NUMERO 7 – LUGLIO 2009 NUMERO 4 – APRILE 2010 INDICE Cannabis e psicosi: l’Australia punta il dito sull’uso precoce di sostanze Dipendenza da droghe e da cibo: condividono la stessa base neurobiologica Adolescenti e uso di crack: cresce il rischio HIV Naltrexone: efficace nella cura dell’alcolismo e nella riduzione dei costi Spice e N-joy: stop a pericolosi cannabinoidi sintetici OEDT, al via la nuova strategia triennale Alcol: consumi, abuso e costi in Italia. Nuovo report epidemiologico 2010 Questa Newsletter è uno strumento informativo per gli operatori dei Dipartimenti delle Dipendenze realizzato dallo Staff Dronet in collaborazione con vari centri di ricerca e di informazione nazionali ed internazionali. Per la produzione delle informazioni si utilizzano motori di ricerca e siti specializzati come ad esempio NIDA, Medline, UNODC, EMCDDA, United Nations Office on Drugs and Crime, Osservatorio Fumo, Alcool e Droga, ISS. Con questa iniziativa si vuole agevolare la circolazione di informazioni scientifiche all’interno della Dronet Community riguardanti l’area delle Dipendenze in maniera rapida e stimolante lasciando agli operatori in un secondo momento la possibilità di collegarsi alle fonti originarie per eventuali e successivi approfondimenti. L’opportunità di disporre di strumenti di questo tipo deve essere colta a pieno dagli operatori con l’invito contemporaneo e segnalarci eventuali miglioramenti e indicazioni per rendere più utile questa iniziativa. Responsabile scientifico Dott. Giovanni Serpelloni A USO INTERNO Dipendenza da droghe, una questione di geni Sigarette e sclerosi multipla: potenziamento dei fattori di rischio Nuove sostanze psicoattive: valutazione del rischio a livello europeo Alcol e droghe: negli over 65 crescono i consumi Padri comunicativi adolescenti Dipendenza e prevenzione sigarette negli da nicotina: individuato un nuovo target biologico L'influenza dei campioni sportivi sul consumo di alcol tra i giovani Alcol: invecchia e aumenta il rischio di cancro NAC: un trattamento promettente per la cura della dipendenza da cocaina 24 nuove droghe sintetiche in UE: nuovo rapporto OEDT Cannabis e psicosi: l’Australia punta il dito sull’uso precoce di sostanze 01-04-2010 L’uso di cannabis in età precoce è associato al rischio di sviluppare disturbi psicotici; inoltre, un consumo precoce di alcol e altre sostanze è predittivo di un successivo uso di cannabis prolungato nel tempo. Al fine di ridurre il più possibile bias - come una storia familiare di schizofrenia o la dipendenza da sostanze – che possono influenzare l’associazione tra cannabis e psicosi, un gruppo di ricercatori della Royal Australian and New Zealand College of Psychiatrist ha condotto uno studio su coppie di fratelli australiani (3.800) nati tra il 1981 e il 1984. Questo modello infatti minimizza l’interferenza di tali fattori sui risultati, dato che le differenze riscontrate hanno minore probabilità di essere attribuite ad esposizioni genetiche condivise o ambientali. I giovani sono stati contattati ripetutamente a 5, 14 e 21 anni e l’uso di cannabis è stato valutato attraverso un questionario che ha permesso di stabilire la durata dell’uso di droga a partire dalla prima sperimentazione. Sono state inoltre valutate misure associate alla psicosi come la schizofrenia, il disturbo delirante persistente, la presenza di allucinazioni. L’analisi dei dati ha evidenziato l’uso di alcol o sostanze illecite da parte dell’8% dei quattordicenni; a 21 anni circa il 18% riferiva l’uso di cannabis per una durata di 3 anni, il 16% per 4/5 anni, il 14% per 6 o più anni. Emerge una relazione fortemente significativa tra l’uso di alcol e droghe a 14 anni e una maggiore durata d’uso di cannabis, con una probabilità 15 volte maggiore di utilizzare cannabis da 6 o più anni. Maggiore è l’esposizione agli effetti della cannabis maggiore è la probabilità della comparsa di disturbi psicotici. Lo studio supporta quindi l’ipotesi secondo cui l’uso precoce di cannabis rappresenta un fattore mutante di rischio per disturbi psicotici nei giovani. CATEGORIA: Internazionali TIPO: Psico-sociale FONTE: Archives of General Psychiatry Dipendenza da droghe e da cibo: condividono la stessa base neurobiologica 02-04-2010 Una caratteristica tipica dei soggetti in sovrappeso è l’incapacità di smettere di mangiare grandi quantità di cibo, nonostante la consapevolezza dei danni che ciò comporta alla salute. Un meccanismo molto