Alla ricerca del tempo perduto Orari: 9,00 - 13.00 14-18.00 8 – 20 ottobre ex chiostro S. Francesco Via Solata - Città Alta Bergamo Scienza 2012 Laboratorio Alla ricerca del tempo perduto Ci manca sempre tempo per realizzare le cose che dobbiamo o che desideriamo fare. Il ritmo della nostra vita è, spesso, così frenetico che i nostri desideri si stanno spostando sempre più dal possesso di cose materiali alla disponibilità del tempo necessario per poterne beneficiare, o per poterle gustare, assaporare, invece che avidamente consumare. Ma cos’è effettivamente il tempo? È possibile muoversi nel tempo come ci muoviamo nello spazio? È possibile non solo “non perdere tempo”, ma addirittura anche “guadagnare tempo”? Il tempo è un concetto sfuggente che ha sempre affascinato il pensiero dell’uomo. Nel corso dei millenni si sono cimentati nella definizione del concetto di tempo, i più eminenti pensatori: astronomi, filosofi, scienziati, letterati, artisti, registi e, nell’epoca contemporanea, soprattutto i matematici, fisici e cosmologi più geniali ed audaci. (Arsitotele, S.Agostino, Galileo, Newton, Leibniz, Kant, Proust, Bergson, Heidegger, Wells, De Chirico, Dalì, Eistenin, Wheleer, Godel, Hawking sono solo alcuni di questi) Le teorie proposte di un tempo aperto/lineare/cronometrico/ o tempo chiuso/ciclico e puntiforme, di un tempo dinamico/tensionale o statico, di un tempo soggettivo/biologico/psicologico/relativistico o oggettivo, assoluto e matematico o addirittura di un tempo ramificato, hanno proposto nei secoli intriganti paradossi (“Achille e la tartaruga”, “il paradosso dei gemelli”, il paradosso di “coerenza” e di “conoscenza”… ), ma non sono riuscite a portare ad una visione comunemente accettata alimentando una nutrita produzione di stimolanti scenari spesso riproposti dai film di fantascienza. Di pari interesse è stato il percorso compiuto dall’uomo nel tentativo di “catturare” il tempo: • lo studio del cielo con l’osservazione della luna, del sole, delle stelle ha portato alla costruzione di “osservatori astronomici” (Stonehenge, piramidi egizie maya), obelischi, meridiane; • lo studio della meccanica del moto ha portato successivamente alla costruzione di clessidre ad acqua e sabbia, antesignane degli orologi meccanici comparsi sulle torri nel XIV secolo e dei moderni pendoli ed orologi meccanici da polso; • lo studio della fisica e dell’astrofisica ha portato alla costruzione degli orologi al quarzo, degli orologi atomici per ritornare infine allo studio del tempo scandito delle stelle pulsar. Ma proprio quando l’incredibile progresso tecnologico aveva consentito di migliorare notevolmente la precisione della misura del tempo, le più audaci teorie fisiche hanno portato prima Einstein sostituire il concetto di un “tempo assoluto, vero, matematico, che, in sé e per sua natura senza alcuna relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente” ( come definito da Newton) con un tempo relativo dipendente dall’osservatore e poi Wheleer – De-Witt e le successive teorie della gravitazione quantistica addirittura a teorizzare l’inconsistenza stessa del concetto di tempo dal punto di vista fisico. Il laboratorio “Alla ricerca del tempo perduto”, collegandosi idealmente alla conferenza “Oltre la dimensione del tempo” del Prof. Carlo Rovelli e ai risultati della gravitazione quantistica, intende fare riflettere il visitatore su questi temi affinché possa aprire i propri orizzonti anche ad altre visioni della realtà che lo circonda.. Il laboratorio propone, infatti un percorso che, partendo dalla definizione classica del concetto di tempo e degli strumenti che nel corso della storia dell’uomo ci hanno accompagnato per una sua misura sempre più precisa (affinché non ci possa sfuggire neanche un attimo) arrivi da una parte a riproporre al visitatore antichi e moderni paradossi, dall’altra a proporre moderni principi lavorativi che ribaltano l’approccio alla produzione partendo da un “rallentamento delle attività” al fine di “guadagnare tempo”. Attraverso esempi, giochi e simulazioni i visitatori saranno portati ad approfondire e a cambiare il loro modo di rapportarsi al concetto di tempo e di “movimento nel tempo” (o, più in generale, espletamento di attività nel tempo) – poiché “è assurdo pensare di ottenere risultati diversi se continuiamo a fare le stesse cose - e potranno così sviluppare nuove visioni che consentiranno loro di approcciare i problemi e le attività sia lavorative, sia private al fine di amministrare meglio il loro prezioso tempo reale o “immaginario” sia per attività di studio / lavoro sia nel loro tempo libero. Percorso proposto Il percorso, con una durata prevista di circa 40', sarà così strutturato: I visitatori saranno accolti dai ragazzi che nella prima parte introdurranno i concetti alla base della concezione del tempo ed illustreranno dal vivo o con della cartellonistica gli strumenti inizialmente utilizzati dall’uomo per misurarlo: • Osservazione dei pianeti e delle stelle • Clessidra • Meridiana • Orologi meccanici • Pendolo Nella seconda parte verranno introdotti degli strumenti utilizzati successivamente per avere misure sempre più precise, • Orologi al quarzo • Orologi atomici Il visitatore sarà successivamente portato a ragionare sui concetti che legano il tempo alla nascita della fisica, su alcuni paradossi proposti dalla fisica moderna e contemporanea e dalla fantascienza • Paradosso dei gemelli • Viaggi nel tempo • Mondo senza tempo (gravitazione quantistica) Nella terza parte del laboratorio saranno infine brevemente richiamati i principali principi utilizzati nel mondo produttivo (Lean Thinking), ma ormai essenziali anche per preservare le risorse ed il benesssere del nostro pianeta. Verrà illustrato come in tutti i campi della nostra attività (studio, lavoro, tempo libero) diventa sempre più importante cambiare il proprio approccio mentale per “guadagnare tempo” introducendo le linee guida della Lean Production • • • • • Valore Processo Flusso Pull Ricerca del miglioramento continuo tese ad evitare i principali sprechi che consumano il nostro tempo: inutili movimenti o spostamenti di cose o di persone, attività fatte male o non al momento appropriato, attesa di persone o di attività da completare (dovute a processi non a flusso). Attraverso video esempi, giochi e simulazioni i visitatori verranno accompagnati a comprendere come solo cambiando radicalmente l’approccio alla soluzione di problemi si possono raggiungere risultati sorprendenti anche nella gestione del tempo. ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO Nella nostra vita siamo spesso in lotta col tempo per realizzare tutte le cose che desideriamo. Ma cos’è effettivamente il Tempo? Il tempo è un concetto sfuggente che ha sempre affascinato il pensiero dell’uomo mettendo alla prova i più eminenti pensatori: astronomi, filosofi, scienziati, letterati, artisti, registi, matematici, fisici e cosmologi. I Megaliti e gli anelli di pietre eretti circa 7.000 anni fa nella parte meridionale del deserto della Nubia nel Sahara, quelli successivi di Stonehenge, la disposizione delle piramidi di Giza collocate rispetto al Nilo secondo la posizione delle stelle della cintura di Orione rispetto alla Via Lattea sono tra le prime importanti testimonianze della continua ricerca dell’uomo di determinare il Tempo. Le teorie di un tempo dinamico o statico; oggettivo o soggettivo (biologico, “mnemonico“ od emotivo); lineare, ciclico o addirittura ramificato hanno proposto nei secoli intriganti paradossi - come ad esempio “Achille e la Tartaruga” o il “Paradosso dei Gemelli” – ma non hanno portato ad una visione condivisa alimentando una nutrita produzione di stimolanti scenari spesso riproposti dai film di fantascienza e lasciando aperta le domande: «Possiamo effettivamente misurare il Tempo?» «Esiste un tempo “vero“ che scandisce la vita nell’universo?», ed in definitiva … «Cos’è il Tempo?». Merkhet strumento per la misura del tempo utilizzato nel 2600 a.C., formato da una foglia di palma, con un intaglio sulla sommità come mirino, e da una squadra col filo a piombo. ACHILLE E LA TARTARUGA «Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla» (J.L.Borges). Il paradosso di “Achille e la Tartaruga” è il più famoso dei paradossi proposti nel V secolo a.C. da Zenone di Elea, che lo utilizzava per sostenere la tesi che, essendo lo spazio ed il tempo divisibili all’infinito, il movimento non è altro che un illusione. ALCUNE CONFUTAZIONI DEL PARADOSSO • Diogene silenziosamente si mise a camminare • Confutazione matematica A t0 A t1 A t2 A t3 A t4 A t0 A t1 A t2 A t3At4 è basata sul calcolo infinitesimale che dimostra la possibilità che il limite di una somma di infiniti elementi sia finita (ad esempio la somma della serie degli infiniti termini 1/2, 1/4, 1/8, 1/16, 1/32,… converge a 1) • Confutazione fisica Grafico Orario spazio[m] 50 40 Achille 30 Tartaruga 20 10 t [s] 0 0 1 2 3 è basata sul concetto di velocità che, facendo riferimento all’unità di tempo, calcola la posizione nello spazio in istanti di tempo successivi (come riportato nel grafico orario dove l’unità di tempo scelta è il secondo). 4 Esaminando il paradosso dal punto di vista del tempo se Achille impiega nove decimi di secondo per percorrere i primi dieci metri (cioè impiegherebbe nove secondi per percorrerne cento metri), nel frattempo la tartaruga si sarebbe spostata di un ulteriore metro; per coprire anche questa distanza Achille impiegherebbe nove centesimi di secondo; per il successivo decimetro nove millesimi, e così via. La somma degli intervalli di tempo impiegati 0.9 + 0.09 + 0.009 + 0.0009 + ... converge a 1 (secondo). il tempo appare “fermarsi” poiché sembra che Achille non si riesca a superare il primo secondo. Anche se oggi sembrano risibili le argomentazioni con cui Zenone cerca di dimostrare che il movimento di Achille e la tartaruga è illusorio (anche perché essi non sono altro che parti di un unico essere immutabile), raffinate argomentazioni fisiche moderne sembrano in qualche modo dare credito alla sua tesi. LA SCIENZA DEL TEMPO Nel nostro linguaggio comune, legato all’esperienza della transitorietà degli eventi, le espressioni temporali nelle loro varie forme verbali determinano e collocano gli accadimenti con riferimento al passato, al presente e al futuro o anche, con evidente immaginazione spaziale, mediante connessioni di “prima” e di “dopo” e di “simultaneità” o contemporaneità. Per valutare e per misurare il trascorrere del tempo sin dalle epoche antiche gli uomini osservarono e fecero riferimento ai movimenti periodici di taluni corpi celesti, come il Sole, la Luna, le stelle e i pianeti, che segnavano l’alternarsi del dì e della notte, delle stagioni e dei mesi, come pure il succedersi degli anni. A loro volta, le espressioni propriamente scientifiche della temporalità di per sé mirano a formalizzare i vari tipi di trasformazione, riguardanti eventi o grandezze, in termini di variazioni e mutazioni, di invarianti o di uniformità, di direzioni irreversibili o reversibili. La complessità dei processi temporali risulta pertanto evidenziata vuoi dalla varietà degli strumenti, sia mentali che tecnici, che dalla scienza e dalla tecnica sono stati man mano messi a punto per ripartire e per misurare il tempo (cronometria), vuoi dalla molteplicità delle riorganizzazioni storiche e delle classificazioni degli eventi (cronologia). GLI OROLOGI SOLARI La cosmologia e la geografia di Claudio Tolomeo (sec. II d.C.) di Alessandria d’Egitto influirono a lungo sulla “ imago mundi” dell’Occidente. Lo stesso G.A. Magini nel 1617 si fece editore del monumentale manuale tolemaico di “geografia” terrestre che già tanta fortuna aveva conosciuto sia nel mondo greco che in quello arabo e latino medievale. Le grandi scoperte geografiche e la rivoluzione astrofisica operatasi nella scienza moderna, come pure la messa a punto dell’editoria tipografico a caratteri mobili, contribuirono a produrre un autentico rinnovamento informativo in campo cosmografico e geografico. Mentre la geodesia e l’astronomia si interessavano alla produzione di strumenti di rilevamento topografico sempre più precisi, la cartografia si pose il problema delle basi matematiche della rappresentazione di superfici curve. Uno dei più rinomati cartografi e sfereografi fu certamente il francescano veneziano Vincenzo Coronelli (1650-1718) GLI OROLOGI SOLARI L’evoluzione della misura del tempo risulta legata allo sviluppo delle osservazioni e delle conoscenze astronomiche: ottenute ad occhio nudo o acquisite mediante strumenti. Il moto apparente della volta celeste intorno all’asse terrestre ha rappresentato l’orologio naturale fondamentale, sul quale sono stati regolati i vari tipi di orologi artificiali escogitati nel corso dei secoli dalla scienza e realizzati tecnicamente. I primi strumenti ideati dall’uomo per la misura del tempo furono i cosiddetti gnomoni: costituiti essenzialmente da un’asta di una certa lunghezza, posta verticalmente sul piano orizzontale ed esposta al Sole, la cui ombra permetteva di dividere in parti il giorno a seconda della posizione e direzione che essa man mano assumeva. Successivamente lo gnomone si trasformò si trasformò in “meridiana”, centrata sul mezzogiorno locale, e anche in “quadrante o orologio solare”, adattabile universalmente. Osservazioni e misure potevano essere fatte considerando posizioni e movimenti anche di altre stelle o dei pianeti, specialmente di quelle della