faq - guida agli abusi

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“IO, NOI”
“Associazione di Volontariato
per la Solidarietà e l’integrazione Sociale”
Sede legale - Sede Operativa: via delle Meduse, 63a – 00054 Fiumicino
Tel. 3208594921 – 066520591 Fax: 0665499252
E.Mail: [email protected] – Sito Web: www.ionoi.org
C.F.: 97297140580
MALTRATTAMENTI E ABUSI SUI MINORI
(Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza)
FAQ – Guida per la conoscenza del fenomeno degli abusi sui minori
D1) Come nasce e quali sono gli obiettivi del progetto “Io, Noi” un Faro a
salvaguardia dell’infanzia ?
R1) Il Progetto “Io, Noi – un Faro a salvaguardia dell’infanzia” per la prevenzione dei
maltrattamenti e degli abusi sui minori, nasce nell‟Associazione “Io, Noi” e si sviluppa
attraverso le competenze e le professionalità del “Centro Studi, Ricerca e Progettazione
Sociale Io, Noi” e con tutti quei soggetti istituzionali e non che si renderanno disponibili;
su stimolo e indicazioni provenienti soprattutto dal mondo della scuola, in particolare dagli
insegnanti e dalle famiglie.
Il progetto è finalizzato alla lotta contro ogni forma di maltrattamento e abuso messo in
atto nei confronti dei minori, per poter prevenire i fattori di rischio sociale a cui essi sono
esposti, per la salvaguardia dei diritti dell‟infanzia e dell‟adolescenza.
Il progetto raccoglie l‟impegno e l‟esperienza di diverse persone, competenze e
professionalità che si sono sempre impegnate per la prevenzione delle violenze sui minori,
promuovendone i diritti e favorendone la tutela.
È un progetto che si articola in una serie di attività di promozione culturale e di
comunicazione sociale.
Accendere un “Faro” sull‟infanzia e sull‟adolescenza significa attivare una presenza
qualificata radicata e un punto di riferimento riconoscibile e credibile, in ogni realtà del
territorio, in cui vi sono minori o vi è un‟attività rivolta ai minori, dove si promuova una
cultura del rispetto ad un‟infanzia serena, che tuteli tutti i bambini.
La campagna di sensibilizzazione, in particolare, consiste in iniziative finalizzate alla
conoscenza e all‟osservazione del fenomeno degli abusi sui minori. Si ritiene necessaria
la messa in atto di attività volte, da un lato, a fornire informazioni a tutta la cittadinanza e,
in particolare a tutti quegli “operatori sensibili”, che svolgono la loro attività professionale
a contatto con i minori e, dall‟altro, a promuovere un “ascolto attivo e diffuso” sul
territorio, come prerequisito di base per poter pianificare un qualsiasi intervento, e
sostenere il diritto dell‟infanzia ad esistere nelle migliori condizioni.
D2) Perché la necessità di una formazione specifica degli operatori scolastici e
socio - sanitari ?
R2) E' logico presupporre che chi è impegnato nel campo dell‟educazione e della
formazione debba possedere un profilo di notevole complessità caratterizzata da una
valida sensibilità alla relazione educativa con i minori, dalla padronanza di specifiche
competenze tecnico-operative di natura culturale, psicopedagogica, metodologica e
organizzativa.
Un errore comune e gravissimo causa di conseguenze come: le mancate rilevazioni e le
mancate segnalazioni di abuso, le diagnosi scorrette e gli interventi sbagliati, è quello di
ritenere che sia sufficiente essere un bravo insegnante, un operatore attento e scrupoloso,
un professionista preparato, per condurre correttamente un caso di maltrattamento o abuso
sessuale ai danni di un minore.
Purtroppo non è così perché sono anche richieste, nell‟ambito di ciascuna professionalità,
una conoscenza approfondita del fenomeno nelle sue peculiarità, insieme alla capacità di
dare un giusto peso a ciò che si percepisce e di integrarsi con altre professionalità.
Non sapere che cosa fare, non essere capaci di districarsi nel garbuglio delle competenze,
difficoltà di valutare le parole e di interpretare i segnali di un bambino\a, sfiducia la
possibilità di intervento degli operatori sensibili.
Coloro che sono preposti alla tutela dei minori o che hanno delle responsabilità perché
esercitano la loro attività professionale su di essi, devono porre al centro della loro
attenzione la necessità di acquisire una preparazione e una competenza adeguata.
Quando si verifica una situazione di abuso, in particolare, se l‟abuso si è verificato
all‟interno della famiglia sono i soggetti esterni a poter percepire i sintomi rivelatori
del disagio determinato dalla violenza sessuale.
In tale contesto, è evidente che la scuola è un luogo privilegiato di osservazione e
prevenzione, perché permette di vedere il bambino nella sua quotidianità e di cogliere
microsegnali che possono funzionare come campanelli di allarme prima che la
situazione degeneri.
Di qui l‟importanza del ruolo assunto dagli operatori esperti nel campo degli abusi
sessuali e della necessità di una formazione specifica per quanto riguarda l‟audizione
del minore, le tecniche di intervista, i criteri per valutare la credibilità del racconto e
cosi via.
Su questa strada si pone il progetto “Io, Noi – un Faro a salvaguardia dell‟infanzia”
Difatti, solo conoscendo un linguaggio comune di intenti e di obiettivi è possibile una
piena collaborazione tra i soggetti che a vario titolo attueranno una efficace tutela del
minore.
D3) Esiste una definizione di abuso ?
R3) La violenza può essere definita come "qualsiasi coazione fisica o morale esercitata da
un soggetto su un altro al fine di indurlo a subire o a compiere atti che non avrebbe
altrimenti liberamente consentito o commesso".
Si può parlare di “abuso all’infanzia”, identificando negli abusi “gli atti e le carenze che
turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo
fisico, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di
ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del
bambino”.
L‟abuso può essere definito come “qualunque comportamento e atteggiamento che
impedisca, ritardi o distorca la possibilità del bambino di esprimere pienamente le sue
potenzialità”.
Abuso si sostanzia in una "qualunque situazione, attiva od omissiva, volontaria o
involontaria che comporti la compressione illegittima dei fondamentali diritti collegati alla
vita ed espressione della dignità di ogni individuo".
Tuttavia il concetto di abuso è stato spesso utilizzato in riferimento alla sua connotazione
sessuale rivolto a soggetti minori. In questa ottica, una definizione che mette in luce la
condizione della vittima, impossibilitata a scegliere o a comprendere correttamente quello
che sta accadendo, parla di "coinvolgimento di soggetti immaturi e dipendenti in attività
sessuali, soggetti a cui manca la consapevolezza delle proprie azioni nonché la possibilità
di scegliere.
