Studio Psicologia - Psicoterapia Dr. Giacinto Marco Rondelli, Psicologo Psicoterapeuta Iscrizione Albo Psicologi Regione Sicilia N° 2700 Via Esseneto 64, 92100 Agrigento. Tel. 3291144238 P.IVA 02550120840 www.psicologoagrigento.it Meteoropatie e Cura (Aprile 2010 - Agrigento) Devo ammettere che questo è il capitolo più difficile da costruire, non tanto per i contenuti, piuttosto per la grande varietà, apparentemente disordinata, di materiale che si trova in giro. Ancora oggi, non esiste un testo letterario che racconti della storia e degli sviluppi sugli studi di meteoropatia né dei sistemi di cura nel tempo. Inoltre, quello che osservo con grande stupore è che di questa tipologia di sofferenze se ne vogliono occupare tutti a livello di cura, ma nessuno vuole (ancora) prenderne l’esclusiva. Meteorologi, climatologi, medici e medici non convenzionali, psicologi e psicoterapeuti, omeopati, erboristi, massaggiatori, maghi, psichiatri, bioclimatologi, politici, filosofi clinici e farmacisti, sono alcuni dei professionisti che si occupano di meteoropatie; le ricette curative di conseguenza, variano al variare delle professioni così come le pubblicazioni possono essere reperite in riviste di moda, gossip, giornali medici, servizi nei telegiornali, libri di meteorologia o siti internet. In questa sede dunque, non potrò rivolgere l’attenzione a tutte le discipline impegnate nello studio delle meteoropatie; mi focalizzerò sull’ analisi italiana, effettuata a livello medico, psichiatrico e psicologico. In linea generale, le meteoropatie sono classificate in: 1. 2. 3. 4. 5. sindromi meteoropatiche principali; sindromi meteoropatiche principali regionali, ossia provocate da venti locali; sindromi meteoropatiche secondarie, ossia da perturbazioni o da vortici freddi in quota; sindromi meteoropatiche stagionali, ovvero dipendenti da cambi di stagione; sindromi meteoropatiche da inquinamento urbano. Le principali, che vengono anche definite come sindrome di Balzac (scrittore francese che nel 1833 scrisse “Medico di Campagna”) , insorgono in corrispondenza di inaspettati cambiamenti di tempo e hanno la caratteristica di ripresentarsi nello stesso soggetto ogni qualvolta avvengono brusche variazioni meteorologiche. Una volta ripristinata la condizione meteo precendente, la persona migliora o guarisce rapidamente. Sempre caratteristica delle meteoropatie principali è che queste colpiscono interi gruppi di persone lo stesso giorno sono vittime dello stesso brusco cambiamento di tempo, ma possono anche essere distanti geograficamente. I sintomi più comuni sono: stanchezza, calo della pressione sanguigna, mal di testa, sudorazione, nausea, vertigini, affanno, difficoltà di attenzione e apprendimento, insonnia, ansia, nervosismo, depressione. Le sindromi primarie regionali sono connesse ai venti locali che, quando soffiano forte, possono stimolare un aumento del livello di serotonina alterando in questa maniera il tono dell’ umore . Esiste dunque una lista precisa di venti regionali che soffiano in particolari direzioni e che possono provocare disturbi meteoropatici: in Valpadana soffia il fohen, vento mite e molto secco che può generare diminuzione della pressione sanguigna, aumento dello stato d’ansia, palpitazioni, dolori al petto, diminuzione della capacità di attenzione, concentrazione e memoria, peggioramento delle sindromi depressive con conseguente possibile aumento dei casi di suicidio; la bora è un vento invernale molto freddo e relativamente secco che interessa la Valpadana e le regioni adriatiche e che proviene dall’ Europa orientale. Questo tipo di vento più che generare sintomi, risveglia i preesistenti o li accentua. Provoca vasocostrizione aggravando eventuali patologie cardiovascolari e risveglia cefalee, particolarmente quelle muscolo – tensive; lo scirocco e il libeccio sono venti caldi e umidi e colpiscono le zone del medio e basso Adriatico. I sintomi più comuni vanno dalla “sensazione di grande astenia e debolezza neuromuscolare, (…) grande voglia di non far niente, insonnia, cerchio alla testa e depressione dell’umore, con perdita delle facoltà di