Stagione 2012-13 Numero 1 - 25 ottobre 2012 ottobre novembre › Il discorso del Re › Il Cigno Nero › Titanic › Trote › Oscura Immensità › L’infinito › Apriti Cielo › Io odio i talent show › Amarcord › Macbeth › Far finta di essere G... › Crucifige Nuova Compagnia di Prosa - Fiore e Germano Production presentano TROTE presenta PAOLO TRIESTINO NICOLA PISTOIA IL DISCORSO DEL di di DAVID SEIDLER LUCABARBARESCHI I I E CON in ordine alfabetico I FILIPPODINI I con ELISABETTA DE VITO scena ALESSANDRA RICCI costumi ISABELLA RIZZA light design LUIGI ASCIONE suono HUBER WESTKEMPER I RUGGERO CARA CHIARA CLAUDI ROBERTO MANTOVANI ASTRID MELONI GIANCARLO PREVIATI MAURO SANTOPIETRO SCENE MASSIMILIANO NOCENTE I COSTUMI ANDREA VIOTTI I LUCI IURAJ SALERI I MUSICHE MARCO ZURZOLO REGIA LUCA EDOARDO ERBA regia PISTOIATRIESTINO aiuto regia FRANCESCA DI SANTO ass. regia GIACOMO SANNIBALE macchinista FRANCESCO RITA elettricista CLAUDIO LELLI foto di scena GABRIELE GELSI grafica MARCO ANIMOBONO distribuzione RAZMATAZ BARBARESCHI DAL 25 AL 28 OTTOBRE 2012 DAL 30 AL 31 OTTOBRE 2012 DAL 1° AL 4 NOVEMBRE 2012 DAL 6 ALL’8 NOVEMBRE 2012 www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE SALA ASSICURAZIONI GENERALI abbonamento prosa pagina www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE SALA ASSICURAZIONI GENERALI www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 abbonamento danza 4 pagina POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE SALA ASSICURAZIONI GENERALI abbonamento musical 6 pagina www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE SALA ASSICURAZIONI GENERALI abbonamento prosa 8 pagina 10 www.ficarraepicone.it L’INFINITO di oscura immensità Tiziano Scarpa con Giulio Scarpati Claudio Casadio Andrea Tonin Arturo Cirillo Margherita Mannino tratto dal romanzo L’oscura immensità della morte scene Gianluca Amodio costumi Lauretta Salvagnin luci Pasquale Mari videografie e suoni Marco Schiavoni di Massimo Carlotto regia Alessandro Gassmann regia Arturo Cirillo scene Dario Gessati costumi Gianluca Falaschi musiche De Melis & “Intrinsic” luci Pasquale Mari Scritto e diretto da Ficarra & Picone • Direttore della fotografia Cesare Accetta • Scenografia Luigi Ferrigno • Costumi Daniela Cernigliaro • Capo tecnico Carmelo Guttadauro • Service Audio-Luci PS Service • Collaborazione Scenica Palermo Teatro Festival • Video Adrena Film di Dario Palermo • Segretaria di Produzione Francesca Meola • Ufficio Stampa Giusi Battaglia • Tour Manager Alfredo Freddy Proietti • Distribuito da Roberto Quarta per RQS Spettacoli 19 NOVEMBRE 2012 MartEDÌ 20 novEMBrE 2012 DAL 13 PoLITeAmA AL 15 RoSSeTTI novemBRe 2012 DAL 16 AL 18 novemBRe 2012 LUNEDÌPOLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE PoLItEaMa roSSEttI - trIEStE - TRIeSTe PoLITeAmA RoSSeTTI - TRIeSTe www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 SALA ASSICURAZIonI GeneRALI abbonamento prosa pagina www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 SALA ASSICURAZIonI GeneRALI www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 abbonamento prosa 12 pagina SALA ASSICURAZIONI GENERALI evento speciale 14 pagina www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 SaLa aSSICUraZIonI GEnEraLI abbonamento altri percorsi 30 pagina 16 Crucifige La passione dissacrante della santità della follia Macbeth w i l l i a m noi siamo gli errori che 10-22 novembre spazio scenico nicolas bovey e andrea de rosa costumi fabio sonnino luci pasquale mari suono hubert westkemper assistente alla regia giovanni del prete DAL 22 AL 25 novemBRe 2012 MERCOLEDÌ 21 nOvEMBRE 2012 www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 PoLITeAmA RoSSeTTI - TRIeSTe SALA ASSICURAZIonI GeneRALI POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE SALA ASSICURAZIOnI GEnERALI abbonamento danza pagina 18 abbonamento prosa pagina 20 testo di Dacia Maraini regia di Claudio Misculin in scena Claudio Misculin Gabriele Palmano Trieste Donatella Di Gilio Sala Bartoli Direttore di scena Aldo Vivoda Dario Kuzma il Rossetti Scenografie Diego Iaconfcic Giuseppe Feminiano Melodie Claudio Misculin Francesca Hagelskamp Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Accademia della Follia, A.gens Fabio Portas Info: www.infostravaganza.it Cinzia Quintiliani-cell 348 3403136 Barbara Busdon Fabio Cassano Daniel Portas Derin Kennet ore 21, feriali ore 17, festivi giuseppe battiston macbeth frédérique loliée lady macbeth ivan alovisio banquo marco vergani ross riccardo lombardo macduff stefano scandaletti malcolm valentina diana ecate/lady macduff gennaro di colandrea seyton permettono la vostra intelligenza di Claudio Bernardi regia di Claudio Misculin s h a k e s p e a r e traduzione nadia fusini adattamento e regia andrea de rosa In scena: Claudio Misculin, Sabrina Nonne, Dario Kuzma, Donatella Di Gilio, Gabriele Palmano, Giuseppe Feminiano, Giuseppe Denti, Eloise Gatto, Valentina Sussi, Andrea Zelersnikar, Livio Struja foto di Giorgio Mesghetz MartEDÌ 27 novEMBrE 2012 DAL 28 novemBRe AL 2 DicemBRe 2012 www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 PoLItEaMa roSSEttI - trIEStE SaLa aSSICUraZIonI GEnEraLI PoLiTeAmA RoSSeTTi - TRieSTe SALA BARToLi abbonamento altri percorsi abbonamento altri percorsi pagina 22 pagina 24 Venerdì 26 ottobre ore 18 - Sala Bartoli Incontro con Luca Barbareschi e la compagnia de “Il discorso del re” a cura di Peter Brown - ingresso libero Personaggi Interpreti Lionel Logue Luca Barbareschi Bertie, Duca di York Filippo Dini Elizabeth,Duchessa di York Astrid Meloni Myrtle moglie di Lionel Chiara Claudi Cosmo Lang Arcivescovo di Canterbury Roberto Mantovani Winston Churcill Ruggero Cara David, Principe del Galles Mauro Santopietro Re Giorgio V padre di Bertie e David Stanley Baldwin Primo Ministro Giancarlo Previati IL DISCORSO DEL RE di David Seidler scene di Massimiliano Nocente costumi di Andrea Viotti luci di Iuraj Saleri musiche originali di Marco Zurzolo regia di Luca Barbareschi con Luca Barbareschi e Filippo Dini e con Astrid Meloni, Chiara Claudi, Roberto Mantovani, Mauro Santopietro, Ruggero Cara, Giancarlo Previati produzione Casanova Multimedia Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 25 al 28 ottobre 2012 durata 2h e 30’ con intervallo gio 25 ottobre ore 20.30 - turno PRI ven 26 ottobre ore 20.30 - turno B sab 27 ottobre ore 20.30 - turno C dom 28 ottobre ore 16.00 - turno D dom 28 ottobre ore 20.30 - turno A prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20 Platea C Interi € 25, ridotti € 22/20 I Galleria Interi € 20 , ridotti € 18/16 II Galleria Interi € 12 4 I n un tempo in cui le parole sono troppo spesso vacue, volgari, in un tempo – il nostro, purtroppo – in cui lo strumento “parola” viene privato del suo senso, della sua dignità, degradato per strumentalizzare, demolire… In un simile tempo è singolare la scelta di concentrarsi sulla parola, per scoprire che possiede mistero, vita, essenza. Ed è bello che ciò avvenga a teatro, il tempio della parola. Il discorso del Re di David Seidler inaugura con queste riflessioni la Stagione 2012-13 del Teatro Stabile regionale. Un ottimo esempio di drammaturgia contemporanea, che si apre a un ricco ventaglio di suggestioni e sottotesti, colti con sensibilità da un artista attento come Luca Barbareschi, cui si deve l’arrivo della commedia sulle scene italiane. Non solo per la pregnanza del testo ma anche per il suo accurato lavoro di regia e di interprete – a capo di un cast di qualità – Il discorso del Re è uno spettacolo da vedere, godibile per la sua raffinata partitura dialettica, nonché per la caratura precisa nel risvolto umano, psicologico, oltre che storico, di ognuno dei personaggi. L a Sinossi La pièce si svolge a Londra, verso gli anni Trenta e racconta la storia di Albert, ultimogenito di re Giorgio V. Non è l’erede al trono, ciononostante nell’infanzia soffre per i genitori anafettivi, l’educazione rigida, le mortificazioni inflitte da una bambinaia che lo detesta. Tali umiliazioni gli provocano una grave balbuzie che lo rende inadatto a compiti di rappresentanza, in un’epoca in cui la comunicazione – soprattutto abbonamento prosa attraverso la radio – si rivela incredibilmente importante. Egli mantiene un profilo riservato, si sposa per vero amore... Proprio la moglie Elizabeth (che abbiamo conosciuto come la regina-madre) lo induce a rivolgersi a Lionel Logue, un logopedista australiano dai metodi anticonformisti. Fra i due si crea un rapporto di forte reciprocità ma anche di conflittualità, rapporto che diviene fondamentale quando – alla morte di Giorgio V – appare evidente che la responsabilità del Paese, ricadrà su Albert. Il fratello Edoardo VIII rinuncia infatti al trono, in nome dell’amore per Wallis Simpson, una donna divorziata e chiacchierata. Logue prepara Albert all’incoronazione, ma il suo ascendente sul Re non piace all’arcivescovo di Canterbury che lo osteggia rivelando il suo passato di ex attore e non di medico. In una delle scene più toccanti e ironiche della commedia però il logopedista riconquista la stima del re: gli rimarrà accanto in tutta la sua parabola di sovrano, connotata da momenti difficili – il doloroso annuncio dell’entrata in guerra – ma anche da un profondo legame di affetto e stima con il popolo. L’ autore Giorgio VI era un eroe della sua infanzia: ascoltava i suoi discorsi alla radio. David Seidler lo ha confessato raccontando come anche lui sia stato tormentato dalla balbuzie, frutto di uno shock ricevuto durante un viaggio in nave. Nato a Londra nel 1937, ebreo, Seidler fu infatti costretto a emigrare con la sua famiglia durante la guerra. A New York studiò e si impose come autore. Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 Nella concezione de Il discorso del Re, c’è dunque un “sentire” profondamente personale. I l film 12 nomination all’Oscar e 4 statuette ottenute (fra cui quella alla miglior sceneggiatura), Academy Award, 7 BAFTA, un Golden Globe… Il discorso del Re è fra i film più premiati e amati degli ultimi anni: un cast straordinario con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce diretti da Tom Hooper, ma soprattutto una storia piena di senso, trasformata da Seidler in sceneggiatura dal copione originale. Come commedia, nel 2012 è applaudita in Italia nell’edizione con Barbareschi e Filippo Dini e ha debuttato in Inghilterra, per la regia di Adrian Noble, ex Direttore Artistico della Royal Shakespeare Company. S econdo il regista «È una bellissima storia sul senso di responsabilità e sulla dignità del ruolo, anche quando tale ruolo non è atteso né desiderato, sulla solidarietà familiare e sulla forza di volontà che permette di superare ogni ostacolo. Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze pregna d’amore per il teatro. Il personaggio di Logue diventa il punto focale intorno a cui ruota il conflitto interiore di Albert. La scrittura del testo sottolinea il conflitto mostrandoci il logopedista, ex attore e appassionato shakespeariano alle prese con brani tratti non a caso dall’Amleto, dal Riccardo III e da La tempesta: opere in cui un fratello minore usurpa un trono a cui non aveva diritto» LA DINASTIA WINDSOR Il regno della casata dei Windsor (conosciuta anticamente come Hannover) inizia nel 1910 con il nome di casato di Sachsen-Coburg und Gotha quando Giorgio V sale al trono. GIORGIO V (regna 1910-1936) Serve la Marina militare e alla morte del padre diventa re guidando saggiamente l’Inghilterra attraverso i difficili anni della prima guerra mondiale, ottenendo un grande consenso popolare e l’affido delle ex colonie tedesche in Africa. Tra le riforme più importanti quella del 1918 che concede il suffragio universale maschile ed uno parziale alle donne, e quella del 1921 che riconosce l’indipendenza dell’Irlanda. DAVID (EDOARDO VIII) (regna Gennaio-Dicembre 1936) Nel 1936 alla morte di Giorgio V sale al trono il figlio, Edoardo VIII, il quale si lega a Wallis Simpson, una donna già sposata, creando scandalo e aprendo una crisi che lo porterà all’abdicazione lo stesso anno. ALBERT (GIORGIO VI) (regna 1936-1952) Il regno passa al fratello minore Albert, che governa col titolo di Giorgio VI durante gli anni della seconda guerra mondiale, combattendo le potenze dell’Asse e tenendo alto il morale del paese durante gli attacchi tedeschi grazie ai suoi discorsi radiofonici. In questi anni l’impero coloniale britannico si disgrega e viene data una totale indipendenza all’Irlanda dal 1939. Nel 1923 sposa Elisabeth Bowes-Lyon, anche conosciuta come “La regina madre”, che dà sostegno durante i bombardamenti di Londra, visitando le zone colpite e creando la Croce Rossa inglese. Da questo matrimonio nasceranno due figlie: Margaret, che passerà da icona della moda del dopoguerra a membro controverso della casa reale a causa della tormentata vita privata, ed Elisabetta, che salirà al trono alla morte del padre. ELISABETTA II (regna dal 1952 ) Già al servizio del popolo durante la seconda guerra mondiale, Elisabetta II (l’attuale regina) sposa Filippo e nel 1952 inizia a regnare; guida il paese in un momento in cui l’Impero Britannico cessa di esistere e il Regno Unito non ha più la supremazia economica e militare. Il suo lavoro diplomatico nell’interesse di buoni rapporti con le altre nazioni è essenziale. Nel 1981 il primogenito Carlo sposa Diana Spencer, ricca nobile inglese che si impegna nel sociale con numerose iniziative come la campagna contro le mine antiuomo e la lotta all’AIDS. Le reazioni della casa reale alla sua morte (1997) portarono molte critiche. La coppia ha due figli: William, Duca di Cambridge, sposato dal 2011 con Catherine Middleton ed Henry, Principe del Galles. 