A
La pubblicazione è stata realizzata con il contributo dell’Università degli Studi di
Urbino Carlo Bo — Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici
e Internazionali: Storia, Cultura, Lingue, Letteratura, Arti, Media (DISCUI).
Massimo S. Russo
Della sociologia e del tempo libero
Aracne editrice
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Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale
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via Vittorio Veneto, 
 Canterano (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: marzo 
A Gianna a cui questo testo avevo promesso in dono
ma non ha fatto in tempo a leggerlo,
e soprattutto a Giuseppe che,
ritornato da campione al tempo della vita,
saprà rileggerlo giustamente
godendo del proprio tempo libero
Indice

Introduzione

Capitolo I
Studiare il tempo come problema

Capitolo II
Quando il tempo libero incontra la sociologia

Capitolo III
Il prestare attenzione al tempo libero

Bibliografia

Introduzione
Il testo che ci si appresta a leggere ripercorre una serie di riflessioni,
prendendo spunto dalle lezioni svolte nell’insegnamento di sociologia del tempo libero, (avviato nell’anno accademico – presso
la scuola di comunicazione dell’Università di Urbino) una disciplina
accademicamente marginale, per non dire inesistente, ma che ha
visto — chissà perché — riscuotere molto successo tra gli studenti,
dato l’alto numero dei frequentanti e, a maggior ragione, trattandosi
di un insegnamento opzionale.
Il testo è pensato come un volume di riferimento per gli studenti
universitari e quanti sono interessati a questa tematica. È strutturato
in tre parti e il principale filo conduttore è l’analisi del tempo considerato come fenomeno sociale, soprattutto nel considerarlo e qualificarlo come tempo libero. Le linee principali di questo percorso sono
così tracciate: il primo capitolo riguarda l’interesse multidisciplinare
in merito alla problematica del tempo.
Nel secondo capitolo si presta attenzione all’evoluzione del concetto di tempo che arriva a essere qualificato come libero e al suo
assumere sempre più valore sociale.
Nel terzo capitolo ci si concentra sul tempo libero inteso come
fenomeno sociale ed elemento qualificante della società contemporanea.
Il tentativo e l’obiettivo è di ricondurre il tempo libero nell’ottica
e nella prospettiva di un valore aggiunto indispensabile, la cui presa
di coscienza ne fa elemento importante di integrazione sociale.
Perché la sociologia, perché il tempo libero in quale logica, in che
ottica? A proposito della sociologia e del tempo libero le domande,
le riflessioni proposte e le risposte argomentative che si cerca di dare
fanno riferimento all’evoluzione dell’esperienza del tempo.
La sociologia del tempo libero è un insegnamento complementare, presente in sporadici contesti nel panorama universitario italiano,
a partire da alcuni campi disciplinari. Solo negli ultimi anni il tempo
libero è diventato oggetto di interesse e attenzione esplicita. Studiare
il tempo libero in chiave sociologica significa sviluppare una riflessio

