lac lenti a contatto contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Certaldo), M. Bovey (Palermo), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Firenze), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Toronto) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale A. Calossi (Certaldo), O. De Bona (Marcon), M. Lava (Roma), C. Masci (Roma), F. Zeri (Roma) Segreteria O. De Bona via E. Mattei, 11 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: [email protected] Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marco Perini Proprietario testata BieBi Editrice Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia Arti Grafiche Biellesi via Biella 58 - 13878 Candelo (Biella) Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487 Sped. gratuita Numeri arretrati 1 Presso la segreteria sommario luglio 2005 vol.VII, n. 2 Articoli Comprendere le incompatibilità L. Jones Comfort migliorato con una lente giornaliera che lubrifica pag. 4 pag. 8 J. Nick, L.Winterton e J. Lally Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare N. Pescosolido, A. Stefanucci Il primo Congresso Italiano di Ortocheratologia a Certaldo F. Zeri pag. 11 pag. 28 Rubriche 3 Tips & tricks L. Boccardo pag. 30 Immagini di lac F. Zeri pag. 31 In libreria L. Boccardo pag. 32 a r t i c o l o Comprendere le incompatibilità Prima di congedare un paziente a cui avete appena dato delle lenti in silicone idrogel, assicuratevi che utilizzi anche un appropriato sistema di manutenzione Lyndon Jones Ph.D., F.C.Optom., F.A.A.O., Waterloo, Canada L'articolo è stato pubblicato su Contact Lens Spectrum, luglio 2004. CIBA Vision ringrazia gli autori e l'editore per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l'articolo. Senza ombra di dubbio avete familiarità con le diverse reazioni avverse che possono verificarsi tra i materiali di cui sono composte le lenti a contatto e le soluzioni per la manutenzione. Molte complicanze, incluse note reazioni fra lenti del IV gruppo FDA e OptiSoft e lenti CSI e Silsoft con Hydrocare,1 probabilmente si verificano quando le lenti a contatto assorbono in modo selettivo e rilasciano i conservanti presenti nelle soluzioni per la manutenzione. Quando rilasciati, agenti con un basso peso molecolare come clorexidina25, cloruro di benzalconio4, acido sorbico6 e thimerosal4, possono danneggiare l’epitelio corneale, determinando la formazione di infiltrati, 7,10 cheratocongiuntiviti limbari superiori, 11 pseudodendriti12,13 e colorazione corneali (staining). 7,10,14 Staining corneali accentuati sono diventati relativamente rari da quando i produttori hanno sostituito i conservanti e i disinfettanti di vecchio tipo con quelli nuovi ad elevato peso molecolare. Nel mondo, milioni di portatori usano in maniera soddisfacente le moderne soluzioni uniche, monofase e con modalità non strofini (no rub), che contengono uno di questi tre agenti antibatterici: perossido d’idrogeno, poliexametilene biguanide (PHMB) oppure poliquaternium-1 (Polyquad).35 Recenti studi indicano che non tutte le soluzioni sono compatibili con tutti i materiali per lenti a contatto e con tutti i portatori, in particolare per coloro che utilizzano lenti in silicone idrogel. Nuovi lavori indicano che certi sistemi di manutenzione, quando utilizzati in abbinamento con lente in silicone idrogel a uso diurno, possono indurre staining corneale asintomatico in alcuni portatori.15,18 La tutela della salute oculare dei vostri portatori può essere semplicemente legata a un fattore di comprensione dell’interazione tra la specifica soluzione per la manutenzione delle lenti e i moderni materiali. Questo articolo analizza ciò che conosciamo sulle combinazioni che sono all’origine dello staining corneale. Raccolta di evidenze obiettive Studi hanno riportato che l’utilizzo di alcuni sistemi a base di PHMB per la manutenzione di lenti prodotte con specifici materiali polyHEMA - in particolare materiali non ionici ad alto contenuto d’acqua (II gruppo FDA) contenenti N-vinilpirrolidone - possono dare luogo a staining corneale. 19,21 Fino a poco tempo fa, le evidenze dei casi di staining corneale legate alle lenti in silicone idrogel erano sporadiche; ma ora studi ben controllati e con criterio di scelta casuale, hanno esaminato la relazione fra sistemi per la manutenzione e materiali per lenti a base di silicone. Confronto tra sistemi a base di polyquaternium-1 e sistemi a base di PHMB Nel primo studio pubblicato, riguardante lo staining corneale con soluzioni a base di PHMB, i ricercatori hanno applicato a già portatori di lenti morbide, lenti in silicone idrogel in modalità diurna (PureVision).15 Cinquanta pazienti hanno portato le lenti per due periodi consecutivi di un mese ciascuno, utilizzando sia un sistema a base di polyquaternium-1 (Opti Free Express) che un sistema a base di PHMB (ReNu MultiPlus). I ricercatori hanno osservato significativi livelli di staining corneale asintomatico nei soggetti che hanno usato il sistema a base di PHMB; il 37% dei pazienti ha mostrato un livello di staining simile a una tipica reazione indotta dalla tossicità dalla soluzione . Le figure 1 e 2 presentano esempi di staining diffuso osservati in questo studio. Solo il 2% dei soggetti che ha utilizzato un sistema a base di polyquaternium-1 ha sviluppato uno staining simile. I ricercatori hanno notato che il grado di staining non aveva correlazione con alcun sintomo specifico, e che i pazienti, a prescindere dal sistema di manutenzione utilizzato, non avevano riferito alcuna differenza nel comfort o alcuna preferenza per l’una o l’altra soluzione. Confronto tra sistemi a base di perossido di idrogeno e sistemi a base di polyquaternium-1 In uno studio condotto da Amos, 22, 25 i pazienti hanno portato lenti Focus Night&Day e hanno usato un sistema a base di perossido (AOSept Plus) e un sistema a base polyquaternium-1 (OptiFree Express). Amos ha rilevato che i pazienti che hanno usato il sistema a base di perossido di idrogeno hanno sviluppato uno staining complessivo leggermente inferiore rispetto a quelli che hanno usato il sistema a base di polyquaternium-1. Inoltre, in nessun paziente tra quelli che hanno utilizzato AOSept plus è stato riscontrato staining atipico; in 2 dei 25 pazienti (8%) che hanno 4 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Comprendere le incompatibilità Figura 1 Staining puntato diffuso asintomatico in paziente che usa lenti in silicone idrogel con ReNu Multiplus. Figura 2 Staining puntato severo asintomatico in paziente che usa lenti PureVision con ReNu Multiplus. usato Opti-Free, è stato rilevato un livello di staining al di sopra della norma. Confronto tra sistemi a base di perossido di idrogeno e sistemi a base di PHMB Il Centre for Contact Lens Research di Waterloo18 ha applicato a 20 pazienti miopi già portatori, con sintomi di occhio secco legati all’uso di lenti a contatto morbide, lenti PureVision e Focus Night&Day con modalità diurna. In questo studio crociato i pazienti hanno portato, per 2 mesi, un tipo di lente nell’occhio destro e l’altro nell’occhio sinistro. Durante questo periodo è stato loro assegnato, in modo casuale, un sistema di manutenzione a base di PHMB (ReNu Multiplus) o a base di perossido di idrogeno (AOSept plus). A ciascun gruppo a metà dello studio, è stato invertito il sistema di manutenzione, al termine del quale è risultato che: • I pazienti che hanno utilizzato il sistema a base di perossido di idrogeno non hanno mostrato nessuna differenza significativa di staining corneale rispetto all’inizio del test e nessun caso di staining elevato. 5 2005, vol. VII, n. 2 • Sui pazienti che hanno utilizzato il sistema a base di PHMB è stato riscontrato, in entrambe le visite di controllo, un aumento significativo dello staining corneale rispetto all’inizio del test; maggiore con PureVision che con Focus Night&Day. • Nel 47% degli occhi con PureVision e nel 21% degli occhi con Focus Night&Day, i cui portatori hanno usato un sistema di manutenzione a base di PHMB, è stato riscontrato staining. • Lo staining era generalmente lieve (<25 su scala 0100) e spesso appariva privo di colorazione centrale e circondato da un inusuale anello (fig. 3 e 4) come riportato in precedenza.15,17 Soluzioni a base di PHMB, con diverse formulazioni Amos23 ha inoltre studiato l’incidenza e il grado di severità dello staining corneale in pazienti che hanno portato Focus Night&Day, testando però solamente i sistemi di manutenzione a base di PHMB. Dopo un mese i pazienti che avevano utilizzato ReNu, mostravano il 24% di staining atipico, mentre in quelli trattati con SOLOCARE AQUA non è stato rilevato alcun incremento dello staining. Questi studi indicano che: 1. Un livello inaccettabile di staining si presenta più frequentemente nell’utilizzo abbinato di lenti PureVision e alcuni sistemi a base di PHMB, rispetto a quando le stesse soluzioni vengono utilizzate con lenti Focus Night&Day. 2. Lo staining è relativamente raro quando si utilizzano sistemi a base di perossido o polyquaternium-1. 3. Sistemi con la stessa concentrazione di PHMB possono comportarsi diversamente a seconda della formulazione della soluzione.24 Il fattore lipidico Benché non sia ancora completamente chiaro il meccanismo che sta alla base dello staining corneale osservabile con certe combinazioni di lenti in silicone idrogel e sistemi di manutenzione, possiamo ottenere degli elementi utili studiando come le soluzioni a base di PHMB interagiscano con altri materiali per lenti a contatto. I ricercatori hanno notato staining corneale in pazienti che utilizzano determinati prodotti a base di PHMB, con materiali ad alto contenuto d’acqua, non ionici, che si legano ai lipidi. (gruppo II FDA).19,20,25,27 Una teoria sostiene che uno o più componenti, presenti in alcuni prodotti, si leghino dapprima ai depositi lipidici presenti sulla superficie della lente in silicone idrogel, per poi essere rilasciati come avviene nei dispositivi per il rilascio dei medicinali. La mancanza di lipidi a r t i c o l o Comprendere le incompatibilità Figura 3 Staining asintomatico ad anello in paziente che usa lenti PureVision con sistema a base di PHMB conservato. senza sviluppare problemi clinici. Quando un portatore, che utilizza le lenti in modalità diurna, passa da una tradizionale lente in idrogel ad una in silicone idrogel, va tenuto in debita considerazione quanto il suo attuale sistema di manutenzione sia totalmente compatibile con il nuovo materiale. Quando il portatore continua ad utilizzare lo stesso sistema di manutenzione e presenta sintomi di sensibilità al prodotto o tossicità, tendiamo a dare la colpa al nuovo materiale, invece che all’interazione tra materiale e sistema di manutenzione. Questo stesso portatore può non presentare staining corneale eccessivo con un sistema di manutenzione compatibile con lenti in silicone idrogel, quindi può essere utile sostituire la soluzione e se necessario ripetere i controlli con la fluoresceina. Differenza fondamentale Figura 4 Staining asintomatico ad anello in paziente che usa lenti Focus Night&Day con ReNu Multiplus. nei campioni in vitro, può spiegare come mai questo fenomeno si presenti solo negli studi in vivo, i quali mostrano che la disposizione del deposito lipidico è normalmente identico alla forma dello staining corneale osservato. Rispetto ad altre lenti a contatto morbide, quelle in silicone idrogel hanno una composizione chimica unica. Le caratteristiche che rendono questo materiale più sensibile alle minime variazioni nella composizione delle soluzioni rispetto ad altri materiali in idrogel disponibili sul mercato comprendono: • Altissima permeabilità all’ossigeno 28,29 • Bassi livelli di depositi proteici 27,30 • Alti livelli di assorbimento lipidico 27,30 • Umettabilità ridotta in vitro 31,32 • Livelli di disidratazione ridotti 33,34 • Rigidità del materiale 28. Proprio per queste peculiarità, credo che le lenti in silicone idrogel possano costituire una nuovo gruppo nella classificazione FDA delle lenti a contatto morbide (Gruppo V). Conoscere le differenze Intepretare le interazioni Qualunque sia il meccanismo alla base, studi recenti già verificati, hanno dimostrato che il ruolo del PHMB nel caso di uso diurno di lenti in silicone idrogel sia stato sottostimato. Lenti in silicone idrogel possono interagire con taluni sistemi di manutenzione, dando luogo a quadri di staining corneali relativamente asintomatici distintamente diversi da quelli osservati con lenti in HEMA. Ma non tutte le soluzioni a base di PHMB hanno la stessa probabilità di indurre staining. Alcuni prodotti a base di PHMB causano uno staining di lieve entità tanto quanto quello causato dalle soluzioni a base di perossido di idrogeno o poliquaternium-1 23, e molti portatori possono utilizzare indifferentemente qualsiasi soluzione con le loro lenti in silicone idrogel Conoscere le singole proprietà dei materiali in silicone idrogel e capire come interagiscano con i diversi sistemi di manutenzione può aiutarci ad evitare l’insorgere di staining corneale in alcuni portatori di lenti a contatto in silicone idrogel. “Il quando fa la differenza” Diversi studi hanno dimostrato che la severità dello staining corneale correlato alle lenti a contatto aumenta nell’arco di 4 settimane15,18, che è decisamente asintomatico 14,15,17,22,23 e che è più evidente quando il paziente indossa le lenti da circa 2 ore. 21 La gravità dello staining corneale si riduce mano a mano che il portatore continua ad indossare le lenti, tanto che il test della fluoresceina 6 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Comprendere le incompatibilità Tabella 1 mostra livelli di staining ridotti dopo 6 ore di utilizzo21. Le differenze dello staining corneale osservate ad intervalli di tempo diversi possono spiegare le ragioni per cui alcuni applicatori non riescono a riscontrare uno staining corneale eccessivo. Generalmente controlliamo i portatori quando lo staining corneale è meno evidente, dopo che hanno usato le lenti per 6-8 ore. E, poiché lo staining corneale correlato al sistema di manutenzione è asintomatico, è meno probabile che ci venga in mente di eseguire il test fluoresceinico su portatori che non lamentano problemi di comfort. La migliore metodologia per riconoscere lo staining corneale causato dai sistemi di manutenzione è quello di eseguire un esame fluoresceinico con filtro giallo selettivo ad ogni visita di controllo dei portatori di lenti in silicone idrogel, controllo che dovrebbe avvenire idealmente dopo 2 ore di uso. Per una lista completa dei sistemi di manutenzione e delle loro composizioni visitare http: //www.clspectrum.com/class/ alla pagina “Contact Lenses and Solutions Summary”. Bibliografia 1. Barr J. What you need to know about solution interactions. Contact Lens Spectrum. 