Prove Strumenti
a cura di di Fabrizio Marchi
Celestron Nexstar 5 SE
Q
uando molti anni fa, ancora ragazzo, iniziavo
l’osservazione del cielo
stellato armato di strumenti di
fortuna autocostruiti, non passava
giornata nella quale non sfogliassi per alcuni minuti i cataloghi
dei telescopi Celestron, sogno di
allora con i loro tubi arancioni e
l’eccellenza ottica: rappresentavano la rivoluzione nell’astronomia
amatoriale, il punto di arrivo per
chi ancora armeggiava con piccoli rifrattori giapponesi o newtoniani autocostruiti.
Altri tempi, ma ancora ricordo
con fervore, la prima volta che
accostai l’occhio all’oculare di
uno dei più piccoli telescopi nella linea Celestron, il C5, da 127
mm di diametro: immagini eccellenti, contrasto quasi da rifrattore, insensibilità alla turbolenza.
Fu amore a prima vista; poi, la
trasportabilità dello strumento ne
fece negli anni a venire un inseparabile compagno di viaggio,
sempre prodigo di soddisfazioni.
Oggi i tempi sono cambiati, ma
nell’evoluzione della linea Celestron il piccoletto non ha mai
smesso di attirare l’interesse di
chi è alla ricerca di uno strumento dalle alte prestazioni e dalla
massima leggerezza.
È stato stimolante, memore di
tante belle osservazioni, poter
dedicare alcune serate a un classico della mia giovinezza, equipaggiato oggi con le più sofisticate tecnologie a puntamento automatico e soprattutto, vera chicca, predisposto alla gestione delle riprese con gli ormai diffusi
dorsi digitali, mediante programmazione degli stessi dalla pulsantiera del telescopio.
Il telescopio
e gli accessori
La prima impressione del Nexstar
5 SE è sicuramente positiva: si
tratta del classico e diffuso catadiottrico secondo lo schema Schmidt-Cassegrain da 127 mm f/10,
in montatura altazimutale a mezza forcella (monobraccio in lega
leggera di alluminio), che presenta la possibilità di equatorializzazione di serie, mediante l’inclinazione della base d’appoggio
del telescopio.
Montato velocemente e senza alcuna difficoltà, esibisce un look
esteticamente piacevole, dalle li-
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1. Il Celestron Nexstar 5 SE
presenta un design
compattissimo, che coniuga
stile del passato e linee
futuristiche; unisce ottica
eccellente a elettronica
d’avanguardia.
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nee moderne, con sorprendente
leggerezza e trasportabilità e particolare accuratezza nella realizzazione complessiva.
Il tubo ottico, di un bel colore
arancio metallizzato e nero, è agganciato al monobraccio della
montatura mediante una culla che
può essere rimossa, consentendo
così, con un apposito adattatore,
di utilizzare la montatura stessa
con altri tubi, purché di peso contenuto, al massimo 3,5 kg, onde
sfruttarne le ottime potenzialità
nel puntamento automatico.
Lo schema Schmidt-Cassegrain,
sicuramente il più diffuso tra gli
amatori di tutto il mondo, nella
sua versione per così dire “universale”, è costituito da due
specchi sferici: un primario gene-
ralmente con un rapporto focale
di f/2 o f/2,5 e secondario con
un fattore di amplificazione di 45 volte la focale del primario, per
produrre un rapporto focale
complessivo di f/10.
Questo schema ha la caratteristica, rispetto al Cassegrain puro
(pur sempre un eccellente strumento planetario nei rapporti focali molto lunghi), di avere il tubo chiuso da una lamina o lastra
correttrice opportunamente sagomata per correggere l’aberrazione sferica degli specchi e contenere curvatura di campo e come,
oltre che fungere da supporto allo specchio secondario stesso.
La messa a fuoco sullo specchio
primario presenta un leggero
shift, quantificabile - dopo alcu-
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2. La possibilità
di equatorializzazione
mediante l’inclinazione
del basamento
è un’interessante utilità
per la fotografia
astronomica.
ne misurazioni - nella misura
massima di una decina di secondi d’arco, non eccessiva nell’utilizzo visuale o fotografico, un
pochino sensibile se si utilizza la
webcam e lunghezze focali tipiche nell’imaging planetario.
