Meteoropatie e Cura - Dr. Giacinto Marco Rondelli

Studio Psicologia - Psicoterapia
Dr. Giacinto Marco Rondelli, Psicologo Psicoterapeuta
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Meteoropatie e Cura (Aprile 2010 - Agrigento)
Devo ammettere che questo è il capitolo più difficile da costruire, non tanto per i contenuti,
piuttosto per la grande varietà, apparentemente disordinata, di materiale che si trova in giro.
Ancora oggi, non esiste un testo letterario che racconti della storia e degli sviluppi sugli studi di
meteoropatia né dei sistemi di cura nel tempo. Inoltre, quello che osservo con grande stupore è
che di questa tipologia di sofferenze se ne vogliono occupare tutti a livello di cura, ma nessuno
vuole (ancora) prenderne l’esclusiva.
Meteorologi, climatologi, medici e medici non convenzionali, psicologi e psicoterapeuti,
omeopati, erboristi, massaggiatori, maghi, psichiatri, bioclimatologi, politici, filosofi clinici e
farmacisti, sono alcuni dei professionisti che si occupano di meteoropatie; le ricette curative di
conseguenza, variano al variare delle professioni così come le pubblicazioni possono essere
reperite in riviste di moda, gossip, giornali medici, servizi nei telegiornali, libri di meteorologia o
siti internet.
In questa sede dunque, non potrò rivolgere l’attenzione a tutte le discipline impegnate nello studio
delle meteoropatie; mi focalizzerò sull’ analisi italiana, effettuata a livello medico, psichiatrico e
psicologico.
In linea generale, le meteoropatie sono classificate in:
1.
2.
3.
4.
5.
sindromi meteoropatiche principali;
sindromi meteoropatiche principali regionali, ossia provocate da venti locali;
sindromi meteoropatiche secondarie, ossia da perturbazioni o da vortici freddi in quota;
sindromi meteoropatiche stagionali, ovvero dipendenti da cambi di stagione;
sindromi meteoropatiche da inquinamento urbano.
Le principali, che vengono anche definite come sindrome di Balzac (scrittore francese che nel
1833 scrisse “Medico di Campagna”) , insorgono in corrispondenza di inaspettati cambiamenti di
tempo e hanno la caratteristica di ripresentarsi nello stesso soggetto ogni qualvolta avvengono
brusche variazioni meteorologiche. Una volta ripristinata la condizione meteo precendente, la
persona migliora o guarisce rapidamente. Sempre caratteristica delle meteoropatie principali è
che queste colpiscono interi gruppi di persone lo stesso giorno sono vittime dello stesso brusco
cambiamento di tempo, ma possono anche essere distanti geograficamente. I sintomi più comuni
sono: stanchezza, calo della pressione sanguigna, mal di testa, sudorazione, nausea, vertigini,
affanno, difficoltà di attenzione e apprendimento, insonnia, ansia, nervosismo, depressione.
Le sindromi primarie regionali sono connesse ai venti locali che, quando soffiano forte, possono
stimolare un aumento del livello di serotonina alterando in questa maniera il tono dell’ umore .
Esiste dunque una lista precisa di venti regionali che soffiano in particolari direzioni e che possono
provocare disturbi meteoropatici: in Valpadana soffia il fohen, vento mite e molto secco che può
generare diminuzione della pressione sanguigna, aumento dello stato d’ansia, palpitazioni, dolori
al petto, diminuzione della capacità di attenzione, concentrazione e memoria, peggioramento
delle sindromi depressive con conseguente possibile aumento dei casi di suicidio; la bora è un
vento invernale molto freddo e relativamente secco che interessa la Valpadana e le regioni
adriatiche e che proviene dall’ Europa orientale. Questo tipo di vento più che generare sintomi,
risveglia i preesistenti o li accentua. Provoca vasocostrizione aggravando eventuali patologie
cardiovascolari e risveglia cefalee, particolarmente quelle muscolo – tensive; lo scirocco e il
libeccio sono venti caldi e umidi e colpiscono le zone del medio e basso Adriatico. I sintomi più
comuni vanno dalla “sensazione di grande astenia e debolezza neuromuscolare, (…) grande voglia
di non far niente, insonnia, cerchio alla testa e depressione dell’umore, con perdita delle facoltà
di attenzione, concentrazione e memoria, a volte fino a livelli che necessitano di una terapia
adeguata” (Brugnoli et al., Op. Cit., pp. 63-64); il maestrale è un vento freddo e umido che
interessa le zone tirreniche ed è accompagnato spesso da cattivo tempo. Ha la caratteristica di
stimolare disturbi di tipo somatico, nonché di generare stati d’ansia, batticuore, irrequietezza,
cefalee e palpitazioni. Comunque, questo tipo di vento, se presente nei periodi estivi ha
il potere di trasportare beneficio specialmente dopo un periodo di intensa afa provocata dallo
scirocco o dal libeccio.