1994;9:15-20. 2. Refojo M. Reversible binding of chlorhexidine gluconate to hydrogel contact lenses. Contact Intraocul Lens Med J. 1976;2:47-56. 3. MacKeen D, Green K. Chlorhexidine kinetics of soft contact lenses. J Pharm Pharmacol. 1978;30:678-682. 4. Richardson NE, Davies DJ, Meakin BJ, et al. The interaction of preservatives with polyhydroxyethylmethacrylate (polyHEMA). J Pharm Pharmacol. 1978;30:469475. 5. Ruben M. Chlorhexidine (CH) and the phema soft lens. Contact Lens J. 1980;9:3-14. 6. Sibley M, Chu V. Understanding sorbic acid-preserved contact lens solutions. Int Cont Lens Clin. 1984;11;531-539. 7. Bernstein HN, Lemp MA. An unusual keratoconjunctivitis occurring after long time wearing of the A O Softon (Formerly Griffin or Bionite) hydrophilic contact lens. Ann Ophthalmol. 1975;7:97-100,103-104,106. 8. Josephson J, Caffery B. Infiltrative keratitis in hydrogel lens wearers. Int Cont Lens Clin. 1979; 6:47-70. 7 2005, vol. VII, n. 2 9. Mondino BJ, Groden LR. Conjunctival hyperemia and corneal infiltrates with chemically disinfected soft contact lenses. Arch Ophthalmol. 1980;98:1767-1770. 10. Wilson LA, McNatt J, Reitschel R. Delayed hypersensitivity to thimerosal in soft contact lens wearers. Ophthalmology. 1981;88:804-809. 11. Fuerst DJ, Sugar J, Worobec S. Superior limbic keratoconjunctivitis associated with cosmetic soft contact lens wear. Arch Ophthalmol. 1983;101:1214-1216. 12. Udell I, Mannis MJ, Meisler DM, et al. Pseudodendrites in soft contact lens wear. CLAO J. 1985;11:51-53. 13. Margulies LJ, Mannis MJ. Dendritic corneal lesions associated with soft contact lens wear. 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Jones L, Long J, Chen P: The impact of contact lens care regimens on the in vitro wettability of conventional and silicone-hydrogel contact lens materials. Invest Ophthalmol Vis Sci. IOVS 2002; ARVO abstract 3097. 32. Cheng L, Muller SJ, Radke CJ: Wettability of silicone-hydrogel contact lenses in the presence of tear-film components. Curr Eye Res. 2004;28:93- 108.33. 33. Jones L, et al. In vitro evaluation of the dehydration characteristics of siliconehydrogel and conventional hydrogel contact lens materials. Contact Lens & Anterior Eye. 2002:25;147-156. 34. Morgan PB, Efron N: In vivo dehydration of silicone hydrogel contact lenses. Eye Contact Lens. 2003;29:173-176. 35. DePaolis MD, Ryan RA. Silicone hydrogel lenses in practice. Contact Lens Spectrum. 2002;17:36 a r t i c o l o Comfort migliorato con una lente giornaliera che lubrifica Joachim Nick, Lynn Winterton e John Lally presentano un’evoluzione per un ben noto prodotto, Focus Dailies All Day Comfort di Ciba Vision L'articolo è stato pubblicato su Optician, 3 giugno 2005. CIBA Vision ringrazia gli autori e l'editore per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l'articolo. Il comfort è vitale affinché un portatore sia soddisfatto delle proprie lenti a contatto e tuttavia relazioni provenienti da tutto il mondo indicano che secchezza e fastidio continuano a essere un problema notevole tra i portatori di lenti a contatto, i quali, troppo spesso, optano per ridurne o, addirittura, cessarne l’uso1-3. L’abbandono delle lenti a contatto resta una sfida importante per l’industria, con circa 2,1 milioni di abbandoni nel Regno Unito4, e tra 10 e16 milioni negli Stati Uniti5. Le lenti a contatto giornaliere sono state introdotte come estensione logica delle lenti a sostituzione frequente, con l’intento di ridurre l’elevato tasso di abbandono. La sostituzione frequente delle lenti evita l’insorgere di problematiche associate ai depositi di proteine6,7, lipidi8 e mucine9, normalmente presenti nel film lacrimale; fanno parte di queste problematiche la riduzione dell’acuità visiva10, del comfort3,11 e dell’umettabilità12, e l’aumento di complicanze infiammatorie quali congiuntivite papillare13 e occhio rosso acuto14. Benché sia le lenti a ricambio frequente che quelle giornaliere riducano i problemi clinici, migliorino le performance soggettive e diminuiscano il numero delle visite impreviste12, 15-18, queste ultime, non avendo bisogno di manutenzione, sono in grado di ridurre in modo significativo, o risolvere, le problematiche di quei portatori che non seguono le istruzioni e diminuire l’incidenza delle complicanze in modo anche più efficace19-21. Le lenti “usa e getta” giornaliere sono note; i portatori di queste lenti a contatto riferiscono comfort e visione soggettivamente migliori, capacità di portare le lenti per un periodo più a lungo e maggior praticità, rispetto all’uso di altri tipi di lenti22-27. Ma nonostante questi benefici, i portatori continuano a denunciare sensazione di secchezza e fastidio anche con le lenti giornaliere. Odierni metodi di trattamento della secchezza Oltre a suggerire ai portatori che lamentano secchezza e fastidio di ridurre il tempo d’uso, gli applicatori, per alleviare temporaneamente i sintomi, possono consigliare l’uso di gocce umettanti, disponibili in diverse formulazioni, o provare ad applicare lenti progettate per una biocompatibilità ottimale. Tuttavia nessuno di questi approcci ha risolto completamente il problema della secchezza e del fastidio legato all’uso delle lenti. Le gocce umettanti (o di comfort), che hanno la funzione di imitare o integrare il film lacrimale naturale, sono in grado di alleviare momentaneamente la sensazione di fastidio causato dalla secchezza. L’uso di qualsiasi tipo di lente a contatto modifica la normale fisiologia del film lacrimale assottigliandolo, alterandone lo strato lipidico e riducendone il tempo di rottura [BUT, break-up time N.d.T.] con conseguente sensazione di secchezza28. Thai e colleghi hanno recentemente trovato che il film lacrimale pre-lente evapora più rapidamente (circa il 35%) di quello pre-corneale, questo indipendentemente dal materiale della lente o dal contenuto d’acqua, tenendo conto anche della variazione individuale del tasso di evaporazione del film lacrimale29. La formulazione di una soluzione in grado di fornire comfort e sollievo dai sintomi di occhio secco nell’arco dell’intera giornata di utilizzo è stata una vera sfida, ma infine le gocce umettanti hanno dato dei buoni risultati. Sebbene contengano componenti che ne aumentano la viscosità, le gocce, dopo l’instillazione, tendono a scendere rapidamente nei dotti naso-lacrimali permanendo nell’occhio del portatore solo per un breve periodo di tempo. Le gocce che permangono vengono a loro volta rapidamente assorbite dalla cornea, dalla congiuntiva e dalla mucosa nasale, con una perdita complessiva, per ogni instillazione, di almeno il 90% del prodotto30. Ne consegue che per migliorare il comfort in modo efficace le gocce devono essere instillate più volte durante il giorno. L’altra risposta dell’industria ai sintomi di sec8 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Comfort migliorato con una lente giornaliera che lubrifica chezza, è stata quella di apportare miglioramenti al materiale della lente finalizzati alla disidratazione e all’umettabilità. Tutte le lenti in idrogel si disidratano durante l’uso31. Questo effetto sembra essere legato, in parte, al contenuto d’acqua delle lenti; in generale, le lenti con un maggior contenuto d’acqua si disidratano di più e più rapidamente rispetto a quelle prodotte con materiali a basso contenuto d’acqua32,33. Un basso tasso di umidità o getti d’aria diretti34 possono contribuire alla disidratazione delle lenti, nonostante alcuni studi abbiano evidenziato che le condizioni ambientali influenzino solo in minima parte la disidratazione35. Esistono varie sistemi atti a migliorare l’umettabilità della superficie della lente (o a minimizzarne la perdita). I portatori di lenti in idrogel possono immergere le loro lenti in soluzioni riequilibranti realizzate per migliorarne temporaneamente il comfort e l’umettabilità, nonostante l’effetto si perda poi durante l’uso nell’arco della giornata36. Studi sulle lenti in silicone idrogel indicano che questi materiali manifestano una minor disidratazione in vitro rispetto alle lenti tradizionali32 e che i portatori, che si avvalgono di questi materiali, risentono meno dei sintomi di secchezza quando indossano le lenti con modalità di uso prolungato37. Altri studi invece, per ciò che riguarda i sintomi di secchezza, non hanno riscontrato differenze soggettive tra le lenti in silicone idrogel e quelle tradizionali in idrogel.38 Un’altra alternativa è l’utilizzo di materiali come l’omafilcon A, realizzati per massimizzare l’idratazione e l’umettabilità, che da quanto riportato migliorano il comfort39-42. Comunque sia, nessuna tra queste opzioni offre i benefici di una lente giornaliera. Per riassumere, le attuali strategie per affrontare i problemi di disidratazione e discomfort hanno seri limiti: l’utilizzo di gocce umettanti permette un sollievo solo momentaneo e la necessità di istillare il prodotto frequentemente compromette la praticità delle lenti a contatto; l’effetto delle soluzioni riequilibranti per aumentare l’umettabilità delle lenti, è anch’esso limitato nel tempo e diminuisce durante il periodo di utilizzo; e i particolari trattamenti per migliorare l’umettabilità dei materiali in silicone idrogel hanno l’esclusiva funzione di elevare il loro livello di umettabilità e comfort ad un valore simile a quello delle lenti in idrogel. Focus Dailies All Day Comfort La lente a contatto ideale dovrebbe essere prodotta con un materiale in grado di mantenere l’umettabilità durante tutto il periodo di uso, esattamente come la cornea. 