Prove Strumenti a cura di Fabrizio Marchi Skywatcher 100ED su montatura HEQ5 PRO N on sono passati poi così tanti anni dal tempo nel quale un rifrattore da 10 cm rappresentava per gli amatori quasi uno strumento irraggiungibile, un punto d’arrivo per le osservazioni, specie planetarie e delle stelle doppie . I meno giovani sicuramente ricorderanno con quali sogni nella mente leggevamo le appassionate recensioni, anche nelle pagine di questa rivista, quando ancora era agli inizi della sua produzione editoriale, del leggendario rifrattore acromatico giapponese da 108 mm, quasi un‘icona per la nostra generazione di astrofili. Erano gli anni del disegno; pertanto, chi possedeva strumenti del genere veniva spesso ammirato per l’abilità nel restituire graficamente ciò che vedeva all’oculare, fossero superfici o atmosfere planetarie, stelle doppie oppure oggetti nebulari. Un cannocchiale da 10 cm rappresentava, nella mente di tutti gli osservatori, uno straordinario strumento di indagine, scrigno di soddisfazioni e di appagamento emotivo: poco importava se gli oggetti più luminosi apparivano leggermente orlati di azzurro-violetto, così doveva essere e lo si accettava. Per l’astronomo dilettante di allora, il telescopio rappresentava un mezzo per conoscere il cielo, e se questo era (e dovrebbe ancora essere) lo scopo di tale strumento, risultavano in secondo piano e sicuramente di poco conto gli eventuali residui di aberrazioni: non si passavano le notti a valutare immagini in intra o extrafocale, ma si cercava di spremere tutto il possibile dal proprio piccolo cannocchiale, notes e atlantino alla mano! 1 2 zione, tanto da poter utilizzare i rifrattori anche per la fotografia astronomica. Il rovescio della medaglia è sempre stato rappresentato, per questi strumenti, dal prezzo di vendita elevato, se rapportato al diametro; un prezzo giustificato dagli impegnativi costi di produzione dei nuovi vetri, specie quelli alla fluorite di calcio naturale. Solo in tempi relativamente recenti questi strumenti hanno cominciato a diventare accessibili, grazie all’introduzione e alla commercializzazione di nuovi materiali a bassa dispersione, quale l’oramai quasi mitizzato, tra gli amatori, FPL53 della Ohara Corporation (azienda giapponese fondata nel 1935 vicino a Tokyo e mondialmente nota per la produzione di vetri di precisione), ovvero quanto di più vicino ci sia all’eccellenza della fluorite naturale, dal punto di vista sintetico. In realtà, i cristalli di fluorite artificiale erano già stati sviluppati intorno l’epoca della Seconda Guer- Declino e riscossa dei rifrattori L’avvento dei sistemi a riflessione e misti (catadiottrici) ha ben presto fatto dimenticare il rifrattore, in virtù della maggiore apertura, compattezza, economicità degli stessi, fino al rilancio in grande stile degli ultimi anni, grazie soprattutto all’introduzione di nuovi vetri a bassa dispersione, che hanno consentito la creazione di gruppi ottici con eccellente corre- 14 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 Prove Strumenti 3 ra Mondiale, da D. Stockbarger e collaboratori del MIT, come ampliamente descritto in Artificial Fluorite pubblicato nel Journal of the Optical Society of America 39.9 del 1949. Ormai, molti rifrattori semiapocromatici e apocromatici in commercio utilizzano un elemento in FPL53 per prestazioni di straordinario contenimento dell’aberrazione cromatica, in vari accoppiamenti ottici e schemi, dai semplici doppietti ai rifrattori dialitici tipo Petzval, con spiccate attitudini astrofotografiche. Quindi, se in un rifrattore apocromatico la correzione dei colori, visuale e fotografica, è totale, in un semiapocromatico molto dipende dal tipo di vetri utilizzati, con un range che varia da prestazioni di poco superiori al classico acromatico, a quasi apocromatiche nei modelli migliori. Parallelamente allo sviluppo in campo ottico, anche le montature equatoriali di supporto hanno subito un notevole incremento migliorativo, con ampia diffusione