simile a quello che spinge alla continua ricerca di droga: sia l’obesità che la dipendenza da sostanze sono infatti accumunate da una disfunzione del meccanismo cerebrale della ricompensa. In entrambi i casi, il consumo eccessivo può indurre ad un graduale aumento dei limiti oltre i quali si sperimenta la sensazione di soddisfazione, con la conseguente ricerca di dosi sempre maggiori per soddisfare la sensazione di piacere. Queste osservazioni emergono da esperimenti condotti su animali riportati in uno studio dello Scripps Research Institute (http://www.scripps.edu/news/press/20100329.html) importante centro di ricerca multidisciplinare in California - recentemente pubblicato online dalla rivista Nature Neuroscience. Gli esperimenti consistevano nel permettere ad alcuni gruppi di ratti l’accesso a diverse quantità di cibo, sia normale che altamente calorico. I ricercatori hanno osservato che è sufficiente un accesso a quantità illimitate di cibo calorico per scatenare una risposta nel cervello tipica degli stati di dipendenza, portando a mangiare in maniera compulsiva con conseguente insorgenza dell’obesità. Comportamento che si manifesta anche quando l’accesso al cibo è condizionato da uno stimolo di disturbo (uno shock elettrico) per l’animale. Paul M Johnson e Paul J Kenny, autori dello studio, hanno inoltre osservato cosa accade nel cervello dei ratti sottoposti all’esperimento ed hanno potuto constatare il coinvolgimento di recettori dopaminergici nello striato, specificatamente del sottotipo D2. DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 2 /12 Nello specifico, i ricercatori hanno osservato una relazione inversa tra aumento di peso e livelli di espressione dei recettori D2: i ratti che diventavano obesi presentavano infatti una diminuzione di questi recettori nel circuito cerebrale della ricompensa, così come accade nell’uomo a seguito della dipendenza da cocaina o eroina. In una nota (http://www.nida.nih.gov/newsroom/10/NR3-28.html ) del NIDA, istituto americano per lo studio delle dipendenze, la direttrice Nora D. Volkow ha sottolineato come la dipendenza da droghe e l’obesità costituiscano un grave problema per la salute negli USA, indicando la presente ricerca come un’importante scoperta che apre la via all’applicazione di alcune delle conoscenze acquisite nello studio della dipendenza da droghe allo studio della dipendenza da cibo spesso responsabile del sovrappeso e dell’obesità. CATEGORIA: Internazionali TIPO: Neuroscienze FONTE: Nature Neuroscience Adolescenti e uso di crack: cresce il rischio HIV 06-04-2010 L’uso di crack e cocaina costituisce motivo di preoccupazione, sia per le proprietà psicotrope della sostanza che per il maggior rischio di diffusione di malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV. Uno studio, condotto da ricercatori della Bradley Hasbro Children's Research Centre negli Stati Uniti e pubblicato sul Journal of Child and Adolescent Substance Abuse, ha esaminato i comportamenti sessuali a rischio e non protetti in adolescenti consumatori di crack e cocaina. Il campione è composto da 282 ragazzi di 15 anni (età media) a cui sono stai diagnosticati diversi disturbi psichiatrici, dal disturbo dell’umore a disturbi da stress post traumatico e comportamento dirompente. Il 13% dei giovani ha utilizzato crack e cocaina almeno una volta nella vita, circa ¾ degli adolescenti utilizza alcol e più della metà ha utilizzato anche marijuana. Dopo aver valutato i fattori di rischio che incidono sulla probabilità di trasmissione dell’HIV (età, sesso, etnia, patologie psichiatriche), il 47% dei giovani intervistati ha riferito di utilizzare “sempre o quasi sempre” il preservativo. Il 15% degli adolescenti è stato curato per precedenti patologie trasmesse sessualmente. Questa è una delle prime indagini che si preoccupa di studiare la correlazione tra uso di cocaina e crack e rischio di HIV negli adolescenti. I risultati dello studio dimostrano che gli adolescenti che consumano droghe hanno una probabilità sei volte maggiore rispetto ai coetanei di non utilizzare il preservativo nei rapporti sessuali, esponendosi al rischio di infezione HIV. I rapporti sessuali non protetti rappresentano la principale via di trasmissione dell’infezione negli adolescenti; pertanto, gli interventi rivolti a giovani con disturbi psichiatrici dovrebbero attribuire particolare attenzione per la prevenzione dei comportamenti a rischio. CATEGORIA: Nazionali TIPO: