Università degli studi di Napoli “Federico II” Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Area Didattica di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” Laurea triennale in Fisica La formula di Baker-Campbell-Hausdorff Relatore: Dr. Wolfgang Mück Candidato: Michele Celentano Matricola N85/452 Anno Accademico 2014/2015 Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam. Indice 1 Introduzione 4 2 Formula di Baker-Campbell-Hausdorff 2.1 Teorema di Baker-Campbell-Hausdorff . 2.2 Lemma di Baker-Hausdorff . . . . . . . . 2.3 Dimostrazione della forma integrale (2.3) 2.4 Dimostrazione della forma integrale (2.4) 3 Casi speciali 3.1 Formula di Glauber . . . . . 3.2 Forma chiusa notevole . . . 3.3 Forma traslata . . . . . . . 3.4 Forma disentangled . . . . . 3.5 Rappresentazione matriciale 3.6 Effetti sul lemma (2.5) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 6 7 8 10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 12 13 17 17 18 19 4 Applicazioni 4.1 Particella soggetta a forza costante . . . . . 4.2 Propagatore di Feynman: metodo algebrico . 4.3 Stati coerenti . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.4 Stati squeezed . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.5 Sviluppi recenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 21 24 27 30 32 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 3 Introduzione Questa tesi è inquadrabile nel contesto della meccanica quantistica: si prefigge lo studio di un metodo matematico e ne mostra l’utilità con diverse applicazioni. A molti rami della fisica è comune la necessità di lavorare con esponenziali di operatori.1 In particolare, siano A e B due operatori: il prodotto dei loro esponenziali è uguale all’esponenziale della somma degli operatori se e solo se gli operatori commutano: [A, B] = AB − BA = 0 ⇐⇒ eA eB = eB eA = eA+B (1.2) Qualora, invece, [A, B] 6= 0, il prodotto dei loro esponenziali è regolato dalla formula di Baker-Campbell-Hausdorff, risultato algebrico conseguito dai matematici Henry Frederick Baker, John Edward Campbell e Felix Hausdorff :2 1 1 1 ln eA eB = A + B + [A, B] + [A, [A, B]] − [B, [A, B]] + ... 2 12 12 (1.3) La precedente espansione in serie risulta, spesso, poco maneggevole a causa del numero crescente di commutatori annidati, cioè posti in successione l’uno dentro l’altro. Esistono, tuttavia, alcuni casi speciali in cui la (1.3) si riduce ad un numero esiguo di termini facilmente trattabili. Ad esempio, se [A, B] gode della proprietà: [A, [A, B]] = [B, [A, B]] = 0 (1.4) allora, la formula di Baker-Campbell-Hausdorff diviene: 1 ln eA eB = A + B + [A, B] 2 (1.5) Immediata è l’applicazione al commutatore: [A, B] = cI (1.6) di rilievo in meccanica quantistica, dove c è un numero complesso o reale e I è l’operatore identità: infatti, per gli operatori di posizione x̂ e quantità di moto p̂ vale la relazione di 1 L’esponenziale di un operatore A è definito dal suo sviluppo formale in serie di Taylor: eA = 2 ∞ X An n! n=0 Per una dettagliata ricostruzione storica è utile consultare il contributo [1]. 4 (1.1) Heisenberg [x̂, p̂] = i~I, ossia c = i~; per gli operatori di distruzione â e costruzione ↠, invece, vale la relazione di Dirac [â, ↠] = I, ossia c = 1. Un risultato, altrettanto noto [2], si ottiene considerando: [A, B] = vB (1.7) dove v è un numero complesso o reale. Allora, la serie (1.3) si riduce a: A B ln e e v ev − ev +1 v B B =A+B+ = A+ 1 − e−v ev −1 v ev − ev +1 [A, B] = A+B+ v ev −1 (1.8) Rientrano in questo caso speciale i commutatori: [N̂ , ân ] = −nân [N̂ , â†n ] = nâ†n (1.9) dove N̂ = ↠â è l’operatore numero. In un recente articolo [2], viene esaminata la relazione di commutazione: [A, B] = uA + vB + cI (1.10) con u, v e c variabili complesse. Dalla (1.10) discende che: ln eA eB = A + B + f (u, v)[A, B] (1.11) dove f (u, v) è una funzione simmetrica nelle variabili u e v. L’importanza della relazione precedente risiede nella sua generalità: i commutatori (1.6) e (1.7) sono, infatti, casi molto speciali del commutatore (1.10). La tesi si articola in tre capitoli: nel primo, forniremo una dimostrazione del teorema di Baker-Campbell-Hausdorff o teorema esponenziale, che ha per tesi la formula omonima (1.3); nel secondo, caratterizzeremo in dettaglio il caso speciale (1.10), da cui discendono i sottocasi (1.6) e (1.7); nel terzo, mostreremo l’utilità del metodo matematico studiato, applicandolo al problema della particella soggetta a forza costante, al calcolo del propagatore di Feynman, alla teoria degli stati coerenti e degli stati squeezed. Infine, accenneremo per sommi capi gli sviluppi recenti indotti dall’introduzione del commutatore (1.10). 5 Formula di Baker-Campbell-Hausdorff 2.1 Teorema di Baker-Campbell-Hausdorff Introduciamo la conveniente notazione: LA B = [A, B] (2.1) adoperata per agevolare la scrittura dei commutatori annidati. Il teorema di BakerCampbell-Hausdorff stabilisce che: 1 1 1 ln eA eB = A + B + LA B + L2A B + L2B A + ... 2 12 12 (2.2) La precedente serie d’infiniti termini, trascrizione della (1.3), può trovarsi nella forma integrale [3]: Z 1 X ∞ (I − etLA eLB )n A B A (2.3) ln e e = A + B + dt n + 1 0 n=1 o nella forma equivalente [2]: A B ln e e Z 1 =A+B− 0 ∞ X (I − eLA etLB )n dt B n(n + 1) n=1 (2.4) La dimostrazione del teorema richiede, come passo preliminare, il lemma di BakerHausdorff, strumento indispensabile per le sue notevoli applicazioni. In seconda battuta seguiremo la logica che conduce alla forma integrale (2.3), presentata dagli autori [3]: verrà costruita, caratterizzata, trascritta in forma equivalente e, poi, esplicitata un’opportuna funzione parametrica. Successivamente, l’introduzione dell’espressione ad hoc e−C(t) dtd eC(t) , dove C(t) è un operatore o una matrice analitica nella variabile t, permetterà di ricondurci alla forma integrale (2.4), utile allo studio del caso particolare (1.11) della formula di BakerCampbell-Hausdorff. 