di modelli sempre più precisi nell’inseguimento, nel recupero dei periodismi meccanici, nella stabilità e rigidità generale, con dotazioni che arrivano a sistemi automatizzati per il puntamento degli oggetti celesti, impensabili anche a livello professionale fino a non moltissimo tempo fa. 4 molti di noi aspettavano, nella speranza di possedere un rifrattore semiapo o apo a prezzi ragionevoli, visti anche i tempi che corrono. Recentemente, il fronte era stato aperto da un piccolo 80 mm ED, di riconosciuta ottima fattura (basti vedere l’entusiastico test redatto da Sky & Telescope), al quale ben presto si sono affiancati modelli da 100 mm e 120 mm di diametro che, conoscendo la laboriosità cinese, quasi certamente non rappresenteranno il diametro limite della serie Con interesse, abbiamo quindi colto l’invito a dare un‘occhiata al nuovo Skywatcher 100ED sulla nuova montatura a puntamento automatico HEQ5 PRO SynScan, in considerazione anche di una certa maturata esperienza con modelli apocromatici da 100 mm di alta manifattura (Takahashi, Borg, Pentax, Vixen FL). Fortuna è stata poi che - seppur dalla pianura - la notte utilizzata 1. Il look decisamente piacevole dello strumento, segno anche di una rinnovata ricercatezza anche estetica della produzione cinese. 2. La robusta testa equatoriale della HEQ5 Pro, in grado di sopportare carichi prossimi ai 10 kg. 3. I connettori presenti sulla testa equatoriale, per pulsantiera, collegamento al PC e autoguida standard SBIG ST-4. 4. Il generoso fuocheggiatore Crayford da 60 mm, molto fluido nei movimenti. 5. Finalmente, l’osservazione! 5 L’arrivo dei cinesi Questi ultimi anni sono anche stati caratterizzati, a livello amatoriale, dalla comparsa massiccia sul mercato di modelli di telescopi di produzione cinese, che rapidamente, superate le incertezze e la modestia degli inizi, hanno subito una evoluzione tecnologica degna di nota, fino a proporre soluzioni ottico-meccaniche interessanti e incredibilmente competitive, che forse 15 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 per le prove, in questa anomala estate italiana, si sia presentata con un cielo limpido e un buon seeing, consentendoci di trarre indicazioni interessanti sulla potenzialità complessiva di ottica e montatura. Considerazioni generali Diciamola tutta, a noi astrofili gli strumenti piacciono anche esteticamente, non solo perché ci guardiamo dentro; in tal senso, sicuramente gradevole è stata l’impressione globale espressa da questo strumento, una volta montato. Tubo ottico con finiture color champagne e bianco, un’assoluta novità, decisamente se così possiamo dire, elegante e piacevole, su montatura HEQ5 Pro di color bianco: un colpo d’occhio globalmente accattivante, segno anche di una ricerca estetica da parte della produzione, tutto sommato, ben riuscita. La valigia opzionale in alluminio Prove Strumenti per il trasporto dell’ottica, appare un must qualora si decida di spostarsi; è ben eseguita e perfettamente sagomata per contenere la stessa con gli anelli e alcuni accessori (oculari e cercatore). L’insieme (montatura, treppiede e tubo) si monta agevolmente in pochi minuti; il pezzo più pesante è rappresentato dalla testa della montatura di una decina di chili, mentre il tubo ottico è veramente leggero. La dotazione di serie comprende anche un paio di oculari al Lantanio (da 5 e 20 mm, denominati LET Long Eye relief with Twist-up eyecups), dal look vagamente simile a una sorta di Pentax XL in miniatura, di buona fattura ottica, ma - come vedremo - un po’ penalizzati nella focale più lunga dalla relativa ristrettezza del campo apparente (inferiore ai 50°), che nelle visioni a basso ingrandimento impedisce la classica e straordinaria sensazione ad ampio respiro, caratteristica invece dei grandangolari. Un ottimo cercatore 9x50 e un diagonale da 2“ completano la dotazione di serie dello strumento. La pulsantiera del sistema SynScan per il puntamento automatico presenta un’ottima ergonomica e si collega direttamente alla testa della montatura, dalla quale l’unico altro cavo in uscita, a parte la connessione della pulsantiera stessa, è rappresentato dall’alimentazione. 