Introduzione
ne articolata sul significato e il valore che la società contemporanea
assegna al tempo e soprattutto quando questo assume il significato,
riconosciuto nella sua essenza di essere libero. I sociologi sono arrivati tardi a riflettere sul tempo. Altre discipline e tradizioni intellettuali
si sono confrontate su questa problematica. Solo nella società contemporanea l’essere umano ha preso coscienza e dà significato al tempo
libero come valore aggiunto rispetto alla propria esperienza di vita.
Il tempo è un elemento, un dato naturale che si manifesta in varie
forme, a partire dalla quotidianità della vita individuale. Al tempo si
assegnano nel tempo significati e sensi diversi a cui corrispondono
azioni e intenti variabili. La riflessione sul tempo è filosofica, teologica, fisica, vale a dire materiale e spirituale. Lungo questo solco si
sono sviluppati gli studi e le riflessioni più significativi. La società contemporanea ha a che fare con il tempo tecnologico che apre nuove
prospettive soprattutto sul piano delle interazioni e delle relazioni sociali. I simboli regolativi del tempo li ritroviamo a partire dalla parola
tempo libero che sembra richiamare un’idea familiare. Il tempo che
si fa libero, che diventa libero è tempo che affranca l’individuo e lo
rende autonomo, formalmente e sostanzialmente libero da impegno.
Definire il tempo libero è oggettivamente problematico, perché non
bastano a designarlo in quanto tale alcune caratteristiche di fondo
riconoscibili e individuali su cui si può facilmente concordare. Il
tempo qualificato come libero esprime natura e tratti caratterizzanti
delle scelte individuali che ancor più nella società tecnologica vanno
oltre il tempo esente dal lavoro e da obblighi impegnativi, rivolti alla
propria persona. Nel mondo antico, nel mondo classico il tempo
libero non esisteva o quanto meno era prerogativa esclusivamente
di una élite di privilegiati. La lotta per la sopravvivenza, la risposta ai
bisogni primari faceva sì che il tempo fosse attivamente finalizzato
a ciò e quindi fortemente orientato e occupato. Era un tempo esigente che conduceva l’individuo e lo chiamava a impegnarsi. Nella
società contemporanea il tempo libero è diventato un tratto caratterizzante la qualità della vita e chiama l’individuo a farsene carico, a
gestirlo ed esserne responsabile, nello scandire il quotidiano e le fasi
dell’esperienza della vita.
Capitolo I
Studiare il tempo come problema
Sai cosa diceva sant’Agostino a proposito del
tempo?
Sant’Agostino descrive il tempo come un sintomo del fatto che le cose non sono sé stesse, ma
devono percorrere la strada a ritroso verso sé
stesse, spostarsi nel tempo.
R. G, Innovazioni americane, p. 
.. A partire da una definizione
In questo libro si parla del tempo, con particolare attenzione per il
tempo libero. È un libro di sociologia. Il tempo, argomento affascinante, è visto e inteso progressivamente come fenomeno sociale che
vede protagonista l’uomo «una delle più assurde creature della natura
e al tempo stesso la sua gloria suprema» .
Nel primo capitolo introduttivo parliamo del tempo, fornendo
gli elementi utili per arrivare a darne una descrizione, una rappresentazione e una interpretazione in chiave sociologica. Il proposito
è di evidenziare e sottolineare l’importanza che assume il tempo
libero nella società della modernizzazione radicalizzata, incentrata
sulla globalizzazione e l’iperindustrializzazione, nella logica dell’ideologia neoliberale . Dove sì crescono le possibilità economiche
materiali, ma si concentrano in poche mani. La riflessione si riferisce
a come le scienze umane e sociali si sono rapportate al tempo, per
arrivare poi a dare una definizione del tempo libero, tenendo conto
. S. K, Il pollice del violinista, Adelphi, Milano , p. .
. Sul neoliberismo vedi G. A, Il lungo XX secolo: denaro, potere e le origini del nostro
tempo, Il Saggiatore, Milano ; H. B–C, Psicopolitica. Il neoliberismo e le nuove tecniche
del potere, Nottetempo, Milano ; D. H, Breve storia del neoliberismo, Il Saggiatore,
Milano .