5 IL cigno nero a cura di Daniele Cipriani con Irina Dvorovenko e Maxim Beloserkovsky primi ballerini dell’American Ballet Theatre Alessio Carbone primo ballerino dell’Opéra de Paris coreografie di Michel Fokine, Maurice Bejart, Marius Petipa, Ben Stevenson Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 30 al 31 ottobre 2012 durata 1h 20’ senza intervallo mar 30 ottobre ore 20.30 - turno DAN mer 31 ottobre ore 20.30 - t. libero prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 49, ridotti € 46 Platea C Interi € 43, ridotti € 40 I Galleria Interi € 38, ridotti € 35 II Galleria Interi € 33, ridotti € 30 Loggione Interi € 12 6 L’ idea del Gran Galà Non conosce tramonto il fascino che circonda la figura del Cigno nell’universo della danza. Le suggestioni del recente film di Darren Aronofsky acclamato dal pubblico e premiato addirittura con l’Oscar all’attrice Natalie Portman, non hanno dunque fatto altro che amplificare la magia del Lago dei cigni, sottolineando il mistero e il magnetismo della figura del Cigno nero, oltre al lirismo del Cigno bianco… Spunti che a Daniele Cipriani hanno suggerito l’idea di un Gran galà che riunisse i momenti più belli del celeberrimo balletto da far eseguire a interpreti di altissimo livello. Nasce così l’evento Il Cigno Nero: un collage di musiche e coreografie amate e raffinatissime eseguite da danzatori della statura di Irina Dvorovenko e Maxim Beloserkovsky, primi ballerini dell’American Ballet Theatre, Alessio Carbone, primo ballerino del Balletto dell’Opéra de Paris, e altri eccellenti ospiti dal Teatro dell’Opera di Roma e dal Teatro alla Scala di Milano. I l balletto più amato Composto da Tchaikovsky fra il 1875 e il 1876 Il Lago dei Cigni raggiunge la sua edizione più perfetta e celebrata vent’anni più tardi, quando il famoso coreografo Marius Petipa ed il suo assistente Lev Ivanov affrontano l’emozionante partitura e il libretto (tratto da un’antica favola tedesca) restituendoli al pubblico di ogni tempo nella forma che ancora oggi tradizionalmente applaudiamo abbonamento danza e che viene considerata una pietra miliare nella storia della danza. Agli occhi dello spettatore Il Lago dei Cigni possiede tutto: romanticismo, passione, un racconto avvincente, l’immaginifica contrapposizione fra la purezza di Odette, il Cigno Bianco, e il profilo oscuro e seducente di Odile, Cigno Nero… E naturalmente possiede anche un susseguirsi impetuoso di passi, danze, virtuosissimi, invenzioni di rara bellezza coreografica. Ciò rende questo titolo uno dei più cercati e desiderati anche dai danzatori, che ne affrontano i ruoli bilanciando grande intensità espressiva e tecnica di assoluta perfezione. Tanta fama non ha però avvolto il balletto di una sorta di “effetto intimidatorio” come può accadere in ogni arte ai titoli ritenuti “monumentali”: esso è tuttora materia viva, cui ci si continua ad avvicinare per trarne ispirazione che viene restituita in rivisitazioni, riletture e costruzioni coreografiche sempre nuove. P erché non perdere questo evento Il Gran galà Il Cigno Nero curato da Daniele Cipriani, ne è un esempio: raccoglie in una serata molti estratti del balletto originale, come il celebre pas de quatre, inserito all’interno del divertissement che anima il secondo atto, dove la danza è accompagnata da uno dei movimenti musicali più famosi dello spettacolo. Oppure come il pas de deux del Cigno Bianco che si pone come suggello dell’amore vittorioso, paladino dei sentimenti più puri: la splendida Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 Odette, che un incantesimo trasforma in cigno di notte, danza con il principe Siegfried che durante una battuta di caccia è deciso ad ucciderla, ma assistendo alla sua mutazione in fanciulla se ne innamora perdutamente. Fa da contraltare il pas de deux del Cigno Nero in cui Odile, figlia del perfido mago che tiene prigioniera Odette, seduce il principe Siegfried… In questi brani straordinari incanteranno la dinamica prorompente e la purezza di linee dei due Principal dell’American Ballet, che saranno degnamente attorniati da una compagnia di sole star, capaci di togliere il fiato negli assoli – come quello dal virtuosismo acrobatico e divertente del Giullare – o nei sontuosi momenti della Danza Spagnola. L e coreografie Da Marius Petipa a Michel Fokine, da Maurice Bejart a Ben Stevenson… si trascolorerà di genio in genio, di linguaggio in linguaggio nel nome del Cigno Nero: armoniosamente accostati al capolavoro di Tchaikovsky apprezzeremo anche momenti concepiti secondo stili diversi. Fra questi Irina Dvorovenko eseguirà il famoso assolo, La morte del cigno che Fokine creò su musica di Camille Saint-Saëns nel 1901 per Anna Pavlova, mentre Alessio Carbone e Flavia Socchi – giovane promessa della danza internazionale – interpreteranno Trois Préludes su musiche di Rachmaninov, balletto in stile neoclassico che è l’emblema della dedizione che i ballerini hanno verso la loro arte. di Ilaria Lucari DANZANO Stefania Ballone Teatro alla Scala di Milano Maxim Beloserkovsky American Ballet Theatre Alessio Carbone Opéra de Paris Irina Dvorovenko American Ballet Theatre Lucia Ermetto Teatro Massimo di Palermo Erika Gaudenzi già Teatro alla Scala di Milano Alessio Rezza Teatro dell’Opera di Roma Susanna Salvi già MaggioDanza Flavia Stocchi già Teatro dell’Opera di Roma IL PROGRAMMA Assolo del Giullare da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Marius Petipa musica di Piotr I. Tchaikovsky Tre Preludi coreografia di Ben Stevenson musica di Sergei Rachmaninof Pas de Trois da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Marius Petipa musica di Piotr I. Tchaikovsky La morte del cigno da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Michel Fokine musica di Camille Saint-Saëns Pas de quatre da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Marius Petipa musica di Piotr I. Tchaikovsky Pas de deux Il Cigno Bianco da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Rudolf Nureyev musica di Piotr I. Tchaikovsky Arepo coreografia di Maurice Bejart musica di Charles Gounod, Faust Danza Spagnola da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Marius Petipa musica di Piotr I. Tchaikovsky Pas de deux Il Cingo Nero da “Il Lago dei Cigni” coreografia di Marius Petipa musica di Piotr I. Tchaikovsky 7 titanic il racconto di un sogno libretto di Federico Bellone musiche di Federico Bellone e Cristiano Alberghini regia di Federico Bellone con Danilo Brugia, e Valentina Spalletta, gipeto, Marco D’Alberti, Luca Giacomelli, Antonio Orler, Marco Massari, Nicoletta Ramorino Fanfani, Angelo De Maco, Angela Pascucci, Sergio Maniscalco, Camilla Maffezzoli, Andrea Fazio con la partecipazione straordinaria di Dora Romano produzione Barley Arts Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 1° al 4 novembre 2012 durata 2h e 10’ con intervallo gio 1° novembre h. 20.30 turno M ven 2 novembre h. 20.30 turno O sab 3 novembre h. 16.00 turno FAM sab 3 novembre h. 20.30 turno N dom 4 novembre h. 16.00 turno P Prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 40, ridotti € 37 Platea C Interi € 37, ridotti € 34 I Galleria Interi € 30, ridotti € 27 II Galleria Interi € 26, ridotti € 24 Loggione Interi € 12 8 A vventura, mistero, una struggente storia d’amore… è coinvolgente il copione di Titanic-Il racconto di un sogno. E una messa in scena in forma di musical – come quella che Federico Bellone presenta per la prima volta in Italia – assicura un ulteriore accrescimento delle emozioni. Il sentimento infatti trova la via espressiva delle musiche – intense, coinvolgenti concepite dallo stesso Bellone e da Cristiano Alberghini e arricchite da un tema del Maestro Ennio Morricone – e percorre la storia attraverso i momenti coreografici, le calde scene d’assieme, le interpretazioni generose di un cast elegante, capitanato dal romantico protagonista Danilo Brugia, dalla carismatica Dora Romano e dalla toccante Valentina Spalletta. Ritraggono figure che compongono l’af- fresco di un’epoca, ma ognuna singolarmente porta con sé una sfaccettatura del leggendario sogno collettivo simboleggiato dal Titanic. L a nave inaffondabile Non si poteva immaginare un esempio più alto di ingegneria navale: il Titanic era stato concepito sicuro, veloce, lussuoso, per coprire una linea settimanale di collegamento fra l’Inghilterra e New York. Era all’avanguardia non solo per la la tecnologia (la sua stazione radio era la migliore mai montata su una nave) e le macchine, ma anche per la concezione degli spazi, degni di una crociera. Il Titanic fu fra le prime navi munite di piscina coperta, palestra, campo di squash, per non dire dello sfarzo degli arredi e del lusso delle cabine di prima classe... Partì abbonamento musical e grandi eventi per il suo primo viaggio il 10 aprile 1912 da Southampton, ma nella notte del 14 entrò in collisione con un iceberg che squarciò lo scafo: il transatlantico affondò in meno di tre ore. Perì l’intero equipaggio e delle oltre 2000 persone imbarcate, solo 700 furono tratte in salvo dal Carpathia, in servizio sulla rotta New York-Trieste. L a sinossi Bruce Ismay, ai vertici della compagnia navale del Titanic, risponde ai giornalisti in merito al naufragio. Ricorda in un flashback la partenza, quando i passeggeri affollano con entusiasmo le rispettive classi e i ponti. Francesco, un clandestino italiano in cerca di fortuna, stringe amicizia con John: un biglietto di terza classe per raggiungere la sua donna. Nelle cabine più lussuose viaggia invece la giovane soprano Isabelle Duval, seguita dalla madre, austera ed egoista, cui non riesce a ribellarsi. Mentre il Titanic aumenta in velocità per raggiungere l’America con sorprendente anticipo, Isabelle e la madre visitano la nave: è qui che Francesco la vede per la prima volta. Poco dopo assieme a John conosce una coppia di anziani che dà loro un’importante lezione sull’amore. La sera stessa – mentre vengono ignorate le segnalazioni di iceberg – in prima classe si dà una splendida festa e Francesco – camuffato elegantemente – vi si intrufola per corteggiare Isabelle. La giovane se ne innamora e danza a lungo con lui. Nel secondo atto, pochi hanno colto la gravità dell’impatto con l’iceberg: Isabelle e la madre litigano per Francesco, che intanto brinda all’amore assieme a John. Sul ponte di Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 comando gli ufficiali capiscono che il naufragio è vicino, che il sogno di gloria diverrà tragedia e danno l’allarme. Quando ormai il panico dilaga, Isabelle pensa solo a trovare l’amato Francesco. Sul Carpathia i pochi superstiti comprendono di essere identici davanti al destino, ricchi e poveri, nobili e semplici: solo l’amore rimane immortale. L a produzione L’idea del musical è di Federico Bellone, già direttore artistico per Stage Entertainment con al suo attivo spettacoli come La Bella e La Bestia e Flashdance: in Titanic si impegna come autore, regista e coproduttore, sostenuto da Barley Arts, realtà di alto profilo che nel mondo dei concerti cura nomi quali Bruce Springsteen, Sting e i Guns’n’Roses e che, dopo il successo di We Will Rock You, affronta nuovamente la realizzazione di un musical. Oggetto di molte rivisitazioni teatrali e soprattutto cinematografiche, la vicenda del Titanic appassiona Bellone da sempre: vi si è dedicato per anni, anima e corpo, coinvolgendo nella creazione del libretto e delle musiche artisti di pregio, prima di ipotizzare la messinscena. Fondamentale, secondo lui il workshop realizzato quest’estate: «Una modalità di lavoro inusuale in Italia (ma frequente all’estero) - ha spiegato - È stata l’occasione di sperimentare con gli interpreti, una sezione essenziale di musicisti e con elementi di costume e scena scarni le potenzialità del materiale scritto: ha permesso di precisare molte scelte e comprendere la forza della storia. Ora affrontiamo il debutto con maggiore consapevolezza». Danilo Brugia è FRANCESCO FERRARI Il protagonista maschile, un giovane italiano che si imbarca come clandestino in terza classe e sogna di trovare la sua fortuna in America. Sul Titanic incontra il grande amore nella bella cantante lirica Isabelle. Valentina Spalletta è ISABELLE DUVAL La protagonista femminile, giovane cantante lirica con una splendente carriera all’orizzonte. Isabelle coltiva un sogno di libertà dalle convenzioni imposte dalla madre, donna austera ed egoista, che si concretizzerà nel suo amore per Francesco. Dora Romano è MADAME DUVAL La madre di Isabelle che ha riversato sulla figlia la frustrazione per non avere realizzato il proprio sogno di diventare una cantante di successo. Attaccata alle convenzioni sociali di ceto e ricchezza, ha con Isabelle un rapporto di amore/odio, che diventerà scontro aperto durante il viaggio. gipeto è il CAP. EDWARD J. SMITH Capitano del Titanic, sogna di chiudere 25 anni di carriera impeccabile con un’impresa memorabile, pilotando la nave più importante che ci sia nel suo primo viaggio dall’Inghilterra all’America. Il sogno s’infrange sull’iceberg, simbolo della sua sconfitta. Marco D’Alberti è BRUCE ISMAY Amministratore delegato della White Star Line, la compagnia navale del Titanic, di proprietà del padre prima che fosse venduta. Il Titanic rapresenta il suo sogno di grandezza. Luca Giacomelli è JOHN O’DONNELL Un ragazzo irlandese, giovanissimo, povero e innamorato che si imbarca in terza classe e sogna di raggiungere al più presto la sua amata, che si è già trasferita in America con la propria famiglia. Diventa amico di Francesco, il cui destino si intreccia con il suo fino alla fine del viaggio. Marco Massari è THOMAS ANDREWS E’ il meticoloso ingegnere che ha progettato il Titanic, sogna di entrare nella storia per avere dato alla luce la nave più importante che ci sia. Antonio Orler è WILLIAM MURDOCH Il primo ufficiale, sognando il giorno in cui diventerà Capitano, decide insieme a Smith, Ismay ed Andrews di aumentare la velocità di crociera per completare l’impresa in anticipo. È responsabile della navigazione al momento dell’impatto con l’iceberg. Nicoletta Ramorino e Angelo De Maco sono ALICE ed EMMETH BROWN Una coppia di anziani signori molto innamorati, che si imbarcano sul Titanic per fare ritorno in America dopo essere stati in Inghilterra a trovare la figlia e il nipote, che non avevano mai conosciuto. Accendono in Francesco il sogno di conquistare Isabelle, a dispetto della differenza di ceto sociale. 