Rientrano nell'abuso anche le attività sessuali realizzate in violazione dei tabù sociali sui
ruoli familiari pur con l'accettazione del minore".
D4) Quando si parla di abusi sui minori si pensa immediatamente all’abuso sessuale,
quali sono le altre forme di abuso contro i minori ?
R4) LA PATOLOGIA DELLE CURE
 INCURIA – ABBANDONO: si hanno quando le persone legalmente responsabili
del bambino\a non provvedono adeguatamente ai suoi bisogni,sia fisici che
psicologici.
Ci sono diversi livelli di gravità:
l‟abbandono dalla nascita;
il mancato rispetto dei bisogni nutrizionali;
il disinteresse per i bisogni emotivi.
Generalmente le forme più lievi di incuria sono anche quelle più gravi perché
esplodono solo quando si manifestano gravi disturbi nei bambini. Invece, il bambino
abbandonato alla nascita, ha una prognosi a distanza migliore perché, superato il
rischio di morte per soffocamento, assideramento, disidratazione, ecc., può
facilmente accedere ad una veloce adozione ed avere dei genitori sufficientemente
buoni.
Gli indicatori di rischio dell’incuria sono:
- Notizie sullo stato di salute del bambino\a: in genere basta un colloquio con i
genitori i quali non sono in grado do fornire notizie anamnestiche;
- Segni fisici: negazione di malattie croniche, vestiti inadeguati all‟età, al sesso e
alla stagione, scarsa igiene, abitudini alimentari (denutrizione o obesità), arresto
della crescita di origine psicosomatica da carenza di cure affettive;
- Segni comportamentali: bambini pigri, stanchi, tristi, hanno frequenti incidenti
domestici, non frequentano la scuola materna, non socializzano, non praticano
attività sportive.
 DISCURIA: consiste in una non corretta prestazione delle cure.
La personalità e lo sviluppo di un bambino si realizza attraverso delle fasi molto
diverse tra loro, ciascuna delle quali ha delle caratteristiche e dei bisogni fisici e
psichici specifici; il genitore attento e comprensivo è sensibile a questi bisogni e
modula su di essi il suo comportamento e le sue richieste nei confronti del figlio. La
disuria si ha quando ciò non si realizza. La famiglia manipola i bisogni del
bambino\a il quale in genere si adegua alle aspettative dei genitori. Quest‟ultimi
sono generalmente ignari di ciò che fanno.
Forme di discuria:
- Anacronismo delle cure: ad esempio alimentazione sbagliata per l‟età;
- Imposizione di ritmi di acquisizione precoci: ritmi del sonno, dell‟alimentazione
forzatamente regolati su quelli dei genitori e sui loro impegni e bisogni;
- Aspettative irrazionali: figlio genio, molteplici impegni, competitività, scarsa
socializzazione, ecc.. Questi bambini hanno una bassa stima di sé ed uno scarso
rendimento scolastico.
 IPERCURIA – la sindrome di Munchausen: Tale sindrome descrive il
comportamento di adulti che lamentano sintomi e malattie inesistenti che per
procura vengono riferiti ai propri figli. Si tratta di una proiezione sul figlio della
propria patologia. Il bambino\a rischia seri danni fisici e psicologici e talvolata la
vita. In tutti i casi riscontrati la madre è l‟autrice dell‟abuso, è lei che ricorre alle
cure mediche per i sintomi del figlio e spesso altera materialmente gli esami clinici
del figlio. Sono donne con gravi carenze affettive nell‟infanzia e che presentano dei
disturbi psicotici. Il padre è passivo e scarsamente presente. Spesso è lontano per
lavoro e generalmente sussiste una conflittualità di coppia negata.
Il bambino\a
tende a colludere con la madre simulando la malattia. Presenta:
- Difficoltà scolastiche (è spesso assente per motivi di salute con cui si giustifica
lo scarso rendimento);
- Assenza di interazioni sociali (trascorre molto tempo in ospedale, non fa attività
sportive o ricreative);
- Vive la malattia come protezione e come punizione (la guarigione è vista dal
bambino come perdita di affetto e\o la malattia viene vissuta come una
punizione;
- Una percezione corporea distorta (trattato da tutti come un malato non ha più la
percezione corretta del corpo;
- Patologia psichiatrica (ha un sé fragile e poco differenziato, ansia e depressione,
può presentare una struttura di “falso sé”.
Nella strutturazione della malattia contribuisce tutta la famiglia, anche allargata, per
mantenere la stabilità e negare i conflitti ed i problemi. L‟approccio psicologico è
spesso impossibile perché il delirio materno è centrato sul somatico e viene negato
tutto l‟aspetto emotivo e mentale.
FORME DI MALTRATTAMENTO
 MALTRATTAMENTO FISICO: L‟abuso fisico comprende tutte le lesioni non
dovute ad incidente, ma volontariamente inflitte.
Sulla base della gravità delle lesioni il maltrattamento fisico viene distinto in:
- Di grado lieve: lesioni che non necessitano di ricovero:
- Di grado moderato: quando è necessario il ricovero;
- Di grado severo: quando il bambino viene ricoverato in rianimazione con gravi
conseguenze neurologiche o la morte.
Il bambino maltrattato fisicamente, presenta generalmente, intense reazioni emotive
di pianto costante, panico, paure e scoppi improvvisi di aggressività.
Spesso ha
rifiuto del contato fisico, è apatico con una marcata carenza di iniziativa. È
remissivo, timido, pauroso degli ambienti estranei al suo mondo quotidiano. Fa dei
giochi violenti presentando come meccanismo di difesa preminente l‟identificazione
con l‟aggressore, tanto più che il genitore è una naturale immagine di
identificazione. Il bambino maltrattato può arrivare ad erotizzare la violenza che
subisce presentando dei tratti masochistici e\o sadici con gli altri bambini. Ha una
cattiva immagine di sé, si considera cattivo, antipatico, stupido. Ha in genere
difficoltà nell‟apprendimento.
I genitori maltrattati hanno sperimentato nella loro infanzia una grave deprivazione
affettiva. Hanno sperimentato nella loro infanzia una grave deprivazione affettiva.
Essi presentano, in particolare, due sentimenti: la debolezza e il possesso. Il pianto
persistente del bambino viene da loro vissuto come un atto di accusa, di non essere
bravi genitori, come un rifiuto totale e porta ad una collera immediata. Questo tipo
di genitori fa una identificazione proiettiva di aspetti di sé deboli, insopportabili e\o
di aspetti critici, verso i quali si prova una forte rabbia. Essi presentano spesso una
reazione emotiva incongrua quando vengono posti di fronte all‟accusa di
maltrattamento, sono spesso tranquilli ed indifferenti anche di fronte alla gravità
della situazione, minimizzando il problema fisico causato ai figli.
 MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO:
Il maltrattamento psicologico ha conseguenze più distruttive del maltrattamento
fisico, sul piano del normale processo evolutivo per tre motivi:
1. Ha un inizio molto precoce (anche prima della nascita attraverso le fantasie
sul futuro bambini);
2. Si protrae nel tempo prima che gli effetti divengano manifesti;
3. Viene esercitato in modo indiretto (attraverso messaggi paradossali e\o
ambigui.
L‟abuso psicologico nasce da una insufficiente o alterata percezione delle reali
esigenze del figlio, delle sue caratteristiche individuali, delle difficoltà che incontra.
Manca nei genitori uno spazio mentale per il figlio.
La psicopatologia dei genitori: lo spazio mentale dei genitori è occupato da
fantasie sul figlio tanto più accese quanto più rilevante è la psicopatologia
individuale o di coppia. Si possono individuare tre cause:
1. Il rifiuto primario del bambino;
2. La sovrapposizione di un modello ideale di figlio al figlio reale;
3. Meccanismi di identificazione proiettiva massiccia dei genitori.
Alla base c‟è la fantasia che il bambino non sia una persona con propri desideri,
bisogni, paure, una individualità da rispettare, ma semplicemente un oggetto o una
espansione narcisistica, il prolungamento dei genitori, quindi uno strumento per
risolvere conflitti interni. Se non intervengono fattori che interrompono questo
rapporto perturbante, la crescita del bambino continuerà ad evolvere in modo
distorto fino all‟esplosione psicopatologica nella pubertà o in adolescenza.
Disagio socioeconomico
coinvolgimento precoce nelle problematiche dell’adulto:
Il genitore esercita delle identificazioni proiettive sul bambino rispetto a proprie
problematiche psicosociali non risolte. Il bambino sarà amato se si adatterà ai
modelli proposti.
L’adozione: nell‟adozione entrano in gioco complicati meccanismi proiettivi tra
genitori e figli. I bambini adottati spesso devono concretizzare un desiderio dei
genitori adottivi fortemente idealizzato. Questi bambini possono presentare
difficoltà ad inserirsi nel contesto sociale e ad impegnarsi nelle attività.
La separazione dei genitori: quando la separazione è conflittuale, il
problema\bisogno del figlio viene individuato o addirittura inventato dal genitore,
solo nel momento in cui esso risulta funzionale alla lotta di coppia per mantenere la
vicinanza del partner o per vendicarsi dell‟abbandono, attribuendo a colui che lascia
ogni sorta di colpe e responsabilità del disagio emotivo della prole.
Violenza istituzionale: costituisce violenza psicologica qualunque azione o
omissione da parte di un operatore istituzionale che comporta un danno per il
bambino o una mancata tutela.
IL TRAUMA
Il trauma emozionale e psicologico, riguarda tutte quelle condizioni continuative o
temporanee, cumulative o improvvise, che comportano forme di deprivazione per eccesso
o per difetto sul corpo e sulla mente in formazione e crescita.
Ciò che rende il trauma “traumatico e patogeno, non è tanto l‟evento in sé o la sua
persistenza, ma soprattutto, la mancanza di presa di coscienza dell‟evento traumatico da
parte dell‟adulto responsabile dell‟evento.
Nei bambini, in cui le prime esperienze di conoscenza sono risultate troppo dolorose per
essere tollerabili, la spinta ad apprendere può essere completamente soppressa. Ciò
produce una pseudoinsufficienza mentale, con crolli della possibilità di apprendimento
scolastico, che vanno lette come un “attivo rifiuto di sapere”, causato dall‟associazione tra
“conoscenza e dolore”.
L‟esperienza scolastica fa spesso da cartina di tornasole attraverso: disturbi del
comportamento e difficoltà nell‟apprendimento.
GLI ABUSI SESSUALI
Si intende per abuso sessuale il coinvolgimento in attività sessuali di soggetti immaturi
a cui manca la consapevolezza delle proprie azioni, nonché la possibilità di scegliere.
L‟abuso sessuale compare nelle famiglie di tutti i ceti sociali, anche se in quelle di ceto
medio-basso, gli abusi sono più facilmente riconosciuti, mentre in quelle di ceto alto, viene
maggiormente nascosto e ha un carattere più perverso.
ABUSO SESSUALE INTRAFAMILIARE
1. Manifesto: gli autori sono spesso i padri o i conviventi, ma anche le madri possono
essere abusanti. Quest‟ultimo tipo di abusi (in genere manipolazione di tipo
masturbatorio) sono più devastanti di quelli paterni sulla sviluppo emotivo del
bambino e vengono poco riconosciuti perché la madre nella cultura generale,
esercita un suo diritto sul corpo del figlio sin dalla nascita.
Questo implica che in genere può essere riconosciuto solo dopo l‟adolescenza.
Sono poi riscontrabili abusi tra fratelli.
2. Mascherato: si dividono in:
 Pratiche genitali inconsuete – si hanno quando l‟adulto compie frequenti lavaggi,
ispezioni, applicazioni di creme, con una modalità perversa che indica un grave
problema psicologico. Queste situazioni danneggiano gravemente la coscienza
corporea del bambino\a.
 L’abuso assistito – in questo caso i bambini vengono fatti assistere all‟attività
sessuale dei genitori. Questa forma di abuso viene considerata legalmente non come
abuso, ma come “corruzione di minori”. In realtà, anche se non c‟è un‟esperienza
diretta, il bambino\a può sviluppare delle forme di perversione dovute all‟esperienza
del guardare.
 Gli pseudo- abusi – a questo gruppo appartengono gli abusi dichiarati ma in realtà
non realizzati trattandosi di una:
- Convinzione errata, a volte delirante, che il figlio\a siano stati abusati. In questi
casi i genitori sono persone che nella loro storia hanno avuto esperienze di abuso
subito, che vengono rimosse o proiettate sul figlio\a.
- Consapevole accusa di un genitore contro l‟altro. In questi casi il grave danno
per il bambino è il doversi adeguare ed allearsi con uno dei genitori.
- Dichiarazione non veritiera del bambino\a, che dimostrano in genere un forte
bisogno di attenzione e riescono in questo modo a veicolarla su di sé.