Epidemiologia FONTE: Journal of Child and Adolescent Substance Abuse DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 3 /12 Naltrexone: efficace nella cura dell’alcolismo e nella riduzione dei costi 07-04-2010 I disturbi associati all’abuso e alla dipendenza da alcol sono causa di numerosi problemi di carattere medico, psichiatrico, legale, occupazionale e familiare, oltre ad avere pesanti ripercussioni in termini di costi sanitari e non sanitari sulla società. Negli Stati Uniti l’8,5% della popolazione manifesta problemi correlati all’abuso di alcol e le politiche sanitarie mirano ad individuare le terapie più efficaci per il trattamento dell’alcolismo. Un nuovo studio coordinato dal prof. Henry Kranzler della University of Connecticut Health Center, evidenzia l’efficacia della terapia con naltrexone per via orale, non solo per la cura ma anche per la riduzione dei costi sanitari e sociali delle patologie correlate all’uso di alcol. Lo studio ha coinvolto un gruppo di oltre 1.100 pazienti con diagnosi di alcolismo e sottoposti ad almeno un ciclo di trattamenti con naltrexone, un gruppo di 3.400 soggetti con diagnosi di alcolismo e nessuna prescrizione terapeutica e un gruppo di controllo composto di persone sane (3.400). Le spese sanitarie erano calcolate per i sei mesi precedenti e seguenti il trattamento con naltrexone. I dati esaminati dimostrano che i pazienti trattati con naltrexone nel periodo precedente il trattamento hanno spese sanitarie significativamente più alte rispetto ai pazienti che non ricevono alcun trattamento, ma dopo la terapia queste spese si riducono notevolmente. In altre parole, la terapia con naltrexone permetterebbe di ridurre i costi sanitari e sociali legati all’alcolismo, aspetti che dovrebbero essere tenuti in considerazione da chi riveste ruoli manageriali e gestionali nell’ambito delle tossicodipendenze. CATEGORIA: Internazionali TIPO: Trattamenti terapeutici FONTE: Alcoholism: clinical and experimental research Spice e N-joy: stop a pericolosi cannabinoidi sintetici 08-04-2010 Il disturbo fetale alcol correlato (fetal alcohol spectrum disorder, FASD) è una sindrome provocata dall’assunzione di alcol durante la gravidanza, che influisce sul normale sviluppo del nascituro, provocando anche epilessia. Uno studio che verrà pubblicato sulla rivista Alcoholism: Clinical & Experimental Research si è occupato di valutare la prevalenza dell’epilessia (inclusi i fenomeni convulsivi) in soggetti con FASD, analizzando i comportamenti d’uso di alcol delle madri e altri possibili fattori di rischio. Lo studio di tipo retrospettivo, ha incluso nell’analisi 425 soggetti di età compresa tra i 2 e i 49 anni con diagnosi confermata di FASD. Tra i fattori di rischio presi in considerazione da Peter Carlen e collaboratori del Toronto Western Hospital in Canada, erano inclusi la durata dell’esposizione ad alcol e altre droghe, il tipo di parto, eventuali traumi subiti dal nascituro. I risultati evidenziano come circa il 6% dei soggetti nella popolazione studiata presentava una diagnosi confermata di epilessia e circa il 12% aveva manifestato almeno un episodio di convulsioni, portando ad una prevalenza complessiva pari a circa il 18% di manifestazioni di tipo epilettico. La probabilità di crisi epilettiche o convulsioni aumentava se l’esposizione era avvenuta nel primo trimestre o durante tutti e tre i trimestri di gravidanza. Questa prevalenza risulta nettamente superiore rispetto a quella dello 0.6% che si riscontra nella popolazione generale. L’esposizione prenatale all’alcol può dunque predisporre il cervello ancora immaturo del feto allo sviluppo dell’epilessia, anche se non è chiaro quali siano i cambiamenti neurobiologici indotti dall’alcol nel cervello, responsabili dello sviluppo delle diverse forme di epilessia. In conclusione l’esposizione prenatale all’alcol rappresenta un effettivo rischio di DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 4 /12 sviluppare disturbi neurologici nel nascituro e la raccomandazione unanime degli scienziati rimane quella di una totale astensione dall’uso di alcol durante la gravidanza, come importante forma di prevenzione. CATEGORIA: Nazionali TIPO: Politiche antidroga FONTE: ANSA OEDT, al via la nuova strategia triennale 12-04-2010 L’Osservatorio Europeo sulle Droghe e sulle Tossicodipendenze (OEDT) inaugura quest’anno una nuova strategie triennale e un nuovo programma di attività che verranno sviluppate