S P E C I A L E D E N T I Sette domande e sette risposte: i consigli dell’ortodontista Fluoroprofilassi della carie: si o no? · “ SPECIALE STORIE DI ORDINARIA PEDIATRIA Dente per dente 20 DENTI – Allora? Che ti ha detto? – Ma! Non è che abbia capito tutto, ma insomma, sembra come se l’acetone non c’entri assolutamente nulla, e che praticamente ha la febbre e non si sa che è. – Ma come non si sa che è! È acetone, che altro deve essere. Lo sapevo, io, che dovevo entrare pure io. Tu non hai mai saputo parlare con i medici, figuriamoci con un pediatra, che con la scusa che tanto i bambini piccoli non parlano, ti fanno bere qualunque fesseria. Se c’ero io là dentro gliel’avrei tirata fuori io la diagnosi giusta! – Sì, per fare una figuraccia, come l’ultima volta. – Lui l’ha fatta la figuraccia, che non sapeva distinguere un imbarazzo da, da… che s’era inventato l’altra volta? Quella malattia strana… – La sesta malattia, mamma, non un imbarazzo. – Sì la sesta e la decima e la ventesima. E la prima quando ce l’ha avuta, se non chiedo troppo? Ma ti pare possibile che uno ti dica che malattia hai a numeri? “Guardi, signora lei ha una diciottesima e un pizzico di ventiquattresima, diciamo quasi un terzo, che poi farebbe un ottava più o meno, dipende da come la suona”. Ma per carità! Mi dici tu che vuol dire, che mi dice a me? Quello era un imbarazzo coi controfiocchi, e se non lo so io alla mia età, e infatti quando gli avete dato, voi, perché io non volevo, sia chiaro, lo sciroppo per la febbre, gli ha fatto reazione e gli è venuto tutto quello sfogo che povera creatura non si riconosceva più. Ma la sua nonna con le sue brave strofinature glielo ha fatto passare subito, vero Pierino mio piccolissimo? Ma ades- · SPECIALE so mi sta a sentire, vedrai se non mi sta a sentire. – Mamma non fare sciocchezze, per favore, e poi c’è già gente dentro… Il dottor Pocafede nel frattempo, mentre faceva accomodare un‘altra mamma con bambino, pensava soddisfatto a come stavolta era riuscito a scampare alla furia della nonna di Pierino, riuscendo finalmente a fare un discorso serio con la mamma, spiegandole, come a lui piaceva tanto, anche quei particolari meccanismi della malattia che lui era profondamente convinto contribuissero alla costruzione della ”mamma consapevole”. Le nonne, indubbiamente, intrise di un ascientifico sapere popolare, erano sempre di ostacolo a questa sua opera meritoria di formazione delle mamme, e ogni volta gli facevano perdere un sacco di tempo; ma anche qualche mamma non era da meno… – Eccoci qua, mi dica signora Capatosta – Ecco vede, dottore, il bambino ha il sederino tutto scottato, quasi piagato, e siccome ormai ha quasi sei mesi ed è ora che metta i denti, io ho subito pensato che fosse per questo, insomma che fosse colpa dei denti, e volevo una conferma da lei dottore. – E non l’avrà la mia conferma, signora. Anche senza vederlo glielo posso già dire. Io la capisco, non dubiti; chi le dice una cosa, chi gliene dice un’altra, e lei che non sa più cosa pensare. Ma vede, qui non si tratta di denti, piuttosto di processi di fermentazione ammoniacale di feci e urine favoriti, lei se lo può immaginare, da condizioni di umidità e temperatura particolari, che fanno dell’area del pannolino una regione estremamente vulnerabile sotto questo punto di vista. Capisce? – Per carità dottore, a me basta che capisca lei. Però, vede, fino ad ora, con tutto che la faceva ancora più spesso, la cacca e la pipì voglio dire, non era mai successo, solo che ora deve mettere i denti. – Ma lasci stare i denti, mi creda. Ha seguito il mio ragionamento? Allora per- DENTI – – – – – – – – – – – – – – – · ché va a cercare spiegazioni inconsistenti? Se non le basta ci aggiunga pure che è sufficiente un piccolo squilibrio proteico della dieta perché la situazione precipiti. Ma Gigino prende solo il mio latte, per questo ho pensato ai denti. E poi fino ad ora è stato sempre bene e, guarda caso, non ha messo un dente. Cara signora, i denti non c’entrano per nulla. Mai! Però quel