6. La pulsantiera, cuore del sistema di puntamento automatico Synscan, di ottima ergonomia, leggera e facile interpretazione. 6 7. Il tubo ottico nella opzionale e ben fatta valigia per il trasporto. 7 Il tubo ottico CARATTERISTICHE TECNICHE DELLO SKYMASTER 100ED • Diametro: 100 mm • Lunghezza focale: 900 mm f/9 • Obiettivo: Doppietto alla fluorite sintetica spaziato in aria • Potere risolutivo teorico: 1”,2 • Potere risolutivo osservato: 0”,8 (allungata ad “arachide”) • Mag. limite visuale teorica: 11,8 • Mag. limite visuale osservata: 12,2 (dalla pianura) • Paraluce: Fisso • Fuocheggiatore: Crayford da 60mm; Escursione 130 mm • Portaoculari: Da 2” con riduzione a 1” 1/4 • Diaframmatura interna: N. 3 diaframmi • Trattamento antiriflesso: Multistrato su tutte le superfici • Dotazione: Oculari LET da 1”1/4 da 20 e 5 mm Diagonale 2”, cercatore 9x50 • Montatura: Equatoriale alla tedesca Portata 10 kg • Sistema di puntamento: Synscan 2.05; 13.436 oggetti in memoria • Cataloghi residenti: Sistema Solare, stelle, Messier, NGC, IC, 25 oggetti predefiniti • Velocità di puntamento: Fino 800x Da 1x a 0,25x per autoguida • Velocità di inseguimento: Siderale, solare, lunare, PEC • Modalità di allineamento: Una, due o tre stelle • Connettori: Pulsantiera, PC, autoguida standard ST-4 • Alimentazione: 12 v, 2A • Accuratezza del puntamento: Fino a 1’ d’arco; media sui 3-4 primi d’arco • Prezzo montatura e tubo ottico: € 2270,00 • Importazione: Auriga, Milano 16 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 Un obiettivo apocromatico è tale quando, per definizione, i tre colori primari dello spettro (rosso, verde e blu) sono fuocheggiati sullo stesso piano teorico (talvolta, anche l’ultravioletto e l’infrarosso vicino): questo si traduce in immagini perfettamente neutre, soprattutto di oggetti luminosi, prive di aloni colorati, caratteristici degli acromatici o di certi semiapocromatici. L’accoppiamento delle tipologie di vetro utilizzato per la realizzazione dell’ottica, nonchè le giuste curvature delle lenti, determinano la reale correzione cromatica e dello sferocromatismo: in tal senso, la dicitura ED può anche trarre in inganno; molto dipende da materiali utilizzzati e dal progetto dello schema ottico, come accennato all’inizio. Lo Skywatcher 100ED viene prudenzialmente definito un sempiapocromatico, ma in tutta onestà, la correzione è tale, in virtù anche dell’eccellente vetro a bassa dispersione utilizzato, da avvicinarlo molto alle prestazioni tipiche dell’apocromatico, grazie un rapporto focale di f/9, non particolarmente spinto. Il tubo ottico, come accennato, è decisamente di buona fattura, con un ottimo fuocheggiatore Crayford da 60 mm di diametro, estremamente fluido nel movimento, che grazie alla generosa escursione di 130 mm garantisce una perfetta fuocheggiatura in ogni occasione. L’obiettivo è caratterizzato da un doppietto spaziato in aria, nel quale l’elemento a bassa dispersione in vetro FPL53 e il trattamento antiriflettente multistrato su tutte e quattro le superfici aria-vetro (alla vista di un discreto color verde scuro) garantiscono non solo un’ottima correzione cromatica e geometrica, ma anche una trasmissione luminosa finale molto alta, prossima al 97%! Osservando l’interno del tubo, l’opacizzazione appare efficacemente eseguita, e balzano all’occhio tre diaframmi a bordo tagliente; il tappo copri obbiettivo, in plastica nera, un pochino stona in una intubazione dove tutto, anelli compresi, è in altra tonalità di colore. Cosa di poco conto, il colpo d’occhio globale è di grande piacevolezza. Prove Strumenti La montatura Diciamo subito che la nuova HEQ5 Pro, dotata di sistema di puntamento automatico SynScan, desta decisamente un’impressione di robustezza, in virtù anche della portata di carico dichiarata prossima ai 10 kg, che la rende utilizzabile