STAGIONE DI TEATRO D'AUTORE Cagliari, Teatro Alkestis, via Loru Arco Studio, via portoscalas 17 Teatro Sant'Eulalia, vico collegio 2 Cagliari 18 ottobre – 21 dicembre 2014 Il primo spettacolo della Stagione, in programma in 18 ottobre 2014, ore 21, al Teatro Alkestis: PAS D’HOSPITALITÉ, di e con Laura Graziosi, distribuzione OffRome, primo classificato al Festival della Creatività del Comune di Roma_ sezione teatro 2013. Questo come tutti gli spettacoli di questa stagione rappresenta per la Sardegna, una prima visione assoluta. Una giovane donna ha invitato a cena quattro persone. E’ tutto pronto. Da due anni nessuno entra nella sua casa. Attende gli ospiti con grande eccitazione. Finalmente ci sarà una festa. I fuochi d’ artificio arriveranno alla fine. Forse sarà solo l’inizio. Pas d’hospitalité è il monologo di un solo personaggio, eppure ci sono altre quattro persone nella stanza a dialogare tra loro. Lo spettacolo trae spunto da un dialogo realmente ascoltato in una tabaccheria tra la negoziante e una signora che, dopo aver elencato gli innumerevoli piatti preparati la sera prima, precisava di non aver organizzato alcuna cena e di non aspettare ospiti. Da questo frammento quotidiano, nasce l'idea di esplorare la condizione della solitudine, sia reale che immaginata. Una donna ha preparato una cena, desidera godersi una festa in casa. Comunque vada la serata, nulla andrà sprecato, la solitudine domestica può essere “addomesticata” per trasformarla in un mezzo da mettere al servizio della propria vita. E festa sia. Sempre al Teatro Alkestis, debutta la prima delle due nuove produzioni, inserite in calendario, dai padroni di casa, sabato 25 ottobre 2014, ore 21, è di scena, TANTO VALE VIVERE, da Dorothy Parker, con Rita Atzeri, regia Marco Parodi, produzione Il crogiuolo / La Fabbrica Illuminata. Una carrellata di personaggi femminili che con cinismo ed ironia tratteggiano le ipocrisie e piccole meschinità nei rapporti uomo – donna e nella convenzione dei rapporti sociali. Ancora al Teatro Alkestis, l’8 novembre 2014, ore 21, NO TAVEVO DETTO, di e con Laura Pece e Stefano Greco, musiche al pianoforte Francesca Bertozzi, produzione Teatri della Viscosa. NO TAVEVO detto è un percorso di informazione e riflessione rispetto al tema dei treni ad alta velocità in Italia nonché una riflessione su come l'informazione venga manipolata dai politici e dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione ufficiali. Un percorso che segue le tappe principali dell'alta velocità in Italia: Afragola(NA), Tor Sapienza (RM), Mugello (FI) e infine la Val di Susa. La protagonista Maria diventa ferroviera, convinta sostenitrice del progetto dell'Alta Velocità, inizia un percorso nel tempo (dai primi anni 90) e nello spazio, che la porta a conoscere le varie realtà devastate dalla grande opera. IL viaggio di Maria sarà sia personale, attraverso il lavoro, la casa, il mutuo; sia collettivo attraverso la voce di altri personaggi e le loro storie. Un percorso che culmina con la consapevolezza che la realtà è fatta delle nostre scelte e se questa consapevolezza può sembrare scontata a livello intellettuale non lo è nella vita di tutti i giorni. Il 15 novembre 2014, ore 21, ci si sposta al Teatro Sant’Eulalia, con TRE DESIDERI di BEN MOOR, con Elisa Benedetta Marinoni e Mauro Parrinello, regia Mauro Parrinello con la supervisione artistica di Ben Moor, scene e costumi Chiara Piccardo, una produzione OffRome / Bottega Rosenguild / Pierfrancesco Pisani / Compagnia DeiDemoni con il sostegno produttivo di Residenza Idra SPETTACOLO VINCITORE DEL PREMIO DELLE ARTI L. A. PETRONI 2014 Flip e George sono una giovane coppia prossima alle nozze. All'indomani della loro festa di fidanzamento, una misteriosa nuvola attraversa il nostro pianeta sconvolgendone le sorti: ogni essere umano avrà infatti l'opportunità di vedersi avverare i primi tre desideri che esprimerà. Sogni di glamour e fama si sostituiscono al grigiore quotidiano: "Le persone in cassa integrazione riebbero indietro il loro impiego. I ciechi cominciarono a vedere, i sordi a sentire, i balbuzienti ricevettero in dono l'eloquenza, le cose semplici divennero grandiose, le cose sbiadite luminose. La realtà ti appariva come sarebbe potuta diventare, e