bambino, sul giornale, le locandine dicevano che era finito al pronto soccorso per un problema di denti. Ma mi vuol prendere in giro? Quello ha rischiato il soffocamento perché si era inghiottito un pezzo di dentiera del nonno, mica i suoi denti! Lei non può credere a tutte le stupidaggini che la gente ignorante racconta in giro. Ma che il figlio di una mia amica gli è guarita la meningite dopo che gli sono spuntati ben quattro denti l’ho visto io, e nessuno ci sperava più! Sì, adesso anche la meningite. Ma non scherziamo! Ma possibile, dottore, che sia tutto falso? Anche che i denti fanno venire la febbre? Falso! E le convulsioni? Falso! E la diarrea? Falso! E l’inappetenza, l’insonnia e la… Falso, falso, falso, falso, tutto falso perdiana! Ma come faccio a farglielo capire? Oh! Mi scusi, mi scusi, sa, non ce l’ho mica con lei, ma solo con chi le racconta queste storie. Comunque, guardi, provi con questa pasta protettiva e poi ci risentiamo, Grazie, dottore. E, se mette i denti, glielo faccio sapere. La fortuna della signora Capatosta fu che disse queste parole mentre lei usciva e, contemporaneamente, con una malcelata impazienza, entrava la nonna di Pierino. S P E C I A L E Infatti, la ferma intenzione del dottor Pocafede di lanciare un ultimo anatema contro la dottrina medica popolare si infranse miseramente sulla faccia quasi feroce della nonna di Pierino. Questa, senza saperlo, arrivava sulla stanca truppa dei buoni propositi del dottore come il “Settimo cavalleggeri” su uno sfigato manipolo di pellerossa già decimato e ridotto alla disperazione da inutili girotondi intorno ai carri di pionieri armati fino ai denti. La sensazione di capitolazione imminente che stava soffocando ogni possibile tentativo di reazione del dottor Pocafede si tradusse in tutta la sua persona con una tale evidenza di sconforto da far pensare alla agguerrita nonna che, seppure senza abbassare la guardia, prima di dargli il colpo di grazia poteva anche provare a sentire cosa avesse da dire a sua discolpa. Il dottore percepì subito il cambiamento di strategia e, appena rinfrancato, ne approfittò per raffazzonare alla bell’e meglio faccia e pensieri per poter affrontare dignitosamente il cimento. – Ma che bella sorpresa! Ecco la mia nonna preferita! – Per carità lasci stare la nonna e parliamo del nipote. Allora cos’è questa storia che non si sa che cos’ha? – Be’, non è che non si sa che cosa ha; si sa ma non è possibile dargli un nome. – Come sarebbe? Se sa cos’è deve sapere anche il nome, o mi vuole tornar fuori con quella storia dei numeri? – Numeri? Quali numeri? Mi scusi sa, ma non la capisco. – Lo so bene che lei non capisce, ma capisco io. Ha l’acetone, ecco cos’ha! DENTI –Ma come l’acetone signora, ma no, che c’entra, quello è una conseguenza, un epifenomeno. – No, no, lei è un bel fenomeno che non ammette l’evidenza. Ce l’ha l’acetone? Sì? E allora perché nega? – Perché nego? Perché, perché… – … Perché uno deve ridursi a questo punto? – si chiedeva il dottor Pocafede – Ma chi me lo fa fare? Vogliono sentirsi dire quello che vogliono loro? Vogliono essere presi in giro? E accontentali che poi vivi più tranquillo. Lascia perdere il dovere, la morale, la scienza, tanto non muore nessuno lo stesso. Guardala come ti fissa, come aspetta la sua risposta. Vuole l’acetone? E dagli l’acetone! Un momento! E no, l’acetone no! Rinnegato va bene, ma un minimo di dignità ci vuole. E allora, sai che ti dico… – … Perché se non è, non è. – riprese con un pizzico di cattiveria – Non l’ho detto a sua figlia perché non la volevo mettere in ansia, e poi comunque l’avrei cercata per avere notizie. A lei lo posso dire perché è una donna di grande esperienza ed è in grado di capire. Vede, qui non si tratta di acetone, magari! La colpa, in realtà… è dei denti. [email protected] Lucio Piermarini Pediatra di Comunità, Terni · ” 21 · SPECIALE La premiata ditta “Dentifricio & Spazzolino” Per lameno tre minuti alla volta ... il tempo di una canzone 22 DENTI Pulire bene i denti dei bambini è sicuramente la