SEGNI PRECOCI DEI DISTURBI MINORI DEL MOVIMENTO E PREVENZIONE PSICOMOTORIA I primi segnali di rischio di un disturbo minore del movimento nelle due differenti tipologie a carico della QM (maldestrezza) e dell’OM (disprassia). (SLIDE 2), si manifestano nel secondo e terzo anno di vita, periodo in cui le funzioni tendono a specializzarsi e il bambino è più libero nella gestione della propria individualità. Diciamo che non è facile, in questa fascia d’età circoscrivere ed individuare il disturbo specifico. All’interno del Centro RTP, è ormai vent’anni che lavoriamo in ambito educativo/preventivo con gruppi di bambini di età compresa tra i 12 mesi e i 3 anni e questo ci ha dato modo di strutturare e verificare nel tempo le condizioni e gli strumenti per poter attuare un efficace progetto di prevenzione psicomotoria, rivolto a questa fascia d’età (SLIDE 3). Prevenzione psicomotoria che si realizza attraverso: l’ osservazione adeguata del gruppo di bambini, strutturando modalità e prove di indagine per far emergere il livello e la qualità delle competenze motorie di ciascuno di loro (SLIDE 4) isolando gli indicatori e i segni precoci di DMM (così come i segni di rischio evolutivo in altre aree di sviluppo), e infine attuando un progetto d’ intervento preventivo volto a risolvere le difficoltà o ridurre l’incidenza del disturbo o debolezza motoria sullo sviluppo del bambino. Ricordiamo che questa è una fase attraversata da continui e veloci cambiamenti e quando siamo in presenza di qualche difficoltà, ogni passaggio evolutivo andrà a complicare le cose, in quanto il bambino deve far fronte a nuove competenze; e se quelle precedenti sono fragili andranno a sommarsi fragilità con fragilità. 1 Per realizzare un’osservazione adeguata al rilevamento dei dati necessari alla individuazione dei segni precoci dei DMM è necessario in primis considerare la costruzione di un ambiente adatto a tale scopo. (SLIDE 5) L’osservazione del comportamento spontaneo del bambino non può infatti prescindere dal determinare una situazione ambientale idonea a favorire l’espressione delle sue condotte esplorative e adattive. Un ambiente pensato non solo per rispondere ai bisogni primari di benessere del bambino ( principio base in un intervento di prevenzione), ma di porsi come “struttura di opportunità per azioni dirette a uno scopo” Un habitat in cui tutti gli oggetti introdotti e la loro disposizione nello spazio saranno quindi scelti in funzione delle condotte che andranno a sollecitare sia in MS che in MP. Un ambiente quindi, che andrà a contenere in modo chiaro e leggibile per il bambino, più possibilità. Sarà poi lui stesso ad utilizzare gli oggetti e a mettere in atto quelle condotte più rispondenti al suo livello evolutivo e sarà eventualmente l’osservatore, un secondo momento, a richiedere indirettamente (intervenendo sull’ambiente) o direttamente, l’esecuzione di quegli schemi che vorrà andare ad indagare in modo più specifico. (SLIDE 6) La motricità con i relativi schemi d’azione sarà quindi la voce prevalente che guida nella scelta degli oggetti per la costruzione dell’ambiente (SLIDE 7) Dividendo la motricità nei due macro-raggruppamenti (MS, MP) si contemplano degli ambienti che sollecitino le coordinazioni globali che si riferiscono alla Motricità di Spostamento. Per quanto riguarda la Motricità di Posizione si prevedono allestimenti che diano modo di valutare la presenza e la qualità degli schemi d’azione manuali, oltre che la tenuta della postura in relazione all’attività in corso, l’adeguatezza della prensione in relazione agli oggetti, la collaborazione delle due mani, 2 (SLIDE 8 - 9) - Schemi in MS: spostamenti a terra, cammino, corsa, arrampichi e discese, salire e scendere, superare ostacoli , salto sul posto e in avanti, salto da piani rialzati; - Schemi in MP: mettere dentro, tirare fuori, rovesciare, travasare, infilare, svitare, avvitare, appallottolare, lanciare, sovrapporre, allineare, impilare, costruire. Nella preparazione di ambienti che andranno ad accogliere gruppi di bambini di età differenti e con differenti abilità, gli oggetti e gli allestimenti vengono differenziati in modo che il bambino possa ritrovare tutte le “opportunità” rispondenti al proprio livello evolutivo (schemi diversi). Contemporaneamente vi deve essere la possibilità di realizzare uno stesso schema dalla forma più semplice alla più complessa. Lo schema dell’infilare, ad