9 TROTE di Edoardo Erba scene di Alessandra Ricci costumi di Isabella Rizza luci di Luigi Ascione suono di Hubert Westkemper regia di Paolo Triestino e Nicola Pistoia con Paolo Triestino, Nicola Pistoia e Elisabetta de Vito produzione Nuova Compagnia di Prosa abbonamento prosa Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 6 all’8 novembre 2012 durata 1h e 45’ con intervallo mar 6 novembre ore 20.30 - t. PRI mer 7 novembre ore 16 - turno E gio 8 novembre ore 20.30 - turno A Prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20 Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15 Gallerie Interi € 12 10 I l teatro di Triestino e Pistoia A volte sul palcoscenico avvengono incontri preziosi. Uno di questi, è stato di certo quello fra Nicola Pistoia e Paolo Triestino, che hanno scoperto una sintonia forte negli interessi e nei linguaggi teatrali, tanto che da alcune stagioni collaborano stabilmente, regalando al pubblico spettacoli di grande successo, che riescono ad affrontare temi interessanti attraverso un approccio intelligente che sa divertire e allo stesso tempo emozionare. I due hanno fin dall’inizio volto la loro attenzione alla drammaturgia contemporanea, a un teatro dedicato ai problemi che appartengono al nostro quotidiano, per regalarci uno sguardo critico e acuto che si posa talvolta su questioni sociali, talvolta su profili più intimi. Edoardo Erba – che firma Trote – è uno dei loro autori preferiti (suo era Muratori che li ha rivelati al pubblico triestino nel 2006 alla Sala Bartoli), e molto intensa è anche la collaborazione con Gianni Clementi che per loro ha scritto successi come Ben Hur, risultato anche allo Stabile regionale fra gli spettacoli più amati del 2011. Di Trote firmano “a quattro mani” la regia, oltre a esserne naturalmente affiatati protagonisti assieme ad Elisabetta De Vito. P erché vedere Trote Trote è una commedia molto piacevole, che intreccia divertimento e poesia per affrontare un tema del quale è più facile tacere che parlare: quello della malattia. Ma il sortilegio di Triestino e abbonamento prosa Pistoia fa sì che il testo non appaia mai cupo, mai pesante: tutt’altro. Si affronta ogni sviluppo con ironia e senso pratico, senza indugiare troppo nella commozione, come fa la gente semplice che Erba pone al centro dello spettacolo. Gente abituata ad affrontare la vita nei suoi doni come nelle sue durezze. A regalare un accento metaforico e universale alla vicenda è la filosofia molto “zen” della pesca che accompagna l’intera trama, mentre a riportarci al sorridente disincanto della quotidianità è l’irresistibile eloquio romanesco dei protagonisti. L a trama La Roma metropolitana dai ritmi concitati fa da sfondo allo spettacolo: sulla riva dell’Aniene dove i due protagonisti s’incontrano, sembra quasi di coglierne in modo ovattato il frastuono. Maurizio e Paolo sono estraniati dalla vita “normale”: colpa del caso, che regala sorprese a volte crudeli ma spesso piene di significato. Maurizio è un meccanico arricchito cui la vita non ha negato quasi nulla. Luigi invece è un operaio e la sua esistenza non è altrettanto facile: un lavoro alienante fra emissioni velenose, una madre anziana e prepotente… È un uomo ruvido, solitario, ma capace ancora di sognare un futuro con una giovane donna rumena, e magari una macchina usata, da regalarsi con i proventi dell’imminente pensionamento. Colpa del caso, il loro incontro. Maurizio ritira un referto medico che lascia poche speranze: immediatamente valuta la sua esistenza da un diverso punto di vista e la “rivoluzioTrieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 na”. Si riconosce egoista, confessa alla moglie i suoi assurdi tradimenti. Ma… scopre presto di non essere l’oggetto del referto, e ritorna quasi quello di prima. L’angoscia provata lo ha però toccato: e decide di consegnare la famigerata cartella nelle mani del vero destinatario. Lo trova in riva all’Aniene intento a pescare trote: è questo il principale passatempo di Luigi, quello che gli permette di ritrovare l’armonia col mondo. Senza discostarsi troppo dall’atteggiamento ringhioso e burbero Luigi accoglie Maurizio, lo rende partecipe della filosofia della pesca e questi, neofita, si appassiona, cambia, tanto che… saprà consegnare il duro verdetto medico? L’ autore «Le sue opere contengono l’humor di Gogol, con lo charme di Italo Calvino e Fellini» ha scritto di lui il Los Angeles Times. Pluripremiato (ha conquistato i maggiori premi nazionali Olimpici del Teatro, Riccione, Candoni, Salerno e Idi) Edoardo Erba è considerato a ragione uno dei massimi talenti della sua generazione. Eclettico – si impegna nel campo del teatro, ma anche della fiction della radio, e dell’insegnamento all’Università di Pavia – sa raccontare la realtà con sensibilità e delicatezza, ma anche attraverso stilettate taglienti. Fra i molti lavori ricordiamo almeno il clamoroso successo di Maratona di New York (tradotta in 17 lingue e rappresentata in tutto il mondo), il cult Muratori e Roman e il suo cucciolo di cui ha curato l’adattamento per l’edizione italiana diretta da Gassman. A COLLOQUIO CON PAOLO TRIESTINO E NICOLA PISTOIA Nei ruoli di Maurizio e Luigi, Nicola Pistoia e Paolo Triestino riescono a far sorridere di fronte alla morte e alla malattia. Ma non è che la loro sublime ossessione: riuscire a far ridere invitando a riflettere. Qui l’occasione è un testo sapiente, che decolla dalle prime battute, disponendo al buon umore fin dall’inizio. L’idea di confrontarvi di nuovo con un testo di Edoardo Erba è partita da voi? Paolo «La consegna c’è stata ed era quella di scrivere un testo con non più di due o tre personaggi, per evidenti esigenze produttive. Originariamente il testo avrebbe dovuto intitolarsi Pescatori, ma dopo Muratori come facevamo? Sembrava che volessimo interpretare tutti i mestieri e le categorie umane». Nicola «Da parte nostra c’era da un po’ la volontà di interpetare un testo di Edoardo, ma lui non trovava mai il tempo di scriverlo. Non era mai il momento adatto». Paolo «Finché il momento adatto è arrivato ed Edoardo ci ha fatto questo grande regalo: un testo scritto appositamente per noi». TROTE è la prima regia che firmate insieme: come è stata l’esperienza di essere diretti reciprocamente? Paolo «Non molto diversamente dalle altre volte. Ci lasciamo molto liberi di seguire il percorso che ci è più consono, senza troppe direttive esterne. Come sempre, l’importante è il risultato». Nicola «Inizialmente Maurizio e Luigi erano più grevi, poi abbiamo cercato di uscire dalla caratterizzazione, facendo, per esempio di Maurizio un arrampicatore sociale, un arricchito, che da meccanico fa il salto di classe diventando un piccolo imprenditore. Con tutto quello che segue, dai vestiti firmati all’orologio d’oro massiccio, alla moglie ‘coatta’ titolare di un salone di bellezza». Qual è il tratto del vostro fare teatro a cui non sapreste mai rinunciare? Nicola «Credo sia la naturalezza. La gente a teatro non è abituata a sentir parlare». Paolo «Concordo, e mi ricordo con grande piacere di un bambino di circa dieci anni che disse alla mamma “sembra di essere al cinema”. Per noi un grande complimento. Non ricordo di che spettacolo si trattasse, comunque è questo il nostro stile, il tratto a cui non vorremmo rinunciare». Intervista di Alessandra Bernocco dal programma di sala dello spettacolo. 11 OSCURA IMMENSITà tratto dal romanzo “L’oscura immensità della morte” di Massimo Carlotto scene di Gianluca Amodio costumi di Lauretta Salvagnin luci di Pasquale Mari musiche e videografia di Marco Schiavoni regia di Alessandro Gassmann con Giulio Scarpati, Claudio Casadio produzione Teatro Stabile del Veneto Accademia Perduta Romagna Teatri Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 13 al 15 novembre 2012 mar 13 novembre ore 20.30 - t. PRI mer 14 novembre ore 16 - turno E gio 15 novembre ore 20.30 - t. A Prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20 Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15 Gallerie Interi € 12 12 C os’è L’Oscura Immensità Un crudo fatto di cronaca: nel corso di una rapina una donna e un bambino presi in ostaggio da due malviventi restano uccisi. Silenzio, dolore, livore. Oscura immensità. L’oscura immensità della morte – questo il titolo del romanzo di Massimo Carlotto, il progetto originario costruito su questo tema, che ora diviene testo teatrale – è quel buio che imprigiona nel dolore e nella solitudine chi ha perduto per mano assassina i propri cari. Ma “oscura immensità” è anche la soffocante privazione di prospettive e di speranza in una “seconda possibilità” a cui è condannato chi si è macchiato di questo orribile crimine. La pièce di Carlotto affronta potentemente i diffi- cili temi della giustizia e della vendetta, della pena e del perdono e parola dopo parola, libera dall’“oscura immensità”, attraverso le suggestioni del teatro, una carica di emozioni e di questioni davanti alle quali lo spettatore non può esimersi dal prendere una posizione. Nelle mani di Alessandro Gassmann che ne cura la regia e nel confronto all’ultimo respiro di due interpreti sorprendenti e appassionati come Giulio Scarpati e Claudio Casadio, il testo diviene una delle proposte più vive di senso e di necessità della corrente stagione teatrale italiana. I l percorso di Gassmann «Con questo originale noir potrò continuare quel percorso artistico, iniziato abbonamento prosa con Roman e il suo cucciolo, che indaga, con sguardo neutrale e inquietante, tra le pieghe di un’umanità senza speranza» spiega Alessandro Gassmann che arricchisce con questo titolo un proprio percorso artistico sapientemente congiunto – ora che dirige il Teatro Stabile del Veneto – con una opportuna attenzione alla vitalissima drammaturgia contemporanea del Nordest. «Parliamo di un limbo esistenziale dove il confine tra bene e male non è perfettamente tracciato, ma è solo una sottile linea destinata a far sì che i ruoli si possano invertire, che le vittime possano diventare carnefici e i carnefici vittime. Uno stimolo a riflettere sul lato tragico dell’esistenza, sui rapporti fra gli uomini e su quegli avvenimenti che a volte possono segnare la loro vita in modo irreversibile». L’ autore racconta «Oscura immensità non lascia scampo» commenta Massimo Carlotto. «Alla fine ognuno è costretto a non eludere le domande che i due personaggi, Raffaello Beggiato e Silvano Contin, carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante dei destini contrapposti e ineluttabili. Chi deve perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena detentiva, oppure chi è rinchiuso nel braccio della morte? I familiari della vittima o lo Stato? O entrambi? (…) La nostra società è incapace di lenire il dolore di coloro che hanno subìto il torto dell’uccisione di un loro caro. La comunità in cui vivono tende a escluderli, a condannarli a un ergastolo di dolore, perché Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 la punizione del reo non è mai soddisfacente». E allora prevalgono i sentimenti ancestrali, la sete di vendetta, unica soluzione al peso del lutto… L’autore confessa di non aver inventato nulla in questo testo: la costruzione dei due personaggi gli è costata un viaggio nell’oscurità di dolori immensi. Ha incontrato decine di parenti di vittime e di condannati per capire, per restituire il loro confronto con una realtà implacabile che abbattesse ogni ipocrisia. In questo lungo itinerario di incontri, ha conosciuto solo una donna che è stata capace di perdonare l’assassino del proprio padre. «Una vicenda umana straordinaria. Una. Perché il cuore spezzato di Solvano Contin è ormai incapace di ritrovare il filo di un’esistenza fondata su valori positivi. Questa è la durissima lezione di queste storie. Raffaele Beggiato è l’altra faccia della medaglia». D icono di lui Massimo Carlotto, scrittore dall’ingombrante passato e dal talento acceso, è molto seguito dal pubblico e trova in molti critici letterari di prestigio (come Guglielmi, Paccagnini, Romagnoli…) dei convinti sostenitori. A ragione, perché è impossibile non restare avvinti dalla sua scrittura di qualità ma essenziale, secca, cui fa da contraltare il minuzioso studio su cui si basa ogni storia. Ama raccontare del Nordest, dei lati oscuri della gente, della criminalità e dei problemi della giustizia, scenari che gli hanno regalato fama anche all’estero dove è molto tradotto. A COLLOQUIO CON i protagonisti Sia come artista e regista, sia ora a capo del Teatro Stabile del Veneto Alessandro Gassmann dimostra rara attenzione all’autore contemporaneo: perché? «È importante guardare ai problemi di oggi attraverso il teatro. Anche nel Veneto che mi ha “adottato” ormai da due anni, sto cercando di fare un lavoro profondo come direttore in tal senso. La presenza di autori contemporanei nelle nostre stagioni e nella produzione è alta. Quest’anno siamo in tour con testi di Scarpa, Carlotto, con quello debuttato lo scorso anno di Trevisan (suo poi l’adattamento del Riccardo III che interpreterò a febbraio). Sono pièces che hanno fatto buoni numeri, a dimostrazione del fatto che la drammaturgia attuale non ha difficoltà ad essere recepita. Con Giulio Scarpati e Claudio Casadio stiamo affrontando ad esempio un testo che parla della possibilità di redenzione, del carcere, attraverso una struttura dritta ed efficace che porterà emozione: dare emozione è il compito principale per chi fa teatro». Alternate al teatro il cinema e la fiction: siete dunque abituati a linguaggi molteplici, moderni. Come avete sentito la cruda, essenziale prosa di Carlotto? «La contemporaneità è importante sul piano teatrale perché la parola a teatro è più “pesante”, significativa di quella che si usa al cinema o in televisione» dice Giulio Scarpati. «Il linguaggio crudo in questo spettacolo è necessario, è inserito in un contesto che parla di perdono, vendetta, temi che s’innescano dalla cronaca ma assumono valori universali sulla scena. Qualcosa di simile avviene anche per il cinema, la fiction che presuppongono una creazione nuova. Ma accade tutt’altro quando permettiamo che essi siano appannaggio di programmi tv che purtroppo costruiscono con superficialità su dolenti fatti di cronaca il loro palinsesto pomeridiano. Lì si che il linguaggio diviene brutalmente crudo: in teatro anche la parola più dura rimane alta». «Tutto poi dipende dal modo in cui si porge qualsiasi proposta, o linguaggio al pubblico» concorda Claudio Casadio. «Alessandro sta definendo una regia importante e lo spettacolo possiede tutti gli elementi del bel teatro: l’emozione, la poesia, un po’d’ironia. Andremo incontro al pubblico anche stupendolo. Si parla di sentimenti forti: il mio personaggio è un ergastolano che però ha il tempo di pentirsi e di trovare il modo di riscattarsi. Sarà uno spettacolo giocato con leggerezza teatrale, sarà coinvolgente anche perché la drammaturgia segue dinamiche un po’da thriller che mantengono viva la tensione». 