cosa più importante da fare per prevenire la carie a tutte le età. Ma non tutti sanno bene come si fa: ecco qualche consiglio pratico. Iniziate il più presto possibile e comunque non oltre il compimento dei due anni. Comprate uno spazzolino con le setole abbastanza rigide e della misura giusta: più piccolo è il bambino, più piccolo sarà lo spazzolino. Il dentifricio potete sceglierlo anche sulla base del gusto (i bambini ne “mangiano” sempre un po’), non è necessario metterne tanto sullo spazzolino. I denti vanno spazzolati almeno tre volte al giorno: dopo colazione, dopo pranzo (anche se si mangia alla mensa scolastica) e dopo cena (prima di andare a letto i bambini a volte bevono qualcosa per addormentarsi – latte, tisane, succhi di frutta – non c’è nulla di male, ma dopo occorre lavarsi i denti). È importante inoltre imparare i movimenti giusti per pulire tutti i lati, di tutti i denti; infatti ogni dente ha 5 facce: una che serve a masticare (superficie masticatoria), una che guarda sul davanti della bocca (è molto importante che sia pulita per avere un bel sorriso!), un’altra che guarda sul didietro della bocca (non si vede, ma non per questo può restare sporca), e due facce che guardano verso i denti a fianco (le più difficili da pulire). Per pulire bene i denti occorre che lo spazzolino passi più volte su tutte le superfici, facendo dei movimenti tali da consentire alle setole di infilarsi il più possibile nei solchi e nelle fessure e rimuovere tutta la “placca batterica”. È consigliabile pulire le superfici visibili (cioè la superficie masticatoria, quella esterna e quella interna) una per volta, spazzolando prima una delle arcate dentarie, e poi l’altra. Una buona pulizia dei denti dovrebbe · SPECIALE durare almeno 3 minuti, un tempo molto più lungo di quanto generalmente ciascuno di noi sia abituato a dedicare alla propria bocca: per insegnarlo ai bambini più grandi si può far ascoltare loro una canzone: si inizia a spazzolare i denti quando parte la musica e si finisce quando la musica termina. Mostrate al vostro bambino questi disegni; potete anche fotocopiare questa pagina e attaccarla con lo scotch a fianco allo specchio del bagno. QUANDO LAVARSI I DENTI Dopo colazione Dopo pranzo Dopo cena DENTI · COME LAVARSI I DENTI Si comincia spazzolando la superficie esterna dei denti di sopra, facendo fare allo spazzolino un movimento circolare Si continua spazzolando la superficie esterna dei denti di sotto, muovendo lo spazzolino sempre allo stesso modo Poi si passa alla superficie interna dei denti di sopra, lo spazzolino va mosso in su e in giù, per pulire anche le fessure fra un dente e l’altro Con lo stesso movimento in su e in giù dello spazzolino, si pulisce la superficie interna dei denti di sotto Poi si passa alla superficie “masticatoria” dei denti di sopra, lo spazzolino si muove in orizzontale S P E C I A L E DENTI · IL CIUCCIO “DOLCE” FA MALE Spesso capita di vedere bambini molto piccoli con i “denti davanti” mangiati dalla carie e spesso ridotti a piccoli mozziconi neri: la colpa è del ciuccio intinto nel miele o nello zucchero che i genitori meno accorti hanno dato loro per farli stare buoni. Pessima abitudine e molto costosa: i genitori che non possono trattenersi dal farlo è bene che comincino subito a mettere da parte i soldi per pagare, prima o poi, il dentista. LA FLUOROPROFILASSI È dimostrato che l’aggiunta di fluoro alla dieta diminuisce sensibilmente l’incidenza della carie sia durante il periodo in cui il fluoro viene somministrato, che successivamente per tutta la vita. A patto però che questo minerale non sia dato “una tantum”, ma continuamente, ogni giorno, per diversi anni. Ci sono molti modi per farlo: aggiungerlo all’acqua dell’acquedotto (come si fa in alcuni paesi del Nord Europa), metterlo nel latte in commercio nei supermercati e nelle latterie, prenderlo per bocca durante i primi anni sotto forma di compressine o di gocce, applicarlo direttamente sulla superficie dei denti usando un dentifricio al fluoro, oppure gomme