Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E NATURALI CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN FISICA SANITARIA INDIRIZZO FISICA MEDICA DR. DI ROSA FRANCESCO _______ Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare TESI DI SPECIALIZZAZIONE Relatori: Prof. S. Lo Nigro Dr. G. Cuttone Dr. V. Salamone ANNO ACCADEMICO 2005-06 1 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Alla mia cara e dolce sorella Maria Concetta 2 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Indice Introduzione…………………………………………………………………. pag. 6 Capitolo 1 I sistemi di piani di trattamento in radioterapia convenzionale e in protonterapia 1.1 Le basi della radioterapia…………………………………..…………………….11 1.2 L’ Adroterapia e la Radioterapia convenzionale: il punto di vista Radiobiologico……………………………………………………………………..12 1.3 La simulazione del trattamento: nodo essenziale di un trattamento radioterapico………………………………………………………………………16 1.3.1 La simulazione del trattamento……………………………………………….17 1.4 Sistemi analitici e metodo Monte Carlo come TPS in protonterapia……….....18 1.4.1 Algoritmo del fascio esteso (Broad Beam)…………………………………...19 1.4.2 Algoritmo del fascio sottile (Pencil Beam)…………………………………..20 1.4.3 Algoritmo Monte Carlo………………………………………………………22 1.5 I sistemi di piani di trattamento (TPS) attualmente utilizzati in protonterapia……………………………………………………………………...23 1.5.1 TPS analitici impiegati nei maggiori centri di protonterapia………………...23 1.5.2 TPS Monte Carlo attualmente impiegati in protonterapia……………………25 Capitolo 2 Validazione dosimetrica di un sistema per i piani di trattamento radioterapici 2.1 Introduzione……………………………………………………………………….28 2.2 Quality Assurance di un TPS…………………………………………………….29 2.2.1 Sorgenti di incertezze………………………………………………………...31 2.2.2 Criteri di accettabilità suggeriti………………………………………………33 2.3 Test di accettazione per i sistemi di piani di trattamento………………………35 2.4 Accettazione finale del sistema di calcolo della dose……………………………36 2.4.1 Introduzione…………………………………………………………………..37 2.4.2 Misure di autoconsistenza……………………………………………………39 2.4.3 Dati di ingresso per il TPS e determinazione dei parametri per il calcolo della dose…………………………………………………………………………...40 2.4.4 Verifica dei calcoli del TPS…………………………………………………..41 2.4.5 Metodi per la verifica e il confronto dosimetrico…………………………….44 3 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 2.5 Analisi per il confronto di due distribuzioni di dose……………………………44 2.5.1 L’analisi composita: Dose Difference, DTA e Indice gamma……………….45 2.5.2 L’analisi NDD e MADD……………………………………………………..51 2.5.3 La distribuzione NAT………………………………………………………...53 Capitolo 3 Sistemi analitici e sistemi Monte Carlo: due differenti approcci nella facility CATANA 3.1 Introduzione……………………………………………………………………….57 3.2 La linea di protonterapia CATANA……………………………………………..58 3.3 Il TPS per il trattamento delle neoplasie oculari: Eyeplan……………………..60 3.3.1 Caratteristiche del TPS………………………………………………………60 3.3.2 Ricostruzione dell’occhio e delle strutture oftalmologiche………………….62 3.3.3 Configurazione dell’Enviroment file: personalizzazione della linea di trattamento…………………………………………………………………...65 3.3.4 Implementazione di un piano di trattamento in Eyeplan……………………68 3.3.5 Metodo di calcolo delle distribuzioni di dose in Eyeplan…………………...71 3.3.6 Output di Eyeplan: isodosi su diversi piani e DVH………………………….73 3.4 Il metodo Monte Carlo……………………………………………………………76 3.4.1 Uso del calcolo Monte Carlo per la validazione dosimetrica di un TPS in protonterapia………………………………………………………………….76 3.4.2 Il toolkit Geant4………………………………………………………………78 3.4.3 La scelta del modello fisico in Geant4……………………………………….79 3.4.4 La simulazione della linea di trattamento CATANA………………………...83 3.4.5 La simulazione dei rivelatori e della distribuzione 3D di dose………………85 Capitolo 4 Validazione della simulazione Monte Carlo 4.1 Introduzione……………………………………………………………………..88 4.2 Misure della distribuzione di dose in profondità…………………………….89 4.3 Misure della distribuzione di dose in un piano trasversale con rivelatori 2D: film radiocromici…………………………………………………………………91 4.4 Comparazione tra le simulazioni Monte Carlo e i dati sperimentali…………92 4.4.1 Distribuzioni di dose in profondità: picco di Bragg modulato e non modulato in acqua e in PMMA................………………………………………………93 4.4.2 Distribuzioni di dose in profondità: misure in acqua………………………...96 4.4.3 Distribuzioni di dose in profondità: misure in PMMA……………………...100 4.4.4 Profili trasversali…………………………………………………………….101 4.4.5 Confronto tra i vari modelli di fisica adronica implementabili……………..103 4 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Capitolo 5 Validazione dosimetrica del TPS Eyeplan - Risultati 5.1 Introduzione……………………………………………………………………...108 5.2 Studio e realizzazione di particolari fantocci per i confronti delle distribuzioni di dose…………………………………………………………………………….109 5.3 Il codice MC per il calcolo 3D della dose……………………………………….112 5.4 Confronto delle distribuzioni di dose sperimentali e analitiche per una configurazione non clinica………………………………………………………115 5.4.1 Distribuzioni sul piano coronale…………………………………………….115 5.4.2 Distribuzioni di dose sul piano coronale calcolate con il Metodo Monte Carlo…………………………………………………………………………………..121 5.4.3 Distribuzioni sui piani verticali e orizzontali……………………………….124 5.5 Confronto delle distribuzioni di dose sperimentali e analitiche per una configurazione clinica……………………………………………………………131 5.5.1 Distribuzioni sul piano coronale…………………………………………….132 5.5.2 Distribuzioni sui piani verticali e orizzontali……………………………….137 Conclusioni………………………………………………………………………143 Bibliografia………………………………………………………………………146 Ringraziamenti…………………………………………………………………152 5 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Introduzione Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare I fasci di protoni, per le loro caratteristiche fisiche, presentano il vantaggio di rilasciare una dose elevata a regioni molto limitate, con la possibilità di irradiare il PTV con alta selettività, permettendo il risparmio dei tessuti sani circostanti la lesione. Questo risultato è dovuto a un migliore controllo geometrico della distribuzione di dose sia paparellamente che perpendicolarmente alla direzione di propagazione del fascio, con penombre laterali e longitudinali molto contenute. Di particolare interesse per la radioterapia esterna con protoni sono quei tumori localizzati in prossimità di organi seriali dove un eventuale sovradosaggio, se pur localizzato, può causare gravi complicazioni, come a esempio per i tumori vicino al nervo ottico o al midollo. Un trattamento radioterapico è una procedura molto complessa costituita da diverse fasi che hanno inizio con la diagnosi del paziente e terminano con l’erogazione del trattamento. L’accuratezza di ognuna di queste fasi ha un impatto diretto sul risultato del trattamento. Un elemento essenziale della procedura è il calcolo della distribuzione di dose all’interno del paziente effettuato con il sistema di pianificazione del trattamento (TPS). Incertezze o errori nel calcolo della distribuzione di dose possono portare a una riduzione dell’efficacia della cura o perfino indurre serie complicazioni. Per quanto detto, l’alta precisione “balistica” dei protoni deve corrispondere a una elevata precisione nel posizionamento del paziente e nel calcolo delle distribuzioni di dose eseguite dal Sistema di Pianificazione del Trattamento (Treatment Planning 6 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare System, TPS). Infatti, il potenziale vantaggio offerto dalla selettività fisica intrinseca di un fascio di particelle cariche pesanti può essere trasformato in un miglioramento reale dei risultati clinici solo se combinato con una tecnica precisa di definizione del tumore e un’accurata pianificazione del trattamento. Affinché si tragga il maggior vantaggio clinico possibile da questo tipo di terapia, è necessario che tutte le operazioni relative al sistema dei piani di trattamento prima, e alla somministrazione del trattamento poi, siano effettuate con grande precisione, senz’altro superiore a quella richiesta nella radioterapia convenzionale. Una realistica predizione della distribuzione di dose nei tessuti irradiati con tempi di calcolo relativamente brevi sono i principali requisiti di un algoritmo per un TPS dedicato alla protonterapia. L’accuratezza richiesta per il calcolo della distribuzione di dose per protoni impone di considerare l’intera natura tridimensionale del problema. Un TPS dedicato alla protonterapia può utilizzare tutte le caratteristiche incluse in un TPS 3D per fotoni quali: gestione delle immagini, strumenti di visualizzazione, tecniche di simulazioni, documentazione per l’assetto del paziente e per i controlli di qualità, così come i parametri per il confronto di piani rivali. Rispetto ai TPS per fotoni, gli algoritmi di calcolo per fasci di protoni sono più complessi e una particolare attenzione deve essere rivolta al calcolo della distribuzione di dose in presenza di disomogeneità. È dimostrato che un dettagliato commissioning e delle accurate procedure di quality assurance per un TPS possono ridurre l’entità delle incertezze e la possibilità di errori nel processo di pianificazione del trattamento. Esistono diverse linee guida dove sono presentati i diversi aspetti di commissioning e quality assurance di un TPS. È importante sottolineare come nessuno dei report attualmente presenti in letteratura, relativi all’assicurazione della qualità di un TPS, presenta delle sezioni dedicate al 7 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare trattamento radioterapico con fasci di protoni. Le linee guide tracciate dai vari enti sono comunque di carattere generale e possono estendersi a qualsiasi programma dedicato alla pianificazione di un trattamento radioterapico. In questo lavoro di tesi, dedicato alla validazione dosimetrica di un TPS per protonterapia oculare, sarà seguita la linea proposta da Van Dyk, in seguito ripresa e ampliata dal AAPM Task Group 53. La prima parte della tesi viene dedicata a considerazioni generali sulla validazione dosimetrica del TPS studiato: quality assurance, sorgenti di incertezza, tolleranze previste e controlli iniziali sul sistema. Sono poi analizzati i diversi algoritmi sia analitici che Monte Carlo impiegati per il calcolo della dose in protonterapia. La maggior parte di questi algoritmo ha come base la descrizione analitica della deposizione di energia dei protoni, in particolare il programma EYEPLAN, TPS impiegato di routine nel trattamento del melanoma della coroide con fasci di protoni da 60 – 70 MeV e studiato in questa tesi. Le caratteristiche di EYEPLAN sono del tutto simili ai programmi utilizzati per la simulazione e pianificazione dei piani di trattamento in radioterapia convenzionale con fasci di elettroni e fotoni, come la definizione tridimensionale della struttura oculare e del PTV, l’indicazione della direzione ottimale del fascio di radiazione rispetto al volume bersaglio, l’opportunità di studiare la posizione dell’occhio nello spazio da arbitrari punti di vista includendo un punto di vista di tipo “Beam’s eye view”, il disegno e la realizzazione del collimatore personalizzato del paziente, la definizione della qualità del fascio (in termini di range e modulazione), il calcolo e la visualizzazione delle curve di isodose su più piani dello spazio, gli istogrammi dose volume relative alle principali strutture oculari e del PTV, la simulazione del film portale per la verifica dell’allineamento del paziente. 8 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare A fine di verificare la corretta predizione delle distribuzioni di dose fornite da EYEPLAN è stato condotto un lavoro di validazione basato sul calcolo Monte Carlo con il toolkit GEANT4. Il toolkit Monte Carlo GEANT4, sviluppato con la tecnica object-oriented, è basato sul linguaggio di programmazione C++. Tutti gli aspetti di un processo di simulazione sono inclusi nel tool e possono essere organizzati in diverse funzioni per un uso più efficiente con la struttura a classi del C++. La necessità di realizzare un’applicazione Monte Carlo per il calcolo tridimensionale delle distribuzioni di dose, nasce dalla impossibilità, con i rivelatori 2D a disposizione, di ottenere precise misure di dose lungo il piano assiale e quello sagittale in fantocci appositamente realizzati per le misure delle distribuzioni di dose. I rivelatori 2D impiegati per questo scopo hanno una risposta fisicamente “veritiera” solo se il fascio di protoni incide perpendicolarmente al loro piano sensibile. Per i propositi di validazione dosimetrica programmati, la sola verifica della distribuzione di dose (in un fantoccio di PMMA rappresentante l’occhio) nel piano direzione perpendicolare alla direzione di propagazione del fascio è chiaramente insufficiente. Ma, è conveniente, avere una stima dell’intera distribuzione tridimensionale di dose all’interno delle regioni d’interesse. D’altra parte, è universalmente riconosciuto che l’approccio migliore per la realizzazione di un piano di trattamento, che consideri tutti i differenti effetti nel calcolo della distribuzione di dose, è l’uso di un algoritmo Monte Carlo. Si è, quindi, scelto di sviluppare, sulla base di un software già esistente, un applicativo che permette di calcolare le distribuzioni di dose sia all’interno di semplici fantocci usualmente utilizzati per il controlli di qualità in radioterapia che in fantocci più complessi appositamente ideati e realizzati per verificare le distribuzioni di dose desiderate. Prima di confrontare i risultati delle distribuzioni di dose tridimensionali calcolate dal Monte 9 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Carlo con i risultati del TPS analitico, si è verificata la corrispondenza dei dati della simulazione Monte Carlo con i dati sperimentali validando così l’applicazione Monte Carlo. Nell’applicativo sviluppato si è simulata l’intera linea di trattamento di protonterapia, installata presso i Laboratori Nazionali del Sud dell’ INFN a Catania, dal sistema di diffusione fino all’isocentro, simulando i vari elementi che la costituiscono. In particolare, per la ricostruzione del picco monoenergetico da 62 MeV e di quello modulato abbiamo simulato una camera a ionizzazione piatta Markus; per la ricostruzione delle distribuzioni trasversali di dose sono stati simulati i film gafcromici. Inoltre, nella simulazione Monte Carlo si è adoperato lo stesso algoritmo di ricostruzione della struttura oculare adoperato da Eyeplan. La parte finale della tesi è dedicata al confronto tra le curve di dose in profondità misurate in un fantoccio ad acqua con la camera Markus e le distribuzioni 2D ottenute con i GAFCHROMIC, con le corrispondenti distribuzioni provenienti dalle simulazioni Monte Carlo. Il confronto tra i dati della simulazione e del TPS è stato ricondotto alla comparazione delle curve di isodosi, impiegando l’analisi composita. I risultati ottenuti mostrano un ottimo accordo tra le distribuzioni di dose calcolate e misurate. 10 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Capitolo 1 I sistemi di piani di trattamento in radioterapia convenzionale e in protonterapia 1.1 Le basi della radioterapia Scopo di un trattamento radioterapico è il controllo locale del tumore e la limitazione della diffusione delle cellule tumorali senza indurre serie complicazioni nei tessuti sani circostanti. A tal fine, un’attenzione particolare deve essere posta a tre differenti problemi: − definizione e estensione del tumore e delle strutture critiche prossime (in accordo con le indicazioni dell’ICRU 50 [1] e dell’ICRU 62 [2] per il contornamento dei volumi); − personalizzazione delle modalità e delle tecniche per ottenere la distribuzione di dose richiesta; − verifica dell’accordo tra dose prescritta e dose erogata. Per questo ultimo punto si deve sottolineare che non è possibile misurare la dose dentro il paziente, ma è possibile calcolarla. In linea con quanto previsto dall’ICRU 24 [3], e dal più recente ICRU 62, il livello di accuratezza della distribuzione di dose all’interno del volume d’interesse deve essere noto con una incertezza inferiore al 5%. Questo valore, combina l’errore della dosimetria al punto di riferimento con la precisione spaziale del calcolo della dose e con l’accuratezza nel posizionamento del paziente. Tale valore di accuratezza deve essere valutato in ogni punto all’interno della regione di trattamento. 11 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare L’effetto principale nell’espletamento di un piano di trattamento è l’ottimizzazione della distribuzione di dose tenendo nella dovuta considerazione la radiosensibilità dei tessuti contenuti nei volumi trattati e lo schema adottato per il frazionamento della dose. 1.2 L’ Adroterapia e la Radioterapia convenzionale: il punto di vista radiobiologico È noto che la probabilità di curare il tumore senza indurre effetti collaterali indesiderati aumenta con la “selettività balistica” o “conformità” dell’irradiazione, ovvero con una tecnica di precisione che permette di adattare esattamente la distribuzione della dose alla forma del volume bersaglio, diminuendo contemporaneamente la dose ricevuta dai tessuti sani e degli organi critici. Il successo di un trattamento radioterapico è relazionato a diversi fattori sia radiobilogici quali radiosensibilità, ricupero, riossigenazione, ripopolazione e ridistribuzione delle cellule nel ciclo cellulare, sia fisici come l’intensità della dose, il LET delle radiazioni e la distribuzione della dose. Il LET costituisce uno dei fattori fisici più importante, considerando che le radiazioni ad alto LET sono più efficaci di elettroni e fotoni nel danneggiamento delle cellule irradiate. Tale comportamento è dovuto probabilmente al fatto che gli effetti delle radiazioni ad alto LET sono dovuti alle elevate cessioni locali di energia direttamente sul DNA delle cellule colpite. Con un fascio di adroni, particelle cariche ad alto LET, si può aumentare la probabilità di curare il tumore poiché la dose assorbita è più “concentrata” nei tessuti tumorali che con fasci di elettroni e fotoni. È possibile quindi: − ridurre la dose assorbita nei tessuti sani coinvolti nell’irradiazione e perciò diminuire la probabilità di serie complicazioni, a parità di dose ceduta al bersaglio; 12 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − oppure aumentare la dose ceduta al bersaglio e perciò la probabilità di controllo locale del tumore, a parità di dose ceduta ai tessuti sani sia attraversati dal fascio che circostanti il bersaglio. Per quanto detto, l’adroterapia costituisce una tecnica conformazionale di alta precisione ed è il trattamento di elezione nel caso di volumi bersaglio prossimi a organi critici particolarmente radiosensibili. La risposta dei tessuti biologici alla radiazione ionizzante a livello cellulare è d’importanza fondamentale in radioterapia, dato che gli effetti osservati nei tessuti e negli individui hanno generalmente origine da alcune modificazioni dei componenti cellulari. Il parametro biologico di maggiore rilievo nello studio della radioterapia è l’Efficacia Biologica Relativa (RBE = Relative Biological Effectiveness), definito come il rapporto tra la dose di una radiazione di riferimento (generalmente un fascio di fotoni) necessaria a produrre un dato effetto biologico e la dose della radiazione in esame necessaria a produrre il medesimo effetto biologico. Gli adroni, rispetto alle radiazioni a basso LET a parità di dose produrranno un danno biologico maggiore quindi un maggiore RBE. Nel trattamento radioterapico con adroni, il fattore RBE dipende dal frazionamento, dal tipo di tessuto irradiato e dalla posizione nella curva dose – profondità a cui viene misurato. Nel caso dei protoni con energia di circa 60 MeV lo RBE assume il valore medio di 1.1. Dalla definizione di RBE è chiaro che questa grandezza è una funzione del LET, nella figura seguente viene riportato l’andamento degli RBE per una dato effetto biologico su un sistema cellulare fissato in funzione del LET della radiazione in acqua. 13 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 1.1 – Andamento dei dati sperimentali sulla dipendenza dal LET dello RBE a un livello di sopravvivenza del 10% [4] Tale relazione funzionale mostra che nella regione di LET relativa ai protoni, ioni carbonio e ioni neon, il fattore RBE è una funzione crescente del LET per cui l’effetto biologico è maggiore per gli ioni pesanti. Quantitativamente parlando, come si vede da figura 1.1, le radiazioni ad alto LET sono più efficaci dei fotoni e degli elettroni nel danneggiamento delle cellule colpite anche di un fattore tre (se si considera un livello di sopravvivenza del 10%). Per trattamenti idealizzati, il confronto tra radiazione convenzionale e protoni viene riportato in figura 1.2. La curva (a) rappresenta la probabilità di controllo del tumore, Tumor Control Probabilty (TPC) e la curva (b) riproduce la probabilità di complicazioni nel tessuto normale, Normal Tissue Complication Probability (NTCP). Per una data dose, la differenza tra (a) e (b) rappresenta la probabilità di controllo del tumore senza complicazioni. Tipicamente, la distanza di (b) da (a) è solo il 5% della dose. La maggiore efficacia biologica della radiazione adronica e le caratteristiche di interazioni con i tessuti, traslano di fatto la curva NTCP verso dosi più alte. Ciò significa che a parità di dose al bersaglio si ha una minore probabilità di insorgenza di 14 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare effetti radioindotti sui tessuti sani (curva (c) e (b)). Modelli di calcolo soddisfacenti di queste due grandezze possono essere costituiti soltanto partendo da informazioni di fisica e di radiobiologia fondamentale. La determinazione di queste curve e dello RBE è rilevante in quanto questi parametri sono di fondamentale ausilio per l’ottimizzazione dei piani di trattamento e costituiscono un punto chiave per i software di simulazione dei trattamenti di ultima generazione. La conclusione a cui si può pervenire è che un piano di trattamento che usi pochi campi protonici abbia un’efficacia terapeutica migliore di una terapia conformazionale tridimensionale che impieghi un numero più grande di campi fotonici. Figura 1.2 - TPC e NTPC per fasci di fotoni e di protoni [4] 15 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 1.3 La simulazione del trattamento: nodo essenziale di un trattamento radioterapico Il potenziale vantaggio offerto dalla selettività fisica intrinseca di un fascio di particelle cariche pesanti può essere trasformato in un miglioramento reale dei risultati clinici solo se combinato con una tecnica precisa di definizione del tumore e un’accurata pianificazione del trattamento. Affinché si tragga il maggior vantaggio clinico possibile da questo tipo di terapia, è necessario che tutte le operazioni relative al sistema dei piani di trattamento (TPS, Treatment Planning System) prima, e alla somministrazione del trattamento poi, siano effettuate con grande precisione, senz’altro superiore a quella richiesta nella radioterapia convenzionale. La pianificazione del trattamento in radioterapia consiste sostanzialmente in quell’insieme di operazioni che consentono la scelta e la definizione dei parametri necessari per l’effettiva somministrazione della terapia al paziente, ed è, nel suo insieme, un processo di natura piuttosto complessa. La pianificazione del trattamento è effettuata mediante l’ausilio di programmi dedicati al tipo di terapia e al tipo di macchina utilizzata per realizzarla. La programmazione di un trattamento radioterapico, come detto, è una procedura a più stadi che si estende dall’iniziale valutazione delle patologie del paziente fino all’esecuzione del trattamento. Schematicamente, il processo di ottimizzazione di un trattamento radioterapico può essere suddiviso in diverse fasi: − acquisizione di informazioni diagnostiche con valutazione dell’anatomia tridimensionale del volume bersaglio e delle strutture circostanti; 16 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − simulazione della terapia con scelta del tipo di radiazione e determinazione delle direzioni dei fasci esterni, delle aperture che delimitano i campi, dei possibili blocchi e di altri dispositivi che “modificano” il fascio; − calcolo della distribuzione della dose seguita da una visualizzazione tridimensionale della distribuzione di dose e il confronto con le tecniche alternative; − verifica del piano di trattamento realizzato; − esecuzione del trattamento. Ognuna di queste fasi andrebbe trattata approfonditamente. Di seguito, si sono esaminate le due fasi di maggiore interesse per questo lavoro. 1.3.1 La simulazione del trattamento Dopo che si sono acquisite le informazioni diagnostiche (solitamente con immagini CT o NMR) e definita l’anatomia del volume da trattare, la simulazione del trattamento avviene attraverso la ricostruzione tridimensionale della regione anatomica e l’impostazione dei parametri fisico – dosimetrici dei campi di radiazione. Il primo parametro determinante è l’energia del fascio di particelle: la sua scelta, ove possibile, è legata alla profondità della struttura bersaglio all’interno del corpo del paziente. Il momento successivo è rappresentato dalla individuazione della balistica del trattamento, che consiste formalmente nella scelta delle angolazione dei campi di trattamento. In questa fase, di notevole utilità sono le cosiddette Beam’s Eye Views (BEV). Esse non sono altro che delle proiezioni dell’anatomia del paziente, dal punto di vista della sorgente e in direzione dell’asse del fascio. Le proiezioni BEV permettono di valutare le orientazioni dei campi che assicurano la completa copertura del bersaglio con il minimo 17 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare coinvolgimento di strutture critiche circostanti. Sempre durante questa fase, è anche possibile decidere e progettare che tipo di modificatori devono essere inseriti sulla linea del fascio. Nel caso di un fascio di particelle cariche pesanti ove si impiegano i sistemi di distribuzione passiva della dose, il controllo in profondità della distribuzione di dose è ottenuto con degli assorbitori, che realizzano una modulazione in profondità del fascio. Il loro spessore è calcolato punto per punto in relazione alla forma del profilo esterno del paziente, alle disomogeneità del tessuto e alla forma della superficie distale del volume bersaglio. Per quanto riguarda invece il controllo laterale della distribuzione della dose, facendo ricorso alle BEV è possibile “modellare” l’apertura del fascio in relazione alla forma presentata dal tumore nella direzione del fascio stesso. Nella pratica questo si traduce nella realizzazione di collimatori conformi, decidendo in questa fase o la forma dei blocchi per delimitare ciascun campo oppure l’apertura di un collimatore multilamellare. 