.
Due isole, Tinos e Siros, presentano una maggioranza cattolica e forniscono in gran parte
vocazioni di presbiteri cattolico-latini.
La presenza cattolica
I cattolici sono 53.000 quelli greci, lo 0,5% della popolazione, una minoranza religiosa, non
etnica. Specialmente nelle isole condividono con gli ortodossi gli stessi nomi, gli stessi
cognomi e le stesse tradizioni e il loro contributo nella letteratura neo-ellenica è
considerevole, anche se capita ancora, che i giovani cattolici in servizio militare devono
giurare fedeltà alla patria in un momento diverso rispetto ai loro compagni ortodossi, quasi
che fossero “greci”,certo, ma non del tutto!
La quasi totalità dei cattolici in Grecia appartiene al rito romano; 3000 al rito bizantino e
alcune centinaia di fedeli dono di rito armeno.
In un periodo di 10 anni, i cattolici si sono moltiplicati per 5 diventando 250.000. Questo è
avvenuto grazie al fenomeno della immigrazione, a partire dalle molte donne italiane che
sposarono un greco conosciuto nelle università italiane, per arrivare alle migliaia di immigrati
arrivati in Grecia per lavoro e come rifugiati politici. Molti vengono dall’Est Europa.
Raggruppandoli per culture diverse i cristiani che costituiscono le Chiesa cattolica locale si
presentano così: anzitutto i polacchi, attorno ai 40.000 anche se toccarono punte fino a
120.000, i Filippini, circa 45.000, 15.000 nella sola zona di Atene; gli iracheni con circa
5.000 Armeni cattolici, gli Albanesi di rito bizantino per un numero imprecisato e sparsi in
tutto il paese, gli Ucraini ed altri cattolici dai paesi dell’ex Unione Sovietica, alcuni dal Vicino
e Medio Oriente e da diversi paesi dell’Africa.
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La Chiesa Cattolica
La Conferenza Episcopale Greca consta attualmente di 6 membri:
l’Arcivescovo di Corfu e Amministratore Apostolico di Salonicco per la Grecia settentrionale,
l’Arcivescovo di Naxos-Tinos e Amministratore Apostolico di Chios per la zona Egeo
centro-settentrionale, l’Arcivescovo cattolico di Atene e Amministratore Apostolico di Chios
per l’Egeo centro-meridionale e Dodecanneso, il Vescovo di Syros – Santorini e
Amministratore Apostolico di Candia per l’Egeo meridionale e Creta, l’Esarca Apostolico per
i fedeli di rito Bizantino e L’ Ordinario per gli armeni cattolici.
La Chiesa cattolica ha una struttura ecclesiastica di 11 Circoscrizioni con 64 parrocchie e 35
centri pastorali. Nove vescovi, 50 sacerdoti diocesani, 41 sacerdoti religiosi, 3 diaconi
permanenti, 32 fratelli religiosi, 124 suore e 112 catechisti. 28 scuole cattoliche tra materne,
primarie, medie e secondarie per più di 9.000 ragazzi. 2 ospedali, 12 case protette per anziani,
disabili, orfani, recupero sociale.
Una difficile coesistenza
L’Arcivescovo cattolico di Atene, Mons. Nikolaos Foscolos, ha denunciato più volte, le
numerose “discriminazioni pratiche” esistenti in Grecia nei confronti dei non ortodossi. Si
tratta di questioni che riguardano il governo. Infatti, in Grecia, la personalità legale della
Chiesa cattolica non è riconosciuta.
Giovanni Paolo II, compiendo il suo Giubileo, annunciò nel 1999 il suo desiderio di andare in
Grecia, Siria e Malta percorrendo il cammino di San Paolo che fondò una comunità cristiana a
Filippi, nei pressi dell’attuale Kavala, poi scese a Salonicco e poi ad Atene, ove tenne il suo
famoso discorso all’Areopago, supremo tribunale della città ed infine a Corinto dove visse
quasi due anni e dove i cristiani conservarono le sue preziose lettere.
Ci fu, da parte di qualcuno, una dura contrarietà di fronte alla volontà espressa dal Papa, un
atteggiamento quasi fanatico da parte della gerarchia religiosa dominante, come se avessero
paura della politica del Vaticano.
Il 4 Maggio 2002 il Papa poté realizzare una tappa importante e di apertura ecumenica
sull’areopago di San Paolo, ai piedi dell’acropoli di Atene.
Nel settembre 2002, in occasione dell'udienza al nuovo ambasciatore greco presso la Santa
Sede, il Papa ricordò come i fedeli cattolici che vivono in Grecia "soffrono ancora di una
situazione difficile riguardo al riconoscimento dei loro diritti nel seno della Nazione e in
diversi ambiti sociali". Perciò –aggiungeva il papa - è necessario "rispettare la libertà religiosa
effettiva dei cattolici, come degli altri credenti, accordando alle diocesi i mezzi necessari alla
loro missione".
Segnali positivi
Gli elementi che uniscono la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa sono molto più di quelli
che le separano. Nonostante ciò, l’ecumenismo in Grecia sta facendo, forse ora, i suoi primi
passi, dopo la visita-pellegrinaggio di Giovanni Paolo II.
Ultimamente, dopo lo scambio di visite ufficiali della Delegazione della Chiesa di Grecia e di
quella Romana si comincia ad intravedere i primi effetti positivi sulla Chiesa Cattolica locale
e c’e la speranza di una collaborazione in loco su questioni non tanto teologiche, ma pastorali
e pratiche, che le chiese sono chiamate ad affrontare insieme, per il bene di tutti, specie
nell’ambito dell’Unione Europea.