da masticare, colluttori o gel contenenti questa sostanza. Se avete intenzione di fare questa profilassi, chiedete consiglio al vostro pediatra (che però potrebbe anche essere contrario, come potete leggere nell’articolo successivo). Stesso movimento per pulire la superficie “masticatoria” dei denti di sotto Alla fine si sciacqua la bocca con un po’ d’acqua LA PLACCA BATTERICA È quello strato più o meno sottile di poltiglia biancastra che riveste i denti, soprattutto quelli lavati poco o male; è formata soprattutto da batteri che si nutrono dei residui di cibo, si moltiplicano a miliardi e producono sostanze corrosive capaci di intaccare la superficie del dente e distruggerne prima lo “smalto” che lo riveste, e poi il tessuto che lo costituisce. LA CARIE [email protected] Marisa Laura Corgiolu Pediatra di famiglia, Roma È la distruzione del dente da parte di sostanze acide che i batteri contenuti nella “placca” producono fermentando i residui di cibo e soprattutto gli zuccheri solubili, quelli cioè contenuti nei dolci, nella caramelle, nei “lecca-lecca” ecc. Ecco perché bisognerebbe tenere i bambini il più possibile alla larga da questi (da loro richiestissimi) alimenti. Anche la carie dei denti di latte, soprattutto quando colpisce i molari dei bambini piccoli, andrebbe sempre curata. 23 · SPECIALE Testa o pillola La fluoro-profilassi della carie fa bene ai denti, ma può deresponsabilizzare i bambini 24 DENTI Una prevenzione con qualche confusione. La carie dentaria è una malattia molto frequente, perciò la sua prevenzione è un obiettivo importante nella tutela della salute del bambino. Per prevenire l’insorgenza delle carie oggi sempre più pediatri consigliano di somministrare ai bambini compresse o gocce di fluoro: a partire dal sesto mese di vita, per sei e anche sedici anni, regolarmente, tutti i giorni, aumentando progressivamente il dosaggio via via che il bambino cresce (da 0 a 2 anni 0,25 mg, da 2 a 3 anni 0,50 mg, da 4 a 16 anni 1 mg al giorno). Al di là dei risultati che sembra dare, la fluoro-profilassi ci costringe però ad alcune riflessioni, dato il messaggio sulla cultura della salute che, così facendo, si trasmette ai nostri figli: salute è una “medicina”, tutti i giorni, per tutta la vita di bambini (16 anni, tutta la loro vita di bambini). Pur essendo in realtà il fluoro più un “supplemento” che non un farmaco, è innegabile infatti che è come “medicina” che viene vissuto dal bambino. In una visione a tutto campo della salute, considerando che i denti non sono un’entità a sé stante ma sono un “pezzo” di bambino, che fra i suoi tanti altri pezzi ha anche una testa e un cervello, non sarebbe culturalmente più corretto · SPECIALE (anche se gli studi ci dicono essere meno incisivo sul piano della prevenzione) insegnare presto ai figli a curare l’igiene orale e ad alimentarsi con cibi sani, senza ricorrere a supplementi farmacologici somministrati per anni? Educare: che fatica! È vero che lavarsi i denti ed evitare gli zuccheri sembra garantire minori successi contro le carie, ma non si può fare a meno di sospettare che il motivo vero per cui si preferisce somministrare ai bambini una DENTI S P E C I A L E · DENTI ATTENZIONE ALL’ETICHETTA La cosa è molto più semplice di quel che sembra e potrebbe esprimersi così: non date ai bambini le acque che vengono raccomandate alla televisione. Nella maggioranza dei casi “quelle” sono acque oligominerali, cioè con pochi minerali, niente sodio, niente litio, per carità, ma anche niente calcio e niente fluoro. Il perché di queste assenze non è chiarissimo, ma potrebbe derivare dall’attenzione per gli anziani: per non affaticare i loro reni, o la pressione, o semplicemente per il gusto dell’acqua. Le acque da dare ai bambini, invece, sono sempre state le acque minerali, cioè quelle ricche di minerali: dove c’è il calcio, il fluoro, (e dove c’è il cacio c’è anche il fluoro), il magnesio, il sodio. Perché ai bambini l’acqua serve per “costruire” se stessi, cominciando dallo scheletro e arrivando fino ai