9 2005, vol. VII, n. 2 Le nuove Focus Dailies All Day Comfort (CIBA Vision) sono le prime lenti a contatto studiate per rilasciare “Gocce di Comfort” per tutto l’arco della giornata. Come le lenti Dalies originarie, le nuove lenti sono prodotte con nelfilcon A, un materiale a base di alcol polivinilico (PVA). Conosciuto per la sua biocompatibilità, il PVA è contenuto in molte lacrime artificiali e gocce umettanti per lenti a contatto, inclusi Refresh, Liquifilm Tears, Tears Plus, Cellufresh (Allergan) e Hypotears (CIBA Vision). Non tossico e solubile in acqua, il PVA è moderatamente viscoso, sufficientemente da aumentare il tempo di contatto di una soluzione con la superficie oculare, ma non così tanto da interferire con il normale ammiccamento43. Le nuove lenti Focus Dailies All Day Comfort contengono una quantità di PVA cinque volte superiore rispetto a quella contenuta nelle Focus Dailies precedenti. Grazie alla tecnologia brevettata, il PVA in eccesso, che ha un peso molecolare più elevato rispetto al PVA utilizzato per produrre la lente, viene lentamente rilasciato dalla lente durante il corso della giornata, migliorando il comfort e riducendo il senso di secchezza rispetto alle precedenti lenti a base di nelfilcon A. Il graduale rilascio del PVA in eccesso, attraverso un meccanismo brevettato (AquaComfort, N.d.T.), è attivato dall’ammiccamento: la pressione esercitata ad ogni ammiccamento durante la giornata, “spreme” la lente, che in questo modo rilascia minuscole quantità di PVA sulla superficie oculare e nel film lacrimale. Incorporata nella matrice della lente, questa tecnologia può essere descritta come una serie di corti filamenti spiraliformi. Ad ogni ammiccamento questi filamenti vengono espulsi e rilasciati sulla superficie della lente e infine distribuiti sulla stessa dal movimento palpebrale, riducendo così l’attrito tra la superficie inferiore della palpebra e quella della lente e, in ultima analisi, stabilizzando il film lacrimale sulla lente. Invece di un veloce “scroscio”, come quando si istilla una goccia di umettante, con Focus Dailies All Day Comfort il rilascio avviene in modo graduale e in piccole quantità ad ogni ammiccamento, favorendo così un’umettabilità di lunga durata44,45 e un sollievo dalla sensazione di secchezza duraturo. Studi clinici Studi clinici hanno indicato che Focus Dailies All Day Comfort rappresenta un significativo sviluppo nel mercato delle lenti giornaliere, sia quanto a comfort in generale che a fine giornata. In uno studio condotto da diversi centri di ricerca, più di 100 portatori delle precedenti lenti Focus Dailies a r t i c o l o Comfort migliorato con una lente giornaliera che lubrifica hanno affermato di preferire nel complesso la nuova lente: l’87% dei soggetti hanno preferito Focus Dailies All Day Comfort all’originale Focus Dailies riportando un comfort migliore e minor secchezza. Del 72% dei soggetti che hanno espresso una preferenza, l’83% ha preferito la nuova lente in termini di comfort complessivo e il 72% in termini di comfort a fine giornata. La frequenza e il grado dei sintomi di secchezza sono risultati inferiori con Focus Dailies All Day Comfort rispetto alle Focus Dailies (21% contro il 32%)46. Questo studio ha anche chiaramente dimostrato che ai portatori che usano Focus Dailies possono essere applicate le nuove lenti con facilità. Un altro studio multicentrico ha confrontato le performance della nuova Focus Dailies con quelle di 1-Day Acuvue di Johnson & Johnson e ha rilevato che il comfort, i sintomi soggettivi e la durata di un utilizzo confortevole con Focus Dailies sono stati valutati migliori di quelli con 1-Day Acuvue47. Ringraziamenti Gli autori ringraziano Alisa Sivak del Centre for Contact Lens Research dell’Università di Waterloo per il suo supporto nella realizzazione di questo articolo. La lente è stata lanciata in Italia a Giugno 2005. Le versioni sferica e torica sono già in distribuzione; la versione progressiva sarà disponibile nei prossimi mesi. Bibliografia 1. Doughty MJ, et al.: A patient questionnaire approach to estimating the prevalence of dry eye symptoms inpatients presenting to optometric practices across Canada. Optom Vis Sci 1997 74;8: 624-31. 2. Pritchard N, Fonn D, Brazeau D: Discontinuation of contact lens wear: a survey. Int Cont Lens Clin 1999 26;157 - 162. 3. 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Introduzione Il benessere della superficie oculare è dato dalla stabilità del film lacrimale durante la fase di apertura dell’occhio. L’integrazione neuroanatomica sia dei fattori di composizione che idrodinamici, regola il meccanismo principale attraverso il quale è mantenuta la stabilità dello stato del film lacrimale. La disfunzione di alcuni elementi dell’integrazione neuroanatomica, porterà ad un film lacrimale instabile, es. occhio secco e causerà discomfort oculare e disagi della superficie oculare. Nei normali individui sani con una integrazione neuroanatomica sana, l’adattamento delle lenti a contatto è semplice con dei buoni esiti. Tuttavia, non è difficile immaginare che l’utilizzo di lenti a contatto può nel tempo compromettere la difesa della superficie oculare. In generale è concepibile che la previa compromissione della difesa della superficie oculare, può presentare difficoltà nell’adattamento delle lenti o causare intolleranza o discomfort nei confronti delle lenti a contatto. Questo lavoro ha mostrato a grandi linee che le diverse aree dove le difese di superficie dell’occhio sono compromesse in seguito ad una disfunzionale integrità neuroanatomica potrebbero essere la causa o contribuire all’intolleranza alle lenti a contatto. L’identificazione e la correzione di questi elementi disfunzionali può stabilire il benessere e la difesa di una sana superficie oculare, determinando una riduzione o eliminazione del discomfort portato dall’uso delle lenti a contatto. Il benessere della superficie oculare è determinato dalla stabilità del film lacrimale durante l’apertura degli occhi. L’integrazione neuroanatomica sia dei fattori di composizione che idrodinamici regola il meccanismo fondamentale attraverso il quale è mantenuta la stabilità del film lacrimale. La disfunzione di alcuni elementi di tale integrazione potrebbe indurre ad una instabilità del film lacrimale e quindi all’occhio secco, producendo disagi e disturbi alla superficie oculare. Quando la difesa della superficie oculare è compromessa si possono verificare serie complicazioni, alcune possono persino minacciare la vista; inoltre è resa difficoltosa l’applicazione delle lenti a contatto portando disagio e intolleranza. Questo articolo esamina i fattori anatomici, neuronali e meccanici che hanno un effetto sull’utilizzo delle lenti a contatto e l’integrazione neuroanatomica disfunzionale che potrebbe essere la fonte o contribuire all’intolleranza verso le lenti a contatto. L’articolo presenta inoltre test clinici che potrebbero essere eseguiti per verificare l’integrazione neuroanatomica nel tentativo di risolvere questo complesso problema. Parole chiave Lenti a contatto, integrazione neuroanatomica, superficie oculare Ricevuto il 13 maggio 2005. Accettato per la pubblicazione il 22 giugno 2005. 11 2005, vol. VII, n. 2 2. Il benessere della superficie oculare richiede un film lacrimale stabile La superficie oculare è ricoperta dall’epitelio che riveste la cornea, il limbus e la congiuntiva, delimitati dalle palpebre superiore ed inferiore. L’epitelio della superficie oculare è ricoperto dal film lacrimale, che ha uno spessore di circa 7 micron ed un volume di 6,5 ± 0,3 microlitri ed è costituito da tre strati: uno strato esterno lipidico (0,1 micron), secreto dalle ghiandole di Meibomio, molto sottile, composto da sostanze grasse non polari (fosfolipidi) e polari (es. colesterolo) che impediscono l’evaporazione dell’acqua presente nel film stesso; uno strato intermedio (circa 7 micron), acquoso, prodotto dalle ghiandole lacrimali principali ed in cui sono presenti sostanze nutritive e di difesa ed uno strato profondo, mucoso a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare trae origine da un film lacrimale stabile durante lo stato di apertura degli occhi. La lubrificazione corneale è un’altra funzione chiave del film lacrimale, facilitando un ampio movimento delle palpebre e quindi minimizzando il trauma meccanico correlato all’attrito palpebrale per l’epitelio della superficie corneale. Un equilibrato film lacrimale non solo richiede un’adeguata quantità e proporzione di tutti i fattori che lo compongono ma il suo equilibrio dipende anche da un effettivo moviFigura 1 mento del diffondersi delle lacrime Integrazione neuroanatomica della superficie oculare per mantenere il film lacrimale stabile. La prima branca del nervo trigemino (V1) serve come afferente per i due riflessi neu- sulla superficie oculare. ronali mediati dal VII paio di nervi cranici con la via parasimpatica e motrice, che parteci- Il muoversi della palpebra non solo distribuisce il film lacrimale ma facipano come controllo alla difesa della superficie oculare. Lacrimazione, vasodilatazione e secrezione acquosa lacrimale e quella prodotta dalle ghian- lita il ricambio e la pulizia del dole di Meibomio sono mediate attraverso le fibre parasimpatiche del nervo facciale, mentre liquido stesso nel sistema di drel’ammiccamento e la chiusura palpebrale sono mediate attraverso le fibre motorie del nervo naggio naso-lacrimale. facciale. L’ammiccamento è anche un aiuto nello spargere il film lacrimale sulla superficie Un film lacrimale stabile inoltre ci oculare e facilitare la rimozione delle lacrime utilizzate nel sistema di drenaggio naso-lacri- permette di vedere in modo nitido male. Questi 2 riflessi controllano i fattori di composizione ed idrodinamici della difesa della e protegge dalla secchezza e dal superficie oculare; peraltro anche le fibre simpatiche ed i recettori purinergici intervengono disagio durante la fase di apertura in questo processo11. dell’occhio. L’applicazione delle lenti a contatto comporta l’introduzione di un (0,02 - 0,05 micron), aderente alla superficie oculare corpo estraneo sulla superficie oculare e questo intered avente una funzione eminentemente di lubrifica- ferisce con l’equilibrio del film lacrimale comprometzione. In effetti, le mucine sono presenti anche negli tendo indirettamente il benessere della superficie altri strati con la funzione di lubrificare e proteggere stessa. la superficie oculare e contribuire a ridurre l’evapo- I due principali esiti sfavorevoli che le lenti a contatto razione del film. Esse vengono prodotte e immagaz- possono determinare sono: l’ipossia (interruzione di zinate nei granuli secreti dalle globet cells (cellule cali- ossigeno o riduzione di scambio) ed il trauma meccaciformi) e dalle cellule secretorie non globet e dalla nico (dovuto all’attrito tra la palpebra e la lente e tra la lente e l’epitelio della cornea). ghiandola lacrimale principale.1,2 Lo strato acquoso del film lacrimale è composto prin- Entrambi questi effetti sono legati alla condizione cipalmente da acqua (98%), elettroliti, glucosio, fisiologica del film lacrimale del soggetto. immunoglobuline, lattoferrina, lisozima, albumina e ossigeno ma contiene anche istamina, prostaglandine, 3. Integrazione neuroanatomica di difesa fattori di crescita, interleuchine e mucina. Esso ha fun- della superficie oculare per mantenere stazione lubrificante, di difesa, ottica e riparativa per l’e- bile il film lacrimale pitelio corneale per il quale, inoltre, rappresenta una fonte di nutrimento3. Sono presenti inoltre differenti I fattori di composizione, come le ghiandole lacrimali, fattori trofici necessari per il mantenimento della le ghiandole di Meibomio, l’epitelio corneale, i fattori salute dell’epitelio della superficie oculare4-6 ed un idrodinamici, come l’ammiccamento ed un’adeguata chiusura delle palpebre, sono requisiti necessari per efficace meccanismo di difesa contro i microbi7-9. Un film lacrimale stabile è necessario per il manteni- mantenere il film lacrimale stabile. La figura 1 rappresenta come questi fattori possono mento del benessere della superficie oculare. L’apporto di ossigeno alla cornea, non vascolarizzata, integrare l’unità funzionale neuroanatomica10,11. Tale 12 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare integrazione è mediata da due riflessi generati da un input sensoriale afferente, dal primo ramo del nervo trigemino o V paio di nervi cranici (V1) e da un output efferente (sensore), di branche parasimpatiche o dal ramo motore del nervo facciale (Fig. 1) a cui si associano fibre simpatiche, recettori purinergici e fattori di crescita quali l’EGF. L’input sensoriale trasmesso dal quinto nervo al nucleo trigeminale media la sensazione dolorifera emer- Figura 2 gente dalla superficie corneale e Si ipotizza che il recettore P2Y2 tirosin-chinasi-dipendente stimoli la proliferazione cellulare attraverso l’ATP extracellulare. L’attivazione del recettore P2Y2 attraverso l’ATP degli annessi. Di contro, il ramo induce un incremento della concentrazione intracellulare di calcio e potrebbe causare il motorio del nervo facciale (VII paio rilascio di PDGF dalle cellule che a sua volta media la transattivazione del recettore PDGFn.c.) guida l’ammiccamento e la α. L’attivazione del recettore PDGF-α potrebbe indurre il rilascio di HB-EGF dalla matrice chiusura delle palpebre ed i fattori extracellulare dal lato pro-HB-EGF della membrana attraverso una MMP (metalloproidrodinamici. teasi). Di conseguenza il rilascio di HB-EGF transattiva il recettore tirosin-chinasi EGF. Il ramo parasimpatico del nervo I recettori EGF e PDGF attivati stimolano l’attività proliferativa delle cellule, attraverso facciale, invece, tramite i recettori Ras-Raf-MEK-ERK e le vie PI3 chinasi. Tuttavia potrebbero esserci altri segnali che conmuscarinici M3 controlla la secre- tribuiscono all’attività mitogenica delle cellule mediata dal recettore P2Y2. zione dei fattori di composizione. Così, l’instillazione di carbacolo stimola la secrezione dalle globet cells congiuntivali, attraverso l’attivazione del recettore zione del Ca2+, da parte di ATP e UTP esogeni, induce muscarinico M3, per la mobilizzazione del Ca2+, recet- un incremento pari a 4 volte la secrezione di mucina tore espresso da queste cellule12. dalle globet cells della congiuntiva di coniglio ed Il ruolo preciso dell’aumento del Ca2+ intracellulare umana, aumentando contemporaneamente il volume nella secrezione delle globet cells di ratto è stato chia- del film lacrimale17, 18 e proliferazione cellulare (Fig. 2). rito di recente attraverso la chelazione del Ca2+ extra- Nonostante l’EGF sia di norma associato ad eventi a cellulare con EGTA, che ha inibito la secrezione coli- più lunga scadenza quali la proliferazione, la differennergica indotta dall’agonista13. Inoltre, l’aumento dei ziazione e la migrazione