Le sindromi meteoropatiche secondarie “sono provocate da aggravamenti e riacutizzazioni di
malattie croniche, infiammatorie o degenerative di vari organi, sistemi e apparati dell’organismo
umano” e si presentano “in seguito al passaggio di fronti di perturbazione oppure al persistere, a
volte anche per molti giorni di seguito, di vortici d’ aria fredda in quota” (Brugnoli, Op. Cit., pag.
67). Per fare un esempio pratico, soffrono di questa sindrome tutti coloro che raccontano in giro
che il tempo sta cambiando per via della riacutizzazione di dolori “alle ossa” preesistenti. Infatti,
anche questa consapevolezza sgradevole e dolorosa di un futuro prossimo perturbante è
considerata come uno dei sintomi ansiosi tipici di questa sindrome secondaria. Il Centro di
Ricerche in Bioclimatologia Medica dell’Università degli Studi di Milano, effettua un elenco
dettagliato dei possibili sintomi fisiologici e psichici delle persone coinvolte, a partire da tre giorni
prima dell’arrivo dei fronti perturbanti o del vortice freddo in quota, fino alla remissione degli
stessi dopo il passaggio di tali fronti. A livello psicologico, si passa da una notevole irritabilità
psichica, specie durante le ore notturne con risvegli anche precoci (prima della perturbazione),
per poi avere sonnolenza diurna, scontentezza marcata anche in assenza di situazioni spiacevoli
personali, familiari e sociali, tempi di reazione con riflessi meno pronti e conseguente aumento
degli incidenti stradali (durante la perturbazione) ed infine, dopo il passaggio “si assiste a un
miglioramento sensibile e piuttosto veloce, più o meno di tutti i disturbi elencati, con episodi di
relativo benessere, a volte anche persistente, a meno che non esista la minaccia di una nuova
perturbazione in arrivo”.
Le sindromi meteoropatiche stagionali, sono principalmente di quattro tipi: quella che segna il
passaggio dall’inverno alla primavera; quella che interessa il periodo compreso fra la primavera e
l’ estate; il passaggio dall’estate all’autunno e dall’autunno all’inverno.
Il passaggio dall’inverno alla primavera.
“Il mal di primavera per molti è frutto dell’incapacità del proprio orologio biologico di
sincronizzarsi (…) con il passaggio graduale dal grigiore e dal freddo delle giornate invernali alla
luminosità e al tepore di quelle primaverili. Per di più, a rincarare la dose, ci pensano le allergie
da pollini, una sindrome che nell’ultimo decennio ha subito un vero e proprio boom al quale non
è estraneo il crescente inquinamento atmosferico” (Giuliacci M., Giuliacci E., Op. Cit., pag. 121).
I rischi più frequenti per l’organismo vanno dall’aumento dei disturbi somatoformi con
palpitazioni, tachicardia, sensazione di respiro corto e cefalee, all’aumento delle sindromi ansiose
o depressive, irritabilità, apatia e nervosismo. E’ presente anche la cosiddetta sindrome da ora
legale, una serie di sintomi legati allo sconvolgimento orario delle proprie abitudini giornaliere.
Il passaggio dalla primavera all’estate.
Diciamo che questo periodo è considerato da molti esperti come una fase favorevole rispetto alla
latenza di alcuni disturbi meteoropatici, infatti “possono trarre giovamento dall’estate anche i
depressi, i melanconici, gli ipocondriaci, i cefalici: ovvero tutti quei soggetti neurolabili e instabili
che necessitano di luce prolungata e di moderata radiazione solare per superare la loro condizione
di instabilità emotiva” (Brugnoli et. al., Op. Cit., pag. 77). Tuttavia, giornalmente i telegiornali
come i quotidiani ci avvisano di bere molti liquidi, limitare le attività fisiche, non eccedere con i
cibi, utilizzare ventilatori e condizionatori con moderazione, bagnarsi con acqua fresca e non
fredda e indossare vestiti con colori chiari. Dunque, esistono anche dei rischi nel periodo estivo
che sono maggiormente connessi alle condizioni fisiche dell’organismo: rischi derivanti da una
prolungata esposizione alla radiazione solare; rischi derivanti dalle condizioni di caldo umido, le
cosiddette onde di calore e rischi derivanti da accumulo di ozono al suolo. E’ inoltre a tutti noto
il rischio concreto di morte per il caldo estivo.