13 L’INFINITO di Tiziano Scarpa scene di Dario Gessati costumi di Gianluca Falaschi musiche di Francesco De Melis &“Intrinsic” luci di Pasquale Mari regia di Arturo Cirillo con Andrea Tonin, Arturo Cirillo e Margherita Mannino produzione Teatro Stabile del Veneto Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 16 al 18 novembre 2012 durata 1h e 20’ senza intervallo ven 16 novembre ore 20.30 - turno B sab 17 novembre ore 20.30 - turno C dom 18 novembre ore 16 - turno D Prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20 Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15 Gallerie Interi € 12 14 S e Leopardi apparisse nel presente Un tentativo fallito di fuggire da casa, delusione, frustrazione, il tumulto dell’anima consegnato ad una poesia… agli adolescenti accade di vivere momenti del genere. Giacomo Leopardi era appena ventunenne quando provò ad allontanarsi da casa e fu costretto a rinunciare alla prospettiva: la poesia in cui, qualche giorno più tardi, racchiuse la sua inquietudine possiede l’immensità del capolavoro. L’infinito. Una grande distanza e una penetrante prossimità creano una sorta di cortocircuito fra l’immagine che abbiamo del poeta di Recanati e quella che ci restituiscono di sé stessi gli adolescenti di oggi. Nello spettacolo firmato da Arturo Cirillo – che ne è anche interprete assieme ad Andrea Tonin e Margherita Mannino – l’autore fa fantasiosamente “esplodere” il cortocircuito e avvicina – attraverso la magia del teatro – l’universo dell’adolescenza e quello leopardiano, scoprendo affinità incredibili e restituendoci il palpito di quei splendidi versi. Egli fa apparire il Leopardi disilluso e ventunenne nella stanza di un ragazzo di oggi, alle prese con la preparazione dell’esame di mturità: mondi diversi, linguaggi talmente agli antipodi da scontrarsi in modo esilarante, ma il disagio interiore di Giacomo e di Andrea è molto simile e foriero di interessanti induzioni… L’ infinito secondo il regista L’idea di Tiziano Scarpa su Leopardi, rivela passione e abbonamento prosa conoscenza, secondo Arturo Cirillo, basti considerare la scelta di leggere il testo attraverso il dialogo tra un ragazzo qualsiasi di oggi e il poeta. Il loro primo confronto è naturalmente proprio sul significato della sua lirica (L’infinito appunto), su come essa nasce, e su cosa realmente, fisicamente significhi. «Il tutto – evidenzia il regista – attraverso l’accostamento di due linguaggi diversissimi, quello colto e ricercato di Leopardi e quello di un ragazzo ignorante e in fondo disperato, e forse proprio per questo capace più di altri di sentire e comprendere ciò che Leopardi voleva dire, al di là, o magari prima, di tutte le colte e dotte spiegazioni. Il testo in fondo è un incontro tra adolescenze, il ragazzo Andrea e la sua fidanzata Cristina e Giacomo, o meglio l’idea, tutta fantastica e teatrale, di cosa sia potuto essere a 21 anni Giacomo Leopardi, e di cosa poteva essere allora avere 21 anni, attraverso la messa in scena di un “vecchio-bambino”, un “sapiente-immaturo”». L’ autore «Da qualche anno Giacomo Leopardi viene a farmi visita sempre più spesso. Credo sia attirato dalla portentosa demenza di quest’epoca. L’efficienza con cui la specie umana si applica alla devastazione del mondo. Lo stato di ipnosi sotto la dominazione delle immagini. La vita delegata ai dispositivi tecnologici. Perciò mi sono affidato alla potenza negromantica del teatro. Il teatro che sa come evocare i morti e dare corpo ai fantasmi» così Tiziano Scarpa spiega la sua scelta di affronTrieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 L’infinito di Giacomo Leopardi Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare. tare Leopardi attraverso la drammaturgia. L’autore veneziano, Premio Strega per il romanzo Stabat Mater nel 2009, ama attraversare la narrativa, la poesia, la scrittura per il teatro e quella per la musica, sono strumenti nelle sue mani, come pure la parola, per la quale rivendica un peso nuovo… «Ai nostri giorni – scrive nelle note al testo – si smozzica qualche frase, mortificata dal dovere di essere simpatici, dalla paura di risultare ridicoli, pesanti, di importunare, di non compiacere. Si evitano i discorsi impegnativi. La parola di Leopardi è il contrario di tutto questo. È una parola siderale, oppressa, conquistata con fatica, ma sommamente liberatoria. Spalanca lo sguardo, sprigiona questioni smisurate. Una parola radicalmente aliena, estranea e irriducibile alla nostra mentalità. Ci sono momenti e posti, come oggi in Italia, in cui per trovare qualcosa di non conforme bisogna cercarlo nel passato». Sarà così, alieno e coraggioso il suo Giacomo Leopardi: «Massimalista. Inflessibile. Inopportuno. L’opposto degli italiani, che lo hanno eretto a loro campione. Così inascoltato, tumulato nei programmi scolastici. E tuttavia: la scuola, nonostante tutto. I giovani. L’adolescenza. La forma di vita chiamata “studente” che viene a contatto con Leopardi, proprio a scuola, nel più ovvio e istituzionale degli incontri: ma, a pensarci bene, è l’incontro più sbalorditivo e inaudito. Fra coetanei!». di Ilaria Lucari 15 IO ODIO I TALENT SHOW di Mario Luzzatto Fegiz e Giulio Nannini regia di Maurizio Colombi con Mario Luzzatto Fegiz e con Roberto Santoro (one man band) e Vladimir Denissenkov (fisarmonica russa) produzione Barley Arts Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali 20 novembre 2012 durata 1h e 15’ senza intervallo mar 20 novembre ore 20.30 - t. libero Prezzo dei biglietti Platea A-B-C Interi € 19, ridotti € 16 Gallerie Interi € 12 16 D alla pagina al palcoscenico Dopo un’ineguagliabile carriera di critico musicale sulle pagine del Corriere della Sera, forte di una competenza profonda, di un’inesauribile curiosità e apertura, di esperienze le più vaste, Mario Luzzatto Fegiz accetta la sfida del palcoscenico che – assieme alle tante prove prestigiose di saggista, giurato, conduttore, autore radiofonico e televisivo, docente, direttore editoriale – corona la carriera di uno dei più autorevoli giornalisti e intellettuali del panorama contemporaneo. Il mondo del teatro può solo gioirne – in particolare la platea del Rossetti che lo riaccoglie nella città d’origine – poiché ogni incontro con Luzzatto Fegiz rappresenta un modo singolare di rivivere la storia della musica italiana e straniera, attraverso dettagli, squarci ma anche giudizi taglienti. In ogni incontro, egli fonde con acutezza e lievità memoria storica, analisi del presente e proiezioni sul futuro. Ma cos’avrà spinto il più grande critico musicale italiano a lasciare la penna per calcare le scene come interprete e coautore? L’urgenza di un “faccia a faccia” con il pubblico su una questione che attanaglia l’intero mondo dei recensori: che fine farà il lavoro di un critico in un epoca in cui vanno di moda i talent show, i televoti e i pensieri espressi nel terrificante slang “compresso” degli SMS? Possono coesistere i “mi piace” dei social network e le arricchenti riflessioni di un serio recensore? abbonamento altri percorsi I temi di Io odio i talent show Io odio i talent show è uno psicodramma che racconta di un critico musicale, un tempo temuto e rispettato, costretto oggi a confrontarsi con questo panorama e con improbabili giudici dal retroterra culturale esile. Abituato dagli anni Settanta a tuonare giudizi, il critico viene travolto da una contestazione di fan di giovani artisti, pronti a coglierlo in fallo. Abituato a occuparsi di Elton John e dei Beatles, Fegiz “odia i talent show” perché hanno posto fine alla dittatura della (sua) critica. Così, in un crescendo tragicomico, racconta leggende, fatti e svariati misfatti vissuti in prima persona insieme ai grandi protagonisti degli ultimi 40 anni di musica in Italia. Sul palcoscenico lo accompagnano i musicisti Roberto Santoro e Vladimir Denissenkov, attenti a impreziosire il monologo con canzoni celebri. Celebri come i personaggi che punteggiano il racconto di Fegiz: una sorta di delirio-vendettasfogo colto e ironico, che richiama decine di aneddoti su leggende come Tenco, De Andrè, Dalla, Michael Jackson o Elton John, o sui nomi più popolari degli ultimi decenni, come Vasco, Pausini, Madonna e Ramazzotti, fino agli odierni idoli da talent come Alessandra Amoroso, Arisa, Giusy Ferreri e Marco Carta, che dello spettacolo diviene quasi il “tormentone”... Luzzatto Fegiz rivelerà molto delle canzoni, dei Festival di Sanremo, dei segreti custoditi da chi, in 40 anni di lavoro, ha conosciuto oltre mille artisti.. Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 R ecensire Fegiz Creando Io odio i talent show, Luzzatto Fegiz ha mutato “posizione”: ora è il suo turno di essere recensito... Il verdetto però è stato positivo, come dimostrano questi stralci, tratti da La Stampa a firma di Mariella Vengoni «La descrizione della deriva è istrionica quanto il protagonista. Fegiz riempie la scena con il suo fisico imponente, alle spalle una vecchia radio, di fianco un jukebox, agli angoli il fisarmonicista Vladimir Denissenkov e il chitarrista Roberto Santoro impegnati (quando possono) a interrompere un flusso sarcastico e orgoglioso di ricordi, confessioni (...) incalzante cavalcata di ricordi e battute». L a vecchia critica, che nostalgia! La situazione che Mario Luzzatto Fegiz affronta con piglio ironico in Io odio i talent show, porta in luce una situazione generale che non può esimersi dal valutare chi, per lavoro, con la “critica” vive un confronto costante e fondamentale. Ma il pubblico, i lettori cosa ne pensano? Non sentono nostalgia per quelle critiche imparziali, ampie e competenti, capaci di innalzare o malmenare un artista, ma con rispetto e un adeguato corredo di motivazioni? Risolvere tutto in un mero “click” sul mouse, o con una “faccina” che sorride o piange in calce a tre righe di giudizio, ci sembra una rinuncia eccessiva, in dignità, crescita e cultura. di Ilaria Lucari A COLLOQUIO CON MARIO LUZZATO FEGIZ «Quando mi avvicino fisicamente a Trieste, comincio a parlar dialetto!» annuncia Mario Luzzatto Fegiz che con la sua città d’origine ha mantenuto un rapporto molto intenso. «Lo si capirà anche nel corso dello spettacolo, dove ricorre più volte Trieste... Ci sono i ricordi delle scuole medie, delle belle partite di calcio al Ferdinandeo, con amici che naturalmente saranno in sala ora! Perché sono rimasto in contatto con i compagni delle medie, del Dante e addirittura con quelli dell’asilo con cui mi sono ritrovato qualche anno fa... Il rapporto è quindi molto forte e nello spettacolo inserisco cose sulla città che credo la gente non si aspetti da uno come me, ricordi cui tengo fortemente, immagini che mi appartengono fin da bambino». Da Trieste al mondo: in quarant’anni di prestigiosa carriera ha incontrato e recensito il top degli artisti italiani e internazionali… C’è qualcuno che manca e vorrebbe aver conosciuto? «Ho recensito qualsiasi disco mi sia interessato… i dischi non si possono sottrarre a questo! Invece ci sono artisti che mi dispiace di non aver incontrato mai: uno è John Lennon. Ho parlato più volte con gli altri tre Beatles, ma lui era un tipo più scorbutico e purtroppo non sono riuscito a conoscerlo» Immaginiamo per gioco, che dopo questo suo spettacolo vengano “aboliti” i talent show… Che cosa dovrebbe possedere un musicista per emergere? «Se avessi la formula, sarei alle Bahamas a prendere il sole! Empiricamente potrei dire che ci vuole intuizione, capacità non solo creativa ma anche la fortuna di sapersi sintonizzare almeno per qualche tempo con la coscienza collettiva. La musica è un fatto assolutamente two-way, cioè uno lancia un pallone e questo può cadere là, oppure ritornare indietro con più forza... Le canzoni funzionano se c’è questo ritorno: ci sono brutte canzoni che entrano nella coscienza collettiva e belle canzoni che non la sfiorano nemmeno. L’oggettività nella musica leggera è un fatto davvero molto relativo. Ed in realtà i talent show – anche se me la prendo con loro – non sono la causa ma l’effetto di questa società dell’apparire e di una totale disgregazione sia nella produzione che nel consumo della musica. La musica perciò non si può dire mai buona o cattiva, ma figlia di un luogo e di un tempo. Anche i talent lo sono, figli di un pianeta globalizzato e di un tempo... che descriviamo in modo divertente nello spettacolo!» 