ABUSO SESSUALE EXTRAFAMILIARE
Gli abusi sessuali subiti dai bambini fuori della famiglia, sono un fenomeno
frequentemente sommerso per i sentimenti di vergogna, pudore che prevalgono
sull‟opportunità della denuncia. Le conseguenze psicologiche di questo tipo di abusi, sono
quindi molto legate a come l‟ambiente familiare reagisce. Alla base dell‟abuso
extrafamiliare c‟è: o un‟immaturità psicologica del bambino dovuta all‟età, o una
trascuratezza affettiva che non permette al bambino\a di sviluppare la capacità di
discriminare i pericoli, predisponendo ed accettare delle attenzioni da estranei per
compensare un vuoto affettivo. I bambini abusati devono spesso arrivare all‟adolescenza
prima di rendersi conto pienamente dell‟abuso subito.
L‟abusante può essere distinto in:
- Sconosciuto
- Persona che ha la responsabilità di cura e accadimento
- Amico di famiglia
- Parente non convivente
LA PEDOFILIA
Si parla di pedofilia, quando il bambino abusato è al di sotto dei 14 anni.
I pedofili possono essere distinti in:
- Omosessuali – ama i bambini come la mamma amò lui o come avrebbe voluto
essere amato
- Compulsivi – agisce in preda all‟impulso, ma è lucido e critico prima e dopo
l‟atto
- Regressivi – hanno difficoltà di avere rapporti sessuali con i propri pari
- Perversi – sono i più pericolosi perché il bambino\a non esiste come individuo,
ma solo come oggetto di soddisfazione sessuale.
D7) Chi è in genere l’abusante ? Esiste una catena transgenerazionale degli abusi ?
R7) L‟osservazione clinica dei bambini abusati ci dice che:
 Spesso almeno un genitore ha subito esperienze di violenze, fisiche o psicologiche,
nell‟infanzia.
 Sono frequenti le psicopatologie o i disagi emotivi nei genitori.
 Il bambino abusato può diventare un individuo predisposto a reazioni violente in cui
ripeterà l‟antica esperienza di abuso; divenuto genitore potrà assumere con i propri
figli comportamenti abusanti diversi da quelli sperimentati.
 È sempre più frequente la casistica di bambini abusati appartenenti a famiglie in cui
l‟abuso è presente in diverse generazioni.
 Gli abusi non devono essere considerati solo come atti perseguibili penalmente, ma
anche come comportamenti frutto di disagio emotivo che riguarda l‟intera famiglia,
poiché il bambino abusato e l‟adulto abusante sono gli anelli deboli di una catena
che lega tutto il nucleo familiare.
 La presenza di psicopatologie tra i genitori dei bambini abusati non deve
ovviamente spingere a credere che un genitore psicopatologico sia sempre anche un
genitore abusante. Rischia però di esserlo quando non viene curato, perché la sua
psicopatologia non è stata mai diagnosticata, oppure quando il genitore sofferente
non chiede aiuto o rifiuta le proposte di cure che gli sono offerte.
 L‟elemento disturbante che può indurre l‟abuso non è tuttavia la psicopatologia del
genitore o dei genitori, ma l‟effetto che queste psicopatologie hanno sulle relazioni
intrafamiliari e sui bisogni di cura fisica e psicologica dei figli.
D8) Quali sono i fattori di rischio che possono determinare un abuso ?
R8) I fattori di rischio sono le condizioni che possono dare luogo ad una situazione di
abuso. Questi fattori: culturali, socio-familiari, genitoriali e individuali del bambino,
possono determinare una situazione potenzialmente abusante, ma la condizione di abuso è
la risultante della convergenza di molteplici condizioni.
1. Fattori culturali:
 Atteggiamento verso la violenza, intesa come strumento per risolvere i problemi o
come mezzo per raggiungere i propri obiettivi;
 Atteggiamento verso le punizioni, con l‟utilizzo di forme educative dure e punitive;
 Concezione della famiglia non come luogo di condivisione dei valori affettivi, di
protezione e di solidarietà;
 Considerazione delle istituzioni di supporto alla famiglia come fonte di aiuto
prevalentemente economico;
 Atteggiamento di sospetto e di sfiducia verso i servizi sociosanitari, evitandone
l‟utilizzo; gli interventi sociali vengono vissuti come persecutori e minacciosi.
2. Fattori socio-familiari:
 Isolamento dal contesto sociale, con l‟impossibilità di utilizzare soluzioni o risorse
provenienti dallo scambio con altre famiglie o gruppi;
 Perdita dei rapporti o del supporto delle famiglie d‟origine;
 Difficoltà o insoddisfazione abitativa e lavorativa;
 Famiglie multiproblematiche;
 Discriminazione razziale.
3. Fattori genitoriali:
 Maltrattamenti pregressi subiti dai genitori o esperienze infantili di abbandono o di
carenti garanzie affettive;
 Violenza domestica e conflitti di coppia;
 Difficoltà a chiedere aiuto e a fruire dei servizi sociosanitari;
 Disturbi della personalità;
 Forme di dipendenza (alcool, droga, ecc.).
4.




Fattori individuali del bambino:
Precoce separazione dalla madre alla nascita;
Disturbi delle condotte fisiologiche;
Disturbi del comportamento alimentare;
Comportamento iperattivo.
D9) Quali sono i segnali che permettono di sospettare l’esistenza di situazioni di
abuso ?
R9) Generalmente si viene a contatto con un caso di abuso attraverso la rivelazione
esplicita da parte della vittima o attraverso un‟informazione diretta, più o meno anonima,
sull‟abuso, ma vi sono una serie di piccoli e grandi segnali che occorre conoscere e tenere
sotto osservazione per non limitare la nostra sensibilità su quelle che sono le „informazioni
indirette‟
o
„mascherate‟
sull‟abuso,
che
pure
ci
arrivano.
Se vi è stata una rivelazione esplicita, occorre sempre e comunque accertarsi che le
informazioni ricevute siano vere. A volte infatti il bambino potrebbe essere rimasto
suggestionato da scene viste in televisione o da racconti di bambini più grandi, così come
potrebbe non aver capito a fondo il significato reale di ciò che gli è accaduto. Stessa cosa
quando siamo di fronte ad un adolescente, che potrebbe avere interesse a "creare " un caso
di abuso, per colpire o danneggiare un amico, un insegnante, un genitore.
Nel di una rilevazione indiretta, il sospetto di abuso nasce in seguito all‟osservazione di
comportamenti inconsueti: ad esempio una bambina sempre brava a scuola, attenta ed
interessata comincia a fare assenze inspiegabili, racconti o disegni con espliciti riferimenti
sessuali,
ecc.