attenzione, concentrazione e memoria, a volte fino a livelli che necessitano di una terapia adeguata” (Brugnoli et al., Op. Cit., pp. 63-64); il maestrale è un vento freddo e umido che interessa le zone tirreniche ed è accompagnato spesso da cattivo tempo. Ha la caratteristica di stimolare disturbi di tipo somatico, nonché di generare stati d’ansia, batticuore, irrequietezza, cefalee e palpitazioni. Comunque, questo tipo di vento, se presente nei periodi estivi ha il potere di trasportare beneficio specialmente dopo un periodo di intensa afa provocata dallo scirocco o dal libeccio. Le sindromi meteoropatiche secondarie “sono provocate da aggravamenti e riacutizzazioni di malattie croniche, infiammatorie o degenerative di vari organi, sistemi e apparati dell’organismo umano” e si presentano “in seguito al passaggio di fronti di perturbazione oppure al persistere, a volte anche per molti giorni di seguito, di vortici d’ aria fredda in quota” (Brugnoli, Op. Cit., pag. 67). Per fare un esempio pratico, soffrono di questa sindrome tutti coloro che raccontano in giro che il tempo sta cambiando per via della riacutizzazione di dolori “alle ossa” preesistenti. Infatti, anche questa consapevolezza sgradevole e dolorosa di un futuro prossimo perturbante è considerata come uno dei sintomi ansiosi tipici di questa sindrome secondaria. Il Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica dell’Università degli Studi di Milano, effettua un elenco dettagliato dei possibili sintomi fisiologici e psichici delle persone coinvolte, a partire da tre giorni prima dell’arrivo dei fronti perturbanti o del vortice freddo in quota, fino alla remissione degli stessi dopo il passaggio di tali fronti. A livello psicologico, si passa da una notevole irritabilità psichica, specie durante le ore notturne con risvegli anche precoci (prima della perturbazione), per poi avere sonnolenza diurna, scontentezza marcata anche in assenza di situazioni spiacevoli personali, familiari e sociali, tempi di reazione con riflessi meno pronti e conseguente aumento degli incidenti stradali (durante la perturbazione) ed infine, dopo il passaggio “si assiste a un miglioramento sensibile e piuttosto veloce, più o meno di tutti i disturbi elencati, con episodi di relativo benessere, a volte anche persistente, a meno che non esista la minaccia di una nuova perturbazione in arrivo”. Le sindromi meteoropatiche stagionali, sono principalmente di quattro tipi: quella che segna il passaggio dall’inverno alla primavera; quella che interessa il periodo compreso fra la primavera e l’ estate; il passaggio dall’estate all’autunno e dall’autunno all’inverno. Il passaggio dall’inverno alla primavera. “Il mal di primavera per molti è frutto dell’incapacità del proprio orologio biologico di sincronizzarsi (…) con il passaggio graduale dal grigiore e dal freddo delle giornate invernali alla luminosità e al tepore di quelle primaverili. Per di più, a rincarare la dose, ci pensano le allergie da pollini, una sindrome che nell’ultimo decennio ha subito un vero e proprio boom al quale non è estraneo il crescente inquinamento atmosferico” (Giuliacci M., Giuliacci E., Op. Cit., pag. 121). I rischi più frequenti per l’organismo vanno dall’aumento dei disturbi somatoformi con palpitazioni, tachicardia, sensazione di respiro corto e cefalee, all’aumento delle sindromi ansiose o depressive, irritabilità, apatia e nervosismo. E’ presente anche la cosiddetta sindrome da ora legale, una serie di sintomi legati allo sconvolgimento orario delle proprie abitudini giornaliere. Il passaggio dalla primavera all’estate. Diciamo che questo periodo è considerato da molti esperti come una fase favorevole rispetto alla latenza di alcuni disturbi meteoropatici, infatti “possono trarre giovamento dall’estate anche i depressi, i melanconici, gli ipocondriaci, i cefalici: ovvero tutti quei soggetti neurolabili e instabili che necessitano di luce prolungata e di moderata radiazione solare per superare la loro condizione di instabilità emotiva” (Brugnoli et. al., Op. Cit., pag. 77). Tuttavia, giornalmente i telegiornali come i quotidiani ci avvisano