6 2.2 Lemma di Baker-Hausdorff Il lemma di Baker-Hausdorff stabilisce che: A e Be −A = ∞ X Ln A n=0 n! B = eLA B (2.5) dove A e B sono due operatori che non commutano, cioè [A, B] 6= 0. DIMOSTRAZIONE DEL LEMMA DI BAKER-HAUSDORFF Consideriamo la seguente funzione di operatori: f (s) = esA B e−sA (2.6) dipendente dal parametro reale s. ∀n ∈ N, la derivata n-esima rispetto a s è: dn f = esA LnA B e−sA n ds (2.7) La dimostrazione può effettuarsi per induzione classica. 1) Passo base: mostriamo che la tesi induttiva è vera per n = 1. Infatti: df d sA = e B e−sA = esA AB e−sA − esA BA e−sA = esA LA B e−sA ds ds (2.8) 2) Passo induttivo: supponendo che la tesi sia vera per n, mostriamo, adesso, che risulta vera anche per n + 1. Dunque: d dn+1 f= n+1 ds ds dn f dsn = d sA n e LA B e−sA = esA LnA AB e−sA − esA LnA BA e−sA ds −sA = esA Ln+1 A Be (2.9) La seconda uguaglianza è stata ottenuta sfruttando l’ipotesi induttiva; la terza, invece, discende dalla commutatività di A con gli operatori LA e e±sa . Sviluppando la funzione f (s) in serie di Maclaurin: ∞ X s n dn f (2.10) f (s) = n n! ds s=0 n=0 otteniamo: f (s) = ∞ X sn n=0 n! sA e LnA B e−sA s=0 = ∞ X n=0 Infine, imponendo s = 1, ricaviamo il risultato (2.5). 7 sn LnA B n! (2.11) 2.3 Dimostrazione della forma integrale (2.3) Nelle prove per via analitica, non è rara la manipolazione di espressioni del tipo eC(t) Per esplicitare questa quantità, costruiamo la funzione: K(s, t) = esC(t) ∂ −sC(t) e ∂t d dt e−C(t) . (2.12) Notiamo che K(0, t) = 0, mentre K(1, t) = eC(t) dtd e−C(t) è proprio la forma da esplicitare. ∀n ∈ N, la derivata parziale n-esima rispetto a s è: ∂n K(s, t) = LnC(t) K(s, t) − Ln−1 C(t) Ċ(t) ∂sn (2.13) La dimostrazione può effettuarsi, ancora una volta, per induzione classica. 1) Passo base: mostriamo che la tesi induttiva è vera per n = 1. Infatti: ∂ ∂ −sC(t) ∂ ∂ sC(t) ∂ −sC(t) = C(t) esC(t) e−sC(t) − esC(t) K(s, t) = e e e C(t) ∂s ∂s ∂t ∂t ∂t = [C(t), K(s, t)] − Ċ(t) = LC(t) K(s, t) − Ċ(t) (2.14) 2) Passo induttivo: supponendo che la tesi sia vera per n, mostriamo, adesso, che risulta vera anche per n + 1. Dunque: n ∂ ∂ n ∂ ∂ ∂ n+1 n−1 n K(s, t) = K(s, t) = LC(t) K(s, t) − LC(t) Ċ(t) = LC(t) K(s, t) ∂sn+1 ∂s ∂sn ∂s ∂s n = Ln+1 C(t) K(s, t) − LC(t) Ċ(t) (2.15) La seconda uguaglianza è stata ottenuta sfruttando l’ipotesi induttiva; la quarta, invece, deriva dalla relazione (2.14). Sviluppando la funzione K(s, t) in serie di Maclaurin rispetto a s: ∞ ∞ X X sn sn ∂ n def K(s, t) = Dn (t) = K(s, t) (2.16) n! n! ∂sn s=0 n=0 n=0 con i coefficienti: D0 (t) = 0 n ∂ Dn (t) = K(s, t) = −Ln−1 C(t) Ċ(t) ∂sn s=0 si ottiene: K(s, t) = ∞ X sn n=1 n! n−1 −LC(t) Ċ(t) (2.17) (2.18) Dopodiché, imponendo s = 1 e traslando l’indice della sommatoria, abbiamo: K(1, t) = − ∞ X LnC(t) n=0 8 (n + 1)! Ċ(t) (2.19) Ora, intendiamo trascrivere la (2.19) in una forma equivalente. Per questa ragione, consideriamo la funzione analitica: h(z) = Sviluppando in serie ez = P∞ zn n=0 n! , P∞ h(z) = zn n=0 n! z ez −1 z (2.20) allora: −1 = 1+ P∞ zn n=1 n! −1 z = ∞ X n=0 zn (n + 1)! Confrontando le relazioni (2.19) e (2.21), troviamo: K(1, t) = −h LC(t) Ċ(t) (2.21) (2.22) dove la funzione h(z) è interpretabile come la serie (2.21). Assegniamo, adesso, all’operatore C(t) la seguente forma: C(t) = ln etA eB (2.23) Dall’applicazione del lemma di Baker-Hausdorff (2.5) con LA ≡ LC(t) a un generico operatore H discende: eLC(t) H = eC(t) H e−C(t) = etA eB H e−B e−tA = eLtA eLB H = etLA eLB H (2.24) Per l’arbitrarietà di H, allora: eLC(t) = etLA eLB (2.25) da cui si ricava che: LC(t) = ln etLA eLB (2.26) Richiamiamo, a questo punto, la funzione K(1, t). Sostituendo al suo interno la (2.23), abbiamo: K(1, t) = etA eB d d d − ln(etA eB ) −B −tA e = etA eB eln(e e ) = etA eB e−B e−tA dt dt dt =−A (2.27) Dal confronto fra la relazione generale (2.22) e la (2.27), si trova: h LC(t) Ċ(t) = A (2.28) Esplicitando la funzione introdotta in (2.20) con l’argomento di (2.26), otteniamo: ln etLA eLB Ċ(t) = tL L A (2.29) e A e B −I Integrando rispetto alla variabile t, allora: Z t C(t) = C(0) + 0 9 t0 LA LB e 0 ln e dt t0 L L e A e B −I A (2.30) Sostituendo parte dell’integrando in (2.30) con lo sviluppo formale in serie di Taylor della funzione di operatori: ∞ X 1 ln ẑ (I − ẑ)n = = (2.31) ẑ − I n+1 h ln ẑ n=0 abbiamo: Z t X 0 0 ∞ ∞ X (I − et LA eLB )n (I − et LA eLB )n 0 dt dt C(t) = C(0) + A = C(0) + tA + A n + 1 n + 1 0 0 n=0 n=1 (2.32) La forma integrale (2.3) della formula di Baker-Campbell-Hausdorff si consegue imponendo t = 1 e sostituendo C(0) = B. Z 2.4 t 0 Dimostrazione della forma integrale (2.4) Per lo studio del caso speciale (1.10) è necessario trascrivere la (2.3) nella forma integrale equivalente (2.4). La derivazione è pressoché identica alla sezione [2.3]. Consideriamo l’espressione ad hoc: d (2.33) K(−1, t) = e−C(t) eC(t) dt Assegnando all’operatore C(t) la seguente forma: C(t) = ln eA etB (2.34) dopo averla sostituita nella (2.33), otteniamo: K(−1, t) = e− ln(e A etB ) d A tB d d −tB −A e e = eln(e e ) eA etB = e−tB e−A eA etB dt dt dt =B (2.35) Riapplicando il lemma di Baker-Hausdorff (2.5) con LA ≡ LC(t) a un generico operatore H, si determina una relazione simile alla (2.26): LC(t) = ln eLA etLB (2.36) A questo punto, conviene richiamare la relazione generale (2.22). Dal confronto con la (2.33), infatti, ricaviamo: K(−1, t) = e−C(t) d −(−C(t)) e = −h L−C(t) −Ċ(t) = h −LC(t) Ċ(t) dt (2.37) Incrociando la (2.35) con la (2.37): h −LC(t) Ċ(t) = B (2.38) ed esplicitando la funzione introdotta in (2.20) con l’argomento di (2.36), segue: Ċ(t) = etLA eLB A tB B ln e e etLA eLB −I 10 (2.39) Integrando rispetto alla variabile t, allora: Z t LA t0 LB e 0 0 e dt L t0 L C(t) = C(0) + ln(eLA et LB )B A B e e −I 0 (2.40) Sostituendo parte dell’integrando in (2.40) con lo sviluppo formale in serie di Taylor della funzione di operatori: ∞ X (I − ẑ)n ẑ ln ẑ 1 = =I− ẑ − I n(n + 1) h − ln ẑ n=1 (2.41) troviamo: Z C(t) = C(0) + 0 ∞ X (I − eLA et LB )n I− n(n + 1) n=1 t dt0 0 Z = C(0) + tB − 0 t ! 