con profitto, anche con ottiche di una ventina di centimetri. La barra dei contrappesi retrattile rappresenta senz’altro una evoluzione interessante rispetto al classico sistema di avvitamento della stessa (quante volte al freddo delle notti invernali ci siamo ritrovati a imprecare perché non riuscivamo a svitarla dopo una nottata di osservazioni), mentre la testa della montatura presenta due connettori standard, Rj-45 per il collegamento alla tastiera di gestione del puntamento, e RJ-11 per le comunicazioni con il computer (RS-232) e quindi per il controllo totale del puntamento mediante un software planetario (tipo The Sky). Il cannocchiale polare, protetto dalla classica “conchiglia” in plastica, presenta incise - oltre alla posizione del nord celeste e della Stella Polare - le costellazioni dell’Orsa Maggiore e di Cassiopeia, per un rapido orientamento in riferimento alla posizione celeste delle stesse nel momento dell’osservazione, da perfezionarsi poi con il cerchio datario. Questo cannocchialino, provato in un’osservazione diurna (ponendo in orizzontale l’asse polare e osservando nel riferimento centrale un oggetto lontano), è apparso scollimato. L’operazione di verifica è semplice da eseguirsi, poiché basta ruotare il telescopio e verificare se il riferimento centrale stesso rimane fermo sull’oggetto inquadrato o si sposta nel campo. Se necessario, bisogna operare un riallineamento mediante le tre visti preposte. A volte viene imputata alla montatura una scarsa precisione nell’inseguimento siderale, nonostante si sia eseguito un accurato allineamento al polo, magari senza preoccuparsi di verificare il perfetto allineamento cannocchiale polare-asse polare. L’aggancio della testa sul treppiede avviene agevolmente, attraverso la classica vite del basamento, mentre le gambe del supporto vengono stabilmente tenute rigide dal ripiano porta accessori: è apparsa immediatamente un po’ troppo tensionata la manopola di regolazione zenitale (inclinazione as- 8 se polare), nessun problema ha invece esibito quella azimutale. Testa e treppiede si dimostrano solidi e stabili, con ottimo ammortamento delle vibrazioni, come poi è stato verificato direttamente dall’osservazione. La pulsantiera di controllo, cuore del sistema di puntamento automatico che consente l’accesso a tutti i controlli del telescopio, leggera e con perfetta impugnabilità, è collegata alla testa mediante l’ingresso RJ-45 a 8 contatti, presenta una retroilluminazione dei tasti che ne rende agevole l’utilizzo notturno, con uno schermo LCD facilmente leggibile: consigliamo di porre un minimo di attenzione a questo 8. I riferimenti del cannocchiale polare, per un intuitivo e immediato orientamento al polo, da perfezionarsi poi con il cerchio datario. 9. Gli oculari LT da 5 e 20 mm di lunghezza focale, che fanno parte della dotazione di serie insieme a un diagonale da 2” e un generoso cercatore 9x50. schermo, che presenta una relativa fragilità, qualora sia sottoposto a inavvertite pressioni. I cataloghi residenti, più che sufficienti per la vita media di un astrofilo, contengono complessivamente quasi 13.500 oggetti, con velocità di puntamento, grazie ai motori micropasso di entrambi gli assi, fino a 800x, scendendo sino a 0,25x per quelle di microspostamento, ottimamente sfruttabili quindi con i moderni sistemi di autoguida CCD mediante la preposta porta: è utilizzabile anche la funzione PEC di correzione dell’errore periodico della vite senza fine. Le velocità standard possibili sono quelle siderale, lunare e solare. Una pulsantiera quindi che - grazie a un unico cavo in uscita dalla testa della montatura - racchiude tutte le funzioni necessarie alla gestione totale del telescopio. Il sistema viene alimentato dai classici 12 V a corrente continua, ma occhio all’intensità di corrente, che deve essere almeno di 2 A, altrimenti il sistema si blocca inesorabilmente dopo pochi secondi dall’inizio della procedura di puntamento. A tal proposito, il sistema a batteria mediante