nel corso del 2010-2012. Il documento programmatico riferito al 2010 definisce in modo dettagliato gli obbiettivi da conseguire e le attività che l’Osservatorio si prefigge per quest’anno. Gli obbiettivi comprendono il monitoraggio dell’entità e dell’evoluzione del fenomeno droga nel vecchio continente, il monitoraggio delle soluzioni comunitarie applicate al problema e il monitoraggio dei risultati politici. Entro questi obbiettivi si sviluppano attività trasversali quali il miglioramento nella raccolta e analisi dei dati relativi al consumo di droga, la pubblicazione di un report annuale sullo stato di sviluppo dei lavori, il consolidamento della collaborazione tra gli esperti nazionali della rete Reitox. La strategia triennale riflette gli impegni assunti dall’Osservatorio in sede di costituzione e le priorità sottolineate in occasione della sua riorganizzazione, avvenuta nel 2006. Il documento in questione è inoltre coerente con la Strategia ed il Piano d’Azione europea in tema di droga 2009-2012. Il contenuto è frutto dell’esperienza acquisita in 15 anni di lavoro, durante i quali lo scenario europeo sulle droghe e la risposta degli stati membri ha subito una profonda evoluzione. È inoltre fondamentale il ruolo svolto dalla rete Reitox di punti focali nazionali che fungono da interfaccia principale tra la raccolta nazionale di dati, gli esperti e l’OEDT. CATEGORIA: Europee TIPO: Politiche antidroga FONTE: Osservatorio Europeo sulle Droghe e sulle Tossicodipendenze Alcol: consumi, abuso e costi in Italia. Nuovo report epidemiologico 2010 13-04-2010 L’alcol rappresenta un importante fattore di rischio per la salute, causa di malattie croniche, di incidentalità stradale, domestica, lavorativa e di episodi violenti. Si stima che nel nostro paese il consumo di bevande alcoliche sia causa di almeno 30mila decessi, parzialmente o totalmente evitabili a fronte di un corretto atteggiamento nel bere. L’alcol inoltre è la prima causa di morte tra i giovani sino all’età di 24 anni, decessi prevalentemente legati al problema di uso e abuso alla guida. Questi alcuni dei dati diffusi nel nuovo rapporto “Epidemiologia e monitoraggio alcolcorrelato in Italia”, una valutazione sull’impatto dell’uso e abuso di alcol in Italia a cura dell’Osservatorio Nazionale Alcol-CNESPS. L’Osservatorio Nazionale Alcol del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute è da dieci anni il riferimento formale e ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità per la ricerca, la prevenzione, la formazione in materia di alcol e problematiche alcol-correlate. Il consumo di alcol nella popolazione generale è diminuito nel corso degli ultimi 30 anni, spiegato principalmente dal calo dei consumi di vino, mentre i consumi di superalcolici e birra si mantengono rispettivamente costanti e in lieve aumento. Nel 2008 si stima che i DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 5 /12 consumatori a rischio rappresentino circa il 16% (25,4% maschi, 7% femmine). Desta preoccupazione l’uso di bevande alcoliche tra i giovanissimi: l’analisi per classi di età mostra che sono a rischio 1 ragazzo su 5 e 1 ragazza su 7 al di sotto dell’età legale, con prevalenze che dovrebbero essere pari a zero e che invece indicano oltre 500.000 minori complessivamente a rischio alcol-correlato. Anche il fenomeno del binge drinking - il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in una sola occasione - richiede interventi e strategie appropriate dato che tale abitudine raggiunge i valori massimi nella fascia d’età 18-24 anni (maschi e femmine). CATEGORIA: Nazionali TIPO: Pubblicazioni/report FONTE: Osservatorio Nazionale AlcolCNESPS Dipendenza da droghe, una questione di geni 14-04-2010 La metà del rischio di una persona per la tossicodipendenza risiede nei suoi geni, mentre il resto è attribuibile a fattori circostanziali e ambientali. I geni determinano la vulnerabilità individuale all’uso di droghe ripercuotendosi sulla personalità, sulle risposte fisiologiche alle droghe, sulla frequenza d’uso, sui meccanismi neurobiologici di apprendimento, di memorizzazione e comportamento. Il National Institute on Drug Abuse ha investito nella ricerca creando un gruppo di lavoro guidato dal dottor Jonathan Pollock, capo del dipartimento di genetica e ricerca neurobiologica e molecolare, al fine di comprendere e identificare i geni e i processi genetici responsabili della dipendenza da droghe. L’approccio di studio