0 ∞ X (I − eLA et LB )n dt B n(n + 1) n=1 0 B (2.42) La forma integrale (2.4) della formula di Baker-Campbell-Hasudorff si consegue imponendo t = 1 e sostituendo C(0) = A. 11 Casi speciali Nell’introduzione [1], abbiamo accennato alcune delle problematiche relative alla formula di Baker-Campbell-Hausdorff: di rilievo è la poca manegevolezza, causata dall’assenza di una forma chiusa generale e dal numero crescente di commutatori annidati. Tuttavia, la necessità di lavorare con prodotti di funzioni esponenziali, che dipendono da operatori non commutativi, ha motivato la ricerca di casi speciali che semplificano la serie (1.3). In questo capitolo, intendiamo illustrarne in dettaglio alcuni, già menzionati nella presentazione della tesi. 3.1 Formula di Glauber La formula di Glauber costituisce uno dei casi particolari più noti della formula di BakerCampbell-Hausdorff, in quanto trova innumerevoli applicazioni nella teoria degli stati coerenti (elaborata indipendentemente da G. Sudarshan e R. Glauber nel 1963 [7]). Si ottiene facilmente dal risultato generale (1.3), imponendo la condizione (1.4). Comunque, può essere istruttivo esibire la dimostrazione dello stesso Glauber, che presuppone l’ipotesi (1.4) e giunge alla tesi: 1 eA eB = eA+B e 2 [A,B] (3.1) DIMOSTRAZIONE DELLA FORMULA DI GLAUBER Consideriamo la seguente funzione ausiliaria: f (s) = esA esB (3.2) dipendente dal parametro reale s. Allora: df = A esA esB + esA B esB = A + esA B e−sA f (s) ds (3.3) Richiamando la proprietà dei commutatori: [B, An ] = nAn−1 [B, A] (3.4) [B, e−sA ] = −s e−sA [B, A] (3.5) osserviamo che: 12 da cui discende: esA B e−sA = B − [B, A]s (3.6) Notiamo come la strategia dimostrativa adottata da Glauber eviti l’impiego del lemma di Baker-Hausdorff (2.5), che avrebbe generato parimenti il risultato precedente. Sostituendo la (3.6) nella (3.3), otteniamo: df = A + B + [A, B]s f (s) ds (3.7) con f (0) = 1. Dal momento che, per ipotesi: [A + B, [A, B]] = 0 (3.8) la (3.7) può essere integrata come un’equazione differenziale per funzioni numeriche: 1 2 [A,B] f (s) = es(A+B) e 2 s (3.9) Confrontando (3.2) e (3.9) e imponendo s = 1, otteniamo il caso particolare (3.1). 3.2 Forma chiusa notevole In un recente articolo [2] viene dimostrato che dalla regola di commutazione (1.10) deriva il caso particolare (1.11) della formula di Baker-Campbell-Hausdorff. La prova richiede, innanzitutto, la trascrizione della (2.4) in una forma più significativa. Considerato che: e tLB B=B+ ∞ X (tLB )n n=1 n! B=B (3.10) dunque: A B ln e e Z dt ∞ X (I − eLA etLB )n−1 (I − eLA etLB )B n(n + 1) n=1 dt ∞ X (I − eLA etLB )n−1 (I − eLA )B n(n + 1) n=1 1 = A+B− 0 Z 1 = A+B− 0 Z 1 ∞ X (I − eLA etLB )n−1 (I − eLA ) dt LA B n(n + 1) L A n=1 1 ∞ X (I − eLA etLB )n−1 (eLA −I) dt [A, B] n(n + 1) L A n=1 = A+B− 0 Z = A+B+ 0 (3.11) Questa riscrittura mette in evidenza che la formula di Baker-Campbell-Hausdorff è esprimibile in termini di commutatori annidati, agenti ciascuno sul commutatore elementare [A, B]. E’ ragionevole ipotizzare, allora, che un’opportuna relazione di commutazione fra gli operatori A e B, come la (1.10), possa semplificare, riducendo a forma chiusa, la formula (3.11). 13 Inoltre, si verifica facilmente che: LA [A, B] = v[A, B] (3.12) LB [A, B] = − u[A, B] (3.13) In virtù delle relazioni (3.12) e (3.13), l’azione degli operatori LA e LB sul commutatore [A, B] si riduce alla sostituzione: LA → v (3.14) LB → − u (3.15) Per questa ragione, la forma integrale (3.11) diviene: ln eA eB = A + B + 1 Z dt 0 ∞ X (1 − ev e−ut )n−1 (ev −1) n(n + 1) n=1 v ! [A, B] (3.16) dove l’integrando, a differenza della (3.11), è una funzione f (u, v) di variabili complesse integrabile secondo i metodi classici dell’analisi matematica. Pertanto, vale la seguente rappresentazione della (3.16): def Z(A, B) = ln eA eB = A + B + f (u, v)[A, B] (3.17) Anche se non risulta evidente dalla (3.16), è possibile dimostrare che f (u, v) = f (v, u). Infatti, poiché: −1 eA eB = e−B e−A (3.18) allora: Z(−B, −A) = −Z(A, B) (3.19) Invertendo, poi, la relazione di commutazione (1.10), osserviamo che: [−B, −A] = v(−B) + u(−A) − cI (3.20) A questo punto, è semplice verificare che: L−B [−B, −A] = u[−B, −A] (3.21) L−A [−B, −A] = − v[−B, −A] (3.22) In forza delle relazioni (3.21) e (3.22), l’azione degli operatori L−B e L−A sul commutatore [−B, −A] si riduce alla sostituzione: L−B → u (3.23) L−A → − v (3.24) In definitiva, (3.21) e (3.22) sono commutatori annidati con i ruoli di u e v invertiti rispetto ai commutatori (3.12) e (3.13). Combinando i risultati (3.19), (3.23) e (3.24), concludiamo che: A + B + f (u, v)[A, B] = −{(−A) + (−B) + f (v, u)[−B, −A]} 14 (3.25) ovvero, la funzione f (u, v) risulta simmetrica nelle variabili complesse u e v. Dopo questa caratterizzazione, possiamo passare alla sua esplicitazione: (ev −1) f (u, v) = v Z (ev −1) = v Z 1 dt 0 ∞ X (1 − ev e−ut )n−1 n=1 1 dt 0 n(n + 1) ∞ X (1 − ev e−ut )n n=1 n(n + 1) 1 (1 − ev e−ut ) (3.26) Sostituendo parte dell’integrando in (3.26) con lo sviluppo in serie di Taylor della funzione numerica: ∞ X 1 z ln(z) (1 − z)n = =1− (3.27) h (− ln z) z−1 n(n + 1) n=1 abbiamo: (ev −1) f (u, v) = v Z 1 dt 0 1 − ev−ut + ev−ut (v − ut) (1 − ev−ut )2 (3.28) Per la risoluzione dell’integrale definito (3.28), effettuiamo la sostituzione y = v − ut, che implica dy = −udt. Allora: Z Z 1 − ev v−u 1 − ey +y ey 1 1 − ev v−u y ey dy dy = + (3.29) uv (1 − ey )2 uv 1 − ey (1 − ey )2 v v Il primo dei due integrali nella (3.29) è immediato: Z v−u Z v−u Z v−u 1 + ey − ey ey dy dy dy = = −u + 1 − ey 1 − ey 1 − ey v v v 1 − ev−u y v−u = − u − ln(1 − e )|v = −u − ln 1 − ev Il secondo può svolgersi per parti: v−u Z v−u Z y dy y ey = − dy (1 − ey )2 1 − ey 1 − ey v v v−u y y − y + ln(1 − e ) = 1 − ey v v−u y ey = + ln(1 − ey ) y 1−e v v−u v−u (v − u) e 1−e v ev = + ln − 1 − ev−u 1 − ev 1 − ev Assemblando gli addendi (3.30) e (3.31) nella (3.29), otteniamo: 1 − ev (v − u) ev−u v ev (u − v) eu+v −(u eu −v ev ) f (u, v) = −u + − = uv 1 − ev−u 1 − ev uv(eu − ev ) 15 (3.30) (3.31) (3.32) La (3.32) permette di verificare la proprietà di simmetria della funzione f (u, v) nelle variabili u e v. Altre forme utili, equivalenti alla precedente, sono: f (u, v) = = = u(1 − e−v ) − v(1 − e−u ) uv(e−v − e−u ) (3.33) u eu (ev −1) − v ev (eu −1) uv(eu − ev ) (3.34) 1 v u v e 2 sinh v2 − u1 e 2 sinh u2 sinh u−v 2 (3.35) Adesso, possiamo constatare che: 1 v u v e 2 sinh v2 − u1 e 2 sinh u2 lim f (u, v) = lim = u→0 u→0 sinh u−v 2 v 1 1 1 = − coth − = f (0, v) 2 2 2 v v 1 2 e 2 − v1 sinh v2 1 1 = − v −v sinh 2 1−e v (3.36) La funzione f (0, v) riproduce il caso noto (1.8). 