17 amarcord balletto in due atti di Luciano Cannito liberamente ispirato all’omonimo film di Federico Fellini coreografia e regia di Luciano Cannito musiche di Nino Rota e Marco Schiavoni, Alfred Schnittke, Glenn Miller, e canzoni popolari degli Anni Trenta costumi di Roberta Guidi di Bagno con Rossella Brescia e con i ballerini di DANZITALIA Italian Touring Dance Company: Nicolò Noto, Diego Millesimo, Sergio Nigro, Rossela Lucà, Grazia Striano,Veronica Maritati, Giacomo Deleidi, Giada Pallara, Calogero Failla,Vittoria Pellegrino, Raffaele D’Anna produzione Daniele Cipriani Entertainment Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali 21 novembre 2012 durata 1h 35’ con intervallo mer 21 novembre ore 20.30 - t. DAN prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 40, ridotti € 37 Platea C Interi € 37, ridotti € 34 I Galleria Interi € 30, ridotti € 27 II Galleria Interi € 26, ridotti € 24 Loggione Interi € 12 18 F ellini ispira la danza L’immaginario che Federico Fellini riversava nei suoi film - un universo pieno di colori, movimento, umanità, contrasti – è destinato per sua natura a travalicare i confini della pellicola cinematografica. È arte, ispirazione inesauribile per riflessioni e germinazioni di creazioni nuove. Come Amarcord, balletto che il coreografo Luciano Cannito ha proposto per la prima volta nel 2005 e che ora rivisita in una versione coreografica elaborata per la Compagnia Danzitalia. Un’edizione resa preziosa dalle interpretazioni di Rossella Brescia – che danza nel ruolo di Gradisca – e della giovane rivelazione della danza Nicolò Noto (che sarà Titta) e dedicata al grande Maestro del cinema italiano in occasione della ricorrenza del ventesimo anniversario dalla sua scomparsa e del quarantesimo dal debutto del film. U n balletto appaludito all’estero Dopo un applaudito debutto nel 1995 al Teatro San Carlo di Napoli, Amarcord coreografato da Luciano Cannito, sulle musiche di Nino Rota, è andato in scena al Teatro alla Scala, al Teatro Massimo di Palermo e – cosa nient’affatto scontata – negli Stati Uniti dove ha ottenuto ottimi esiti al Teatro Metropolitan di New York ed a Los Angeles. «Tutto esaurito all’Orange County di Los Angeles dopo lo straordinario successo newyorkese del balletto Amarcord di Luciano Cannito rappresentato dalla Scala di Milano» scriveva al debutto il Los Angeles Times. abbonamento danza In effetti il balletto ha tutti i numeri per divertire e conquistare il pubblico: è liberamente ispirato al film omonimo, in cui Fellini ricorda e reinventa la sua vita di ragazzo nella Rimini della prima metà degli anni Trenta. Diviene così un ironico e melanconico affresco dell’Italia fra le due guerre, dove il Fascismo e la Chiesa esercitavano il loro potere, influenzando la cultura ed il costume. Sul palcoscenico, percorso dalle musiche celebri di Nino Rota – ma anche da brani di Marco Schiavoni, Alfred Schnittke, Glenn Miller e da canzoni popolari – si sviluppa la storia di Titta, l’alter–ego del Fellini adolescente, e del piccolo, vitalissimo mondo che lo circonda: la famiglia, gli amici, i paesani… Un microcosmo di ritratti e di aneddoti legati ad un filo comune. A fare da fil rouge nella vicenda è l’amore giovanile di Titta per la bellissima Gradisca, la cui vicenda – come pure le altre, secondarie – lascia affiorare, attraverso le puntuali interpretazioni e l’accurato e vibrante linguaggio coreografico, un messaggio speranzoso e spensierato, che incarna la voglia di vivere dell’Italia di allora. I l coreografo Luciano Cannito è una delle personalità più interessanti nel mondo della danza italiana contemporanea. Artista di notevole versatilità (se il balletto rimane il suo principale campo d’azione, va evidenziato il suo successo nel campo della regia lirica, nonché come autore di musical e prosa), è un professionista le cui coreografie sono apprezzate Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 e richieste ben oltre i confini nazionali. È stato infatti rappresentato da New York alla Scala di Milano‚ dal Place des Artes di Montreal al Teatro dell’Opera di Tel Aviv. In periodi diversi ha assunto il ruolo di prestigio di Direttore Artistico e Coreografo Principale del Balletto di Napoli‚ del Balletto di Roma e del Teatro Petruzzelli di Bari, del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli e da settembre 2005 è Direttore del Corpo di Ballo al Teatro Massimo di Palermo. Ha esordito nella carriera di coreografo e regista in Israele nel 1986 con la produzione Passi Falsi, titolo a cui segue un vastissimo elenco di coreografie, spesso concepite per artisti del calibro di Carla Fracci, o, più di recente di Alessio Carbone o Sabrina Brazzo. R ossella Brescia Diplomata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma con il massimo dei voti, Rossella Brescia ha debuttato presto come solista nell’opera Attila. Anche se il suo curriculum artistico rivela un eclettismo ammirevole – che la vede impegnata in ambito radiofonico (Tutti pazzi per RDS), come pure nei maggiori programmi televisivi, in diverse fiction, in numerose produzioni teatrali – la danza rimane la sua principale passione. Chi l’ha vista interprtare nella cornice “open air” del Castello di San Giusto, due stagioni orsono, una Carmen emotivamente intensa, non può che averne ricevuto la prova. di Ilaria Lucari Scena 1 - Piazza di Rimini Alla fine dell’inverno di un anno fascista, la scena si anima dei personaggi tipici della provincia italiana: un gruppo di amiche (tra cui la bella Gradisca) corteggiatissime, i soliti adolescenti (tra cui Titta), sempre alla ricerca di ragazze da adescare, o di incartapecoriti signori da prendere in giro. Soldati fascisti e ricchi borghesi, sembrano tutti animati da un ottimismo in forte contrasto con il panorama di miserie. Scena 2 - Casa di Titta Il giovane Titta è a casa in una tipica situazione familiare: il padre annoiato sempre in lite con la madre; lo zio, adulto, continua a vivere sulle spalle della sorella; la cameriera, presa di mira dal Nonno-Manolesta; il fratellino, piccola peste. Arriva all’improvviso un gruppo di gerarchi a prelevare il padre tra disperazione e stupore degli altri. Scena 3 - Dalle camice nere Il padre, interrogato e accusato di oltraggio al regime, è costretto a bere l’olio di ricino come punizione; e altri uomini attendono la stessa sorte. Scena 4 - Una via di Rimini L’arrivo delle prostitute attira l’attenzione dei tre pestiferi amici di Titta, che approfittano del momento di libertà per fare un salto al bordello cittadino. Scena 5 - Dal prete a confessarsi La madre costringe Titta a confessarsi, raccontando i dettagli grotteschi del suo grave peccato al parroco, il quale, poco interessato, lo assolve. Scena 6 - Un vecchio capannone I genitori di Titta, con alcuni amici comunisti, vengono scoperti in atteggiamenti non fascisti da alcune camice nere, ma l’arrivo di Gradisca, che invita il gerarca per un caffè al Grand Hotel, li salva dai guai. Scena 7 - Il Grand Hotel Dopo un pomeriggio d’amore Gradisca e il Gerarca scendono alla festa nel salone dell’hotel, dove la ragazza viene lasciata sola dall’uomo, che preferisce una ricca straniera.Triste, Gradisca se ne va con Titta, che segretamente vorrebbe sposarla. Scena 8 - L’arrivo del Duce Tutti sono in fermento per l’arrivo del Duce, e pure Gradisca, che fa di tutto per farsi vedere da lui, tanto che sviene per l’emozione. Notata da un ufficiale tedesco, accoglie il suo invito al Grand Hotel... Scena 9 - Il Grand Hotel chiude Gradisca si ritrova nella stessa situazione del gerarca: cede all’ufficiale, che si scopre un depravato sessuale e la abbandona nel mezzo della notte per imbarcarsi sul Rex. La ragazza sente svanire le sue speranze di fuga dalla provincia. Scena 10 - Matrimonio di Gradisca. Finale. La guerra è finita, e Gradisca trova l’uomo della sua vita: un semplice carabiniere che la ama davvero. La grande festa di nozze, con tutti i personaggi, viene disturbata da un acquazzone.Titta, sempre innamorato della ragazza, sogna di poter riabbracciare la madre. 19 Personaggi MACBETH di William Shakespeare traduzione di Nadia Fusini spazio scenico di Nicolas Bovey e Andrea De Rosa costumi di Fabio Sonnino luci di Pasquale Mari suono di Hubert Westkemper regia di Andrea De Rosa con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro Di Colandrea produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni” abbonamento prosa Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali dal 22 al 25 novembre 2012 durata 2h senza intervallo gio 22 novembre ore 20.30 - t. libero ven 23 novembre ore 20.30 - t. B sab 24 novembre ore 20.30 - t. C dom 25 novembre ore 20.30 - t. D Prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20 Platea C Interi € 25, ridotti € 22/20 I Galleria Interi € 20 , ridotti € 18/16 II Galleria Interi € 12 20 G iuseppe Battiston è Macbeth Molto amato dal pubblico del Teatro Stabile che lo ha applaudito fin dai suoi esordi sul palcoscenico (ricordiamolo in Intrigo e Amore di Schiller, diretto nel 1994 da Nanni Garella e recentemente in una bella interpretazione di Orson Welles’ Roast) ed ha imparato poi ad apprezzarne il talento nelle ormai numerose, ottime prove cinematografiche, Giuseppe Battiston ritorna al Politeama Rossetti con uno dei protagonisti più foschi della storia del teatro. Ad affidargli il ruolo di Macbeth, in un’edizione visionaria e interessante è il regista Andrea De Rosa che in Battiston e in Frédérique Lolite – scelta per la Lady – ha ravvisato due protagonisti intensi ma lontani da scontati cliches. Interpreti Macbeth Giuseppe Battiston Lady Macbeth Frédérique Loliée Banquo Ivan Alovisio Ross Marco Vergani Macduff Riccardo Lombardo Malcolm Stefano Scandaletti Ecate/Lady Macduff Valentina Diana Seyton Gennaro Di Colandrea Di Macbeth infatti il regista tiene a sottolineare il profilo vivido e attuale, il contrasto tra pensiero e azione, il conflitto tra ambizione e senso di giustizia, l’essere preda di un ingranaggio infernale di fronte al quale il libero arbitrio deve arrendersi: sono questi i tratti che lo rendono identificabile con il nostro demone personale. Così pure Lady Macbeth, la cui psicologia ha affascinato Freud, ci appare figura di assoluta modernità. L a visione del regista Autore di una messinscena che colpirà il pubblico per modernità e incisività di immagini, Andrea De Rosa spesso trae suggestioni dalle arti visive e dal cinema. Anche per Macbeth è stato così: gli spettatori più abbonamento prosa attenti vi intuiranno gli echi delle sculture deformate di Ron Mueck, dell’angoscia dei film di Cronenberg. «La tragedia shakespeariana – scrive – prefigura il funzionamento di ciò che molto tempo dopo chiameremo inconscio e ci racconta il pericolo mortale che si nasconde dietro l’espressione dei nostri desideri più profondi. Perché i desideri rappresentano la parte più insondabile che la psicoanalisi ha provato a nominare. (…) Macbeth e Lady Macbeth sono un uomo e una donna che, quasi per gioco, arrivano a confessarsi un desiderio terribile». Inquietante poi che le visioni più buie della tragedia – le streghe, il prodigio della foresta in movimento – si richiamino visivamente all’infanzia. «Macbeth e Lady Macbeth non hanno figli» spiega De Rosa. «Mi sono accorto che ci sono diversi luoghi del testo in cui s’insiste sul generare, l’allattare, il nutrire. Sono ossessionati dal fatto di non poter avere bambini. Nello spettacolo abbiamo molto lavorato sull’atto drammatico della nascita, sul disequilibrio, la fragilità. La cosa più interessante non è il lato mostruoso delle cose, ma l’aspetto misterioso. Ecco, il venire al mondo è un mistero totalmente inafferrabile». L a sinossi «Macbeth si distingue sedando una rivolta contro il re di Scozia Duncan: tre streghe profetizzano che assumerà il titolo del vassallo e avrà un futuro da re. Anche per Banquo, suo compagno d’armi c’è un presagio: genererà dei re. Quando la profezia si realizza, Macbeth è spinTrieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 to dall’ambiziosa moglie ad aspirare al trono. Aiutano il destino: Macbeth ucciderà Re Duncan quando resterà ospite nel loro castello. Del regicidio – grazie a un intrigo della Lady – sono accusate due guardie e lo stesso Macbeth le giustizierà. Mentre i nobili scozzesi accusano di congiura i figli del Re Duncan, Macbeth sale al trono. Il sovrano però teme Banquo: si macchia dunque di un nuovo assassinio, ciononostante è tormentato dalla profezia secondo cui Banquo avrebbe generato dei re: suo figlio infatti vive. Intanto i nobili intendono ribellarsi a Macbeth. Il re inquieto si rivolge alle streghe per conoscere il futuro: tre profezie lo rassicurano, l’ultima dice che il suo potere resterà inscalfibile finché la foresta di Birnam non si muoverà verso la collina di Dunsinane. Il Re per rafforzare la sua posizione vuol far uccidere la moglie e il figlio del nobile Macduff: radunando focolai di ribelli questi accorre in protezione dei suoi cari. Lady Macbeth non è più in sé: vede sulle sue mani il sangue delle vittime sue e del marito e rosa