esempio può essere attuato in molti modi diversi utilizzando cerchi o anelli da infilare in un bastone fissato a un supporto oppure utilizzando bastoncini da infilare in oggetti con fori di una certa ampiezza, come bastoncini più sottili da infilare in rocchetti; o ancora, complicando di più lo schema, utilizzando per infilare stringhe di cuoio semi rigide fino a lacci per scarpe e mettendo a disposizione oggetti, come perle o bottoni con fori sempre più piccoli. Questo modo di procedere che corrisponde alla nostra metodologia di lavoro, riguarda tutti gli schemi sia in MS che in MP 3 FOTO DI AMBIENTI (SLIDE dal 9 al 40) Materiale di diversa consistenza: alcuni più duri e altri più morbidi che hanno lo scopo di restituire percezioni differenziate del tono muscolare che andranno quindi a provocare adattamenti nell’ equilibrio. Differenti altezze nella disposizione dei materiali, inoltre, andranno a sollecitare l’organizzazione del corpo e del movimento, nel salire e scendere dai piani rialzati e nel salto. Infine le attraversare in modi diversi, solleciteranno assi di legno da l’equilibrio dinamico. ………………………………………………………………………………………… E’ importante aggiungere che il bambino è inserito in un contesto non certo asettico o sperimentale. Si parla di ambienti dove innanzitutto si costruiscono relazioni e interazioni, con lo spazio, gli oggetti e le persone, all’interno del quale, il bambino si trova a dover regolare il proprio comportamento in riferimento agli adulti presenti, al gruppo dei bambini, alle regole ambientali e in riferimento alle figure di attaccamento (principalmente la mamma) da cui si deve separare o da cui si è appena separato Ciò permette di poter raccogliere informazioni non solo sulle aree relative allo sviluppo motorio, ma anche sulle sue capacità adattive, sui suoi comportamenti comunicativi e sociali, sullo stile di attaccamento, sulle sue modalità espressive ed emotive. Negli anni il Centro RTP ha elaborato e verificato nella pratica, uno strumento denominato “Quadro d’osservazione e d’intervento” (SLIDE 41) avente la funzione di guidare e riordinare le osservazioni su ciascun bambino in modo da progettare l’ intervento. La sua utilità risiede nel rilevare non solo gli eventuali fattori di rischio riguardo il bambino, ma anche le risorse e le aree di salute determinanti ai fini dell’intervento e di una definizione dell’equilibrio evolutivo globale di ciascuno. 4 SPIEGAZIONE QUADRO DMM Quattro colonne: nella prima che qui vi mostriamo, troviamo le voci delle aree di osservazione. Le altre tre sono compilative e corrispondono alle voci: VALUTAZIONE nella quale definiamo le competenze osservate utilizzando i colori verde, rosso, giallo. ( Verde) rappresenta un’area di salute; (rosso): marcate difficoltà; (giallo), è un valore intermedio che si riferisce a un range di difficoltà che seppure nella norma rivela uno stato di fragilità degno di attenzione DESCRIZIONE E SIGNIFICATO - PROCEDURE (SLIDE 42-43-44-45-46-47) MS: presenza delle coordinazioni cinetiche in rapporto all’età MS/MP I parametro che costituisce un indicatore significativo. Riteniamo che una gestione equilibrata di queste due motricità da parte del bambino, sia indice di salute . Ciò non si verifica quando siamo in presenza di bambini a rischio DMM e in molti altre situazioni di rischio Tale strumento, in questo caso, è stato utilizzato per definire i segnali di rischio dei Disturbi Minori del Movimento nei bambini a partire dai 18/20 mesi di età e per definire i segnali associati (le comorbilità). (Lo vedrete in forma ridotta nel senso che sono state selezionate solo le voci significative riguardo al tema che stiamo trattando). Uno sforzo ulteriore è stato fatto nel cercare di isolare i segnali che appartengono a quadro predittivo di possibile maldestrezza e viceversa quelli che rientrano più in un quadro di disprassia. Non sempre i due quadri sono chiaramente distinguibili. A volte incontriamo situazioni ancora poco definite, miste, (causa anche l’età precoce dei bambini). Ma il tentativo, oltre allo scopo di cercare di fare chiarezza, ha l’obbiettivo di andare a cogliere il più possibile quei dettagli e quegli elementi che vanno a caratterizzare una tipologia di disturbo nelle sue differenti forme ed espressioni, perché questo è ciò che ci permette di pensare e attuare un intervento mirato su ogni singolo bambino (SLI DE 48, 49,50,51,52,53) 5 6