di bere molti liquidi, limitare le attività fisiche, non eccedere con i cibi, utilizzare ventilatori e condizionatori con moderazione, bagnarsi con acqua fresca e non fredda e indossare vestiti con colori chiari. Dunque, esistono anche dei rischi nel periodo estivo che sono maggiormente connessi alle condizioni fisiche dell’organismo: rischi derivanti da una prolungata esposizione alla radiazione solare; rischi derivanti dalle condizioni di caldo umido, le cosiddette onde di calore e rischi derivanti da accumulo di ozono al suolo. E’ inoltre a tutti noto il rischio concreto di morte per il caldo estivo. Il passaggio dall’estate all’autunno. In questo periodo “le giornate si accorciano, la luce cala d’intensità, le temperature medie si abbassano, si vivono continui passaggi dal caldo al freddo e dal sole alla pioggia. E questi cambiamenti avvengono spesso con tale rapidità che il nostro organismo non riesce ad adattarsi alle nuove condizioni. Inoltre, l’estensione dell’Italia è tale che in autunno può capitare di frequente che mentre al Nord si è già messa mano a impermeabili e cappotti, al Sud si fanno ancora i bagni in mare” (Giuliacci M., Giuliacci E., Op. Cit., pag. 138). Tali alti e bassi di temperatura possono avere la forza di provocare debolezza, stanchezza, malinconia, tristezza e nei casi più gravi anche stati di depressione. C’è da dire comunque, che in questo caso i bioclimatologi sono molto cauti nell’affermare una diretta correlazione della stagione autunnale con l’abbassamento dell’umore; il rientro dalle ferie e magari da una vacanza immemorabile, il ripristino di orari imposti e responsabilità di lavoro, possono essere considerate concause assieme agli sbalzi temporali. L’unica certezza è la probabilità che si verifichi almeno la sindrome da ora solare, cioè nuovo cambiamento di orari e abitudini. Il passaggio dall’autunno all’inverno. Questo periodo è caratterizzato da ulteriore poca esposizione al sole, venti freddi provenienti da nord ed est dell’Europa, precipitazioni più frequenti, neve e gelo. La sindrome di origine meteorologica più conosciuta è la depressione invernale, chiamata anche Disturbo Affettivo Stagionale o SAD (Seasonal Affective Disorder) . I sintomi possono essere individuati in: fame smodata, ansia, difficoltà a svolgere anche compiti banali, disperazione, scontrosità, irritabilità, perdita di libido e di emotività, abulia, indolenza e stanchezza, problemi di stomaco e bassa resistenza alle infezioni, problemi comportamentali specialmente nei giovani. “Questo disturbo colpirebbe periodicamente, ogni inizio d’ autunno, il 2-3 per cento della popolazione adulta europea con punte più alte nei paesi scandinavi, e quattro volte più le donne che non gli uomini” (Simoniello) . Anche il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV TR) , identifica fra i disturbi dell’umore delle specificazioni riguardanti l’ Andamento Stagionale. “La caratteristica essenziale è il ripresentarsi dell’esordio e della remissione degli Episodi Depressivi Maggiori in caratteristici periodi dell’anno. Nella maggior parte dei casi gli episodi iniziano in autunno o inverno e si risolvono in primavera. (…) gli episodi depressivi stagionali devono superare numericamente in modo sostanziale gli eventuali episodi depressivi non stagionali nel corso della vita dell’individuo. (…) Gli Episodi Depressivi Maggiori che presentano un andamento stagionale sono spesso caratterizzati da rilevante energia, ipersonnia, iperfagia, incremento ponderale e desiderio di carboidrati.” (pag. 456-457). Infine, passiamo alle sindromi meteoropatiche da inquinamento urbano. Il grave degrado dell’ambiente urbano favorisce oggi livelli di inquinamento quasi costantemente al di sopra delle soglie di sicurezza. Alcuni esempi di inquinamento urbano sono: il traffico veicolare che è in inarrestabile aumento ed è destinato alla paralisi se non vengono avviati nuovi progetti strutturali; durante l’estate vengono a formarsi delle vere e proprie bolle d’aria calda che grava continuamente nei centri urbani; è presente nell’aria un’eccessiva dose di veleni rilasciate da