1.4 Sistemi analitici e metodo Monte Carlo come TPS in protonterapia L’accuratezza richiesta per il calcolo della distribuzione di dose per protoni impone di considerare l’intera natura tridimensionale del problema. Un TPS dedicato alla protonterapia può utilizzare tutte le caratteristiche incluse in un TPS 3D per fotoni quali: gestione delle immagini, strumenti di visualizzazione, tecniche di simulazioni, documentazione per il setup del paziente e per i controlli di qualità, così come i parametri per il confronto di piani rivali. Rispetto ai TPS per fotoni, gli algoritmi di calcolo per fasci di protoni sono più complessi e una particolare attenzione deve essere rivolta al calcolo della distribuzione di dose in presenza di disomogeneità. In questo 18 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare paragrafo saranno discusse brevemente i principali algoritmi utilizzati per il calcolo della distribuzione di dose nei TPS 3D impiegati in protonterapia. 1.4.1 Algoritmo del fascio esteso (Broad Beam) Il metodo più semplice e veloce per calcolare la distribuzione di dose di un fascio di protoni in un mezzo omogeneo è quello di utilizzare la distribuzione di dose di un fascio di protoni lungo la direzione dell’asse del fascio in acqua (“Broad Beam”, fascio esteso). Un Broad Beam è un fascio non divergente, di sezione tanto grande che la curva dose – profondità misurata lungo l’asse centrale di un fantoccio in acqua non dipende dall’ampiezza del campo. Nel modello di fascio esteso, i protoni sono seguiti nel loro percorso dalla sorgente fino al punto d’interesse. Noto l’andamento della dose in acqua, si ottiene la dose in un punto qualunque del paziente calcolando il percorso acqua – equivalente (dato dall’integrazione degli stopping power lungo tale percorso) e utilizzando fattori correttivi per l’intensità del fascio sul piano trasversale, per la legge dell’inverso del quadrato della distanza e per gli effetti di penombra. La distribuzione di dose per fasci modulati può essere direttamente un dato di input per il programma di simulazione, oppure può essere ottenuta come somma di tutti i contributi dei singoli fasci. Nello sviluppo dei diversi modelli analitici, il comportamento della penombra del fascio può essere trattato con differenti livelli di accuratezza. Lee et al., nel loro algoritmo [5], per il calcolo della penombra hanno assunto un profilo trasversale gaussiano con una sigma dipendente solamente dalla profondità acqua – equivalente nel paziente, tale 19 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare deviazione standard viene determinata seguendo la trattazione della teoria del multiple scattering di Gottschalk. Una trattazione più precisa della distribuzione di dose all’interno del paziente può essere data tenendo in considerazione sia gli effetti dovuti alle dimensioni finite della sorgente che le modifiche introdotte dai vari elementi lungo la linea del fascio. Il principale limite di questo genere di algoritmo è l’impossibilità di considerare gli effetti di diffusione dovuti alle disomogeneità presenti nel paziente. In questo modo non possono essere accuratamente calcolate le perturbazioni delle distribuzioni di dose in corrispondenza di disomogeneità tessutali (per la determinazione di eventuali punti caldi e punti freddi) e alla fine del range del fascio nelle regioni dove sono presenti disomogeneità. Lo stesso algoritmo può comunque essere usato per calcolare lo spessore di eventuali “bolus”, impiegati come compensatori per le disomogeneità tessutali. L’algoritmo prevede anche la possibilità di aggiungere un margine laterale per evitare eventuali rischi legati alla possibilità di sottodosaggio dei contorni del volume bersaglio. I problemi legati al disegno del bolus, certamente, non sussistono nel caso di un fascio con scanning 3D, dove la compensazione del range è ottenuta cambiando l’energia del singolo fascio sottile. In questo secondo caso, comunque, l’uso dell’algoritmo pencil beam è più appropriato, perché più vicino alla filosofia della distribuzione del fascio. 1.4.2 Algoritmo del fascio sottile (Pencil Beam) Un campo di protoni esteso può essere considerato coma la sovrapposizione di singoli fasci sottili (pencil beams) con una sezione trasversale infinitesima. La distribuzione di dose risultante è allora la somma di singole distribuzioni elementari (kernel), 20 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare opportunamente pesate per l’intensità del fascio di protoni, ovvero la convoluzione del kernel con la funzione di intensità protonica. Anche nell’utilizzo di questo metodo sono considerati gli effetti di diffusione multipla sulle distribuzioni di dose. La distribuzione di dose di un singolo fascio sottile in un fantoccio di acqua può essere calcolata in due diversi modi: − la forma del fascio può essere espressa attraverso una funzione analitica includendo un termine di asse centrale e un termine gaussiano secondario (off-axis term) la cui la sigma è la radice quadrata media della distanza di diffusione multipla alla profondità calcolata. Nel caso di disomogeneità la profondità fisica è ripresa dalla profondità acqua equivalente. Con questa idea di base, per il calcolo della forma del fascio possono essere sviluppati anche altri metodi, variando, per esempio, il modo di valutare la sigma. Il dato sperimentale di partenza, dato come input per l’algoritmo, resta la curva dose – profondità in acqua. − La stessa forma, per la distribuzione di dose in acqua, può essere precalcolata, usando un metodo Monte Carlo per calcolare la distribuzione di dose differenziale, ovvero la dose depositata in un fantoccio d’acqua omogeneo in un anello cilindrico tra le profondità z e z + dz e i raggi r e r + dr normalizzando al massimo valore della dose. Nel caso di un mezzo eterogeneo, la profondità è ancora ripresa con la profondità acqua – equivalente. Anche questo metodo, per il calcolo della distribuzione della dose in profondità, non considera le differenze legate agli effetti della diffusione multipla dovuti alla diversa posizione spaziale delle disomogeneità. Va notato che i calcoli ottenuti con il modello del fascio sottile sono sempre più accurati di quelli ottenibili con il fascio esteso. La precisione delle distribuzioni di dose calcolate 21 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare mediante l’algoritmo del fascio sottile non è però soddisfacente in presenza di disomogeneità parallele alla direzione di propagazione del fascio, nel qual caso l’approssimazione gaussiana del fascetto non è più valida. 1.4.3 Algoritmo Monte Carlo L’approccio migliore per la realizzazione di un piano di trattamento, che consideri tutti i differenti effetti nel calcolo della distribuzione di dose, è probabilmente l’uso di un algoritmo Monte Carlo. Anche se la linea di trattamento e tutti i suoi elementi possono essere facilmente simulati, la gestione da parte del programma dell’acquisizione e della relativa voxelizzazione di immagini CT, richiede tempi di calcolo molto lunghi, non sempre utilizzabili nella pratica clinica. Molto più ragionevolmente, il metodo Monte Carlo può essere adottato per caratterizzare qualche particolare effetto stimando le perturbazioni nelle distribuzioni di dose solo in alcune specifiche situazioni cliniche. Gli algoritmi Monte Carlo sono anche molto utili per: effettuare esperimenti “teorici”, verificare gli algoritmi utilizzati nella pratica clinica e calcolare il “nucleo” del modello di fascio sottile. Esistono molti codici di calcolo “sviluppati in casa” per simulare il trasporto dei protoni per il calcolo della distribuzione di dose, ma molto spesso questi ricorrono a drastiche approssimazioni come il trascurare le interazioni nucleari o il percorso dei secondari carichi. Nella pratica si possono utilizzare anche dei codici molto più completi per calcolare la penetrazione dei protoni in materia: i più noti sono PTRAN [6] e GEANT [7]. PTRAN permette attualmente di calcolare la dose soltanto in un fantoccio omogeneo d’acqua e considera le particelle cariche prodotte nelle interazioni nucleari come se fossero assorbite localmente. GEANT, al contrario (vedi Capitolo 3), permette di 22 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare calcolare la traiettoria dei protoni in mezzi disomogenei e in qualsiasi geometria; inoltre le particelle secondarie prodotte nelle interazioni nucleari sono anch’esse seguite. 1.5 I sistemi di piani di trattamento (TPS) attualmente utilizzati in protonterapia Molti centri, dove sono già impiegati fasci terapeutici di protoni, hanno sviluppato in casa dei sistemi per la pianificazione del trattamento; tali sistemi, che per il calcolo della distribuzione della dose ricorrono a uno dei metodi precedentemente illustrati, sono in continuo sviluppo. 1.5.1 TPS analitici impiegati nei maggiori centri di protonterapia Al Paul Scherrer Institut (PSI), in svizzera, è attualmente in uso un prototipo di TPS sviluppato a partire dall’analogo sistema utilizzato una dozzina di anni fa per la pionterapia. Il sistema è sostanzialmente dedicato alla tipologia di acceleratore e linea di trattamento utilizzata per la deposizione della dose nel bersaglio mediante il metodo dello spot scanning. Il calcolo della distribuzione di dose si basa su un algoritmo pencil beam, realizzato da S. Scheib [8]. La distribuzione della dose relativa a un campo di trattamento è ottenuta come sovrapposizione di un gran numero di fascetti discreti, ognuno dei quali è descritto dal modello di fascio sottile. La dose totale, relativa a un piano di trattamento costituito da uno o più campi, è calcolata come la somma pesata delle distribuzioni di dose relative ai singoli campi. Le dosimetrie così realizzate sono visualizzabili in un modulo grafico, che ne consente anche un’analisi quantitativa, offrendo la possibilità di realizzare calcoli statistici per i volumi di interesse singoli o multipli, con varie opzioni sulla normalizzazione. Nell’ambito di questo modulo è stato inoltre sviluppato un programma per il confronto dei piani di trattamento, che consente 23 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare una valutazione qualitativa di due qualsiasi diversi piani rivali, mediante un confronto visivo tra le isodose e i DVH per il volume bersaglio e per le strutture anatomiche critiche. È in corso di studio come implementazione al TPS, la possibilità di realizzare un confronto anche quantitativo dei diversi piani, mediante l’uso di modelli clinici (tramite la valutazione della probabilità di controllo tumorale, TCP, e della probabilità di insorgenza di complicazione nei tessuti sani, NTCP) e radiobiologici. È, inoltre, in fase di sviluppo un metodo per il calcolo delle incertezze sul percorso dei protoni nelle regioni ove sono presenti forti disomogeneità tessutali. Il sistema attualmente utilizzato al Centre de Protonthérapie d’Orsay è sostanzialmente un’adeguamento per un fascio di protoni del TPS impiegato in radioterapia convenzionale: l’ISIS. L’algoritmo fa uso del modello fascio esteso considerando sia le eterogeneità del tessuto lungo il percorso sorgente – punto di calcolo che l’allargamento della penombra in funzione della profondità, dello spessore del compensatore e dello spessore d’aria tra il sistema di collimazione e la superficie del paziente. Il sistema offre, infine, la possibilità di visualizzare le distribuzioni di dose per punti misti che prevedono la combinazione di sessioni di trattamento con protoni e fotoni. Le BEV sono utilizzate per progettare e realizzare il collimatore personalizzato per ciascun paziente. Al Massachusetts General Hospital e al Loma Linda University Medical Center viene utilizzato un TPS basato su una versione dell’algoritmo del fascio esteso sviluppata da M. Goitein [10]. Una delle sue caratteristiche più interessanti è la possibilità di visualizzare l’intervallo di variabilità delle isodosi riconducibile alle incertezze causate dal movimento del paziente. 24 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Al Royal Marsden Hospital e al NAC è in uso un sistema il cui algoritmo di calcolo del fascio esteso è stato sviluppato dal gruppo di M. Lee [5]. 1.5.2 TPS Monte Carlo attualmente impiegati in protonterapia Gli algoritmi analitici sono quelli più impiegati per il calcolo della distribuzione di dose in protonterapia. Essi presentano il vantaggio di avere brevi tempi di calcolo, condizione essenziale, a esempio, per la protonterapia a intensità modulata (IMPT). Sull’altro lato, questi algoritmi mostrano un’accuratezza limitata soprattutto per il calcolo del percorso acqua equivalente in presenza di disomogeneità. Oltre questo, per la preparazione di un piano di trattamento devono essere valutati altri due aspetti molto importanti in protonterapia: gli errori di setup del paziente e il movimento degli organi. Queste incertezze possono avere un grosso impatto sul successo del trattamento dato che la dose del fascio di protoni può essere posta con alta precisione in una zona specifica. Attualmente questi effetti, difficili da simulare con un algoritmo analitico, sono presi in considerazione durante il piano di trattamento aggiungendo un ulteriore margine “di sicurezza” al volume bersaglio clinico. Anche se sono stati introdotti diversi metodi per ovviare a queste incertezze, la determinazione di alcuni fattori quali la diffusione coulombiana multipla nei mezzi eterogenei, le reazioni nucleari elastiche e inelastiche possono essere implementati nell’algoritmo analitico solo tramite opportune approssimazioni. Un sensibile miglioramento per il calcolo della distribuzione di dose può essere effettuato usando un algoritmo Monte Carlo. Per un TPS basato sull’impiego del codice Monte Carlo, dall’altro lato, è molto semplice “modellare” tutti gli effetti descritti. L’uso 25 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare di questo genere di algoritmo può comportare un aumento nei tempi di calcolo che molte volte non è praticabile clinicamente. Tuttavia, non pochi programmi per la pianificazione di trattamenti radioterapici con protoni sono stati sviluppati usando un codice MC. Di seguito si riportano i maggiori esempi. Tra i primi a utilizzare un codice MC come TPS è stato il gruppo diretto da R. Kohno. Questi hanno sviluppato un algoritmo Monte Carlo Semplificato (SMC) per fasci di protoni basato sulla misura delle distribuzioni di dose in acqua [17]. In tale programma sono calcolati solo due parametri: la deposizione di dose lungo una direzione (determinata dalla distribuzione di dose sperimentale) e l’allargamento laterale dei protoni dovuto sia agli effetti della diffusione multipla che all’angolo di incidenza del fascio. In tempi di calcolo relativamente brevi i risultati di SMC concordano bene con i dati sperimentali anche per un fantoccio eterogeneo. Più recentamnete, Fippel et al [18], hanno sviluppato un algoritmo Monte Carlo chiamato Voxel Monte Carlo (VMCpro). All’interno di questo programma sono implementate sia le interazioni elettromagnetiche che le reazioni nucleari. In più, viene simulato il trasporto di un fascio di protoni in una geometria proveniente da immagini CT con una voxelizzazione 3D. I tempi di calcolo di VMCpro, confrontanti con quelli di altri due codici GEANT e FLUKA [19], sono un ordine di grandezza più piccoli e i risultati sono molto incoraggianti. Al PSI è stato sviluppato un codice Monte Carlo [20] per valutare le possibili discrepanze con i calcoli analitici per i trattamenti con protoni a intensità modulata eseguiti con la tecnica dello spot scanning. Questo codice MC, per diminuire i tempi di calcolo esamina solo i protoni primari che attraverso la linea di trattamento integrando le 26 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare immagini CT del paziente. I contributi delle reazioni nucleari secondarie sono modellati analiticamente senza seguire le particelle secondarie. Il codice MC è stato verificato usando i dati sperimentali in acqua e le radiografie effettuate con protoni attraverso un fantoccio antropomorfo eterogeneo. I calcoli di dose, basati sul MC, possono servire come tool per una verifica della distribuzione di dose calcolata analiticamente e possono essere anche utilizzati per i controlli di qualità sul TPS con protoni. Un altro programma impiegato per la realizzazione dei piani di trattamento in protonterapia è ISTAR, basato sul package SRNA – VOX [21]. SRNA – VOX usa una voxelizzazione della geometria costruita su immagini CT convertendo i numeri Hounsfield nelle composizioni degli elementi costituenti i tessuti. I tempi di calcolo questo programma MC sono inferiori a 30 minuti e il software è capace di lavorare contemporaneamente su due differenti piani di cura. Recentemente Newhauser et al. [22], hanno dimostrato la possibilità di commissionare un sistema di piani di trattamento per protoni utilizzando esclusivamente i dati provenienti da una simulazione MC. Nel loro lavoro è stata simulata una linea di trattamento dedicata alla protonterapia oculare utilizzando il codice MCNPX. I risultati ottenuti hanno mostrato un ottimo accordo con i dati sperimentali, anche se i tempi per la realizzazione di un trattamento (un giorno intero con l’uso del calcolo distribuito) sono ancora troppo lunghi per la pratica clinica. 27 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Capitolo 2 Validazione dosimetrica di un sistema per i piani di trattamento radioterapici 2.1 Introduzione Un trattamento radioterapico è una procedura molto complessa costituita da diverse fasi che hanno inizio con la diagnosi del paziente e terminano con l’erogazione del trattamento. L’accuratezza di ognuna di queste fasi ha un impatto diretto sul risultato del trattamento. Un elemento essenziale della procedura è il calcolo della distribuzione di dose all’interno del paziente effettuato con il sistema di pianificazione del trattamento (TPS). Incertezze o errori nel calcolo della distribuzione di dose possono portare a una riduzione dell’efficacia della cura o perfino indurre serie complicazioni. È stato dimostrato [23] che una dettagliata accettazione (commissioning) e delle accurate procedure per l’assicurazione della qualità (quality assurance) di un TPS possono ridurre l’entità di tali incertezze e la possibilità di errori nel processo di pianificazione del trattamento. Esistono diverse linee guida dove sono presentati i diversi aspetti di commissioning e quality assurance di un TPS [23 – 27]. È importante sottolineare come nessuno dei report attualmente presenti in letteratura, relativi all’assicurazione della qualità di un TPS, presenta delle sezioni dedicate al trattamento radioterapico con fasci di protoni. Le linee guide tracciate dai vari enti sono comunque di carattere generale e possono estendersi a qualsiasi programma dedicato alla pianificazione di un trattamento radioterapico. In questo lavoro di tesi, dedicato alla validazione dosimetrica di un TPS per protonterapia oculare, sarà seguita la linea proposta da Van Dyk [23], in seguito ripresa e ampliata dal AAPM Task Group 53 [24]. 28 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Il presente capitolo è inizialmente dedicato a delle considerazioni generali sulla validazione dosimetrica del TPS studiato: quality assurance, sorgenti di incertezza, tolleranze previste e controlli iniziali sul sistema. Sono quindi approfonditi i principali aspetti dosimetrici sul calcolo della distribuzione di dose e proposti dei controlli di qualità sull’algoritmo implementato nel TPS in esame. Alla fine del capitolo, sono esaminati strumenti di analisi impiegati per valutare quantitativamente il confronto dei calcoli del TPS con il dato sperimentale e con i risultati delle simulazioni Monte Carlo. 2.2 Quality Assurance di un TPS Per “quality assurance” di un sistema di pianificazione del trattamento si intende l’insieme delle procedure necessarie ad assicurare l’accuratezza e l’affidabilità del sistema in modo che questo segua le specifiche per cui è stato costruito. Questo processo è essenzialmente costituito da tre momenti: (1) la misura delle prestazioni del TPS, (2) il confronto di queste performance con gli standard stabiliti secondo il protocollo adottato e (3) le corrispondenti azioni da intraprendere necessarie a mantenere o riguadagnare l’accordo con gli standard prefissati. Nel contesto della realizzazione di un programma di assicurazione della qualità per un TPS, il protocollo adottato e le tolleranze previste devono essere chiaramente definiti. La realizzazione di un programma di pianificazione dei trattamenti coinvolge un diverso numero di step, che includono: 1) Lo sviluppo di un algoritmo di calcolo della distribuzione di dose basato su uno specifico modello fisico che simuli le interazioni delle radiazioni con la materia. Come visto nel primo capitolo, tali processi sono molto complessi, e tutti gli algoritmi di calcolo utilizzati per simularli ricorrono ad approssimazioni. Il 29 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare risultato di queste approssimazioni fa si che il modello fisico implementato contenga delle incertezze intrinseche. A questo, va aggiunto che le condizioni di utilizzo di un TPS sono fortemente relazionate alla linea di trattamento, così il modello fisico implementato lavora con un’accuratezza accettabile solo su un limitato intervallo di condizioni cliniche. 2) La determinazione delle grandezze fisiche necessarie all’algoritmo per il calcolo della distribuzione di dose. La misura di queste grandezze insieme alle caratteristiche geometriche della linea di trattamento consentono la compilazione di file d’ingresso necessari al funzionamento del TPS. È importante notare come i dati ottenuti sono definiti su un intervallo di utilizzo limitato e la loro determinazione presenta delle incertezze. 3) L’impiego clinico del TPS. Fanno parte di questa ultima fase l’uso dei dati personalizzati dei singoli pazienti (come le immagini CT e il contornamento dei volumi d’interesse), l’applicazione dell’algoritmo di calcolo con i corrispettivi dati d’ingresso e i risultati del TPS. I TPS attualmente in uso, permettono un controllo molto limitato dei calcoli eseguiti dagli algoritmi integrati. È, quindi, estremamente difficile per l’utente assicurare il corretto funzionamento degli algoritmi e l’accuratezza di ogni tool presente nel codice del TPS. All’utente è affidata: - l’esecuzione di tutte le procedure finalizzate alla realizzazione dei file d’ingresso da inserire preliminarmente nel TPS - la valutazione sia qualitativa che quantitativa sull’output del TPS. Il processo valutativo in questione, normalmente, non testerà mai tutti i possibili casi che si possono presentare nella pratica clinica. Ma, fornisce all’utente, con un opportuno 30 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare grado di confidenza, l’entità delle incertezze sui parametri di trattamento comunemente usati. I principali aspetti per l’assicurazione della qualità di un TPS sono così riassunti: a) documentazione del programma e del sistema, b) sorgenti di incertezza, c) tolleranze suggerite, d) controlli iniziali sul sistema, e) controlli ripetuti sul sistema, f) verifica dell’output del sistema. Nel lavoro di validazione proposto sono, di seguito, esaminate le sorgenti di incertezze e le relative tolleranze. 