denti. F.P. “compressa al giorno” è che molti genitori credono che lavarsi i denti e mangiare cibi sani sia troppo “faticoso” e forse addirittura “impossibile”; si capisce allora che questi genitori possano preferire la somministrazione di una compressa, piuttosto che dover lottare perché il bambino impari a lavarsi i denti con regolarità e a mangiare poche caramelle. Insomma educare comporta conflitti e discussioni: troppa fatica, troppo impegno personale… meglio una compressa, spersonalizzata ed esente da “conflitti”. Peccato, perché proprio questa “fatica” altro non è che educazione ad un sano stile di vita, mentre la compressina può diventare deresponsabilizzazione, ed insegnamento ad assoggettare la propria salute ai farmaci. Il fluoro può essere anche nell’acqua che beviamo. Meno invasiva della fluoroprofilassi e soprattutto meno “lesiva” sul piano culturale è la soluzione di far consumare ai bambini acque con adeguato contenuto di fluoro. Mediamente il contenuto di fluoro nelle acque italiane è scarso, tra 0,02 e 0,05 mg/l (mentre l’ideale sarebbe 1 mg. per litro), ma non tutte hanno questo basso contenuto: un buon motivo allora per dare una let- tura attenta dell’etichetta dell’acqua imbottigliata che molti consumano, prima di cominciare una eventuale profilassi col fluoro. In conclusione: insegnare a mangiar meglio e a lavarsi i denti dà forse risultati meno eclatanti nella lotta alle carie, ma è una scelta vincente se pensiamo a quanto danno fa l’imperversante cultura della medicalizzazione della vita e il degrado dell’impegno formativo/ educativo di molti genitori. [email protected] Paolo Sarti Pediatra di famiglia e consulente della regione Toscana, Firenze 25 · · SPECIALE Ecco un dente LA MALOCCLUSIONE: QUESTA SCONOSCIUTA I nostri denti sono distribuiti su due arcate, quella superiore e quella inferiore che si chiudono una sull’altra come una scatola con il suo coperchio; l’“occlusione” è il rapporto che queste due arcate hanno fra di loro, ovvero come “chiudono” la bocca. L’occlusione può essere buona o cattiva: in questo caso è una “malocclusione”. Ma come ci si può accorgere se i denti non “chiudono” bene? Senza avere la pretesa di insegnarvi a fare una diagnosi (anche perché la dentatura di una persona può assumere un’infinità di forme e posizioni differenti) vi diamo qualche suggerimento per capirci qualcosa. 26 DENTI · SPECIALE Come è fatto un dente. I denti sono composti di un tessuto molto resistente e simile all’osso che si chiama “dentina”, sono rivestiti all’esterno da uno “smalto” duro e brillante, attaccati all’osso della mandibola o della mascella con uno speciale “cemento” . Come vedete la maggior parte del dente è sotto la gengiva, si tratta della radice, al cui interno c’è la “polpa”, piena di vasi sanguigni e nervi. Come mai allora i denti di latte, quando cascano, sono dei piccoli mozziconi senza radice? La spiegazione è semplice: la radice del dente di latte viene consumata piano piano dal dente permanente che spunta di sotto e che sostiuirà il dente di latte dopo la sua caduta. Ecco perché, se un dente di latte è caduto e il dente permanente tarda a spuntare, non serve fare radiografie per vededere se il nuovo dente c’è Chiedete al vostro bambino di chiudere la bocca stringendo i denti e tenendo la mandibola in posizione naturale (cioè senza spingerla in avanti e neppure tirarla indietro); fategli poi aprire le labbra, sempre tenendo i denti stretti; osservate la posizione dei primi premolari (quelli che stanno subito a fianco ai canini) e degli incisivi. Se il premolare di sotto sta un po’ avanti rispetto a quello di sopra e la punta degli incisivi superiori sopravanza di uno-due millimetri, proprio come il coperchio di una scatola, il margine di quelli inferiori, come si vede bene in questo disegno, l’occlusione è buona. I dentisti la definirebbero di “prima classe”. “malocclusione” che i dentisti definiscono di “seconda classe”. Se invece il premolare di sotto sta dietro a quello di sopra, l’occlusione non è buona: il