classico portabatterie in dotazione non garantisce autonomia sufficiente, meglio dotarsi di alimentatore esterno oppure del nuovo Power Station della Skywatcher stessa, che sicuramente si è resa conto di quanto i sistemi a puntamento automatico siano impegnativi in termini di consumo. La prova sul campo 9 17 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 La prova dello strumento è stata eseguita dalla pianura, con condizioni ambientali discrete per la zona: cielo sufficientemente limpido (magnitudine limite visuale intorno alla 5a), seeing buono, che garantiva, in relazione anche al diametro modesto, periodi di immobilità quasi totale dell’immagine esibita. Interessava determinare la precisione di puntamento/inseguimento della montatura, in relazione anche a quanto dichiarato dal produttore, e la resa ottica globale, in virtù della possibilità di avere una verifica diretta con strumenti blasonati tipo il Takahashi 102 e il William Optics FLT 110. Non stiamo qui a descrivere le procedure di allineamento e di settaggio iniziali, esplicate chiaramente nel manuale d’uso della montatura, ma possiamo affermare con certezza, che anche un principiante, dopo cinque minuti, è in Prove Strumenti grado di utilizzare lo SynScan agevolmente, vista la lineare semplicità operativa del sistema, pulito e senza fronzoli. Alimentata la montatura e inizializzato il sistema, dopo l’allineamento al polo mediante il cannocchiale polare e il cerchio datario, abbiamo subito optato per l’allineamento su tre stelle, che sicuramente garantisce la massima precisione nel puntamento, e compensa l’eventuale Errore Conico, spesso presente nelle montature equatoriali alla tedesca e dovuto al mancato allineamento (parallelismo) tra l’asse ottico e l’asse di Ascensione Retta della montatura. Le stelle da utilizzarsi come riferimento di partenza vengono automaticamente scelte dal software, in relazione al sito osservativo e logicamente alla data, tutti elementi da impostarsi nel primo settaggio: la procedura di centratura avviene approssimativamente gestita dal software e perfezionata agevolmente dall’utente con la tastiera. Abbiamo preferito eseguire le operazioni, non con l’occhio all’oculare, ma sfruttando una camera CCD Finger Lake Instrumentation con sensore KAF 1602E al fuoco diretto del rifrattore, previo l’accurato allineamento del generoso cercatore in dotazione con l’ottica del telescopio, una procedura che consente, nota la scala dell’immagine prodotta, di determinare con buona precisione l’errore nei successivi puntamenti. Lanciati una serie di puntamenti automatici (una trentina, la velocità di puntamento può essere regolata mediante il tasto Rate), spazzando tra oggetti angolarmente molto distanti (6-9 ore in AR e fino a una novantina di gradi in Declinazione), abbiamo verificato con piacere innanzitutto l’inquadratura, anche se - come è comprensibile - non al centro del sensore, di tutti i target ricercati, nonché la silenziosità dei motori durante le operazioni. Elaborate con MaximDL le immagini ottenute e fatti i debiti calcoli, possiamo sicuramente affermare che l’errore di puntamento, nei casi migliori, si avvicina effettivamente al dichiarato primo d’arco, ma mediamente si stabilizza intorno i 3’-4’, un valore eccellente, in relazione alle caratteristiche della montatura. Anche l’inseguimento è apparso discretamente preciso, tanto da consentire l’esecuzione al fuoco diretto del rifrattore (che ha una 10 10. ll Power Station Synta, opzionale ma dimostratosi utilissimo e funzionale per alimentare senza sorprese la montatura. 