cellulare ed i processi di rierecettori di Ca2+ nel citosol nelle cellule globet con- pitelizzazione19, è stato di recente dimostrato che l’atgiuntivali mediante calcio ionoforo (iono-mucine) ha tivazione del recettore per l’EGF riveste un ruolo portato ad un rapido incremento della secrezione totale chiave nella secrezione della ghiandola lacrimale20. di mucina14. I sistemi di segnale che sottintendono a tale processo, È stata dimostrata di recente anche la presenza di fibre la specifica modalità di azione dell’EGF nella secresimpatiche nelle globet cells congiuntivali umane: zione sono ancora oggetto di studio: tuttavia, la ricerca questa scoperta suggerisce che tali fibre ed i recettori ha già suggerito che gli eventi di mobilizzazione dello attivino specifici sistemi di segnale che portano diret- ione calcio intracellulare EGF-indotti svolgono un tamente alla secrezione da parte delle globet cells15, 16. ruolo significativo nel controllare questo processo20. È ormai evidente il ruolo dello ione calcio intracellu- In sintesi, i recettori purinergici P2Y2, muscarinici M3, lare nella modulazione della secrezione cellulare. adrenergici ed i recettori EGF, per mezzo dell’attivaAd es., il Ca2+ del citosol, sia da solo che attraverso il zione dei sistemi di modulazione legati al Ca2+, hanno complesso Ca2+/proteinchinasi calmodulina-dipen- tutti il compito principale nella secrezione di mucina dente, determina la fosforilazione dei substrati cellu- nel film lacrimale. lari specifici e porta alla secrezione della ghiandola È attraverso l’integrazione neuroanatomica degli lacrimale2. annessi che il sistema di difesa è pronto ed efficace nel Alcuni studi hanno ancora dimostrato che la stimola- proteggere la superficie oculare. zione del recettore purinergico P2Y2 per la mobilizza- I meccanismi attraverso i quali le fibre nervose corneali 13 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare assicurano l’integrità della cornea e ne promuovono la rigenerazione a seguito di lesioni oculari, sono in questo periodo oggetto di ricerca in molti laboratori. I risultati di studi di colture in vitro suggeriscono che i neuroni e le cellule epiteliali corneali si supportano vicendevolmente nell’attività trofica, attraverso il rilascio di sostanze solubili per una difesa della superficie oculare. I neuroni trigeminali rilasciano i fattori diffusibili (neurotrasmettitori e neuropeptidi) che stimolano la crescita delle cellule epiteliali corneali, la proliferazione, la differenziazione e la produzione di collagene di tipo VII 21, 22. Le cellule corneali epiteliali, a loro volta, rilasciano fattori solubili (NGF, GDNF, ecc..) che promuovono la crescita e la sopravvivenza dei neuroni23, 24. Anche i cheratociti dello stroma corneale producono neurotrofine, tuttavia la loro influenza sul trofismo cellulare rimane ancora da chiarire. È sempre più chiaro che i fattori trofici neuroderivati esercitano un’azione combinata nei processi di trofismo e di modulazione e che, quando vengono rilasciati dai nervi corneali in condizioni basali normali, stimolano le cellule epiteliali normali, azione questa che è parte del naturale processo di mantenimento e di rinnovamento fisiologico dei tessuti. Il movimento meccanico delle palpebre sulla cornea durante l’ammiccamento, la disidratazione della superficie oculare spesso con molta probabilità rappresentano uno stimolo adeguato per indurre il rilascio dei fattori neuronali. Nel film lacrimale, inoltre, sono contenute altre sostanze dotate di attività neurotrofica, nella concentrazione atta al mantenimento della normale superficie oculare e provengono dalla congiuntiva, dalla ghiandola lacrimale e dalle ghiandole accessorie orbitali e palpebrali. Nell’occhio sano i piccoli insulti alla superficie oculare vengono rapidamente riparati grazie all’azione trofica continua operata dal film lacrimale25, 26. di tali fibre contiene la sostanza P (SP) e/o un peptide gene-correlato alla calcitonina (CGRP)27-34, (Fig. 3). Numerosi nervi corneali racchiudono anche un peptide attivatore della adenilatociclasi pituitaria (PACAP), un neuropeptide con una stretta analogia strutturale con il peptide vasoattivo intestinale (VIP)35-38, che sembra proteggere le cellule dell’endotelio corneale dalla degenerazione ossidativa39 mentre altri nervi corneali rilasciano galanina31,40. Molti nervi non-peptidergici si distinguono nel rilasciare una sostanza glucoconiugata (I-B4) e inoltre contengono l’isoenzima acidofosfatasi resistente al fluoro (FRAP)41. È possibile la presenza, del glutammato e dell’aspartato quali amminoacidi eccitatori. Sostanza P (SP) Numerosi studi hanno confermato l’importanza della SP nella rigenerazione e nel mantenimento dell’epitelio corneale. È presente in concentrazione fisiologica nella cornea sana ed i recettori specifici della SP (SPNK1) sono numerosi e diffusi nelle cellule epiteliali corneali42-44. La SP è inoltre un componente fondamentale delle lacrime normali e la sua concentrazione diminuisce sensibilmente nei soggetti affetti da cheratite erpetica45. Favorisce i processi cellulari di mantenimento, di ripristino del normale epitelio, includendo la pro- 3.1 Neurochimica dell’innervazione corneale Recettori sensoriali Molte sostanze biologiche attive sono rilasciate dalle fibre nervose sensoriali della cornea (SP, CGRP, PACAP, galanina, amminoacidi, neurotrofine, CNTF, GDNF) ed un numero elevato Figura 3 Neurochimica dell’innervazione corneale e vie attraverso il quale i mediatori chimici raggiungono la cornea98. 14 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare liferazione22,46, l’adesione47-49 e la migrazione delle cellule epiteliali corneali50. Alcuni degli effetti trofici della sostanza P sono la conseguenza delle interazioni sinergiche della SP con gli altri fattori di crescita. Ad esempio, la SP da sola non accelera le dinamiche di riparazione corneale50 né promuove l’adesione delle cellule epiteliali alle proteine della matrice extracellulare47. Tuttavia la SP, in associazione con l’EGF (epidermal growth factor), esercita una potente azione di tipo sinergico su entrambi i processi citati50, 47. Nel 1999 Nakamura et al.51 hanno dimostrato che solo la sequenza di 4 amminoacidi (FGLM) del C terminale della SP è necessaria per avere l’effetto sinergico con IGF-1 sulla migrazione e l’adesione dell’epitelio corneale. Queste informazioni possono portare ad un impiego clinico topico dei neuropeptidi nella cura della cheratopatia neurotrofica ma uno dei principali problemi pratici è rappresentato dalle peptidasi presenti nel film lacrimale e nell’epitelio corneale, che inattivano rapidamente la SP ed i suoi cofattori. La capacità della SP di promuovere l’adesione e la migrazione delle cellule epiteliali è mediata dagli effetti dei neuropeptidi sulle molecole di adesione e sulle proteine citoscheletrali. Ad esempio, la SP aumenta (attraverso l’attivazione della proteinchinasi C calmodulinadipendente), la produzione di E-caderina, una proteina che modula l’adesione tra cellule epiteliali49. SP e IGF-1 stimolano anche la liberazione dalle cellule epiteliali di α-5 integrina, una subunità del recettore della fibronectina e facilitano così l’adesione delle cellule epiteliali alla fibronectina47, 48. La fibronectina è un componente importante della lamina basale normale e si deposita dopo un’abrasione epiteliale fornendo una matrice temporanea per la migrazione cellulare. SP e IGF-1 stimolano anche la tirosinfosforilasi della chinasi deputata all’adesione focale, la paxillina e le proteine citoscheletrali associate all’integrina47. La scoperta che la SP e il suo tetrapeptide C terminale favoriscono i processi cellulari descritti ha portato, quale logica conseguenza, a diversi esperimenti terapeutici volti al trattamento della cheratopatia di origine neurotrofica. Nel 1997 Brown et al.52, notarono che la combinazione della SP con l’IGF-1, somministrata a pazienti affetti dalla sindrome di Riley Day, stimolava la riepitelizzazione delle ulcere epiteliali corneali resistenti ad altri trattamenti. Peptide gene-correlato alla calcitonina (CGRP) Spesso localizzato insieme alla SP nella maggior parte delle fibre corneali, questo ha un ruolo importante 15 2005, vol. VII, n. 2 nella rigenerazione epiteliale. L’epitelio corneale è riccamente innervato dalle fibre nervose CGRP positive34. Il CGRP presente nel film lacrimale, tende ad aumentare quando c’è la necessità di riparare un danno dell’epitelio corneale; inoltre, i recettori per il CGRP sono presenti abbondantemente nelle cellule epiteliali della cornea e del limbus53, 54. Il CGRP induce la sintesi dell’AMP ciclico intracellulare e l’espressione del gene dell’IL-8 nelle cellule epiteliali corneali54. L’IL-8 è sintetizzata dalle cellule corneali in seguito alla presenza di mediatori rilasciati nei processi infiammatori54. Il gene dell’IL-8, la cui secrezione è mediata dal CGRP, svolge un ruolo importante nella chemoattrazione dei neutrofili. Neurotrofine Inducono le reazioni di dimerizzazione e di fosforilazione che, mediante un processo a cascata di traduzione, conduce alla trascrizione genetica cellulare delle fibre nervose corneali. La prima delle quattro scoperte è l’NGF (nerve growth factor)55, le altre tre sono la NT3, la NT4 ed il BDNF (fattore neurotrofico cerebrale)56, 57. Fattore neurotrofico ciliare (CNTF) Individuato per primo quale survival factor dei neuroni del ganglio ciliare58, 59 e successivamente dimostrato di essere in relazione con i processi ossidativi delle cellule dell’endotelio corneale mediante un meccanismo che interessa la subunità recettoriale (CNTFR)60, il CNTF stimola la sintesi del VIP nei gangli nervosi simpatici. Fattore neurotrofico derivato dalle cellule gliali (GDNF) Questo fattore è presente nella cornea dalla fase di trascrizione genetica nei cheratotici stromali ma non è stato rinvenuto nelle cellule dell’epitelio61. Potrebbe quindi funzionare quale modulatore nelle funzioni delle cellule epiteliali corneali. Recettori simpatici In aggiunta al neurotrasmettitore classico (adrenalina), numerose fibre nervose simpatiche contengono noradrenalina, serotonina e/o neuropeptide Y (NPY)31 (Fig. 3). Inoltre, nella cornea sono stati, evidenziati altri neuropeptidi (metodo immunoistochimico e radioimmunologico), quali il peptide natriuretico atriale, la colecistochinina, la beta-endorfina e la vasopressina, comunque la percentuale di queste ultime sostanze e la localizzazione dei nervi simpatici rimangono ancora sconosciute. a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare Norepinefrina La norepinefrina è un componente del film lacrimale e dell’umor acqueo in condizioni fisiologiche normali e le cellule epiteliali della cornea, inclusa quella umana, sia native che in coltura, mostrano entrambi i recettori adrenergici: α e β 62-66. In diversi studi di laboratorio è emerso che le fibre nervose adrenergiche dell’occhio e la norepinefrina stimolano la proliferazione e la migrazione delle cellule epiteliali corneali22,67,68, di contro, altri studi, hanno evidenziato che le fibre adrenergiche esercitano influenze inibenti tali processi63,69-73, mentre le catecolamine stimolano il trasporto degli ioni cloro dallo stroma al film lacrimale74. Concludendo, dunque, la norepinefrina ha tre funzioni principali: stimola ed inibisce la proliferazione e la migrazione cellulare e influenza i processi di trasporto ionico da cellula a cellula75-77. Clinicamente, l’unica anormalità riscontrata dopo la denervazione simpatica dell’occhio78, 79, è una diminuzione della desquamazione corneale. Cavallotti et al.80 (2000) hanno più recentemente studiato queste sostanze nelle ustioni corneali da alcali in 12 conigli con microscopia a fluorescenza ad una settimana, a tre settimane e a sei mesi dal danno al fine di identificare la distribuzione delle fibre nervose catecolaminergiche (CNF) ed i relativi livelli di norepinefrina. Essi hanno osservato che sia ad una che a tre settimane dall’ustione le CNF erano ridotte mentre dopo sei mesi erano ricostituite. I risultati biochimici, inoltre, hanno dimostrato che anche la norepinefrina va incontro a modifiche nelle fasi di sopravvivenza, degenerazione e rigenerazione. prodotto in un numero limitato di nervi corneali, il suo ruolo è di mantenimento dell’epitelio corneale. Acetilcolina Una delle più alte concentrazioni di acetilcolina dell’organismo è contenuta nell’epitelio corneale ed è rilasciata dalle cellule corneali epiteliali. Essa aumenta la produzione di GMP ciclico63, 65 e stimola la sintesi del DNA63 delle cellule epiteliali82. Met-encefalina (OGF) Stimola i processi di rigenerazione e riparazione dell’epitelio della superficie oculare. Recettori indeterminati Ricordiamo in particolar modo: CCK, BNP, vasopressina, beta-endorfina, neurotensina. Neurotensina Le sue funzioni trofiche sono esercitate nei cheratociti corneali. Recettori dopaminergici Da uno studio di Cavallotti et al.83 (1999) su cornee di coniglio normali, dall’analisi al microscopio ottico della localizzazione dei recettori D1 e D2 è emerso un accumulo di due radioligandi nello strato epiteliale ed endoteliale della cornea supponendo un controllo delle funzioni corneali. Concludendo, nei nervi corneali sono stati trovati in Recettori parasimpatici Il contenuto peptidergico dei nervi corneali parasimpatici, descritto di recente nell’occhio del topo, include VIP, met-encefalina, NPY, galanina e acetilcolina (Fig. 3)31. VIP Stimola, nelle cellule epiteliali corneali, la produzione di NGF (fattore di crescita del nervo)81 ed inoltre è presente insieme al CNTF (fattore neurotrofico ciliare) nelle cellule endoteliali corneali. È Figura 4 Schema delle cause più comuni di cheratite neurotrofica98. 