dal rimorso si accusa di molte morti. Macbeth ormai solo si prepara all’attacco dei ribelli che si radunano proprio nella foresta di Birnam. Il legittimo erede al trono, Malcom, ordina che la foresta sia abbattuta ed ogni soldato muova sopra di sé un ramo per confondere le sentinelle nemiche. Macbeth scopre che la moglie si è tolta la vita e che sul campo di battaglia avviene il prodigio della foresta in movimento: Macduff lo vince in duello. di Ilaria Lucari IL MACBETH Nel mondo del teatro molti credono che quest’opera porti sfortuna e per non pronunciare ad alta voce il suo titolo, preferiscono chiamarla “L’Affare scozzese”; si tratta del Macbeth (scritto tra il 1603 e il 1607), uno dei più forti e oscuri drammi shakespeariani. La trama riprende il personaggio del Re di Scozia Macbeth, protagonista di diversi racconti, come quello dello storico scozzese Hector Boece; tuttavia le testimonianze più importanti sono certamente le “Chronicles” dello scrittore inglese Raphael Holinshed. Viene così messo in scena il personaggio del Lord scozzese Macbeth, animato da una pericolosa ambizione, che porterà lui e la moglie ad una serie di crimini e perfino al regicidio. Il mito del dramma maledetto iniziò sin dalla prima rappresentazione, nell’agosto del 1606, quando, secondo i racconti dell’epoca Hal Berridge, l’attore che interpretava Lady Macbeth, fu colpito da una febbre improvvisa e morì sul palco. Secondo le leggende Shakespeare inserì nel testo alcuni versi dalla formula magica di una strega, che, per vendicarsi dell’offesa, maledì l’opera. Al di là delle superstizioni il Macbeth è sempre stato un dramma controverso, per via dei temi trattati e della violenza che veniva inscenata, e per l’importanza che viene conferita agli elementi sovrannaturali. In particolare, il tema del regicidio è sempre stato oggetto di critiche, tanto che nel 1703 l’opera venne giudicata come blasfema dalla Regina Anna, la quale stabilì una settimana di preghiere in seguito alla sua rappresentazione. Forse è stato proprio il suo carattere controverso ad assicurarne il successo, infatti nel corso dei secoli è andata in scena innumerevoli volte. Ricordiamo in particolare le varie rappresentazioni (durante la Restaurazione) curate dalla regia di William Davenant, che riadattò il testo e lo accompagnò con effetti speciali. L’opera trovò un grande successo nell‘Ottocento, quando il personaggio di Macbeth era impersonato dai migliori attori teatrali, come Samuel Phelps e Charles Kean, e lo stesso valeva per quello della moglie, Lady Macbeth, che vede tra le più celebri interpreti Helena Faucit e Isabella Glyn. Nel 1847 con le musiche di Verdi il dramma diventa anche un’opera lirica di cui si ricorda lo strepitoso successo al Teatro alla Scala con la soprano Maria Callas nel ruolo di Lady Macbeth (1952). Nel ventesimo secolo il dramma è stato anche soggetto di numerosi adattamenti cinematografici, come il celeberrimo Macbeth di Orson Wells (1947), il Macbeth di Roman Polanski (1971), presentato al 25° Festival di Cannes, e la rivisitazione del maestro del cinema giapponese Akira Kurosawa uscita con il titolo Il trono di sangue (1957). 21 FAR FINTA DI ESSERE G Omaggio a Giorgio Gaber e Sandro Luporini di Gaber, Luporini, Calabrese, Scuda musiche di Giorgio Gaber suono di Giuseppe Pellicciari luci di Claudio Tappi con gli Oblivion Davide Calabrese e Lorenzo Scuda produzione Malguion srl Politeama Rossetti Sala Assicurazioni Generali 27 novembre 2012 durata 1h e 15’ senza intervallo mar 27 novembre ore 20.30 - t. libero Prezzo dei biglietti Platea A-B-C Interi € 19, ridotti € 16 Gallerie Interi € 12 22 D avvide Calabrese e Lorenzo Scuda Per il pubblico dello Stabile regionale, Davide Calabrese e Lorenzo Scuda sono gli Oblivion: certo, assieme ai loro tre colleghi… Perché mai qui si presentano in “duetto”? In realtà questo “duetto” viene portato da ben sette anni in tutte le piazze e i teatri d’Italia, vi riceve accoglienze trionfali e dimostra una volta di più il talento di questo gruppo di artisti, brillante nei suoi singoli componenti e capace nella sua formazione “d’assieme” di regalare un raro, salutare, sorprendente e ironico “scossone” al profilo dello spettacolo leggero contemporaneo. F ra gli Oblivion e il “Signor G” «Veniamo dal Musical. Facciamo intrattenimento, comicità, parodia, varietà musicale. Cosa c’entra tutto ciò con il teatro canzone di Gaber e Luporini?» si chiedono nelle note a Far finta di essere G i due creatori e interpreti dello spettacolo. «Qualcuno può dire che il Gaber pensiero non appartenga alla nostra generazione» continuano infatti. «Per noi è stato come un regalo, che ci siamo trovati in mano senza saperne bene la storia e la provenienza. Parlando dei (fin troppi) omaggi che in questi anni gli sono stati fatti, forse si finisce per mettere in secondo piano i veri “omaggi”, ovvero i regali che Gaber e Luporini hanno fatto a noi. Gaber, per noi, è un maestro. Il massimo esempio di come una macchina scenica perfetta, un raro istinto animale e un intellettuale di grande spessore abbonamento altri percorsi possano convivere tranquillamente in un’unica figura. Un intellettuale capace di mettere in ridicolo le miserie del nostro vivere quotidiano, pronto a sgretolare le ipocrisie della nostra epoca ma, un attimo dopo, capace di interpretare con grande generosità anche una semplice canzone d’amore». L o spettacolo Scuda e Calabrese definirebbero Far finta di essere G... una passeggiata affettuosa nel repertorio gaberiano. E sottolineano che fanno riferimento proprio a tutto il repertorio: anche quelle prime vecchie canzonette che poco sembrano in tono con l’impegno e il teatro canzone, ma senza le quali la comprensione del percorso artistico di Gaber sarebbe parziale. I due artisti interpretano come una perfetta macchina scenica questi primi brani e alcuni dei maggiori successi di Gaber e Luporini, e sfruttano appieno il loro reciproco affiatamento nonché la loro natura poliedrica, a più dimensioni. Nella performance, infatti, musica e teatro si fondono in un solo linguaggio dove – spiegano – «il musicista è il partner scenico dell’attore e l’attore fondamento della struttura musicale. Uno spettacolo che riproduce il giusto mix fra una rilettura personale dei testi gaberiani ed un tributo alla perfezione scenico-musicale delle sue opere più belle. Un’ora e mezzo di divertimento e riflessione allo stesso tempo, con quell’equilibrio fra dolce e amaro tipico della condizione dell’uomo moderno che nessuno ha mai saputo esprimere con tanta efficacia come l’inimitabile Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 Giorgio Gaber». E se omaggio dev’essere, per Scuda e Calabrese va allora fatto con sincerità e senza tradire le proprie personali “corde” artistiche: ecco allora lo spazio a quel lato giocoso e giullaresco presente un po’ ovunque nei testi e nelle musiche, anche in quelli più duri e sferzanti. Lo spettacolo diviene così anche «Un gioco teatrale dove “Oblivionare” pezzi interi di canzoni e monologhi, smontandoli, scomponendoli e ricomponendoli alla nostra maniera. Per scoprire – concludono – come i confini fra intrattenimento leggero e teatro d’autore siano più labili di quanto si possa immaginare... Quello che conta è il rigore, la passione e una sana dose di follia». I l dono di Gaber C’è un legame speciale fra la città di Trieste e Giorgio Gaber: un legame di radici, ma anche una reciprocità nel sentire, un affetto – alla fine – che è inutile cercare di analizzare di più: talvolta scatta, senza spiegazioni, fra una platea e un artista, e non si spegne più. E se il Largo adiacente al Politeama Rossetti testimonierà per sempre attraverso il suo nome questa reciprocità, il messaggio di Giorgio Gaber si perpetua anche per altre vie, più artistiche e misteriose. E così accade che due artisti generazionalmente distanti da lui riconoscano – pur non avendolo incontrato professionalmente – «La lezione più grande che Gaber ci ha lasciato, è che questo lavoro (quello dell’attore, del giullare), prima di farlo bisogna amarlo». di Ilaria Lucari GIORGIO GABER Giorgio Gaberscik, in arte Giorgio Gaber, nasce a Milano il 25 gennaio 1939. Dopo l’esordio come chitarrista di Adriano Celentano, all’età di diciannove anni firma il primo contratto discografico per la Ricordi e incide il 45 giri Ciao ti dirò. Gli anni Sessanta lo vedono indiscusso e autorevole protagonista dello spettacolo italiano con numerosissime incisioni discografiche e con un’intensa attività televisiva anche nel ruolo di conduttore di diversi programmi di grande spessore e successo: Canzoni di mezza sera (1962), Canzoniere minimo (1963), Questo e quello (1964), Diamoci del tu (1967), …E noi qui (1970). Sono gli anni della fortunata collaborazione con lo scrittore Umberto Simonetta, co-autore dei suoi più importanti e popolari successi discografici, e delle prime frequentazioni col pittore Sandro Luporini. Ed è proprio con Luporini che Gaber, a partire dal 1970, invitato dal Piccolo Teatro di Milano, cambia decisamente strada creando l’inedita forma artistica del “Teatro Canzone” che porta in scena ininterrottamente dalla stagione teatrale 1970-1971 al 1999-2000. Appartengono a questo lungo periodo, interamente dedicato all’attività teatrale, anche gli spettacoli di prosa (“teatro d’evocazione”), le regie e le produzioni riferite ad altri artisti (Ombretta Colli, Enzo Jannacci, Beppe Grillo, Arturo Brachetti), la direzione artistica dei teatri di Venezia e la manifestazione “Professione Comico” che fu trampolino di lancio per molti degli attuali protagonisti della comicità italiana. Nel 2001 a seguito della forzata interruzione dell’attività teatrale, si dedica alla discografia con due album: La mia generazione ha perso (2001) e Io non mi sento italiano (pubblicato postumo nel 2003) che ottengono uno straordinario successo di vendita e lo consacrano protagonista d’eccellenza anche nell’ambito della canzone d’autore. Il 1° gennaio 2003 Giorgio Gaber si spegne nella sua residenza di Camaiore (Lucca). Riposa al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano accanto a coloro che hanno contribuito a rendere grande la metropoli lombarda. Il suo legame con la città di Trieste, familiare ma mantenuto vivissimo soprattutto attraverso le sue costanti esibizioni nelle Stagioni dello Stabile regionale dove è stato applaudito in ben 11 spettacoli diversi, è perpetuato dall’intitolazione a suo nome di un tratto del Viale antistante il Politeama Rossetti. 23 CRUCIFIGE Crucifige - La passione dissacrante della santità della follia di Claudio Bernardi scenografie di Diego Iaconfcic regia di Claudio Misculin con Claudio Misculin, Gabriele Palmano, Donatella Di Gilio, Dario Kuzma, Giuseppe Feminiano, Francesca Hagelskamp, Fabio Portas, Barbara Busdon, Fabio Cassano, Daniel Portas, Derin Kennet produzione Accademia della Follia in collaborazione con Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Politeama Rossetti Sala Bartoli dal 28 novembre al 2 dicembre durata 1h e 35’ con intervallo mer 28 novembre ore 21 - t. libero gio 29 novembre ore 21 - t. libero ven 30 novembre ore 21 - t. libero sab 1 dicembre ore 21 - t. libero dom 2 dicembre ore 17 - t. libero Prezzo dei biglietti Posto unico interi € 19, ridotti € 16 Last minute interi € 12 24 L’ autore racconta «Fu il grido della folla al governatore romano che condannò a morte un innocente. La storia della ricerca e dell’eliminazione di un capro espiatorio, di qualcuno che paghi per le colpe di tutti, è iniziata non si sa quando, ha attraversato epoche, popoli e nazioni e continua ancora oggi, con mezzi modernissimi. Ogni volta che in uno stato qualcosa gira storto, nell’economia, nella salute, nel sociale, ogni volta riemerge con potenza e furore la caccia e la cacciata di capri espiatori. Con effetti disastrosi, perché il malessere non risolto alla radice è destinato a dilagare. La storia della Passione di Cristo non sarà una lettura religiosa, ma sociale, politica. La storia della Passione di Cristo è infatti la storia di come una società può cadere nella spirale del circolo vizioso del farsi male gli uni gli altri, generando discordia, violenza, ingiustizia, disagio, dolore, sofferenza. Nel contempo è l’indicazione della ricerca e della realizzazione del circolo virtuoso che fa prosperare una città, uno stato, una società». C rucifige secondo il regista «Questo spettacolo è un cenacolo, una cena tra amici, una messa teatrale: una messa in scena. La passione di Cristo viene ripercorsa come in una Via Crucis, ma non ci sono preti, chierichetti, parametri sacri, incensi e quant’altro: c’è il centurione romano, ben interpretato da Fabio Portas; c’è Barabba, affidato all’incredibile Dario Kuzma; la zia di Cristo è Donatella Di Gilio: abbonamento altri percorsi un miracolo teatrale; Pilato, Erode e Kaifa sono tutti giocati dal nostro grande maestro di scena Charly Palmano; poi c’è Pino, che fa Marco, ma che è Pino, che non è poco; e poi… tutti gli altri… Insomma la passione è sempre quella, ma la planimetria narrativa è originale, il punto di vista di chi racconta è diverso del solito. Senza solennità retorica saliamo al Golgota come fece Lui 2000 anni fa, ma la storia, stavolta, la fanno uomini e donne contemporanei. C’è tanta verità in questo spettacolo e il merito è nel testo del professor Claudio Bernardi e nella natura umana dell’Accademia della Follia. Concretezza e verità in tutto lo spettacolo, ma ce n’è una che primeggia su tutte: che Gesù Cristo era veramente figlio di Dio. Un ringraziamento speciale al nostro fotografo Giorgio Mesghetz, le sue foto che non solo rappresentano la realtà, ma suggeriscono l’idea, imprimono ed esprimono