1 − v − e−v H e−v −1 − e−v H = = v→0 v(e−v −1) e−v −1 − v e−v −2 e−v +v e−v 1 = = f (0, 0) 2 lim f (0, v) = lim v→0 (3.37) La funzione f (0, 0) è rappresentativa della formula di Glauber. 1 v u v e 2 sinh v2 − u1 e 2 sinh u2 lim f (u, v) = lim = v→0 v→0 sinh u−v 2 1 1 u 1 = − coth − = f (u, 0) 2 2 2 u 1 2 u e 2 − u1 sinh u2 1 1 − = u −u sinh 2 1−e u (3.38) Le funzioni f (u, 0) e f (0, v) presentano la stessa forma: quindi, riproducono entrambe il caso particolare (1.8). Lungo la diagonale, abbiamo: u(1 − e−v ) − v(1 − e−u ) H u e−v −1 + e−u = v→u uv(e−v − e−u ) u(e−v − e−u ) − uv e−v lim f (u, v) = lim v→u u e−u −1 + e−u 1 eu −(1 + u + = = + −u2 e−u 2 u2 u2 ) 2 = f (u, u) (3.39) Lungo l’antidiagonale, invece: u v e 2 sinh v2 − u1 e 2 sinh u2 2 sinh2 u2 lim f (u, v) = lim = v→−u v→−u u sinh u sinh u−v 2 1 u = tanh = f (u, −u) u 2 1 v (3.40) In conclusione, la forma della funzione f (u, v), difficilmente prevedibile dall’equazione (3.28), risulta agevole alla trattazione algebrica. 16 3.3 Forma traslata La relazione di commutazione (1.10) può riscriversi come: h u u c i c A, A + B + I = v A+B+ I v v v v (3.41) Definendo l’operatore: c u A+B+ I v v la (3.41) si riduce al commutatore (1.7). Questo implica: B̄ = u uA + vB cI (e−v −1 + v) ln eA e v A+B = A + + 1 − e−v v (1 − e−v ) (3.42) (3.43) Osserviamo che la (3.43) rappresenta una forma traslata della (1.11). 3.4 Forma disentangled Intendiamo, adesso, ricavare la forma disentangled del caso particolare (1.11). A questo scopo, consideriamo il commutatore: [sA, tB] = st(uA + vB + cI) = ut(sA) + sv(tB) + st(cI) (3.44) dove s e t sono opportuni coefficienti complessi. Conseguentemente alla relazione di commutazione (3.44), la forma entangled del caso particolare (1.11) diviene: esA etB = esA+tB+stf (ut,sv)[A,B] = esA+tB+stf (ut,sv)[uA+vB+cI] = es[1+utf (ut,sv)]A+t[1+svf (ut,sv)]B+stcf (ut,sv)I (3.45) Cerchiamone l’inversa: es[1+utf (ut,sv)]A+t[1+svf (ut,sv)]B = e−stcf (ut,sv)I esA etB (3.46) A tal proposito, impostiamo il sistema: ( s [1 + utf (ut, sv)] = 1 (3.47) t [1 + svf (ut, sv)] = 1 (3.48) Isolando la funzione f (ut, sv) dalle equazioni (3.47) e (3.48), otteniamo: 1 1 1 1 f (ut, sv) = −1 = −1 s ut t sv (3.49) ovvero: u u + t v v v v t= 1− + s u u s= 1− 17 (3.50) (3.51) Richiamando il risultato (3.32), abbiamo: f (ut, sv) = (ut − sv) eut+sv −(ut eut −sv esv ) utsv(eut − esv ) (3.52) Dall’esplicitazione di f (ut, sv) nella (3.47), dopo alcune semplificazioni, deriva che: (sv − ut) eut (1 − esv ) = v(eut − esv ) (3.53) Rimpiazziando la (3.50) nella (3.53), ricaviamo: (v − u)(1 − ev−u+ut ) = v(1 − ev−u ) A questo punto, è possibile isolare la variabile t: v − u eu−v 1 t = ln u v−u (3.54) (3.55) e ottenere per sostituzione nella (3.50): 1 s = ln v u − v ev−u u−v (3.56) E’ utile, infine, rendere esplicito il prodotto: 1 u eu −v ev −stf (ut, sv) = ln uv (u − v) eu+v (3.57) Infatti, utilizzando l’equazione (3.57), simmetrica rispetto allo scambio delle variabili u e v, nella forma disentangled (3.46), troviamo: c ev−u eu−v 1 u eu −v ev uv v1 ln u−vu−v A u ln v−u B A+B v−u e e = e (3.58) u+v (u − v) e Di questo risultato, conseguenza del caso speciale (1.10), non viene fatta menzione in nessuno degli articoli citati. 3.5 Rappresentazione matriciale La forma chiusa della formula di Baker-Campbell-Hausdorff, ottenuta in (3.17), è altresı̀ verificabile adoperando un’opportuna rappresentazione in matrici 2 × 2. Siano, infatti: u v 1 − 1 2 B= (3.59) A= 2 0 − v2 0 u2 allora, è semplice mostrare che: v u u 1 −2 1 − 2 1 v2 1 2 [A, B] = − 0 − v2 0 u2 0 u2 0 − v2 v u 0 u+v − 1 u 2 = =u 2 +v 0 0 0 − v2 0 + u2 = uA + vB (3.60) 18 Le matrici A e B, quindi, forniscono un’esplicita rappresentazione del commutatore [A, B] = uA + vB. Essendo matrici 2 × 2, esiste un metodo veloce per il calcolo del loro esponenziale: eλ 1 t 0 −1 At g g (3.61) e = g1 g2 1 2 0 e λ2 t dove g1 e g2 sono gli autovettori della matrice A corrispondenti agli autovalori λ1 e λ2 . Troviamo, allora: 2 1 v v λ1 = 2 , λ2 = − 2 , g1 = e g2 = λ2 per la matrice A; 0 1 2 1 λ1 = u2 , λ2 = − u2 , g1 = λ1 e g2 = per la matrice B. 0 1 Dunque: v 2 −u 2 e 2 v sinh v2 e 2 u sinh u2 A B e = e = (3.62) v u 0 e− 2 0 e2 Sottolineiamo che le matrici (3.62) differiscono nell’elemento a12 rispetto a quelle fornite dall’articolo [2]. Tramite programma di calcolo (e.g. Maple), è possibile determinare: v−u 2 + (u + v)f (u, v) A B 2 ln(e e ) = = A + B + f (u, v)[A, B] (3.63) u−v 0 2 dove f (u, v) è esattamente la stessa funzione che compare nella (3.32): questa rappresentazione matriciale ad hoc costituisce, quindi, un controllo sulla consistenza del caso particolare (1.11). Modificando convenientemente le matrici A e B siamo in grado di riprodurre anche il commutatore (1.10). Infatti, ponendo: v u 1 −2 1 c(1 − p) cp 2 A=− I+ B=− (3.64) I+ u v 0 − v2 0 u2 ∀p ∈ C, otteniamo: 0 u+v [A, B] = = uA + vB + cI 0 0 (3.65) Il calcolo della formula di Baker-Campbell-Hausdorff con le matrici (3.64) genera il risultato (1.11): anche se questa procedura si basa su una particolare rappresentazione in matrici 2 × 2, l’unica condizione da cui dipende è l’esistenza del commutatore (1.10). A ragion veduta, possiamo dire di aver fornito una prova indipendente del caso particolare (1.11). 