2.2.1 Sorgenti di incertezze Secondo il Report 42 dell’ICRU, “la conoscenza della dose in un punto all’interno del paziente è il risultato di tre step distinti: la determinazione della dose assorbita nel punto di riferimento in condizioni di riferimento, il calcolo da parte del computer della dose nei punti del paziente a partire dalla dose al punto di riferimento e il setup per il trattamento del paziente. L’incertezza nel calcolo della distribuzione di dose è una combinazione delle incertezze insite in ognuno degli step menzionati. Una verifica sperimentale dei calcoli effettuati dal computer, non solo deve essere effettuata in specifici punti d’interesse, ma anche nel punto di riferimento o di normalizzazione. Alcune delle sorgenti di incertezza nel processo di pianificazione del trattamento sono di seguito riassunte: 31 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare I. Inaccuratezza delle misure effettuate. Queste incertezze sono associate alle misure effettuate per due diversi contesti. Il primo coinvolge le incertezze nelle misura dei parametri fondamentali del fascio, come a esempio le misure di dose in profondità lungo l’asse centrale del fascio (PDD). Il secondo contesto riguarda le incertezze legate ai dati del paziente, come la misura dei contorni esterni del paziente e la composizione interna del paziente ottenuta dalle immagini CT. Questa seconda situazione comprende non solo le incertezze legate alle informazioni spaziali del paziente, ma anche quelle relative alla corrispondenza tra numeri CT e densità elettroniche ovvero alla ricostruzione tridimensionale dell’anatomia del paziente. II. Inaccuratezza dei dati di input nel TPS. Un’altra fonte di incertezza interessa la modalità richiesta dal TPS per inserirne all’interno i parametri fisico-dosimetrici del fascio e le informazioni anatomiche del paziente. Nel caso particolare del TPS in esame, i parametri del fascio sono inseriti al suo interno tramite un file d’ingresso che deve essere accuratamente controllato (vedi sezione 3.3.3). Per quanto riguarda la ricostruzione dell’anatomia del paziente, questa viene automaticamente realizzata utilizzando alcuni parametri anatomici del paziente. Per inserire ulteriori parametri necessari al contornamento della lesione viene utilizzato un digitalizzatore. Prima di ogni utilizzo e periodicamente, deve essere controllata l’accuratezza del digitalizzatore impiegato. III. Inaccuratezza dei dati di output. La distribuzione di dose (output del TPS) viene normalmente visualizzata su un monitor dedicato, sotto forma di isodosi sovrapposte alle immagini del paziente. L’accuratezza dei dati di output è fortemente dipendente dalla spaziatura della griglia utilizzata per il calcolo della 32 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare distribuzione di dose e dai corrispondenti schemi di interpolazione impiegati per determinare i valori delle isodosi. Le inaccuratezze dei dati visualizzati nel video possono avere delle ripercussioni sul piano di cura. Per esempio, possono influire sulla scelta delle orientazioni dei fasci o sul posizionamento del paziente. IV. Inaccuratezza dell’algoritmo. Forse, la più grande fonte di inaccuratezza, difficile da controllare da parte di chi pianifica il trattamento, è dovuta alle approssimazioni contenute negli algoritmi di calcolo della distribuzione di dose. 2.2.2 Criteri di accettabilità suggeriti Un diverso numero di autori ha pubblicato riguardo le raccomandazioni suggerite per i livelli di accuratezza che devono essere ottenuti con un sistema di pianificazione del trattamento per fasci di fotoni ed elettroni. Seguendo, ancora, la linea generale proposta da Van Dyk e dal Task Group 53 dell’AAPM, gli aspetti più importanti per fissare i criteri di accettabilità di un TPS sono: (A) l’inaccuratezza e la riproducibilità dei valori di dose misurati e calcolati; (B) la presenza nella regioni d’interesse di un basso o alto gradiente di dose. Inoltre, i differenti livelli di accettazione sono relazionati alla fonte dei dati utilizzati per il TPS, distinguendo se questi dati sono stati misurati e impiegati direttamente nel TPS o se provengono da un istituto diverso. I criteri di accettabilità presenti in letteratura riguardano principalmente fasci di fotoni ed elettroni. Simili criteri di accettabilità, per il calcolo della distribuzione di dose, non sono stati pubblicati per fasci di protoni. Nel valutare i criteri di accettabilità per i calcoli delle distribuzione di dose relative a fasci di protoni, altre considerazioni addizionali devono essere formulate. Alle 33 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare incertezze legate alla presenza di regioni ad alto e basso gradiente di dose, vanno aggiunte altre considerazioni, aumentando così l’incertezza totale. Queste includono: - Le incertezze associate alle eventuali correzioni dovute alla disomogeneità dei tessuti attraversati dal fascio di protoni; - Le incertezze legate alla modellizzazione delle regioni anatomiche coinvolte; - Le incertezze associate alla dosimetria con piccoli campi; - Le incertezze associate alla presenza di cunei o attenuatori. Ogni criterio di accettabilità formulato deve quindi considerare tutte le situazioni che si possono realizzare nella clinica. I criteri di accettabilità suggeriti in questo lavoro, riflettono solo le possibili applicazioni che possono essere effettuate con il particolare TPS impiegato. Questi valori sono basati sui pochi lavori presenti in letteratura e sull’esperienza acquisita e vogliono rappresentare una combinazione delle incertezza casuali e sistematiche che si presentono per l’attuazione di un piano di cura. Essi, tuttavia, sono da considerarsi puramente indicativi dato ancora il poco numero di lavori presenti in letteratura. Inoltre, i livelli di accettabilità proposti sono soggetti a facile modifica in base ai miglioramenti futuri che seguiranno. Sulla base dei dati presenti in letteratura e sulla esperienza acquisita con il TPS in esame, si suggeriscono come ragionevoli i seguenti criteri di accettabilità utilizzati per il confronto tra i dati sperimentali e i dati calcolati dal computer per un fascio di protoni (Tabella 2.1). È importante sottolineare che i dati d’ingresso del TPS provengono da misure effettuate sulla stessa linea di protonterapia utilizzata per i trattamenti. 34 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 2.1 Criteri di accettabilità per il confronto tra i dati misurati e calcolati per fasci di protoni Fantoccio omogeneo di acqua Regione Asse centrale del fascio Alta e bassa concentrazione di dose in presenza di un piccolo gradiente di dose Alti gradienti di dose Criterio 4% 5% < 3 mm I criteri suggeriti in Tabella 2.1 sono solo indicativi e saranno meglio approfonditi nella sezione 2.4 dove si riportano le esatte condizioni per cui devono verificarsi le tolleranze suggerite. Inoltre, è stato effettuato uno studio (capitolo 5) in presenza di alti gradienti di dose, investigando sul comportamento delle distribuzioni di dose al variare del grado di tolleranza previsto (da 1 a 3 mm). 2.3 Test iniziali sul sistema di piani di trattamento In questo paragrafo sono riportate alcune considerazioni generali sui test iniziali da eseguire sul TPS studiato. Tali suggerimenti sono utilizzati nel Capitolo 3 per verificare il corretto funzionamento dell’algoritmo. I test iniziali sono usualmente eseguiti sia per verificare che il TPS segua le specifiche per cui è stato ideato che per investigare il comportamento del sistema nelle varie situazioni clinicamente realizzabili. La determinazione delle specifiche deve essere fatta in modo che queste siano quantificabili, testabili e misurabili. È importante evidenziare come la richiesta di soddisfare una determinata specifica deve essere sempre accompagnata da una serie di condizioni dosimetriche a contorno che devono essere verificate. Per esempio, ha poco senso scrivere che una particolare specifica (come la distribuzione di dose in profondità o un profilo trasversale a una data profondità) richiede una accuratezza del 2% nel calcolo della dose. Questa è una dichiarazione 35 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare troppo generica. Dove? Sotto quali circostanze? Con quali parametri d’ingresso del fascio? Inoltre, la soddisfazione di tutte le specifiche del TPS, di norma, non dovrebbe dipendere dai particolari dati clinici del fascio. Gli elementi utili per la determinazione delle specifiche di un TPS possono essere divisi in tre ampie categorie: • Hardware del computer: questa include la CPU e tutte le periferiche che fanno parte del TPS, come il monitor, la stampante, il recorder, etc. • Funzioni e caratteristiche del software: molte delle caratteristiche del software danno valutazioni di tipo qualitativo piuttosto che una descrizione quantitativa. • Test di efficienza: la risposta ai test di efficienza indica l’accuratezza del calcolo della dose da parte dell’algoritmo usato sotto specifiche circostanze. Nello scrivere le specifiche da soddisfare per il TPS in esame, non si deve solo valutare la capacità del TPS di predire la distribuzione di dose all’interno del paziente, ma si devono considerare anche tutti gli altri aspetti del processo di pianificazione. Quali le funzionalità e le capacità richieste? Che tipo di input è necessario? Che livello di accuratezza è richiesto? Tutte queste informazioni sono importanti per la determinazione delle specifiche e dei controlli iniziali da effettuare sul TPS. È rilevante assicurare che le procedure attuate sono in grado di testare le caratteristiche del TPS e, allo stesso tempo, capaci di determinare se le specifiche stabilite sono soddisfatte o meno. I risultati sui test iniziali dovrebbero essere accuratamente documentati, insieme alle variazioni della procedura utilizzata. 2.4 Accettazione finale del sistema di calcolo della dose Storicamente, l’assicurazione della qualità nei sistemi di pianificazione del trattamento è stata primariamente collegata ai problemi dosimetrici, particolarmente alla verifica dei 36 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare calcoli effettuati dal TPS. Molti utenti, data la grande importanza che il calcolo della distribuzione di dose ricopre in un trattamento radioterapico, hanno realizzato molti controlli sui loro sistemi per verificare l’accordo tra i dati misurati e quelli calcolati. La maggior parte dei report pubblicati ha esclusivamente concentrato la loro attenzione sulla verifica delle distribuzioni bidimensionali di dose. Anche se, il lavoro proposto da Van Dyk contiene ulteriori specifiche raccomandazioni per l’assicurazione della qualità dosimetrica, sono, comunque, molto pochi gli studi che evidenziano in dettaglio i problemi e le tecniche che devono essere applicate alla verifica dosimetrica dei calcoli effettuati da un sistema di pianificazione del trattamento. In questo paragrafo, si presenta l’approccio proposto dal Task Group 53 dell’AAPM. Tale approccio, anche se dedicato ai TPS impiegati per fotoni ed elettroni, è molto flessibile e adattabile a un qualunque TPS. 2.4.1 Introduzione Le principali problematiche inerenti la verifica dei calcoli di dose sono di seguito definite: • Controllo dei dati di input. Molti TPS richiedono dei dati d’ingresso. Uno dei controlli basilari richiesti in un programma di quality assurance è verificare che il TPS riproduca accuratamente i dati di input. • Verifica dell’algoritmo. I test di funzionamento dell’algoritmo verificano l’algoritmo esegua le istruzioni per cui è stato progettato. • Verifica del calcolo. I test sulla verifica del calcolo della distribuzione di dose confrontano le dosi calcolate dal TPS con i dati misurati in alcune situazioni cliniche specifiche. Questi confronti permettono di verificare l’accordo (o il 37 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare disaccordo) tra la dose calcolata dal TPS e i dati misurati. I possibili disaccordi in questi tipi di test non sono necessariamente legati al software o ai calcoli dell’algoritmo, ma possono semplicemente esprimere delle anomalie nell’uso del sistema e/o nei dati misurati. • Applicabilità e limiti dell’algoritmo di calcolo. Alcuni dei più importanti controlli che si possono realizzare sull’algoritmo di calcolo sono rivolti a investigare i limiti di applicabilità dell’algoritmo stesso. • Verifica della dose su un intervallo di utilizzo clinico. Questi controlli sono simili a quelli che si usano per testare i limiti dell’algoritmo, anche se in questo caso il confronto con il dato sperimentale è più rilevante. Inoltre, è importante effettuare una valutazione delle situazioni cliniche per cui il modello non è adeguato. Nel valutare gli aspetti appena descritti e nell’ambito di un programma di assicurazione della qualità dosimetrica si devono valutare anche i seguenti aspetti: • Molti dei test di verifica delle distribuzioni di dose tradizionalmente racchiudono semplici confronti tra valori di dose calcolati e misurati per un range di situazioni cliniche attuabili. Se il TPS diventa più sofisticato, l’intervallo dei test dosimetrici deve ampliarsi diventando più esteso e articolato. • I test di verifica dei calcoli si dividono generalmente in due categorie: 1) confronti che interessano semplici fantocci ad acqua di opportuna geometria, che sono semplici da interpretare; e 2) confronti che interessano geometrie più complesse in situazioni cliniche realistiche, che sono più difficili da interpretare. 38 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare • Spesso le misure di qualche controllo sono ripetute per verificare diversi aspetti del TPS. Quando questo è fatto, i test devono essere preparati per essere più indipendenti possibili. • Tutta questa serie di verifiche devono essere programmate, attuate, analizzate e valutate prima di utilizzare il TPS nella pratica clinica. Alcuni strumenti, come un sistema a scansione in un fantoccio di acqua, rivelatori 2D, fotodensitometri dedicati e fantocci appositamente ideati devono essere utilizzati per migliorare la qualità. Lo sforzo richiesto per questi controlli dosimetrici aumenta drammaticamente se gli strumenti appropriati sono difficili da ottenere. 2.4.2 Misure di autoconsistenza La misura di un insieme di dati autoconsistenti è parte fondamentale del commissioning e del QA per un TPS. L’insieme di questi dati misurati è inizialmente adoperato come input per sistema di pianificazione e nei controlli di verifica per i calcoli eseguiti dal TPS. Per un sistema che utilizza un algoritmo 3D in particolare, è necessario che tutti i parametri dosimetrici di base siano accuratamente misurati. Molti sistemi necessitano, di norma, della distribuzione di dose in profondità lungo l’asse centrale del fascio e dei profili sul piano trasversale a diverse profondità in un fantoccio di acqua. Questi dati, come detto, oltre ad essere impiegati per modellare il fascio, possono anche essere utilizzati per i controlli di verifica del calcolo della dose. È molto importante, quindi, avere a disposizione un insieme di dati d’ingresso autoconsistenti. Questo significa, a esempio, che tutte le curve di dose in profondità, i profili sui diversi piani e le distribuzioni 2D di dose insieme a ogni altro dato, per un particolare esperimento, possono essere combinati in una sola distribuzione di dose. Dato che i dati acquisiti 39 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare sono riuniti in un singolo insieme autoconsistente, sarà sicuramente necessario l’analisi e rielaborazione dei suddetti dati unitamente a eventuali processi di rinormalizzazione e smoothing. Molte di queste operazioni possono essere effettuate con lo stesso TPS. 2.4.3 Dati d’ingresso per il TPS e determinazione dei parametri per il calcolo della dose Tutti i sistemi di pianificazione del trattamento richiedono dei dati d’ingresso associati alla specifica linea di trattamento. I dati necessari possono variare sostanzialmente in funzione del tipo di algoritmo che viene utilizzato dal sistema per il calcolo della dose. È consigliabile che solo i dati misurati sulla specifica linea di trattamento siano usati per la pratica clinica e per le verifiche dosimetriche. Eventuali dati generici sulla distribuzione di dose possono essere utilizzati solamente per i controlli di autoconsistenza del software. È, inoltre, opportuno mantenere un registro che documenti l’acquisizione e la rielaborazione dei dati d’ingresso con gli eventuali processi di rinormalizzazione o di smoothing eseguiti. Il tipo di dati da introdurre e la metodica usata per inserirli all’interno del TPS sono piuttosto variabili. Per ogni particolare situazione è, quindi, necessario avere una chiara comprensione dei dati di input richiesti dal sistema. È utile avere a disposizione al momento dell’istallazione del TPS un set completo di dati dosimetrici del fascio, una copia dei quali è, di norma, allegata alla documentazione del TPS. Nei moderni TPS i dati dosimetrici più importanti vengono inseriti direttamente nel sistema utilizzando un sistema computerizzato in grado di controllare un fantoccio ad acqua in cui vengono effettuate le misure. Non sempre è possibile trasferire i dati tramite l’uso di un computer, allora è necessario inserire i dati manualmente tramite la compilazione di appropriati file d’ingresso. Nel TPS studiato, i parametri dosimetrici del fascio sono inseriti tramite un file d’ingresso (vedi Capitolo 3). Dopo che i dati sono 40 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare stati inseriti nel TPS, l’utente deve verificare che i dati siano inseriti correttamente. L’algoritmo di calcolo presente nel TPS analizzato calcola le distribuzioni di dose direttamente sulla base dei dati di input inseriti. Quindi, è possibile verificare i dati di ingresso riproducendo nel TPS l’assetto sperimentale usato per ottenere i parametri dosimetrici iniziali e confrontando questi ultimi con l’output del TPS. I risultati ottenuti in questo confronto devono essere attentamente analizzati, eventuali errori presenti in questa fase si ripercuoteranno in tutti gli ulteriori confronti tra le distribuzioni misurate e calcolate. 2.4.4 Verifica dei calcoli del TPS Esiste un numero di differenti (ma validi) approcci per programmare e fissare i controlli di verifica sui calcoli delle distribuzione di dose eseguiti dall’algoritmo di calcolo presente nel TPS studiato. In questa paragrafo è delineato un possibile approccio per il confronto delle distribuzioni di dose. Nel programmare questi controlli e nel fissare le relative tolleranze si devono considerare tutte le valutazioni effettuate nei paragrafi precedenti. Inoltre, si devono analizzare le necessità cliniche, l’algoritmo di calcolo, la linea di trattamento e la specifica tecnica di trattamento. Ogni genere di test da realizzare deve essere chiaramente inquadrato e identificato in uno dei seguenti controlli: a. controllo dei dati d’ingresso del TPS, b. controlli sull’algoritmo, c. test di verifica delle distribuzioni di dose. In qualche circostanza, uno stesso controllo può essere usato per soddisfare più necessità. Per esempio, è possibile per un particolare test accertare il corretto 41 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare funzionamento dell’algoritmo e verificare che i risultati ottenuti siano clinicamente accettabili. Per ogni tipologia di controllo, è opportuno conoscere indicativamente una stima dell’accordo atteso dal confronto dei calcoli effettuati dell’algoritmo con il dato sperimentale. La determinazione dei valori attesi dipende da diversi fattori quali la conoscenza dell’algoritmo e la sua implementazione, la conoscenza da parte dell’utente del modello fisico, e la conoscenza dell’accuratezza dei dati inseriti nel TPS già confrontati con quelli calcolati. I valori dell’accuratezza dosimetrica richiesta e/o raggiungibile sono soggetti a molte discussioni. Molti autori hanno indicato che una accuratezza globale del 5%, par fasci di fotoni ed elettroni di alta energia, nel calcolo della distribuzione di dose può essere un buon obbiettivo dal punto di vista radiobiologico. Il gruppo canadese guidato da Van Dyk ha speso una grande quantità di energie per determinare i criteri di accettabilità per tutta una serie di situazioni dosimetriche per fasci di fotoni ed elettroni. I loro suggerimenti sono estremamente utili se applicati alle specifiche situazioni riportate nel loro report e possono essere una buona guida per l’utente. Tuttavia, così come consigliato nella linea guida proposta dall’AAPM, ogni TPS, istituto e situazione dosimetrica avrà le proprie richieste, capacità, e limiti. I risultati dei calcoli ottenuti con i vari algoritmi hanno un intervallo di accuratezza molto ampio ed è quindi importante che l’utente determini l’accuratezza aspettata del proprio sistema nella particolare situazione di lavoro. Nel lavoro presentato da Van Dyk e nel report dell’AAPM si propone, per un sistema di trattamento 3D dedicati a fasci di fotoni ed elettroni, un metodo per la caratterizzazione 42 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare dell’accuratezza dei calcoli di dose in cui l’analisi dell’accordo tra il dato calcolato e misurato, è effettuata dividendo la distribuzione di dose in diverse regioni. Queste due regioni sono analizzate separatamente in modo che la caratterizzazione dell’accordo tra i calcoli e i dati sperimentali può essere effettuata senza combinare le regioni ove sono presenti alti gradienti di dose da quelle con piccoli gradienti di dose e per ognuna delle due regioni sono suggerite le condizioni e i criteri di accettabilità. I criteri da loro suggeriti rappresentano solo un esempio dei generi di variazione nell’accordo tra dose calcolata con quella misurata che si possono aspettare per un sofisticato algoritmo di ricostruzione della dose. Nel presente lavoro, in analogia con quanto proposto dall’AAPM, al fine di confrontare la distribuzione di dose calcolata dal TPS con quella sperimentale, si divide questa distribuzione in differenti regioni: l’asse centrale, regione prossimale, la regione interna, la penombra laterale e la penombra distale (figura 2.1). 43 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 2.1 – Schematizzazione delle regioni d’interesse per il confronto dosimetrico I criteri mostrati in Tabella 2.2 riassumono le raccomandazioni proposte nei paragrafi precedenti considerando l’esperienza acquisita con il TPS e i pochi lavori presenti in letteratura. Inoltre, si è investigato sul comportamento dei parametri di analisi al variare della tolleranza prevista nelle regioni ove sono presenti ripidi gradienti di dose. I criteri proposti non devono essere usati come obbiettivo o richiesta per ogni particolare situazione. Tabella 2.2 – Divisione delle regioni di maggiori interesse per il confronto dosimetrico Fantoccio Omogeneo in PMMA Asse Centrale del fascio (%) 4 Regione interna (%) Regione prossimale (%) Penombra distale (mm) Penombra laterale (mm) 5 5 <3 <3 2.4.5 Metodi per la verifica e il confronto dosimetrico I test di verifica dosimetrica del TPS hanno come fine il confronto delle distribuzioni di dose calcolate con quelle misurate. Il metodo più semplice per confrontare due distribuzione di dose bidimensionali consiste nel sovrapporre i grafici opportunamente 44 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare normalizzati delle dosi calcolate e misurate sotto forma di profili trasversali, dose in profondità, o distribuzione di isodosi. Per un’analisi più quantitativa di distribuzioni di dose tridimensionali è necessaria impiegare tecniche più sofisticate. Nel paragrafo successivo sono proposti tre differenti metodi per confrontare due distribuzioni di dose. 2.5 Analisi per il confronto di due distribuzioni di dose La verifica dosimetrica di un sistema di pianificazione del trattamento passa attraverso il confronto delle distribuzioni di dose calcolate dal sistema con quelle misurate dall’utente. Una valutazione qualitativa dei calcoli eseguiti dal TPS può essere eseguita dall’utente, tramite l’impiego di specifici software o manualmente, semplicemente sovrapponendo le due distribuzioni di dose da confrontare. Anche se questo tipo di valutazione evidenzia le aree ove è presente un significativo disaccordo tra le due distribuzioni, per verificare il corretto funzionamento del sistema è comunque necessaria una stima quantitativa dell’accordo tra le distribuzioni in esame. Benché, molti TPS sono in grado di calcolare la distribuzione tridimensionale di dose all’interno del paziente, la distribuzione di dose è sempre rappresentata su diverse sezioni avendo come dato di output matrici bidimensionali. Il passo della matrice dipende dalla risoluzione spaziale della griglia usata dal TPS per i calcoli delle distribuzioni. I metodi di valutazione quantitativa presentati in questa sezione sono applicati direttamente, a meno di processi di rinormalizzazione, alle matrici bidimensionale ottenute dal TPS confrontandole direttamente con i valori delle distribuzioni di dose misurate ovvero, in assenza del dato sperimentale, con le matrici provenienti dalla simulazione Monte Carlo. 2.5.1 L’analisi composita: Dose Difference, DTA e Indice gamma 45 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Come visto nei paragrafi precedenti, il lavoro presentato da Van Dyk descrive le procedure per l’assicurazione della qualità di TPS suddividendo i confronti delle distribuzioni di dose in regioni di alto e basso gradiente e, per ognuna, è dato un differente criterio di accettabilità (sezione 2.4). L’analisi composita, e in generale tutti gli strumenti utilizzati per il confronto di due distribuzioni di dose, utilizzano questo tipo di distinzione. Low et al. [28] sono stati tra i primi a sviluppare una tecnica per un’analisi quantitativa dedicata al confronto di due distribuzioni di dose. Di seguito, si riportano le caratteristiche principale di questo strumento di analisi. Questa tecnica valutativa è basata sull’introduzione di due nuove quantità: la “differenza di dose” (Dose Difference) e la “distanza di accordo” (distance to agreement, DTA) utilizzate rispettivamente nelle regioni dove sono presenti piccoli gradienti di dose e in regioni con alti gradienti di dose. L’analisi in questione può essere utilizzata sia per il confronto di distribuzioni monodimensionali (1D) che bidimensionali (2D). Nelle regioni a basso gradiente di dose, le due distribuzioni sono direttamente confrontate eseguendo la semplice differenza puntuale tra le due matrici rinormalizzate, ove il punto di normalizzazione deve essere accuratamente scelto. Il risultato di questa differenza è ancora una distribuzione chiamata Dose Difference. Il Dose Difference identifica quindi la differenza (di solito viene fornito il dato percentuale) tra le due distribuzioni. Nelle regioni in cui sono presenti alti gradiente di dose, un piccolo errore spaziale, sia nella distribuzione calcolata che in quella misurata, comporta alti valori di Dose Difference. Quindi, la quantità Dose Difference, in regioni con alti gradienti di dose, risulta dal punto di vista dosimetrico poco significativa. Per determinare l’accettabilità dei calcoli di dose da parte del TPS nelle regioni dove sono presenti ripidi 46 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare gradienti di dose viene introdotto il concetto di distance-to-agreement (DTA). Il DTA è definito, per ogni punto sperimentale, come la distanza tra questo punto e il punto più vicino, nella distribuzione di dose calcolata, che presenta lo stesso valore di dose. Le valutazioni di Dose Difference e DTA si completano a vicenda, e hanno la stessa importanza nel determinare la qualità dei calcoli delle distribuzioni di dose eseguite dal TPS. In generale, per la determinazione di queste due grandezze si utilizzano due distribuzioni di dose, una definita come distribuzione di riferimento e una come distribuzione valutata. Questa nomenclatura è necessaria dato che il tool, per come è definito il DTA, non è simmetrico rispetto allo scambio delle due matrici. La distribuzione di riferimento è di norma quella misurata, alla quale la distribuzione calcolata (valutata) sarà confrontata. L’analisi composita confronta, per ogni punto della distribuzione misurata, i valori di Dose Difference e DTA con i rispettivi criteri di accettabilità stabiliti utilizzando un principio del tipo “SI – NO”. Solo i punti che non superano entrambi i criteri (Dose Difference e DTA) sono identificati sulla distribuzione composita. La distribuzione ottenuta è di tipo binario e quindi non si presta a essere convenientemente visualizzata. Nell’utilizzo dell’analisi composita, per convenzione, la grandezza che viene visualizzata è la distribuzione del Dose Difference. L’analisi composita, come appena visto, evidenzia solo le regioni di disaccordo tra le due distribuzioni senza dare alcuna indicazione quantitativa. Inoltre, la sola visualizzazione del Dose Difference può accentuare l’impressione di un fallimento del test nelle regioni dove sono presenti ripidi gradienti di dose. Oltre a queste due limitazioni, un ulteriore restrizione di questa tecnica è la mancanza di un unico indice numerico che sia in grado di indicare la bontà dell’analisi effettuata. 