Luna, per le ore notturne. La gnomonica fissa, orizzontale o verticale, che adorna ancor oggi giardini o pareti di edifici, costituisce una delle più localmente segnate espressioni culturali, in quanto a partire dal materiale usato sino alla inclinazione e lunghezza dell’asta, dalla suddivisione delle ore alle decorazioni artistiche, tutto è strettamente legato alla posizione geografica e naturalistica del luogo di allocazione delle cosiddette “meridiane”. Gli orologi solari portatili, di origine antichissima, nella infinita varietà delle loro forme concrete e del loro funzionamento attestano il possesso di un certo grado di conoscenze astronomiche anche da parte dei loro utenti popolari. L’astrolabio: storia 1° L’astrolabio è uno strumento che rappresenta un modello della sfera celeste come viene vista da un osservatore terrestre in un determinato momento, a una particolare latitudine. Il termine deriva dal greco ed etimologicamente riuslta composto da astron + labàno, donde il significato di strumento che “prende le stelle”. Nelle sue piccole dimensioni inglobava le caratteristiche di moltissimi strumenti messi assieme, tanto che poteva essere usato indifferentemente nei problemi di navigazione, topografia, gnomonica (in generale per conoscere l’ora sia di giorno che di notte e, come in uso nei popoli arabi, anche per avere gli istanti in alcuni momenti importanti corrispondenti alle principali preghiere) e soprattutto nei calcoli di astronomia di posizione. Se si pensa alle sue origini ci si perde in una serie di congetture dalle quali emergono nomi illustri tra i quali; Eudosso di Cnido (IV sec. a. C. ), Ipparco di Nicea (II sec. a.C) e Tolomeo (II sec. d. C.). In realtà la prima descrizione appare in un trattato di Giovanni Filopono (490 – 570 d.C.) e tutte le principali opere seguenti si riferiscono ad un trattato pubblicato nel 650 d. C. dal vescovo siriano Severo Sebakht (VII sec. d. C.). Nel secolo VIII la diffusione della cultura alessandrina in Mesopotamia produce una spinta innovativa nello studio delle scienze e lo storico arabo Ahmad ibn al-Yaqubi Wadhib (1897) ritrova un manoscritto sull’astrolabio, poi andato perso, di Teone di Alessandria (IV sec. d. C.), scritto presumibilmente attorno al 375 e al quale quasi certamente si sono ispirati per i loro trattati anche Filopono e Sebakht. Tra l’800 e il 1000 si verifica una vera e propria proliferazione di manoscritti; ad essa contribuisce anche l’astronomo Muhammad ibn al-Khwarizmi (780-850 d. C.) con 43 problemi dedicati all’astrolabio, nei quali appaiono significative innovazioni per la sua costruzione. Nel frattempo tra la metà del VII sec. e gli inizi del sec. VIII gli Arabi, passando attraverso l’Africa, avevano raggiunto la Spagna, facendo di Cordoba un vero centro culturale. Nel 978 l’astronomo Maslama ibn Ahmad, nella scuola di Cordova commenta la traduzione, effettuata probabilmente a Bagdad, nel Planisfero di Tolomeo. Tra gli astrolabisti della scuola ispano-moresca ricordiamo Muhammad ibn Fattuh al-Khamari (ca.1215 d.C.) e Abra-Bakr ibn Yusuf, che utilizzarono le correzioni relative all’effetto della precessione degli equinozi introdotte nelle tavole delle stelle di Maslama. L’introduzione dell’astrolabio in Occidente è stata oggetto di numerosi studi, in particolare dal momento in cui sono stati ritrovati, nel convento di Ripoll in Catalogna, dei trattati anteriori a quelli della scuola ispano-moresca. L’ipotesi che la tradizione scientifica arabo-ispanica possa aver raggiunto la regione della Lorena prima della Catalogna appare molto incerta, tuttavia pare ormai quasi confermata l’ipotesi secondo la quale un ruolo chiave sia stato giocato da Gerberto d‘Aurillac (X sec. d. C.), poi divenuto papa con il nome di Silvestro II, durante il suo soggiorno presso il convento di Ripoll. L’ASTROLABIO: STORIA 2° Nel XII secolo a Colonia, in Inghilterra e in Francia vengono pubblicati una serie di nuovi trattati che presentano notevoli innovazioni rispetto ai precedenti e che, dando notorietà all’astrolabio, rendono questo strumento il simbolo dell’astronomia. E’ degno di nota il grande poeta inglese Geoffrey Chaucer (c. 1340-1400), il quale introdusse nelle sue opere letterarie molti riferimenti astronomici abbia scritto anche un trattato sull’astrolabio, componendolo in volgare inglese per il figlio allora solo decenne. Nel XV secolo Jean Fusoris (cs. 1365-1436), nel suo laboratorio di Mézières-sur-Meuse, realizza una serie di astrolabi innovativi per il papa e il re d’Aragona: ma è con il fervere degli studi legati al passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano e con la rivoluzione copernicana che gli studi astronomici ricevono un vivace impulso innovatore e, alla luce di questi mutamenti, si segnalano importanti centri di studio a Norimberga e in Inghilterra. Il Medioevo e il Rinascimento si confermano essere i periodi di maggiore studio dei fenomeni astronomici e segnarono l’avvento di un nuovo strumento: l’orologio astrolabico, che attraverso un inserimento meccanico di orologeria consente la rotazione automatica delle sue parti. Verso la fine del XVII sec. e gli inizi del XVIII sec., in Europa, due ragioni sostanziali causano una forte diminuzione di interesse per l’astrolabio: l’uso delle lunette astronomiche, che risulta essere più pratico da quello dell’alidada, e la determinazione dell’ora che può avvenire attraverso gli orologi meccanici. A partire da questo periodo in poi gli astrolabi, in ragione delle loro qualità artistiche, diventano oggetto di interesse per i collezionisti e gli appassionati. L’ASTROLABIO: I SUOI ELEMENTI LE PARTI FONDAMENTALI L’astrolabio è un oggetto di forma circolare che, per la presenza di un indice centrale mobile, ricorda vagamente un orologio: il suo diametro, mediamente, è di una quindicina di centimetri. Esistono esemplari di dimensioni più ridotte ma anche di dimensioni notevolmente più grandi, fino a 50 cm. ed oltre. Realizzato in ottone o bronzo, è costituito da diverse parti, alcune fisse altre mobili, che si montano una sull’altra e sono tenute ferme da un perno centrale che costituisce anche il centro di rotazione dello strumento. Sulla parte superiore vi è una placca forata(il trono) con un anello che permette di sospendere lo strumento in posizione verticale per la misura delle altezze degli astri. Le parti fondamentali che lo costituiscono sono: la madre, le lamine, la rete, il puntatore, il retro della madre e l’alidada. LA MADRE O MATRICE La madre è la struttura portante dello strumento. Di forma circolare, scavata centralmente con un bordo periferico rialzato dello spessore e del diametro tale da contenere esattamente al suo interno altre due parti: lamina e rete, riporta incise sul