IL SOTTOBOSCO
DICEMBRE 2008
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OCCHIO E IPERTENSIONE
Fra le varie patologie oculari che possono interessare i Medici Internisti, ed in particolare i colleghi Cardiologi, ritengo
che la retinopatia ipertensiva si collochi ai primi posti, l’occhio è infatti l’unico organo nel quale sia possibile osservare, in maniera non traumatica, lo stato della circolazione
generale ed i danni che l’alterazione della stessa porta ad organi nobili come cuore e cervello.
Gli effetti della ipertensione arteriosa sulla circolazione retinica dipendono dalla durata dello stato ipertensivo, dai livelli dell’aumento pressorio, dal preesistente stato dei vasi
retinici. E’ importante ricordare che le alterazioni retiniche, secondarie alla ipertensione arteriosa, costituiscono
molto spesso il primo segno della malattia ipertensiva. Il riscontro di tali alterazioni è talvolta occasionale durante una
visita oculistica di routine, a volte secondario ad una richiesta di consulenza da parte del cardiologo. Il reperto di alterazioni retiniche a carico del microcircolo può contribuire alla
diagnosi precoce di uno stato ipertensivo latente e consentire quindi, con l’ausilio del cardiologo, un trattamento farmacologico adeguato. Controlli nel tempo del fondo oculare
concorrono nel formulare un giudizio sull’efficacia della terapia antipertensiva in atto.
La retinopatia ipertensiva viene classificata clinicamente
in quattro stadi.
1° stadio: è caratterizzato da un lieve restringimento dei vasi
retinici arteriolari.
2° stadio: si osservano gli incroci artero-venosi. Il fenomeno dell’incrocio artero-venoso acquista valore patologico
quando si verificano, in ordine progressivo di gravità, i seguenti segni:
a) Segno di Gunn: nel punto di incrocio con l’arteria, la
vena appare come spezzata nel suo decorso, per la trasmissione di pressione dell’arteria sulla vena.
b) Segno di Salus: il decorso venoso subisce uno spostamento repentino dopo l’incrocio con l’arteria (ad “U” se i
due vasi si incrociano perpendicolarmente, a “S” se l’incrocio avviene obliquamente).
c) Segno di ingorgo: a monte dell’incrocio la vena appare
più grossa e tortuosa, mentre a valle è più snella e rettilinea.
Questo segno, è causato dall’ingorgo ematico nel tratto a
monte. Il segno dell’ingorgo, tipico degli stati ipertensivi, è
di significato prognosticamente peggiorativo nei confronti
dei segni di Gunn e Salus.
d) Segno di pretrombosi di P. Bonnet: prelude spesso all’occlusione vasale. Consiste in uno spruzzo emorragico ed
un insieme di essudati duri attorno al punto di incrocio.
e) Riflesso assiale a “filo di rame” e più tardivamente a
“filo d’argento”. Il colore metallico a “filo di rame” si rileva in un vaso retinico di calibro normale ma tortuoso, il riflesso a “filo d’argento”, invece, è tipico di un vaso dal
calibro diminuito.
3° stadio: è caratterizzato dalla comparsa di alterazioni extravasali, quali emorragie retiniche ed edema (sono fuoriuscite di sangue, o della sola componente liquida di questo,
che diffondono dai vasi nel tessuto retinico circostante).
Essudati “molli a fiocco di cotone”, sono tipici di questo stadio e si presentano come chiazze biancastre di aspetto sfumato, di varia grandezza e sono l’espressione di microinfarti
focali (aree di non perfusione).
Gli essudati “duri”, con contorni netti tendono a confluire
configurando varie fantasie, a stella maculare, arcipelago,
cercine etc., vengono considerati come depositi extravasali
di sostanze lipoproteiche.
4° stadio : insorge una papilla da stasi (rigonfiamento della
testa del nervo ottico) per la comparsa di ipertensione endocranica (retinopatia ipertensiva maligna).
Dott. Guido Micheloni (Oculista).
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