3.6 Effetti sul lemma (2.5) Ci proponiamo, adesso, di mostrare le modifiche che il commutatore (1.10) apporta al lemma di Baker-Hausdorff (2.5) e alla relazione generale: L A −A eA eB = eA eB e−A eA = ee B e eA = ee A B eA (3.66) 19 verficabile come segue: e eA B e−A ∞ ∞ X X 1 B n −A −A A n−1 −A A =e Be e Be =e e = eA eB e−A n! n! n=0 n=0 A (3.67) Anzitutto, osserviamo che: LA e B=B+ ∞ X Ln−1 A n=1 n! [A, B] (3.68) In virtù della (3.14), allora: ∞ LA e 1 X vn ev −1 B=B+ [A, B] = B + [A, B] v n=1 n! v (3.69) Dalla (3.69), quindi, discende che: eA eB = eB+ ev −1 [A,B] v eA (3.70) In maniera del tutto analoga, abbiamo: e LB A=A+ ∞ X Ln−1 B n=1 n! [B, A] (3.71) Perciò, in forza della (3.15): ∞ e LB e−u −1 1 X (−u)n [B, A] = A + [A, B] A=A− u n=1 n! u (3.72) Dalla (3.72), dunque, deriva che: eB eA = eA+ e−u −1 [A,B] u eB (3.73) Segnaliamo che i risultati (3.69) e (3.72) differiscono da quelli pubblicati nell’articolo [2]. 20 Applicazioni Svariate questioni in meccanica quantistica si riconducono al seguente problema: scrivere il prodotto degli esponenziali di due operatori A e B, che non commutano, come l’esponenziale di un terzo operatore C. La formula di Baker-Campbell-Hausdorff fornisce una soluzione non sempre praticabile: infatti, l’espansione in serie (1.3) non può, in generale, ridursi a forma chiusa; tuttavia, viene utilizzata per generare espressioni approssimate dell’operatore C, mediante il calcolo diretto di un numero finito di termini. In questo capitolo, intendiamo illustrare alcune notevoli applicazioni del caso particolare (1.5) e del lemma (2.5) che risolvono esattamente il problema in esame. 4.1 Particella soggetta a forza costante L’equazione fondamentale della meccanica ondulatoria è l’equazione di Schrödinger : i~ ∂ Ψ(x, t) = ĤΨ(x, t) ∂t (4.1) dove l’Hamiltoniana Ĥ è un operatore auto-aggiunto, in genere della forma: Ĥ = â + b̂ (4.2) con gli addendi â e b̂ che rappresentano rispettivamente l’energia cinetica e potenziale del sistema. La tecnica più comune, utilizzata per risolvere la (4.1), consiste nel trovare gli autovalori En e le autofunzioni ψn (x) dell’equazione di Schrödinger indipendente dal tempo: Ĥψn (x) = En ψn (x) (4.3) Allora, la soluzione della (4.1) si ottiene per combinazione lineare delle autofunzioni ψn (x) su opportuni coefficienti: Ψ(x, t) = ∞ X i e− ~ En t cn ψn (x) (4.4) n=0 R dove cn = Ψ(x, 0)ψn (x)dx. Questa tecnica è nota come metodo degli autostati. Se l’Hamiltoniana Ĥ è un operatore indipendente dal tempo, un approccio alternativo alla risoluzione della (4.1) è l’integrazione diretta rispetto al tempo: i Ψ(x, t) = e− ~ Ĥt Ψ(x, 0) = eA+B Ψ(x, 0) 21 (4.5) dove A = − ~i ât e B = − ~i b̂t. Questa tecnica è conosciuta come metodo dell’operatore di evoluzione temporale. Un’ulteriore possibilità per risolvere la (4.1) è offerta dal metodo del propagatore di Feynman. Il problema intrinseco alla (4.5) è che, in generale, A e B sono operatori non commutativi: questo rende difficile l’applicazione dell’operatore di evoluzione temporale allo stato iniziale Ψ(x, 0). Infatti, come possiamo manipolare l’espansione in serie: ∞ X 1 eA+B = (A + B)n (4.6) n! n=0 affinchè tutti gli operatori B agiscano prima o dopo tutti gli operatori A? Un’idea praticabile consiste nel fattorizzare l’argomento dell’esponenziale. Consideriamo, per esempio, tre operatori A, B e C legati dalle seguenti regole di commutazione: [A, B] = C [A, C] = 0 [C, B] = −k (4.7) dove k è un numero complesso. Introduciamo, adesso, la funzione ausiliaria: F (s) = es(A+B) = ef (s)A eg(s)B eh(s)C er(s) (4.8) Derivando rispetto a s il membro di sinistra della (4.8), otteniamo: dF (s) = (A + B) F (s) ds Derivando rispetto a s il membro di destra, invece: dF df dr dg = A+ F (s) + ef (s)A B eg(s)B eh(s)C er(s) ds ds ds ds dh h(s)C r(s) + ef (s)A eg(s)B Ce e ds (4.9) (4.10) Le regole (4.7) costringono all’utilizzo del lemma di Baker-Hausdorff nella forma: f 2 (s) f (s)A e B = B + f (s)[A, B] + [A, [A, B]] + ... ef (s)A (4.11) 2! per scambiare la posizione di ef (s)A con B e di eg(s)B con C. Dopodichè: df dF dg dg dh dr = A + B + f (s)C + (C + kg(s)) + F (s) ds ds ds ds ds ds (4.12) Confrontando le equazioni (4.9) e (4.12), ricaviamo il seguente sistema di equazioni differenziali: df =1 ds dg =1 ds dg dh f (s) + =0 ds ds dh dr kg(s) + =0 (4.13) ds ds 22 sottoposto alla condizione iniziale F (0) = 1, che implica: f (0) = g(0) = h(0) = r(0) = 0 (4.14) Risolvendo il sistema (4.13) con le condizioni iniziali (4.14), segue che: s3 s2 es(A+B) = e 3 k esA esB e− 2 C (4.15) Imponendo s = 1, otteniamo la fattorizzazione cercata. Un’applicazione del metodo dell’operatore di evoluzione temporale [4] è l’analisi della dipendenza dal tempo di uno stato quantistico. Consideriamo una particella soggetta a forza costante, e.g. V (x) = −F x. La funzione d’onda al tempo t è: Ψ(x, t) = e − ~i p̂2 −F x̂ 2m t Ψ(x, 0) (4.16) dove Ψ(x, 0) è la funzione d’onda iniziale: √ − 1 x2 Ψ(x, 0) = σ π 2 e− 4σ2 Definendo A = p̂2 2m (4.17) e B = −F x̂, otteniamo le seguenti regole di commutazione: [A, B] = i~ F p̂ m [C, B] = −~2 [A, C] = 0 F2 m (4.18) 2 F Se identifichiamo C = i~ m p̂ e k = ~2 Fm , allora le (4.18) sono simili alle (4.7). Utilizzando il risultato (4.15) e riconoscendo s = i~t , possiamo fattorizzare la (4.16) come segue: Ψ(x, t) = e it3 F 2 3~m it 2 e− 2m~ p̂ e itF ~ x̂ it2 F e 2m~ p̂ Ψ(x, 0) (4.19) A questo punto, conviene riscrivere la (4.19) nella seguente maniera: it 2 itF it it3 F 2 it it2 F 2 2 Ψ(x, t) = e 3~m e− 2m~ p̂ e ~ x̂ e 2m~ p̂ e− 2m~ p̂ e 2m~ p̂ Ψ(x, 0) (4.20) perchè ci permette di impiegare la relazione generale (3.66). Quindi: Ψ(x, t) = e it3 F 2 3~m e itF ~ 2 x̂− itm~F p̂ it Applicando la formula di Glauber (3.1) al fattore e Ψ(x, t) = e− iF 2 t3 6m~ e itF ~ 2 it2 F e− 2m~ p̂ e 2m~ p̂ Ψ(x, 0) it x̂ − 2m~ p̂2 e itF ~ 2 x̂− itm~F p̂ , otteniamo: it2 F e− 2m~ p̂ Ψ(x, 0) Sostituendo l’espressione (4.17) nella (4.22) ed esplicitando p̂ = √ − 1 i F t Ψ(x, t) = σ π 2 e ~ t2 x̂− F6m In virtù dell’azione: e 2 ∂ ∂x t − F2m i~t ∂ 2 F t2 ∂ ∂x e 2m ∂x2 e− 2m F t2 f (x) = f x − 2m 23 (4.21) (4.22) ~ ∂ , i ∂x x2 e− 4σ2 ricaviamo: (4.23) (4.24) e dell’identità: ∂2 ∂x2 x2 1 √ e− 4w w ∂ = ∂w x2 1 √ e− 4w w (4.25) la (4.23) può trascriversi, in definitiva, come: 2 2 t x− F 2m − 21 − 2 i F t √ i~t 2 i~t F t x− 6m Ψ(x, t) = σ π 1 + e~ e 4(σ + 2m ) 2 2mσ (4.26) Evidenziamo che la (4.26) differisce dalla (38) pubblicata nell’articolo [4]. Possiamo determinare il valore di aspettazione della posizione per un generico stato iniziale [5], scrivendo: i (4.27) |Ψit = e− ~ Ĥt |Ψi0 e il suo complesso coniugato, da cui segue: i i hx̂it = hΨ0 | e ~ Ĥt x̂ e− ~ Ĥt |Ψ0 i = hΨ0 | eR x̂ e−R |Ψ0 i (4.28) Eliminando già i termini che commutano con x̂, risulta che: R= iF p̂t2 ip̂2 t + 2m~ 2m~ (4.29) Infine, applicando il lemma di Baker-Hausdorff (2.5) alla (4.28), otteniamo: hx̂it = hΨ0 |x̂|Ψ0 i + 4.2 F t2 t F t2 t hΨ0 |p̂|Ψ0 i + hΨ0 |Ψ0 i = hx̂i0 + hp̂i0 + m 2m m 2m (4.30) Propagatore di Feynman: metodo algebrico Esistono diverse tecniche per il calcolo del propagatore di Feynman. Tra queste, menzioniamo: il metodo di Schwinger, raramente impiegato nella meccanica quantistica non relativistica; il metodo algebrico [6], interamente basato sulla fattorizzazione dell’operatore di evoluzione temporale tramite applicazioni ripetute del lemma di Baker-Hausdorff (2.5); il metodo dell’integrale di cammino, che adopera una relazione di ricorrenza valida per il prodotto di propagatori infinitesimi. In questa sezione, intendiamo studiare le caratteristiche del metodo algebrico, applicandolo all’oscillatore armonico unidimensionale. La notazione che adottiamo per scrivere il propagatore di Feynman è: K(x2 , x1 ; t) = θ(t) hx2 |U (t)|x1 i (4.31) dove U (t) è l’operatore di evoluzione temporale: i U (t) = e− ~ Ĥt (4.32) e θ(t) è la funzione di Heaviside: θ(t) = 1 0 24 t≥0 t<0 (4.33) L’origine di questo metodo risale agli albori della meccanica quantistica, in particolare alla formulazione matriciale di Jordan, Heisenberg e Pauli. L’Hamiltoniana Ĥ di sistemi non relativistici si scrive, di solito, come somma di termini che includono gli operatori x̂ e p̂, legati dal commutatore di Heisenberg. Per questa ragione, risulta difficile calcolare direttamente l’azione dell’operatore (4.32) sugli stati |xi e |pi. Allora, si rende necessario fattorizzare U (t) come prodotto degli esponenziali di x̂, p̂ e p̂x̂ tramite opportune manipolazioni algebriche, basate sul lemma (2.5), che costituisce l’essenza di questo metodo. Infatti, ponendo: C = eA B e−A (4.34) ∀n ∈ N vale che: C n = eA B n e−A (4.35) Se espandiamo in serie eC e identifichiamo le potenze di C come nella (4.35), otteniamo: eC = eA eB e−A (4.36) eB = e−A eC eA (4.37) che, una volta invertita, dà: A questo punto, possiamo porre B = − ~i Ĥt e cercare una forma fattorizzata per U (t), scegliendo convenientemente l’operatore A. Questa scelta dipende dall’esplicita forma dell’Hamiltoniana Ĥ. In ogni caso, la fattorizzazione potrà ripetersi tante volte quanto è necessario. Dopodiché, sostituiremo questo risultato nella (4.31) e calcoleremo l’azione di ex̂ , ep̂ e ep̂x̂ sullo stato |xi. Per l’operatore ex̂ il calcolo è semplice; per l’operatore ep̂ avremo bisogno della relazione di chiusura: Z dp |pi hp| = I (4.38) e dell’elemento di matrice: hx|pi = √ i 1 e ~ xp 2π~ (4.39) Per l’operatore ep̂x̂ sarà necessaria la relazione: i hp0 | e− ~ γ p̂x̂ |pi = e−γ δ p0 − e−γ p (4.40) che dimostriamo nell’appendice A. Adesso siamo in grado di applicare il metodo algebrico ai problemi della meccanica quantistica. L’operatore di evoluzione temporale per l’oscillatore armonico unidimensionale è: − ~i U (t) = e p̂2 + 12 mω 2 x̂2 2m t (4.41) Scegliamo l’operatore A = αx̂2 , dove α è un parametro arbitrario. Applicando il lemma di Baker-Hausdorff (2.5) e dispondendo della (4.36), ricaviamo: 2 − ~i Ĥt eαx̂ e 2 p̂2 m 2 − 2α~ 2 x̂2 − ~i t 2m + i~α (x̂p̂+p̂x̂)+ ω (m) m 2 e−αx̂ = e 25 (4.42) L’idea generale che guida il metodo algebrico è la fattorizzazione dell’operatore di evoluzione temporale. Il primo passo in questa direzione prevede l’eliminazione del termine in x̂2 nel membro a destra della (4.42). A questo scopo, poniamo: mω 2~ α= (4.43) Richiamando il commutatore di Heisenberg, riscriviamo la (4.42) come: e − ~i Ĥt − ~i iω t −αx̂2 2 =e e e p̂2 +iω p̂x̂ 2m t αx̂2 e −i p̂2 (4.44) +iω p̂x̂ Procediamo, ancora, con la riduzione dell’esponenziale e ~ 2m ad un prodotto di fattori più semplici. Riadoperando il lemma (2.5) e ridisponendo della (4.36), otteniamo: 2 1 p̂ −β p̂2 β p̂2 + iω p̂x̂ e = + 2ω~β p̂2 + iω p̂x̂ (4.45) e 2m 2m Per eliminare il termine in p̂2 nel membro a destra della (4.45), poniamo: β=− Da ciò discende che: e − ~i 1 4mω~ (4.46) p̂2 +iω p̂x̂ 2m t i 2 = e−β p̂ e− ~ (iωt)p̂x̂ eβ p̂ 2 (4.47) Sostituendo la (4.47) nella (4.44), abbiamo: ω i 2 2 i 2 e− ~ Ĥt = ei 2 t e−αx̂ e−β p̂ e− ~ (iωt)p̂x̂ eβ p̂ eαx̂ 2 (4.48) La (4.48) esprime la fattorizzazione desiderata per l’operatore U (t). Rimpiazzandola nella definizione di propagatore di Feynman (4.31), ricaviamo: ω 2 i 2 2 2 K(x2 , x1 ; t) = hx2 | ei 2 t e−αx̂ e−β p̂ e− ~ (iωt)p̂x̂ eβ p̂ eαx̂ |x1 i ZZ dpdp0 ~i (p0 x2 −px1 )−β (p02 −p2 ) 0 − i (iωt)p̂x̂ t −α(x22 −x21 ) iω 2 |pi e = e e hp | e ~ 2π~ (4.49) Sostituendo le definizioni (4.43), (4.46) e il risultato (4.40) nella (4.49), dopo aver fissato il parametro γ = iωt, troviamo: Z p2 dp ~i p(e−iωt x2 −x1 ) 4mω~ x22 −x21 ) −i ω t − mω ( (e−2iωt −1) 2~ 2 K(x2 , x1 ; t) = e e e e (4.50) 2π~ Completando il quadrato nell’argomento dell’esponenziale sotto il segno d’integrale, otteniamo: 2 (e−iωt x2 −x1 ) x2 −x2 +2 − mω 2 1 2~ 1−e−2iωt K(x2 , x1 ; t) = e Z × dp − e 2π~ 1−e−2iωt 4mω~ 26 −i ω t 2 2 e−iωt x2 −x1 p−2imω −2iωt 1−e (4.51) Sottolineiamo che la (4.51) differisce dalla (59) pubblicata nell’articolo [6]. Dallo svolgimento dell’integrale di forma gaussiana segue: 1 K(x2 , x1 ; t) = 2π~ r 4πmω~ e 1 − e−2iωt 2 x2 −x2 +2 − mω 2 1 2~ (e−iωt x2 −x1 ) 1−e−2iωt −i ω t Infine, impiegando l’identità di Eulero e la sua conseguente: 1 − e−2iωt = 2i e−iωt sin ωt 