impiega un ampia gamma di metodi, dagli studi sui gemelli, sui marcatori genetici e sui geni candidati, sulle modificazioni epigenetiche del DNA, fino agli studi clinici. L’indizio iniziale per cui l’uso di droghe e la tossicodipendenza hanno caratteristiche ereditarie, è emerso dall’osservazione di come tali problemi tendano a ripetersi nelle stesse famiglie. Gli studi condotti sui gemelli hanno dimostrato, ad esempio, che geni ad alto rischio possono aumentare la probabilità di sperimentare droghe e rendere le persone più suscettibili agli effetti delle droghe favorendo la dipendenza. Sebbene la ricerca focalizzata su singoli geni abbia ottenuto importanti evidenze, patologie cerebrali complesse come l’uso di droghe e la tossicodipendenza riflettono gli effetti convergenti di diverse strutture genetiche. Attualmente le ricerche sono orientate verso l’utilizzo di nuove tecnologie (ad esempio l’associazione genomica GWA) per identificare i geni coinvolti dall’uso di droghe e le modalità attraverso cui tali combinazioni e interazione possono aumentare la vulnerabilità individuale. CATEGORIA: Internazionali TIPO: Neuroscienze FONTE: National Institute on Drug Abuse DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 6 /12 Sigarette e sclerosi multipla: potenziamento dei fattori di rischio 15-04-2010 Tra i rischi per la salute associati al fumo di sigaretta può manifestarsi anche la sclerosi multipla (SM). Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Neurology riporta infatti i risultati dell’effetto combinato del fumo di sigaretta con alcuni fattori biologici, considerati fattori di rischio per la malattia. La sclerosi multipla è una malattia cronica, attualmente non curabile, che colpisce oltre un milione di soggetti nel mondo. Può manifestarsi con effetti diversi e vari livelli di gravità che possono portare anche a disabilità severe e permanenti. La possibilità di individuare i fattori che contribuiscono allo sviluppo di questa malattia, può fornire dunque, un importante strumento preventivo. Claire Simon della Harvard School of Public Health di Boston (USA) e collaboratori, hanno esaminato i dati relativi a tre diversi studi caso-controllo che includevano 442 pazienti con diagnosi di sclerosi multipla e 865 che non avevano la malattia. Gli studi, provenienti da tre aree geografiche diverse (USA, Tasmania e Svezia), sono stati analizzati considerando i livelli di due fattori di rischio correlabili alla SM: l’anti-EBNA (un anticorpo contro il virus Epstein-Barr che produce una comune forma di herpes) e l’HLADR15 (un gene che è presente in percentuali elevate nei pazienti con SM rispetto alla popolazione generale). Gli autori hanno analizzato i dati correlandoli con le abitudini di consumo di sigarette. I risultati hanno mostrato che tra i soggetti i cui livelli di anti-EBNA erano elevati, fumare sigarette aumentava di circa il doppio il rischio di sviluppare SM rispetto a coloro che non avevano mai fumato. Non è stata osservata invece una simile associazione nel caso del gene HLA-DR15. CATEGORIA: Internazionali TIPO: Neuroscienze FONTE: Neurology Nuove sostanze psicoattive: valutazione del rischio a livello europeo 19-04-2010 L’Osservatorio Europeo sulle droghe e sulle Tossicodipendenze (OEDT) è impegnato quotidianamente con la sfida posta dalla continua diffusione di nuove sostanze psicoattive non tabellate e dai possibili rischi sanitari e sociali che l’uso di tali droghe può comportare. La necessità di monitorare e controllare il fenomeno attraverso opportune misure di controllo, ha spinto l’OEDT ad aggiornare le linee guida sulla valutazione del rischio di nuove sostanze stupefacenti, in attuazione di quanto previsto dalla decisione 2005/387/JHA del Consiglio Europeo. La nuova pubblicazione dell’OEDT - Risk assessment of new psychoactive substances contiene una serie di indicazioni tecniche e metodologiche di carattere procedurale, al fine di mettere a punto una metodologia condivisa a livello istituzionale ed europeo. Il concetto di rischio deve essere inteso nel suo duplice significato, che comprende sia l’elemento di probabilità che alcuni danni possano verificarsi (rischio) sia il grado di gravità di tali danni (pericolo). La valutazione del rischio analizza non solo i rischi sanitari e sociali dell’uso di nuove droghe, ma anche la fabbricazione, lo spaccio, il coinvolgimento della criminalità organizzata e le possibili conseguenze delle misure di controllo. Le