47 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Proprio per superare, almeno in parte, questi limiti viene introdotto l’Indice gamma. Questa grandezza racchiude nella sua definizione contemporaneamente i concetti di Dose Difference e DTA ed è ancora una distribuzione. La quantità gamma, calcolata indipendentemente per ogni punto di riferimento, è la minima distanza in uno spazio multidimensionale rinormalizzato tra la distribuzione di dose valutata e quella di riferimento. La quantità gamma analiticamente si trasforma nel semplice test del Dose Difference o in quello del DTA nelle regioni dove sono presenti rispettivamente bassi e alti gradienti di dose. Al contrario della distribuzione composita, la distribuzione gamma può essere presentata in forma grafica fornendo una rapida ed efficiente valutazione della qualità dell’accordo delle due distribuzioni. Nell’analisi è sottointesa l’implicita assunzione che, una volta fissati i criteri di tolleranza per le due quantità, il Dose Difference e il DTA hanno un peso equivalente nel determinare l’indice gamma. Per completezza, di seguito è brevemente riepilogato il formalismo matematico che descrive il Dose Difference, il DTA e l’Indice gamma. Figura 2.2 (a) mostra una rappresentazione schematica dell’analisi composita applicata, per un singolo punto di misura rm, a due distribuzioni di dose bidimensionali. In questo e in tutti i casi seguenti, la valutazione presentata riguarda un singolo punto di misura rm, posizionato all’origine del sistema di assi presente in figura 2.2 sono indicati rispettivamente con ΔDM e ΔdM i criteri di accettabilità rispettivamente per il Dose Difference e per il DTA. Ovviamente, per le valutazioni cliniche i confronti vanno ripetuti per tutti i punti della distribuzione di dose misurata. 48 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 2.2 – Rappresentazione geometrica dell’analisi composita nel caso bidimensionale (a) e monodimensionale (b) I due assi x e y (figura 2.2) rappresentano la localizzazione spaziale rc della distribuzione di dose calcolata relativa a un punto misurato. Il terzo asse (δ) rappresenta la differenza tra la dose misurata [Dm(rm)] e quella calcolata [Dc(rc)]. Il criterio di accettabilità per il DTA, ΔdM, è rappresentato da un disco nel piano rm - rc con un raggio uguale a ΔdM. Se la superficie di distribuzione calcolata, Dc(rc), interseca il disco, il DTA è dentro il valore di tolleranza fissato, e la distribuzione calcolata supera (in quel punto) il test del DTA. La linea verticale rappresenta il Dose Difference, la sua lunghezza è 2ΔDM. Se la superficie della distribuzione calcolata attraversa la linea [| Dc(rc) - Dm(rm)| ≤ ΔDM], la distribuzione calcolata supera il test del Dose Difference nel punto in questione. Figura 2.2 (b) mostra l’analogo monodimensione di figura 2.2 (a). Figura 2.3 mostra una rappresentazione del metodo usato per determinare l’indice gamma, come si vede il un criterio di accettazione considera simultaneamente sia il Dose Difference che il DTA. 49 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 2.3 – Rappresentazione geometrica della definizione dell’Indice gamma nel caso bidimensionale (a) e monodimensionale (b) 50 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Un ellissoide è selezionato come la superficie che rappresenta il criterio di accettabilità. L’equazione che definisce la superficie è: 1= r 2 (rm , r ) δ 2 (rm , r ) + ∆ d M2 ∆ DM2 (1) Dove r ( rm , r ) = r − rm (2) e δ (rm , r ) = D(r ) − Dm (rm ) (3) Se ogni parte della superficie di Dc(rc) interseca l’ellissoide definito nell’equazione (1), il calcolo supera il test nel punto rm. La quantità alla sinistra dell’equazione (1) può essere usata per identificare l’indice di qualità γ in ogni punto nel piano di valutazione rm - rc per il punto di misura rm, γ (rm ) = min{ Γ (rm , rc )} ∀ { rc } (4) Dove Γ (rm , rc ) = r 2 (rm , rc ) δ 2 (rm , rc ) + ∆ d M2 ∆ DM2 (5) con r (rm , rc ) = rc − rm (6) e δ (rm , rc ) = Dc (rc ) − Dm (rm ) (7) è la differenza tra i valori di dose rispettivamente sulle distribuzioni calcolate e misurate. Il criterio passa – fallisce diventa quindi: γ(rm) ≤ 1, il calcolo supera il test, γ(rm) > 1, il calcolo fallisce. (8) 51 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Una caratteristica importante di questo metodo è che la valutazione finale della qualità della distribuzione di dose calcolata, il valore di γ(rm) può essere mostrato in una distribuzione di iso-γ. Le regioni dove γ(rm) è maggiore di uno, ma vicino all’unità sono quelle di più significativo disaccordo. Uno dei vantaggi della distribuzione gamma è che, dato che questa fornisce valori numerici continui, la distribuzione gamma può essere riepilogata in un istogramma. L’uso di un istogramma fornisce all’utente un’efficiente riassunto della qualità del confronto tra le due distribuzioni di dose. L’utente può quindi quantificare la frazione dei punti di riferimento che sono dentro la tolleranza accettabile (γ(rm) < 1). Ulteriori informazioni sull’analisi composita e sull’indice gamma sono presenti in letteratura [28 – 32]. 2.5.2 L’analisi NDD e MADD Ogni metodo utilizzato per confrontare due distribuzioni di dose presenta i suoi punti di forza e le sue debolezze. Nel precedente paragrafo sono stati analizzati i limiti dell’analisi composita, ed è stato introdotto l’indice gamma per superare, almeno in parte, queste restrizioni. Sebbene l’indice gamma è uno strumento molto potente per il confronto di due distribuzioni di dose, anche questa quantità presenta alcune limitazioni. A esempio, il suo valore, benché quantitativo, è clinicamente molto meno intuitivo del Dose Difference. Inoltre, l’indice gamma non ha un segno, non è quindi possibile affermare che una data distribuzione di dose misurata ha un valore più alto o più basso del valore calcolato. Inoltre, il valore della distribuzione gamma è sensibile alla risoluzione della griglia utilizzata per calcolare le distribuzioni di dose. 52 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Nel calcolo dell’indice gamma, confrontando due diverse distribuzioni di dose, sono esaminate le differenze delle due matrici sia nel dominio della dose (Dose Difference) che in quello dello spazio (DTA). Nell’introdurre questo nuovo metodo di analisi, per uno specifico punto di misura, non viene confrontato il Dose Difference direttamente con una tolleranza in dose predeterminata e neanche la differenza spaziale con una predeterminata tolleranza spaziale. Il cuore dell’idea di questo metodo è convertire il confronto effettuato nel dominio dello spazio in un confronto nel dominio della dose. Per chiarire questa idea, si definisce il concetto di tolleranza equivalente di dose che corrisponde alla tolleranza spaziale predeterminata. È come dire che, se la differenza spaziale in un punto di confronto è più piccola della tolleranza spaziale predeterminata, allora il Dose Difference in quel punto deve essere più piccolo della tolleranza equivalente di dose, e viceversa. La tolleranza predeterminata in dose e la tolleranza equivalente di dose sono combinate per formare la massima differenza di dose permessa (maximum allowed dose difference, MADD), che rappresenta la variante spaziale della tolleranza in dose. Se il valore assoluto del Dose Difference in un dato punto di confronto è minore o uguale al MADD, il punto in questione supera il test sia nel dominio della dose che in quello dello spazio. Se è possibile calcolare il MADD per ogni punto della distribuzione di dose misurata allora è solamente necessario confrontare la matrice del Dose Difference con quella del MADD, e non interessa più confrontare le due distribuzioni di dose nel dominio dello spazio. Il valore di MADD varia da punto a punto, in particolare è più grande nelle regioni ad alto gradiente di dose rispetto alle regioni a basso gradiente di dose e il suo valore è sempre più grande della tolleranza in dose predeterminata. Per avere una valutazione più quantitativa, si è sviluppato un metodo [33] per rinormalizzare la matrice del Dose Difference rispetto 53 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare alla matrice del MADD, identificando così una nuova quantità: la differenza di dose normalizzata (normalized dose difference, NDD). La distribuzione di dose finale, NDD, deve essere confrontata con la tolleranza di dose predeterminata che è invariante nel dominio dello spazio. L’implementazione numerica di queste formule non è sensibile alla risoluzione della griglia utilizzata dal TPS per calcolare la distribuzione di dose. Confrontata al semplice test del Dose Difference, la grandezza NDD diminuisce il valore del Dose Difference nelle regioni con alti gradienti di dose e, quindi, rappresenta la differenza delle due distribuzioni di dose in una modalità clinicamente più significativa in entrambe le regioni di basso e alto gradiente. La metodologia proposta si presenta molto accurata, semplice, clinicamente intuitiva e insensibile alla risoluzione della griglia e può essere semplicemente implementata in un utile strumento utilizzato per il confronto di due distribuzioni di dose. La trattazione teorica e il formalismo matematico molto più complesso rispetto all’analisi composita sono riportati in letteratura [33]. 2.5.3 La distribuzione NAT In questo ultimo paragrafo si propone un differente metodo per confrontare due distribuzioni di dose. Questo ultimo metodo implementa alle due grandezze fondamentali (Dose Difference e DTA), introdotte per determinare il livello di confidenza di due distribuzioni, anche considerazioni di tipo clinico. Secondo gli autori del metodo [34], le tradizionali quantità di confronto quali Dose Difference, DTA, e indice gamma, in certi casi, possono non essere clinicamente significative. La distribuzione gamma, infatti, opera eccellentemente combinando i valori delle differenze di dose e del DTA, ma il risultato finale è una distribuzione che rappresenta 54 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare solo l’accordo fisico tra le due matrici. Come detto nel precedente paragrafo le immagini DTA sono clinicamente utili solo per determinare le possibili differenze in dose dovute a piccoli spostamenti spaziali. Inoltre, nessuno di questi tre tool può essere usato come base per rappresentare i dati delle discrepanze 2D di dose in un singolo valore per contribuire a determinare degli standard clinici. Nell’analisi proposta, per tenere nella dovuta considerazione anche le valutazioni di tipo clinico viene introdotta l’analisi NAT (normalized agreement test) in cui i tool esistenti Dose Difference e DTA sono resi clinicamente più potenti, inoltre non sono richiesti i lungi tempi di solito necessari al calcolo della distribuzione gamma. Questo tipo di analisi introduce due nuove grandezze: la distribuzione di valori NAT 2D e l’indice NAT. Tali parametri non sostituiscono i tradizionali test del Dose Difference e del DTA, ma rappresentano un ulteriore integrazione all’analisi composita aggiungendo considerazioni di tipo clinico. Per il calcolo dei valori NAT si assume che le due immagini (matrici di dose) delle distribuzioni di dose sono registrate in modo che lo stesso pixel è correlato allo stesso punto fisico. Inoltre, per ogni punto delle matrici devono essere calcolati i volori del Dose Difference e le distanza DTA. Noti questi due valori, per definizione si assume un valore NAT zero per un determinato pixel se sono soddisfatti entrambi i criteri ΔDM e ΔdM. Oltre a ciò, il valore NAT è zero se la dose misurata è inferiore alla dose calcolata nelle arie fuori dal PTV. Queste aree saranno definite come le aree con le dosi calcolate inferiori al 75% del valore massimo di dose calcolata. Altrimenti, se non sono soddisfatte queste condizioni si utilizza la seguente equazione per calcolare il valore di NAT in ogni pixel: NATvalore = Dscale · (δ – 1) . 55 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Dove δ è il più piccolo tra | ΔDM /DM| e | ΔdM/dM| e Dscale è il più piccolo tra il valore di dose calcolato e misurato nel pixel d’interesse diviso per il massimo valore di dose calcolato. Questo metodo per calcolare i valori di NAT garantisce che un punto che soddisfi i criteri sia del ΔDM o del ΔdM non è penalizzato o premiato di stare dentro la tolleranza sistematica. Oltre ai valori NAT 2D, è possibile da questa analisi tirar fuori un unico indice numerico che permetta di valutare il confronto tra le due distribuzioni di dose. La seguente equazione mostra il modo di trasformare una matrice di valori NAT 2D a un più generale indice NAT. Indice NAT = (Valore medio di NAT)/(Media della Matrice Dscale) × 100 (9) L’indice NAT fisicamente rappresenta la deviazione media dai criteri ΔDM e ΔdM per ogni pixel calcolato, ignorando le aree che hanno errori inferiori ai criteri prefissati. In questo modo l’indice NAT è analogo al concetto di dose uniforme equivalente, dove la distribuzione di dose multidimensionale in un organo è rappresentata da un singolo valore di dose. Di seguito è rappresentato il diagramma di flusso impiegato per calcolare i valori NAT 2D. Per una trattazione più estesa e completa sull’analisi NAT si rimanda al riferimento [34]. 56 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 2.3 – Diagramma dell’Analisi NAT 57 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Capitolo 3 Sistemi analitici e sistemi Monte Carlo: due differenti approcci nella facility CATANA 3.1 Introduzione In questo capitolo sono analizzate le due diverse modalità per il calcolo della distribuzione di dose utilizzate nella facility CATANA, che all’interno dei Laboratori Nazionali del Sud – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è l’unico centro oggi operante in Italia per la cura di lesioni oculari con fasci di protoni [38]. La prima parte del capitolo è dedicata a una breve analisi della linea di trattamento utilizzata per le misure sperimentali di questa tesi (sezione 3.2). In seguito, è presentata la procedura per la realizzazione di un trattamento radioterapico con fasci di protoni per il melanoma della coroide utilizzando il TPS analitico maggiormente impiegato nella protonterapia oculare: Eyeplan. Le caratteristiche di questo TPS sono del tutto simili ai programmi utilizzati per la simulazione e pianificazione dei piani di trattamento in radioterapia convenzionale con fasci di elettroni e fotoni. La validazione dosimetrica di verifica delle distribuzione di dose fornite dal TPS analitico è attuata con il metodo Monte Carlo (sezione 3.4), tramite il toolkit Geant4 (sezione 3.4.2). In Geant4 è simulata l’intera linea di trattamento, dall’uscita del fascio in aria fino all’isocentro. Inoltre, all’interno dell’applicazione Monte Carlo si sono riprodotte le modalità con cui Eyeplan ricostruisce la struttura oculare. 58 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 3.2 Linea di trattamento CATANA Nel commissioning della linea di protonterapia CATANA utilizzata per la cura delle lesioni oculari, si sono tenuti in considerazione due requisiti fondamentali: - l’energia del fascio, sufficiente a raggiungere la profondità del tumore, - l’omogeneità del fascio di protoni, in termini di distribuzione laterale della dose, tale da permettere un irraggiamento uniforme e selettivo del volume da trattare. Prima di soffermarsi sulle caratteristiche del TPS analitico utilizzato e sull’implementazione di un trattamento radioterapico sono schematicamente descritti i vari elementi della linea di trasporto del fascio nella sua parte finale, cioè quella che adatta il fascio agli scopi terapeutici. Per descrivere la linea di trattamento, si fissa un sistema di riferimento definendo asse Z la direzione di propagazione del fascio con il verso diretto all’isocentro (posto a una distanza di 83 mm dall’ultimo elemento della linea). Si definiscono, quindi, gli assi X e Y in modo da individuare un piano ortogonale al direzione di propagazione del fascio chiamando asse X l’asse che descrive gli spostamenti laterali e Y quello che descrive gli spostamenti verticali. Il fascio di protoni giunge all’interno della sala di trattamento con un diametro non superiore agli 8 mm e quindi completamente insufficiente per le esigenze di trattamento. Considerato che il tumore può avere un volume di qualche cm³, diventa, quindi, necessario “allargare” il fascio su una zona adeguatamente ampia in direzione trasversale (piano XY). A tale scopo, viene utilizzato un set di due diffusori costituiti da due sottili fogli di Tantalio. La tecnica del doppio diffusore consente di avere una migliore uniformità di distribuzione dei protoni sul piano XY permettendo di ridurre decisamente entrambi gli spessori dei fogli (che non vanno oltre i 30 µm), con un certo risparmio energetico rispetto alla tecnica che utilizza un singolo foglio. Per eliminare la 59 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare componente centrale, più pronunciata, della distribuzione gaussiana dei protoni diffusi dal primo foglio viene posizionato sul secondo diffusore uno stopper in ottone. In questo modo, all’isocentro, a parità di spessore attraversato, si ha una distribuzione di dose con una più ampia zona di uniformità rispetto al singolo foglio e, contemporaneamente, una minore perdita di energia da parte dei protoni. Superati i due diffusori, il fascio attraversa i due elementi che costituiscono il sistema di distribuzione longitudinale. Il primo di tali elementi è il range shifter (RS) ossia un set di spessori in alluminio o in PMMA il cui assorbimento del fascio permette di regolare la profondità massima alla quale arrivano i protoni in fase di trattamento. Lo spessore del range shifter è calcolato per singolo trattamento (sezione 3.3), sulla base della profondità del tumore, in modo da far perdere ai protoni l’energia in eccesso e quindi ridurne il intervallo massimo alla profondità del tumore. Il secondo elemento è costituito dal sistema di modulazione passiva del fascio, ossia una struttura realizzata da una ruota di PMMA motorizzata che ha esternamente una serie di differenti spessori che messi in rotazione permettono di “modulare” l’energia del fascio dando luogo al picco di Bragg modulato (Spread – Out Bragg Peak, SOBP). Tale elemento è essenziale per l’intera irradiazione longitudinale del tumore. La linea di trattamento prosegue con il sistema di monitoraggio del fascio costituito da due camere monitor, ed è completata da dei collimatori, in PMMA, la cui funzione è quella di fermare i protoni diffusi ad angoli troppo grandi (tagliando le code delle distribuzioni gaussiane), evitando dannose contaminazioni della sala di trattamento. Il collimatore finale, in ottone, è personalizzato per ogni singolo trattamento in conformità alla zona da irradiare. La figura che segue riassume interamente l’ultimo tratto della linea evidenziando la collocazione degli elementi di cui si è detto. 60 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 300 3000 83 mm Collimatore, 1° Diffusore 2° Diffusore + Φ = 35 mm stopper Range shifter Modulator Camere Monitor Collimatore Isocentro Figura 3.1 Elementi posti in aria nel tratto finale della linea di fascio che ne determina le caratteristiche terapeutiche assicurandone il monitoraggio (Linea di Trattamento, le misure sono tutte espresse in mm) 3.3 Il TPS per il trattamento delle neoplasie oculari: Eyeplan Eyeplan costituisce il sistema di pianificazione del trattamento analitico maggiormente impiegato per la cura delle lesioni oculari con fasci di protoni. La prima versione di questo TPS è stata inizialmente sviluppata da Goitein and Miller nel 1983 [39] al Massachusetts General Hospital di Boston. Una descrizione più recente del sistema è stata riportata da Adams et al. [40]. In questo lavoro è usata la versione 3.01 del software sviluppato e mantenuto da Martin Sheen [41] al Clatterbridge Centre for Oncology (CCO). 3.3.1 Caratteristiche del TPS Come riportato da Goitein [39], gli obiettivi di un programma per la pianificazione del trattamento per protonterapia oculare devono includere le seguenti specifiche: − selezionare la migliore direzione possibile per posizionare la luce di fissazione per il paziente, 61 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − designare la forma del campo che definisce l’apertura del fascio, − determinare il range dei protoni e la modulazione necessari a coprire il volume bersaglio, − determinare quali sono le strutture più importanti interessate dal fascio e la dose che queste ricevono, − indicare la posizione delle clips, della apertura del fascio, e del cross – hairs che devono essere osservati nel film portale quando il paziente è perfettamente allineato. Il TPS realizzato da Goitein integra tutte le specifiche appena elencate in maniera del tutto simile ai programmi utilizzati per la simulazione e pianificazione dei piani di trattamento in radioterapia convenzionale con fasci di elettroni e fotoni. Le caratteristiche principali del TPS studiato sono: la definizione tridimensionale della struttura oculare e del PTV, l’indicazione della direzione ottimale del fascio di radiazione rispetto al volume bersaglio, l’opportunità di studiare la posizione dell’occhio nello spazio da arbitrari punti di vista, includendo un punto di vista di tipo “beam’s eye view”, il disegno e la realizzazione del collimatore personalizzato del paziente, la definizione della qualità del fascio (in termini di range e modulazione), il calcolo e la visualizzazione delle curve di isodose su più piani dello spazio, gli istogrammi dose volume (HDV) relative alle principali strutture oculari e del PTV, la simulazione del film portale per la verifica dell’allineamento del paziente. Eyeplan, per il calcolo della distribuzione di dose all’interno dell’occhio, non usa immagini tomografiche dell’anatomia del paziente. Ma, sulla base di informazioni biometriche ed utilizzando una opportuna modellizzazione dell’occhio, ricostruisce un modello dell’occhio del paziente (sezione 3.3.2). Il programma rappresenta le varie 62 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare strutture con una serie di linee in uno spazio di coordinate tridimensionale, con due diversi sistemi di riferimento. Il primo sistema di coordinate è riferito al fascio, in cui l’asse principale coincide con l’asse del fascio avendo come origine “l’isocentro”. Il secondo sistema di riferimento in coordinate polari (riferito all’occhio) ha l’asse principale che attraversa la macula e il centro della cristallino. All’interno del programma è, inoltre, possibile visualizzare la struttura dell’organo, selezionando differenti punti di vista sia nel sistema di coordinate dell’occhio (luce di fissazione, lato dell’occhio, etc) che nel riferimento del fascio (sorgente del fascio e beam’s eye view). 