11. Lo star test, ripreso con webcam Vesta Pro Philips. lunghezza focale di 900 mm) di pose CCD non guidate di una novantina di secondi, in piena risoluzione; un valore decisamente interessante per una montatura dal prezzo estremamente competitivo. Il software prevede anche la funzione PEC (Periodi Error Correction), che consente la riduzione dell’errore periodico (tipicamente sinusoidale) della vite senza fine, onde raggiungere una maggiore precisione nell’inseguimento. La procedura di calibrazione, da farsi ad alto ingrandimento mediante correzioni manuali (che vengono memorizzate e poi riprodotte automaticamente a ogni ciclo), è abbastanza lunga, e per la HEQ5 SynScan dura oltre una decina di minuti, nei quali ci vuole anche una certa mano con la pulsantiera, onde evitare errori che verrebbero in seguito riportati. La connessione diretta autoguida standard ST-4 non ha dimostrato alcun problema: effettuata la calibrazione iniziale, utilizzando co11 18 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 me guida uno scassato Konus Vista da 80 mm, compagno di tante avventure passate, resistito a una infinità di cadute e verso il quale ho un debito di riconoscenza per la dignitosa modestia con la quale affronta sempre nuove sfide, il vecchio ma intramontabile guider SBIG ha tranquillamente apportato le necessarie correzioni nei 10 minuti di integrazione unica necessari per la ripresa della galassia M51 nei Cani da Caccia, con immagini stellari finali di perfetta puntiformità. Purtroppo, non abbiamo potuto testare la connessione via PC; tuttavia, riteniamo che non ci dovrebbe essere alcun tipo di problema, visto il perfetto funzionamento, verificato qualche tempo fa, della montatura EQ6 (“sorella maggiore” della EQ5), equipaggiata con lo stesso sistema automatico di puntamento: ormai, gestire attraverso il computer i movimenti di un telescopio è divenuta un’operazione assai diffusa in ogni ordine di strumento. Anche l’occhio vuole la sua parte Esauriti i test di precisione, smontata la camera CCD, finalmente, almeno per i gusti personali, siamo passati a sfruttare quel meraviglioso sensore biologico che è l’occhio umano, per goderci, se così ci è concesso dire, la resa di un‘ottica che - almeno sulla carta - doveva essere performante. E visto che a quel momento il telescopio era puntato su Vega, quale oggetto migliore per valutare l’eventuale cromatica residua, data la quasi assoluta neutralità cromatica di questa stella, seconda solo ad Arturo per luminosità nell’emisfero boreale, e che - tra i tanti record detiene anche quello di essere stata la prima stella fotografata a Prove Strumenti metà del XIX secolo, su un dagherrotipo, con il rifrattore da 15” dell’Osservatorio di Harvard. Utilizzando l’oculare in dotazione da 20 mm (LET), subito l’immagine esibita ci ha fatto trattenere il fiato: un contrasto e un‘incisione eccellente, su un fondo cielo nerissimo dove anche le stelle più deboli, come gemme, incorniciavano in tutto il suo intenso splendore, la bianchissima Alfa Lyrae! Pur cercando in tutti i modi di cogliere dei residui di cromatismo, non ci siamo riusciti: la correzione è apparsa molto spinta, e anche fino ai bordi del campo le stelle sono apparse perfettamente puntiformi. L’oculare in dotazione da 20 mm, dato il ridotto campo apparente, soffoca decisamente le potenzialità di questo strumento a bassi ingrandimenti: sostituito lo stesso con un Pentax XL da 21 mm, ci è parso come di prendere una boccata d’aria d’alta montagna, tale era ampia e splendida la visione del campo inquadrato, superiore al grado e mezzo e con perfetta correzione: è quindi doveroso, per questo strumento, dotarsi di almeno un oculare grandangolare che sviluppi una trentina di ingrandimenti. L’aberrazione cromatica è risultata praticamente assente, e le immagini, decisamente superiori a quelle prodotte dal piccolo leggendario Pronto Televue, rivaleggiavano con quelle prodotte dai Vixen alla fluorite e dai Takahashi di pari diametro. L’ottica è apparsa perfettamente collimata, con centriche stellari perfette, quasi un disegno sul fondo cielo: a tal proposito, è stata molto bella la visione della classica Doppi-Doppia della Lira, le cui componenti, senza difficoltà alcuna, sono state distintamente separate già a una novantina di ingrandimenti. L’esame dell’immagine intra ed extrafocale ha evidenziato anelli nitidi e perfetti nella intrafocale, un po’ confusi