potevi diventare la persona che avresti sempre voluto essere". Cosa cambierà nelle vite di Flip e George al passaggio di questa strana nuvola? Cosa sceglieranno di desiderare? E i loro desideri li avvicineranno, o li spingeranno lontani l'uno dall'altra? Acclamata al Festival di Edimburgo del 2001, Tre Desideri è una commedia dall'humour irresistibile, una delle più interessanti prove del genio umoristico e irriverente di Ben Moor. Bottega Rosenguild e Compagnia dei Demoni confermano con "Three Wishes" il loro interesse per la drammaturgia contemporanea, unendosi per la prima volta in un progetto comune. Ricalcando un percorso già iniziato rispettivamente per Bottega Rosenguild con lo spettacolo "Le Beatrici" di Stefano Benni e per Compagnia deiDemoni con "Shylock" di Gareth Armstrong, anche in "Three Wishes" l'autore diviene parte integrante del processo creativo, assistendo e collaborando alla messa in scena del suo testo, e generando interessanti cortocircuiti di poetiche e visioni differenti. Così, al suo debutto assoluto in Italia, Ben Moor sarà anche supervisore artistico di questo lavoro che tanto successo ha avuto nel Regno Unito e in Europa. Il progetto "Three Wishes" ha vinto il premio alle Arti L.A Petroni 2014 promosso da Residenza Idra, che è anche partner produttivo insieme a OffRome e Piefrancesco Pisani. Ancora al Teatro Sant'Eulalia, il 22 novembre 2014, ore 21, va in scena GIUSTO LA FINE DEL MONDO, di Jean-Luc Lagarce, regia Simona Arrighi e Laura Croce, con Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Roberto Gioffrè, allestimento Francesco Migliorini, cura delle musiche Luigi Attademo , una coproduzione Murmuris e Atto due. Giusto la fine del mondo è un testo immenso. Ordinato, simmetrico, eppure vivo, di una vitalità così dinamica da diventare voragine. È un testo sull’amore, sulla famiglia, sulla morte, sul coraggio, sul viaggio, sulla distanza, sul silenzio, sulla potenza della parola. Attraversarlo significa arrendersi ad esso, come ci si arrende alla sofferenza e alla vita stessa. Ci si immerge, per imparare a navigarlo, sapendo che se si arriverà all’altra sponda saremo più sicuri e saldi. C’è poco che non si possa trovare e dire in questo testo. Per questo metterlo in scena è compito impossibile e semplicissimo al contempo. Lo scritto è così chiaro e vero che si svolge da sé nei corpi degli attori, pare di non dover aggiungere altro, né forzare in alcuna direzione. Ma, allo stesso tempo, la materia è così vasta e viva, che scappa dalle mani, come sabbia, fugge. Va trattenuta, cesellata con cura, va lavorata e ci vuole la pazienza degli artigiani per vederla crescere e compiersi. Come ha potuto Lagarce riuscire a essere così limpidamente classico e così sfacciatamente innovativo nella stessa opera? Forse la morte che davvero gli era vicina gli ha dato facoltà nuove e possibilità straordinarie. Un uomo torna a casa, dalla sua famiglia, per comunicare che presto morirà. Se ne andrà senza averlo detto, ma l’incontro con la madre, la sorella, il fratello e la cognata, sarà per tutti l’occasione per rivelarsi. Tutti, tranne Louis che invece è lì proprio per questo, diranno ciò che mai hanno avuto il coraggio neppure di sussurrare. Così tra ricordi sbiaditi, speranze deluse e dinamiche impietose, entriamo nella verità di questa famiglia, che è la nostra famiglia che è tutte le famiglie. Luogo di sicurezza, ma anche di rancori, di rimpianti, di aspettative, di gelosie. Qui c’è tutto e il contrario di tutto. Giusto la fine del mondo non è un testo, è un luogo dove accade ogni cosa. Un oceano infinito di parole che i protagonisti, con echi beckettiani, ma con una vis tragica che sconvolge, riversano l’uno sull’altro, eppure si avverte solo il silenzio e l’impossibilità di dirsi davvero qualunque verità. Louis, il protagonista, è in realtà una figura defilata, quasi assente, potrebbe non esserci, forse è già morto. Nulla accade, eppure alla fine nulla è più come prima, tutto è mutato, per sempre. Così ci ritroviamo là, giusto alla fine del mondo, alla fine della vita, alla fine di questa menzogna. La catarsi c’è, come in ogni tragedia che si rispetti, e noi la viviamo. Ma non è alla conclusione, come vuole Aristotele, bensì durante, nelle parole violente, nella