Il passaggio dall’estate all’autunno.
In questo periodo “le giornate si accorciano, la luce cala d’intensità, le temperature medie si
abbassano, si vivono continui passaggi dal caldo al freddo e dal sole alla pioggia. E questi
cambiamenti avvengono spesso con tale rapidità che il nostro organismo non riesce ad adattarsi
alle nuove condizioni. Inoltre, l’estensione dell’Italia è tale che in autunno può capitare di
frequente che mentre al Nord si è già messa mano a impermeabili e cappotti, al Sud si fanno ancora
i bagni in mare” (Giuliacci M., Giuliacci E., Op. Cit., pag. 138).
Tali alti e bassi di temperatura possono avere la forza di provocare debolezza, stanchezza,
malinconia, tristezza e nei casi più gravi anche stati di depressione. C’è da dire comunque, che in
questo caso i bioclimatologi sono molto cauti nell’affermare una diretta correlazione della
stagione autunnale con l’abbassamento dell’umore; il rientro dalle ferie e magari da una vacanza
immemorabile, il ripristino di orari imposti e responsabilità di lavoro, possono essere considerate
concause assieme agli sbalzi temporali. L’unica certezza è la probabilità che si verifichi almeno la
sindrome da ora solare, cioè nuovo cambiamento di orari e abitudini.
Il passaggio dall’autunno all’inverno.
Questo periodo è caratterizzato da ulteriore poca esposizione al sole, venti freddi provenienti da
nord ed est dell’Europa, precipitazioni più frequenti, neve e gelo. La sindrome di origine
meteorologica più conosciuta è la depressione invernale, chiamata anche Disturbo Affettivo
Stagionale o SAD (Seasonal Affective Disorder) . I sintomi possono essere individuati in: fame
smodata, ansia, difficoltà a svolgere anche compiti banali, disperazione, scontrosità, irritabilità,
perdita di libido e di emotività, abulia, indolenza e stanchezza, problemi di stomaco e bassa
resistenza alle infezioni, problemi comportamentali specialmente nei giovani. “Questo disturbo
colpirebbe periodicamente, ogni inizio d’ autunno, il 2-3 per cento della popolazione adulta
europea con punte più alte nei paesi scandinavi, e quattro volte più le donne che non gli uomini”
(Simoniello) .
Anche il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV TR) , identifica fra i
disturbi dell’umore delle specificazioni riguardanti l’ Andamento Stagionale. “La caratteristica
essenziale è il ripresentarsi dell’esordio e della remissione degli Episodi Depressivi Maggiori in
caratteristici periodi dell’anno. Nella maggior parte dei casi gli episodi iniziano in autunno o
inverno e si risolvono in primavera. (…) gli episodi depressivi stagionali devono superare
numericamente in modo sostanziale gli eventuali episodi depressivi non stagionali nel corso della
vita dell’individuo. (…) Gli Episodi Depressivi Maggiori che presentano un andamento stagionale
sono spesso caratterizzati da rilevante energia, ipersonnia, iperfagia, incremento ponderale e
desiderio di carboidrati.” (pag. 456-457).
Infine, passiamo alle sindromi meteoropatiche da inquinamento urbano. Il grave degrado
dell’ambiente urbano favorisce oggi livelli di inquinamento quasi costantemente al di sopra delle
soglie di sicurezza. Alcuni esempi di inquinamento urbano sono: il traffico veicolare che è in
inarrestabile aumento ed è destinato alla paralisi se non vengono avviati nuovi progetti strutturali;
durante l’estate vengono a formarsi delle vere e proprie bolle d’aria calda che grava
continuamente nei centri urbani; è presente nell’aria un’eccessiva dose di veleni rilasciate da
industrie, tubi di scarico delle auto e bombolette spray; c’è un persistente rumore assordante e
stressante nelle strade cittadine; annualmente c’è un crescente volume di rifiuti domestici e
industriali. Gli effetti meteoropatici più evidenti provocati da inquinamento riguardano l’intero
organismo e in particolare l’apparato respiratorio, causando bronchite cronica, asma e neoplasie
ai polmoni. A livello psicologico, sono rintracciabili disturbi legati allo stress, insonnia, irritabilità,
stanchezza, giramenti di testa, sensazioni di soffocamento.