Della sociologia e del tempo libero
che le definizioni, pur insufficienti, hanno una significativa utilità .
Soprattutto oggi in cui si arriva a essere capaci di dare risposte anche quando non si fanno domande e/o le risposte paradossalmente
vengono date senza porsi le domande, per non dire prima ancora
che siano poste le domande stesse. In una libertà di pensiero che si
esprime come libertà di parola, dove tutti possono dire tutto e anche
se non pensano niente. Mentre, depredati dal tempo, smemoratezza
e cultura dell’inconsapevolezza regnano sovrane.
Il tempo è un concetto primitivo, con gli eventi distinti in presenti,
passati e futuri, coordinati in una successione organica. La nozione
di tempo si lega a quella di cambiamento, in particolare di moto,
grandezza assunta come fondamentale in tutti i sistemi di unità di
misura. A un coordinamento nel tempo degli eventi si perviene fissando un sistema di misurazione del tempo, cioè una origine, un
verso positivo e un’unità di misura. All’antichità risale l’uso di determinare le date e misurare gli intervalli di tempo riferendosi al moto
apparente del Sole e delle stelle sulla volta celeste. Fu Giulio Cesare
nel  a.C. a riformare il calendario romano e chiamare per questo
compito l’astronomo e matematico egiziano Sogisene . Gli Egiziani
possedevano una lunga tradizione nel campo dell’osservazione delle
stelle e della composizione dei calendari. La tradizione romana, primo stadio nello sviluppo del calendario odierno, si innesta su essa.
Gassendi nel fare riferimento a un tempo quantitativo, insiste sul
flusso temporale misurato dal movimento dell’orologio e mediante
il movimento del Sole, che rappresenta una sorta di orologio.
Ma come si arriva all’orologio? Se guardiamo alla storia degli
orologi vediamo che i primi orologi si fondavano sulla capacità di
rappresentare e ricreare lo scorrimento sequenziale della natura temporale. Il tempo nuovo diventa tempo dello Stato. Ed è significativo
l’atteggiamento nei confronti del tempo riscontrato nei mercanti
fiorentini del XIV e del XV secolo. Un tempo in cui si è convinti
che l’avvenire dipenda da Dio e il presente appare come un mescolarsi di tempo liturgico e tempo misurato dall’orologio. Il tempo
degli orologi fa la sua apparizione a partire dal XIII secolo con gli
orologi meccanici. I primi orologi discendevano dai planetari, dagli
equatoriali e dagli astrolabi, che permettevano agli astronomi di mi. C. L, Sociologie del tempo. Soggetti e tempo nella società dell’accelerazione, Laterza,
Roma–Bari .
. N. E, Il tempo, il Mulino, Bologna , p. .
. Studiare il tempo come problema

surare il tempo siderale e il vero tempo solare. I primi orologi nel
visualizzare il modello dell’universo, imitavano, all’inizio in modo
piuttosto imperfetto, il tempo uniforme della sfera celeste, riportato così sulla Terra. Altro aspetto dell’orologio fu il suo oggetto
propriamente sociale e persino politico. Rapidamente diventò uno
strumento pubblico che riguardava tutti gli abitanti della città. La
capacità di mostrare il tempo suonando le ore spinse le città nel corso
del XV secolo a installare degli orologi . L’area geografica dei primi
orologi pubblici è quella delle grandi zone urbane. Gli orologi servono per misurare e misurano qualcosa di tangibile, non propriamente
il tempo, ma la sua lunghezza. Grazie agli orologi si può misurare il
trascorre del tempo e contarlo. Gli orologi, da sequenze socialmente
standardizzate di avvenimenti, incorporano modelli di sequenze ricorrenti uniformemente come le ore e i minuti. Grazie agli orologi si
può quantificare la lunghezza o la velocità di sequenze percettibili che
per loro natura, nell’avvenire l’una dopo l’altra, non consentirebbero
un confronto diretto. Gli orologi hanno una funzione sociale, servono agli uomini per orientarsi, nel succedersi delle sequenze sociali
e naturali, regolando i comportamenti coordinati reciprocamente,
in base a sequenze pure, non manipolate dagli uomini. L’orologio a
suoneria si ritrova a Firenze fin dal . Il calendario dipende ancora
dal sacro, ma l’organizzazione della vita quotidiana inizia a diventare
“giornata profana”. Con gli orologi meccanici che si moltiplicano
nelle città, la giornata è divisa in ventiquattro ore uguali, ognuna di
sessanta minuti e ogni minuto a sua volta in sessanta secondi (anche
se puramente teorici, non essendo ancora in grado di misurarli). Le
grandi compagnie commerciali e bancarie abbandonano i metodi di
computo del tempo che facevano iniziare l’anno da date variabili, a
seconda degli Stati, e l’inizio viene posto col ° gennaio. Il XIV secolo
è l’epoca più importante nella storia del tempo, nel trasformarne
l’architettura. Cambiano gli atteggiamenti verso il tempo, la vita, la
morte, il passato e l’avvenire. Perché il tempo degli orologi diventi
quantitativo occorrerà rendere esatti gli orologi. Il tempo “relativo” è
in rapporto ai risultati delle operazioni di misura. Sono misure esatte
o inesatte, sensibili e esterne.
Il tempo “relativo” fa parte della sfera del visibile. È legato al
percepire, constatabile a occhio nudo. L’ora, il giorno, il mese, l’anno
. J. L G, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino , p. ; C.M.
C, La macchina del tempo, il Mulino, Bologna , pp.  e ss.