16 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare totale più di 17 neuropeptidi e neurotrasmettitori e schematicamente presentati nella Figura 3. 3.2 Ruolo delle fibre nervose nel mantenimento dell’integrità corneale Le fibre nervose corneali hanno un ruolo importante nel trofismo epiteliale della cornea e contribuiscono al Figura 5 mantenimento dell’integrità Esito di occhio secco/cheratite dopo 5 giorni dalla chirurgia refrattiva LASIK. A) La freccia indica della superficie corneale. il margine della LASIK. B) Biomicroscopia dello stesso occhio98. La cheratite neurotrofica è una condizione degenerativa conseguente ad una disfunzione dell’innervazione corneale. Numerose cheratiti neurotrofiche sono la conseguenza di lesioni del nervo trigemino associate a chirurgia orbitale o cranica, ad aneurismi, a traumi cranici, a malattie neurologiche cerebrali84 o ad infezioni virali di tipo erpetico della superficie oculare (Fig. 4). Alcune metodiche chirurgiche che riguardano la cataratta e la retina, alcuni trattamenti laser (come la fotocoagulazione panretinica, la cicloablazione, ecc..) possono causare cheratite neurotrofica dovuta a danni indotti alle fibre del nervo ciliare. Le procedure di chi- Tabella 1 rurgia refrattiva come la cheratotomia radiale, la che- Patologie che determinano l’instaurarsi di una cheratite neuro3 ratectomia fotorefrattiva, la Lasik, provocano un trofica . danno delle fibre nervose stromali, del plesso sottobasale corneale e alterazioni epiteliali leggere o gravi che sono in stretta relazione con l’occhio secco e/o con della cornea a qualsiasi tipo di stimolo esogeno e derifenomeni di tipo neurotrofico (Fig. 5; Tab. 1). vano dalla branca oftalmica del nervo trigemino; in alcuni casi la zona inferiore della cornea riceve anche 4. La disfunzione dell’integrazione neu- fibre provenienti dalla branca maxillo-facciale dello roanatomica determina un instabile film stesso nervo trigemino. lacrimale Il numero di neuroni trigeminali è piuttosto modesto (50-450) e ciò è sorprendente in rapporto alla densità Come si può dedurre da quanto prima esposto, la nervosa dell’epitelio corneale che è, invece, straordidisfunzione di alcuni elementi che regolano l’integra- nariamente innervato. zione neuroanatomica della difesa della superficie Riguardo al controllo dell’integrazione neuroanatooculare potrebbero determinare un instabilità del film mica, l’elemento più critico è la sensibilità oculare, lacrimale, che rappresenta la causa dell’occhio secco. mediata, come detto, dal ramo oftalmico del nervo trigemino (V1) che fornisce l’innervazione sensoriale alla 4.1 La sensibilità oculare è la più importante mucosa nasale posteriore, alla cornea, alla congiunforza motrice che regola il buon funzionamento tiva, all’epidermide periorbitaria, alle ciglia ed alle paldell’integrazione neuroanatomica pebre. La sensibilità oculare conducendo l’input sensoriale è La maggior parte delle fibre dei nervi corneali sono la somma di tutte le sensazioni controllate da queste sensitive e ciò spiega l’estrema sensibilità dolorifica regioni innervate. 17 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare Figura 6 Modello tridimensionale della penetrazione e distribuzione delle fibre nervose nel plesso sottobasale. I fasci di fibre non mielinizzate (blu) si biforcano quasi ad angolo retto e consistono di un certo numero di fibre dirette (rosso) e a “rosario” (verde)108. Figura 7 Schema della struttura delle fibre nervose nel plesso sottobasale contenente una popolazione mista di fibre rettilinee ed a corona di rosario98. I nervi ciliari, che danno origine alle fibre nervose corneali formano, all’altezza del limbus, un plesso anulare, dal quale partono delle fibre che penetrano nello strato profondo dello stroma, dove decorrono radialmente e, anastomizzandosi tra di loro, formano il plesso corneale profondo. Dal plesso corneale profondo originano delle fibre nervose che, attraversata la membrana di Bowman, danno luogo negli strati basali dell’epitelio corneale, al plesso sottobasale (Fig. 6); da questo plesso partono le terminazioni nervose libere che risalgono l’epitelio e arrivano nello strato delle cellule a canestro (Figg. 7 e 8). Il plesso corneale è formato quindi da fibre nervose che originano dal plesso perilimbare: queste fibre perdono il rivestimento mielinico e penetrano nello stroma dove decorrono in larghi fasci paralleli alle fibre di collagene; sono circondate dalle cellule di Schwann e si dividono formando molti rami laterali più piccoli (Fig. 9-10). La maggior parte delle fibre nervose stromali è situata nel terzo anteriore dello stroma: nella cornea umana i sottili filamenti nervosi stromali muovono dalla periferia verso il centro, nel terzo anteriore dello stroma grazie alla presenza di lamelle collagene finemente organizzate34, 85. Nella zona centrale della cornea le fibre nervose amieliniche contengono un numero variabile di assoni e sono circondate da una matrice extracellulare. I cheratociti sono spesso situati in stretta prossimità con le fibre nervose. Alcune fibre nervose stromali, per raggiungere l’epitelio, compiono improvvisamente un angolo di 90°. Nelle cornee umane il nervo penetra nella membrana di Bowman attraverso la zona periferica e centrale della cornea stessa86, 87. Subito dopo i larghi tronconi nervosi si dividono in rami sempre più sottili ed ognuno di questi compie ancora una volta un arco di 90° continuando parallelamente alla superficie corneale, tra lo strato di Bowman e lo strato basale di cellule epiteliali (Fig. 6). Il plesso sottobasale, localizzato a livello della zona più bassa dello strato basale dell’epitelio (al di sotto dei nuclei delle cellule basali), è formato da larghi fasci di fibre e da fibre singole. I larghi fasci sono costituiti da 4-6 fibre di due differenti tipi (diritte ed imperlate o a “rosario”), mentre le fibre singole sono rappresentate soltanto dal tipo imperlato3 (Fig. 11). Gli strati epiteliali contengono fibre nervose singole o fasci di fibre che entrambe protrudono tra cellule basali adiacenti, dalle quali rimangono separate grazie alle membrane. Il diametro delle fibre nervose singole del plesso sottobasale varia tra 0.05 e 2.5 micron e la maggior parte è compresa tra 0.1 e 0.5 micron. Si possono distinguere diversi tipi di fibre nervose epiteliali e terminazioni sulla base della loro fine struttura. È interessante sottolineare che gli “allargamenti” assonali contengono un’alta densità di mitocondri e che il loro aspetto ultrastrutturale è simile a quello descritto per le terminazioni nervose nocicettive presenti in altri tessuti. Le membrane delle cellule epiteliali in stretto contatto con le terminazioni nervose mostrano numerose invaginazioni. I nocicettori sono terminazioni libere, ma specializzate, di fibre nervose di piccolo diametro. Nell’ambito 18 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare Figura 8 A) Visione tangenziale del fascio nervoso stromale (Barra: 2 μm); B) Fibre nervose nel plesso sottobasale decorrenti tra le cellule basali epiteliali (Barra: 2 μm); C) Terminazioni nervose tra le cellule epiteliali contenenti granuli chiari (asterisco) e densi (freccia) (Barra: 1 μm); D) Fibre nervose nel plesso sottobasale decorrenti tra le cellule basali epiteliali (Barra: 2 μm)98. Figura 9 Distribuzione radiale dei fasci di fibre nervose stromali nella cornea109. Figura 10 A) Distribuzione schematica delle fibre nervose nello stroma e nel fascio sottobasale della cornea (Maurice, 1984)109. Nell’apice le fibre scorrono principalmente nella direzione 6-12, 5-11, 7-1; B) Schema dell’organizzazione del fascio nervoso sottobasale87. Nell’apice i fasci nervosi mostrano un orientamento preferenziale nella direzione superiore-inferiore e nell’area circostante tendono ad essere orientati nella direzione nasale-temporale. È stato calcolato che nell’apice corneale umano ci sono approssimativamente 7000 nocicettori per mm2. dei nocicettori si possono differenziare fibre mieliniche e di piccolo taglio (1-5 μm/5-30 m/sec) o A-δ, deputate alla conduzione del dolore immediato e degli input più veloci e fibre amieliniche o fibre C (0,2-2 μm / 0,5-2 m/sec) deputate a veicolare il dolore ritardato. Le dimensioni delle fibre nervose corneali porterebbero a classificarle principalmente come fibre C nella zona centrale e centrale periferica, mentre alla 19 2005, vol. VII, n. 2 periferia la variabilità delle dimensioni delle fibre nervose non consente di discriminare tra fibre C e fibre Aδ (Tab. 2). Dal punto di vista funzionale possiamo distinguere: • nocicettori polimodali che rispondono a più stimoli (meccanici, termici e chimici) e rappresentano il maggior numero; a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare In secondo luogo un prolungato uso di lenti a contatto potrebbe portare una riduzione della sensibilità corneale, che può determinare un ciclo vizioso di intolleranza alle lenti. In terzo luogo l’allergia oculare e nasale può portare una riduzione della sensibilità oculare e nasale, che insieme renderebbero un individuo più suscettibile allo sviluppo dello stato distrofico, specialmente se questo è stimolato da un fattore esogeno come Figura 11 la chirurgia oculare. A) Microfotografia a luce tangenziale di una singola fibra a corona di rosario nel plesso sottobasale Nell’insieme, questi dati (Barra: 0-0,5 μm); B) Microfotografia a trasmissione elettronica di due singole fibre a sezione incro- indicano che una varietà di ciata in un piano perpendicolare all’orientamento dei fasci di fibre nervose come mostrato in A (Barra: fattori demografici, costitu1 μm); C) Un ingrandimento maggiore di 11B. Da notare i mitocondri (M) delle fibre nervose (Barra: zionali ed oftalmici pos1 μm); D) Una fibra nervosa mielinica (sinistra) (My) e amielinica (destra) nell’area limbare (S = sono direttamente avere un Cellule di Schwann) (Barra: 25 μm)98. effetto sulla sensibilità oculare e presentare un fattore di rischio per il portatore di • nocicettori che rispondono solo agli stimoli mecca- lente a contatto. L’intolleranza alle lenti a contatto non si rivela solamente attraverso i disturbi lamentati dal nici e termici caldi; • nocicettori che rispondono solo agli stimoli mecca- paziente, ma anche dall’aumento del rossore, dalla cheratopatia superficiale punctata e dal danneggiamento nici e termici freddi. della superficie, che porta quindi ad una diminuzione L’interruzione delle fibre afferenti a qualunque livello, della vista. determinerà una riduzione della sensibilità della Nella valutazione clinica è necessario includere inoltre superficie oculare, con mancanza al tessuto innervato un cauto giudizio di questi fattori che possono direttadell’effetto primario neurotrofico. Ciò porterà alla con- mente o indirettamente influenzare la sensibilità della dizione di occhio secco attraverso l’interruzione di superficie dell’occhio nei portatori di lenti a contatto entrambi gli archi riflessi (V1 - VII, nc) che regolano il che sviluppano poi l’intolleranza. mantenimento della stabilità del film lacrimale. La carenza nella sensibilità della superficie oculare è la 4.2 La secrezione lacrimale è controllata dal riflesso caratteristica dello stato distrofico. Comunque, è lacrimale mediato dalla stimolazione parasimpaopportuno porre attenzione, che i pazienti con questa tica del nervo facciale forma di patologia, il più delle volte non si lamentano del disagio oculare che invece è frequentemente notato Il nucleo salivare superiore localizzato rostralmente al nucleo motore facciale è l’origine delle fibre parasimnei pazienti con altre forme di occhio secco. La disfunzione dello stato neurotrofico può essere pre- patiche che innervano le ghiandole lacrimali. sente in diversi disturbi (Fig. 4). Nell’utilizzare le lenti Il ramo parasimpatico del nervo facciale raggiunge e a contatto, bisognerebbe prestare attenzione ai seguenti stimola le ghiandole lacrimali88, 89, le ghiandole di Meibomio90 e le cellule congiuntivali caliciformi, supaccorgimenti. In primo luogo all’età in quanto c’è un normale declino portando l’idea che la secrezione acquosa lacrimale, i della sensibilità corneale che spiegherebbe negli lipidi di Meibomio e la mucina così come MUC 2 e anziani l’alta prevalenza di sintomi di secchezza ocu- MUC 5AC, sono sotto il controllo neuronale (recettori muscarinici M3), (Fig. 1). lare. 20 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare liquido lacrimale o dei lipidi lacrimali) che possono essere compensati dai fattori idrodinamici per modificare l’ammicTabella 2 camento e la chiuSchema della classificazione anatomica e funzionale delle fibre nervose corneali3. sura. Come detto all’inizio il principale ruolo svolto dal film lacriInoltre, è stato osservato che tale controllo neuronale male è finalizzato allo stato di apertura dell’occhio può essere modificato da fattori ormonali e immuno- durante il quale si verifica un aumento dell’instabilogici. Il concetto di integrazione neuroanatomica per lità e dell’evaporazione lacrimale indotta dell’esposila ghiandola lacrimale testimonia il fatto che sia la lacri- zione. mazione di base che quella riflessa sono controllate dal- Sebbene la quantità persa attraverso l’evaporazione l’influenza neuronale. è piccola rispetto al volume prodotto dalla secrezione Dunque, l’estensione della stimolazione attraverso il lacrimale, un aumento dell’evaporazione aggrava nervo trigemino controlla anche l’estensione della l’instabilità del film lacrimale. secrezione acquosa lacrimale. L’ampiezza dell’evaporazione e dell’instabilità lacriSe non c’è o c’è poca secrezione lacrimale malgrado la male è influenzata dal tempo di esposizione, determassima stimolazione (stimolazione nasale) con un minata dall’area di superficie della fessura interpalintatto sistema nervoso, si potrebbe concludere che le pebrale esposta, e dal tempo in cui l’occhio è esposto terminazioni nella ghiandola lacrimale, sono disfun- oltre il tempo di rottura lacrimale. zionali. Questo concetto è utile per capire come impie- Questo concetto è supportato dalla scoperta che l’egare il test di Schirmer per valutare la quantità lacri- vaporazione lacrimale aumenta come aumenta l’area male nei portatori di lenti a contatto e specialmente per superficiale esposta91. verificare la gravità della mancanza di liquido lacri- Poiché l’area superficiale dell’occhio rivolto verso il male. basso è minore, seguita dallo sguardo dritto e da Una importante riduzione di liquido lacrimale è una quello verso l’alto, un individuo normale è capace di controindicazione all’applicazione delle lenti a con- compensare questa differente esposizione attraverso tatto. Per i pazienti con una lieve o moderata quantità l’aumento dell’ammiccamento91 o attraverso il restrindi liquido lacrimale è importante prima di applicare le gimento della fessura palpebrale. lenti a contatto migliorare le funzioni lacrimali del L’ammiccamento è anche un importante meccanismo paziente. L’occlusione con tamponi o con cauterizza- attraverso il quale i lipidi prodotti dalle ghiandole di zione permanente resta il principale sostegno per con- Meibomio si distribuiscono sulla superficie oculare92. servare le lacrime prodotte. Comunque, questo è anche importante per determinare lo stato dei fattori idrodinamici nei portatori di 4.3 La secrezione lacrimale è controllata dall’ef- lenti a contatto quando la carenza dei composti viene ficacia del sistema purinergico e dall’attivazione considerata un fattore di rischio per il loro uso. del recettore per l’epidermal growth factor (EGF) Gli individui con ptosi o fessura interpalpebrale piccola sono meno predisposti allo sviluppo dell’occhio In merito a tale argomento si può far riferimento a asciutto91 e quindi possono tollerare meglio l’uso di quanto prima esposto. lenti a contatto. L’occhio secco tende a manifestarsi quando una per4.4 La carenza dei composti nell’occhio secco può sona è impegnata nella concentrazione visiva, essere compensata da fattori idrodinamici durante la lettura, guardando la TV o guidando, poiché l’ammiccamento diminuisce invariabilmente. Poiché sia i fattori di composizione che quelli idrodi- Comunque, le attività occupazionali devono essere namici sono integrati dai riflessi neuronali, è naturale monitorate per valutare le situazioni in cui l’uso di accettare l’idea che l’occhio secco è causato dalla lenti a contatto possono essere di maggiore preoccucarenza dei fattori di composizione (carenza del pazione. 21 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare È comprensibile che l’occhio secco può interessare quegli individui che hanno carenze di composizione sub-cliniche quando i fattori compensatori idrodinamici sono alterati. Non è sorprendente che la blefaroplastica utilizzata per allargare la fessura palpebrale o interventi al segmento anteriore inclusa la Lasik93 per denervare la cornea causino frequentemente l’occhio secco, specialmente in quelli in cui la carenza composizionale è stata compensata dai fattori idrodinamici. L’ammiccamento è inoltre una parte importante del meccanismo di difesa in quanto contribuisce al movimento della lente, associato alla circolazione lacrimale ed a un aumento di ossigeno alla cornea. Una nuova via per sconfiggere una ridotta ossigenazione in pazienti con un ammiccamento non frequente ed una aumentata esposizione è l’uso di una lente a contatto con un alto Dk a base di silicone che facilita l’ossigenazione e forse migliora il comfort nell’utilizzo della lente a contatto. 4.5 Quando la lubrificazione è carente, un frequente ammiccamento è traumatico I fattori idrodinamici possono aiutare a compensare la carenza dei fattori di composizione, comunque l’ammiccamento specialmente di tipo spastico o frequente, può essere traumatico per la superficie oculare quando le lacrime sono carenti. Ciò è soprattutto vero nei pazienti con disfunzioni delle ghiandole di Meibomio; gli alterati lipidi lacrimali non permettono più di lubrificare il margine palpebrale così da minimizzare l’attrito generato dall’ammiccamento94. Il microtrauma causato dall’attrito dell’ammiccamento può presentarsi nei pazienti con occhio secco ma anche quando è applicata una lente a contatto, poiché interposta tra la palpebra e la cornea. L’attrito si sviluppa tra la palpebra e la lente e tra la lente e la cornea. Questo effetto meccanico può contribuire allo sviluppo delle congiuntiviti papillari e forse anche alla cheratite indotta dalle lenti a contatto che può sfociare in una deficienza delle cellule staminali limbari95. La mancanza naturale dei lipidi lacrimali causata dalla disfunzione delle ghiandola di Meibomio non è necessariamente una controindicazione all’applicazione della lente a contatto, se il problema correlato all’attrito può essere controllato, mentre è più probabile che una carenza di liquido lacrimale produca problemi correlati alle lenti a contatto. Gli Autori ritengono che l’utilizzo delle lenti a contatto Figura 12 Fisiopatologia del ritardato turnover delle lacrime. Il ritardato turnover delle lacrime può essere indotto da una decrescente produzione di lacrime acquose (composizione) o un’inefficace o ridotta frequenza di ammiccamento (idrodinamico o un blocco funzionale) o una infiammazione cronica della mucosa ed un edema nel sistema di drenaggio naso-lacrimale (parziale blocco anatomico). I primi eventi riconoscono come fattori di rischio l’età avanzata, il sesso femminile, la diminuzione della sensibilità corneale, il rilassamento delle palpebre inclusa la ptosi della palpebra. L’ultimo evento può essere generato intrinsecamente da allergie, atopia, rosacea, calazio congiuntivale e disfunzione delle ghiandole di Meibomio. La ridotta rimozione delle lacrime può essere aggravata da una preesistente infiammazione che può causare irritazioni oculari e può essere propensa a sviluppare tossicità ai medicamenti come steroidi o conservanti. Un ciclo vizioso si può formare tra il ritardato turnover delle lacrime e l’infiammazione della mucosa e l’edema del sistema di drenaggio con irritazione oculare ai medicamenti, pseudopemfigoide indotto da farmaci e l’induzione degli steroidi sull’ipertensione oculare. TDC: ridotto turnover lacrimale; ATD: riduzione delle lacrime acquose; MGD: disfunzione delle ghiandole di Meibomio96. può persino essere un beneficio per i pazienti con disfunzioni delle ghiandole di Meibomio per il mantenimento di uno stabile film lacrimale negli occhi in cui è presente una carenza di lipidi lacrimali ma con ammiccamento normale. 4.6 Un turnover lacrimale ridotto può essere patologico causando intolleranza alle lenti a contatto Il fine dell’integrazione neuroanatomica è di mantenere un film lacrimale stabile. Per raggiungere questo 22 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare fine, una parte di fluido lacrimale nel menisco lacrimale viene esteso sulla superficie oculare, mentre l’altra parte è drenato nel sistema di deflusso nasolacrimale. Come risultato le nuove lacrime sono trattenute, mentre quelle usate o vecchie sono espulse. Perciò, per di più, causando un instabile film lacrimale come detto sopra, la disfunzione dell’integrazione neuroanatomica risulterà anche in un turnover lacrimale ritardato (Fig. 12). In altre parole, la carenza dei fattori di composizione, es. carenza di liquido lacrimale, porterà eventualmente ad un turnover lacrimale ritardato e così la carenza idrodinamica, es. ammiccamento ridotto, terminerà con un ridotto turnover lacrimale. In aggiunta a queste due situazioni patologiche, il turnover lacrimale ridotto può essere causato da un numero di disturbi della superficie oculare caratterizzati da infiammazioni croniche. Queste includono l’allergia, la sindrome delle palpebre pesanti, il calazio congiuntivale e la disfunzione infiammatoria delle ghiandole di Meibomio. L’infiammazione cronica causerà gonfiore della mucosa tissutale rivestendo la congiuntiva e il sistema di drenaggio naso-lacrimale, che insieme portano al turnover lacrimale ridotto, comunque l’infiammazione cronica accrescerà la sensibilità della superficie oculare portando al relativo stato distrofico descritto precedentemente, e contribuirà allo sviluppo del ridotto turnover lacrimale. Poiché nel turnover lacrimale ridotto tutti i soluti presenti nelle lacrime, incluse le citochine infiammatorie, pollini ambientali, allergeni e farmaci tossici (conservanti), resteranno per molto tempo e cioè si accumuleranno nelle lacrime, ciò darà origine ad un circolo vizioso. In generale questo porterà all’intolleranza alle lenti a contatto e causerà discomfort oculare. L’infiammazione può essere curata da agenti topici non steroidei, anti-infiammatori, medicazioni antiallergiche e steroidi, per coloro che sono sensibili ai conservati sono preferibili farmaci privi di conservanti questo perché i sostituti lacrimali senza conservanti sono attualmente usati nei pazienti con occhio secco e il metilprednisolone senza conservanti è stato usato post PRK96 e nell’occhio secco97. Queste cure possono aiutare a ristabilire la produzione lacrimale e a rendere più confortevole l’utilizzo delle lenti a contatto, d’altra parte per conoscere se l’intolleranza alle lenti è in parte interessata dall’infiammazione correlata al ridotto turnover lacrimale è importante misurare lo stato di flusso lacrimale così come, formulare strategie terapeutiche efficaci. 23 2005, vol. VII, n. 2 5. Valutazione clinica della difesa della superficie oculare In base a quanto riportato, il metodo più efficace per trattare i pazienti con intolleranza alle lenti a contatto è di analizzare ognuno degli elementi dell’integrazione neuroanatomica98. Poiché la disfunzione può sorgere da una varietà di fattori patogenetici colpendo differenti elementi descritti nella Figura 1, è consigliabile che la valutazione clinica includa uno dei successivi test. 5.1 Estesiometria La valutazione della sensibilità corneale fu affrontata per la prima volta in modo sistematico nel 1894 da von Frey, che ha utilizzato uno strumento dotato di capelli di vario calibro e lunghezza che venivano messi a contatto con la cornea fino ad ottenere una risposta del paziente. Sullo stesso principio sono stati proposti vari strumenti da parte di Toulouse e Rachide (1900), di Cerise (1908) fino ad arrivare all’estesiometro di CochetBonnet (1966) che riferisce una valutazione quantitativa della sensibilità della superficie oculare (cornea, congiuntiva e margine palpebrale) attraverso un monofilamento di nylon con una superficie di 0.113 mm2. Questo fornisce un indice quantitativo della sensibilità della superficie oculare, che è la forza principale dell’integrazione neuroanatomica. Altri estesiometri proposti sono quelli di Boberg-Ans e quello di Draeger. Quest’ultimo è costituito da un filo metallico rigido collegato ad un galvanometro e ad un sistema di bilanciamento che consente al filo di esercitare uno stimolo e quindi una forza variabile e misurabile; inoltre questo apparecchio permette di eseguire valutazioni in ogni posizione in cui venga a trovarsi il paziente. I limiti di queste metodiche risiedono nella sua dipendenza dall’operatore e dal paziente, nell’estrema variabilità dei valori all’interno di una popolazione sana e nella scarsa riproducibilità e specificità della metodica. Solo a scopo orientativo riportiamo i valori di sensibilità della superficie oculare come descritti da Boberg-Ans: 15 mg/mm2 o meno nella zona limbare, e tra 72 e 200 mg/mm2 a livello congiuntivale. Al di là dei valori del normale che sono riportati in maniera differente dai vari Autori, vi è un generale accordo che la sensibilità diminuisce in senso centri- a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare fugo e che la cornea ha una scarsa capacità di localizzazione dello stimolo dovuta probabilmente alla presenza di una estesa e fitta ramificazione nervosa. Il classico lavoro di Millodot99 (1977) ha dimostrato una diminuita sensibilità corneale nei pazienti portatori di lenti a contatto da molti anni. Nella pratica clinica una valutazione qualitativa della sensibilità corneale può essere effettuata in maniera semplice e grossolana toccando la sua superficie con un piccolo batuffolo di cotone ed osservando la risposta immediata dell’ammiccamento. Sono state proposte altre metodiche di indagine della sensibilità corneale impiegando soluzioni iposmotiche, getti d’aria o sostanze irritanti. Il loro utilizzo è a tutt’oggi limitato alla ricerca clinica3. 