3.3.2 Ricostruzione dell’occhio e delle strutture oftalmologiche Come detto, Eyeplan non impiega immagini tomografiche dell’anatomia del paziente. Per determinare la geometria anatomica dell’occhio del paziente e per modellare la forma delle palpebre e del tumore viene impiegato un modello matematico – geometrico basato, per ogni paziente, sulle dimensioni proveniente da misure cliniche eseguite sul paziente come le immagine del fundus oculi e quelle ecografiche (sezione 3.3.4). Il programma richiede un input manuale dei dati sperimentali dell’occhio ricavati da queste misure eseguite durante la fase chirurgica del trattamento, e la digitalizzazione della posizione di clips in tantalio per le coppie di radiogrammi ortogonali ottenuti in simulazione del trattamento (sezione 3.3.4). Per la ricostruzione anatomica dell’organo l’utente deve specificare l’occhio di trattamento (destro o sinistro, questo influenza la localizzazione del nervo ottico e del disco ottico) e la modalità di fissazione. Inoltre, i dati di input necessari alla modelizzazione dell’occhio sono: − la lunghezza assiale (tale dimensione è presa a partire dalla superficie anteriore dell’occhio sino alla superficie della retina lungo l’asse ottico), 63 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − lo spessore della parete oculare, − la distanza tra la superficie anteriore della cornea e quella posteriore del cristallino, − lo spessore del cristallino. La lunghezza antero – posteriore (AP) dell’occhio è data dalla somma della lunghezza assiale e da un ulteriore margine aggiuntivo che tiene in considerazione lo spessore posteriore dell’occhio dovuto alla combinazione degli spessore di retina, coroide e sclera rappresentato dallo spessore della parete oculare (dato di input). Questa lunghezza è di fondamentale importanza per determinare la ricostruzione tridimensionale dell’organo con tutte le sue strutture anatomiche. In questo modo, la ricostruzione dell’occhio e delle strutture critiche circostanti è effettuata con uno sforzo trascurabile da parte dell’operatore. All’interno del programma, le strutture oftalmiche sono separate in due categorie: quelle che sono rappresentate nello spazio da una serie di spezzate in modo da realizzare un disegno a linea (limbo, disco ottico, nervo ottico, macula, ora serrata, asse ottico ed equatore) e quelle rappresentate da un volume (globo principale e cornea). Figura 3.2(A) mostra lo schema geometrico impiegato da Eyeplan per ricostruire l’occhio, in figura 3.2(B) è presentata una visione laterale dell’occhio in Eyeplan, il globo principale è empiricamente rappresentato dall’unione di due sfere intersecanti; la sfera posteriore più grande presenta un diametro pari al 97% della distanza totale antero – posteriore (AP), la sfera anteriore più piccola presenta un diametro uguale al 77% della distanza totale AP, questo volume è centrato anteriormente al centro della sfera più grande di una distanza pari al 13% di AP. 64 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 3.2 (A) Ricostruzione geometrica dell’occhio impiegata da Eyeplan per modellarlo Figura 3.2(B) Visione laterale di una sezione centrale dell’occhio ricostruito in Eyeplan 65 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 3.3.3 Configurazione dell’Enviroment file: personalizzazione della linea di trattamento Il TPS in esame per predire la distribuzione di dose all’interno dell’occhio impiega un algoritmo di tipo broad beam molto semplice adoperando dei valori dosimetrici precedentemente inseriti. L’algoritmo trascura il contributo dovuto all’aumento della penombra causato dalla diffusione coulombiana multipla. Inoltre, il software approssima la regione di alta dose del picco modulato a un valore costante, trascurando così le non uniformità che possono risultare dagli effetti di scattering laterale e le ondulazioni nella funzione di modulazione del intervallo. Questo semplice approccio ha il vantaggio di richiedere relativamente pochi dati per configurare correttamente l’algoritmo. In particolare, vengono inseriti due parametri geometrici e tre profili di dose assorbita. I dati dosimetrici appena riportati insieme ai parametri geometrici della linea di trattamento sono inseriti nel programma di pianificazione attraverso la compilazione di un file d’ingresso, l’Enviroment file. I parametri geometrici più importanti da inserire all’interno dell’enviroment file sono la distanza tra il collimatore finale e l’isocentro e la distanza tra la sorgente virtuale (finestra di uscita in aria del fascio) e lo stesso isocentro. I parametri dosimetrici da inserire nell’Enviroment file sono: − La distribuzione di dose in profondità lungo l’asse centrale del fascio per un picco modulato (SOBP), − la distribuzione trasversale a una profondità corrispondente circa al centro del picco modulato. I profili di dose di riferimento inseriti nel file di input dell’algoritmo sono stati ottenuti con delle misure effettuate in un fantoccio omogeneo di PMMA su un picco modulato con range e modulazione intermedia tra quelli utilizzati nella pratica clinica. Questi dati 66 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare sono necessari a descrive, per il programma: la regione prossimale del picco di dose in profondità (dall’entrance alla regione di alta dose), la penombra laterale e la regione della caduta distale della dose per un singolo fascio. I valori di dose ottenuti dai dati sperimentali sono rinormalizzati e inseriti in tabelle all’interno del file d’ingresso del TPS. Il profilo di dose lungo la direzione di propagazione del fascio è ottenuto con un fotodiodo in un fantoccio di PMMA a spessore variabile, la distribuzione 2D nel piano trasversale è ottenuta con un film radiocromico posizionato in un fantoccio omogeneo di PMMA alla profondità corrispondente al centro del intervallo di modulazione del fascio. Le misure sperimentali sono state effettuate per un fascio di protoni modulato (10.5 mm regione di modulazione) con intervallo in PMMA di 25.6 mm di forma circolare dal dimensione 15 mm all’apertura del collimatore. La posizione finale del sistema di collimazione fu settata a 83 mm dall’isocentro, basata sulle misure effettuate sulla linea di protonterapia. La posizione della sorgente virtuale fu fissata in aria all’uscita del fascio a una distanza di 3000 mm dall’isocentro. Nel configurare il TPS, l’approccio raccomandato dagli sviluppatori del TPS è inserire i dati in modo che la larghezza dello SOBP (intervallo di modulazione) è definita dalla distanza tra il primo punto prossimale che corrisponde al 100% del valore di dose e il punto di dose distale corrispondente al 90%. Tuttavia, questo è solo un possibile approccio per la configurazione del TPS. Infatti, il processo di configurazione può essere adattato in modo che la larghezza dello SOBP sia compresa tra il 95% prossimale e 95% distale, così come avviene nella definizione di regione di modulazione usata per i trattamenti. Inoltre, gli sviluppatori del programma raccomandano di corregere i valori delle profondità ottenute dalla pianificazione di un fattore 1.05 per tenere in considerazione le 67 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare leggere differenze di densità dei tessuti dell’occhio rispetto alla densità dell’acqua. Tuttavia, si è intenzionalmente omesso questo step in modo da facilitare il confronto delle distribuzioni di dose. I confronti tra i valori calcolati dal sistema analitico e quelli sperimentali sono fatti utilizzando solo misure in PMMA. È importate sottolineare come in Eyeplan non ci sono misure di densità, poiché come output del programma si ha la modulazione e il intervallo nei millimetri qualunque sia il materiale di cui è composto l’occhio [42] in relazione alla configurazione dell’Enviroment file. Così, se il intervallo calcolato da Eyeplan è 25 mm, questi sono 25 mm di eyetissue in un occhio reale, se il valori inseriti nell’Enviroment file sono dati misurati in mm di eye tissue, o 25 mm di PMMA in un fantoccio omogeneo se i dati inseriti corrispondono ai valori misurati in PMMA. Come detto, Eyeplan, per il calcolo della distribuzione di dose, impiega solamente un unico modello di distribuzione di dose in profondità (SOBP) e una unica penombra del fascio per tutte le combinazioni di intervallo e di modulazione. Questo semplice approccio è dovuto al fatto che la forma della penombra e della salita prossimale nonché della caduta distale non cambiano molto con il intervallo e con la modulazione. Per un accurato confronto di validazione dosimetrica e per il calcolo della distribuzione di dose si è usato lo stesso intervallo e la stessa modulazione adoperati per la preparazione del piano di cura da confrontare con il dato sperimentale e i risultati delle simulazioni Monte Carlo. 68 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 3.1 – Valori di riferimento utilizzati per la configurazione dell’Enviroment file di Eyeplan, nell’ultima colonna sono riportati i valori di intervallo e modulazione impiegati Dati inseriti nell’Enviroment file Penombra d80% - d20% (mm PMMA) Profilo Laterale Regione Prossimale (PDD) Regione Distale (PDD) 1 Rapporto Picco – Plateau d60% - d100% (mm PMMA) = = 14 1 = Modulazione utilizzata (mm PMMA) 10.5 Range (mm PMMA) 25.6 3.3.4 Implementazione di un piano di trattamento in Eyeplan L’iter procedurale del trattamento radioterapico del melanoma della coroide con fasci modulati di protoni si articola in quattro fasi: 1) fase chirurgica e biometrica 2) la fase di pianificazione del trattamento, quindi di simulazione ed elaborazione del piano di cura 3) la verifica del trattamento 4) l’erogazione del trattamento. La fase chirurgica consiste nell’applicazione di quattro o cinque clips radioopache di tantalio sulla superficie della sclera attorno alla base del tumore. Le clips delimitano il perimetro del tumore e costituiscono un riferimento preciso nel riconoscimento del bersaglio sia in fase di simulazione che di verifica del trattamento. Le informazioni necessarie all’elaborazione del piano di trattamento sono acquisite con misure dirette durante la fase chirurgica, con esami ecografici, in fluoroangiografia retinica e con l’esame obiettivo del fundus oculi. I dati più importante da inserire nel TPS per la ricostruzione dell’occhio e della lesione intraoculare sono di seguito riportate: 69 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − misurazioni oculari, sostanzialmente di tipo ecografico: lunghezza assiale, spessore della parete oculare, distanza tra la superficie anteriore della cornea e quella posteriore del cristallino, spessore del cristallino, − misurazioni sulle clips durante la fase chirurgica: distanza tra clip e clip, tra clip e margine tumorale, tra clip e limbus, diametro del limbus, − misure sul tumore, finalizzate a identificare posizione e dimensione della neoplasia: diametro longitudinale e trasversale della base, spessore, distanza dal disco ottico, distanza dalla fovea, distanza dal limbus. Viene fornita anche una immagine del fundus oculi, con la localizzazione spaziale delle clips e una prima parziale ricostruzione della lesione, come forma e dimensione. La pianificazione del trattamento ha come primo momento l’immobilizzazione del paziente, la fissazione delle palpebre e il posizionamento del paziente in modo tale che il centro del fascio, definito dall’asse del collimatore finale, passi per il centro dell’occhio in modo che quest’ultimo coincida orientativamente con la posizione dell’isocentro. Le coordinate della sedia in questa posizione costituiscono le coordinate di partenza. Il paziente è quindi invitato a fissare con l’occhio affetto un piccolo LED luminoso rosso, la cui posizione è univocamente definita nella spazio rispetto al centro dell’occhio in coordinate polari. In questa condizione (fase di simulazione) vengono effettuate due radiografie ortogonali, assiale e laterale, ove i relativi radiogrammi mostreranno la disposizione delle clips all’interno dell’occhio. Questo processo è ripetuto cinque volte, quindi cinque coppie di radiogrammi ortogonali, con l’asse dell’occhio diretto verso cinque differenti angoli di fissazione. Le simulazioni radiografiche, unitamente ai dati oftalmoscopici ed ecografici, costituiscono l’input per l’elaborazione del trattamento. Sulla base di queste informazioni, Eyeplan ricostruisce, 70 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare per ogni simulazione, un modello dell’occhio del paziente, la cui consistenza è verificata confrontando le caratteristiche del modello con i dati chirurgici e clinici dell’occhio reale. Dei cinque modelli relativi alle cinque simulazioni, viene adottato per il planning quello in cui lo scarto, in termini di chi quadro, tra i dati ricostruiti e i dati reali è minore. Un ulteriore criterio è scegliere la simulazione in cui la differenza tra le distanze clip-limbus e clip-clip misurate e ricostruite dal programma, è minima. Le posizioni delle clips localizzano il tumore sulla superficie coroidale, la ricostruzione 3D del tumore si basa sulla forma del contorno della base del tumore, digitalizzata su una proiezione tipo fundus oculi, sull’altezza del tumore dalla sclera, dato ecografico, e scegliendo, tra una serie di funzioni polinomiali, quella che meglio fitta il profilo del tumore. Si definisce PTV la lesione macroscopica ricostruita al computer con un margine di sicurezza di 2,5 mm in tutte le direzioni; il margine, adottato anche negli altri centri che utilizzano lo stesso TPS, tiene conto della penombra laterale e della penombra distale, di un eventuale spread microscopico del tumore e della stabilità della sedia di trattamento e del sistema di immobilizzazione. Una volta scelto il modello fisico più realistico dell’occhio e definito il PTV, l’ottimizzazione del piano di trattamento consiste nel definire un appropriato punto di fissazione dell’occhio, nel intervallo di quelli praticabili dal paziente, che consenta di racchiudere il volume focolaio nell’isodose del 90%, con un risparmio, non sempre possibile, delle strutture sane circostanti, disco e nervo ottico, fovea, corpo ciliare, palpebre e cristallino. Per ognuno di questi organi e per il PTV è fornito l’istogramma dose – volume (sezione successiva), con la possibilità di valutare piani rivali. Il sistema, una volta definito l’angolo di fissazione per il trattamento, fornisce come output le isodosi su diversi piani, il range del fascio, l’ampiezza e la posizione della zona di modulazione, la forma del 71 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare collimatore personalizzato e le coordinate della sedia, come variazione rispetto a quelle della simulazione. Il programma fornisce, inoltre, l’immagine delle clips in condizioni di trattamento riferite al piano del portacassetta, assiale e laterale, immagini che costituiscono il riferimento per la verifica del trattamento, paragonabili, per così dire, alle DRR di un trattamento convenzionale. 3.3.5 Metodo di calcolo delle distribuzioni di dose in Eyeplan Per il calcolo delle distribuzioni di dose all’interno della ricostruzione anatomica effettuata dal TPS, viene utilizzato un algoritmo di tipo broad beam molto semplice impiegando la combinazione di valori inseriti nell’Enviroment file per ottenere un fascio esteso non divergente, (trascurando così il contributo dovuto all’aumento della penombra causato dalla diffusione coulombiana multipla), sufficientemente esteso trasversalmente da poter considerare la curva di dose in profondità indipendente dall’ampiezza del campo di radiazione. I dati da inserire sono misurati su una curva sperimentalmente lungo l’asse centrale di un fantoccio omogeneo (sezione 3.3.3). Inoltre, la regione di alta dose del picco modulato è approssimata a un valore costante e sono trascurate le non uniformità che possono risultare dagli effetti di scattering laterale e le ondulazioni nella funzione di modulazione del intervallo. Fissato l’angolo di fissazione per il trattamento, Eyeplan lasciando il margine di 2,5 mm ricostruisce la distribuzione di dose in modo che l’isodose del 90% copra interamente la lesione. Il calcolo della dose viene effettuato su un piano voxellizato di dimensione variabile che può essere collocato in qualsiasi posizione all’interno dell’occhio. Il calcolo del range e della modulazione del fascio è effettuato in modo che il picco di Bragg modulato ricopra, dal 90% prossimale a 90% distale, la lesione. 72 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Il programma calcola, la distribuzione di dose utile per coprire interamente la lesione, ripetendo più volte il picco modulato come in figura 3.3. I punti per il calcolo della dose sono spaziati regolarmente e le loro posizioni sono immagazzinate all’interno di un file di output. Figura 3.3 Modalità di ricostruzione della distribuzione di dose lungo una sezione dell’occhio Il piano per il calcolo della dose viene diviso complessivamente in 40 punti lungo ogni lato. Per esempio, se la dimensione del piano di dose è 33 mm lungo ogni lato, allora la spaziatura dei punti sarà 33/(40–1) = 0.846 mm. In questo caso, il file di output, tramite la funzione “save dose grid”, non darà una spaziatura regolare. Ma, essendo le posizioni dei punti scritte con un posto decimale, la spaziatura della matrice salvata sarà a volte 0.8 mm e a volte 0.9 mm. Per ottenere una file di output con un passo regolare, 73 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare utile per i successivi confronti, si deve agire sulle dimensioni del piano in modo da avere rapporto costante. Per ottenere una risoluzione spaziale minore è necessario ridurre la dimensione del piano per il calcolo della dose. Tuttavia, è noto che se è inserita la modellizzazione delle palpebra, Eyeplan da un errore se la risoluzione della griglia è più piccola di 5 mm. 3.3.6 Output di Eyeplan: isodosi su diversi piani e DVH La distribuzione di dose dal TPS viene data come visualizzazione delle curve di isodose su un piano posto in una qualsiasi posizione all’interno dell’occhio, dando così una “mappa” delle isodosi davanti o dietro la superficie interna dell’occhio. L’utente definita la geometria, scelta l’apertura del fascio e fissando i margini dalla lesione può, quindi, calcolare le curve di isodose. Nel visualizzare le curve di isodose su un piano arbitrario, è selezionata sempre una visone BEV dell’occhio. Le curve vengo sempre visualizzate all’interno di un piano che taglia l’occhio in una sottile fetta. Il piano è rappresentato da un quadrato che è in genere poco più grande del diametro dell’occhio contenente gli assi che indicano il centro. Dalla sua posizione iniziale, il piano può essere ruotato attorno a ognuno dei tre assi del sistema di riferimento del fascio o può essere traslato lungo questi assi può essere localizzato in ogni punto all’interno dell’occhio stazionario. Figura 3.4 mostra un esempio del piano di calcolo nella sua posizione centrale in una sezione verticale dell’occhio. Nella figura, è difficile evidenziare la posizione e la pendenza del piano all’interno dell’occhio. È sempre possibile eseguire, tramite un diverso numero di opzioni, delle modifiche nella visualizzazione delle sezione dell’occhio in modo da posizionare il piano per il calcolo delle isodosi in relazione alla localizzazione del tumore e delle altre strutture. Un 74 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare esempio è riportato in figura 3.4 che mostra una schermata delle isodosi in cui è attivato un certo numero di queste opzioni, nella figura sono visualizzate solamente parte delle strutture comprese su un lato del piano visualizzato. Figura 3.4 Piano per il calcolo della dose, il rosso è evidenziato il PTV coperto dalle isodosi Questo modo di visualizzare le strutture e le isodosi aiuta a capire meglio l’anatomia strutturale dell’organo eliminando molte delle ambiguità che si possono venire a creare nell’intersezione delle diverse linee come l’intersezione delle strutture dell’occhio con il piano. Traslando o ruotando il piano attraverso l’occhio e visualizzando le curve di 75 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare isodose, è possibile valutare la distribuzione tridimensionale di dose all’interno dell’occhio. Uno degli obiettivi più importanti è riuscire a scegliere una geometria dell’irradiazione adatta a provvedere una adeguata copertura del tumore risparmiando il disco ottico e la macula. Data che la base del tumore, la macula e il disco ottico giacciono tutti sulla superficie interna dell’occhio, la visualizzazione della parte posteriore dell’occhio con le curve isodosi plottate su questa superficie curva può semplicemente mostrare se è stato raggiunto questo obiettivo. La capacità da parte del programma di calcolare la distribuzione di dose all’interno dei volumi che costituiscono la struttura anatomica dell’occhio (istogrammi dose – volume) può essere importante per valutare la bontà del trattamento analizzando i risultati (nel confronto di due piani rivali). Figura 3.5 mostra una schermata degli istogrammi dose volume per un numero di siti anatomici all’interno dell’occhio. Questa proprietà del programma può essere usata per guadagnare ulteriori conoscenze sulle tolleranze di radiazione di queste strutture. 76 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 3.5 Istogrammi Dose – Volume calcolati da Eyeplan per il PTV e per altre strutture dell’occhio 3.4 Il metodo Monte Carlo Il Metodo Monte Carlo fa parte della famiglia dei metodi statistici non parametrici. È utile per superare i problemi computazionali legati ai test esatti (a esempio, i metodi basati sulla distribuzione binomiale e sul calcolo combinatorio, che per grandi campioni generano un numero di permutazioni eccessivo). Il metodo è usato per trarre stime attraverso simulazioni. Si basa su un algoritmo che genera una serie di numeri tra loro incorrelati, che seguono la distribuzione di probabilità che si suppone abbia il fenomeno da indagare. L’incorrelazione tra i numeri è, in genere, assicurata da un test chi quadrato. La simulazione Monte Carlo calcola una serie di realizzazioni possibili del fenomeno in esame, con il peso proprio della probabilità di tale evenienza, cercando di esplorare in modo denso tutto lo spazio dei parametri del fenomeno. Una volta calcolato questo campione rappresentativo, la simulazione esegue delle “misure” delle grandezze di interesse su tale campione. La simulazione Monte Carlo è ben eseguita se il valore medio di queste misure sulle realizzazioni del sistema converge al valore vero. Questo metodo viene attualmente applicato per molteplici problemi che vanno dal calcolo delle equazioni differenziali, alla fisica e alle applicazioni ingegneristiche. 3.4.1 Uso del calcolo Monte Carlo per la validazione dosimetrica di un TPS in protonterapia Come visto nel primo capitolo, i metodi di calcolo della predizione della distribuzione di dose all’interno del paziente si possono dividere in tre categorie: • modello del fascio esteso o “Broad Beam” 77 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare • modello del fascio sottile o “Pencil Beam” • simulazioni Monte Carlo. I primi due algoritmi si basano sull’ipotesi che il corpo umano sia assimilabile ad un “fantoccio”, ovvero ad un parallelepipedo di acqua nel quale i percorsi sono determinati dallo spessore di massa e dal potere frenante medio dei protoni in acqua. Nella teoria del fascio esteso, questo è il caso del TPS Eyeplan, si suppone di avere un fascio non divergente e sufficientemente esteso trasversalmente da poter considerare la curva di dose in profondità indipendente dall’ampiezza del campo di radiazione. Tale curva viene sperimentalmente misurata lungo l’asse centrale di un fantoccio e, in base ai dati misurati, si calcola la dose rilasciata in ogni punto del fantoccio. Il limite di questo metodo consiste nel fatto che esso non tiene conto della diffusione causata dalle numerose disomogeneità presenti nell’organismo umano. Il metodo del fascio sottile si fonda sulla misura di tante curve di profondità relative a fasci di sezione trasversa quasi nulla diretti a ventaglio su un fantoccio. Si tiene conto in parte della diffusione multipla prodotta dalle disomogeneità introducendo un fattore gaussiano che dipende dal cammino percorso. I limiti di precisione sopra accennati possono essere superati con l’uso di simulazioni Monte Carlo purché i dati fisici e geometrici siano completamente conosciuti. Il principale problema degli algoritmi Monte Carlo è l’eccessivo tempo di calcolo che richiedono rispetto alle comuni esigenze. Essi risultano comunque molto utili nelle seguenti operazioni: • studio di situazioni critiche, • messa a punto della linea del fascio, • verifica dei risultati ottenuti nella pratica (validazione dosimetrica). 78 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 3.4.2 Il toolkit Geant4 Man mano che le dimensioni e la complessità degli esperimenti di fisica delle alte energie sono aumentate, gli studi di simulazione hanno richiesto sempre più attenzione e sono diventati sempre più essenziali al fine di: • progettare e ottimizzare il funzionamento delle apparecchiature, • sviluppare e testare i programmi di ricostruzione e di analisi, • interpretare i dati sperimentali. Geant4 [43] è appunto un codice Monte Carlo che simula il passaggio di particelle elementari attraverso la materia. Inizialmente ideato per esperimenti di alte energie, viene oggi applicato anche al di fuori di questo campo, in esperimenti di scienze mediche, biologiche e di radioprotezione. Le principali funzioni di Geant4 sono: - il trasporto di particelle attraverso un apparato sperimentale e la simulazione della risposta dei rivelatori posti lungo la traiettoria del fascio, - la rappresentazione grafica dell’apparato sperimentale e delle traiettorie delle particelle. Queste due funzioni sono combinate insieme nella versione interattiva di Geant4, che consente sia di individuare graficamente eventuali errori fatti nell’impostazione geometrica del setup sperimentale, sia di verificare e tracciare il percorso seguito da una particella. La meta prefissata dal progetto GENAT4 è la creazione di un pacchetto di simulazione completo, usando la tecnologia “Object-Oriented”, per aumentare la chiarezza delle implementazioni fisiche nonché la possibilità di ottenere validi risultati. 79 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Geant4 utilizza inoltre una serie di blocchi dati e di routine impiegando come linguaggio base di programmazione il C++, attraverso le quali l’utente può definire la geometria dell’apparato strumentale, i materiali di cui sono costituiti i vari volumi, la cinematica della simulazione, le specifiche di risposta dei rivelatori e le modalità con cui raccogliere i dati di output. Il trasporto delle particelle e il controllo dei processi fisici è invece affidato direttamente al codice di simulazione. Geant4 presenta una architettura modulare. Un dominio viene suddiviso in diverse parti, così si è condotti ad una struttura gerarchica dei sotto-domini, collegati da un flusso unidirezionale di dipendenze. Le directory di Geant4 e la struttura delle librerie sono direttamente correlate alla struttura a sottodomini, rendendo disponibile un vasto insieme di componenti da selezionare in relazione all’esperimento che si vuole realizzare. Sono possibili e disponibili multiple implementazioni e modelli dei processi fisici che via via si possono utilizzare. A esempio, la fisica degli adroni fornisce vari modelli e teorie da poter utilizzare a seconda delle simulazioni che si vogliono effettuare e permettono di fare utili confronti (sezione 3.4.3). 