bordo una scala graduata da 0 a 24, o due da 0 a 12 per le ore antimeridiane e quelle pomeridiane. La scala in ore a volte è affiancata o addirittura sostituita da una graduazione in gradi sessagesimali da 0° 360°. L’origine della graduazione è in alto, sotto l’anello di sospensione, e corrisponde alle ore 12 di mezzogiorno (se espressa in ore) e in sua corrispondenza vi è una piccola incavatura nel bordo, che serve per alloggiare una corrispondente prominenza presente sul disco della lamina. Al centro vi è un piccolo foro in cui passa il perno (centro di rotazione dello strumento) che consente di tenere tutte le parti fermamente assemblate. GLI OROLOGI MECCANICI Per liberarsi dai vincoli delle giornate di Sole e delle nottate serene, vennero escogitati sia le clessidre, ad acqua o a sabbia, sia gli orologi a fiamma (candele graduate) o a consumo di olio. Accanto alle meridiane e alle clessidre, strumenti cronometrici che continuarono ad essere usati a tutto il ‘700 a partire dal tardo medioevo cominciarono ad essere realizzati gli orologi meccanici. Essi risultavano essenzialmente dotati anzitutto di un apparato motore (costituito dal moto di trascinamento dovuto alla caduta di pesi o dalla spinta di molle), poi di uno selettore o distributore (che alterna momenti di spinta a momenti inerziali o di scappamento), e infine di un apparato regolatore (che scandisce la periodicità del movimento, a salti o esattamente oscillatorio). Tali orologi furono dapprima pubblici, da campanile o da torre; divennero in seguito anche di uso privato, da parete o da tavolo e in specie professionale (soprattutto per gli spostamenti per terra e per mare, vedendo in tal modo risolto il gravissimo problema della determinazione della longitudine); infine risultarono adibiti pure ad uso scientifico. L’orologeria meccanica ebbe così sempre di più una pervasiva ricaduta sulle prestazioni cronometriche degli orologi da tasca o da polso. Ciò accadeva in concomitanza col fatto che i vari poteri pubblici (civili, religosi, commerciali, ecc.) venivano di fatto imponendo a tutti un tempo misurato e scandito dagli orologi che per questo divennero ovunque presenti nella vita quotidiana. IL PENDOLO NEGLI OROLOGI Fu merito di Galileo Galilei avere evidenziato l’isocronismo del moto oscillatorio pendolare; mentre il merito dell’invenzione, della realizzazione e della divulgazione dell’orologio a pendolo viene riconosciuto al grande scienziato olandese Christiaan Huygens (1629-1695). La teoria del pendolo composto e la sua applicazione al funzionamento degli orologi meccanici venne proposta da Huygens in una sua opera in latino, comparsa a Parigi nel 1673, il cui titolo completo in traduzione italiana era il seguente: “L’orologio a pendolo, ovvero dimostrazioni geometriche sul moto dei pendoli applicato agli orologi” Nella tavola di apertura dell’Horologium oscillatorium di C. Huygens si può osservare che l’isocronismo pendolare viene garantito anzitutto da una ruota dentata verticale, detta “caterina”; ma poi esso viene di fatto conseguito mediante l’introduzione della codiddetta “correzione ciclidale” prodotta da due lamiere ricurve in forma di cicloide rovesciata. L’orologio a pendolo cicloide venne poi realizzato di fatto a L’Aia, sotto la guida di C. Huygens stesso, da Salomon Coster: in effetto esso fu il primo cronometro di precisione OROLOGI AL QUARZO Per costruire un orologio si deve far riferimento ad un fenomeno periodico, e definire l’unità di misura come un multiplo o un sottomultiplo di tale periodo. Come trovare un fenomeno periodico a cui riferirsi? Piccoli cristalli di quarzo, come quelli presenti Il cristallo di quarzo si trova negli orologi da polso, oscillano circa 33.000 all’interno di un cilindro che lo volte al secondo. protegge e che lo collega a due 1. USARE LA PIEZOELETTRICITA’ DEL QUARZO elettrodi. Un materiale piezoelettrico ha la proprietà di generare cariche elettriche sui piani definita dal reticolo cristallino e, viceversa, se cariche elettriche vengono poste sui piani del cristallo, questo risponde deformandosi e quindi mettendosi in oscillazione. Un segnale elettrico periodico applicato per mezzo dei due elettrodi mette in vibrazione il quarzo. Il punto di forza delle oscillazioni del quarzo è che queste dipendono solo dalla forma del cristallo e non dalla frequenza dell’eccitazione elettrica, quindi si può ottenere una buona stabilità delle oscillazioni. Il punto debole è ancora legato al fatto che la forma del cristallo definisce la sua frequenza di oscillazione: la generazione di due frequenze identiche dipende dalla difficoltà tecnica di riprodurre due cristalli di quarzo di forma e dimensioni identiche. 4. Il microprocessore conta gli impulsi elettrici provenienti dal quarzo e ogni 32768 impulsi sposta in avanti la lancetta dell’orologio di un secondo 12 9 3 6 2. Il microprocessore fornisce una stimolazione elettrica irregolare al quarzo QUARZO 1. Una piccola batteria alimenta elettricamente il dispositivo MICROPROCESSORE 2. IL FUNZIONAMENTO DEGLI OROLOGI AL QUARZO 3. Il quarzo risponde oscillando in modo regolare alla sua frequenza di risonanza e invia segnali elettrici regolari al microprocessore OROLOGI ATOMICI E PULSAR Un altro fenomeno periodico che si può usare come riferimento per la costruzione di orologi è quello dell’oscillazione di un campo elettromagnetico. Il problema è quello di riuscire a mantenere stabile la frequenza di oscillazione del campo. Come realizzare questo “controllo” della periodicità dell’oscillazione del campo elettromagnetico? Campo magnetico Campo elettrico direzione di propagazione GLI OROLOGI ATOMICI E’ possibile regolare la frequenza di un campo elettromagnetico attraverso la frequenza di eccitazione di un atomo, la quale è estremamente stabile. Si regola l’oscillazione di un campo elettromagnetico in modo tale che esso, investendo un atomo, abbia la capacità di eccitarne alcuni specifici livelli energetici. E’ questo il principio alla base del funzionamento di un orologio atomico. Dal 1967 il Sistema Internazione di unità di misure definisce il secondo come il tempo necessario affinché la radiazione elettromagnetica, capace di eccitare l’atomo di cesio fra due suoi ben definiti livelli energetici, compia 9192631770 oscillazioni. Dal 1999 il National Institute of Standard e Techonology negli USA utilizza l’orologio atomico NIST F-1 per definire il Tempo Atomico Internazionale, che è il tempo di riferimento di tutti gli orologi del mondo. LE PULSAR Le pulsar sono sorgenti naturali di onde elettromagnetiche di frequenza molto stabile. Si tratta di stelle di neutroni con un forte campo elettromagnetico che ruotano attorno al loro asse con frequenza anche dell’ordine del millisecondo. Il