Gli accessori di serie comprendono un oculare di tipo PL E-Lux
con focale 25 mm, di discreta fattura, un diagonale da 31,75 mm
e il visual back. Sicuramente, un
consiglio che ci sentiamo di dare
è quello di acquistare un buon
oculare di qualità per il largo
campo (per esempio, un Erfle di
25-35 mm) e un paio di ortoscopici classici per gli ingrandimenti
medi (150-200x), visto che la resa, a questi poteri, appare decisamente nitida e contrasta nei
soggetti planetari.
Il cercatore, l’ormai diffuso star
p o i n t e r a proiezione di punto
rosso, risulta molto più efficace
nell’utilizzo specie per i principianti, del classico ed economico
6x30, che frequentemente equipaggia strumenti analoghi. Spes-
so il suo utilizzo si limita all’allineamento e settaggio iniziale del
sistema di puntamento automatico: abbiamo constatato come a
una ventina di ingrandimenti, sia
sempre possibile portare in prossimità del centro del campo le
stelle di riferimento, semplicemente facendole coincidere con
il punto rosso visibile nel cercatore che, ricordiamolo, non ingrandisce.
Completano la dotazione i
software di planetario The Sky Level I in CD Rom e NexRemote, u t ile qualora si desideri utilizzare lo
strumento con contr ollo remoto.
3. L’ottica, ben lavorata,
sfrutta il nuovo trattamento
XLT per una maggiore
trasmissione luminosa.
L’ostruzione del 35%
è in linea con il disegno
ottico per un rapporto
focale di f/10.
3
Facile da mo n t a re
e subito operat i vo
La montatura è motorizzata in
entrambi gli assi, con nove velocità opzionabili, che vanno da 2
volte la velocità siderale ai 4° al
secondo, oltre che le classiche siderale, lunare e solare; inoltre, è
facilmente montabile sul treppiede di supporto: nel settaggio dell ’h a r d w a r e , l’operazione più
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complicata - se così si può dire è stata il montaggio del porta-accessori sul treppiede, utile per
stabilizzare tutto il sistema.
Tra le porte nel basamento, oltre
alle classiche RS-232 e Aux, spicca quella relativa al controllo
della fotocamera digitale.
La possibilità di rendere equatoriale il sistema (a tal proposito,
esiste un’asta di riferimento graduata, utile per raggiungere l’inclinazione pari alla latitudine del
luogo), rappresenta sicuramente
un upgrade rispetto alla sola
configurazione altazimutale; ma
subito, per chi ha maturato esperienza nella fotografia astronomica, risulta evidente la difficoltà
nell’ottenere un preciso allineamento al polo, essenziale per l’imaging, specie degli oggetti deboli: non esiste di serie un cannocchiale polare, non esistono
movimenti micrometrici azimutali e per la latitudine della testa
che consentano il preciso orientamento della montatura.
Il tutto si traduce in una precisione abbastanza bassa, e l’inseguimento per uso fotografico ne
risente.
Complessivamente, per assemblare il sistema sono sufficienti un
paio di minuti: non ci sono viti ma
solo comode manopole, utilissime
quando si opera in oscurità.
La particolare attenzione alla facilità di montaggio/smontaggio,
denota un’apprezzabile sensibilità della produzione alle esigen-
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ze pratiche dell’amatore, che
spesso opera in condizioni non
proprio ottimali. La trasportabilità
è massima, in virtù del minimo
ingombro e del peso contenuto
(intorno i 13 kg complessivi).
La pulsantiera di controllo (con
database di circa 40.000 oggetti,
numero perfino esagerato per le
potenzialità dello strumento),
presenta un’ottima ergonomia,
perfetta impugnabilità, leggerezza, retroilluminazione dei tasti e
un design decisamente piacevole
e accattivante.