linee guida descrivono i riferimenti giuridici su cui si basa la valutazione del rischio, le considerazioni di carattere generale e tecnico da tenere presente per una corretta valutazione, i principali aspetti da analizzare, proponendo un format finale che contempla tutti gli aspetti descritti. CATEGORIA: Europee TIPO: Pubblicazioni/report FONTE: OEDT DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 7 /12 Alcol e droghe: negli over 65 crescono i consumi 20-04-2010 Alcol e droghe diffuse e utilizzate dagli over 65, questo il fenomeno che emerge da un’analisi presentata durante il X Congresso della Società Italiana di Psicogeriatria (SIP), svoltosi a Gardone di Riviera (Brescia). Rispetto ad un anno fa si è registrato un incremento del fenomeno, + 10% di anziani che usano alcol e altre sostanze, non solo sostanze illecite come la cocaina ma anche farmaci psicoattivi. Il problema delle dipendenze non è dunque un problema solo giovanile, ma riguarda anche la fascia degli over 65. Una fascia di popolazione sempre più sensibile a fattori sociali ed economici che destabilizzano l’anziano rendendolo più vulnerabile rispetto all’uso di sostanze. Durante il congresso la dottoressa Ina Hinnenthal, psichiatra esperta di alcologia, ha affrontato il tema “Etilismo e abuso di sostanze nell’anziano” descrivendo la portata del fenomeno e i danni ad esso associati. L’alcol viene spesso usato dagli over 65 come una sorta di ansiolitico e antidepressivo con gravi ripercussioni per la salute. Il corpo cambia nel tempo e l’impatto che una sostanza può avere sull’organismo risulterà diverso rispetto a quando lo stesso era più giovane: si hanno variazioni del metabolismo, dell’assorbimento delle sostanze, spesso una ridotta dimensione del fegato con conseguente diminuzione della sua funzionalità. L’alcol ma anche altre sostanze psicoattive, hanno un impatto ancora più deleterio sul fisico dell’anziano ripercuotendosi inoltre, in un declino cognitivo che ne aumenta la velocità di invecchiamento. CATEGORIA: Nazionali TIPO: Epidemiologia FONTE: Associazione Italiana Psicogeriatria Padri comunicativi e prevenzione sigarette negli adolescenti 21-04-2010 La prevenzione al fumo di tabacco in età adolescenziale comincia dalla famiglia. In particolare la comunicazione tra padri e figli riduce la probabilità che questi ultimi inizino a fumare sigarette. Queste le importanti indicazioni di uno studio condotto da James White dell’Università di Cardiff (UK), presentato alla Conferenza Annuale dell’Associazione Psicologica inglese il 15 aprile 2010. Lo studio ha avuto una durata triennale e ha coinvolto 3495 ragazzini, di età compresa tra 11 e 15 anni, che al momento di avvio dell’indagine non avevano mai fumato tabacco. Il campione selezionato, che è andato a formare il gruppo di monitoraggio di giovani inglesi, è stato intervistato riguardo alle abitudini d’uso di tabacco, alla frequenza delle comunicazioni familiari, agli argomenti affrontati e alla frequenza di pasti consumati in famiglia. Al termine dello studio, le risposte fornite dagli adolescenti che hanno dichiarato di essere rimasti immuni al fascino delle “bionde” sono state confrontate con quelle dei partecipanti che hanno invece dichiarato di aver provato a fumare. I fattori di rischio come l’età, il genere, il reddito familiare sono stati presi in considerazione per l’analisi dei risultati dello studio. I risultati hanno indicato che uno dei più importanti fattori protettivi per ridurre il rischio di sperimentare il fumo di tabacco nella preadolescenza è rappresentato dalla frequenza con cui padri e figli, sia maschi che femmine, parlano e si confrontano riguardo argomenti per loro importanti. CATEGORIA: Europee TIPO: Focus Educatori FONTE: Cardiff University DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 8 /12 Dipendenza da nicotina: individuato un nuovo target biologico 23-04-2010 Il fumo di tabacco è la causa principale di morte evitabile nell'Unione europea. Tuttavia molti fumatori cronici trovano difficile smettere di fumare. Il principale sistema neuronale coinvolto nella dipendenza dal fumo di sigaretta è quello dopaminergico, ma recenti studi realizzati dal gruppo di ricerca guidato dal dottor Forget dell’Istituto Pasteur di Parigi, hanno spostato l’attenzione verso il sistema noradrenergico, per il quale si ipotizza un coinvolgimento nel sistema della gratificazione prodotta dall’assunzione di nicotina. Gli esperimenti