segnale proveniente da una pulsar è utilizzabile come riferimento per la costruzione di orologi di precisione confrontabile con quella degli orologi atomici. COS’È IL TEMPO ? Tempo Assoluto Secondo Newton il Tempo utilizzato nelle leggi fisiche è assoluto, vero e matematico. Esso non dipende cioè da un qualsiasi specifico orologio, né da un qualche particolare oggetto materiale: è indipendente dal contenuto dell’Universo ed addirittura dalla sua stessa esistenza. Il Tempo “vero“ è, quindi, quello che, superando le inesattezze dei più precisi orologi atomici, rende vere le immutabili della Fisica: è questo l’unico orologio che regola l’Universo. Tempo “Relativo“ Secondo vari filosofi (S.Agostino, Avicenna, H.Bergson) il tempo esiste nella nostra testa ed è, quindi, quanto meno soggettivo. Già Aristotele affermava che il tempo è «la misura del movimento secondo il prima ed il poi» ed è strettamente dipendente dagli oggetti dell’Universo. I fisici P.Dirac e A.Milne si chiesero se, per misurare gli eventi, fosse necessario introdurre più di una scala temporale. Ma esiste davvero il Tempo? Anche se le leggi dell’entropia e della meccanica statistica (L.Boltzmann) sembrano fissare univocamente la direzione dello scorrimento del tempo, secondo moderne teorie filosofiche e fisicomatematiche (B.Russell, D.C.Williams, H.Putnam, Einstein-Minkowski, K.Gödel, K.Thorne) il tempo potrebbe essere "statico", potrebbe, cioè, essere una quarta dimensione percorribile come quelle spaziali e quindi, teoricamente, consentire anche i famosi viaggi nel tempo. Ma altri filosofi (McTaggart) e soprattutto i fisici della Gravitazione Quantistica (L.Smolin, J.Barbour, C.Rovelli) sono arrivati a teorizzare addirittura che il tempo non esista. PARADOSSO DEI GEMELLI Nel 1905, dall’osservazione che la velocità della luce c ha lo stesso valore in tutti i sistemi di riferimento inerziali, il fisico Albert Einstein deduce che il tempo deve scorrere in modo differente per osservatori in moto relativo. Il tempo t che intercorre fra due eventi, misurato da un orologio in moto con velocità v, è dilatato rispetto al tempo τ misurato fra gli stessi eventi da un identico orologio in quiete secondo la formula di dilatazione dei tempi: t= τ v2 1− 2 c Immaginiamo due gemelli. Il primo parte per un viaggio interstellare ad una velocità prossima a quella della luce. Il suo orologio, anche quello biologico, sarà rallentato rispetto a quello del gemello che rimane a terra. Quando, alla fine del viaggio, i due gemelli si ritroveranno sulla terra non avranno più la stessa età: il gemello che ha viaggiato sarà più giovane! Ma il moto non è relativo? Il gemello sull’astronave potrebbe pensare che sia la terra a muoversi e che quindi sarà il gemello che rimane a terra a rimanere più giovane. In realtà, essendo il sistema dell’astronave non inerziale perché accelerato, il gemello in viaggio non può applicare la formula di dilatazione dei tempi della relatività ristretta. Ma la formula di dilatazione dei tempi è solo un’ipotesi teorica oppure descrive un fenomeno che possiamo osservare sperimentalmente? L’esperimento di Hafele e Keating Questo esperimento è stato realizzato nel 1971 utilizzando orologi atomici. Possiamo immaginare tre orologi: uno fermo rispetto alla Terra e due collocati su due aerei che fanno il giro del mondo in direzioni opposte (uno volando verso est, l’altro volando verso ovest). Quando gli orologi ritornano nello stesso punto si osserva che i tre orologi segnano tempi tutti diversi tra loro: quanto più un orologio ha viaggiato veloce, tanto maggiore è stato il suo ritardo. Quello dei gemelli è davvero un paradosso? Poiché quanto previsto per i gemelli si verifica per gli orologi in moto (anche se per piccole distanze e basse velocità i ritardi sono minimi), l’esperimento mostra che il gemello ritornerebbe dal viaggio davvero più giovane. APPLICAZIONI RELATIVISTICHE DEL TEMPO I navigatori satellitari utilizzano una rete di satelliti a bordo di ognuno dei quali è installato un orologio atomico. Rispetto ad un orologio fermo sulla superficie terrestre (al livello del mare,) la frequenza dell'atomo di cesio dell'orologio posto sul satellite si sposta di una quantità relativa ∆ν/ν ∆ν ν che risente dell'effetto gravitazionale e dell'effetto Doppler. Il contributo di questi due effetti può essere espresso come: dove h è l'altezza in metri dell'orologio rispetto al centro della Terra RT è il raggio terrestre (~6400 Km) g è l'accelerazione di gravità (~9,8 m/s ), c la velocità della luce (~3·108 m/s) v la velocità relativa al sistema di riferimento considerato L’orologio sul satellite GPS si trova ad una altezza dal centro della Terra di circa 27000 Km, e si muove con velocità di circa 3800 m/s; l'orologio a Terra si trova a circa 6400 Km dal centro e viaggia a circa 465 m/s. Per la relazione sopra riportata, gli orologi manifesteranno tra di loro uno scarto relativo di frequenza pari a 4.5·10-10, ossia, nell'arco di tempo t = 1 giorno, l'indicazione dell'orologio sul satellite accumulerà uno scarto di tempo ∆t, in valore assoluto, pari a: ∆t=∆V/v•t≈38,9µ µs Convertendo ora questo ritardo ∆t (lo scarto di tempo tra gli orologi) in “errore di distanza” ∆s si ottiene: ∆s= c• ∆t =3•108 m/s •3,89 • 10-5 ≈ 12 km che costituisce un errore significativo nella distanza, e che si ripercuote poi nel calcolo della posizione dell'utente a terra. Per questi motivi, gli orologi installati sui satelliti GPS vengono spostati in frequenza, prima del lancio, di una quantità tale da compensare lo scarto di frequenza atteso per l'orbita su cui verrà posizionato il satellite VIAGGI NEL TEMPO Un’affascinante possibilità scritta nelle equazioni della relatività di Einstein è quella di muoversi nello spazio-tempo in modo da sovvertire il senso comune del funzionamento del mondo che ci circonda. 