bambino ha una Gli incisivi superiori possono essere sporgenti in avanti, come si vede nel disegno a sinistra, oppure possono accavallarsi su quelli inferiori, come si vede nel disegno sotto a destra. Se infine il premolare di sotto sta molto avanti a quello di sopra, tanto che i due premolari si toccano appena o non si toccano affatto, e gli incisivi di sotto sono nella posizione che vedete in questo disegno, il bambino ha una “malocclusione” più importante (e più urgente da curare) che viene chiamata di “terza classe”. DENTI · o non c’è; se non ci fosse non avrebbe mangiato la radice del dente di latte corrispondente, che sarebbe rimasto ben saldo al suo posto, e viceversa se il dente di latte è cascato, vuol dire che un dente nuovo lo ha cacciato via dalla bocca. Denti di latte e denti permanenti. I denti di latte, quando sono spuntati tutti, sono 20, distribuiti su due “arcate”, una superiore e l’altra inferiore composte ciascuna da 4 incisivi, 2 canini, e 4 molari. S P E C I A L E però generalmente a 2 anni la dentizione di latte è completa. L’eruzione dei denti di latte a volte è fastidiosa, soprattutto quando i denti più grandi spuntano 4 alla volta. A sei anni circa cominciano a cadere gli incisivi di latte, sostituiti da quelli permanenti, mentre dietro i molari di latte spuntano i primi molari permanenti: questa è la cosiddetta “dentatura mista” in cui accanto ai denti di latte, destinati prima o poi a cadere, ci sono quelli permanenti, molto più importanti perché destinati a restare al loro posto tutta la vita. [email protected] In questo disegno sono rappresentati i denti di sotto; gli incisivi di mezzo sono i denti che spuntano generalmente per primi verso i 7 mesi, poi spuntano gli incisivi laterali (8 mesi circa), poi, ogni 4/ 5 mesi spuntano, in ordine di tempo, i molari anteriori, i canini e i molari posteriori. DENTI PICCOLE PIETRE MILIARI I denti, quelli lasciati qua e la, nei sepolcri e nelle caverne, dai nostri progenitori, rappresentano una delle tracce più importanti del cammino dell’uomo. Ci dicono cosa eravamo quando ancora non c’eravamo, quando l’uomo non c’era ma c’erano solo gli ominidi, ci dicono come ci siamo evoluti, cosa mangiavamo, se eravamo agricoltori o cacciatori, quale era il nostro stato di salute nelle varie epoche, e anche quale è oggi nell’epoca delle “macchinette”, il grado della civiltà e dei bisogni. Il dente, nella bocca dell’uomo, dalla nascita in poi, è un segnapassi del suo sviluppo e della sua formazione: il primo dente, che coincide più o meno con l’epoca dello svezzamento, il primo dente permanente che segue di poco l’entrata nel mondo della scuola, il cambio dei denti che ci accompagna per tutte le elementari e le medie, il dente del giudizio che segna l’entrata nel mondo degli adulti, la dentiera che segna l’uscita dalla vita attiva. L’attenzione alla salute dentaria è un indice di civiltà (della ricchezza, del benessere, dell’igiene, del ruolo attribuito alla salute del corpo e all’estetica). F. P. I denti di sopra sono un po’ più grandi di quelli di sotto; gli incisivi spuntano generalmente più tardi, mentre molari e canini spuntano insieme ai corrispondenti denti di sopra. Ci possono essere, come sempre, molte differenze fra un bambino e l’altro, 27 · · SPECIALE Sette domande per sette risposte I consigli dell’ortodontista 28 DENTI L’“ortodonzia” è una specializzazione relativamente nuova dell’odontoiatria; qual è l’obiettivo di salute più importante che essa si prefigge? G.C. Molto semplicemente la salute della bocca e della masticazione. Meglio sono allineati i denti e più è facile pulirli e meno facilmente sopravverrà la carie, migliore è la giustapposizione tra le due arcate dentarie, minore sarà l’incidenza delle “paradontiosi”, che sono la causa principale della caduta precoce dei denti. Il secondo obiettivo è di natura estetica, da non sottovalutare e da non considerare come del tutto frivolo, né limitato alla qualità del sorriso: i denti supportano tutta la forma del viso; penso che ne riparleremo. Le