Della sociologia e del tempo libero
rinviano ai movimenti visibili dei corpi celesti. In questo senso il
tempo è “apparente”, di cui si conosce il flusso. Il tempo relativo
corrispondente al tempo qualitativo nel XVII secolo è il tempo della vita quotidiana, usuale. Newton l’oppone a quello della scienza.
Lo statuto del tempo “assoluto” è più difficile da definire. Indubbiamente è un tempo quantitativo e Newton nel designarlo come una
quantità, evoca l’orologio a pendolo e le osservazioni delle eclissi
dei satelliti di Giove. Ma le indicazioni dell’orologio a pendolo sono
sensibili e offrono garanzie di esattezza solo dopo il loro controllo. Il
tempo “assoluto” è raggiunto indirettamente grazie ai calcoli, fatti
in base a osservazioni e misure ottenute utilizzando degli strumenti.
Eliminare il tempo assoluto di Newton significa favorire il tempo
psicologico, costituito da una successione di idee. Leibniz rifiuta il
tempo newtoniano a favore di un tempo definito “come ordine delle
successioni”. Il tempo è struttura d’ordine. Si rifiuta l’idea del tempo
come grandezza variabile, indipendente dalle cose. I rapporti tra Dio
e il tempo sono enigmatici. Dio è immutabile, mentre il tempo è un
flusso che scorre. Il tempo per Hume è un’idea del nostro spirito
forgiata a partire dalla successione delle idee e delle impressioni. Se
mancano le percezioni, nel loro susseguirsi non vi è coscienza del
tempo. Per Kant il tempo non è un concetto empirico, derivante da
una qualche esperienza. Com’è possibile sapere che noi percepiamo
i fenomeni in quanto simultanei o successivi? Nell’affermare che il
tempo non è un concetto empirico, Kant rifiuta la pretesa di Hume
di aver ridotto al solo tempo psicologico l’architettura temporale
newtoniana con il suo trittico: eternità divina, tempo “assoluto” e
tempo “relativo”. I problemi che egli pone sono focalizzati sul soggetto umano produttore delle rappresentazioni. Il tempo non è una
condizione soggettiva della nostra intuizione umana. Il tempo benché soggettivo non dipende dai fenomeni e non è riducibile alla loro
successione. Il tempo rende possibile la successione e la simultaneità
dei fenomeni, delle cose in quanto oggetti dell’intuizione sensibile, la
forma del senso interno, dell’intuizione di noi stessi e del nostro stato
interno, ciò ne fa la condizione formale a priori di tutti i fenomeni
in generale. Il rapporto fra il tempo e i fenomeni, come definito da
Kant, ricorda quello che Newton poneva tra il tempo e le cose. Il
tempo esteriore ai fenomeni è indipendente da essi come lo era nei
confronti delle cose.
L’orologio misura il tempo, ne esplicita l’accadere in relazione al
suo scorrere nell’“ora”. Il tempo di ora è l’adesso che guardo l’orolo-
. Studiare il tempo come problema