5.2 Analisi dell’interferometria lacrimale L’interferometria lacrimale è stata utilizzata come metodo non invasivo per visualizzare e valutare lo strato lipidico lacrimale100, 92, 101. Comprendendo che una singola immagine random, non controllata nel tempo dell’interferenza lacrimale, può non rappresentare quello che accade esattamente durante l’intervallo tra un ammiccamento e l’altro, è stata costruita un’analisi cinetica per misurare la velocità e il modello di diffusione del film lipidico e la risultante della densità e della distribuzione. L’interferometria lacrimale permette di valutare lo strato di film lacrimale lipidico sulla cornea e di visualizzare il trauma indotto durante l’ammiccamento dall’attrito. 5.3 Tempo di rottura Il tempo di rottura lacrimale (TBUT) è il tempo trascorso tra la fine di un ammiccamento e la comparsa dei punti asciutti sulla superficie corneale. Questo test semplice, facilmente eseguibile e informativo, deve essere sempre utilizzato come screening per valutare la stabilità del film lacrimale. L’osservatore quantificherà il tempo misurato in secondi tra la fine di un ammiccamento e la comparsa del primo punto asciutto (una media di 3 secondi per TBUT), l’aspetto e la localizzazione della rottura. Un breve TBUT, causato solamente da un film lacrimale precorneale, tende ad essere localizzato casualmente ed a presentare un aspetto variabile. Di contro, un breve TBUT causato da un’anormalità delle cellule epiteliali corneali tende ad essere costante e persistente nella localizzazione e nell’aspetto. 5.4 Differenti coloranti Due sostanze comunemente usate sono la fluoresceina ed il rosa Bengala; entrambe appartengono alla stessa famiglia delle idrossixantine, che evidenziano però condizioni diverse. La fluoresceina preferibilmente colora le superfici dove sono mancanti salde giunzioni come la cornea congiuntivalizzata (mancanza di cellule staminali limbari)102, 103 e l’epitelio disfunzionale, dovuto a tossicità o erosione104. Al contrario, il rosa Bengala colora i tessuti dell’epitelio della superficie oculare carenti di protezione mucosa104 e ciò perchè il rosa Bengala colora la metaplasia squamosa che si verifica nella cheratocongiuntivite sicca105, 106, la displasia causata da una non maturazione cellulare (neoplasie intraepiteliali) corneale e congiuntivale e l’epitelio infettato da virus quali l’herpes simplex e zoster. L’azione del verde Lissamina è simile a quella della fluoresceina ed è differente dal rosa Bengala sebbene abbia il vantaggio di evitare l’irritazione oculare107. 5.5 Test di scomparsa della fluoresceina (FCT) Attraverso la misurazione della scomparsa della fluoresceina (FCT) si valutano le tre importanti funzioni lacrimali: basale, riflessa e dopo stimolazione nasale. L’FCT è eseguito attraverso applicazioni di fluoresceina allo 0,25% (5 μl) nel fornice inferiore, ed al paziente è permesso di ammiccare normalmente. Dieci minuti dopo, una striscia di Schirmer viene inserita nel fornice inferiore e rimane per 1 minuto; ciò viene ripetuto al ventesimo e al trentesimo minuto. Prima di inserire la terza striscia di Schirmer (al trentesimo minuto), viene eseguita una stimolazione nasale con una punta di cotone per valutare il riflesso della secrezione lacrimale (superficie innervata dal ramo V1). Il test di scomparsa della fluoresceina è utile per valutare la quantità del liquido lacrimale ed il deflusso lacrimale in modo dinamico96. Una normale secrezione basale bagnerebbe per il minuto di applicazione, 3 mm di striscia sia al decimo che ventesimo minuto ed un normale FCT mostrerebbe la scomparsa di fluoresceina nel secondo e nel terzo esame (20 e 30 minuti), trovando i correlati con una normale funzione del sistema di drenaggio. La terza striscia, al trentesimo minuto (dopo la stimolazione nasale), deve mostrare un aumento consistente della lacrimazione rispetto alla prima e alla seconda striscia se è presente una integrazione funzionale tra il nervo V1 e il parasimpatico VII e se la ghiandola lacrimale funziona normalmente. 24 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare 6. Implicazioni cliniche L’intolleranza alle lenti a contatto è uno dei problemi più comuni. Individuare la causa dei disagi del paziente è difficile, i medici dovrebbero valutare attentamente la complessità del sistema che stanno osservando. Ci sono fattori anatomici, neurologici, fisici e fisiologici che possono alterare il comfort del paziente. È opportuno quindi esaminare attentamente il film lacrimale di pazienti con problemi nell’uso di lenti a contatto. Il medico dovrebbe eseguire il test di Schirmer, usare test di colorazione, controllare la funzionalità delle ghiandole di Meibomio e verificare la percentuale di scomparsa nella fluoresceina per determinare se il problema sottostante è correlato al film lacrimale. Dovrebbe inoltre essere considerato il ruolo della sensibilità corneale nei pazienti con occhi arrossati, opacità corneali e altri sintomi. Oltre che la conoscenza e l’osservazione della superficie oculare è importante anche prestare attenzione alla modalità di utilizzo delle lenti, ad esempio se le lenti sono ben bagnate, se non lo sono, verificare se questo è un problema correlato al film lacrimale o al materiale o collegato al tempo di utilizzo delle lenti. È necessario quindi valutare anche se le lenti sono utilizzate con cautela o se l’intolleranza verso di esse è dovuta all’uso delle gocce lubrificanti. Bibliografia 1. Inatomi T, Spurr-Michaud S, Tisdale A, Zhan Q, Feldman S e Gipson I. 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Nevertheless, it is not hard to imagine that contact lens wear can further compromise the ocular surface defense. Simply stated, it is conceivable that previously compromised ocular surface defense may present as a difficulty in fitting the lens or create contact lens intolerance and discomfort. This study outlined several areas where compromised ocular surface arising from dysfunctional neuroanatomic integration might be the source of or a contributor to intolerance for contact lens wear. Identification and correction of these dysfunctional elements may restore sound ocular surface health and defense, perhaps leading to the minimization or elimination of discomfort with contact lens wear. Key words Contact lens, neuroanatomic integration, ocular surface 11. Solomon A, Touhami A, Sandoval H e Tseng SCG. Neurotrophic keratopathy: basic concepts and therapeutic strategies. Comp Ophthalmol Update, 2000;3:165-174 12.Rios J, Zoukhri D, Rawe I, Hodges R, Zieske J e Dartt D. 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Sulla ripida rupe tutto si è mantenuto intatto: la cinta muraria, il palazzo pretorio, la chiesa, gli edifici e la pavimentazione dal caratteristico cotto rosso. Certaldo è la città che ha dato i natali a Boccaccio scrittore celebre per la sua trasgressività e anticonformismo. Riflettendo bene anche l’ortocheratologia (ortho-k) in fondo è una disciplina “trasgressiva”. Se infatti il massimo rispetto per le strutture oculari è una delle regole più importanti per chi fa contattologia, nell’ortocheratologiala mission è proprio la modifica (controllata a scopi refrattivi) di una di queste strutture: la cornea. Per un giorno dunque la patria del trasgressivo Boccaccio si è trasformata nella sede del I Congresso Italiano della “trasgressiva” Ortocheratologia. I lavori sono stati aperti da Antonio Calossi “padrone di casa” che ha ripercorso l’evoluzione storica dell’ortocheratologia. Dagli USA Alex Cannella responsabile del global professional service della Polymer Technology ha invece fotografato la situazione attuale dell’ortho-k around the world (puntuale e competente la traduzione del collega, oramai d’oltremanica, Paolo Formichella). Ricevuto il 20 luglio 2005. Accettato per la pubblicazione il 3 agosto 2005. Cannella ha fatto vedere come il mercato dell’ortocheratologia è in rapida espansione anche se è fondamentale un terreno di conoscenze contattologiche e disponibilità strumentali tali da rendere l’ortocheratologia sicura, altrimenti si rischiano sviluppi rapidi, ma anche rapide contrazioni della tecnica come avvenuto in Cina negli ultimi anni per colpa dei molti casi ci complicanze registrati. Si è poi passati ad una serie di relazioni di base. Dalla Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, Elisa Zanetti ha tenuto una relazione magistrale sull’anatomia e fisiologia della cornea, seguita poi nella seconda sessione da un paper sui risultati fortunatamente confortanti sulle modificazioni corneali in ortocheratologia notturna monitorate con microscopia confocale. Visto che l’ortocheratologia moderna viene effettuata quasi esclusivamente durante il sonno, non poteva mancare una relazione sugli aspetti critici dell’uso notturno in contattologia. Questa tematica è stata affrontata da Luigi Lupelli e Fabrizio Zeri, rispettivamente Presidente e Segretario dell’Accademia Italiana di Lenti a Contatto (AILAC) che ha patrocinato l’evento. Alex Cannella ha continuato su questo tema spiegando il ruolo cruciale dei materiali. Carlo Lovisolo ha portato l’esperienza di chirurgo refrattivo e di ricercatore analizzando i risultati clinici della risposta corneale all’ortocheratologia. I risultati di Lovisolo sono Figura 1 Dott. Umberto Merilin, past President SOI, Antonio Calossi, padrone di casa e coordinatore scientifico del congresso, Alex Cannella responsabile del global professional service della Polymer Technology. 28 2005, vol. VII, n. 2 a r t i c o l o Il primo Congresso Italiano di Ortocheratologia a Certaldo incoraggianti, nel senso che non sono state registrate, in pazienti sottoposti ad ortocheratologia, alterazioni di rilievo. La relazione di Lovisolo ha dato il la, durante lo spazio previsto a fine sessione, ad una animata discussione. Questa si è mossa sul terreno della risposta oculare all’ortocheratologia, della opportunità di effettuare una ortocheratologia per raffinare i risultati ottenuti con refrattiva e della possibilità di effettuare una refrattiva dopo un trattamento di ortocheratologia. I lavori nel pomeriggio si sono riaperti con il past President della SOI Umberto Merlin che ha cercato di far luce su meccanismi alla base delle modificazioni ortocheratologiche. Merlin ha proposto che il funzionamento probabilmente non è monolitico, ma che si tratta di un meccanismo plurifattoriale nel quale l’influenza dei singoli componenti può variare a seconda della conformazione della cornea e dei tessuti di ogni individuo. Ferdinando Romano primario di Oftalmologia dell’Ospedale Civile di Caserta ha poi illustrato i risultati di uno studio sperimentale prospettico sugli effetti dell’ortocheratologia notturna mediante una lente esacurva sviluppata da Antonio Calossi. Lo studio longitudinale ha evidenziato efficacia e sicurezza della tecnica. Un altro Umberto, questa volta Benelli, dell’Università di Pisa ha introdotto le relazioni cliniche partendo dalle indicazioni e controindicazione all’ortocheratologia. Saverio Frosini dell’Università di Firenze ha parlato delle possibili complicanze da ortocheratologia (peraltro non sostanzialmente diverse dalle potenziali complicanze da uso di lenti a contatto) segnalando come queste hanno probabilità di verificarsi soprattutto in trattamenti effettuati senza la dovuta esperienza e competenza. È stata la volta poi di Paolo Soragni che ha esposto con cura una carrellata di casi clinici in ortocheratologia che hanno permesso ai partecipanti di toccare con mano la sfida clinica di fronte al singolo paziente. Dino Marcuglia ha condotto poi la platea verso i casi più complessi, quelli limite dove non sempre si riesce al primo colpo a realizzare ciò che si desidera. E cosa dire sul controllo miopico da molti indicato come possibile in ortocheratologia, soprattutto in età adolescenziale e post adolescenziale? Alessandro Fossetti con la solita lucidità ha cercato di rispondere alla domanda utilizzando la letteratura sull’argomento peraltro non eccezionalmente numerosa. L’uso di lenti a contatto per ortocheratologia in gruppi sperimentali dà una progressione