2 (4.52) (4.53) nella semplificazione della (4.52), troviamo il propagatore di Feynman per l’oscillatore armonico unidimensionale: r imω mω 2 2 K(x2 , x1 ; t) = e 2~ sin ωt [(x2 +x1 ) cos ωt−2x2 x1 ] (4.54) 2πi~ sin ωt 4.3 Stati coerenti L’algebra degli operatori di distruzione â e di costruzione ↠determina il tradizionale formalismo con cui vengono trattati gli stati coerenti e gli stati squeezed: questi stati semi-classici rivestono un’importanza centrale in ottica quantistica per le loro notevoli proprietà.3 In notazione di Dirac, l’equazione agli autovalori per gli stati coerenti [7] si scrive: â |zi = z |zi z∈C (4.56) dove lo stato |zi è normalizzato: hz|zi = 1 (4.57) La risoluzione della (4.56) implica che: − 21 |z|2 |zi = e ∞ X zn √ |zi n! n=0 (4.58) Sostituendo nella (4.58) la definizione di stato di Fock: n ↠|zi = √ |0i n! otteniamo: − 21 |z|2 |zi = e Visto che: ∞ X z↠n! n=0 n 1 (4.59) 2 † |0i = e− 2 |z| ezâ |0i def â |0i = 0 3 (4.60) (4.61) Tra queste, spicca la saturazione del principio d’indeterminazione di Heisenberg: ∆x̂∆p̂ = 27 ~ 2 (4.55) allora: e −z ∗ â ∞ X (−z ∗ â)n |0i = n! n=0 |0i = |0i (4.62) Per questa ragione, la (4.60) può riscriversi come: 1 2 † ∗ |zi = e− 2 |z| ezâ e−z â |0i (4.63) Dal momento che gli operatori â e ↠commutano entrambi con il commutatore [â, ↠], possiamo adoperare la formula di Glauber (3.1) e trascrivere la (4.63) come segue: † −z ∗ â |zi = ezâ |0i = T̂ (z) |0i (4.64) dove T̂ (z) è il cosiddetto operatore di spostamento. La relazione (4.64) stabilisce che l’operatore T̂ (z) genera, agendo sullo stato di vuoto, gli stati coerenti (4.58). L’operatore T̂ (z) gode, inoltre, delle seguenti proprietà: 1) E’ un operatore hermitario unitario: T̂ † (z) = T̂ −1 (z) = T̂ (−z) (4.65) 2) E’ detto operatore di spostamento, in quanto: T̂ † (z)âT̂ (z) = ez ∗ â−z↠† −z ∗ â âezâ = â + [z ∗ â − z↠, â] = â + z ∗ [â, â] − z[↠, â] = â + z T̂ † (z)↠T̂ (z) = ez ∗ â−z↠† −z ∗ â ↠ezâ (4.66) = ↠+ [z ∗ â − z↠, ↠] = ↠+ z ∗ [â, ↠] − z[↠, ↠] = ↠+ z ∗ (4.67) per il lemma di Baker-Hausdorff (2.5), adoperato con A = z ∗ â − z↠e B = â nella (4.66), A = z ∗ â − z↠e B = ↠nella (4.67). Le relazioni precedenti possono scriversi più utilmente come: [â, T̂ (z)] = z T̂ (z) † (4.68) ∗ [â , T̂ (z)] = z T̂ (z) (4.69) In particolare, la (4.68) permette un’ulteriore prova dell’equivalenza fra l’assunto (4.56) e la (4.64). Infatti, valendo la definizione (4.61): 0 = T̂ (z)â |0i = âT̂ (z) |0i − [â, T̂ (z)] |0i (4.70) âT̂ (z) |0i = z T̂ (z) |0i (4.71) da cui discende che: 3) Preserva la sua unitarietà rispetto a parametri additivi nell’argomento: † −z ∗ â+w↠−w ∗ â T̂ (z + w) = ezâ † −z ∗ â = ezâ i = T̂ (z)T̂ (w) e− 2 y(z,w) † −w ∗ â ewâ 1 † −z ∗ â,w↠−w ∗ â] e− 2 [zâ (4.72) 28 per la formula di Glauber (3.1), dove: y(z, w) ≡ i(wz ∗ − w∗ z) (4.73) 4) Rappresenta un gruppo non commutativo: † −z ∗ â T̂ (z)T̂ (w)T̂ (−z) = ezâ † −w ∗ â ewâ ez ∗ â−z↠(4.74) che, per la relazione (4.36), può riscriversi come: T̂ (z)T̂ (w) = T̂ (w)T̂ (z) eiy(z,w) (4.75) Introduciamo, adesso, l’operatore: M̂ (θ) = e−iθN̂ (4.76) Mostriamo che (4.76) è l’operatore di rotazione per gli stati coerenti. Per la (4.60) abbiamo: 2 2 1 1 † † (4.77) M̂ (θ) |zi = e−iθN̂ e− 2 |z| ezâ |0i = e− 2 |z| e−iθN̂ ezâ eiθN̂ e−iθN̂ |0i La definizione (4.61) implica che: M̂ (θ) |0i = |0i (4.78) Richiamando, adesso, il commutatore: [N̂ , ↠] = ↠(4.79) ∞ ∞ X X (−iθ)n n † z n † z L( θ N̂ ) â = LN̂ â = e−iθ z↠C= i n! n! n=0 n=0 (4.80) e la relazione (4.36), dove: otteniamo una conveniente riscrittura della (4.77): 1 2 M̂ (θ) |zi = e− 2 |z| ee −iθ z↠|0i = |e−iθ zi (4.81) La (4.81) indica che l’azione dell’operatore M̂ (θ) sullo stato coerente |zi si riduce alla rotazione di un angolo θ dello stato stesso: a determinarla è l’operatore numero N̂ . L’operatore M̂ (θ) gode, inoltre, delle due seguenti proprietà: M̂ (θ)âM̂ (−θ) = eiθ â (4.82) M̂ (θ)↠M̂ (−θ) = e−iθ ↠(4.83) la cui dimostrazione richiede il commutatore: [N̂ , â] = −â (4.84) il commutatore (4.79) e il lemma di Baker-Hausdorff (2.5), adoperato con A = −iθN̂ e B = â nella (4.82), A = −iθN̂ e B = ↠nella (4.83). In conclusione, vogliamo 29 illustrare due caratteristiche fondamentali degli stati coerenti: non sono ortogonali e la loro evoluzione nel parametro z ∈ C si comporta classicamente. La non-ortogonalità implica che il loro prodotto scalare: hz|z 0 i = 6 0 ∀z, z 0 (4.85) La prova può effettuarsi rievocando la (4.60) e applicando ripetutamente la formula di Glauber (3.1). Infatti: 2 2 1 1 1 ∗ 0 0 2 0 2 ∗ 0 † 0 † ∗ hz|z 0 i = e− 2 (|z| +|z | ) h0| ez â ez â |0i = e− 2 (|z| +|z | ) e 2 z z h0| ez â +z â |0i 2 1 1 0 2 ∗ 0 0 † ∗ 0 2 = e− 2 (|z| +|z | ) ez z h0| ez â ez â |0i = e− 2 |z−z | (4.86) Nella rappresentazione di Schrödinger gli stati coerenti evolvono nella seguente maniera: ω |z, ti = e−i 2 t |z e−iωt i (4.87) La dimostrazione può svolgersi a partire dall’osservazione: i i i i i e− ~ Ĥt |zi = e− ~ Ĥt T̂ (z) |0i = e− ~ Ĥt T̂ (z) e ~ Ĥt e− ~ Ĥt |0i i ω i = e− ~ Ĥt T̂ (z) e ~ Ĥt e−i 2 t |0i (4.88) dove l’ultimo passaggio esplicita l’evoluzione temporale dello stato di vuoto |0i. Impiegando la relazione (4.36), ricaviamo: i † −z ∗ â e− ~ Ĥt ezâ † − it [Ĥ,↠]+... ~ e ~ Ĥt = ez(â i )−z∗ (â− it~ [Ĥ,â]+...) (4.89) Essendo l’hamiltoniana del sistema: 1 Ĥ = ~ω N̂ + 2 (4.90) la (4.89) diventa: i i † −z ∗ (1+itω+...)â e− ~ Ĥt T̂ (z) e ~ Ĥt = ez(1−itω−...)â = ez e −iωt ↠−z ∗ eiωt â = T̂ (z e−iωt ) (4.91) Sostituendo il risultato (4.91) nella (4.88) ricaviamo la tesi (4.87). 