ciò che si vuole comunicare con i colori, le prospettive, le forme dell’intenzione originale dell’artista. Non so come faccia. Ce lo chiediamo in molti. Forse non lo sa neanche lui: è un genio! A noi non ci ha solo fotografati solo, ma ci ha inventati quali seguaci di Cristo, poveri cristi, tentativi di uomini, esuberanze di attori, e Cristo stesso medesimo in persona proprio lui. In verità in verità vi dico: il Mesghetz non ha solo fotografato solo lo spettacolo, ma lo ha costruito con noi». L’ Accademia della Follia allo Stabile Gli spettacoli dell’Accademia della Follia non sono Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 semplici spettacoli. Lasciano un segno forte, non permettono al pubblico di uscire da teatro uguale a prima: sono “esperienze”. E rispetto a certo teatro che coinvolge persone con disagio – ed ha il limite di lasciare nel pubblico l’amaro sospetto che la scelta sia dettata più da opportunità di marketing che da ragioni esistenziali, artistiche e formative – gli spettacoli dell’Accademia della Follia, trasudano invece immediatezza, necessità, partecipazione, verità. Spesso il cammino dell’Accademia della Follia e quello del Teatro Stabile regionale si sono intrecciati e con esiti di grande entusiasmo umano e poesia scenica. Il primo incontro è avvenuto durante la terza edizione del Festival della Drammaturgia Contemporanea, che ospitava La Bela Vita: nel testo di Pino Roveredo diretto da Claudio Misculin si tratteggiava una giornata di un gruppo di detenuti, fra sogni e frustrazioni. Dieci anni dopo, gli attori di Misculin portano alla Sala Bartoli un lavoro toccante, firmato da Giuliano Scabia su testi di Gianni Fenzi La luce di dentro: il pubblico ne è conquistato. Come lo sarà della coproduzione Stravaganza, in scena l’anno successivo e quello dopo ancora, portato in tour addirittura in Brasile. Uno sguardo toccante e reale, acuto e ciononostante pieno di speranza sul “dopo” rispetto alla coraggiosa rivoluzione della Legge Basaglia: un racconto vivo di impegno umano e civile restituito attraverso la drammaturgia di Dacia Maraini e il generoso lavoro artistico dell’Accademia della Follia. L’ACCADEMIA DELLA FOLLIA L’Accademia della Follia viene fondata da Claudio Misculin, artista, attore e regista, da Angela Pianca e Cinzia Quintiliani nel 1992 a Rimini, nel corso di un Convegno tenutosi nel ridotto del Teatro Comunale “Ermete Novelli”. L’Accademia della Follia si occupa di teatro e follia. È un progetto teatrale e culturale. Formato da attori a rischio, è un’esperienza singolare-universale. Qui la sofferenza individuale trova lo spazio delle parole e dei gesti. La ricerca nasce all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste nel periodo in cui le mura venivano abbattute da Franco Basaglia. Claudio Misculin si trova lì, in quel momento, a far parte del grande sogno; e da lì, da dentro, fonda il primo gruppo (nel 1976), apre il primo teatro di matti ed, insieme ad altri, partecipa alla costruzione di quella idea che poi diventerà la Legge 180. L’esperienza triestina non è mai stata riduttivamente centrata sulla psichiatria, ma è più generalmente culturale e politica. «È la culla, il brodo biologico in cui siamo nati, il terreno dove hanno attecchito le nostre radici e siamo cresciuti». Si opera ai confini: geografici, culturali, etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio personale, di gruppo, di età, di status. Tecnica + Follia = Arte..... O l’arte ha in sé una magia, oppure non è arte. Il matto può diventare un talento artistico, se si creano opportunità di esplorare e di mettere in scena altre maschere oltre a quella unica e sovradeterminata di malato. I riferimenti teorici, elaborati all’interno di una pratica quotidiana incessante, sono certamente Artaud, Grotowskji, Living Theatre, ma anche Franco Basaglia, Franco Rotelli, Sisto Dalla Palma. Da tempo cresce nel confronto con l’avvoccato Giuliano Spazzali, il professor Giuseppe D’Arrigo, il poeta Giancarlo Majorino, la dottoressa Donata di Roma, con poeti ed intellettuali milanesi. Da tempo si confronta con il professor Claudio Bernardi e la professoressa Carla Bino d e l l ’ U n i ve r s i t à Cattolica di Brescia e con il professor Daniele Seragnoli del CTU - Centro Teatro Universitario di Ferrara. 25 Ottobre 2012 SALA ASSICURAZIONI GENERALI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 SALA BARTOLI lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì ore 21.00 wunderkammer ore 17.00 lei dunque capira’ sabato domenica lunedì martedì ore 17.30 ore 17.30 aspettando la bella stagione aspettando la bella stagione mercoledì il discorso del re ore 20.30 PROSA t. PRIME ore 20.30 PROSA turno B ore 20.30 PROSA turno C re 16.00 o ore 20.30 PROSA turno D PROSA turno A giovedì venerdì ore 18.00 Incontro su “il discorso del re” sabato domenica lunedì ore 20.30 D ANZA t. DAN ore 20.30 DANZA t. libero il cigno nero 26 martedì mercoledì calendario Novembre 2012 SALA ASSICURAZIONI GENERALI 1 2 ore 16.00 MUSICAL t.FAM ore 20.30 MUSICAL turno N 3 ore 16.00 MUSICAL turno P 4 ore 20.30 5 ore 20.30 PROSA t. PRIME 6 ore 16.00 PROSA turno E 7 ore 20.30 PROSA turno A 8 9 ore 20.30 10 11 12 ore 20.30 PROSA t. PRIME 13 ore 16.00 PROSA turno E 14 ore 20.30 PROSA turno A 15 ore 20.30 PROSA turno B 16 ore 20.30 PROSA turno C 17 ore 16.00 PROSA turno D 18 ore 20.30 EVENTI SPECIALI 19 ore 20.30 altri perc. 20 ore 20.30 DANZA t. DAN 21 ore 20.30 PROSA t. libero 22 ore 20.30 PROSA turno B 23 ore 20.30 PROSA turno C 24 ore 16.00 PROSA turno D 25 26 ore 20.30 altri perc. 27 ore 17.00 28 29 ore 20.30 30 ore 20.30 MUSICAL turno M titanic, il racconto di un sogno ore 20.30 MUSICAL turno O SALA BARTOLI giovedì venerdì sabato domenica SOCIETà DEI CONCERTI TROTE lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì galÀ internazionale dell’ operetta e del musical SOCIETà DEI CONCERTI oscura immensitÀ sabato domenica martedì mercoledì giovedì sabato domenica FICARRA E PICONE “apriti cielo” IO ODIO I TALENT SHOW AMARCORD ore 21.00 EVENTI SPECIALI ore 17.00 EVENTI SPECIALI ore 17.00 EVENTI SPECIALI ore 11.00 EVENTI SPECIALI lunedì venerdì L’INFINITO ore 21.00 EVENTI SPECIALI lunedì martedì mercoledì le avventure di gian burrasca ore 21.00 EVENTI SPECIALI ore 17.00 EVENTI SPECIALI ore 21.00 EVENTI SPECIALI ore 21.00 G oodbye Berlin re 17.00 o ore 21.00 ore 17.00 ore 21.00 ore 17.00 ore 21.00 Goodbye Berlin U n calicetto... Un calicetto... G oodbye Berlin Goodbye Berlin U n calicetto... ore 21.00 U n calicetto... “GOODBYE BERLIN” E “UN CALICETTO CON SUPPÈ ore 17.00 U n calicetto... giovedì venerdì MACBETH ore 21.00 WUNDERKAMMER sabato domenica lunedì far finta di essere g... bulli e pupe martedì mercoledì giovedì Jekyll & Hyde Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 venerdì ore 21.00 altri perc. ore 21.00 altri perc. CRUCIFIGE ore 21.00 altri perc. 27 DALL’11 AL 16 DICEMBRE 2012 www.ilrossetti.it info +39-040 -3593511 POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE SALA ASSICURAZIONI GENERALI news Esauriti in poche ore i biglietti alla Sala Bartoli e alla Sala Assicurazioni Generali Gian Burrasca fa il sold out I ragazzi del laboratorio StarTs Lab vincono la sfida con il classico di Vamba Ovunque recitino, sono accolti da veri “sold out”: sono i giovani artisti della scuola StarTs Lab che opera in collaborazione con lo Stabile regionale e si impegna quest’anno in una versione recitata, danzata e cantata de Le avventure di Gian Burrasca. Esaurite le due repliche offerte in anteprima a settembre, nell’ambito di “Aspettando Next” a cura della Provincia di Trieste al Teatrino Franco e Franca Basaglia, venduti in un soffio i posti per le repliche alla Sala Bartoli, gli allievi stanno raccogliendo grandi soddisfazioni. Il merito va al loro talento tenace e generoso nonché alla dedizione di Lucano Pasini, regista dello spettacolo e direttore della scuola e delle insegnanti Noemi Calzolari – con cui i ragazzi imparano a padroneggiare i campi complessi della dizione e della recitazione – e Daniela Ferletta, cui si deve l’accurata preparazione musicale dei giovani artisti, in grado di cantare da solisti o in armoniosi cori, sulle partiture di Nino Rota. Scritta da Vamba nel 1907, la storia di Gian Burrasca rivela un appeal intramontabile. La trama vuole che Giannino Stoppani per il suo compleanno riceva dalla mamma un diario in cui appuntare le proprie esperienze. Il bimbo si rivela una fonte inesauribile di guai, e dispetti, tutti divertenti e capaci di renderlo eternamente il bersaglio delle ansie materne e dei castighi del papà. Ma Gian Burrasca non può proprio trattenersi: quando per correggerlo lo rinchiudono in un rigoroso collegio, eccolo capeggiare la rivolta del minestrone, e scoprire – nel Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 tratto da “Il giornalino di Gian Burrasca” di Vamba adattamento di Adriano Braidotti musiche di Nino Rota regia di Luciano Pasini tentativo di ottenere “pappa col pomodoro per tutti” – i valori preziosi dell’amicizia e del sacrificio. Lo spettacolo si avvale della presenza di Francesco Gusmitta “guest star” professionista, che nel ruolo di Pellegrino Artusi tiene un’interessante lezione sul “mangiar sano” a Gian Burrasca e ai suoi compagni, evocando il libro La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene che lo aveva reso famoso. con Francesco Gusmitta nel ruolo di Pellegrino Artusi e con gli allievi di “StarTs Lab” Argante Baschiera, Giulia Bernardi Evita Bertolini Enea Bordon Angela Cotterle Valentina Crucil Federica Crulci Sara Despotovic Francesco Felician Margherita Girardelli Leonardo Iurada Virginia Lanza Sofia Maiola Elisa Manzin Lorenzo Manzin Matilde Marino Petra Meneghetti Costanza Monti Gabriele Pacini Stefano Parmesan Francesca Radoicovich Francesco Rocchi Luca Rocchi Davide Rossi Augusto Savarese Elisabeth Scherlich Samuele Steindler Jennifer Stigliani Anna Vlacci Caterina Zoppolato Filippo Zoppolato elaborazioni musicali di Marco Steffé costumi di Benedetta Schepis e con la collaborazione di Noemi Calzolari per l’educazione al linguaggio Daniela Ferletta per l’educazione musicale 29 Il ritorno al Rossetti di Ficarra e Picone inbreve I due comici siciliani in scena lunedì 19 novembre BUON NATALE CON GLI ALPINI Si terrà sabato 1° dicembre alle ore 20.30 alla Sala Assicurazioni Generali il tradizionale concerto di Natale organizzato dall’Associazione Nazionale Alpini di Trieste. I biglietti per lo spettacolo saranno in vendita al prezzo di 5 euro a partire da giovedì 8 novembre. Con Diciamoci la verità nel 2004 Ficarra & Picone avevano vissuto un entusiasmante debutto sul palcoscenico del Politeama Rossetti: adesso, dopo quattro anni d’assenza dai teatri italiani, eccoli ritornare anche a Trieste – il 19 novembre – con Apriti Cielo. Uno spettacolo tutto nuovo e carico di certo di una serie di contenuti e idee esilaranti. «Il desiderio di sentire di nuovo il calore delle risate del pubblico, è stata la molla per la costruzione di questo nuovo testo» ammettono i due comici siciliani, che come per i precedenti lavori, hanno composto una struttura divisa in quadri, ognuno dei quali racchiude la rappresentazione di un aspetto della vita quotidiana con i suoi paradossi al limite dell’assurdo. Ficarra & Picone li tratteggiano con la consueta sagacia, l’aria stralunata e la verve che li rendono irresistibili. Ad esempio: un cadavere tra i piedi di due improbabili tecnici della tv, è solo una sfortunata coincidenza o, come nella migliore “dietrologia italiana”, c’è un 30 oscuro manovratore? Le leve del potere attuale sono in mano a “menti raffinatissime” disposte a tutto, o a uomini normali con i loro limiti? Il fanatismo religioso apre le porte del paradiso o da vita a situazioni dai risvolti assurdi e perciò divertenti? Insomma, i due comici, prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni, piena di cronaca nera, politica, religione e tanto altro, ci offrono, con la leggerezza che li contraddistingue, una riflessione divertente sulla nostra società e sulla nostra nazione, regalandoci uno spettacolo dai colori forti ancora una volta scritto completamente e interpretato da Ficarra & Picone. Ficarra & Picone nascono artisticamente nel 1997. Siciliani doc, portano in giro spudoratamente la loro sicilianità. I personaggi che interpretano sono spesso ispirati a fatti e persone che, a loro dire, esistono veramente. La loro carriera artistica ha inizio dal cabaret e successivamente in teatro, per approdare poi alla televisione e al cinema. I NEGRITA IN CONCERTO A MARZO Arriverà al Politeama Rossetti venerdì 29 marzo il tour unplugged dei Negrita. I biglietti per lo spettacolo saranno in vendita a partire da venerdì 27 ottobre presso la Biglietteria del Rossetti, su internet, presso le agenzie convenzionate e il circuito di Azalea Promotion. GLI OBLIVION ALLA SALA UMBERTO Riparte da Roma la stagione 2012-13 degli Oblivion: il loro Oblivion Show 2.0 - Il Sussidiario, coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, sarà in scena alla Sala Umberto fino a domenica 4 novembre, prima di partire per un lungo tour nei principali teatri italiani. ilRossetti news L’Associazione dell’Operetta festeggia il suo ventennale Sei appuntamenti in cartellone alla Sala Generali e alla Sala Bartoli L’Associazione Internazionale dell’Operetta compie vent’anni. Un traguardo importante che verrà celebrato festeggiando assieme alla città, a cui verrà proposto un piacevolissimo programma di iniziative. Il Teatro Stabile regionale, che da sempre collabora con l’Associazion,e sarà coinvolto anche nell’occasione di queste celebrazioni cui Simone Leonardi faranno da cornice gli spazi del Politeama