Spesso il bambino vittima di abuso è l'unico testimone dell'accaduto e non sempre per la
vittima è facile esprimere il disagio attraverso la comunicazione verbale, per immaturità,
paura, reticenze ecc. Il bambino vittima di abuso di solito manifesta certi comportamenti o
sintomi che possono essere considerati come indicatori di una possibile violenza sessuale
subita, anche se questo non significa purtroppo che sia sempre possibile osservarli: infatti
in moltissimi casi tali abusi non lasciano tracce evidenti nel comportamento manifesto del
minore e per accorgersene occorre essere molto sensibili e pronti all‟ascolto.
Molti bambini tuttavia non presentano segni fisici di violenza dato che spesso l‟abuso che
subiscono non ha carattere violento, ma consiste in pratiche sessuali (baci, manipolazioni,
carezze, rapporti orali, ecc.) che non danno l'opportunità di essere dimostrate a posteriori.
A volte possono essere semplicemente non più riconoscibili, dato il tempo trascorso:
per questo motivo si raccomanda un esame obiettivo del medico entro 72 ore.
Tutti, quindi, devono essere messi nella condizione di "percepire" le situazioni a rischio,
prendendo spunto anche dai segnali più banali, come ad esempio un bambino che piange
di notte senza un motivo apparente, o che non mangia con il consueto appetito.
Ma pure il gioco con le bambole, fatto in un certo modo può lasciar trasparire che il
bambino è stato oggetto di attenzioni morbose da parte di un adulto, che spesso fa parte
della famiglia.
Riportiamo comunque i principali segnali indicatori, sia da un punto di vista fisico
che psicologico.
Segni Fisici:
- Contusioni, graffi, morsi, segni di afferramento
- Sintomatologia fisica o prurito nell'area genitale
- Difficoltà di deambulazione
- Difficoltà nel mantenimento della posizione seduta
- Biancheria intima macchiata, strappata
- Tracce di sangue o di liquido seminale sugli indumenti o sulla cute
- Gravidanza nella primissima adolescenza in assenza di partner noto
- Pubertà precoce
Segni individuabili con esame clinico:
- Presenza di tracce di sperma nella vagina o nel retto
- Presenza di corpi estranei uretrali , vaginali e/o rettali;
- Lesioni genitali e/o anorettali
- Dilatazione vaginale o uretrale ingiustificata
- Infiammazioni, emorragie senza cause organiche evidenti
- Manifestazione di malattie infettive a trasmissione sessuale (gonorrea, clamidia,
conditomi acuminati, sifilide, HIV, ecc)
Segni nel comportamento:
- Passività, paura, sfiducia verso gli adulti
- Conoscenze e comportamenti sessuali inadeguati per l'età
- Difficoltà a relazionarsi con i coetanei (atteggiamenti aggressivi, disinteresse verso
attività ludiche)
- Atteggiamenti seduttivi verso gli adulti
- Calo del rendimento scolastico
- Difficoltà di linguaggio e dell'attenzione
Altri sintomi:
- Disturbi del sonno (insonnia, incubi anche a sfondo sessuale; pavor nocturnus)
- Disturbi dell'alimentazione
- Disturbi del controllo degli sfinteri (enuresi, encopresi)
- Ansia
- Depressione
- Fobie
- Sintomi ipocondriaci
- Rituali ossessivi (legati soprattutto alla pulizia personale)
- Disturbi psicosomatici del tratto gastroenterico
INDICATORI PREVALENTI IN ADOLESCENZA
- Fughe
- Condotte devianti
- Abusi di sostanze
- Condotte autolesionistiche, tentati suicidi
- Sessualità precoce e promiscua
- Inibizione sessuale
- Rifiuto sessuale
D15) Quali sono i risvolti psicopatologici a causa dei traumi provocati dagli abusi
R15) Per capire la nascita di una psicopatologia bisogna far riferimento anche al fatto che i
bambini abusati vivono in condizioni di vita in cui il parametro di “normalità” è costituito
dall‟esperienza dell‟abuso.
A questa situazione, che costituisce la sua “normalità”, il bambino non risponde reagendo
ma, generando un profondo senso di colpa. Strutturandosi in una fase iniziale dello
sviluppo, questo senso di colpa arcaico si presenta come il frutto di una colpa senza nome
commessa dal bambino. Si tratta di un senso di colpa primario , che determina nel
bambino la convinzione che non è amato perché è “anormale”, “immondo”, “cattivo”
secondo la logica che essere amati significa che si è stati buoni, mentre il non esserlo vuol
dire che si è stati e si è “cattivi”.
Il permanere di questo senso di colpa lascia il bambino in una condizione di solitudine e
smarrimento, facendolo dubitare del proprio diritto all‟esistenza. Poiché non gli è dato
esprimere ciò che prova, il bambino deve impedire che i suoi sentimenti siano evidenti non
solo agli altri, ma soprattutto a se stesso.
A questo scopo è costretto a utilizzare dei meccanismi di difesa che domineranno il suo
futuro sviluppo psichico, causandogli lo strutturarsi di psicopatologie.
La psicopatologia e i comportamenti patologici derivano, quindi, non tanto
dall’abuso ma dai meccanismi di difesa utilizzati in modo rigido per evitare:
1. l‟angoscia per la ripetizione degli abusi
2. la depressione per non avere garanzie affettive, protezione, o potersi fidare degli adulti
3. il senso di colpa per i sentimenti negativi e il dubbio di aver provocato l‟abuso, per il
vantaggio affettivo o fisico ottenuto
4. per il timore di danneggiare la famiglia e l‟abusante
5. la vergogna
Il bambino si difende dalla sofferenza con meccanismi di:
1. rimozione
2. negazione
3. distanziamento affettivo
4. scissione
5. conversione contro di sé
6. identificazione
Quindi, se l‟esperienza subita non viene scoperta e trattata, la psicopatologia e i
comportamenti patologici o perversi dominano il quadro evolutivo del bambino abusato.
È inutile pensare che l‟esperienza debba essere semplicemente “dimenticata”, essa deve
essere elaborata.
Ciò è anche alla base della differenza tra incubo e sogno.
L‟incubo riporta alla coscienza durante il sonno un‟esperienza non elaborata, che si è
cercato di dimenticare.
Il lavoro del sogno implica una elaborazione dell‟esperienza diurna che quindi può e deve
essere dimenticata.
Il bambino abusato deve, quindi, essere sempre trattato psicoterapeuticamente. Il
trauma può essere dimenticato, rimosso ma, non è reversibile e può evidenziarsi in
particolari momenti della vita in cui il contesto spingerà a rievocarlo.