3.4.3 La scelta del modello fisico in Geant4 Nel disegno di un software molto articolato e complesso come Geant4, è necessario dividerlo in unità logiche più piccole per poterle meglio gestirlo e controllarlo. Questo rende il progetto meglio organizzato e più facile da sviluppare. Una volta che le unità logiche sono stare definite indipendentemente le une dalle altre, quanto più è possibile, esse possono essere sviluppate in parallelo senza alcuna interferenza. Nell’analisi Object-Oriented le categorie “classe” sono utilizzate per creare unità logiche. Una categoria classe contiene classi che hanno strette relazioni; mentre classi che 80 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare appartengono a differenti categorie hanno legami molto deboli, solo un numero limitato di queste utilizza relazioni con le altre categorie. Una delle categoria più importati per la determinazione dei processi fisici è la categoria “Physics”, che permette di controllare tutti i processi fisici che intervengono nelle interazioni delle particelle con la materia. L’interfaccia dei processi fisici permette multiple implementazioni di vari modelli fisici. I diversi modelli possono essere selezionati per range, tipo di particelle, materiali utilizzati e altro. Una caratteristica che contraddistingue questo toolkit dagli altri sistemi di simulazione è l’ampia gamma di modelli disponibili per descrivere i processi fisici in un vasto intervallo di energie delle particelle. I processi fisici implementati descrivono le interazioni delle particelle in un mezzo definito tramite la sua geometria e i materiali che lo costituiscono. Secondo la loro natura fisica in Geant4 esistono due grandi categorie: − Fisica Elettromagnetica − Fisica Adronica Per quanto riguarda la fisica elettromagnetica, il toolkit offre diversi modelli alternativi per i processi elettromagnetici; questi sono raccolti in due packages, Standard e Low Energy Electromagnetic. Rispetto ai processi Standard, i cui modelli sono validi fino a 1 KeV, i processi Low Energy estendono l’implementazione dei processi fisici alle basse energie, fino a 250 eV per elettroni e fotoni e fino all’energia corrispondente al potenziale di ionizzazione per ciascun elemento per adroni e ioni. Mentre nel package Standard i processi sono simulati a partire da metodi analitici, il package Low Energy è basato sull’uso di librerie che contengono sezioni d’urto, fattori di forma, funzioni di scattering e i parametri di caratterizzazione di transizioni atomiche. Le sezioni d’urto e gli algoritmi usati per 81 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare l’implementazione dei processi fisici nei due packages sono descritti nel “PhysicsReferenceManual” [44]. Il package Low Energy rappresenta uno strumento unico nell’ambito dei sistemi di simulazione Monte Carlo disponibili; esso, infatti, ha stimolato l’uso di Geant4 in ambiti sperimentali, quali ad esempio, la fisica medica, diversi rispetto all’ambiente per cui era stato inizialmente concepito Geant4, cioè la fisica delle alte energie. In Geant4 per i processi adronici sono previsti diversi modelli, in un ampio intervallo di energie (da pochi eV fino a 7 TeV). Ogni modello è legato al tipo di processo fisico, all’energia e alle particelle che si vogliono simulare. È quindi richiesto il calcolo della sezione d’urto di ogni processo per ogni particella interagente, questo, in base al modello scelto, viene svolto in modo differente: ci sono dei modelli che si basano sulla interpretazione teorica del fenomeno, altri che invece interpolano i dati sperimentali secondo modelli teorici e altri che si basano interamente sui dati sperimentali raccolti. L’utente può scegliere quali di questi modelli attivare e in quale intervallo di energie in funzione del grado di precisione richiesto e del tipo di processo simulato. La scelta del modello fisico da utilizzare per le simulazioni delle distribuzione di dose è basata sui risultati provenienti dal confronto di quattro differenti modelli adronici associati a uno stesso modello elettromagnetico. La simulazione permette di discriminare gli eventi di tipo elettromagnetico da quelli di tipo nucleare evidenziando il modo in cui gli eventi di tipo nucleare contribuiscono al rilascio locale di energia permettendo, allo stesso momento, di distinguere il contributo energetico dato dalle singole particelle. I differenti modelli elettromagnetici e adronici sono di seguito elencati. Modelli elettromagnetici implementabili in Geant4: − Low Energy Package 82 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − Standard Package Modelli adronici implementabili in Geant4: − Precompound Model − Binary Cascade Model − Bertini Cascade Model − Low Energy Parameterised Model (LEP) All’interno di questi modelli è possibile attivare o disattivare molte opzioni riguardo ai vari processi. Nel caso del package Low Energy si è per esempio usato lo stesso modello EM per fotoni, elettroni e positroni e ben cinque diverse parametrizzazioni per l’interazione dei protoni (sezione 4.5.3). Anche, all’interno dei modelli adronici è possibile attivare diversi processi. Nel caso del precompound è possibile usare due diversi processi di vaporizzazione: uno di default che considera tutti i frammenti prodotti con numero atomico inferiore a 4 e un modello detto GEM che considera tutti i frammenti prodotti fino al 28Mg. All’interno dello stesso modello precompound, inoltre, è possibile settare la presenza del “Fermi Break-up model” che si presenta molto adatto nel caso di processi che prevedono interazioni di nuclei leggeri. È, quindi, possibile disattivare processi quali la frammentazione e la fissione, previsti dal modello precompound, ma che non si verificano alle energie dei protoni in considerazione. Questi modelli sono inseriti nell’applicazione, la scelta di un modello da impiegare e la conseguente attivazione viene effettuata solo tramite una “macro” (una serie di comandi che vengono impartiti tramite un file esterno all’applicazione) al momento dell’esecuzione della simulazione. Nel capitolo 4 sono mostrati i risultati ottenuti sulla distribuzione di dose in profondità con i diversi modelli implementati. 83 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 3.4.4 La simulazione della linea di trattamento CATANA Per la realizzazione del TPS Monte Carlo è stata interamente simulata la linea di trattamento CATANA. Gli elementi della linea sono schematicamente illustrati in figura 3.6. Tutti gli elementi della linea sono inseriti nella simulazione all’interno del volume “world”, un cubo di 400 cm di lato (corrispondente alle dimensioni della sala di trattamento), e la loro posizione è sempre calcolata considerando come origine il centro di tale cubo. Figura 3.6 Schematizzazione degli elementi simulati in Geant4 84 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Per semplicità si è divisa la simulazione della linea di trattamento in quattro regioni distinte (figura 3.7): − Sistema di diffusione, − Sistema di distribuzione del fascio, − Sistema di monitoraggio del fascio, − Tratto finale della linea. Il sistema di diffusione comprende la “Zona di Vuoto” e il sistema a doppio diffusore (sezione 3.2). Tale sistema è seguito dal sistema di distribuzione del fascio costituito da un range shifter e dal modulatore. Figura 3.7 Simulazione della linea di trattamento, dall’uscita della linea in aria all’isocentro L’elemento geometricamente più complesso da simulare è stato il modulatore. In Geant4 è stato implementato solo un singolo modulatore utilizzato per le misure 85 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare sperimentali di questa tesi (modulatore denominato P002). Questo modulatore è costantemente impiegato anche nella pratica clinica. Il modulatore realizzato è costituito da una ruota in PMMA di spessore variabile che messa in rotazione permette, appunto, di “modulare” l’energia del fascio di protoni dando luogo al picco di Bragg modulato. Tale elemento è essenziale per l’intera irradiazione longitudinale del tumore. Come si vede in figura 3.7, data la simmetria del modulatore, la realizzazione geometrica del modulatore in Geant4 è stata effettuata simulando solo una singola “aletta” dell’oggetto sovrapponendo diverse strutture cilindriche con differenti aperture angolari. Il resto del modulatore è stato simulato replicando la singola aletta. Grazie a Geant4 è possibile variare la geometria del setup sperimentale senza intervenire direttamente sul codice di simulazione. La rotazione del modulatore è realizzata utilizzando la funzione “GeometryHasBeenModified” che permette di aggiornare la geometria di un singolo elemento durante due run successivi. Va sottolineato che solo pochi codici Monte Carlo permettono di inserire la variabile temporale all’interno di una simulazione. L’implementazione in Geant4 di un sistema “tempo – dipendente” è così un strumento molto potente. Nella linea simulata il sistema di monitoraggio del fascio costituito da due camere a trasmissione, la simulazione di questi rivelatori è stata eseguita considerando i due elementi come semplici sistemi passivi di diffusione. La linea termina con la simulazione del suo tratto finale costituito dal nozzle di ottone e dal collimatore finale. In Geant4, oltre all’intera linea di trattamento, è possibile simulare anche le diverse forme di collimatori così come designate da Eyeplan. 3.4.5 La simulazione dei rivelatori e della distribuzione 3D di dose 86 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare La cura dei tumori con fasci di protoni e in generale con ioni leggeri trae vantaggio dalle caratteristiche fisiche del deposito di energia di tali particelle nei tessuti. Il massimo dell’energia viene infatti depositato negli ultimi millimetri di percorso, permettendo quindi la terapia di neoplasie situate molto vicino a organi sensibili alle radiazioni. A questa caratteristica, che è intrinseca del tipo di radiazione utilizzata, si aggiunge il fatto che i metodi di distribuzione della dose permettono di conformare il rilascio di energia della radiazione utilizzata. Nelle misure sperimentali della distribuzione di dose in profondità è utilizzata la camera a ionizzazione Markus in acqua in un fantoccio motorizzato. Invece, per le misure della distribuzione laterale della dose si sono impiegati dei film radiocromici in un fantoccio di PMMA per la misura dei profili del fascio a diverse profondità. Anche per la simulazione Monte Carlo è, quindi, necessario poter calcolare dose in tre dimensioni con una adeguata risoluzione spaziale. Per fare questo, all’interno della simulazione si costruito lo stesso fantoccio in acqua (cubo di lato 40 cm) contenente lungo l’asse centrale del fascio un rivelatore sensibile costituito da un cubo (dimensione 64 cm3). Il rivelatore sensibile siffatto costituisce un dosimetro tridimensionale in grado di misurare la dose rilasciata dal fascio terapeutico in tre dimensioni. Il rivelatore in questione è costituito da voxel cubici (dimensione 8 mm3). In questo modo con una unica simulazione è possibile ottenere in un unico file di output sia la distribuzione longitudinale della dose che quella trasversale a diverse profondità. La voxelizzazione del rivelatore, in Geant4, è simulata utilizzando la funzione “G4ROGeometry”. L’uso di questa funzione permette di accelerare i tempi di calcolo delle simulazioni, infatti, la stessa simulazione somma i singoli eventi avvenuti (come deposito locale di energia) all’interno di uno stesso voxel; nel file di output inoltre sono registrati solo i voxel non 87 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare vuoti. In questo modo, le dimensioni del file d’uscita risultano molto ridotte in relazione al numero di voxel cubici presenti. È possibile applicare la voxelizzazione, di conseguenza il calcolo di matrici di dose, anche per tutti gli elementi della struttura dell’occhio, e in particolar modo per strutture vicine al sito della lesione. All’interno della ricostruzione tridimensionale della struttura oculare è quindi possibile spostare il rivelatore in diverse posizioni per calcolare la distribuzione di dose sui diversi piani in modo del tutto simile alle modalità di calcolo delle isodosi effettuato da Eyeplan. In questo modo è immediato confrontare direttamente le distribuzione sui diversi piani ottenute in Geant4 con i dati sperimentali. Altresì, si può rappresentare, nelle stesse condizioni, una distribuzione tridimensionale dell’andamento del rilascio di dose dei protoni, come quello realizzato nelle simulazioni di Eyeplan. 88 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Capitolo 4 Validazione della simulazione Monte Carlo 4.1 Introduzione La necessità di realizzare un’applicazione Monte Carlo per il calcolo tridimensionale delle distribuzioni di dose, nasce dalla impossibilità, con i rivelatori 2D a disposizione, di ottenere precise misure di dose lungo il piano assiale e quello sagittale in fantocci appositamente realizzati per le misure delle distribuzioni di dose. I rivelatori 2D impiegati per questo scopo hanno una risposta fisicamente “veritiera” solo se il fascio di protoni incide perpendicolarmente al loro piano sensibile. Per i propositi di validazione dosimetrica programmati, la sola verifica della distribuzione di dose (in un fantoccio di PMMA rappresentante l’occhio) nel piano direzione trasversale alla propagazione del fascio è chiaramente insufficiente. Risulta, invece, conveniente avere una stima dell’intera distribuzione tridimensionale di dose all’interno delle regioni d’interesse. Da qui, nasce la necessità di avere una quanto più precisa stima delle distribuzione di dose su diversi piani all’interno dell’occhio. D’altra parte, è universalmente riconosciuto che i risultati di una simulazione Monte Carlo hanno un alto grado di precisione. Si è, quindi, scelto di sviluppare, sulla base di un software già esistente, un applicativo che permettesse di calcolare le distribuzioni di dose sia all’interno di semplici fantocci usualmente utilizzati per i controlli di qualità in radioterapia che in fantocci più 89 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare complessi appositamente ideati e realizzati per verificare le distribuzioni di dose desiderate. Prima di confrontare i risultati delle distribuzioni di dose tridimensionali calcolate dal Monte Carlo con i risultati del TPS analitico, si è verificata la corrispondenza dei dati della simulazione Monte Carlo con i dati sperimentali validando così l’applicazione Monte Carlo. 4.2 Misure della distribuzioni di dose in profondità La corretta misura della distribuzione di dose ha un ruolo fondamentale non solo per la riuscita della terapia, ma anche per evitare inaccettabili complicazioni che possono insorgere in seguito a una sua errata determinazione. Diventa, quindi, necessario avere a disposizione strumenti atti a determinare il valore della dose con la minore incertezza attuabile. Le misure di validazione dell’applicazione Monte Carlo proposte in questa tesi per il confronto delle distribuzioni di dose sono realizzate sia in acqua che in PMMA. La misura della distribuzione di dose in profondità lungo l’asse centrale del fascio, così come previsto dal codice di pratica utilizzato [35], è realizzata mediante una camera a ionizzazione piatta di tipo Markus, usualmente impiegata in radioterapia convenzionale per la dosimetria relativa e assoluta su fasci di elettroni. La configurazione utilizzata per le misure di dose in profondità lungo l’asse centrale del fascio di protoni è mostrata in figura 4.1. 90 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 4.1 Fantoccio motorizzato in acqua. La camera a ionizzazione (Markus) si muove in profondità lungo la direzione dell’asse centrale del fascio Come si vede dalla figura, la camera a ionizzazione, posta in un fantoccio d’acqua motorizzato, si muove in profondità lungo l’asse del fascio con passo costante pari a 200 µm. In questa configurazione sono realizzate le misure della distribuzione di dose in profondità (PDD, picco di Bragg) per fasci di protoni sia modulati che non modulati. Per le misure della distribuzione di dose relativa nel piano longitudinale in PMMA si è utilizzato un fantoccio costituito da una ruota di PMMA con spessore variabile impiegando come rivelatore un fotodiodo non polarizzato. La figura 4.2 mostra la ruota montata alla fine della linea del fascio e il collimatore di riferimento utilizzato per le misure delle distribuzioni longitudinali. Come si vede da figura 4.2, lo spessore variabile della ruota incrementa costantemente in modo da variare la profondità del punto effettivo di misura permettendo la misura della distribuzione di dose relativa a diverse profondità. 91 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 4.2 Ruota in PMMA con spessore variabile per le misure della distribuzione longitudinale della dose 4.3 Misure della distribuzione di dose nel piano trasversale con rivelatori 2D: film radiocromici Per permettere di risolvere i ripidi gradienti di dose, sia nella distribuzione longitudinale dovuti alla caduta distale della dose che nella distribuzione trasversale caratterizzati dalla penombra laterale, le dimensioni dei rivelatori devono essere necessariamente contenute. Le misure della curva di ionizzazione lungo la direzione ortogonale a quella di provenienza del fascio di protoni sono effettuate utilizzando dei film radiocromici. Per la misura della curva di ionizzazione lungo il piano trasversale alla direzione di incidenza del fascio, non si possono utilizzare le camere a ionizzazione o i rivelatori a semiconduttore a causa delle dimensioni relativamente grandi dell’area sensibile (generalmente dell’ordine del mm2) che porterebbero ad una risoluzione spaziale troppo bassa. I rivelatori a termoluminescenza (TLD), anche se di piccole dimensioni (1 mm3), sono comunque poco pratici se utilizzati per costruire queste curve. I problemi di risoluzione spaziale e di praticità possono essere superati dall’impiego di pellicole 92 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare radiografiche o di film radiocromici, i quali hanno un’elevata praticità e una risoluzione spaziale dell’ordine di alcune centinaia di µm (nel caso studiato 200 µm). La dosimetria con film è, probabilmente, il metodo più rapido per ottenere precise distribuzioni di dose, specialmente per campi di radiazione piccoli e dalla forma irregolare. Ulteriori vantaggi dei film radiocromici sono l’indipendenza dal rateo di dose e una minima dipendenza dall’energia del fascio incidente. Difetto di questo dosimetro è la non perfetta omogeneità, derivante dal modo in cui viene steso lo strato attivo in fase di produzione. Per avere delle informazioni quantitative sul fascio di radiazioni è necessario definire una relazione tra l’intensità della colorazione (annerimento) e la dose assorbita. La quantità di annerimento viene determinata facendo incidere sul film un fascio di luce di una certa intensità e misurando la frazione della stessa trasmessa dopo aver attraversato il film. Lo strumento utilizzato per misurare l’annerimento del film è un fotodensitometro a scansione, con il quale si ottiene una misura di assorbanza o densità ottica. I film radiocromici utilizzati sono costituiti da uno strato attivo policristallino di monomeri di diacetilene, spalmato su una base flessibile di poliestere. Di recente è stato prodotto un nuovo tipo di film, il GafCromico HS [50]. Questo rivelatore ha una risposta lineare tra 1 e 30 Gy e risulta più omogeneo dei precedenti modelli di gafcromici in commercio [51]. 4.4 Comparazione tra le simulazioni Monte Carlo e i dati sperimentali I confronti delle distribuzioni di dose per i propositi di validazione dell’applicazione Monte Carlo sono stati eseguiti sia in acqua che in PMMA. Le necessità di confrontare i risultati della simulazione con il dato sperimentale non solo in acqua, ma anche con le 93 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare distribuzioni in PMMA sta nel fatto che le successive misure di validazione del TPS con il confronto delle distribuzioni di dose sono eseguite in un fantoccio rappresentato da un occhio in PMMA. La simulazione della distribuzione di dose sia nel piano longitudinale che in quello trasversale è effettuata in Geant4 tramite la funzione ROGeometry. Questa funzione permette di simulare interamente la risposta di diversi rivelatori, costruendone la forma, i materiali e le dimensioni. Nei calcoli Monte Carlo della distribuzione di dose in profondità in acqua si è simulato il fantoccio d’acqua di figura 4.1 e la camera a ionizzazione Markus. La simulazione del fantoccio è effettuata con un semplice cubo d’acqua delle stesse dimensioni di quello reale. Al suo interno è posto, sulla finestra d’entrata del fascio, un cubo più piccolo (spigolo 4 cm) che costituisce il rivelatore sensibile in cui viene raccolta l’energia depositata dal fascio di protoni. La funzione ROGeometry permette di suddividere il rivelatore sensibile in voxel regolari. Per riprodurre l’assetto sperimentale le dimensioni dei voxel sono identiche al passo della camera a ionizzazione in acqua e alla risoluzione spaziale del film radiocromico adoperato. In questo modo, la simulazione calcola l’energia depositata dalle particelle in ogni voxel sommandola di volta in volta, dando come output un unico file in cui viene rappresentata l’energia totale depositata in ogni voxel. È facile intuire che, questa modalità di calcolo dell’energia depositata permette in una sola simulazione di ricostruire la distribuzione tridimensionale della dose ottenendo contemporaneamente sia il profilo longitudinale lungo l’asse centrale del fascio che quello trasversale a diverse profondità. Per conseguire la curva di deposito di energia lungo l’asse centrale del fascio basta integrare l’energia depositata nel rivelatore sensibile lungo le dimensioni della camera a ionizzazione. Per il calcolo dei profili di 94 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare dose alle diverse profondità è sufficiente selezionare il piano trasversale d’interesse del rivelatore sensibile. Date le dimensioni della voxellizazione, il piano selezionato ha le stesse dimensioni del gafcromico utilizzato per le misure sperimentali. 4.4.1 Distribuzioni di dose in profondità: picco di Bragg modulato e non modulato Il confronto tra le distribuzioni calcolate e simulate di dose lungo l’asse centrale del fascio è effettuato comparando i parametri dosimetrici del fascio clinico di protoni. Questi parametri permettono di stabilire quantitativamente la bontà dell’accordo tra le misure e i risultati delle simulazione. I parametri dosimetrici confrontati sono di seguito enunciati: − Range Pratico (Rp, definito per propositi dosimetrici, come riportato in ICRU 59 [45] e in IAEA398 [35]): profondità in acqua alla quale la dose assorbita oltre il picco di Bragg si riduce al 10% del suo valore massimo − Penombra (caduta distale di dose): definita sull’asse centrale della curva di distribuzione della dose, come la distanza tra i punti del 90% e 10% della dose assorbita lungo l’asse centrale oltre il picco di Bragg in acqua. Per fasci clinici modulati, è assunto che il 100% corrisponde al massimo dello SOBP. Tale parametro permette di valutare la dose ai tessuti sani oltre il bersaglio − Dose in ingresso: dose assorbita a profondità zero (plateau entrante). Quello che viene usualmente considerato ai fini del trattamento è il rapporto dose piccoplateau − FWHM: la larghezza del picco di Bragg a metà altezza (solamente per fasci di protoni non modulati) 95 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare − Picco di Bragg modulato (SOBP): la larghezza dello SOBP è normalmente definita, sulla curva di profondità della dose, dalla larghezza del 95% livelli di dose, cioè la distanza tra i punti prossimali e distali corrispondenti al 95% dell’altezza del picco; il 100% è associato al massimo punto dello SOBP. Prima di confrontare direttamente le distribuzioni di dose sperimentali con quelle calcolate si è analizzato il comportamento dei parametri dosimetrici ottenuti dalla simulazione Monte Carlo in termini di riproducibilità. Inoltre, si è costruita la funzione di asintoticità di tali parametri atta a definire il numero minimo di particelle da inizializzare per avere una buona statistica per calcolare i valori di questi parametri. I risultati dei parametri dosimetrici del picco non modulato sono analizzati in termini di coefficiente di variazione. L’asintocità della simulazione è rappresentata dalla variazione dei parametri dosimetrici all’aumentare della statistica degli eventi. Tabella 4.1 – Riproducibilità delle caratteristiche fisico – dosimetriche del fascio di protoni simulato. Valori riportati per tre milioni di eventi inizializzati alla sorgente. Nell’ultima riga si riporta il coefficiente di variazione percentuale Rapporto FWHM Picco-Plateau (mm) 1 4.27 3.59 2 4.31 3.56 3 4.27 3.59 4 4.30 3.59 5 4.31 3.56 6 4.32 3.55 7 4.30 3.59 8 4.31 3.57 9 4.31 3.53 10 4.32 3.57 11 4.28 3.59 12 4.30 3.60 13 4.30 3.61 Coefficiente di Variazione 0.4% 0.6% Simulazione Penombra d90% - d10% (mm) 1.11 1.10 1.11 1.11 1.12 1.10 1.11 1.12 1.12 1.11 1.11 1.11 1.10 0.6% Range Pratico d10% (mm) 31.38 31.38 31.38 31.38 31.38 31.37 31.38 31.38 31.37 31.38 31.38 31.38 31.38 0.01% 96 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 4.2 – Funzione asintotica delle variazioni delle caratteristiche dosimetriche del fascio non modulato simulato al variare del numero di eventi per la stessa simulazione Numero di Eventi (Milioni) 0.5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Variazioni Massima Rapporto FWHM Picco-Plateau (mm) 4.30 3.65 4.33 3.51 4.29 3.57 4.29 3.57 4.30 3.55 4.30 3.59 4.30 3.59 4.30 3.58 4.30 3.59 4.30 3.60 4.29 3.59 0.7% 2% Penombra d90% - d10% (mm) 1.12 1.11 1.11 1.11 1.11 1.10 1.10 1.11 1.11 1.11 1.11 1% Range Pratico d10% (mm) 31.30 31.27 31.27 31.28 31.27 31.28 31.28 31.28 31.28 31.28 31.28 0.07% Come si vede dalle due tabelle, le variazioni percentuali delle simulazioni sono molto contenute, infatti il coefficiente di variazione non supera mai il valore del 1% evidenziando una buona riproducibilità della simulazione Monte Carlo. Come si vede da tabella 4.2 per la ricostruzione della curva di ionizzazione in profondità è sufficiente avere a disposizione anche 1 milione di eventi in sorgente per avere una corretta predizione della dose (Variazione Massima minore del 2%). 