A proposito di stress, la medicina come la biometeorologia, oggi considerano i cambiamenti
atmosferici come potenziali agenti stressanti o stressors. Secondo Brugnoli “le patologie legate a
variazioni atmosferiche sono in larga misura una manifestazione sintomatologia di una Sindrome
Generale di Adattamento (SGA)” (2002, Op. Cit., pag. 87). Per intendere come si definisce la SGA,
è necessario fare un passo indietro nel 1925, quando un fisiologo di origine austriaca Hans Seyle
la individuò come “una risposta (generale) a qualsiasi richiesta (demand) proveniente
dall’ambiente” . Sempre Seyle, introdusse il termine stressor (1974) per definire i vari tipi di
stimoli, agenti o eventi che sono in grado di indurre lo stress. Mentre questo autore si concentrava
sulla potenza dell’evento stressogeno che attiva nell’organismo una risposta, negli anni cinquanta,
alcuni autori usarono l’espressione stress psicologico per definire le variabili cognitive ed
emozionali che entrano in “gioco” nell’individuo in presenza del fenomeno stress. Ad esempio,
secondo Lazarus (1966) lo stress viene sperimentato quando vi sono delle richieste ambientali o
interne all’individuo che mettono a dura prova le risorse adattive. Tali risorse consistono, prima
nell’effettuare una valutazione dell’evento come minaccioso, ed in seguito nel dirigere “sforzi, sia
orientati all’azione sia intrapsichici, per gestire le richieste ambientali ed interne ed i conflitti tra
esse, che mettono alla prova o vanno al di là delle risorse personali” (Lazarus, Launier, 1878, pag.
311) ed io aggiungerei familiari; tali capacità di gestione vengono definite dall’autore coping.
Dunque, al presentarsi di certi fattori di stress meteorologici, le persone o si adattano “facilmente”
alle intemperie del tempo, oppure possono presentare disturbi prevalentemente comportamentali
e
psichici,
come
pure
disturbi
prevalentemente
di
tipo
psicosomatico.
La relazione fra il concetto di Sindrome Generale di Adattamento (o stress) con il tempo meteo
considerato come possibile evento stressante (stressor), consente di connettere lo stress e le
meteoropatie anche attraverso i metodi di cura. Oggi, i metodi più utilizzati per la cura dello stress
meteoropatico sono da rintracciare nelle cosiddette medicine non convenzionali che spaziano da
terapie di rilassamento con tecniche di meditazione, relax, training autogeno, biofeedack, a
terapie di agopuntura, omeopatia, fitoterapia, ecc..
Entrando nel dettaglio di alcuni metodi di cura, per esempio, l’ agopuntura parte dall’idea che ogni
stimolo esterno produce la stimolazione di un organo/funzione specifico.
Dunque, individuato lo stress meteoropatico o l’organo debole che destabilizza l’omeostasi
energetica della persona, l’agopuntura ha il compito di intervenire e stimolare determinate parti
del corpo per ripristinare il precendente stato di equilibrio (Di Stanislao, Op. Cit.).