Anche la famiglia va aiutata e sostenuta ad affrontare l‟esperienza traumatica, anche per
loro, dell‟abuso subito dal figlio.
D10) Come comunica il suo dramma un bambino/a abusato/a e come comunicare con
esso ?
R10) Gran parte della nostra comunicazione passa attraverso canali non verbali.
Si possono, quindi, presentare inconvenienti nell‟affidare solo alle parole la
comunicazione delle esperienze, soprattutto quando si tratta di bambini.
Prima di tutto perché non sempre si trovano le parole per descrivere in modo adeguato le
esperienze in particolare traumatizzanti. Secondo, usiamo solo le parole che conosciamo;
più il minore è piccolo e meno parole ha a disposizione. Terzo, chi abusa di solito
minaccia il bambino\a se dirà a qualcuno quello che gli è stato fatto.
Molte volte i bambini, pur minacciati dal segreto, lasciano trapelare con vari segnali il loro
stato di disagio e di malessere. Sono molto frequenti le richieste di aiuto o consulenza da
parte di scuole che notano comportamenti strani in alcuni bambini.
Quello che si verifica molto spesso in situazioni del genere è che nessuno parli o ascolti
che cosa abbiano bisogno di dire questi bambini; l‟impatto emotivo che crea il vedere o il
pensare che il bambino faccia quella determinate cosa e che ciò possa essere legato ad un
abuso sessuale è così forte che la maggior parte delle volte è necessario che gli operatori
sociali facciano consulenza agli stessi insegnanti.
Nessuno si sogna di prendere in mano la situazione. Non avviene il passaggio successivo,
cioè nessuno osa chiedere ad un bambino\a dove ha imparato a fare quelle cose, spesso
non ci riescono neanche le madri, perché hanno paura, non sanno cosa dire e hanno paura
di ascoltare.
Invece, per questi bambini a volte basta poi così poco, basta che sappiano che ci sia
qualcuno che possa ascoltare questo loro segreto e che voglia aiutarli e proteggerli per dar
luogo ad una rivelazione.
Descrivere sulla carta ciò che è successo, tema o disegno, permette al bambino abusato di
aggirare le angosce interne e di “comunicare” in un modo più sicuro. Molte volte il
messaggio nel disegno è di “non dire” o indica l‟impossibilità e le condizioni ostacolanti a
comunicare verbalmente (per esempio: mancanza della bocca). Per tali motivi la
comunicazione attraverso l‟espressione artistica merita un‟attenzione specifica.
Ogni bambino sviluppa un proprio sistema simbolico di espressione non verbale, in cui
riversa sogni, sentimenti, pensieri ed esperienze.
Chi si occupa di minori deve, quindi, imparare a comprendere ed a comunicare con essi
secondo il loro livello creativo: il disegno può diventare un canale privilegiato per
“ascoltare” ciò che dicono.
Indipendentemente dall‟abilità artistica, sembra che alcuni simboli ricorrano nelle
creazioni dei bambini maltrattati ed abusati. Va, comunque, precisato che il ripetersi di tali
simboli non significa necessariamente che l‟autore sia stato abusato.
Bisogna tenere presente che si tratta solo di indicatori.
Non si può individuare un abuso sulla base di uno o più disegni. Il linguaggio simbolico va
analizzato nel contesto complessivo della vita di un soggetto.
Nel raccogliere le informazioni dalla vittima è importante adottare i seguenti
atteggiamenti:
1 Evitare barriere fisiche - come cattedra o banco. Mettersi seduti vicino alla vittima
per comunicare e far sentire che vi è confidenza, partecipazione, empatia.
2 Stare seduti o, se in piedi, stare fermi – evitare di camminare avanti e indietro perché
indica poco interesse. L‟attenzione continua fa cadere le barriere difensive e riduce la
diffidenza.
3 Evitare espressioni traumatizzanti, forti – se si chiedono chiarimenti durante il
racconto, si devono usare espressioni più neutre possibili. È importante iniziare con
domande generiche per stabilire un rapporto di fiducia, fare il meno possibile domande
dirette, ma cercare di ottenere il che cosa, chi, come, e quando.
4 Completare il colloquio confortando il bambino\a – chiedere se ha qualche domanda
da fare e rispondere con sincerità, non fare promesse che non si possono mantenere,
chiedere che cosa si aspetta che succeda e spiegare che cosa è probabile che succeda.
5 Evitare movimenti ritmici – come tamburellare con le dita o le penne, in quanto
indicano insofferenza e nervosismo.
6 Non mostrare fretta, impazienza o irritazione, evitare le interruzioni – bisogna
mettersi nei panni di chi ha subito un abuso e, raccontandolo rivive il trauma. Se si
blocca, non perdere la calma, è probabile che sia arrivato a raccontare il momento più
doloroso. Aggirare il blocco con domande su altri argomenti, per poi ritornare
successivamente al racconto del fatto.
D11) Come deve agire un insegnante di fronte a un caso sospetto di abuso ?
R11) È fondamentale, in questi casi predisporre un protocollo di guida.
 Intervenire è un obbligo morale e sociale, in quanto i bambini vittime di abuso
costituiscono una categoria molto vulnerabile, che rischia facilmente, crescendo, di
rinnovare “il ciclo”, da vittima ad aguzzino, trasformandosi in genitori inadeguati o
violenti di un‟altra generazione di bambini disturbati.
Affinché l‟azione dell‟insegnante volta alla protezione del minore sia efficace, è
necessario:
 Lavoro di rete: che rientri, cioè, in un progetto che veda il coinvolgimento di più
figure professionali: l‟azione dell‟insegnante dovrà essere strettamente collegata ad
un lavoro di rete. Quindi, è importante ribadire l‟importanza della valutazione del
fenomeno dell‟abuso sui minori da parte di un gruppo di operatori appartenenti a
diverse professionalità.
 La segretezza: altro aspetto importante che permetterà all‟insegnante di svolgere un
intervento corretto ed efficace è costituito dalla necessità della segretezza, che dovrà
essere rispettata nella fase di raccolta delle informazioni. Il sospetto su cui si muove
l‟operatore è particolarmente delicato e comprometterebbe, se risultasse infondato,
il futuro del minore e dei suoi familiari. Tale precauzione sarà indispensabile,
inoltre, per non rischiare di invadere quello che potrà essere il percorso successivo
che gli organi di Polizia giudiziaria attiveranno nella fase delle indagini.
 Integrazione con le altre Istituzioni: Un altro aspetto specifico dell‟azione degli
insegnanti è il mantenimento di un buon livello di collaborazione e integrazione con
gli altri sistemi istituzionali: servizio sociale, servizio socio-sanitario, magistratura.