4.4.2 Distribuzioni di dose in profondità: misure in acqua In questo paragrafo si riportano i confronti della distribuzione di dose, picco di Bragg modulato e non modulato in acqua. In tabella 4.3 sono riportati i confronti dei valori dosimetrici tra la simulazione e il dato sperimentale. I confronti sono effettuati per tre diverse configurazioni, il primo grafico rappresenta il picco puro, il secondo è il picco con aggiunta del range shifter dello spessore di 10 mm di eyetissue (corrispondenti a uno spessori pari a 8.9 mm di PMMA) e poi il terzo grafico con uno spessore di 20 mm 97 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare di eyetissue (corrispondenti a uno spessori pari a 17.8 mm di PMMA). Inoltre il confronto è effettuato anche per il picco modulato senza range shifter e con un particolare modulatore utilizzato nella pratica clinica (sigla P002). In tabella 4.4 vi sono riportati i valori per i confronti dosimetrici. In figura 4.6, è riportata la distribuzione di dose per una fascio modulato impiegando il modulatore P002. Figura 4.3 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio e la simulazione Monte Carlo (i valori dei parametri dosimetrici sono riportati in tabella 4.3) 98 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 4.4 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio con la simulazione Monte Carlo. Il picco è degradato in energia da uno spessore di 8.9 mm di PMMA (i valori dei parametri dosimetrici sono riportati in tabella 4.3) Figura 4.5 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio rispetto alla simulazione Monte Carlo. Il picco è degradato in energia da uno spessore di 17.8 mm di PMMA (i valori dei parametri dosimetrici sono riportati in tabella 4.3) 99 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 4.3 – Confronto tra i parametri clinico-dosimetrici del picco full energy simulato rispetto a quello sperimentale Parametri Dosimetrici Simulazione Geant4 Dato Sperimentale Rapporto FWHM Penombra Picco – Plateau (mm) (mm) Picco di Bragg puro (Figura 4.3) Range Pratico (mm) 4.43 3.40 1.03 31.31 4.40 3.53 0.80 31.29 Picco di Bragg puro con RS 10 mm (Figura 4.4) Simulazione Geant4 Dato Sperimentale 3.22 3.74 1.02 20.90 3.70 3.40 0.80 20.82 Picco di Bragg puro con RS 20 mm (Figura 4.5) Simulazione Geant4 Dato Sperimentale 2.81 3.18 0.99 10.47 2.60 3.61 0.80 10.40 Figura 4.6 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio con la simulazione Monte Carlo per un fascio di protoni modulato (i valori dei parametri dosimetrici sono riportati in tabella 4.4) 100 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 4.4 – Confronto tra i parametri clinico-dosimetrici del picco di Bragg modulato simulato rispetto a quello sperimentale Parametri Dosimetrici Simulazione Geant4 Dato Sperimentale Picco di Bragg modulato (Figura 4.6) Regione di modulazione Penombra d90% - p100% (mm) 11.85 1.15 12.35 0.95 Range Pratico (mm) 31.25 31.30 La indeterminazione della distribuzione di dose per le misure sperimentali come previsto dal codice di pratica adottato [35] è del 3%. Considerando come valore di riferimento questa indeterminazione i dati simulati riproducono correttamente il dato sperimentale. 4.4.3 Distribuzioni di dose in profondità: PMMA Le misure effettuate in acqua sono state ripetute in PMMA sia per il fascio non modulato che per quello modulato. Di seguito si riportano i risultati e i confronti ottenuti. Figura 4.7 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentali in profondità lungo l’asse centrale del fascio con la simulazione Monte Carlo (i valori dei parametri dosimetrici sono riportati in tabella 4.5) 101 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 4.8 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio con la simulazione Monte Carlo per un fascio clinico di protoni modulato (i valori dei parametri dosimetrici sono riportati in tabella 4.5) Tabella 4.5 – Confronto tra i parametri clinico-dosimetrici del picco full energy simulato rispetto a quello sperimentale Parametri Dosimetrici Simulazione Geant4 Dato Sperimentale Parametri Dosimetrici Simulazione Geant4 Dato Sperimentale Picco di Bragg non modulato (Figura 4.7) Rapporto FWHM Penombra Picco – Plateau (mm) (mm) 4.42 2.95 0.95 4.40 3.15 0.76 Picco di Bragg Modulato (Figura 4.8) Regione di modulazione Penombra d90% - p100% (mm) (mm) 9.90 1.05 10.00 0.95 Range Pratico (mm) 26.95 26.81 Range Pratico (mm) 26.91 26.98 4.4.4 Profili trasversali Le misure delle distribuzioni di dose sul piano perpendicolare sono state effettuate con i gaf radiocromici in un apposito fantoccio posto all’isocentro alla profondità di 1 mm di PMMA (figura 4.9). La configurazione è quella di un fascio modulato con il collimatore finale di diametro 20 mm. 102 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Spread Out and Full Enery Bragg Peak 120 100 A A 80 Dose % D 60 40 20 0 0 Radiochromic film Nozzle 12.6 cm C 5 10 15 20 25 30 35 Depth in water (mm) 6.3 cm Isocenter PMMA Phantom B Final collimator Figura 4.9 – Rappresentazione della configurazione utilizzata per irradiare il gaf Figura 4.10 – Profilo laterale lungo l’asse X 103 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 4.11 – Profilo laterale lungo l’asse Y È chiaro dalle figure 4.10 e 4.11 che il numero di eventi realizzati è insufficiente per permettere un confronto più quantitativo tra le due distribuzioni di dose. 4.4.5 Confronto tra i vari modelli di fisica adronica implementabili Come detto nella sezione 3.4.3, in Geant4 è possibile integrare diversi modelli di fisica sia elettromagnetica che inserire diversi modelli adronici. Le simulazioni sono state avviate combinando, per tutti i possibili casi di nostro interesse, i vari modelli adronici con quelli di tipo EM. Nella tabella 4.6 è riepilogato l’insieme dei modelli implementabili. 104 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 4.6 – Riepilogo dei diversi modelli EM e Adronici implementabili in GEANT4 MODELLO MACRO ASSOCIATA Modelli ELETTROMAGNETICI LOW ENERGY PACKAGE (Alternative Low Energy models for protons and same Low Energy model for ions) EM Low Energy electrons process EM Low Energy photons process same process for the following macros EM standard process for positrons protonEMLowEnergyICRU49.mac protonEMLowEnergyZeigler1977.mac protonEMLowEnergyZeigler1985.mac protonEMLowEnergyZeigler2000.mac ICRU49 parameterisation ZIEGLER 1977 parameterisation ZIEGLER 1985 parameterisation ZIEGLER 2000 parameterisation STANDARD PACKAGE EM standard process for electrons EM standard process for photons protonEMStandard.mac EM standard process for positrons EM standard process for ions PENELOPE Penelope process protonEMPenelope.mac Modelli ADRONICI PRECOMPOUND MODEL Precompound with the default evaporation but without Fermi Break-up process precompoundDefaultEvaporation.mac Precompound with the GEM evaporation but without the Fermi Break-up process precompoundGEMEvaporation.mac Precompound with the default evaporation and with the Fermi Break-up process precompoundDefaultEvaporationFermi.mac Precompound with the GEM evaporation and with the Fermi Break-up process precompoungGEMFermi.mac BINARY CASCADE MODEL Binary cascade precompoundBinary.mac BERTINI CASCADE MODEL Bertini cascade bertini.mac 105 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare In tabella 4.7 sono descritti i modelli utilizzati e contemporaneamente sono riportati tutti i valori dei parametri dosimetrici ottenuti dalle diverse simulazioni. Nella prima colonna è rappresentata la combinazione “modello fisico EM + fisica adronica” , nelle restanti colonne sono collocati i valori dei parametri dosimetrici più importanti per la valutazione del picco di Bragg. Figura 4.12 Simulazione del picco di Bragg con due differenti modelli EM (non è stato implementato alcun modello adronico). Si nota come il differente comportamento dei due diversi modelli (LowEnergy ICRU49 e Standard) in confronto al dato sperimentale. Inoltre, entrambe le simulazioni sovrastimano il rapporto picco – plateau per la mancanza dei processi adronici 106 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 4.13 – Simulazione del picco di Bragg con un modello EM a cui è stato accoppiato un modello adronico (LowEnergy ICRU49 + Precompound). L’aggiunta della fisica adronica porta a una diminuzione del rapporto picco – plateau evidenziando l’importanza di tali processi nella cessione di energia sul picco. Dai risultati delle simulazioni sulla distribuzione di dose in profondità non è possibile affermare quale combinazione tra modello fisico adronico e elettromagnetico sia quella da utilizzare. La scelta del modello fisico è stata quindi basata sui lavori riportati in letteratura ed è ricaduta sull’accoppiamento tra fisica elettromagnetica Low-Energy e modello adronico precompound. 107 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Tabella 4.7 – Variazioni delle caratteristiche del picco utilizzando i vari modelli adronici Rapporto Range Fisica EM+Adronica Utilizzata PiccoFWHM Penombra90/10 Pratico Plateau EnergyDepositICRU49.out 4.63 3.40 31.29 1.17 EnergyDepositICRUDefaultEvaporationFermi.out 4.29 3.67 31.29 1.18 EnergyDepositICRUGEM.out 4.26 3.67 31.28 1.17 EnergyDepositICRUGEMFermi.out 4.26 3.69 31.29 1.18 EnergyDepositICRUBertini.out 4.28 3.67 31.28 1.18 EnergyDepositStandard.out 4.73 3.38 30.83 1.16 EnergyDepositSTDefaultEvaporationFermi.out 4.35 3.66 30.81 1.16 EnergyDepositSTGEM.out 4.35 3.66 30.82 1.16 EnergyDepositSTGEMFermi.out 4.34 3.67 30.82 1.18 EnergyDepositSTBertini.out 4.34 3.67 30.82 1.17 EnergyDepositZeigler1977.out EnergyDepositIZ1977DefaultEvaporationFermi.ou t EnergyDepositZ1977GEM.out 4.58 3.75 30.99 1.07 4.24 4.07 30.98 1.08 4.26 4.04 30.98 1.08 EnergyDepositZ1977GEMFermi.out 4.23 4.08 30.98 1.08 EnergyDepositZ1977Bertini.out 4.26 4.06 30.98 1.08 EnergyDepositZeigler1985.out EnergyDepositIZ1985DefaultEvaporationFermi.ou t EnergyDepositZ1985GEM.out 4.90 3.66 31.97 1.19 4.51 3.98 31.95 1.19 4.51 3.98 31.96 1.20 EnergyDepositZ1985GEMFermi.out 4.50 3.98 31.96 1.21 EnergyDepositZ1985Bertini.out 4.52 4.00 31.95 1.20 SPERIMENTALE 4.40 3.53 31.29 0.80 108 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Capitolo 5 Validazione dosimetrica del TPS Eyeplan - Risultati 5.1 Introduzione In questo ultimo capitolo sono presentati i risultati della validazione dosimetrica del TPS Eyeplan. Le misure della distribuzione di dose nel piano perpendicolare alla direzione di propagazione del fascio sono realizzate impiegando dei film radiocromici inseriti in fantocci di PMMA appositamente realizzati (sezione 5.2). Questi rivelatori non possono essere impiegati per le misure delle distribuzioni di dose lungo la direzione del fascio. In quest’ultimo caso, le matrici di dose provenienti dal TPS sono confrontate con i risultati della simulazione Monte Carlo (sezioni 5.4.3 e 5.5.2). Per i propositi di validazione presentati nel terzo capitolo si sono analizzate due diverse configurazioni per la pianificazione di un trattamento radioterapico in Eyeplan. Nella prima configurazione, caso non clinico, il TPS è impostato in modo da trascurare la ricostruzione della struttura oculare. Tale struttura è sostituita dal TPS con la simulazione di un fantoccio cubico in PMMA (sezione 5.4). Nella seconda configurazione, caso clinico, è riprodotta la struttura oculare per una particolare situazione clinica (sezione 5.5). I risultati dei confronti tra il dato sperimentale e il TPS nonché tra il TPS e la simulazione Monte Carlo sono analizzati con diverse metodiche di analisi basate sull’analisi composita (sezione 2.5). Il processo di validazione è ricondotto al confronto delle distribuzioni di dose predette dal TPS rispetto al dato sperimentale ovvero ai risultati della simulazione Monte Carlo. 109 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 5.2 Studio e realizzazione di particolari fantocci per i confronti delle distribuzioni di dose Al fine di verificare le distribuzioni di dose calcolate da Eyeplan, si sono confrontate le matrici bidimensionali calcolata dal TPS con le distribuzioni di dose sperimentali misurate in due particolari fantocci in PMMA. Questi fantocci riproducono le due diverse configurazioni di trattamento scelte in Eyeplan per il processo di validazione. L’impiego di questi fantocci e dei film radiocromici permette la misura delle matrici di dose, poste all’interno dell’occhio a diverse profondità, solo nel piano perpendicolare alla direzione di propagazione del fascio. Nella prima configurazione di trattamento realizzata (caso non clinico), la ricostruzione tridimensionale della struttura oculare è attuata posizionando il piano della cute del paziente (skin-plane) in modo da coincidere con la superficie esterna della cornea (figura 5.1). In questa modo, il TPS trascura l’intera struttura oculare sostituendola con la simulazione di una superficie piana costituita da un cubo in PMMA. Questa configurazione è riprodotta nella pratica sperimentale utilizzando un semplice fantoccio cubico in PMMA (fantoccio F01, figura 5.2) all’interno del quale è possibile alloggiare il film radiocromico per la misura della distribuzione di dose trasversale. Il fantoccio, F01, costruito utilizzando due semplici blocchi di PMMA, presenta le stesse dimensioni del piano sensibile in cui Eyeplan calcola le distribuzioni di dose. 110 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.1 Sezione verticale della ricostruzione dell’occhio effettuata da Eyeplan, lo skin-plane (linea verticale verde) è posto sulla superficie esterna della cornea. In questo modo Eyeplan trascura la struttura oculare e considera l’occhio un unico cubo in PMMA Figura 5.2 Schematizzazione e foto del fantoccio cubico F01 utilizzato per le misure delle matrici di dose nel piano perpendicolare al fascio nel caso della configurazione non clinica. Nella foto, all’interno del fantoccio è presente un film radiocromico irradiato La seconda configurazione, con cui sono stati confrontati i risultati della simulazione analitica con il dato sperimentale, è riportata in figura 5.3. In questo caso, clinicamente più realistico del precedente, lo skin-plane è posizionato a una distanza di 7 mm posteriormente alla superficie della cornea. La ricostruzione geometrica dell’occhio è realizzata utilizzando le dimensioni di default presenti in Eyeplan. Inoltre, la 111 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare simulazione è ultimata posizionando il centro dell’occhio all’isocentro e la luce di fissazione nell’origine delle coordinati polari facendo così coincidere l’asse dell’occhio con quello del fascio (figura 5.3). La scelta di queste due semplici configurazioni geometriche fa si che, per un tumore con base circolare, è possibile realizzare anche un collimatore finale di forma circolare. Figura 5.3 Sezione verticale della ricostruzione dell’occhio simulato in Eyeplan, lo skin-plane (linea verticale verde) è posto a una profondità di 7 mm dalla superficie esterna alla cornea. In questo modo per il calcolo delle matrici di dose Eyeplan evidenzia la struttura oculare Il fantoccio in PMMA, costruito per riprodurre la configurazione clinica simulata dal TPS, è realizzato in modo da potere utilizzare contemporaneamente uno o più rivelatori (fantoccio F03, figura 5.4). In questo fantoccio è possibile irradiare un singolo rivelatore a una profondità fissa oppure più rivelatori, posizionati a diverse profondità, in un unico irraggiamento. La prima fetta del fantoccio F03 (piano F), schematizzato in figura 5.4, riproduce la struttura oculare costruita da Eyeplan con lo skin-plane posizionato a una distanza di 7 mm dalla superficie della cornea. Come si vede ancora da figura 5.4, le 112 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare altre fette del fantoccio sono costituite da semplici spessori di PMMA di 2 mm (piani A). Per il posizionamento dei rivelatori si sono costruite delle apposite fette (piano B) con all’interno un scalanatura appositamente ideata per contenere interamente il gaf in modo che la sua presenza non modifichi le dimensioni del fantoccio. Con questa configurazione è possibile effettuare misure di matrici di dose sul piano coronale a diverse profondità con un passo da 2 mm. Figura 5.4 Schematizzazione e foto del fantoccio F03 utilizzato per le misure delle matrici di dose a diverse profondità nel piano coronale nella configurazione clinica 5.3 Il codice Monte Carlo per il calcolo 3D della dose Anche in Geant si sono riprodotte le due diverse configurazioni di trattamento simulate dal TPS per il calcolo delle matrici di dose. A differenza di Eyeplan, in cui è possibile archiviare in un file solo distribuzioni di dose in un determinato piano, in Geant è possibile avere un unico file di output in cui sono interamente contenute le informazioni della distribuzione tridimensionale di dose all’interno del volume dichiarato sensibile. La prima configurazione non clinica è facilmente riprodotta in Geant4 e mostrata in figura 5.5. In questa configurazione è stato fedelmente riprodotto il fantoccio F01 con un cubo diviso in voxel in cui viene raccolta l’energia depositata. La divisione in voxel 113 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare del cubo e la flessibilità del codice Monte Carlo permettono, in una singola soluzione, di calcolare le matrici di dose su qualunque piano all’interno del fantoccio. Figura 5.5 Simulazione del fantoccio F01 (cubo blu). Nella figura è possibile vedere anche l’ultimo tratto della linea di trattamento con il collimatore finale. Nella figura di destra è mostrato un momento della simulazione Nella seconda configurazione, caso clinico, in Geant è simulata la stessa struttura geometrica dell’occhio ricostruita da Eyeplan (figura 5.6). Nella simulazione Monte Carlo lo skin-plane coincide con la faccia del rivelatore cubico diviso in voxel. Allo stesso modo della configurazione non clinica, la simulazione Monte Carlo calcola l’intera distribuzione di dose tridimensionale all’interno del volume sensibile. La risoluzione spaziale con la quale Geant calcola le distribuzioni di dose è di 200 µm uguale a quella dei rivelatori utilizzati per le misure sperimentali. 114 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.6 Simulazione Monte Carlo della configurazione clinica proposta in Eyeplan e misurata nel fantoccio F03. Nelle figure sono ben evidenziate la struttura oculare, il cubo sensibile dove è calcolata l’energia depositata e il tratto finale della linea di trattamento 115 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 5.4 Confronto delle distribuzioni di dose sperimentali e analitiche per una configurazione non clinica In questa sezione si riportano i risultati ottenuti per i confronti dosimetrici effettuati. Simulato il trattamento in Eyeplan, le misure sono effettuate in modo da impiegare solo il modulatore P002 senza alcun range shifter e con collimatore finale del diametro di 15 mm. Con questo assetto sperimentale, sono realizzate le misure nel fantoccio F01 alla profondità di 1 mm (tratto iniziale dello SOBP) e alla profondità di 20 mm (zona di omogeneità dello SOBP). La risoluzione spaziale con cui Eyeplan calcola la distribuzione di dose è variabile in funzione delle dimensioni del piano di calcolo (sezione 3.3.5). In questo caso, per avere come risultato del TPS una matrice con passo regolare e l’intera distribuzione di dose all’interno del piano, si è deciso di utilizzare la risoluzione spaziale di 1 mm. Per confrontare due diverse matrici di dose utilizzando l’analisi composita, è necessario che le due matrici abbiano la stessa spaziatura. Visto che la spaziatura della matrice misurata è pari alla risoluzione spaziale del film radiocromico (passo 200 µm) è necessario riportare la risoluzione spaziale della matrice di output del TPS a quella del dato sperimentale. A questo scopo si è eseguito un processo di interpolazione dei punti della matrice del TPS, utilizzando i metodi “meshgrid” e “interpolation” implementati nel software di analisi Matlab. L’interpolazione non comporta alcuna perdita dell’informazione da parte delle matrici di dose del TPS. 5.4.1 Distribuzioni sul piano coronale In figura 5.7 sono riportati i risultati sulla distribuzione di dose sul piano coronale del fantoccio F01 calcolate da Eyeplan e le corrispettive sperimentali misurate con un film HS a una profondità di 20 mm in PMMA. 116 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.7 Confronto delle distribuzioni di dose predette da Eyeplan (a sinistra) con il dato sperimentale (lato destro). Caso non clinico, fantoccio F01 alla profondità di 20 mm di PMMA Il confronto tre le due matrici (calcolata e misurata) è inizialmente affrontato confrontando direttamente le curve di isodose e i profili lungo gli assi centrali (figure 5.8 e 5.9). Figura 5.8 Confronto tra le isodosi calcolata da Eyeplan e quelle misurate nel Fantoccio F01 117 Dose Relativa (a.u.) Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Dose Relativa (a.u.) Profilo X (mm) Profilo Y (mm) Figura 5.9 Profili di dose lungo gli assi principali per le distribuzioni di figura 5.7 Come si vede da figura 5.8, c’è un buona corrispondenza tra le misure sperimentali e i calcoli del TPS. La massima distanza tra due curve della stessa isodose è 0.5 mm. Per avere un confronto più quantitativo tra le due matrici si è usata l’analisi composita (sezione 2.5) impiegando le grandezze Dose Difference (DD), DTA e distribuzione gamma. I criteri di accettabilità per il calcolo di queste due quantità sono proposti nel secondo capitolo, in cui è fissato un limite del 5% nelle regioni a basso gradiente di 118 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare dose e una distanza inferiore ai 3 mm nelle regioni ove sono presenti alti gradienti di dose. In figure 5.10 sono riportati le distribuzioni di DTA e DD per le due matrici confrontate. Figura 5.10 Matrice bidimensionale del Dose Difference (immagine sinistra), in prossimità di alti gradienti di dose vi sono variazioni superiori al 15%. Matrice bidimensionale del DTA (immagine destra), nella zona di maggiore omogeneità si presentano differenze nel DTA fino a 10 mm Dato che in letteratura non è presente alcun riferimento bibliografico in cui sono riportati i criteri di accettabilità per DD e DTA per campi clinici di protoni, si è condotto uno studio sulle variazioni della funzione di distribuzione gamma al variare di questi criteri. Tale studio ha riguardato solo le variazione dell’indice gamma in funzione della tolleranza di accettabilità per il DTA. Per il criterio di accettabilità del DD è accettato il valore del 5%, legato all’indeterminazione sul calcolo della dose previsto dal codice di pratica utilizzato e alla modalità di misura adottata (le misure effettuate con il gaf presentano in molti casi disomogeneità della distribuzione di dose anche del 5%). Nella figura seguente si riportano le variazioni della funzione di distribuzione gamma al variare della tolleranza sul DTA (ΔdM) da 1 a 3 mm. 119 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare (A) (B) (C) Figura 5.9 Variazione della distribuzione gamma al variare del criterio di accettabilità del DTA. (A) ΔdM = 1 mm, (B) ΔdM = 2 mm e (C) ΔdM = 3 mm. Nei grafici sono riportate anche le isodosi misurate Da figura 5.9 si percepisce cha a una diminuzione della tolleranza ΔdM corrisponde un aumento del numero di voxel che hanno un valore di gamma maggiore o prossimo all’unita (dall’altra parte questo è l’andamento atteso). Nel caso ΔdM = 1 mm il 98.5% dei voxel ha un valore di gamma inferiore all’unità. Negli altri due casi, in cui è fissato un valore di tolleranza superiore a 1 mm, il 100 % dei voxel presenta un valore di gamma inferiore all’unita. Nei lavori presenti in letteratura viene fornita una soglia di accettabilità per questo criterio nella quale il test va a buon fine se almeno il 95% dei punti della distribuzione gamma è inferiore all’unità. Per i confronti riportati in questo lavoro, si è accettato di utilizzare come criterio del DTA la tolleranza di 1 mm. 120 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Dal grafico (A) di figura 5.9, è possibile evidenziare come la distribuzione di voxel che sono fuori dalla tolleranza del gamma non è uniforme, ma concentrata sulla parte inferiore intorno all’isodose del 90%. Questo può essere dovuto a un non perfetto centraggio del fantoccio. Allo stesso modo le “macchie” di voxel, prossime all’unita, all’interno della isodose del 90% sono una indicazione di una non perfetta omogeneità del rivelatore. Questi due aspetti sono meglio chiariti nel successivo paragrafo. Da quanto detto, è evidente come dal confronto effettuato i risultati di Eyeplan sono in pieno accordo con il dato sperimentale. Infine, in figura 5.10 si riporta, utilizzando dei semplici istogrammi, il riepilogo dei risultati dell’analisi adottata. Un’ulteriore conferma della bontà dell’accordo tra il TPS e i dati sperimentali è riportata nell’istogramma dell’indice NAT riportato nella stessa figura. Il valore dell’indice (sezione 2.5), molto vicino a zero, indica la corrispondenza tra il dato sperimentale e le predizioni del TPS, per la verifica della distribuzione di dose nel piano coronale. 