industrie, tubi di scarico delle auto e bombolette spray; c’è un persistente rumore assordante e stressante nelle strade cittadine; annualmente c’è un crescente volume di rifiuti domestici e industriali. Gli effetti meteoropatici più evidenti provocati da inquinamento riguardano l’intero organismo e in particolare l’apparato respiratorio, causando bronchite cronica, asma e neoplasie ai polmoni. A livello psicologico, sono rintracciabili disturbi legati allo stress, insonnia, irritabilità, stanchezza, giramenti di testa, sensazioni di soffocamento. A proposito di stress, la medicina come la biometeorologia, oggi considerano i cambiamenti atmosferici come potenziali agenti stressanti o stressors. Secondo Brugnoli “le patologie legate a variazioni atmosferiche sono in larga misura una manifestazione sintomatologia di una Sindrome Generale di Adattamento (SGA)” (2002, Op. Cit., pag. 87). Per intendere come si definisce la SGA, è necessario fare un passo indietro nel 1925, quando un fisiologo di origine austriaca Hans Seyle la individuò come “una risposta (generale) a qualsiasi richiesta (demand) proveniente dall’ambiente” . Sempre Seyle, introdusse il termine stressor (1974) per definire i vari tipi di stimoli, agenti o eventi che sono in grado di indurre lo stress. Mentre questo autore si concentrava sulla potenza dell’evento stressogeno che attiva nell’organismo una risposta, negli anni cinquanta, alcuni autori usarono l’espressione stress psicologico per definire le variabili cognitive ed emozionali che entrano in “gioco” nell’individuo in presenza del fenomeno stress. Ad esempio, secondo Lazarus (1966) lo stress viene sperimentato quando vi sono delle richieste ambientali o interne all’individuo che mettono a dura prova le risorse adattive. Tali risorse consistono, prima nell’effettuare una valutazione dell’evento come minaccioso, ed in seguito nel dirigere “sforzi, sia orientati all’azione sia intrapsichici, per gestire le richieste ambientali ed interne ed i conflitti tra esse, che mettono alla prova o vanno al di là delle risorse personali” (Lazarus, Launier, 1878, pag. 311) ed io aggiungerei familiari; tali capacità di gestione vengono definite dall’autore coping. Dunque, al presentarsi di certi fattori di stress meteorologici, le persone o si adattano “facilmente” alle intemperie del tempo, oppure possono presentare disturbi prevalentemente comportamentali e psichici, come pure disturbi prevalentemente di tipo psicosomatico. La relazione fra il concetto di Sindrome Generale di Adattamento (o stress) con il tempo meteo considerato come possibile evento stressante (stressor), consente di connettere lo stress e le meteoropatie anche attraverso i metodi di cura. Oggi, i metodi più utilizzati per la cura dello stress meteoropatico sono da rintracciare nelle cosiddette medicine non convenzionali che spaziano da terapie di rilassamento con tecniche di meditazione, relax, training autogeno, biofeedack, a terapie di agopuntura, omeopatia, fitoterapia, ecc.. Entrando nel dettaglio di alcuni metodi di cura, per esempio, l’ agopuntura parte dall’idea che ogni stimolo esterno produce la stimolazione di un organo/funzione specifico. Dunque, individuato lo stress meteoropatico o l’organo debole che destabilizza l’omeostasi energetica della persona, l’agopuntura ha il compito di intervenire e stimolare determinate parti del corpo per ripristinare il precendente stato di equilibrio (Di Stanislao, Op. Cit.). Fra le forme di cura che mediano l’influsso del clima e delle sue variazioni sulla persona, c’è l’omeopatia: pratica medica alternativa che utilizza il cosiddetto “principio di similitudine del farmaco”, per cui vengono adoperate sostanze farmaceutiche con stessi principi attivi ma “fortemente diluiti” per potenziare l’effetto desiderato. Nel caso delle meteoropatie, gli omeopati distinguono due tipi di cure a seconda che si tratti di evidente causa meteoropatica scatenante connessa con lo scompenso specifico, oppure di situazioni di scompenso in cui la causa non è evidenziabile o lo è solo parzialmente. In entrambi i casi comunque, esistono delle apposite tabelle