4.4 Stati squeezed Si considerino due operatori hermitiani A e B che soddisfano la relazione di commutazione: [A, B] = iC (4.92) allora, in accordo con il principio d’indeterminazione di Heisenberg: 1 ∆A∆B ≥ |hCi| 2 30 (4.93) Uno stato quantistico si definisce stato squeezed [8] quando l’incertezza di una delle osservabili (e.g. A) soddisfa la relazione: 1 (∆A)2 < |hCi| 2 (4.94) Se, in aggiunta alla condizione (4.94), la relazione di minima incertezza è saturata: 1 ∆A∆B = |hCi| 2 (4.95) lo stato è detto stato squeezed ideale. Introduciamo, adesso, l’operatore hermitiano unitario Ŝ(x), noto come operatore di squeezing: 1 Ŝ(x) = e 2 (x ) (4.96) r∈R (4.97) ∗ â2 −xâ†2 dove: x = r eiθ Il parametro x determina l’ampiezza dello squeezing e dipende dal tipo di processo a due fotoni. Esistono due modi equivalenti per generare gli stati squeezed ed entrambi richiedono l’azione combinata degli operatori (4.64) e (4.97) sullo stato di vuoto |0i. Il primo [3] fu introdotto da H. P. Yuen (1976): |x, zi = Ŝ(x)T̂ (z) |0i (4.98) il secondo [3] da C. M. Caves (1980): |z, xi = T̂ (z)Ŝ(x) |0i (4.99) Dal momento che il commutatore: [T̂ (z), Ŝ(x)] 6= 0 (4.100) le definizioni (4.98) e (4.99) non sono identiche; tuttavia, sono collegate dalla seguente relazione: Ŝ(x)T̂ (z) = Ŝ(x)T̂ (z)Ŝ † (x) Ŝ(x) = T̂ (w)Ŝ(x) (4.101) dove: w = z cosh r − z ∗ eiθ sinh r (4.102) La prova della (4.101) può effettuarsi richiamando la (4.36) e le regole di commutazione: [â, â†n ] = nâ†n−1 [ân , ↠] = nân−1 (4.103) 1 ∗ 2 [x â − xâ†2 , ↠] = x∗ â 2 (4.104) da cui discende che: 1 ∗ 2 [x â − xâ†2 , â] = x↠2 Imponendo z = 0, gli stati squeezed (4.98) e (4.99) si riducono allo stato squeezed del vuoto: |x, 0i ≡ |0, xi = Ŝ(x) |0i (4.105) 31 che possiede l’interessante proprietà: b̂ |x, 0i = 0 (4.106) dove l’operatore b̂ si ottiene a partire dagli operatori di distruzione â e di costruzione ↠mediante la trasformazione di Bogoliubov-Valatin: b̂ = Ŝ(x)âŜ † (x) = â cosh r + ↠eiθ sinh r (4.107) b̂† = Ŝ(x)↠Ŝ † (x) = ↠cosh r + â e−iθ sinh r (4.108) dimostrabile impiegando il lemma di Baker-Hausdorff (2.5) e i commutatori (4.103) e (4.104). La (4.106) può riscriversi nella conveniente forma: (4.109) µâ + ν↠|x, 0i = 0 con µ = cosh r e ν = eiθ sinh r, che si presta ad una notevole estensione. Infatti, agendo sulla (4.99): T̂ (z)b̂T̂ † (z)T̂ (z)Ŝ(x) |0i = 0 (4.110) rievocando le proprietà (4.66) e (4.67) dell’operatore di spostamento, opportunamente trascritte come: T̂ (z)âT̂ † (z) = â − z T̂ (z)↠T̂ † (z) = ↠− z ∗ e la trasformazione (4.107), otteniamo il problema agli autovalori generale: µâ + ↠ν |x, zi = γ |x, zi (4.111) (4.112) dove γ = z cosh r + z ∗ eiθ sinh r. Per cui, se r = 0 ricaviamo la (4.56); se z = 0 ritroviamo la (4.106). 4.5 Sviluppi recenti La rimarchevole semplificazione della formula di Baker-Campbell-Hausdorff [2], che abbiamo illustrato nel secondo capitolo di questa tesi, ha generato sviluppi recenti in svariati campi di ricerca. Per esempio, nell’articolo [9] viene introdotto un algoritmo che estende il risultato (1.11) e conduce a nuove forme chiuse della formula (1.3). Viene anche dimostrato che se A, B e C sono tre generatori della base di Cartan-Weyl, allora esiste W , combinazione lineare di A, B e C, tale che: eA eB eC = eW (4.113) Nell’articolo [10], invece, sfruttando l’associatività della formula (1.3) e imponendo la simultanea validità del caso speciale (1.10), della relazione di commutazione [B, C] = wB + zC + dI e, coerentemente con l’identità di Jacobi, del commutatore [A, C] = mA + nB + pC + eI, si prova che: eA eB eC = eaA+bB+cC+dI 32 (4.114) dove a, b, c e d sono soluzioni di quattro equazioni. Viene, inoltre, mostrato che la formula: eA eC = eaA+bC+c[A,C]+dI (4.115) si estende anche a casi in cui [A, C] contiene elementi diversi da A e C. La forma chiusa (4.115) ha interessanti applicazioni sia in matematica (algebra di Virasoro, gruppo speciale lineare SL2 (C), teoria dell’uniformizzazione) che in fisica (teoria di campo conforme). Nell’articolo [11] si dimostra l’esistenza di 13 tipologie differenti di commutatori che conducono, ciascuno, ad una variante del risultato (4.114). L’algoritmo adoperato si basa sulla decomposizione: eA eB eC = eA eαB e(1−α)B eC (4.116) dove il parametro α è fissato in modo che riduca il secondo membro della (4.116) al prodotto eà eB̃ , con à e B̃ tali da soddisfare il caso speciale (1.10). In 9 tipologie di commutatori, l’equazione algebrica per α conduce a soluzioni razionali. Nell’articolo [12] viene impiegato il caso particolare (1.11) per introdurre un metodo generale di covariantizzazione adatto ad operatori differenziali arbitrari che trova applicazioni, per esempio, in AdS/CFT; nell’articolo [13], comparando la rappresentazione di Schwinger con la sua versione duale, si ottiene ancora una relazione tipo Baker-Campbell-Hausdorff. 33 Appendice Proviamo la relazione (4.40), a partire da: i i e− ~ γ p̂x̂ p̂ |pi = p e− ~ γ p̂x̂ |pi L’equazione (A.1) può riscriversi come: i i i i e− ~ γ p̂x̂ p̂ e ~ γ p̂x̂ e− ~ γ p̂x̂ |pi = p e− ~ γ p̂x̂ |pi Utilizzando il lemma di Baker-Hausdorff (2.5), otteniamo: i γ2 γ γ p̂x̂ − ~i γ p̂x̂ p̂ e ~ = 1+γ+ + ... p̂ = eγ p̂ e 2! 3! (A.1) (A.2) (A.3) Sostituendo il risultato (A.3) nella (A.2), abbiamo: i i p̂ e− ~ γ p̂x̂ |pi = e−γ p e− ~ γ p̂x̂ |pi (A.4) i La (A.4) mostra che e− ~ γ p̂x̂ |pi è autostato dell’operatore p̂ con autovalore e−γ p. Questo autostato può essere scritto come |e−γ pi, a meno di una costante Cγ . Quindi: i e− ~ γ p̂x̂ |pi = Cγ |e−γ pi (A.5) Per determinare la costante Cγ , notiamo che: i i hp0 | e ~ γ x̂p̂ e− ~ γ p̂x̂ |pi = |Cγ |2 he−γ p0 | e−γ pi (A.6) Sapendo che [x̂p̂, p̂x̂] = 0, possiamo adoperare la formula di Glauber (3.1) per ottenere: i hp0 | e ~ γ[x̂,p̂] |pi = |Cγ |2 δ e−γ (p0 − p) (A.7) Richiamando la seguente proprietà della delta di Dirac: δ (αx) = δ (x) |α| (A.8) infine, ricaviamo: e−γ δ (p − p0 ) = |Cγ |2 eγ δ (p0 − p) (A.9) Dalla (A.9) deriva che Cγ = e−γ . Cioè: i e− ~ γ p̂x̂ |pi = e−γ |e−γ pi Moltiplicando ambo i membri della (A.10) per hp0 |, otteniamo la relazione (4.40). 34 (A.10) Bibliografia [1] Rüdiger Achilles and Andrea Bonfiglioli. The early proofs of the theorem of campbell, baker, hausdorff, and dynkin. Archive for History of Exact Sciences, 66(3):295–358, 2012. [2] Alexander Van-Brunt and Matt Visser. Special-case closed form of the Baker–Campbell–Hausdorff formula. J. Phys., A48(22):225207, 2015. [3] Y.S. Kim and M.E. Noz. 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