nella posizione opposta, con un leggero incremento di luminosità verso l’interno: l’eventuale leggera sottocorrezione della sferica non è pregiudicante assolutamente le prestazioni, vista anche la totale assenza di astigmatismo, errori zonali, rugosità o tensionamenti. La verifica poi con lo Snap test, nel raggiungimento della posizione di fuoco ad alto ingrandimento, ha dimostrato, data l’istantaneità e precisione con la quale l’immagine perfettamente viene fuocheggiata, l’ottima qualità ottica. Queste poche verifiche iniziali sono state indicative di uno strumento eccellente, ma l’interesse sostanziale era quello di rivolgere il cannocchiale verso stelle doppie e oggetti deep sky, all’osservazione diretta quindi, nella quale ancora è possibile sicuramente provare emozioni più di molti tecnicismi. Purtroppo, al momento della prova non erano visibili pianeti e Luna, eccetto Giove ma oramai molto basso sull’orizzonte, non significativo pertanto per un giudizio oggettivo. Abbiamo quindi dedicato la nostra attenzione alle stelle doppie strette, dedicando solo poco tempo alle coppie celebri, Albireo e Pulcherrima, la fantastica visione delle quali, circondate da centriche da manuale, è rimasta impressa. 12 12. Una ripresa della bellissima doppia Albireo, al fuoco diretto, sempre con webcam Vesta Pro Philips. 13. La nebulosa planetaria M27, risultato nei 3 colori con singoli frame da 90 secondi e camera CCD FLI dotata di sensore KAF 1602E. La verifica del potere separatore Il potere separatore teorico di uno strumento da 100 mm si aggira sul secondo d’arco, ma non crediate che sia una distanza angolare scontata da raggiungere. Ricordo, con una certa simpatia, alcune pri13 19 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 me produzioni cinesi, nelle quali, data la bassezza della lavorazione ottica, non si riuscivano a separare doppie nemmeno distanti più del doppio del valore dichiarato! Quindi, abbiamo scaricato da Internet Spirit of 33, la famosa lista che comprende 33 stelle doppie interessanti all’osservazione per ogni costellazione, coordinata da quello splendido personaggio che è Luis Arguelles (che vivamente consigliamo a tutti, dato che lo studio di questi oggetti è fattibile con ogni telescopio anche dalla città). Abbiamo quindi puntato la S2624 nella costellazione del Cigno, una coppia ben bilanciata con componenti di mag. 7 e 7,5, separate di 1”,6, che lo strumento senza difficoltà ha evidenziato a 180x, con l’oculare in dotazione LT5, dimostratosi ottimamente accordato a questi poteri all’ottica principale; poi siamo passati, con lo stesso ingrandimento, alla bellissima stella Mu della stessa costellazione (1”,8), facile anche in questo caso. Scendendo nella distanza, abbiamo tentato l’osservazione al limite del potere separatore teorico di HO153 Cyg, le cui componenti, decisamente poco luminose, essendo l’una di mag. 8,1 e l’altra di 9,1, distano solamente un secondo d’arco. Riconoscere stelle di questa debolezza sarebbe molto difficile, se non si potesse usufruire di un sistema di puntamento automatico; infatti, occorrerebbe un lavoro di certosina pazienza con le cartine di riferimento, utilizzando i cerchi graduati. Prove Strumenti A 225x (con un oculare di Ramsden da 4 mm a sole 2 lenti, residuo di strumenti giapponesi in voga nei decenni passati e che oggi nel mercato dell’usato costerebbe forse meno di un pacchetto di sigarette), le due stelle sono apparse chiaramente distaccate, non un netto spazio scuro tra le componenti. Pertanto, l’ottica appariva ben predisposta a tentare l’osservazione di una stretta per eccellenza, Zeta Boo, un ottimo test per strumenti da 150 mm, vista la separazione di soli 0”,8: la duplicità di questa stella, nella classica forma ad “arachide” è stata colta a 360x. 14 Il profondo cielo Molto soddisfatti, siamo passati a qualche oggetto del profondo cielo, consci che un’apertura di soli 100 mm non possa fare comunque dei miracoli. Facili le stelle dell’ammasso globulare M13 a 