Fra le forme di cura che mediano l’influsso del clima e delle sue variazioni sulla persona, c’è
l’omeopatia: pratica medica alternativa che utilizza il cosiddetto “principio di similitudine del
farmaco”, per cui vengono adoperate sostanze farmaceutiche con stessi principi attivi ma
“fortemente diluiti” per potenziare l’effetto desiderato. Nel caso delle meteoropatie, gli omeopati
distinguono due tipi di cure a seconda che si tratti di evidente causa meteoropatica scatenante
connessa con lo scompenso specifico, oppure di situazioni di scompenso in cui la causa non è
evidenziabile o lo è solo parzialmente. In entrambi i casi comunque, esistono delle apposite tabelle
descrittive di sostanze omeopate da utilizzare secondo i sintomi fisici e psichici e cause
meteorologiche presentate. Di seguito sono presentati due esempi; il primo riguarda una causa
meteoropatica evidente, il secondo descrive una causa non evidente e soggettiva (Brugnoli, 2002,
Op. Cit., pp. 102-104):
Natrum sulphuricum
Umidità
Causa
meteoropatica Umidità
Peggiora
con Sensazione generale di ‘ammaccatura’; gonfiore
Caratteristiche fisiche
addominale, dolori acuti e persistenti alla base del
polmone destro; catarri respiratori da umidità;
Caratteristiche psichiche
irrigidimenti articolari; diarrea a getto, spesso dopo
la colazione del mattino, con flautolenze in grande
quantità
Irritabile al risveglio; malinconia, depressione,
avversione per la compagnia e la conversazione,
soprattutto
con
la
pioggia
Reumatismi; cefalee; bronchiti; asma bronchiale;
epatopatie; discinesie biliari; enterocoliti
Disturbi
Ammonium carbonicum
Causa
Peggiora con
Caratteristiche fisiche
Caratteristiche psichiche
Ipo-ossigenazione;
anemia;
emorragia
Freddo, soprattutto se umido; vicinanza di temporali
Ipersonnia diurna; sensazione di obnubilamento;
carenza di reazioni anche ai farmaci; emorragie di
sangue scuro, molto fluido; epistassi; cianosi delle
estremità; ostruzione nasale notturna; senso di
soffocamento nel sonno; dispnea verso le tre del
mattino; palpitazioni; oliguria, ematuria; ulcere che
non
guariscono
Ipersensibilità; umore pessimo con il tempo piovoso;
depressione; ansia; distrazione; dimenticanze
Bronchiti croniche recidivanti; asma con dispnea;
insufficienza respiratoria; gengiviti con edema;
cefalee degli anziani; odontalgie; emorroidi
Disturbi
Per quanto riguarda la cura del Disturbo Affettivo Stagionale (depressione invernale), dal 1992
negli Stati Uniti, ha avuto un grande successo la light therapy o fototerapia. “Si tratta di un
trattamento terapeutico non farmacologico di prima scelta, testato oramai su migliaia di pazienti,
che consiste nella somministrazione di intensi livelli di luce tramite un sofisticato sistema di
illuminazione, composto di speciali tubi fluorescenti ad avanzata tecnologia” (Zucconi) .
L’esposizione giornaliera, che varia dai 30 minuti a 3 ore al giorno, avrebbe la finalità di incidere
sui livelli ematici della melatonina abbassandoli, aumentando quindi l’efficacia della serotonina e
altri neurotrasmettitori correlati inversamente alla sintomatologia depressiva. Secondo Zucconi
(Op. cit.) “i primi segnali di miglioramento della sintomatologia depressiva si registrano già nel
giro di 4 o 5 giorni anche se il trattamento va mantenuto di norma dai 7 ai 14 giorni”.
Tratto dalla Tesi di Specializzazione in Psicoterapia Sistemico - Relazionale "Tempo Meteo e
Clinica Sistemica"
Autore: Giacinto Marco Rondelli
NOTE:
Balzac H., Il medico di campagna, Garzanti, Milano 2004
Solvimene U., Brugnoli A., Minelli E., Meteoropatie – Le condizioni atmosferiche che influiscono
sulla salute e sull’ umore, Red Edizioni, Novara 2002
www.naturmed.unimi.it
Rizzo M. L., Vortici di aria fredda in quota e incidenti stradali nel quinquennio 1981 – 1985.
Studio Statistico, Lavoro di Tesi per il Centro di Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine
Naturali dell’ Università di Milano
Conti S. (A cura di), Indagine epidemiologica sulla mortalità estiva – metodi e risultati finali,
pubblicato presso il sito internet: www.epicentro.iss.it/mortalita/morti-estate.asp
Watkins C. E., Seasonal Affective Disorder: Winter Depression, articolo pubblicato presso il sito
internet: www.ncpamd.com/seasonal.htm
Simoniello T. (A cura di), La depressione stagionale, Il pensiero scientifico Editore, presso il sito
internet: http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=10063&s=1&c=14
Andreoli V., Cassano G. B., Rossi R. (A cura di), DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei
disturbi mentali – Text Revision, Masson, Milano 2002
Seyle H., Stress in employee physical fitness in Canada , in “National Health and Welfare
Information”, Ottawa 1975, pag. 21
Seyle H., Stress senza paura, Rizzoli, Milano 1976
Lazarus R. S., Psychological stress and the coping process, McGraw Hill, New York 1966
Lazarus R. S., Launier R., Stress-related transactions between person and environment, in Pervin
L., Lewis M (A cura di), Perspective in interactional psychology, Plenom Press, New York 1978
Informazioni tratte dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Omeopatia
Zucconi P. G., La depressione stagionale: quando la luce influisce anche sull’ umore , articolo
tratto dal sito internet: www.salutedonna.it/depressione%20stagionale.htm