Tutto ciò garantirà la coerenza degli interventi e consentirà che ogni singola tappa
del percorso di tutela del minore venga raggiunta avendo presenti tutte le tappe
precedenti e tutti i protagonisti che ve ne fanno parte.
 La segnalazione all’Autorità Giudiziaria - Obbligo di denuncia.
l‟insegnante, come tutti gli incaricati di pubblico servizio, ha l‟obbligo di denuncia
quando, nell‟esercizio delle sue funzioni, venga a conoscenza di un reato.
 Tribunale Ordinario: quando il presunto autore degli abusi è maggiorenne;
 Tribunale Minorenni: quando il sospetto autore è un minorenne;
 Polizia Giudiziaria: che la trasmetterà alla Procura della Repubblica competente.
L‟obbligo della denuncia non possono assolutamente sottrarsi perciò istituzioni quali la
scuola e i servizi socio-sanitari, che dovranno assumersi la responsabilità di informare
l‟autorità giudiziaria.
D12) Con quale atteggiamento e quali comportamenti un insegnante deve porsi di
fronte a una rivelazione di abuso ?
R12) Bisogna, dunque, assolutamente evitare gli atteggiamenti che mirano a tutelare il
“buon nome” della scuola, ad evitare scandali e quindi a soffocare.
Bisogna evitare che l‟imperativo categorico sia quello di mettere il silenziatore, di
negare sempre ed in ogni caso.
Questo è un atteggiamento gravissimo che ignora completamente la funzione
essenziale svolta dalla scuola e dagli insegnanti e, comunque, dagli operatori scolastici
in generale.
E‟ importante, pertanto, sapere ascoltare il bambino cercando di conquistare la sua
fiducia e confidenza, atteso che la rivelazione dell‟abuso è un processo lungo, faticoso,
che deve fare i conti con i sensi di colpa, con la vergogna, e peggio ancora con le
minacce.
Tutte le forme di violenza perpetrate nei confronti dei minori sono una realtà dolorosa.
Le ferite lasciate da un abuso durante l‟infanzia lasciano una traccia indelebile che
condiziona inevitabilmente le scelte ed il modo di vivere futuro.
Tutte le forme di abuso, sviluppano nel bambino sentimenti di paura, confusione e
disorientamento. Per il bambino è estremamente difficile, distinguere, trovare una
giustificazione a questi atti. A maggior ragione quando l‟abuso è perpetrato da chi, di
regola, dovrebbe proteggerlo e accudirlo.
Con i bambini che hanno subito violenza sono necessarie, dunque, competenza,
professionalità e anche una notevole dose di sensibilità umana e di comprensione.
Essi si sentono indifesi fisicamente e moralmente, la loro personalità è ancora troppo
lontana dall‟essersi consolidata perché essi siano in grado di protestare sia pure solo
mentalmente. Ma questa stessa paura, quando raggiunge un certo livello, li costringe
automaticamente a sottomettersi alla volontà dell‟aggressore.
Il bambino\a si sente confuso, diviso in due, innocente e colpevole allo stesso tempo,
comunque nell‟impossibilità di manifestare il suo pensiero e di avere e dare fiducia.
Ciò fa comprendere anche la difficoltà dei bambini a confidarsi con l‟altro genitore per
quanto gli accade.
Il primo e più ovvio effetto del segreto è consentire all‟abuso di iniziare e perpetuarsi nel
tempo senza che vengano suscitati quegli interventi esterni che vi metterebbero fine.
Se le cose comincia ad emergere è necessario prendere in mano la situazione, non perdere
altro tempo, perché se da una parte necessario essere cauti, dall‟altra non è possibile
pretendere che il bambino ci racconti subito tutto.
Bisogna trovare una giusta misura, che non è affatto facile, tra non essere interventisti né
essere troppo cauti.
La rivelazione può essere fatta di tanti piccoli pezzi, come un puzzle, messi poi insieme,
l‟importante è valutare ogni cosa attentamente, connettere affermazioni con eventuali
sintomi, riflettere e valutare che fare.
D13) Chi ha l’obbligo di denuncia nel caso di un sospetto di abuso ?
R13) In Italia, c'è l'obbligo di referto (artt.365 c.p. e 334 c.p.p.) da parte degli operatori
sanitari che, nell'esercizio della propria professione, abbiano prestato la propria opera o
assistenza in casi che possono presentare i caratteri di un delitto procedibile d'ufficio.
Obbligato alla denuncia di reato è anche il "pubblico ufficiale" o "l'incaricato di un
pubblico servizio" che, nell'esercizio delle sue funzioni, venga a sapere di un delitto, o
anche
solo
di
un
sospetto
di
delitto,
procedibile
d'ufficio.
La legge quindi punisce l'omissione di referto o denuncia.
La segnalazione facoltativa dell’abuso da parte dei privati:
L'obbligo giuridico di denunciare l'abuso o il sospetto abuso non riguarda invece il
cittadino comune, che è tenuto comunque a farlo sul piano morale, in quanto poi vi sarà
l‟Autorità Giudiziaria a stabilire la veridicità del sospetto.Attualmente ricade sotto il
regime disciplinato dall‟art.333 c.p.p., per cui ogni persona che ha notizia di un reato
procedibile di ufficio può sporgere denunzia. La realtà è che spesso si preferisce non
segnalare alla Autorità Giudiziaria l‟abuso per il timore dell‟allontanamento del minore
dal nucleo familiare e/o per i provvedimenti di decadenza dalla potestà genitoriale.
Occorrerebbe, dunque, introdurre un obbligo penalmente sanzionato a carico del privato di
denunziare alla Autorità Giudiziaria notizie di abuso sessuale su minori. Capita, talvolta,
che l‟operatore sociale decida di fare un cd. “patto terapeutico” con la famiglia pur di
evitare la segnalazione all‟A.G., ma ciò è in netto contrasto con il nostro sistema
normativo e, soprattutto, è in conflitto con il diritto della vittima ad un processo
chiarificatore non solo del danno subito, ma anche quale risarcimento dello stesso.
Segnalazione obbligatoria dell’abuso da parte degli operatori delle istituzioni
pubbliche e degli esercenti una professione sanitaria per i reati procedibili di
ufficio.