Rossetti e della Sala Bartoli. Si inizierà con il Gala internazionale dell’operetta e del musical in programma sabato 10 novembre, serata in cui saranno anche consegnati il Premio Internazionale dell’Operetta – 25.a edizione, a Sylvester Levay – personaggio di assoluta levatura che composto le musiche di successi come Elisabeth, Mozart,Rebecca e molti altri – ed il Premio Massimini a Simone Leonardi eccellente interprete di uno dei migliori musical prodotti in Italia, Priscilla. Sylvester Levay Nel pensare ad una grande festa non potevano mancare i paladini dell’operetta di tanti festival triestini, Daniela Mazzucato e Max Renè Cosotti e, per sottolineare la vocazione internazionale la bravissima Cheryl Porter: attorno a loro vecchi e nuovi interpreti delle produzioni dell’Associazione, dall’immancabile Andrea Binetti, a Marzia Postogna, Ilaria Zanetti, Maria Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 Giovanna Michelini, Stefania Seculin, Raffaele Prestinenzi. Ma altre grandi sorprese connoteranno la serata: presenterà Paolo Limiti, raggiungeranno sul palco Leonardi gli altri protagonisti di Priscilla Antonello Angiolillo, e Mirko Ranù, e il Maestro Romolo Gessi dirigerà l’Orchestra Regionale “Filarmonia Veneta”. Altre iniziative seguiranno questa prima serata e proseguiranno fino al 18 dicembre. Al Politeama Rossetti andranno in scena il musical Bulli e Pupe della Compagnia Corrado Abbati e l’operetta Ballo al Savoy prodotta dall’Associazione, diretta da Andrea Binetti, su un’originale riscrittura di Maurizio Soldà. Alla Sala Bartoli invece si terranno Goodbye Berlin in viaggio con Kurt Weill con Marzia Postogna e Raffaele Prestinenzi e Corrado Gulin al pianoforte e Un calicetto con Suppè omaggio al grande compositore padre dell’operetta viennese, spettacolo scritto da Maurizio Soldà, che ne è anche interprete con Andrea Binetti, Marianna Prizzon, Ilaria Zanetti e Antonella Costantini. Sempre alla Sala Bartoli sarà presentata una delle più recenti pubblicazioni sul mondo dell’operetta, il libro di Roberta Paganelli, dal titolo Ines Lidelba, la contessa soubrette. Sabato 10 novembre 2012 - ore 20,30 Sala Assicurazioni Generali Gala Internazionale dell’Operetta e del Musical Presenta Paolo Limiti Orchestra Regionale “Filarmonia Veneta” diretta dal m° Romolo Gessi con Daniela Mazzucato, Max Renè Cosotti, Cheryl Porter, Andrea Binetti, Ilaria Zanetti, Maria Giovanna Michelini, Stefania Seculin, Marzia Postogna, Raffaele Prestinenzi con la partecipazione dei protagonisti di Priscilla Antonello Angiolillo, Simone Leonardi e Mirko Ranù Consegna del Premio Internazionale dell’Operetta e del Premio Nazionale “Sandro Massimini” Mercoledì 28 novembre 2012 - ore 17 Sala Assicurazioni Generali Bulli & Pupe musical di Frank Loesser adattamento italiano e regia di Corrado Abbati Compagnia Corrado Abbati Martedì 18 dicembre 2012 - ore 20,30 Sala Assicurazioni Generali Ballo al Savoy musica di Paul Abraham adattamento del testo di Maurizio Soldà dal libretto di A. Grünwald e F. Löhner-Beda con Andrea Binetti, Maurizio Soldà, Marzia Postogna, Giovanna Michelini, Mathia Neglia,Gabriella Thierry, Julian Sgherla con il Coro Polifonico di Montereale Valcellina direttore dell’ensemble jazz Maurizio Baldin coreografie Maria Bruna Raimondi regia di Andrea Binetti Produzione dell’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG 16, 17, 18, 19 novembre 2012 Sala Bartoli Goodbye Berlin In viaggio con Kurt Weill con Marzia Postogna e Raffaele Prestinenzi, al pianoforte Corrado Gulin Produzione dell’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG 17,18,19, 20, 21 novembre Sala Bartoli Un calicetto con Suppè Omaggio teatral-musicale al grande compositore dalmata, padre dell’operetta viennese testo di Maurizio Soldà con Andrea Binetti,Marianna Prizzon, Ilaria Zanetti e Maurizio Soldà al pianoforte Antonella Costantini Produzione dell’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG 20 novembre 2012 ore 18 Presentazione del libro Ines Lidelba, la contessa soubrette di Roberta Paganelli 31 Aspettando la bella stagione su YouTube inbreve Ciclo di incontri per presentare la stagione 2012-13 STEFANO BOLLANI ALLA SOCIETÀ DEI CONCERTI Importante collaborazione tra il Teatro Stabile e la Società dei Concerti: per la serata inaugurale del 5 novembre, che vedrà Stefano Bollani e il suo Danish Trio impegnati in una dedica a Lelio Luttazzi, lo Stabile mette in vendita un limitato quantitativo di biglietti. È arrivata, al Teatro Stabile, la nuova Stagione! Ma durante l’attesa, è stata avviata un’iniziativa particolare, che ha permesso di approfondire con una serie di incontri a cadenza quotidiana i diversi temi e i principali appuntamenti del cartellone. Le singole conferenze del ciclo intitolato Aspettando la bella stagione sono state tutte videoregistrate e dopo un efficace lavoro di montaggio saranno pubblicate su YouTube (alcune sono già disponibili ai link riportati sotto) e sulla pagina Facebook del Rossetti. Ciò nell’intenzione di diffondere il più ampiamente possibile le informazioni sugli spettacoli e le proposte della Stagione. Hanno impreziosito gli incontri interessanti moderatori (Antonio Calenda, Peter Brown della British School, Noemi Calzolari, Umerto Bosazzi) e la novità dei collegamenti via skype con molti dei protagonisti che vedremo in scena nel 2012-2013. È stato così possibile parlare di Cyrano de Bergerac con Alessandro Preziosi, di drammaturgia contemporanea con 32 Alessandro Gassmann, Giulio Scarpati e Claudio Casadio, di musical con Fedrico Bellone e Saverio Marconi e in particolare di Priscilla con il produttore Daniele Luppino e il protagonista neo Premio Massimini Simone Leonardi, di legami fra cinema e teatro con Luca Barbareschi e Alessio Boni, di produzione con Alberto Bassetti e Luciano Roman… Particolarmente interessanti poi sono state le presentazioni de La melodia del corvo con Pino Roveredo e Marko Sosic e quella dedicata a Macbeth e condotta in lingua inglese dal professor Brown. # 1 - Il Cyrano di Preziosi http://youtu.be/BmegCHnCjXo # 2 - Gli Shakespeare http://youtu.be/u_XMUqMV8n8 # 3 - La stagione di danza http://youtu.be/a_HSNHdcF4U # 4 - La stagione musical http://youtu.be/roQzspuJMgE # 5 - Il tormento e l’estasi di Steve Jobs http://youtu.be/LttNSsmvp9o IL ROSSETTI ALLA BARCOLANA Anche quest’anno il Teatro Stabile è stato presente con un proprio stand alla Barcolana. Moltissime persone, soprattutto provenienti da fuori Trieste, hanno chiesto informazioni sulla nuova stagione. Seguitissima anche l’esibizione presso l’Arena Barcolana dei giovani protagonisti del Gian Burrasca. IL CENTENARIO DEL LICEO PETRARCA Si terrà nella mattinata di sabato 10 novembre alla Sala Assicurazioni Generali del Rossetti la manifestazione celebrativa del centenario del Liceo Petrarca di Trieste. Il 30 novembre il coro del Liceo sarà poi impegnato, sempre al Rossetti, nella presentazione del musical Jekyll and Hyde. ilRossetti news newsdalmondo ROMAMILANOLONDRANEWYORKVIENNA Tom Hanks debutta a BROADWAY NEW YORK - La star di Hollywood Tom Hanks debutterà a Broadway il 1°aprile 2013 nella pièce teatrale inedita di Nora Ephron Lucky Guy. L’autrice, scomparsa nel giugno scorso, ha firmato la sceneggiatura di film celebri, tra i quali vanno ricordati Harry ti Presento Sally e Insonnia d’Amore. Lo spettacolo sarà diretto da George C. Wolfe. IL FANTASMA DELL’OPERA IN CONCERTO VIENNA - L’orchestra dei Vereinigte Bühnen Wien ha scelto di festeggiare il suo venticinquesimo anniversario con una speciale edizione in forma di concerto del capolavoro di Andrew Lloyd Webber The Phantom of the Opera. Lo spettacolo - eseguito in lingua tedesca - sarà in scena al Ronacher Theater di Vienna dal 29 novembre al 9 dicembre 2012. Tra i protagonisti Lisa Antoni e Oliver Arno (che nella primavera scorsa ha interpretato il ruolo di Rudolf al Rossetti nel musical Elisabeth). LA BELLA ADDORMENTATA SECONDO MATTHEW BOURNE LONDRA - Dopo aver riletto con enorme successo i due capolavori di Tchaikovsky Swan Lake e Nutcracker, il coreografo inglese Matthew Bourne completa il trittico con la sua versione di Sleeping Beauty. Lo spettacolo debutterà al Sadler’s Wells di Londra il prossimo 4 dicembre e rimarrà Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012 in scena fino al 26 gennaio 2013. SLAVA RITORNA AL PICCOLO TEATRO MILANO - La tempesta di neve di Slava è davvero inarrestabile. Per la terza stagione consecutiva Slava conquista il pubblico del Teatro Strehler, la sala principale del Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 4 novembre. LA DIVINA COMMEDIA DI NEKROSIUS ROMA - Un omaggio alla cultura italiana, un vero e proprio atto d’amore verso il nostro Paese: può essere sintetizzato così il messaggio che il regista lituano Eimuntas Nekrošius vuole trasmettere con il suo allestimento della Divina Commedia, in scena al Teatro Argentina di Roma dal 9 all’11 novembre. JUDE LAW SARà ENRICO V LONDRA - Dopo il successo di Amleto e di Anna Christie, l’attore inglese Jude Law ritornerà a teatro nel dicembre 2013 in una nuova edizione dell’Enrico V di Shakespeare diretta da Michael Grandage. Il regista inglese ha infatti annunciato un’intera stagione di spettacoli con grandi stelle del cinema e del teatro, tra le quali Judi Dench (in scena in Peter and Alice di John Logan), Daniel Radcliffe (che sarà protagonista di The Cripple Of Inishmaan di Martin McDonagh) e Simon Russel Beale (Privates On Parade). I biglietti per tutti gli spettacoli sono già in prevendita. THE BODYGUARD DIVENTA UN MUSICAL LONDRA - Debutta il prossimo 5 dicembre all’Adelphi Theatre di Londra il musical The Bodyguard, tratto dal film che consacrò il successo di Whitney Houston. Lo spettacolo è prodotto da David Ian (di cui abbiamo visto al Rossetti Cats, Chicago e Grease) e da Michael Harrison (che a Trieste ha portato Chess). Protagonista dello spettacolo sarà l’attrice americana Heather Headley. IL RACCONTO DI NATALE DI SIMON CALLOW LONDRA - Dopo aver girato il mondo con il suo spettacolo su William Shakespeare, che inaugurò anche la stagione del Rossetti nel 2010, l’attore inglese Simon Callow è ora in scena a Londra con il suo monologo The Mystery of Charles Dickens di Pete Ackroyd, mentre nel periodo natalizio sarà in scena all’Arts Theatre di Londra, per il secondo anno consecutivo, con A Christmas Carol di Charles Dickens. MIKE DAISEY RITORNA AL PUBLIC THEATRE NEW YORK - L’autore/attore americano Mike Daisey ritorna al Public Theatre di New York dopo il clamore suscitato dal suo spettacolo The Agony and Ecstasy of Steve Jobs. Daisey porterà in scena sei nuovi monologhi che lo vedranno impegnato fino a marzo 2013. a cura di Stefano Curti 33 Lei dunque capirà al Piccolo di Milano Ritorna in scena l’applaudita pièce di Claudio Magris Periodico del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia redazione Largo Giorgio Gaber, 1 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it [email protected] Anno XXI - numero 213 25 ottobre 2012 Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 Platea commossa e calorosissimi applausi al Piccolo Teatro Studio, martedì 23 ottobre, per il debutto milanese di Lei dunque capirà di Claudio Magris, produzione dello Stabile firmata da Calenda e interpretato con delicatezza, sensibilità e intensità rare da Daniela Giovanetti. In scena dal 2006, lo spettacolo ha replicato in tour in Italia e all’estero, toccando New York, Il Cairo, Vienna, Budapest, Innsbruck, ritornando a Roma in due stagioni diverse. E nella stagione 2012-2013 ancora piazze importanti, dopo Milano, Venezia, Torino, Genova, la Svizzera… Rispetto al resto dell’opera di Claudio Magris, anche al precedente La Mostra – messo in scena sempre da Calenda con uno strepitoso Roberto Herlitzka – Lei dunque capirà è sorprendente: i topoi della sua scrittura come il tema del disincanto, i richiami alla cultura mitteleuropea (evocata qui da suggestive atmosfere kafkiane) percorrono un testo che si incentra però su una storia intima ed avvincente, sulla verità e l’impossibilità di un amore struggente e totale, raccontato in una dimensione che gioca sul filo fra realtà e metafora, rifacendosi al mito d’Orfeo. stampa Opera Villaggio del Fanciullo Tipografia, Trieste direttore responsabile Stefano Curti testi di Ilaria Lucari redazione Greta Petronio Martina Steffinlongo PROSSIMAMENTE AL ROSSETTI Ballet David Campos Giselle 2 dicembre 2012 34 Luigi Pirandello Trovarsi 4-6 dicembre 2012 Thomas Bernhard Il teatrante 7-9 dicembre 2012 Shrek il musical 11-16 dicembre 2012 Balletto di Mosca Il lago dei cigni Lo schiaccianoci 29-30 dicembre 2012 ilRossetti news ci sono infiniti modi di essere presenti sulla scena. il nostro, storicamente, sta nel fare che ciò accada. molto, molto prima che il sipario si alzi generali è lì. Generali. dove c’è arte. la cultura, Ci sono infiniti buoni motivi per incoraggiare e sostenere la cultura in tutte le sue migliori espressioni. La Fondazione lo crede da sempre. quasi un processo di “geminazione” Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto. Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più. La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”. Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più sofisticate, che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo. Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione). Chiavi che durano per sempre. Che affinano gusto e capacità di giudizio. Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare. Che potremo condividere e scambiare con altri. La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche matrice di autentica felicità individuale. il colore del benessere sociale