gio. La durata di un accadimento è riportata a uguali successioni di
stati dell’orologio, nella sua quantità. È un sistema fisico, che ripete
costantemente la successione temporale di stati. Una ripetizione ciclica in cui ogni periodo ha la stessa durata temporale a condizione che
il sistema fisico non sia sottoposto al mutamento da fattori esterni.
Ogni periodo ha la stessa durata temporale. L’orologio dà una stessa
uguale durata ripetuta costantemente e a cui ci si può sempre rifare.
La suddivisione dell’intervallo è arbitraria. Con l’orologio sperimentiamo il tempo misurabile come tempo omogeneo. In uno svolgersi
i cui stadi si rapportano fra loro come il prima al poi, con ogni prima
e poi che si può determinare a partire da un “ora” arbitrario.
Nel XV secolo si fabbricano orologi portatili e nel XVI secolo si
aggiunge alla lancetta che contava le ore una seconda lancetta per indicare i minuti. Testimonia un bisogno di esattezza nella misura del
possibile. Sarà Galileo, nello scoprire le leggi del pendolo, a concepire l’idea di utilizzarlo per misurare il tempo e Christian Huygens
inventa nel dicembre  l’orologio a pendolo. L’inesattezza degli
orologi che faceva registrare scarti di alcuni minuti ogni ventiquattro ore è ridotta a dieci secondi con l’introduzione del pendolo. Una
lunga serie di perfezionamenti si apportò all’arte di fabbricare orologi fissi e portatili, a partire dal XVII secolo. Gli orologi meccanici
acquistano la loro struttura definitiva per le parti essenziali a partire
dal XIX secolo. La marina dalla fine del XVIII secolo ha bisogno di
cronometri. A metà del XIX secolo le ferrovie richiedono orologi
fissi e portatili e ne stimolano il consumo. Le ferrovie introducono
orari più precisi delle diligenze, li calcolano in minuti anziché in
mezz’ore. Dopo la prima guerra mondiale gli orologi sono articoli
di uso corrente. L’orologio personale si diffonde negli anni –
e fino al  è costoso e raro. Una prima ampia diffusione si ha con
la moda dell’orologio braccialetto dopo il  e a livello di massa
negli anni ’. Innovazioni fondamentali si avranno con l’epoca moderna e sulla scia dell’elettronica. A partire dal  verrà prodotto
l’orologio al quarzo. L’energia non è più meccanica ma proviene da
una pila. Grazie alle applicazioni scientifiche il tempo degli orologi
diventa veramente quantitativo. La sostituzione del tempo qualitativo con il tempo quantitativo è recente. Ma è la disciplina del
lavoro nell’industria a suscitare una domanda massiccia di orologi.
C’è un nuovo atteggiamento nei confronti del tempo, un tempo
quantitativo sempre più iscritto nel corpo degli individui. Chiamati dall’orologio a recarsi al lavoro all’ora esatta indicata, orologio

Della sociologia e del tempo libero
che assicura di mantenere un ritmo costante durante la giornata
lavorativa. Gli imprenditori sono ossessionati dal tempo morto, in
cui le macchine non sono in funzione, gli operai non producono
e il denaro non frutta. Lo sforzo è rivolto ad amministrare bene
il proprio tempo. Agende, promemoria, orologi fissi e portatili si
moltiplicano. Si regolarizzano gli orari negli uffici, nelle amministrazioni e nelle banche. Continua è la ricerca per economizzare
il tempo. L’illuminazione artificiale ridurrà il tempo inutilizzabile
a causa dell’oscurità. Va sottolineato come il tempo del lavoro e
il tempo libero si trovano nel cuore del conflitto tra operai e imprenditori. Con le trasformazioni nella tecnica, la precisione degli
strumenti per misurare il tempo, l’evoluzione dei rapporti di forza
nel conflitto relativo al tempo di lavoro, l’organizzazione del processo produttivo nell’industria e il funzionamento del settore terziario
sono sempre più sottoposti al ritmo degli orologi. L’ora sostituisce
la giornata come misura del tempo lavorativo. È nella prima metà
del XIX secolo che si comincia a misurare la durata d’esecuzione
delle mansioni per stabilire norme di rendimento. Tutto ciò culminerà nell’organizzazione scientifica del lavoro di Frederick Winslow
Taylor , a partire dal cronometrare le operazioni elementari di ogni
lavoro, per eliminare il superfluo, economizzare frazioni di secondo, e accorciare il tempo di produzione. Gli orologi fissi e portatili
consentiranno agli imprenditori di rafforzare la sorveglianza sugli
operai e farli lavorare con cadenze più rapide, ma anche gli operai
potranno controllare meglio il loro tempo e non lasciarsi dominare.
Si creerà un mercato degli orologi enorme e l’industria ne assicurerà l’espansione. Il tempo quantitativo, materializzato negli orologi
di vario tipo, iscritto nel cammino delle istituzioni, interiorizzato
dagli individui pone problemi inediti. Alle compagnie ferroviarie
non è possibile tollerare il caos nell’ambito del tempo. Grazie a
loro il tempo, legato coerentemente allo spazio, è unificato a livello
mondiale. L’inizio si ha negli Stati Uniti dove per le dimensioni
del paese la molteplicità di tempi locali non è riducibile a uno solo.
L’idea sarà di dividere il territorio in zone, ognuna fornita di un
tempo locale. Così anche il tempo, dopo la firma della convenzione
del metro, viene a essere standardizzato. Perché definire il tempo è
problematico? Il tempo appartiene alla natura, all’essenza dell’esse. D. N, Taylor e la rivoluzione manageriale. La nascita dello scientific management,
Einaudi, Torino .
. Studiare il tempo come problema