Non va dimenticato, infatti, questo riferimento all’Unione Europea dove non solamente la
Chiesa greco-ortodossa e considerata uguale alla Chiesa Cattolica, ma, in alcuni paesi, lo
Stato paga il clero ortodosso e contribuisce alle spese della Chiesa ortodossa, ciò che non
avviene assolutamente in Grecia anche solo per cattolici di nazionalità ellenica. Diversi
interventi e richiami sono stati rivolti al Governo ellenico da parte della commissione
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dell’Unione. La Chiesa Cattolica in Grecia chiede semplicemente l’uguaglianza dei diritti
civili. Sarebbe molto lieta se i suoi fedeli, in quanto cattolici e greci, avessero da parte dei
Servizi statali un trattamento analogo a quello di cui godono i greci ortodossi che vivono
come stranieri nei paesi dell’Unione Europea e nel mondo occidentale in genere.
Diverso è l’atteggiamento della gente. Il popolo è buono, cattolici e ortodossi convivono bene
nella realtà quotidiana. Si celebrano diversi matrimoni misti e si vive un buon ecumenismo di
popolo.
La Chiesa Cattolica nella zona di Atene
Atene raduna il 40% della popolazione greca. In essa vi sono 25.000 cattolici greci e forse
ancor più cattolici stranieri, residenti in maniera definitiva in Grecia.
Per la cura pastorale dei cattolici, non esclusa un’attenzione per i turisti di passaggio, esistono
11 parrocchie territoriali di rito romano e 3 parrocchie personali: una di lingua tedesca, una di
rito bizantino e una di rito armeno. Vi sono poi due altre comunità strutturate, quella italiana e
quella di lingua francese, ciascuna con il proprio cappellano. Al Pireo, ogni domenica si
riunisce la piccola comunità di lingua spagnola, attualmente seguita da un padre salesiano.
La comunità dei filippini ha come suo punto d’incontro la Cattedrale di San Dionigi, mentre i
polacchi,che sono seguiti da tre religiosi polacchi, si radunano nella chiesa del Sacro Cuore di
Gesù.
La pastorale per la comunità italiana
Dal punto di vista pastorale, il problema principale è la dispersione con tutti i problemi che ne
seguono per i matrimoni misti, il radunare i ragazzi per il catechismo, le iniziative per
adolescenti e giovani, la formazione della comunità ecclesiale stessa.
La comunità francescana dei cappuccini che vive in Grecia e nelle isole ed è sostenuta e
dipende dalla provincia dei frati cappuccini di Venezia assicura oggi, un’assistenza pastorale
alla comunità italiana.
Fu padre Tarquato Morini dei frati minori della provincia Toscana che impiantò la Missione
cattolica italiana. Attorno al 1960 acquistò lo stabile di via Ghilfordou nel cuore di Atene
vicino a Piazza Viktoria, costruito nel 1926.
Vi fece al pianterreno una cappella, una bella sala rotonda stile neoclassico che in seguito sarà
ampliata recuperando la sala anteriore che oggi ospita un altare, le statue di San Francesco e
Santa Chiara e vi si trovano le reliquie di San Valentino che padre Morini portò da Mitilene.
Con coperture diverse per evitare tensioni e difficoltà burocratiche e con la prudenza
necessaria per evitare suscettibilità, quattro religiosi hanno portato a buon livello l’opera
pastorale in favore dei nostri connazionali.
Padre Morini con un’opera inesorabile di oltre trent’anni si logorò le forze e la salute e morì
nel 1993. Per un anno la chiesa rimase orfana fino all’arrivo dei padri cappuccini. Fu poi il
momento di frate Urbano Bianco che operò fino al 1996 iniziando un progetto di recupero
della chiesa ormai decaduta nelle sue strutture murarie. L’architetto greco Dimitri
Chondrogiannis, che ha sposato una italiana, ha dato un contributo prezioso e fondamentale
nell’opera di ristrutturazione. Al trasferimento di padre Urbano arrivò padre Raimondo
Ambrosi, fino al 1999, che si prodigò per l’impresa coadiuvato da padre Danilo Galcarossa.
Concluse i lavori e l’arredo, l’attuale cappellano e provinciale dei cappuccini in Grecia e
Creta padre Gabriele Righetto che è in servizio degli Italiani dal 2000.
Un lavoro pastorale organizzato lo si può considerare tale a partire da 15 anni orsono.
Gradualmente si sono concretizzati alcuni elementi costitutivi di una comunità parrocchiale:
mandato pastorale del Vescovo locale, sistemazione di un immobile, attenzione alle persone,
un cappellano ufficiale riconosciuto e sostenuto anche dalla Fondazione Migrantes della
Conferenza episcopale italiana. Oggi nei locali della Chiesa italiana si danno corsi di
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catechismo, c’è la messa domenicale e prefestiva in lingua italiana, si tengono riunioni del
consiglio pastorale italiano, dei volontari organizzati che si occupano e rispondono ai bisogni
delle persone italiane, c’è un’ottima intesa e collaborazione con il clero locale e le parrocchie
di Atene, una buona frequentazione con le autorità consolari.
E, in tutto, una estrema provvisorietà propria della comunità stessa, perché i frequenti viaggi
in Italia rendono arduo il tentativo di coinvolgere gli italiani nelle strutture e nella realtà della
Missione, della chiesa e delle parrocchie greche.
Il responsabile attuale, padre Gabriele Righetto, superiore della comunità dei cappuccini che
si trovano in Grecia, impegna almeno tre giorni settimanali al lavoro di assistenza pastorale
agli italiani. E’ animatore dei volontari, visita gli ammalati e chi è nel bisogno, è punto di
riferimento per la comunità, mantiene i legami con Migrantes, pur mantenendosi aperto alle
nuove esigenze poste dai gruppi cattolici arrivati negli ultimi 10 anni, albanesi in particolare,
e che vivono disagi maggiori.
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