Tutto è alimentato a 12 V, mediante otto batterie di tipo stilo
(1,5 V), la durata delle quali però
è ridotta a poche ore; di conseguenza, è meglio ipotizzare l’acquisto di un alimentatore esterno
stabilizzato, oppure di una piccola batteria ricaricabile al piombo.
Attraverso il classico connettore
telefonico modulare (4-9 contatti), è possibile collegare la pulsantiera del Nexstar alla presa seriale tipo RS-232 del computer,
onde comandare il tutto con un
qualsiasi software di planetario.
Il manuale allegato risulta particolarmente esaustivo, decisamente
chiaro nella sua stesura e di facile
consultazione: anche un principiante sarà in grado, seguendo
passo-passo le istruzioni, di utilizzare lo strumento sin dall’inizio.
Tra i cataloghi residenti, comprensivi degli oggetti di Messier,
NGC, Pianeti, Stelle Doppie e
Variabili, particolare curiosità
hanno destato quelli relativi agli
asterismi famosi (spesso trascurati dagli osservatori, nonostante la
loro bellezza) e il Catalogo di
Caldwell, una raccolta di 109 oggetti non inclusi nel catalogo di
Messier, accessibili all’osservazione o la ripresa, comprendente
tipologie di ogni tipo. Molti di
essi trovano collocazione nell’emisfero australe, ma quelli accessibili dalle nostre latitudini possono senz’altro rappresentare
una stimolante sfida osservativa
diversa dai luoghi comuni.
Sono sorprendenti la leggerezza
dell’insieme e la facilità di composizione dei due pezzi (montatura e treppiede): in tempo brevissimo è stato possibile raggiungere la completa operatività.
La rigidità complessiva risulta
ampliamente sufficiente per l’utilizzo del telescopio: anche a ingrandimenti nell’ordine delle 150
volte, l’ammortamento delle vibrazioni è risultato contenuto in
pochissimi secondi.
CARTA D’IDENTITA DEL CELESTRON NEXSTAR 5 SE
Diametro
125 mm
Lunghezza focale
1250 mm (f/10)
Ottica
Sistema Schmidt-Cassegrain
Potere risolutivo teorico / osservato
0”,91 / 1”
Mag. limite visuale teorica /osservata
12,3 / 12
Ostruzione
35% lineare
Focheggiatore
Spostamento del primario
Portaoculari
31,8 mm
Lunghezza tubo
28 cm
Trattamento antiriflesso
Starbright XLT
Montatura
Forcella monobraccio motorizzata entrambi gli assi, altazimutale o equatoriale a puntamento automatico
Treppiede
In alluminio con testa inclinabile per uso in equatoriale
Cataloghi
Messier, NGC, Caldwell, asterismi, stelle, stelle doppie e variabili, sistema solare, SAO, costellazioni
Dotazione
Oculare 25 mm, star pointer, diagonale 31,8 mm, software The Sky Level 1, NexRemote, cavo RS232,
cavo per il controllo della camera, pulsantiera
Prezzo
? 1350,00
Le pro c e d u re di setup
e il puntamento
a u t o mat i c o
4. Il Nexstar 5 SE
durante la procedura
di allineamento polare.
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Il setup iniziale di auto-allineamento del sistema, dopo che sono
stati introdotti i dati relativi alla
città di osservazione (oppure le
coordinate della stessa), la data e
l’ora, risulta estremamente semplice e dettagliatamente descritto dal
manuale allegato allo strumento.
Non ci sono difficoltà nell’utilizzo
della procedura, anche per chi sia
solo agli inizi nell’avventura dell’osservazione astronomica.
La procedura di auto-allineamento, anche per chi sia povero di conoscenza del cielo notturno, consente allo strumento di posizionarsi in prossimità di stelle con la
migliore visibilità del momento; il
centraggio fine delle stesse viene
eseguito utilizzando i tasti direzionali, confermando l’operazione,
una volta portate al centro dell’oculare, con il tasto Align.
Verificato l’allineamento su due
stelle, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla precisione
notevole di puntamento: tutti gli
oggetti ricercati sono perfettamente risultati prossimi al centro
del campo dell’oculare da 25 mm
in dotazione.