re umano. La determinazione temporale è una importante chiave
d’accesso al problema del tempo.
Ma chi si è occupato del tempo materialmente in che forma, in
che modo l’ha fatto? Sono stati i fisici a porre il problema di misurare
il tempo, servendosi di formule matematiche, dove la misura del tempo come quantità concreta ha un ruolo importante. Come si arriva
ad avere coscienza e consapevolezza del tempo? Il concetto di tempo
non fa riferimento alla riproduzione di un flusso oggettivamente
esistente, né a una esperienza comune vissuta da tutti gli uomini ed
esistente prima di ogni altra esperienza. Le scienze fisiche hanno assunto una grande importanza sociale e la fisica, che è anche la scienza
del tempo, con il suo sviluppo ha risvegliato proprio l’interesse verso
il tempo, nel porsi il problema della misurazione strumentale del
tempo. Ma cosa significa misurare il tempo e come è possibile farlo
oggettivamente? Scandire il tempo in passato, presente e futuro, per
i fisici è impreciso. Si può viaggiare nel tempo a proprio piacere, con
la volontà della mente, in un percorso di avanti e indietro. Il tempo
ha a che fare con il movimento. Lo si trova in ciò che è mutevole.
Il tempo che è mutamento, come lo vede il fisico? La riflessione
riguarda il misurare in un sistema di riferimento spazio–temporale.
Misurazione che ne indica la durata e il quando e coglie il tempo
in modo determinante. A segnare il tempo nel sussistere solo nelle
sequenze degli eventi che vi si svolgono è l’orologio. Non c’è un
tempo assoluto né una sincronicità assoluta. Il tempo è ciò in cui si
svolgono gli eventi.
Del tempo si sono occupati sin dall’antichità i filosofi e intorno al
tempo i padri della Chiesa hanno sviluppato tutta una serie di riflessioni: sin dall’affermazione famosa di sant’Agostino. Agostino nel
libro XI delle sue Confessioni si domanda se l’animo stesso sia il tempo. Sottolinea che gli atti della coscienza sono nel tempo. Il tempus
in Agostino è segmentato e frammentato e si trasferisce all’uomo,
all’essere che vive nel tempo. Il tempus diventa così distantio animi,
«una distrazione, una tensione dell’animo in direzioni opposte». È lo
stesso Agostino ad affermare: «Io mi sono tormentato negli istanti di
tempo». Per sant’Agostino il passato e il futuro sono costruzioni mentali, visibili solo attraverso «una finestra» della presenza . Studiare il
tempo libero comporta la necessità di una definizione concettuale e
terminologica per coglierne i cambiamenti, le modifiche storiche e i
. A, Le Confessioni, Einaudi, Torino .