malocclusioni dentarie sono “malattie”, certamente ci sono medici che le hanno contate e classificate: immagino che si sappia quante persone, in percentuale, soffrano di questi disturbi. È possibile conoscere questi numeri? G.C. La qualità dell’“occlusione dentaria” (vedi a pag. 27) dipende molto dai tipi umani. Nei bianchi la percentuale di soggetti con una occlusione ottimale è di poco superiore al 50%. La percentuale delle “seconde classi” è del 40%, quelli della “classe terza” si aggira sul 5%. · SPECIALE Ci faccia capire un po’ di più: cosa sono queste classi. G.C. Queste classi rappresentano l’oggetto principale della attenzione dell’ortodonzia, e dettano anche, in linea di massima, i tempi dell’intervento. Possiamo facilmente dividere il profilo in tre parti: la fronte, la parte intermedia e la mandibola. La prima è quella che cresce più lentamente (non cresce quasi); la seconda cresce più velocemente della prima, mentre è la terza quella che cresce di più di tutte: queste diverse velocità segnano il passaggio tra la fisionomia del bambino e quella dell’adulto (vedi a pag. 27). Per le malocclusioni della seconda classe possiamo (e dobbiamo) aspettare per intervenire; per quelli della terza, dobbiamo affrettarci. Torneremo su questo. Spesso si sente dire che c’è una relazione fra l’occlusione dentaria e molte patologie che riguardano i bambini, ma soprattutto gli adulti (scoliosi, mal di schiena, cefalea, ostruzione respiratoria per fare alcuni esempi). Sono dimostrate scientificamente questa relazioni? G.C. Si, penso che questi rapporti siano reali. Ci sono rapporti stretti tra il principale muscolo masticatorio, il muscolo “temporo-mandibolare” e la muscolatura del collo. È certo che una asimmetria della mandibola si traduce in una diversa tensione di questo complesso muscolare, e che que- DENTI · sto possa essere alla base di molti mal di testa. Come è vero che una mandibola posizionata troppo indietro comporta un atteggiamento del viso col mento sporto in avanti e un atteggiamento “ingobbito” del dorso. È vero anche che una ginnastica che porti ad allargare le spalle, irrobustire, raddrizzare ed espandere la gabbia toracica ha un effetto immediato e positivo sulla posizione del capo e dei denti. Quanto al disturbo del respiro, in particolare notturno, indotto da una bocca “sbagliata”, potrei dire che non c’è niente di più dimostrato. Certo, anche le tonsille e le adenoidi fanno la loro parte, ma adenoidi e tonsille tendono a crescere proprio quando una alterazione del morso produce una difficoltà della respirazione nasale e spinge a respirare con la bocca. Su questo, l’intervento ortodontico dà ottimi risultati: allargare il palato e abbassarlo aumenta lo spazio delle vie respiratorie, trasforma la respirazione da orale a nasale, e consente alla lingua di ritrovare la sua giusta posizione. Le cure ortodontiche si stanno diffondendo sempre più. Chi, come me, fa il pediatra da molti anni si è accorto che fino a non molto tempo fa i bambini con “l’apparecchio” erano un’eccezione, oggi sono la grande maggioranza, quando non sono, in alcuni strati sociali, la totalità. Io penso che la patologia sia per definizione un fatto eccezionale, quando un fenomeno riguarda tutti, noi lo definiamo “normale”. L’ortodonzia, ai miei occhi di osservatore esterno, sembra perciò che stia diventando la cura dei bambini normali, un po’ come le scarpe ortopediche per il valgismo negli anni 60 e 70. Cosa ne pensa l’ortodontista? G.C. Curiamo il bambino normale? Può darsi, ma non più di quanto faccia il medico generale quando dà la sua attenzione al sovrappeso e all’obesità: due condizioni che sono sempre più comuni e che, statisticamente, dovrebbero essere considerate se non “normali”, quasi. In realtà, io credo che mai nella sua storia l’uomo bianco abbia masticato così male e abbia avuto un’”apparecchio masticatorio” così scadente. S P E C I A L E Le cause? Si mastica poco, omogeneizzati, polpette, purea, cibi morbidi, masticazione breve e poco efficace. La grandezza