Per ogni oggetto, mediante il tasto
Info è possibile visualizzare una
serie di informazioni sintetiche,
che contribuiscono alla miglior
conoscenza di ciò che si sta osservando, anche se personalmente,
invito sempre gli amatori ad apprendere l’astronomia dai libri:
tanto computer alla fine rende difficile l’approfondimento.
Il modo Tour consente una sorta
di escursione guidata tra oggetti
visibili in quel momento, determinati in automatico dal software
Nexstar, sicuramente una delle
opzioni più divertenti da utilizzarsi, specie nelle serate di divulgazione.
La pulsantiera è sviluppata per
un accesso immediato a tutte le
funzioni Nexstar e risulta molto
intuitiva nell’utilizzo, mentre i tasti direzionali di spostamento nei
due assi consentono l’esecuzione
del movimento con precisione e
relativa silenziosità. Potrebbe sicuramente essere a livelli inferiori la rumorosità nella procedura
di puntamento, ma la montatura
è predisposta anche per tubi di
maggior diametro, cosicché la
potenza dei motori stessi è ampliamente sovradimensionata per
la leggerezza del tubo Celestron
da 127 mm.
La predisposizione al GPS (opzionale) è da considerarsi un’interessante utilità, ma sicuramente
non essenziale.
L’accuratezza di inseguimento
per uso visuale è stata soddisfa-
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cente: gli oggetti si sono sempre
mantenuti in prossimità del centro dell’oculare anche per una
quindicina di minuti
Tra le utility presenti, particolare
importanza riveste quella relativa
al settaggio dei limiti di movimento del tubo ottico: è molto frequente che in prossimità dello zenit, il diagonale con l’oculare o la
camera fotografica vadano a urtare le gambe del treppiede, provocando un blocco della procedura
di puntamento automatico
Altre u t i l i t y interessanti sono H ib e r n a t e, per mantenere la memoria posizionale qualora il telescopio sia in postazione fissa,
Factory, per consentire il ripristino delle condizioni iniziali di
fabbrica (parametri d’impostazione), la possibilità di scegliere i limiti di osservabilità degli oggetti
in termini di altezza sull’orizzonte, sia che si utilizzi il metodo visuale, sia la camera digitale, l’ingombro della quale può rendere
problematico il puntamento in
prossimità dello zenit.
Sono molte le possibilità offerte
dal software, e il manuale allegato allo strumento si presenta
chiaro in merito ed esaustivo delle procedure.
Vecchio e nuovo
a confro n t o
Il vecchio C5 in mio possesso è
una produzione di fine anni Settanta (il classico arancione), di in-
5. Il dorso digitale
Canon 10D collegato
al fuoco diretto
del Nexstar 5 SE.
Si nota il cavo di gestione
della camera che
dalla stessa, passando
per un cavo in dotazione
e uno opzionale
da acquistarsi in relazione
al modello di camera,
va a collegarsi
al basamento
dello strumento.
dubbia qualità ottica: è stato facile
verificare se lo standard qualitativo dell’ottica sia rimasto lo stesso.
Il confronto tra i due strumenti
ha evidenziato allo star test una
correzione complessivamente superiore per il “vecchietto”; tuttavia, le immagini prodotte dal C5
SE - pur rivelando una leggera
sovraccorrezione dell’aberrazione sferica - sono risultate molto
buone e decisamente più luminose e vibranti.
Entrambi gli strumenti hanno evidenziato nitidi anelli di diffrazione attorno il disco di Airy, con
una preferenza per il C5 più vecchio, confermata da una migliore
e più incisa separazione della
doppia stretta Lambda Oph, con
componenti di mag. 3,8 e 4,8 separate da 1”,2 a 250x, da entrambi comunque risolta con spazio
tra le componenti.
Non è stato possibile invece cogliere la duplicità della S t r u v e
395 (mag. 5,9 e 6,2, sep. 0”,8),
nitidamente allungata la stessa
sera con un rifrattore APO da
115 mm a 300x.
È pertanto possibile affermare
che lo strumento oggetto della
prova, in condizioni di buon
s e e i n g, è in grado di produrre
prestazioni al limite teorico secondo Dawes (nella fattispecie,
intorno al secondo d’arco), indice di buona lavorazione ottica.