miopica leggermente più bassa dei controlli. In sostanza c’è una possibilità ma spesso non viene perseguita. Molto toccante è stato il momento del riconoscimento 29 2005, vol. VII, n. 2 al lavoro pionieristico di Claudio Mannu con una targa simbolica consegnata da Antonio Calossi e Luigi Lupeli (AILAC). Claudio Mannu, credo di poter dire visibilmente commosso, ha effettuato un breve intervento ripercorrendo la “sfida” storica dell’ortocheratologia in Italia. Concludendo il congresso è stato un vero e proprio successo considerando che si è registrato il tutto esaurito, in un giorno non festivo, per un corso che non aveva accreditamento ECM, organizzato in appena un paio di mesi. Quali sono stati gli ingredienti di questo successo? Certamente la cornice suggestiva di Certaldo, i contenuti di alto livello, l’interdisciplinarietà e competenza dei relatori, il contributo preziosissimo di Laura e Lisa ma soprattutto la regia indiscussa di Antonio Calossi uno che per pensare ad un congresso così non poteva che essere proprio di Certaldo. Figura 2 Claudio Mannu, figura centrale dell’ortocheratologia italiana premiato da Luigi Lupelli, presidente di AILAc e Antonio Calossi. Figura 3 Un momento del congresso. r u b r i c a tips & tricks Laura Boccardo Si può fare la doccia con le lenti a contatto? Momento essenziale di ogni applicazione è la spiegazione al paziente delle norme igieniche che deve seguire ogni volta che maneggia le sue lenti a contatto. Una parte di queste raccomandazioni riguarda il delicato rapporto con l’acqua, che da un lato è fondamentale per l’igiene in senso generale, dall’altro può essere fonte di contaminazione delle lenti. Quindi si consiglia di asciugare accuratamente le mani dopo averle lavate, non usare mai acqua del rubinetto per sciacquare le lenti, usare solo prodotti specifici per lenti a contatto anche per lavare il contenitore, che deve poi essere fatto asciugare all’aria, evitare di fare il bagno in mare o in piscina con le lenti, od eventualmente usare solo lenti giornaliere usa e getta. Ma si può fare la doccia? La domanda non è così banale, visto che, tempo fa, anche un seguito programma televisivo sulla salute aveva fortemente sconsigliato di lavarsi sotto la doccia con le lenti a contatto indosso. Il problema potrebbe essere serio, per chi porta le lenti ad uso continuo per un mese di seguito. Già il nostro stimato collega Luigi Lupelli ci aveva rassicurato sulla sua innocuità (La pratica contattologica: basi scientifiche e falsi miti, Contattologia & Management, 2003), ma su questo argomento vorrei proporvi anche l’idea di Michael Feldman, O.D., NY, che consiglia ai suoi pazienti, utilizzatori di lenti a porto continuo: “quando fate la doccia o vi lavate i capelli, prendetevi qualche istante per massaggiare lo shampoo anche sulle ciglia (con gli occhi chiusi, naturalmente) e quindi lasciate che il getto della doccia sciacqui via ogni cellula esfoliata, particella di muco, batterio o tossina”. Feldman stesso porta lenti in silicone idrogel ad uso continuo da più di tre anni, usa uno shampoo neutro e non ha mai sentito alcun bruciore o fastidio. È convinto che non vi siano controindicazioni a seguire regolarmente questa pratica e che la migliore igiene delle palpebre prevenga complicanze, come CLPU e CLARE. (Contact Lens Today, 17 luglio 2005) Occhio secco e cioccolata Joseph Barr, editor di Contact Lens Today, ha qualche osservazione riguardo ai suoi sintomi di occhio secco: “Quando sono stanco, o ho letto molto, o sono disidratato, o ho mangiato troppa cioccolata, i miei occhi diventano troppo asciutti. L’aria condizionata, inoltre, non aiuta per nulla. Penso che dovremmo fare di più per l’occhio secco, oltre mettere una goccia di umettante la mattina. Questa è la mia ricetta: riposati di più, fai delle pause mentre leggi e batti le palpebre, bevi molto, limita la cioccolata ed evita che l’ambiente dove stai diventi troppo secco. Non fare cose che ti disidratino troppo, assumi una buona quantità di vitamine ed acidi grassi Omega-3, come tonno e salmone.” J.T. Barr, Contact Lens Today, 12 giugno 2005 Si può allungare la vita delle lenti disposable? Mi capita sempre più di frequente, di vedere pazienti che usano le loro lenti disposable per troppi giorni e la maggior parte di questi usa lenti quindicinali. Spesso sento la stessa risposta dai miei pazienti: “L’applicatore da cui sono stato l’ultima volta mi ha detto che le potevo portare un mese, o finché non mi davano fastidio”. All’inizio pensavo che i pazienti avessero frainteso le istruzioni, ma poi mi è capitato così tante volte, che mi sono dovuto arrendere al fatto che le cose stessero proprio così. Quando diamo questo genere d’informazioni ai nostri pazienti danneggiamo prima di tutto loro e poi, anche da un punto di vista commerciale, danneggiamo le aziende e la nostra stessa attività. John Chatelain, Contact Lens Today, 19 settembre 2004 Vorrei aggiungere che questo fenomeno avviene in Italia quanto in America. Ad aggravare la situazione, da noi si aggiunge la vendita delle lenti sfuse. Viene da chiedersi quanto guadagna un ottico che apre una scatola di lenti quindicinali e ne vende una coppia al mese. Sempre a proposito di questo argomento, nei giorni scorsi ho visitato un ragazzo che gioca a basket ed usa le lenti giornaliere per circa due ore al giorno e si lamentava perché, dopo due o tre giorni che rimetteva lo stesso paio, gli si appiccicavano un po’. A suo dire, anche lui seguiva scrupolosamente i consigli di chi gliele aveva vendute. (L.B.) Avete un piccolo trucco o qualsiasi suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontrano nella pratica contattologica di tutti i giorni? Avete piacere di condividerlo con i colleghi? Inviate i vostri Tips&Tricks alla redazione di LAC. 30 2005, vol. VII, n. 2 r u b r i c a immagini di lac Fabrizio Zeri Attenzione Dossi! La pinguecola è una neoformazione ipertrofica che si sviluppa nella congiuntiva bulbare, ovale, di colorito giallastro, circoscritta e limitrofa al limbus in posizione nasale e/o temporale rispetto alla cornea (Miglior, 1989). La formazione di pinguecole è più frequente con l’aumentare dell’età e con l’esposizione ad agenti atmosferici irritanti come gli UV (Phillips e Stone, 1989). Da un punto di vista contattologico la presenza di una pinguecola, che è una formazione in rilievo (una sorta di “dosso”) rispetto alla superficie oculare, potrebbe rappresentare una controindicazione all’applicazione per varie ragioni (Phillips e Stone, 1989): - l’irritazione prodotta dal contatto con il bordo della lac; - l’irritazione prodotta dalla sua scarsa lubrificazione soprattutto in portatori di lac rigide in cui si verifichi colorazione a ore 3 e ore 9; - il suo incremento d’iniezione come causa indiretta dell’aumento d’iperemia limbare. Sebbene queste potenziali controindicazioni siano riportate in letteratura, da un punto di vista clinico una pinguecola raramente viene irritata dalla presenza di una lac morbida che spesso si comporta al contrario da elemento protettivo ricoprendone la superficie. Il caso riportato nelle foto è un raro esempio di forte irritazione di una pinguecola prodotta dall’uso di lac. A circa una settimana 31 2005, vol. VII, n. 2 dall’inizio dell’uso continuo di una lac in silicone idrogel (Lotrafilcon A) il soggetto in questione lamentava un sensibile fastidio accompagnato da una forte iperemia locale. All’esame di controllo era evidente Figura 1 (Figura 1) come il bordo della lac andava ad indentare la pinguecola producendo un “solco” positivo alla fluoresceina (Figura 2). Tale risposta non è cambiata né modificando la curvatura della lac (da 8,4 a 8,6) nè passando ad un altro Silicone Idrogel Figura 2 come il Balafilcon A, ed è invece sparita nel momento in cui si è optato per un regime d’uso diurno. Il fattore tempo d’uso si è dunque rivelato critico nello scatenare la risposta descritta nel caso. Fattore aggiuntivo d’indentazione è probabilmente da addebitare al modulo di elasticità dei due materiali SI usati. Morale della storia l’individuazione di una pinguecola durante l’esame preliminare all’applicazione di una lac è una sorta di cartello “Attenzione Dossi”, che ci dovrebbe ricordare di verificare l’effetto d’irritazione delle lac su questa formazione in rilievo, un effetto raro ma in qualche caso possibile. Linee guida principali per risolvere i casi d’irritazione indotti da lac morbide: aumentare il diametro della lente per “superare” la pinguecola e diminuire il modulo d’elasticità del materiale. Bibliografia Miglior M e coll. Oftalmologia Clinica. Monduzzi, Bologna: 1989. Phillips AJ, Stone J. Contact Lenses. Butterworths, 1989. r u b r i c a in libreria Laura Boccardo The History of Contact Lenses Volume One Early Neutralization of the Corneal Dioptric Power Robert F. Heitz J.P. Wayenborgh, 2003 363 pagine Lingua inglese Il libro che vogliamo presentarvi fa parte di una serie di tre libri dedicati alla storia delle lenti a contatto, che a sua volta è inserita in un più vasto progetto di 21 volumi sulla storia dell’oftalmologia ed edito da Julius Hirschberg. “The history of Contact Lenses” è un testo per curiosi ed appassionati di lenti a contatto, per coloro che amano studiare questa disciplina, anche senza ricavarne informazioni che avranno un immediato impiego pratico nella clinica di tutti i giorni. La prima parte della storia delle lenti a contatto descrive i più antichi tentativi di neutralizzare il potere corneale, da Leonardo da Vinci fino al diciannovesimo secolo. È essenziale capire che la storia di questi primi passi, nei termini in cui è generalmente descritta nei testi di contattologia, non sempre risponde ai criteri oggettivi delle scienze storiche. Per garantire il massimo rigore, l’autore ha ritenuto necessario presentare i testi originali, insieme alla traduzione ed alla loro analisi critica. Robert F. Heitz ha cercato di porre ogni documento nel contesto delle opere dell’autore originale e del livello di conoscenza dell’epoca in cui sono stati scritti. Ogni capitolo si conclude con una breve citazione delle più diffuse interpretazioni contemporanee, in cui spesso si possono trovare errori, anacronismi o ambiguità. Le prime indicazioni riguardo alla possibilità di neutralizzare il potere corneale mediante l’immersione dell’occhio in un liquido, possono essere trovate negli scritti e schemi di Leonardo da Vinci, agli inizi del 1500. Grazie a questa intuizione, Leonardo viene a volte indicato come lo scopritore del principio della lente a contatto, o addirittura il suo inventore. Con una dettagliata analisi degli scritti originali, Heinz arriva invece a dimostrare quanto Leonardo fosse ancora lontano dall’immaginare un simile dispositivo. Considerazioni pressoché analoghe si possono fare riguardo a Renè Descartes, che nel suo Settimo Discorso de “La Diottrica”, intitolato “Sui metodi di perfezionare la visione” e pubblicato come appendice al celebre “Discorso sul metodo” (1637), descrive un “tubo a contatto”, che permette di neutralizzare il potere corneale e di sostituire una nuova superficie ottica alla cornea. Il lavoro di Cartesio è stato poi ripreso nel corso del Diciassettesimo e Diciottesimo secolo da diversi studiosi, come Christian Huygens, Philippe de La Hire, Jean Méry e Thomas Young, il cui lavoro è estremamente rilevante nel campo dell’ottica, senza per questo aver portato ad una reale invenzione delle lenti a contatto. Nel 1800 John F.W. Herschel formulò l’ipotesi che si potessero correggere le irregolarità corneali con un mezzo, lente in vetro o gel animale, che avesse una superficie posteriore corrispondente, in negativo, alla cornea distorta. All’epoca non fu comunque possibile mettere in pratica l’idea. Il metodo della neutralizzazione del potere corneale mediante immersione in un liquido posto a contatto con la cornea, venne invece utilizzato per la realizzazione degli ortoscopi, strumenti usati per lo studio dell’occhio e la diagnostica. L’impiego degli ortoscopi fu importante perché contribuì significativamente all’evoluzione delle conoscenze scientifiche sull’anatomia, la fisiologia e l’ottica dell’occhio, ma purtroppo il primo volume della storia delle lenti a contatto termina qui, senza svelarci chi dovrà essere considerato realmente il loro inventore. Il libro si sviluppa quasi come un giallo, con l’autore nelle vesti di un detective, che analizza ogni singolo indizio alla ricerca del colpevole. La curiosità che cresce nel lettore, via via che passano i capitoli e le epoche storiche, rimane alla fine insoddisfatta, perché, se si analizza il problema da un punto di vista scientifico, lasciando perdere i miti e le leggende, che riguardano solo la “preistoria” delle lenti a contatto, bisogna arrivare al Ventesimo secolo ed al secondo volume della serie per scoprire il vero responsabile dell’invenzione che tanto ci appassiona. J.P. Wayenborgh Postbus 96 - B-8400 Oostende 3 Belgium www.history-ophtalmology.com E-mail: [email protected] Butterworth Heinemann An imprint of Elsevier Ltd www.elsevierhealth.com 32 2005, vol. VII, n. 2