1. Muoversi nello spazio-tempo La teoria della relatività ci guida nella comprensione di ciò che può accadere e ciò che non può accadere. Se v è la velocità di un corpo e c è la velocità della luce, allora: v<c v=c v>c ? Un corpo dotato di massa positiva può muoversi avanti e indietro nello spazio, ma non può muoversi indietro nel tempo. È il comportamento tipico della materia che conosciamo. Spazio e tempo si “annullano”: è un eterno presente. La velocità c è raggiungibile solo da un corpo di massa nulla, come per esempio il fotone. La velocità c potrebbe essere superata da un ipotetico corpo di massa immaginaria (m2<0) detto tachione. Un tachione potrebbe muoversi indietro nel tempo, sarebbe così possibile vedere la luce accendersi prima di aver premuto l’interruttore! tempo s=ict futuro presente osservatore spazio spazio passato 2. Wormhole: un ponte nello spazio-tempo Nel 1935 A. Einstein e N. Rosen dimostrarono che nel formalismo della relatività generale esisteva, implicitamente, una struttura di spazio curvo che poteva unire due regioni distanti dello spaziotempo attraverso un tunnel spazio- temporale o wormhole che consentirebbe di percorrere grandi distanze interstellari senza violare la barriera della velocità della luce. Ma i wormhole tendono a chiudersi in tempi molto brevi. Nel 1988 Kip Thorne e un suo studente Mike Morris dimostrarono che un wormhole poteva essere mantenuto aperto da semigusci di materia esotica di massa negativa. Il superamento della velocità della luce, l’utilizzo di tunnel spazio-temporali e strutture di materia esotica, potrebbero, almeno in linea principio, consentire lunghi viaggi interstellari e viaggi attraverso il tempo. CONGETTURA DI PROTEZIONE CRONOLOGICA Oltre la possibilità matematica di trovare soluzioni delle equazioni di Einstein secondo le quali si possa viaggiare nel tempo, ci si chiede se questo possa accadere davvero nella realtà. 1. Il paradosso del nonno Questo paradosso, e molte delle sue varianti ben note in letteratura e al cinema, mette in evidenza l’impossibilità logica di effettuare viaggi nel tempo. “Una persona viaggia nel passato e uccide il proprio nonno, prima che questi possa generare la sua discendenza. Questo fatto rende impossibile che il protagonista abbia viaggiato e poi ucciso il proprio nonno e così via”. 2. Gödel e le curve spazio-temporali chiuse Una curva spaziotemporale chiusa di tipo tempo è una linea nello spaziotempo che rappresenta un oggetto che continuando a viaggiare nel futuro possa poi tornare, sia nello spazio, sia nel tempo, al punto in cui è partita la linea stessa. La scoperta di una di queste curve è avvenuta per la prima volta nel 1949 ad opera di Gödel. La linea spazio-temporale chiusa è una delle possibili soluzioni delle equazioni di Einstein: quando Einstein lesse i risultati dall’amico Gödel, confessò che il problema dell’esistenza di soluzioni chiuse lo aveva preoccupato già quando stava elaborando la teoria della relatività. 3. Hawking e la congettura di protezione cronologica Nel 1992 Stephen Hawking, per risolvere il paradosso del nonno e dirimere la questione sull’effettiva possibilità di fare viaggi nel tempo, formula la congettura di protezione cronologica, la quale ipotizza che le leggi della fisica siano tali da impedire la nascita di curve temporali chiuse, almeno su scale macroscopiche. Questa congettura ha, in ultima analisi, la funzione di proteggere una caratteristica fondamentale di quello che riguarda la fisica e il mondo in generale ovvero il principio di causalità secondo il quale gli effetti non possono precedere temporalmente le cause. IL TEMPO E LA GRAVITAZIONE QUANTISTICA Tempo e gravitazione sono legati intimamente. La teoria della relatività generale di Albert Einstein prevede che la gravità rallenti lo scorrere del tempo. Tanto più intenso è il campo tanto maggiore sarà il rallentamento come dimostrano anche gli esperimenti. È come se ogni punto dell’universo battesse un suo tempo proprio. Se si considerano intervalli temporali estremamente brevi, dell’ordine del tempo di Planck (10-44s), il principio di indeterminazione associa agli effetti gravitazionali quelli quantistici. E’ questo il dominio della gravità quantistica: un territorio largamente inesplorato e di difficile accessibilità sperimentale, per il quale esistono però varie ipotesi teoriche. Secondo la teoria delle stringhe il nostro universo ha molte più dimensioni delle quattro spazio-temporali che i nostri sensi percepiscono. La teoria delle stringhe prevede che lo scorrere del tempo, seppur rallentato dalla gravità, rimanga un fluire continuo. Un’alternativa alla teoria delle stringhe è la gravità quantistica basata, nella sua formulazione canonica, sull’equazione di Wheeler-DeWitt che fonde la meccanica quantistica di Schrödinger con la relatività generale di Einstein. In questa equazione “scompare“ la variabile tempo Un tentativo di risolvere le singolarità che derivano dall’equazione di Wheeler-DeWitt è costituito dalla gravità quantistica a loop. Questa teoria prevede per lo spazio e il tempo una struttura discreta. Il tempo, in particolare, ha come unità minima il tempo di Planck. In approcci ancora più estremi il tempo sarebbe solo un comodo, ma non necessario, parametro per descrivere l’evoluzione relativa delle grandezze realmente rilevanti come la posizione o l’energia di un sistema. E’ la proposta di Carlo Rovelli di un universo senza tempo. IL TEMPO E LA MUSICA Il tempo indica il movimento più o meno rapido a cui attenersi nell’esecuzione di un brano musicale. All’inizio del secolo XIX il metronomo di Mälzel consentì la determinazione del tempo in modo assoluto. La musica è indissolubilmente legata alla percezione del fluire del tempo. Un esempio di tempo “metafisico”, immutabile, è dato dall’inizio di Inori (1973/74) di Karlheinz Stockhausen, dove si avvertono un tempo e un ritmo quasi immobili. Esiste anche un tempo “relativo”, personale. Un esempio particolare è dato dal Poema Sinfonico per 100 metronomi (1962) di György Ligeti, dove ognuno dei metronomi ha un proprio tempo. Dalla confusa uniformità iniziale deriva, in seguito, un’organizzazione ritmicotemporale imprevista, a mano a mano che i metronomi esauriscono la propria carica. Quando ormai ne resta uno solo, il tempo è ristabilito. PUÒ ESISTERE LA MUSICA SENZA TEMPO? John Cage nel 1985 ha scritto ASLSP (As Slow As Possible), dove il tempo non esiste più. L’interprete sceglie un tempo, ma potrebbe sceglierne uno ancora più lento, arrivando al tempo infinito. In questo caso il tempo è dato dalle caratteristiche fisiche dello strumento e dalla sua capacità di far intendere il suono il più a lungo possibile. IL VALORE DEL TEMPO Il nostro tempo è ormai caratterizzato dal superamento della modernità intesa come certezza delle idee e dei modelli. La Post-modernità è caratterizzata dalla caduta delle pretese di modellizzare tutto e dal conseguente sfaldamento di certezze che possano indicare all'uomo un qualsiasi percorso definitivo. Una di queste pretese era l’univocità del tempo. 