Buono anche il contrasto sulla
Luna: il fondo di Plato a 140x
evidenziava i quattro piccoli craterini principali, rivelando la poca sensibilità alla turbolenza atmosferica dello strumento, in
virtù del modesto diametro.
La ricerca della magnitudine limite nella solita sequenza stellare
visuale di riferimento, eseguita in
condizioni di cielo buono (mag.
= 5,0 a occhio nudo, in collina),
ha consentito di verificare il raggiungimento della mag. 12,3, abbastanza in linea con una teorica
intorno alla 12,5: sicuramente, il
trattamento XLT di cui gode lo
strumento, caratterizzato da un
multistrato di alluminio, quarzo e
biossido di titanio (per gli elementi a riflessione), e fluoruro di
magnesio, biossido di afnio su
vetro bianco ad alta trasmissione
per la lastra correttrice, ha reso
evidente una maggior luminosità
dell’ultimo Celestron rispetto
quello in mio possesso da tre decadi, che si traduce in una maggior profondità d’immagine e
una miglior visibilità degli oggetti deboli.
Un’apertura da 127 mm non è
certo esuberante nell’osservazione degli oggetti deboli, tuttavia è
sufficiente, data anche l’estrema
trasportabilità che rende veloce e
agevole il trasporto sotto cieli
bui, per osservare molti oggetti
anche relativamente deboli con
soddisfazione: a tal proposito,
anche se al limite, abbiamo potuto cogliere la presenza fantasma
della debole nebulosa planetaria
NGC 6309 in Ofiuco, di magnitudine 11,5 estesa una quindicina
di secondi d’arco.
La ve ra novità:
il controllo
del dorso digitale
I test sono tutti stati eseguiti dalla pianura, in condizioni di cielo
buono, con lo scopo principale
di verificare le nuove funzionalità di gestione del dorso digitale
dalla pulsantiera e la precisione
d’inseguimento fotografico.
Il primo grosso limite dello strumento è rappresentato dal non prevedere di serie non solo un cannocchiale polare, ma soprattutto
movimenti micrometrici di orientamento della testa equatoriale.
Noi tutti sappiamo quanto sia determinante ed essenziale un accurato allineamento polare ai fini
della precisione di inseguimento e
del contenimento della rotazione
di campo nell’imaging digitale.
Ci si ritrova così a dover procedere all’operazione, cercando di
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centrare la Stella Polare nell’oculare (e anche qui bisogna fare attenzione al perfetto allineamento
tubo-forcella), semplicemente
spostando il treppiede stesso e
inclinando la testa a mano!
Operazione, per cosi dire, un po’
garibaldina, che richiede grande
attenzione e pazienza; sicuramente poco precisa per un uso
fotografico: anche il comando di
aiuto Wedge align è di relativa
utilità, in virtù proprio dei limiti
meccanici di tutto il sistema. Lo
stesso fatto che si renda sufficiente un allineamento di massima legato al centraggio della Stella Polare nell’oculare (che sappiamo
non essere coincidente con la posizione del Polo Nord celeste) la
dice lunga sui potenziali limiti
d’inseguimento a uso fotografico
del sistema, senza l’utilizzo di un
cannocchiale guida.
Superato il disagio e un po’ la
sorpresa iniziale, abbiamo cercato con la massima delicatezza, di
portare a termine la procedura,
facilitati dalla relativa leggerezza
del telescopio, nei limiti della
possibile precisione ottenibile.
Montata una digitale Canon 10D
al fuoco diretto dello strumento
e collegata al Nexstar mediante
un apposito cavetto, reperibile
presso i negozi fotografici meglio
forniti, con una certa curiosità
abbiamo iniziato a studiare la gestione delle esposizioni della
stessa: un consiglio senz’altro utile è quello di fare delle prove in
luce diurna: sarà così più intuitivo l’utilizzo in oscurità della camera stessa.
Si accede attraverso il menù principale della pulsantiera al sottomenu Camera Option, per il controllo totale delle esposizioni ed
eventuali sequenza fotografiche.