Della sociologia e del tempo libero
differenti contesti e usi culturali. Anche in questo caso a venirci in
aiuto sono le riflessioni e i significati a esso assegnati sin dal mondo
classico a partire dal concetto di tempo.
Tempus significa propriamente la «porzione temporale», come
indica la sua etimologia, che rimanda alla radice *tem, la stessa del
greco temneim, «tagliare». Per Cicerone (L’invenzione, , ) tempus
è una pars aeternitas, una «frazione di eternità», una frazione di per
sé indefinita: può essere anno, mese, giorno, istante. Il tempo è impervio, abissale teoria filosofica. Agostino non è certo il primo a
dichiararsi sconfitto di fronte alla domanda ontologica quid est ego
tempus? «Se nessuno me lo chiede lo so, ma se qualcuno me lo chiede
non saprei rispondere» (Confessioni , , , «Si nemo ex me quaerat,
scio, si quaerenti explicare velium, nescio»). Alla medesima conclusione, anche se certo non con la stessa drammaticità era arrivato
Cicerone: «dare una definizione del tempo in sé è difficile» (L’invenzione, , , «ipsum generaliter definire difficile est») e lo stesso
Lucrezio rincarava: «il tempo di per sé non esiste; il suo senso deriva
dalle cose» (La natura, , , «tempus per se non est, sed rebus ad
ipsis consequitur sensus»). In realtà tutta la letteratura latina tende a
trasferire il problema del tempo dal piano ontologico a quello etico,
esistenziale; il problema non è cosa sia il tempo, ma come si traduca
nelle azioni umane.
Seneca, uno tra i primi cantori del tempo, ne fornisce elementi
concreti in relazione alla ricerca della felicità, nel dialogo La brevità
della vita . Ciò che conta per Seneca è vivere a lungo e non stare al
mondo a lungo. È importante la qualità della vita, non la quantità
della vita. La centralità del presente è un altro principio su cui poggia
l’idea di tempo. E Seneca arriverà ad applicare al tempo anche il lessico dell’economia e della contabilità, nell’intendere il tempus come
una provvista da raccogliere e conservare. Tempus progressivamente
diventa il tempo considerato come frazione della durata. E con aevum passa a indicare il tempo considerato nel suo durare, nella sua
continuità nel suo fluire ininterrotto. L’aevum si distingue dal tempus
perché è fisso. Il tempo è soggetto al mutamento. Tempus indica una
frazione di tempo, aevum esprime un tempo considerato nella sua
interezza . A Roma tutto scorre nel segno del tempo, del presente,
. L.A. S, La brevità della vita, Rizzoli, Milano .
. I. D, I nomi del tempo, in Il presente non basta: la lezione del latino, Mondadori,
Milano , pp. –.
. Studiare il tempo come problema