dei denti è definita geneticamente, ma le dimensioni e la forza della mandibola dipendono dall’esercizio. Se questo non produce uno sviluppo adeguato della mascella e della mandibola, ne deriva l’affollamento dei denti, che è il problema più comune di fronte al quale si trova l’ortodontista: denti più grandi rispetto all’osso in cui sono alloggiati. L’ortondotista interviene allargando il palato con stimolazioni meccaniche artificiali, che sostituiscono la stimolazione di una vigorosa masticazione. Poi, anzi prima, ci sono le abitudini viziate riguardanti il succhiamento. Durante la suzione del capezzolo la lingua schiaccia il capezzolo contro il palato duro e fa vigorosamente da sigillo alla cavità orale. Nella alimentazione artificiale la assunzione del latte è molto più facile e la lingua si colloca più in basso e si contrae con meno vigore. Ma c’è ancora una cosa: la sostituzione del biberon di vetro con un biberon di plastica, leggero e infrangibile, ha favorito la diffusione del “biberon autogestito”. Vedete quanti bambini, di 2, 3, anche 4 anni, passeggiando in carrozzella, tengono tra le mani e in bocca biberon con succhi o liquidi dolci, dai quali succhiano quasi in continuazione. Questo, assieme al succhiotto e alla suzione del dito, un fenomeno molto europeo, porta all’abitudine della suzione infantile, allo spostamento in avanti dell’arcata dentaria superiore e allo sventagliamento dei denti di sopra in avanti. Questo ha prodotto, detto per inciso, anche un enorme ripresa della carie, che fino a pochi anni fa era in netta regressione. DENTI · «La madibola posizionata troppo indietro comporta un atteggiamento “ingobbito” del dorso» 29 · SPECIALE DENTI Dunque, le malocclusioni sono effetto del benessere? G.C. Certamente, almeno in gran parte. Guardi i denti degli africani, anche quelli che vivono in condizioni di povertà estrema: sono perfetti. Loro succhiano il seno fino a 2, 3 anni, non usano il biberon, mangiano cibi più duri, bevono acqua, magari non pulita ma molto più ricca di sali. «gli africani, anche quelli che vivono in condizioni di povertà estrema, hanno denti perfetti» 30 L’“apparecchio” è sempre più diffuso, si vede in bocca a grandi e piccini; qualche anno fa erano soprattutto i ragazzini delle medie a portarlo, oggi si vede moltissimo già fra i bambini di III e IV elementare. Ci sono motivi scientifici che hanno determinato questo slittamento dell’età in cui le cure ortodontiche iniziano? C’è un “età ideale” in cui è opportuno prendere in considerazione la cura (almeno per le malocclusioni più comuni)? E infine questa tendenza ad applicare sempre più precocemente l’apparecchio ortodontico che effetto ha sul periodo in cui la cura finisce? In altri termini chi prima comincia, prima finisce, oppure no? G.C. Tante domande. L’anticipazione delgior parte dei casi, quando la seconda dentizione è completa, o almeno abbastanza avanzata, tra i 10 e i 14 anni. Ci sono poi, naturalmente, due altre variabili di cui tener conto, che sono la gravità del difetto e il sesso (le femmine maturano, anche la dentatura, almeno un anno prima dei maschi). Invece per le terze classi conviene intervenire già a 4, 5 anni, se no la mandibola continua a crescere. Anche per le asimmetrie di sviluppo, il cosiddetto “morso incrociato” di cui sinora non si è parlato, conviene intervenire presto, per non lasciar peggiorare la deformità: stesso tem- · SPECIALE po di intervento che per la terza classe. Ma ci sono condizioni per le quali si interviene e basta, a qualunque età, quando ce n’è bisogno: per esempio i disturbi importanti della respirazione nel sonno, con le apnee notturne: si interviene a qualunque età, quando si rileva il bisogno Ma iniziare prima vuol dire anche finire prima? No, in genere non è così, e l’intervento ortodontico, o almeno il controllo ortodontico deve essere mantenuto fino a dentizione matura. Vincenzo Calia e Franco Panizon hanno intervistato Gabriella Clarich, primario di odontostomatologia dell’ospedale Burlo Garofalo di Trieste