descrittive di sostanze omeopate da utilizzare secondo i sintomi fisici e psichici e cause meteorologiche presentate. Di seguito sono presentati due esempi; il primo riguarda una causa meteoropatica evidente, il secondo descrive una causa non evidente e soggettiva (Brugnoli, 2002, Op. Cit., pp. 102-104): Natrum sulphuricum Umidità Causa meteoropatica Umidità Peggiora con Sensazione generale di ‘ammaccatura’; gonfiore Caratteristiche fisiche addominale, dolori acuti e persistenti alla base del polmone destro; catarri respiratori da umidità; Caratteristiche psichiche irrigidimenti articolari; diarrea a getto, spesso dopo la colazione del mattino, con flautolenze in grande quantità Irritabile al risveglio; malinconia, depressione, avversione per la compagnia e la conversazione, soprattutto con la pioggia Reumatismi; cefalee; bronchiti; asma bronchiale; epatopatie; discinesie biliari; enterocoliti Disturbi Ammonium carbonicum Causa Peggiora con Caratteristiche fisiche Caratteristiche psichiche Ipo-ossigenazione; anemia; emorragia Freddo, soprattutto se umido; vicinanza di temporali Ipersonnia diurna; sensazione di obnubilamento; carenza di reazioni anche ai farmaci; emorragie di sangue scuro, molto fluido; epistassi; cianosi delle estremità; ostruzione nasale notturna; senso di soffocamento nel sonno; dispnea verso le tre del mattino; palpitazioni; oliguria, ematuria; ulcere che non guariscono Ipersensibilità; umore pessimo con il tempo piovoso; depressione; ansia; distrazione; dimenticanze Bronchiti croniche recidivanti; asma con dispnea; insufficienza respiratoria; gengiviti con edema; cefalee degli anziani; odontalgie; emorroidi Disturbi Per quanto riguarda la cura del Disturbo Affettivo Stagionale (depressione invernale), dal 1992 negli Stati Uniti, ha avuto un grande successo la light therapy o fototerapia. “Si tratta di un trattamento terapeutico non farmacologico di prima scelta, testato oramai su migliaia di pazienti, che consiste nella somministrazione di intensi livelli di luce tramite un sofisticato sistema di illuminazione, composto di speciali tubi fluorescenti ad avanzata tecnologia” (Zucconi) . L’esposizione giornaliera, che varia dai 30 minuti a 3 ore al giorno, avrebbe la finalità di incidere sui livelli ematici della melatonina abbassandoli, aumentando quindi l’efficacia della serotonina e altri neurotrasmettitori correlati inversamente alla sintomatologia depressiva. Secondo Zucconi (Op. cit.) “i primi segnali di miglioramento della sintomatologia depressiva si registrano già nel giro di 4 o 5 giorni anche se il trattamento va mantenuto di norma dai 7 ai 14 giorni”. Tratto dalla Tesi di Specializzazione in Psicoterapia Sistemico - Relazionale "Tempo Meteo e Clinica Sistemica" Autore: Giacinto Marco Rondelli NOTE: Balzac H., Il medico di campagna, Garzanti, Milano 2004 Solvimene U., Brugnoli A., Minelli E., Meteoropatie – Le condizioni atmosferiche che influiscono sulla salute e sull’ umore, Red Edizioni, Novara 2002 www.naturmed.unimi.it Rizzo M. L., Vortici di aria fredda in quota e incidenti stradali nel quinquennio 1981 – 1985. Studio Statistico, Lavoro di Tesi per il Centro di Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine Naturali dell’ Università di Milano Conti S. (A cura di), Indagine epidemiologica sulla mortalità estiva – metodi e risultati finali, pubblicato presso il sito internet: www.epicentro.iss.it/mortalita/morti-estate.asp Watkins C. E., Seasonal Affective Disorder: Winter Depression, articolo pubblicato presso il sito internet: www.ncpamd.com/seasonal.htm Simoniello T. (A cura di), La depressione stagionale, Il pensiero scientifico Editore, presso il sito internet: http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=10063&s=1&c=14 Andreoli V., Cassano G. B., Rossi R. (A cura di), DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text Revision, Masson, Milano 2002 Seyle H., Stress in employee physical fitness in Canada , in “National Health and Welfare Information”, Ottawa 1975, pag. 21 Seyle H., Stress senza paura, Rizzoli, Milano 1976 Lazarus R. 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