121 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.10 Riepilogo dei risultati, sotto forma di istogrammi, dell’analisi applicata alle matrici di dose lungo il piano orizzontale per la configurazione non clinica 5.4.2 Distribuzioni di dose sul piano coronale calcolate con il metodo Monte Carlo Nel quarto capitolo si sono presentati i risultati di validazione dell’applicazione Monte Carlo utilizzando le distribuzioni di dose sperimentali ottenute longitudinalmente e trasversalmente alla direzione di propagazione del fascio. Dai risultati si evidenzia il buon accordo tra il dato sperimentale e i profili di dose calcolati. Una ulteriore conferma della validazione della simulazione Monte Carlo la si può ottenere confrontando i risultati ottenuti dalla simulazione del fantoccio F01, per il calcolo della matrice di dose sul piano coronale, con il dato sperimentale. Nella sezione precedente si è verificato che la distribuzione di dose calcolata del TPS risulta corretta e in linea con il dato sperimentale, allora i risultati del metodo Monte Carlo possono essere direttamente confrontati con quelli del TPS. In questo modo è anche possibile eliminare gli eventuali 122 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare errori legati a posizionamento del rivelatore e alla sua omogeneità. Nella figura seguente sono riepilogate le due matrici di dose confrontate. Monte Carlo Monte Carlo Figura 5.11 Confronto delle distribuzioni di dose predette da Eyeplan (a sinistra) con la simulazione Monte Carlo (lato destro). Caso non clinico, fantoccio F01 alla profondità di 20 mm di PMMA Dal semplice confronto delle isodosi (figura 5.12) è possibile vedere l’ottimo accordo tra le due distribuzioni di dose simulate. In questo caso, le differenze spaziali tra le isodosi risultano molto più contenute. 123 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Valori Percentuali Figura 5.12 Confronto tra le isodosi calcolata da Eyeplan e quelle calcolate dal Monte Carlo per la configurazione non clinica La distribuzione della funzione gamma riportata in figura 5.13 è l’elemento più significativo del confronto realizzato. Come si vede, la distribuzione in figura non presenta la zona di non accettabilità intorno alla isodose del 90% e neanche le “macchie” all’interno della stessa isodose. Questo risultato conferma l’iniziale intuizione che le variazioni del dato sperimentale rispetto ai risultati del TPS sono dovuti alla modalità di misura effettuata, errore di posizionamento e non omogeneità del film radiocromico. Nella distribuzione gamma di figura 5.13, la distribuzione dei voxel che falliscono il test è abbastanza uniforme sull’intera distribuzione e concentrata all’interno della isodose del 90%, queste discordanze sono dovute alle fluttuazioni statistiche presenti all’interno della simulazione Monte Carlo. Tali fluttuazioni possono essere sensibilmente ridotte aumentando il campione statistico utilizzato per il calcolo delle distribuzioni di dose. 124 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.13 Funzione di distribuzione dell’indice gamma per il confronto tra i risultati del TPS e quelli della simulazione Monte Carlo. Il 94% dei voxel supera il criterio di accettabilità del gamma 5.4.3 Distribuzioni sui piani verticale e orizzontale La validazione dosimetrica del TPS Eyeplan non può ricondursi solo al confronto delle distribuzioni di dose sul piano coronale. Con Eyeplan è possibile selezionare un qualsiasi piano, intersecante l’occhio ricostruito, su cui calcolare le matrici di dose. Per semplicità, la verifica delle distribuzioni di dose è stata fatta scegliendo solo i due piani principali che dividono esattamente l’occhio: piano verticale e orizzontale. La simulazione del trattamento è intenzionalmente realizzata in modo che le distribuzioni in questi due piani siano identiche data sia la simmetria della ricostruzione geometrica della struttura oculare che la simmetria della lesione simulata e di conseguenza del collimatore finale. Per verificare che le distribuzioni di dose in questi due piani principali siano effettivamente identiche si sono confrontate le corrispettive isodosi 125 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare calcolate dal TPS. Come si vede immediatamente dal figura 5.14, le due distribuzioni sono identiche e quindi interscambiabili per il confronto con le simulazioni Monte Carlo. Figura 5.14 Confronto tra le isodosi calcolate dal TPS lungo i due piani principali (orizzontale e verticale) Per fissare le idee si è scelto il piano orizzontale in Eyeplan e si sono confrontate le distribuzioni di dose del TPS con quelle ottenute dalla simulazione Monte Carlo. Anche in questo caso, la risoluzione spaziale è di 0.2 mm per quanto riguarda la simulazione Monte Carlo e di 1 mm per quella analitica che è interpolata in modo da avere una matrice delle stesse dimensioni di quella calcolate dal Monte Carlo. Nella figura 5.15 sono riportate le due distribuzioni nel piano orizzontale da confrontare. 126 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Monte Carlo Monte Carlo Figura 5.15 Confronto delle distribuzioni di dose predette da Eyeplan (a sinistra) con quelle calcolata con Geant4 (lato destro). Il confronto è effettuato per la configurazione non clinica Dal confronto di figura 5.16 è evidente come le isodosi calcolate da Geant4 seguono bene l’andamento predetto da Eyeplan. Anche se va sottolineato che al diminuire del valore percentuale delle isodosi queste si discostano maggiormente dal valore calcolato dall’algoritmo Monte Carlo. In particolar modo la maggiore discordanza è per l’isodose del 20% che presenta una discrepanza solo lungo la direzione del fascio di 0.6 mm. Le discrepanze mostrate nel confronto tra le isodosi possono essere maggiormente evidenziate se sono confrontati direttamente i profili di dose lungo l’asse centrale del fascio. In questo caso è possibile non solo confrontate le predizioni di Eyeplan con il dato Monte Carlo, ma direttamente utilizzare il dato sperimentali acquisito con il setup descritto nel quarto capitolo (sezione 4.4.1). 127 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.16 Confronto tra le isodosi calcolata da Eyeplan e quelle calcolate dal Monte Carlo per la configurazione non clinica nel piano orizzontale Come si vede dalla figura 5.17, il TPS non solo trascura la non omogeneità nel campo utile di trattamento, ma non è in grado, con la risoluzione spaziale adottata, di predire la caduta distale di dose. In questo particolare caso, la zona di non omogeneità, all’interno del campo utile di trattamento, ha una differenza massima del 5% e la differenza massima nella isodose del 20% in termini di DTA è di 0.6 mm. 128 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.17 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio con i dati di output del TPS per la configurazione non clinica Come si vede dalla figura precedente, Eyeplan approssima la regione utile di trattamento a un valore costante. Inoltre, non riesce a riprodurre la caduta distale di dose inizialmente inserita nell’Enviroment file per configurare il TPS. Visto che la caduta distale di dose nel fascio clinico di protoni a disposizione è sempre minore di 1 mm, sarebbe opportuno utilizzare nel TPS una griglia di dose con una risoluzione spaziale non superiore ai 0.5 mm. Questo di norma non è sempre possibile, dato che la risoluzione spaziale dipende univocamente dalle dimensioni del piano di calcolo utilizzato. In molti casi per comprendere tutta la distribuzione di dose, le dimensioni di questo piano non possono essere inferiore ai 25 mm, questo comporta che in generale non può essere raggiunta una risoluzione spaziale migliore di 0.8 mm. In figura 5.18, è evidente come i risultati della simulazione Monte Carlo riproducano molto meglio non solo 129 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare l’andamento delle disomogeneità nella regione utile di trattamento dovute al modulatore utilizzato, ma anche la caduta distale di dose. Figura 5.18 Confronto tra la distribuzione di dose sperimentale in profondità lungo l’asse centrale del fascio con la simulazione Monte Carlo per la configurazione non clinica Per completare il confronto tra le distribuzioni di dose predetta dal TPS e quelle calcolate dalla simulazione Monte Carlo si riporta il profilo di dose nella direzione trasversale alla direzione di propagazione del fascio e la funzione di distribuzione gamma. Dalla figura 5.19 è evidente, così come si vede dalle curve di isodose precedentemente mostrate, che il TPS concorda bene con il dato simulato per le distribuzioni trasversali. Nella matrice gamma graficata in figura 5.20 è importante sottolineare che il 95% dei voxel soddisfano il criterio di accettabilità del gamma, ma che tale distribuzione non è perfettamente omogenea. Questo è dovuto alla presenza in parte alle fluttuazioni statistiche, ma sopratutto alla disomogeneità, che il TPS approssima a un valore costante, presente all’interno del campo utile di trattamento specialmente alla fine del percorso. 130 Dose Relativa (a.u.) Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Profilo X (mm) Figura 5.19 Profilo di dose lungo la direzione di propagazione del fascio per le distribuzioni di figura 5.15 Figura 5.21 Funzione di distribuzione dell’indice gamma per il confronto tra i risultati del TPS e quelli della simulazione Monte Carlo. Il 95% dei voxel supera il criterio di accettabilità per il gamma 131 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 5.5 Confronto delle distribuzioni di dose sperimentali e analitiche per una configurazione clinica Il secondo set di misure sperimentali è stato dedicato a riprodurre il caso clinico simulato in Eyeplan. Nella figura seguente è riportato il setup sperimentale adoperato per le misure delle distribuzioni di dose sul piano coronale. Nella configurazione proposta sono stati irradiati contemporaneamente 5 film posizionati a diverse profondità. Figura 5. 22 Setup sperimentale per la configurazione clinica simulata in Eyeplan Per sinteticità sono riportati solo i risultati relativi al confronto di una sola matrice, posizionata alla profondità lungo l’asse centrale di 20 mm di PMMA in analogia con quanto fatto per la configurazione non clinica. Analogamente alla configurazione non clinica è inizialmente analizzata la matrice di dose sul piano coronale e i risultati sono rapportati al dato sperimentale. In seguito, i dati calcolati dal TPS sul piano orizzontale sono comparati con i corrispettivi calcoli dalla simulazione Monte Carlo. I parametri di 132 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare trattamento quali modulatore, range shifter e collimatore finale sono quelli della configurazione non clinica. 5.5.2 Distribuzioni sul piano coronale In figura 5.23 sono riportati i risultati del confronto tra le misure sperimentali e le matrici di dose calcolate dal TPS per il fantoccio F03 alla profondità di 20 mm di PMMA. Figura 5.23 Confronto delle distribuzioni di dose predette da Eyeplan (a sinistra) con il dato sperimentale (lato destro). Caso clinico, fantoccio F03 alla profondità di 20 mm di PMMA Un primo confronto quantitativo è fatto sovrapponendo le curve di isodose e confrontando i profili lungo l’asse centrale (figura 5.24). Come si vede dal grafico di figura 5.24, c’è un ottimo accordo tra il dato sperimentale e i valori predetti da Eyeplan tranne che per l’isodose calcolata del 90% che presenta una differenza di 0.5 mm lungo l’intera circonferenza. 133 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Valori Percentuali Figura 5.24 Confronto tra le isodosi calcolata da Eyeplan e quelle misurate nel Fantoccio F01 I grafici (a) e (b) di figura 5.25 confermano come l’isodose del 90% calcolata dal TPS è più piccola di quella misurate sperimentalmente. Questa differenza è probabilmente dovuta alla non omogeneità nella zona di campo utile, dove, come visto in precedenza, il picco modulato per questo tipo di modulatore presenta una non perfetta omogeneità. 134 Dose Relativa (a.u.) Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Dose Relativa (a.u.) Profilo X (mm) Profilo Y (mm) Figura 5.25 Profili di dose lungo gli assi principali per le distribuzioni di figura 5.23 Sono inoltre riportate in figura 5.26 le matrici del Dose Difference e del DTA per un’analisi più quantitativa. I risultati proposti mettono in evidenza il buon accordo tra i dati sperimentali e le distribuzioni di dose calcolate dal TPS. 135 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.26 Matrice bidimensionale del dose difference (immagine sinistra), in prossimità di alti gradienti di dose vi sono variazioni superiori al 15%. Matrice bidimensionale del DTA (immagine destra), nella zona di maggiore omogeneità si presentano differenze nel DTA fino a 10 mm Come nella configurazione non clinica, anche in questo caso la distribuzione gamma è l’elemento più significativo del confronto attuato. Dal grafico di figura 5.27 (A) è riportata la distribuzione avente come criterio del DTA il valore di 1 mm. C’è una percentuale del 8% dei voxel che non supera il test del gamma. Ciò potrebbe essere legato a un possibile errore di posizionamento, anche se queste possono essere attribuite alla non perfetta omogeneità del campo utile di trattamento. Le “macchie” all’interno della isodose del 90% confermano i piccoli difetti di disomogeneità presenti nel film. Per meglio comprendere la distribuzione gamma si riporta una visione tridimensionale nella stessa figura 5.27 (B), ove possono essere meglio apprezzate le differenza tra le diverse regioni all’interno della distribuzione. 136 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare (A) (B) Figura 5.27 Funzione di distribuzione bidimensionale dell’indice gamma (A) usata per il confronto tra i risultati del TPS e i dati sperimentali. il 92% dei voxel supera il criterio di accettabilità del gamma. Nel grafico (B) è mostrato la distribuzione tridimensionale della matrice graficata in (A) 137 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare 5.5.2 Distribuzioni sui piani verticale e orizzontale Infine, per completare il confronto della configurazione clinica, si riportano le distribuzioni di dose nel piano orizzontale. Il confronto è effettuato tra i calcoli previsti dal TPS e i risultati della simulazione Monte Carlo. In figura 5.28, si riportano le due distribuzioni quella del TPS (calcolata) e quella di Geant4 (che in questo caso prende il nome di misurata). Monte Carlo Monte Carlo Figura 5.28 Confronto delle distribuzioni di dose predette da Eyeplan (a sinistra) con quelle calcolata con Geant4 (lato destro). Il confronto è effettuato per il piano orizzontale nella configurazione clinica Come nei casi precedenti, la prima indicazione sulla bontà del confronto è data dalla sovrapposizione delle curve di isodose. Come si vede, la curva calcolata dal TPS del 90% riproduce bene la corrispettiva calcolata dal Monte Carlo, ma spostandosi alle isodosi più piccole si vede sempre una maggiore differenza tra le due curve. Anche in questo caso, tale differenza è imputabile alla scarsa risoluzione spaziale adoperata da Eyeplan per simulare la caduta distale della penombra del fascio di protoni. Per l’isodose del 20% tale discrepanza è di 0.6 mm. 138 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.29 Confronto tra le isodosi calcolata da Eyeplan e quelle calcolate dal Monte Carlo per una configurazione di tipo clinico nel piano orizzontale Le differenze mostrate nella figura precedente possono essere meglio capite se si confrontano direttamente il profilo di dose lungo la direzione del fascio (figura 5.30). Figura 5.30 Confronto tra la distribuzione di dose in profondità lungo l’asse centrale del fascio calcolata dal TPS e i risultati della simulazione Monte Carlo per la configurazione clinica 139 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Inoltre, nel confronto riportato nel grafico precedente sono evidenti anche le differenze dovute alla non perfetta omogeneità della curva simulata con il Monte Carlo. In particolare modo, queste discordanze sono evidenziate nei tratti laterali della struttura oculare dove il dato del TPS sovrastima quello della simulazione Monte Carlo. Come mostrato in figura 5.31, la curva di isodose corrispondente al 20% calcolata dal TPS varia maggiormente spostandosi dal centro fino alle estremità. Valori Percentuali Figura 5.31 Confronto tra le isodosi calcolate dal TPS e dal Monte Carlo per le isodosi del 90% e del 20% In particolare, in figura 5.32, si riporta uno spaccato della figura precedente ove è messo in evidenza che, nel piano trasversale alla direzione di propagazione del fascio, alla profondità di 22.4 mm, la simulazione Monte Carlo non da alcun contributo al rilascio 140 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare di dose al contrario dei calcoli effettuati dal TPS che danno un contributo del 30% alla distribuzione in dose. TPS Monte Carlo Figura 5.32 Confronto tra i profili trasversali calcolati dal TPS e dalla simulazione Monte Carlo alla profondità di 22.4 mm per una configurazione di tipo clinico Tale discordanze possono essere viste anche nella funzione di distribuzione gamma (figura 5.33). Queste discordanze sono probabilmente dovute alla non perfetta capacità da parte del TPS, data la bassa risoluzione spaziale, di riprodurre la caduta distale di dose. Questa deficienza da parte del TPS sembra amplificata dalla presenza di una struttura oculare un po’ più complessa, particolarmente nei punti di giunta tra la cornea e il globo principale. 141 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.33 Funzione di distribuzione gamma per il confronto tra i risultati del TPS e quelli della simulazione Monte Carlo. Il 93.5% dei voxel supera il criterio di accettabilità per il gamma Infine, in figura 5.34 si riporta, utilizzando dei semplici istogrammi, il riepilogo dei risultati dell’analisi adottata. Un’ulteriore conferma della bontà dell’accordo tra il TPS e il dato simulato è riportata nell’istogramma dell’indice NAT riportato nella stessa figura. Il valore dell’indice indica una buona corrispondenza tra il dato sperimentale e le predizioni del TPS, per la verifica della distribuzione di dose nel piano coronale. L’utilizzo di questo indice è molto utile se si confrontano, per esempio, la distribuzione di dose sul piano orizzontale nel configurazione clinica e nella configurazione non clinica. Nel caso della configurazione clinica l’indice NAT ha un valore di 1.8, rispetto alla prima configurazione in cui il suo valore è di 0.74, per cui è possibile affermare che a parità di condizioni statistiche sulla simulazione Monte Carlo, la presenza in Eyeplan della struttura oculare porta a un errore anche se molto contenuto e comunque clinicamente accettabile. 142 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Figura 5.34 Riepilogo dei risultati, sotto forma di istogrammi, dell’analisi applicata alle matrici di dose lungo il piano orizzontale per la configurazione clinica 143 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Conclusioni In questo ultimo paragrafo si riassumono i principali risultati ottenuti dall’analisi dei dati relativi alle misure sperimentali effettuate e all’esito delle simulazioni Monte Carlo. La validazione dosimetrica del TPS studiato è compiuta comparando le distribuzioni di dose predette da Eyeplan con il dato sperimentale e con una simulazione Monte Carlo, per due diverse configurazioni di piano di trattamento, una di tipo non clinico e l’altra di tipo clinico. Le misure sperimentali effettuata con l’impiego di film radiocromici inseriti nei fantocci appositamente ideati, ha permesso di confrontare la distribuzione di dose calcolata dal TPS sul piano coronale. Invece, per verificare le distribuzioni di dose sui piani orizzontale e verticale lungo la direzione di propagazione del fascio si sono confrontati i risultati del TPS con quelli della simulazione Monte Carlo. L’impiego dell’analisi composita quale la distribuzione gamma e l’indice NAT hanno messo meglio in evidenza i punti più critici per il confronto. I dati del TPS, per entrambe le configurazioni, concordano bene con i risultati sperimentali. La massima differenza stimata in termini di DTA è di 0.6 mm e del 5% in termini di Dose Difference. Le differenze in termini di DTA sono dovute alla risoluzione spaziale utilizzata dal TPS per il calcolo delle distribuzioni di dose. Tale risoluzione risulta insufficiente per riprodurre correttamente la caduta distale di dose. Va sottolineato anche che queste differenze aumentano per la configurazione di trattamento clinica ove la struttura oculare accentua la non perfetta predizione della caduta distale di dose da parte del TPS. Inoltre, la simulazione Monte Carlo indica come Eyeplan trascura le probabili disomogeneità presenti in un fascio modulato approssimando a valori costanti l’intera distribuzione longitudinale della dose (5% nel Dose Difference). 144 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Dalla simulazione Monte Carlo è possibile rilevare anche gli errori legati all’assetto sperimentale dovuti a un non perfetto posizionamento e allineamento del fantoccio lungo la linea di trattamento. Da quanto detto, si può affermare che l’accuratezza delle simulazioni Monte Carlo è superiore a quella offerta da Eyeplan. Anche se, le differenze riscontrate rimangono sempre molto contenute e comunque clinicamente accettabili. Inoltre, dai risultati ottenuti si deduce che è possibile effettuare un commissioning del TPS solamente utilizzando i dati di una simulazione Monte Carlo. I calcoli della simulazione Monte Carlo utilizzati in questa tesi devono essere ancora migliorati nella statistica aumentando i tempi di calcolo. I tempi di calcolo, infatti, sono abbastanza lunghi. Per processare 1 milione di eventi occorrono circa 6 ore di CPU utilizzando un biprocessore da 2.4Ghz. Nel caso di un fascio non modulato bastano 1 milione di eventi per riprodurre correttamente il dato sperimentale, per quanto riguarda invece il calcolo della distribuzione di dose, visto l’impiego di un sistema di modulazione passivo che ruota durante la simulazione, si calcola che sono necessari circa 1 milione di eventi per ogni angolo di rotazione. Questo significa che occorrono circa 90 giorni di tempo per il calcolo della distribuzione tridimensionale della dose all’interno dell’occhio. Per superara in parte questo problema si è usato un sistema a cluster (dieci biprocessori da 2.4GHz) su cui distribuire il calcolo. Questo comporta un abbattimento dei tempi di calcolo di un ordine di grandezza per il calcolo della stessa distribuzione tridimensionale di dose. In futuro è presa in considerazione la possibilità di impiegare un sistema che utilizzi GRID per il calcolo della distribuzione di dose da parte del Monte Carlo. 145 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare In questo modo, ottimizzando il codice della simulazione per velocizzare per i tempi computazionali e distribuendo questi tempi con l’uso della griglia si avrà la possibilità di verificare un trattamento reale di un paziente in un solo giorno. 146 Validazione dosimetrica di un Sistema di Piani di Trattamento per protonterapia oculare Bibliografia Capitolo 1 [1] ICRU Report 50 Prescribing, Recording and Reporting Photon Beam Therapy International Commission on Radiation Units and Measurements, Baltimore, Maryland, USA, 1993 [2] ICRU Report 62 Prescribing, Recording and Reporting Photon Beam Therapy (Supplement to ICRU Report 50) International Commission on Radiation Units and Measurements, Baltimore, Maryland, USA, 1999 [3] ICRU Report 24 Determination of Absorbed Dose in a Patient Irradiated by Beams of X or Gamma Rays in Radiotherapy Procedures International Commission on Radiation Units and Measurements, Baltimore, Maryland, USA, 1976 [4] U. 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In particolare, molte di queste mi hanno mostrato sempre il loro affetto con la loro presenza e la loro disponibilità. Ringrazio tutte queste persone che oltre ad essere miei amici hanno contribuito alla mia formazione professionale. Grazie Giacomo e Gabriella, Pablo e Lucia, Giuseppe ed Enza, Elio e Valeria, Piero e Maria Grazia, Giorgio e Claudia. Sto riflettendo sul fatto che da questo elenco scaturisce che l’unico che è da solo sono proprio Io. No scusate, dimenticavo Salvo. Ringrazio, molto sentitamente, il Prof. Salvatore Lo Nigro per avermi dato concretamente la possibilità di terminare la specializzazione e contemporaneamente di portare avanti un progetto di ricerca. Un calorosissimo “grazie” va a Enzo, perché mi ha sempre aiutato e mi è stato veramente vicino anche in momenti un po’ difficili. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. A te vanno la mia stima e il mio affetto. Ringrazio il Dott. Luigi Raffaele per avermi seguito in questi anni di specializzazione con pazienza e disponibilità dandomi sempre preziosi consigli. Se sono entrato nella scuola di specializzazione è anche merito suo. Dedico tutto questo piccolo lavoro e parte della mia stessa vita alla persona a cui sono stato più legato e che adesso mi manca tanto, vorrei dirle solo grazie per tutte le volte che mi ha aiutato e mi ha consolato abbracciandomi e sussurrandomi “ti voglio bene”. Grazie Maria Concetta, vorrei tanto che fossi qui con noi. I miei genitori, Vincenzo e Anna, e la mia piccola sorellina, Norina, sono le persone a cui voglio più bene. Non trovo proprio le parole, vorrei solo ripagare tutti i vostri sforzi, ma non penso che mai ci riuscirò. Vado fiero di voi e Vi porto sempre nel mio cuore. 153