A un primo momento, la procedura può apparire un po’ laboriosa, ma in realtà, presa la mano, si rivela facile e intuitiva.
È possibile impostare, come nei
più comuni software di gestione
delle camere CCD (con la differenza che nel nostro caso non è
necessario l’uso del PC), la durata
delle integrazioni, le sequenze
d’immagini e il tempo tra una ripresa e un’altra. Inoltre, attraverso una subroutine chiamata Camera Wizard, è possibile organizzare dettagliatamente un target
di oggetti in successione (fino a
nove), che il telescopio, in modalità del tutto automatizzata, andrà
a centrare e riprendere, immagazzinando le immagini nella DSLR.
6. Esposizione di 60 s
al fuoco diretto,
centrato sulla stella Vega:
dall’ingrandimento si nota
il leggero allungamento
dell’immagine stellare,
indice di mosso. Senza
movimenti micrometrici
e cannocchiale
per il puntamento polare,
è difficile poter fare
di meglio.
6
Il sistema funziona a meraviglia,
e le potenzialità finali dello stesso dipendono esclusivamente
dalla precisione nell’inseguimento, una volta verificata l’eccellente capacità nel puntamento del
Nexstar.
A tal proposito, è stato quantificato il massimo tempo di integrazione possibile con dorso digitale, senza l’intervento di operazioni di guida o autoguida, lavorando al fuoco diretto dello strumento (1250 mm), consci di aver
prodotto il miglior allineamento
polare eseguibile con la dotazione di serie.
Da una media di tentativi, si è
appurata la possibilità di ottenere
immagini ancora puntiformi con
integrazioni nell’ordine dei 45 secondi; mentre già a 60 secondi le
immagini stellari tendono ad allungarsi, come si vede nell’immagine centrata sulla stella Vega.
Con integrazioni singole di quest’ordine, si raggiunge una magnitudine limite prossima alla 1414,5 sotto cieli mediamente inquinati, previo trattamento dell‘immagine secondo la procedura
canonica (dark, bias ed eventuale f l a t).
In considerazione del potenziale
utilizzo di un riduttore di focale
e della diffusa pratica di mediare
molte immagini, onde ottenere
un buon rapporto segnale/rumore, è possibile affermare che, con
un po’ di accuratezza, eseguire
con dorsi i digitali, immagini del
profondo cielo soddisfacenti
(perlomeno degli oggetti più luminosi, in considerazione anche
della piccola apertura dello strumento), è un obiettivo alla portata di tutti.
Una guida fuori asse o un econo-
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mico cannocchiale con reticolo
illuminato consentirebbero sicuramente di allungare le singole
integrazioni, migliorando il risultato finale, avendo cura di verificare e programmare prima la risposta dei motori al comando di
correzione.
U na congi u n z i o ne
f ra tra d i z i o ne
e mo d e rnità
Tutto sommato, questo nuovo arrivato in casa Celestron, congiunzione fra tradizione e modernità,
ha confermato la buona resa ottica e l’eccellente funzionalità del
sistema di puntamento automatico Nexstar.
La possibilità di equatorializzazione di serie, per come prevista, è
un’utilità per l’uso fotografico appena sufficiente; pertanto, sarebbe consigliabile prevedere anche
dei movimenti micrometrici per
l’allineamento polare e almeno
un cercatore con graduazione polare, che consenta di posizionare
il Polo Nord celeste con accuratezza, migliorando la già buona
precisione d’inseguimento.
La possibilità di gestire agevolmente, con una serie di scarni
comandi della pulsantiera, i più
comuni dorsi digitali, rappresenta un’interessante e utile innovazione, che sicuramente accoglierà il favore degli amatori.
L’estrema trasportabilità dello
strumento ne fa infine una buona
scelta per l’astronomo dilettante
alla continua e sempre più difficile ricerca dei cieli più bui.
Un ringraziamento all’Auriga di
Milano, per aver messo a disposizione lo strumento e agli amici
R. Garofalo e A. Tronchin, “pa❐
parazzi” del cielo stellato.