L‟art.331 c.p.p. prevede l‟obbligo della denunzia scritta a carico di tutti i pubblici
ufficiali e incaricati di pubblico servizio che nell‟esercizio o a causa delle loro
funzioni o del loro servizio hanno notizia di un reato procedibile di ufficio. L‟art.365
c.p. prevede che chi esercita una professione sanitaria ha l‟obbligo di presentare il
referto ogni qualvolta presta la propria assistenza in situazioni che possono presentare
gli estremi di un reato procedibile di ufficio. A chi mi riferisco? Ai medici, generici e
specialistici, agli psichiatri, agli psicoterapeuti, ai psicologi clinici. Non si trascuri che
la legge del „56 che ha istituito l‟ordine degli psicologi li equipara di fatto agli
esercenti la professione sanitaria. Dunque, è vero che esiste il segreto professionale,
debitamente tutelato dalla norma, ma è altrettanto vero che è fatto salvo dalla legge
l‟obbligo di riferirne all‟A.G.. Ciò comporta che il sanitario, sia che operi in una
struttura pubblica, sia che operi in una struttura privata, deve deporre in ogni caso
allorquando ha l‟obbligo di referto e di denunzia. Mi risulta che il Codice
deontologico degli psicologi italiani approvato nella seduta del Consiglio Nazionale
dell‟Ordine del giugno „97 prevede, all‟art.13 comma 1, che “nel caso di obbligo di
referto o di denunzia lo psicologo riferisce quanto appreso”. Chi viola tali obblighi è
punito così come previsto dal codice penale agli artt.361, 362, 365 c.p..
D 17) Qual è l’atteggiamento e qual è la responsabilità delle istituzioni e della politica
rispetto al fenomeno della violenza sui minori ?
R17) Le riflessioni, in merito al ruolo e alle responsabilità, nascono spesso dal confronto
e, proprio dal confronto con gli insegnanti, una categoria da sempre in prima linea rispetto
alle problematiche che investono i minori, nasce una riflessione fondamentale: per questi
operatori è sempre impellente la necessità e l‟urgenza che si parli e ci si confronti sul
fenomeno in oggetto, in quanto percepiscono la gravità della mancanza di una rete di
informazioni, formazione e protezione.
È spontaneo chiedersi perché in una società così evoluta, garantista verso tutto e tutti, con
un contesto ricco di strutture a salvaguardia di tutti i soggetti deboli, è grande il vuoto di
conoscenza e di intervento sulla condizione del bambino maltrattato o abusato?
Se esistono Leggi, Carte dei Diritti, Protocolli, Convenzioni, Dichiarazioni, a tutela e a
salvaguardia dei bambini, primo tra tutti quello ad avere un‟infanzia serena, perché quando
si parla del bambino oggetto di violenza, le istituzioni, la politica, le strutture, le figure
professionali, le strategie d‟azione sono quasi sempre inadeguate?
Una delle risposte potrebbe essere che forse, più forte della richiesta di parlare del
problema è quella di non parlarne o, parlarne in modo distorto, per creare solo confusione
ed emotività intorno al fenomeno. Capire il perché, quindi, richiede lo sforzo di focalizzare
l‟attenzione non solo sul presente ma, soprattutto sul passato, sul percorso storico-culturale
della nostra società.
D16) Quali indicazioni possiamo dare per prevenire casi di abusi sui minori ?
R16) Fondamentalmente per un insegnante e per i genitori sono:
 Rinviare ai bambini l‟immagine che non tutti gli adulti sono trascuranti o abusanti
o imprevedibili o violenti: Tutti possono fornire esperienze formative positive per i
bambini; alcune volte le interazioni più terapeutiche avvengono con persone senza
nessun addestramento particolare, le quali interagendo con il minore, attraverso il
rispetto e l‟umorismo, permettono che egli si senta apprezzato per quello che è.
 Educare gli adulti, che circondano il bambino, sul modo di pensare, sentire e
comportarsi con i bambini traumatizzati.
 Privilegiare la prevenzione: vanno fornite ai bambini esperienze cognitive,
emotive, sociali e fisiche arricchenti, ma, affinché si possa parlare di vera
prevenzione, è necessario informare ed educare la gente rispetto al fenomeno.
 Aiutare il bambino\a a confidare il suo grande dramma o dolore.
 Rompere il silenzio: l‟abuso sul minore può continuare solo se viene mantenuto il
segreto. L‟aggressore sa di commettere un crimine, perciò il silenzio del bambino è
essenziale. I bambini devono essere in grado di rompere il silenzio e poter parlare
con qualcuno di cui hanno fiducia quando si sentono in pericolo.
 Dare potere ai bambini\e: Gli aggressori approfittano dell‟impotenza dei bambini.
I bambini devono essere in grado di decidere chi può toccare il loro corpo. Fin dalla
prima infanzia devono imparare che il loro corpo appartiene a loro stessi. Devono
avere la forza e la sicurezza in sé per poter rifiutare richieste e comportamenti
illegittimi e\o offensivi. È importante aiutare i bambini a giocare ed a realizzare
attività che sviluppino la corporeità; infatti, più i bambini daranno valore al proprio
corpo e più lo cureranno e lo proteggeranno.
 Nominare correttamente le parti del corpo: I bambini piccoli dovranno imparare i
nomi di tutte le parti del proprio corpo. Questo è un punto della prevenzione
fondamentale, infatti, se c‟è abuso è importante che il bambino abbia la possibilità
di riferirlo e di nominare con proprietà le parti del corpo.
 Proteggere le parti private: Bisogna insegnare ai bambini che le loro parti private
sono speciali, e per questa ragione vengono tenute coperte. Insegnare loro che a
nessuno è consentito toccare queste parti, ad eccezione del personale medico se
sono ferite o doloranti. Dopo i tre anni, i bambini devono imparare a tutelarsi, a
curare la propria persona, ad apprendere che nessuno ha il diritto di toccarli in modo
da metterli a disagio o provocando loro dolore. Così durante la crescita, i bambini
imparano che le parti intime devono restare intime, acquisendo consapevolezza
rispetto al proprio corpo.
 Riconoscere i propri sentimenti: È essenziale insegnare ai bambini il rispetto dei
loro stati emotivi. Devono sapere che i sentimenti e le reazioni emotive sono come
gli amici, perché ci dicono qualcosa su di noi e su quello che ci piace e che non ci
piace. Le reazioni emotive, i sentimenti, aiutano in situazioni di possibile pericolo,
perché funzionano come campanelli d‟allarme, segnalando che c‟è qualcosa che non
va. Elemento di rilevante importanza, sarà aiutare il bambino a capire cosa sente e
perché
si
comporta
in
un
certo
modo
in
certe
situazioni.
I bambini traumatizzati di solito agiscono d‟impulso e non capiscono perché lo
fanno.
Vincenzo TAURINO
Sociologo Politiche Sociali
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