1. DEFINIRE IL VALORE Il tempo non è più univoco perché il suo valore dipende dalla situazione in cui ci si trova e da come il tempo stesso è utilizzato. Le persone assegnano maggiore significato a ciò di cui hanno minore disponibilità: in occidente, ad esempio, conferiamo maggiore valore alla qualità della vita perché spesso è più “scarsa” del pane e dei vestiti. LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEL TEMPO L’ingegneria e le tecnologie si sono sviluppate negli ultimi decenni rincorrendo diverse esigenze latenti nella società con l’obiettivo di ridurre gli sprechi di tempo, migliorare il tempo o, addirittura, eliminare il tempo. A cura di Ing. Enrico Espinosa e Ing. Piergiuseppe Cassone L’IMPIEGO DEL TEMPO Sempre di più nel mondo occidentale associamo la qualità della nostra vita all’eliminazione del superfluo ed alla riduzione degli sprechi: questo sentire è correlato tanto al tempo quanto al corretto utilizzo di informazioni, materiali e risorse naturali. La scienza ingegneristica applicata alle organizzazioni ha colto questa esigenza proponendo metodi di pensare, produrre, organizzare per impiegare il tempo in maniera più snella e fluida. Tale approccio è riconosciuto dalla comunità internazionale degli ingegneri come Lean Thinking. 2. RILEVARE IL FLUSSO DEL VALORE Per rilevare il flusso di valore del tempo nelle fasi di un processo organizzato l’ingegneria gestionale ha sviluppato un metodo chiamato Value Stream Mapping: l’obiettivo di tale metodo è quello di evidenziare tutti i tempi che si potrebbero ridurre o eliminare per rendere il flusso più ergonomico, più economico, ed, in definitiva, più sostenibile. La valutazione della Value Stream Mapping è applicabile in tutti i momenti della nostra vita in cui il nostro tempo è strutturato, in altre parole vincolato da regole, processi ed organizzazioni come ad esempio gli ospedali, la scuola, la pubblica amministrazione, …. A cura di Ing. Enrico Espinosa e Ing. Piergiuseppe Cassone LA RISORSA TEMPO ll Lean Thinking nasce in Giappone, alla fine della seconda guerra mondiale, quando l’industria giapponese era distrutta e le risorse a disposizione erano limitate. L’ingegner Taiichi Ohno della Toyota incominciò a ripensare i metodi di produzione in base alle scarse risorse presenti: in pratica consumando solo l’indispensabile, producendo solo il necessario quando è necessario, eliminando tutto il tempo sprecato. 3. FAR SCORRERE IL FLUSSO In particolare proprio quando le risorse sono limitate è importante impiegarle nel modo migliore facendo scorrere il flusso: questo comporta che i processi siano perfettamente sincronizzati e strutturati in modo da non sprecare tempo. La nostra vita quotidiana (lavorativa, familiare, sociale) è spesso incanalata in uno slalom vincolato dalla necessità di realizzare molteplici attività “amministrative”, attività sicuramente necessarie, ma che riducono molto il tempo a disposizione per altre attività come quelle più creative e ricreative quelle stesse che elevano il livello della nostra vita poiché ci permettono di esprimere le nostre attitudini ed, in definitiva, realizzare ciò che ci sta più a cuore. Il Lean Thinking tende ad approcciare e migliorare il nostro tempo strutturato, il “miglioramento” è importante perché oltre al “quanto” è importante “come” esso viene speso, perché ciò qualifica o degrada il nostro tempo destrutturato. A cura di Ing. Enrico Espinosa e Ing. Piergiuseppe Cassone IL FLUIRE DEL TEMPO La gestione dei tempi di permanenza dei pazienti al Pronto Soccorso, le liste di attesa per visite ambulatoriali le dimissioni complesse di un ospedale sono alcune delle problematiche che cambiano la nostra percezione di come fluisce il tempo. Chi si organizza per rendere disponibile un prodotto o un servizio si basa generalmente sulla capacità di assicurarne un livello medio pari al bisogno, ma, come Fruitori dello stesso prodotto/servizio, noi vorremmo averlo disponibile subito nel momento stesso in cui ne sentiamo il bisogno. L’approccio Lean Thinking propone idee organizzative capaci di dare una risposta anche a questa contraddizione apparentemente insanabile rendendo, così, il nostro tempo migliore. 4. TIRARE IL FLUSSO Nel Lean Thinking l’indiscusso direttore d’orchestra è il cliente inteso come il fruitore del bene o servizio: è lui che definisce la velocità del flusso, o addirittura se il flusso ci deve essere o tutto si deve fermare. Tale semplice concetto ribalta, di fatto, l’approccio organizzativo di ogni fornitore di prodotti o servizi e rende a tutti gli effetti il cliente come parte integrante della stesso catena di costruzione del bene che non è più massificato ma diventa personalizzato come un “abito su misura” A cura di Ing. Enrico Espinosa e Ing. Piergiuseppe Cassone L’APPROCCIO AL TEMPO Per perseguire l’eccellenza è necessario ottimizzare ogni dettaglio attraverso la cura di una serie di piccoli gesti. Per raggiungere l’eccellenza ci deve essere la disponibilità a mettere in discussione e cambiare le proprie abitudini definendo nuovi approcci che proiettano il nostro tempo, strutturato o destrutturato, verso un equilibrio fisico e mentale strettamente correlato alla qualità della nostra vita. Nella pratica sportiva, ad esempio, l’atleta si allena continuamente affinché ogni suo gesto sia così perfetto ed armonioso da diventare per lui semplice e naturale. Nell’attività manuale così come nell’arte, quelle persone che esprimevano il raggiungimento della perfezione attraverso la bellezza e la pienezza delle loro stesse opere venivano chiamati “maestri”. 5. PERSEGUIRE L’ECCELLENZA Anche nell’organizzazione del lavoro secondo il modello proposto dal Lean Thinking si persegue questo obiettivo di bellezza e perfezione attraverso un percorso di miglioramento continuo. A differenza del passato in cui veniva ricercato ed esaltato il capolavoro del singolo maestro, il livello di eccellenza raggiunto in ogni Paese, richiede una partecipazione proattiva a tutti i membri dell’organizzazione ed enfatizza le potenzialità di ogni individuo all’interno di un gruppo sincronizzando ed armonizzando il suo contributo con quello degli altri in modo da realizzare un “concerto” di maestria. A cura di Ing. Enrico Espinosa e Ing. Piergiuseppe Cassone COME TROVARE IL TEMPO CHE CI SERVE La società del XXI secolo ha come obiettivi la natura, l’uomo, la sua sopravvivenza e il suo benessere sul pianeta (Green Economic Institute, Univ di Oxford). Il benessere e la sostenibilità passano attraverso il nostro utilizzo del tempo. Il Lean Thinking tramite 5 linee guida ha codificato un approccio volto all’eliminazione degli sprechi e alla riduzione dei consumi. Attività fatte Movimenti prima inutili Attività non coordinate (non a flusso) Attività errate o fatte male PRINCIPALI SPRECHI DA EVITARE • Fare ciò che non è necessario o richiesto • Rifare o controllare attività perché eseguite male o non completate correttamente subito Spostamenti inutili Attività inutili Attese • Eseguire attività o movimenti inutili • Eseguire spostamenti non necessari LINEE GUIDA 1. Ripensare il valore dal punto di vista di chi usa il bene o servizio Il consumo di risorse o tempo è giustificato solo per aggiungere valore, altrimenti è spreco. 