dell’hic et nunc. L’invito è a vivere il presente, mentre ad Atene, in
Grecia, tutto era nel segno dell’ovunque e sempre, dell’Eterno.
La temporalità segna la civiltà latina in tutti i suoi aspetti. Le
divinità romane sono legate e coincidono con i ritmi delle stagioni e
con le tappe della vita umana. È la temporalità a seguire il divenire
di Roma, scisso in prima e dopo la sua fondazione dicotomia che
prefigura la cesura cristiana a.C.–d.C. Originariamente nel mondo
antico, nel mondo classico, il tempo libero è identificato con l’ozio.
L’otium nella Roma imperiale è l’occupazione nobile, diritto–dovere
degli uomini destinati a ricoprire le cariche più alte. Nell’otium è
possibile esprimere le proprie più nobili qualità e si può entrare in
contatto vitale con la natura. Ed è qui che ritroviamo la nozione di un
tempo “altro” rispetto alle necessarie incombenze. Alla concezione
ciclica del tempo pagano si contrappongono due concezioni lineari.
La lingua latina che è verbale dà del tempo una dimensione evidente
e convincente. II tempo è importante perché dà senso nel tradursi
in storia e memoria che se non vengono riconosciute generano
l’ignoranza e la negazione di sé. L’eternità è qualcosa che nessuna
divisione temporale può misurare. La parola aeternitas è attestata
per la prima volta in Cicerone . Il momento è l’istante, l’attimo, il
secondo, in esso ritroviamo la misura più piccola del tempo. Ma è la
speranza come valore che crea l’attesa nel futuro ad affermarsi con il
Cristianesimo, mentre il futuro diventa sempre più l’habitat naturale
del progresso, in cui si inscrivono l’ideale scientifico, l’accrescimento
del sapere e le utopie.
Gli storici si sono rivolti al tempo per coglierne i mutamenti e le
trasformazioni più significativi . Nell’individuare le prime interazioni con le trasformazioni sociali si è arrivati ad averne consapevolezza.
Le domande sul tempo ne sottolineano la natura variabile, ne osservano e descrivono gli elementi, le componenti materialmente visibili,
nel farne un dato atmosferico. Ma il tempo non è solo qualcosa di
materiale, appartiene nel suo scorrere e fluire al regno dell’invisibile.
Di cosa è fatto il tempo? In cosa consiste? Per definirne il tempo
dobbiamo averne coscienza, dobbiamo prenderne coscienza, inquadrarlo in relazione all’evoluzione dell’essere umano e della società.
Si tratta di inquadrare il tempo in relazione all’evoluzione dell’essere
umano e della società, per descriverlo, rappresentarlo, interpretarlo
. M.T. C, La natura degli dei, Mondadori, Milano .
. J. L G, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino .

Della sociologia e del tempo libero
in chiave sociologica. A maggior ragione, per studiare il tempo libero
occorrono analisi valide, tali da poterlo individuare e riconoscere,
accompagnati da riflessioni e confronti, in una dialettica interdisciplinare. Il rimando è a visitare i luoghi e gli spazi privilegiati in cui
il tempo libero si manifesta, cercandone il senso. Le difficoltà che
presenta sin dall’inizio lo studio del tempo riguardano la sua stessa
concettualizzazione. I filosofi sin dall’antichità si sono occupati del
tempo . La riflessione delle scienze umane e sociali in merito al tempo si sviluppa proprio a partire dal piano filosofico. Il contenuto del
“tempo libero” nel mondo classico è dato essenzialmente dall’attività
teoretica, propria del filosofo. È il tempo a permettere che il presente
ricordi il passato e lo qualifichi come presente. Il tempo difficile da
studiare in forma astratta e problematico da definire appartiene alla
natura, all’essenza dell’essere umano. La parola tempo deriva dal
greco temneim che significa dividere, separare. La locuzione tempo
libero appartiene alla modernità. Il mondo antico, il mondo classico
non conosce il tempo libero nella forma in cui lo ritroviamo e lo
conosciamo .
Il tempo, da tema sociologicamente importante, è stato e continua a essere argomento di studio e ancora di più rilevante, per
alcuni aspetti significativi , il tempo libero, che fa parte del quotidiano, anche se del suo valore e della sua importanza c’è scarsa
consapevolezza. Oggi del tempo libero si parla molto, ma non se
ne scrive altrettanto. L’attenzione qui sarà rivolta al tempo come
esperienza sociale, con riferimento, in particolare, agli spazi e ai luoghi dove si caratterizza nel suo essere e diventare libero. Il tempo
libero indica qualcosa di necessario la cui mancanza nella società
contemporanea ricade sull’individuo e risulta alla fine una lacuna
deplorevole. Perché è importante il tempo libero? Il tempo libero è
indispensabile per rigenerare e rivitalizzare l’individuo, ma esprime
anche delle potenzialità. Può fornire opportunità e offrire concessioni per l’arricchimento psico–fisico e la crescita del benessere, può
essere soprattutto un fattore d’integrazione, se considerato un bene
da condividere sul piano pubblico. Il tempo libero è un momento
in cui l’individuo si ritrova e assegna al tempo un significato pieno
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