riportati in un articolo pubblicato dalla rivista Neuropsychopharmacology del Nature, descrivono gli effetti che il blocco dei recettori noradrenergici, in particolare gli α1, producono in diversi modelli animali in grado di mimare la dipendenza da nicotina. In uno studio sui ratti, ad esempio, è stato somministrato un antagonista del recettore α1 (prazosin) in dosi variabili da 0.25 ad 1 mg/kg, in grado di ridurre l’auto-amministrazione di nicotina in funzione della dose, senza per contro, avere effetti sull’autosomministrazione di cibo. In un altro esperimento, è stato inoltre osservato che il prazosin diminuiva il rilascio di dopamina indotto dalla nicotina nel nucleus accumbens, un’area del cervello coinvolta nei meccanismo della dipendenza. L’insieme dei risultati evidenzia il coinvolgimento dei recettori noradrenergici α1 nella dipendenza da nicotina in modelli animali, e la possibilità di intervenire su questo nuovo target biologico può aprire a nuove prospettive future per il trattamento della dipendenza da nicotina. CATEGORIA: Europee TIPO: Neuroscienze FONTE: Neuropsychopharmacology L'influenza dei campioni sportivi sul consumo di alcol tra i giovani 26-04-2010 Esiste una relazione tra il livello di consumo di alcol nei giovani e i comportamenti d’abuso di alcuni campioni dello sport, riproposti talvolta dai mezzi di comunicazione? I campioni dello sport, infatti, vengono spesso presi a modello dai giovani che praticano sport. I ricercatori della Facoltà di Psicologia dell’Università di Manchester in Gran Bretagna e della Facoltà di Medicina di Western Sidney in Australia hanno cercato di risolvere tale aspetto, studiando le conseguenze sociali che questi atteggiamenti possono provocare. Il monitoraggio è stato effettuato su un campione di 1028 giovani australiani, composto da 652 sportivi di diverse discipline e categorie e 376 non sportivi, cui gli esaminatori hanno sottoposto domande di carattere demografico, il Test per l’Identificazione del Disturbo da Uso di Alcol (AUDIT) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e la percezione del consumo alcolico degli amici e degli atleti professionisti. Oltre a queste domande, sono stati aggiunti alcuni items rivolti esclusivamente ai giovani sportivi, relativi al valore che questi attribuiscono al rito di bere con gli avversari a fine gara. Elementi predittivi di consumo alcolico tra i giovani esaminati sono stati la valutazione del consumo alcolico degli amici e, per gli sportivi, le abitudini culturali specifiche dello sport praticato. I risultati hanno dimostrato che sia i partecipanti allo studio che praticano sport sia quelli che non lo praticano hanno la percezione che gli sportivi professionisti bevono in misura significativamente minore di loro stessi e dei loro amici. Le abitudini di consumo di alcol degli amici e quelle specifiche al contesto sportivo aumentano le probabilità di consumi smodati di alcol tra i giovani. CATEGORIA: Europee TIPO: Psico-sociale FONTE: Drug and Alcohol Review DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 9 /12 Alcol: invecchia e aumenta il rischio di cancro 27-04-2010 Un team di ricercatori italiani ha scoperto il legame tra uso di alcol, invecchiamento cellulare precoce e insorgenza di cancro. Secondo il dottor Baccarelli dell’Università di Milano, coordinatore dello studio, l’uso di alcol (anche moderato) accelererebbe l’accorciamento di regioni del DNA che si trovano alla fine dei cromosomi, i cosiddetti telomeri. I telomeri agiscono come una sorta di orologio biologico cellulare, per cui i telomeri troppo corti portano alla morte della cellula. L’abuso di alcol favorisce processi infiammatori e di stress ossidativo, due meccanismi che accelerano l’accorciamento dei telomeri e aumentano il rischio di cancro. I ricercatori hanno analizzato il DNA di 59 pazienti alcolisti confrontandolo con quello di 197 consumatori moderati di alcol. I due gruppi differivano solo nelle abitudini di consumo di alcol: nel primo gruppo il 22% beveva 4 o più unità alcoliche al giorno. Tuttavia, negli alcolisti è stata riscontrata una lunghezza dei telomeri dimezzata rispetto al gruppo di controllo. Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova e Milano, in collaborazione con la Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, è stato presentato al 101 Annual Meeting 2010 dell'American Association for Cancer Research di Washington (USA). CATEGORIA: Nazionali Research TIPO: Neuroscienze FONTE: American Association for Cancer NAC: un trattamento promettente per la cura della dipendenza da cocaina 28-04-2010 Alcuni recenti studi su modelli animali hanno dimostrato che un derivato dell’amminoacido cisteina, l’N-acetilcisteina (NAC), è in grado di ristabilire il normale funzionamento dei circuiti neuronali alterati dal consumo di droghe. Inoltre alcuni studi clinici su pazienti dipendenti da cocaina avevano mostrato il possibile ruolo del NAC nel trattamento della dipendenza da questa sostanza e, in particolar modo, nella prevenzione delle ricadute. Tuttavia, non sono disponibili in letteratura molti studi sulla sicurezza e sulla tollerabilità di questo potenziale trattamento per pazienti non ospedalizzati, cocaina-dipendenti. Un gruppo di ricerca americano, guidato da Pascale Mardikian della Medical University of South Carolina, ha condotto uno studio pilota per valutare tali aspetti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Progress in Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry, includeva 23 pazienti ambulatoriali che avevano scelto spontaneamente di essere curati per la dipendenza da cocaina. Ai pazienti veniva somministrata una dose di NAC pari a 1.2, 2.4 oppure 3.6 grammi al giorno e il trattamento perdurava 4 settimane con controlli periodici delle urine per monitorare l’astensione dall’uso di cocaina. I risultati hanno mostrato una buona tollerabilità delle tre dosi e una ritenzione al trattamento favorevole per le due dosi più alte. Inoltre, 16 dei pazienti trattati, avevano smesso di usare cocaina o ne avevano ridotto notevolmente il consumo, supportando l’ipotesi dell’uso di N-acetilcisteina per curare la dipendenza da cocaina a livello ambulatoriale. CATEGORIA: Internazionali TIPO: Trattamenti terapeutici Psychopharmacology and Biological Psychiatry FONTE: Progress in Neuro- DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 10 /12 24 nuove droghe sintetiche in UE: nuovo rapporto OEDT 29-04-2010 Nel 2008 le segnalazioni in Unione Europea rispetto a nuove sostanze psicoattive sono state 13, l’anno successivo quasi il doppio (24 nuove molecole nel 2009). Sono tutte droghe sintetiche, preparate in laboratorio e ampiamente disponibili su Internet. Vengono commercializzate come prodotti “per uso non umano”: profumatori ambientali, incensi o addirittura fertilizzanti. Ma, allo stesso tempo, vengono declamati come “i migliori della categoria” con frasi e immagini che ne sponsorizzano un uso ben diverso da quello dichiarato. L’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze e l’Europol hanno pubblicato il nuovo report per l’anno 2009. I dati derivano dalle segnalazioni raccolte dall’Early Warning System (EWS), il sistema di allerta sulle nuove droghe e le nuove modalità di consumo a livello europeo. Essendo molecole nuove, non rientrano in tabelle che ne controllano l’uso o la commercializzazione e per questo vengono definite “legal high”. Il fenomeno più eclatante è quello dello “Spice”, una miscela di erbe venduta come potpourri che viene fumata e nella quale sono stati individuati cannabinoidi sintetici. Ora è il momento del mefedrone (4-metilmetcatinone), una molecola appartenente al gruppo dei catinoni, di cui non sono stati accertati completamente gli effetti tossici, che in alcuni casi si sono rivelati fatali. In Gran Bretagna, dove il fenomeno mefedrone si è dimostrato particolarmente diffuso, questa sostanza è stata vietata. Nel frattempo, L’OEDT e l’Europol stanno raccogliendo dati in merito al mefedrone per la preparazione del Risk Assessment, un documento di valutazione dei rischi su questa molecola, basata sulle evidenze scientifiche. CATEGORIA: Nazionali TIPO: Pubblicazioni/report FONTE: Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze DRONET NEWSLETTER – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – APRILE 2010 pag. 11 /12 NEWSLETTER MENSILE NETWORK NAZIONALE SULLE DIPENDENZE NUMERO 4/2010 – APRILE 2010 Responsabile Scientifico: Giovanni Serpelloni Staff Dronet: Diana Candio Catia Seri Federico Finotti Dipartimento delle Dipendenze – Azienda ULSS 20 Verona – Regione del Veneto Via Germania, 20 - 37136 Verona Tel. 045 8076211 Fax. 045 8622239 e-mail:[email protected] Sul sito Dronet, nella sezione Masterplan, sono disponibili tutte le informazioni relative ai congressi e agli eventi segnalati (orari, programma, iscrizione, ecc.). 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