2. Definire le attività necessarie per realizzare il valore Individuando ed eliminando le attività che non generano valore 3. Fare in modo che il flusso scorra senza interferenze 4. Fare le cose solo quando è necessario o quando lo chiede il cliente 5. Migliorare continuamente il nostro tempo speso per creare il valore THINK OUTSIDE THE BOX Anche se già può sembrare difficile e faticoso migliorare ottimizzando ogni piccolo dettaglio è, spesso, necessario essere pronti a cambiare radicalmente i propri approcci ai problemi. Le più grandi innovazioni sono state raggiunte spesso negando gli assunti che avevano portato le precedenti soluzioni al loro punto di massima efficacia ed efficienza. «Non possiamo pretendere di risolvere i problemi pensando allo stesso modo di quando li abbiamo creati» (A. Einstein). A cura di Ing. Enrico Espinosa e Ing. Piergiuseppe Cassone Giocare col tempo Trova il tempo (musicalmente corretto) Intervalli di tempo Micce Un soldato ha con sé due micce che, se accese, si consumano esattamente in un’ora ciascuna e deve far saltare un ponte fra esattamente fra 45 minuti. Purtroppo non ha né un orologio, nè altro modo per poter determinare il trascorrere del tempo. Sfortunatamente il tempo di combustione delle due micce non è proporzionale alla lunghezza; così metà miccia non brucia in mezz'ora. Come può comunque riuscire nel suo l'intento? Risparmiare tempo Il Concerto Quale sequenza consente di risparmiare tempo? Perché? Una band composta da 4 musicisti deve tenere un concerto, ma assorti nelle prove non si sono accorti del passare del tempo e il pubblico ha incominciato a rumoreggiare. Per calmare il pubblico capiscono che devono iniziare il concerto il prima possibile, ma per arrivare sul palco devono attraversare una lunga passerella sospesa che non regge il peso di tutti e 4 e degli strumenti. Inoltre la passerella è lunga e al buio e quindi per attraversarla serve una torcia elettrica (non è possibile né fare luce da una parte all’altra, né recuperarla con una corda). L’unica strategia è quella di passare due per volta camminando alla velocità del più lento e che ogni volta uno torni indietro portando la torcia. Qual è la strategia che consente alla band di impiegare il minor tempo considerando che: • Jack è velocissimo (da solo impiega 1 solo minuto) • James è veloce (da solo impiega 2 minuti) • Jim è lento poiché deve portare anche la batteria (da solo impiega 6 minuti) • John è lentissimo a causa di una caviglia slogata (da solo impiega 7 minuti) Scuola Classe Nome La sequenza indicata è la migliore perché Tempo Tempo cumulato Risparmiare tempo Gioco delle 5 S giapponese Definizione inglese italiano SEIRI Organizzato: Eliminare ciò che non serve SORT (o separate) Sfoltire, SEITON Ordinato: mettere le cose dove servono STORE (Straighten) Sistemare SEISO Pulito: eliminare sprechi, sporco, danni SHINE (Scrub) Pulire STANDARDIZE Standardiz zare Standardizzato: mantenere le condizioni raggiunte SEIKETSU con regole condivise SHITSUKE Disciplinato: fa ciò che serve anche se è difficile SUSTAIN (Systematize) Sostenere Funzionamento del gioco In 20’’ cancellare ordinatamente, nella corretta sequenza (1, 2, 3 ), quanti più numeri possibili da 1 a 49 1. Si consegnerà il foglio a faccia in giù ed in 20’’ dal via saranno registrati i numeri cancellati da ognuno; dopo averlo evidenziato, il risultato minore sarà il punteggio conteggiato per il gruppo 3. METTERE IN ORDINE Con una griglia si evidenzierà che, di fatto, i numeri sono ordinati 1 per riquadro dal basso in alto e da sinistra a destra (1 in basso a sx, 2 in mezzo a sx, 3 in alto a sx, …) e si richiederà di eseguire lo stesso compito che verrà valutato e commentato nello stesso modo 51 27 30 27 30 62 23 23 47 47 40 40 10 10 58 13 13 79 7 3 Si chiederà ai componenti del gruppo se sono soddisfatti del loro risultato e se come, secondo loro, si può risparmiare del tempo. 2. FARE PULIZIA Si passerà poi ad un operazione di pulizia eliminando dal foglio i numeri dal 50 al 90 e si richiederà di eseguire lo stesso compito 4. OTTIMIZZARE Avendo notato i miglioramenti ottenuti si predisporrà la miglior organizzazione che consenta di ottenere il miglior risultato 10 13 23 “Cancellare nella corretta sequenza (1, 2, 3 ) … e, nello stesso modo di prima si determinerà il punteggio realizzato dal gruppo 30 40 47 Si dovrebbe riuscire a far notare come così tutti sono riusciti a completare il loro compito o come le differenze di performances tra i componenti del gruppo sono molto minori rispetto a quelle iniziali 27 30 27 23 47 40 10 13 5 FARE PULIZIA, METTERE IN ORDINE, OTTIMIZZARE consentono una gestione visuale della correttezza del processo e fanno evitare anche inutili attività di controllo (prima era difficile controllare effettivamente se ognuno cancella va i numeri in sequenza ordinata) 27 30 51 62 23 47 40 10 58 13 79 27 30 23 47 40 10 13 27 30 23 47 40 10 13 Risparmiare tempo Gioco delle palline da Tennis Materiali • • • • • 12 palline da tennis 1 Rotolo di scotch 1 tavolo Materiale vario (cartone, spago, …) 1 cronometro + lavagna a fogli mobili per registrare i tempi Partecipanti da 4 a 10 Funzionamento del gioco Il valore per il cliente è che tutti mettano la loro impronta su queste palline da tennis. Il cliente è disposto a pagarle il doppio del loro prezzo normale. I tempi dei vari tentativi (5’) vengono man mano registrati su un tabellone tenendo l’indicazione del miglior risultato raggiunto da tutte le classi che sono già passate dal laboratorio. Disporre le persone intorno al tavolo in modo che si possano passare le palline . Obiettivo Stimolare le persone - con obiettivi sfidanti di dimezzare i tempi impiegati - a rompere i loro schemi mentali per trovare altre soluzioni al problema che evitino ogni tipo di sprechi ed utilizzino tutti e 5 i principi presentati per il Lean thinking. Sprechi da evitare • Fare ciò che non è richiesto, • rifare attività (perché eseguite male) o lasciarle svolte a metà, • eseguire attività o movimenti inutili, • spostare oggetti o persone. 5 linee guida 1. Valore Il valore per il cliente è che tutti mettano la loro impronta su queste palline da tennis. Il cliente è disposto a pagarle il doppio del loro prezzo normale. 2. Rilevare il flusso del valore Definire un processo ripetibile in cui tutti tocchino con entrambe le loro mani le palline in un ordine definito. Cercare di ottimizzare il processo evitando fasi non necessarie (sprechi: attese, movimenti, spostamenti …) 3. Far scorrere il flusso Trovare un modo per rendere il processo un flusso continuo Velocizzare il flusso (5.) 4. Tirare il flusso Deve essere il Cliente a tirare il flusso (sfruttare la sua richiesta in un energia che avvia il flusso) Velocizzare il flusso (5.) 5. Perseguire l’eccellenza Continuare a migliorare le soluzioni man mano trovate