forza che i protagonisti trovano per dirsi, per rivendicare lo spazio che mai hanno avuto, per cercare di avere quell’attimo di amore e gioia che sentono negato. Alla fine invece no. Si resta come sospesi. In un oblio. Restano i passi sul selciato, la fuga. Il ritorno. Si torna al Teatro Alkestis, il 6 dicembre 2014, ore 21, con PRIMI PASSI SULLA LUNA con Andrea Cosentino, indicazioni di regia Andrea Virgilio Franceschi collaborazione artistica Valentina Giacchetti, disegno luci Dario Aggioli, LITTA_Produzioni, PIERFRANCESCO PISANI e TEATRO FORSENNATO con la collaborazione di Kilowatt Festival. Lo sbarco sulla luna dà il la a una schiera di improbabili personaggi per discettare di sosia viterbesi di Armstrong e torri gemelle, monoliti, alieni e spiritualità, scimmie, tapiri e licantropi. Ma l’allunaggio della notte del 20 luglio del ’69 è anche l’evento mediatico attraverso il quale misurare l’inattingibilità del reale in un’epoca la cui verità coincide con il suo darsi in rappresentazione. Andrea Cosentino, radicalizzando la sua ricerca, ci presenta una performance che rifiuta di farsi spettacolo, e si dà sotto forma di frammenti di un’opera impossibile, capolavoro postumo e incompiuto, improvvisazioni e digressioni senza rete e lista di ingredienti forniti crudi agli spettatori, perché ognuno li cucini a proprio piacimento e misura. Al cuore del tutto c’è uno squarcio di storia intima, anch’essa forse vera-forse falsa, quasi una confessione offerta in sacrificio, che ha a che fare con la paternità e le fragilità dell’infanzia. Cosentino ci conduce in un viaggio surreale, esilarante e struggente, portato avanti al tempo imperfetto, che è il tempo dei giochi e dei sogni, e che si dissolve al presente Nuovo debutto per Il crogiuolo, all’Arco Studio di via Portoscalas 17, dove sono già in corso le stagioni di Musica e Teatro da Camera, venerdì 12 dicembre, ore 21, LA MIA RAGAZZA DALL’OCCHIO NERO, spettacolo liberamente ispirato a “Il comunista” di Guido Morselli, con Mario Faticoni e Rita Atzeri, drammaturgia e regia Virginia Martini. «Sono orgoglioso di sentirmi un riepilogo di uomini»(Guido Morselli) Dopo “Dio, Stalin e me”, spettacolo liberamente ispirato al romanzo di Ermanno Rea "Mistero napoletano" e dedicato alla difficile vicenda umana e politica della giornalista de "L'Unità" Francesca Spada, il Crogiuolo propone ancora una volta una storia scomoda, di dissenso ideologico. Sempre con la drammaturgia e la regia di Virginia Martini lo spettacolo prende spunto dal bellissimo romanzo “Il comunista”, scritto nel 1964 da Guido Morselli e nel quale l’autore ricompone uno strato di realtà, un agglomerato di psicologie, di modi di vita, di affinità e di conflitti all'ombra di via delle Botteghe Oscure, nel Partito Comunista Italiano. Lo spettacolo inizia dove il libro finisce, immaginiamo infatti un seguito e degli sviluppi imprevisti alla vita dei personaggi di Morselli, cercando di ricostruire in particolar modo la storia di Walter Ferrarini, parlamentare comunista dal passato non scontato, troppo serio, troppo brusco, tagliato con l'accetta in un legno ruvido , passionalmente attaccato al suo partito eppure incapace di sopprimere delle convinzioni maturate lentamente dal basso, durante anni di solitarie elucubrazioni. Nei panni del protagonista Mario Faticoni, affiancato da Rita Atzeri, ci aprirà letteralmente la porta di casa propria (lo spettacolo è presentato presso l’Arco Studio per un numero limitato di spettatori per volta) regalandoci squarci di un’umanità che volutamente confonde la finzione con la realtà, dove la vita di Morselli si mescola con quella dei suoi personaggi e dove finalmente questo eroe senza qualità, uomo di partito incapace di emergere, vittima delle proprie debolezze umane, dovrà affrontare senza nascondersi tutti i suoi fantasmi. Lo spettacolo verrà replicato il 14 dicembre 2014, ore 19, il 19 e 20 dicembre ore 21 ed il 21 dicembre ore 19, sempre all’Arco Studio. La stagione si chiude al Teatro Alkestis sabato 13 dicembre 2014, ore 21, con un omaggio a Andreij Tarckovskij per dare luce alla vita di un uomo, poeta e profeta, QUEGLI ANGELI TRISTI AZ N° 9 di Salvatore Cantalupo, musica e drammaturgia sonora Riccardo Veno, visuals Francesco Albano.