90x (Pentax XL da 10,5 mm), sempre meravigliosi gli oggetti classici estivi a partire dalla planetaria M27, l’anulare della Lira e il Velo del Cigno con il filtro O-III. Ma questi, pur se sempre incantevoli oggetti, ormai per noi inflazionati nell’osservazione con strumenti di ogni ordine e grado, sono solo stati un utile “riscaldamento” alla ricerca di nebulose più elusive. Così, data la passione per le planetarie, ci siamo cimentati in quella sfida visiva che rappresenta la Merrill 2-2, minuscola nebulosa estesa solo 5” d’arco nella costellazione della Lucertola, di mag. 11,5 (quindi prossima al limite teorico dello strumento), che solo una volta negli anni passati avevamo osservato in quota con un 20 cm e poi era un po’ passata nel dimenticatoio. È singolare che questo oggetto sia tornato alla memoria dopo una giornata passata ascoltando un gruppo rock, il nome del quale, Marillion, ha molte assonanze con quello di P.W. Merril, autore del catalogo Distant Planetary Nebulae nel 1941. È un oggetto non facilissimo, data l’esiguità delle dimensioni e la relativa debolezza, almeno per un’ottica da 100 mm, ma che ha la caratteristica di esaltarsi alla visione utilizzando un filtro O-III, con un effetto blinking che a 90x era marcatamente visibile, quasi minuscolo faro cosmico a illuminare l’entusiasmo del momento. Consci di essere al limite strumentale, in considerazione del sito osservativo, ci siamo fermati soddisfatti: se l’osservazione degli ogget- 14. Il più famoso ammasso globulare del nostro emisfero, M13, ripreso con un’unica integrazione da 30 secondi, attraverso una camera FLI 1602E 15. La gloriosa galassia a spirale nei Cani da Caccia, M51, ripresa in un’unica integrazione di 10 minuti, autoguidata con SBIG ST-4, e camera FLI con sensore KAF 1602E. 15 20 ORIONE 161 OTTOBRE 2005 ti relativamente facili è appagante, quella degli elusivi è, se così possiamo dire, eccitante! Due modi diversi per emozionarsi annegando, nelle buie profondità del cosmo, i nostri occhi. Abbiamo dato ancora un’occhiata alla sequenza polare di riferimento per constatare il raggiungimento di una magnitudine limite intorno alla dodicesima, sicuramente sottostimata e superabile in siti con condizioni eccellenti. Siamo infine passati a qualche ripresa CCD, nella quale la correzione complessiva ha consentito la restituzione di buone immagini finali, anche se, data la non esuberante apertura relativa, si renderebbe interessante l’utilizzo di un riduttore di focale preposto (come per il Takahashi) al momento non sviluppato dalla Synta. Il giudizio globale L’impressione complessiva di questo telescopio è stata decisamente positiva, con prestazioni al limite teorico, vicine a quelle di rifrattori con caratteristiche analoghe di fama indiscussa, ma decisamente più impegnativi economicamente. Lo sforzo di Synta per produrre un’ottica altamente performante a prezzi competitivi va sicuramente apprezzato, e il risultato ottenuto non può che trovare ampio consenso tra gli amatori. La montatura ha dimostrato la necessaria stabilità e precisione per le osservazioni ad alto ingrandimento e per la ripresa degli oggetti celesti; i suoi movimenti sono apparsi fluidi e silenziosi. Globalmente, l’evoluzione della specie (cinese) sta portando alla presentazione di modelli che se forse, nei microdettagli soprattutto estetici, non sono ancora all’altezza di altre produzioni occidentali, nelle performance complessive cominciano a essere estremamente interessanti, soprattutto relazionati agli invitanti prezzi di vendita. L’impressione è quella che i passi del gigante d’Oriente, senza sosta, si stiano avviando rapidamente a un salto di qualità impensabile anche solo pochi anni fa, quando ancora i telescopi cinesi erano sinonimo di modestia ottico-meccanica: e già si inizia a vociferare di camere CCD raffreddate... ❐ Mi sia consentito un ringraziamento alla cortese disponibilità di Roberto Garofalo e all’importatore Auriga di Milano per aver messo a disposizione lo strumento.