Stagione 2012-13
Numero 1 - 25 ottobre 2012
ottobre
novembre
› Il discorso del Re
› Il Cigno Nero
› Titanic
› Trote
› Oscura Immensità
› L’infinito
› Apriti Cielo
› Io odio i talent show
› Amarcord
› Macbeth
› Far finta
di essere G...
› Crucifige
Nuova Compagnia di Prosa - Fiore e Germano Production
presentano
TROTE
presenta
PAOLO TRIESTINO NICOLA PISTOIA
IL DISCORSO
DEL
di
di DAVID SEIDLER
LUCABARBARESCHI
I
I
E CON in ordine alfabetico
I
FILIPPODINI
I
con
ELISABETTA DE VITO
scena ALESSANDRA RICCI costumi ISABELLA RIZZA
light design LUIGI ASCIONE suono HUBER WESTKEMPER
I
RUGGERO CARA CHIARA CLAUDI ROBERTO MANTOVANI ASTRID MELONI GIANCARLO PREVIATI MAURO SANTOPIETRO
SCENE MASSIMILIANO NOCENTE I COSTUMI ANDREA VIOTTI I LUCI IURAJ SALERI I MUSICHE MARCO ZURZOLO
REGIA LUCA
EDOARDO ERBA
regia
PISTOIATRIESTINO
aiuto regia FRANCESCA DI SANTO ass. regia GIACOMO SANNIBALE macchinista FRANCESCO RITA elettricista CLAUDIO LELLI
foto di scena GABRIELE GELSI grafica MARCO ANIMOBONO distribuzione RAZMATAZ
BARBARESCHI
DAL 25 AL 28 OTTOBRE 2012 DAL 30 AL 31 OTTOBRE 2012 DAL 1° AL 4 NOVEMBRE 2012 DAL 6 ALL’8 NOVEMBRE 2012
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L’INFINITO
di
oscura
immensità
Tiziano Scarpa
con
Giulio Scarpati
Claudio Casadio
Andrea Tonin
Arturo Cirillo
Margherita Mannino
tratto dal romanzo L’oscura immensità della morte
scene Gianluca Amodio
costumi Lauretta Salvagnin
luci Pasquale Mari
videografie e suoni Marco Schiavoni
di Massimo Carlotto
regia Alessandro Gassmann
regia
Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche De Melis & “Intrinsic”
luci Pasquale Mari
Scritto e diretto da Ficarra
& Picone
• Direttore della fotografia Cesare Accetta
• Scenografia Luigi Ferrigno • Costumi Daniela Cernigliaro • Capo tecnico Carmelo Guttadauro
• Service Audio-Luci PS Service
• Collaborazione Scenica Palermo Teatro Festival • Video Adrena Film di Dario Palermo • Segretaria di Produzione Francesca Meola
• Ufficio Stampa Giusi Battaglia • Tour Manager
Alfredo Freddy Proietti • Distribuito da Roberto Quarta per RQS Spettacoli
19 NOVEMBRE 2012 MartEDÌ 20 novEMBrE 2012
DAL 13 PoLITeAmA
AL 15 RoSSeTTI
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30
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Crucifige
La passione dissacrante della santità della follia
Macbeth
w i l l i a m
noi siamo gli errori che
10-22 novembre
spazio scenico nicolas bovey e andrea de rosa
costumi fabio sonnino
luci pasquale mari
suono hubert westkemper
assistente alla regia giovanni del prete
DAL 22 AL 25 novemBRe 2012
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abbonamento prosa
pagina
20
testo di Dacia Maraini
regia di Claudio Misculin
in scena Claudio Misculin
Gabriele Palmano
Trieste
Donatella Di Gilio
Sala Bartoli Direttore di scena Aldo Vivoda
Dario Kuzma
il Rossetti Scenografie Diego Iaconfcic
Giuseppe Feminiano
Melodie Claudio Misculin
Francesca Hagelskamp
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Accademia della Follia, A.gens
Fabio Portas
Info: www.infostravaganza.it
Cinzia Quintiliani-cell 348 3403136 Barbara Busdon
Fabio Cassano
Daniel Portas
Derin Kennet
ore 21, feriali
ore 17, festivi
giuseppe battiston macbeth
frédérique loliée lady macbeth
ivan alovisio banquo
marco vergani ross
riccardo lombardo macduff
stefano scandaletti malcolm
valentina diana ecate/lady macduff
gennaro di colandrea seyton
permettono la vostra intelligenza
di Claudio Bernardi
regia di Claudio Misculin
s h a k e s p e a r e
traduzione nadia fusini
adattamento e regia andrea de rosa
In scena: Claudio Misculin, Sabrina Nonne, Dario Kuzma, Donatella Di Gilio,
Gabriele Palmano, Giuseppe Feminiano, Giuseppe Denti, Eloise Gatto,
Valentina Sussi, Andrea Zelersnikar, Livio Struja
foto di Giorgio Mesghetz
MartEDÌ 27 novEMBrE 2012
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pagina
22
pagina
24
Venerdì 26 ottobre
ore 18 - Sala Bartoli
Incontro con
Luca Barbareschi
e la compagnia de
“Il discorso del re”
a cura di Peter Brown
- ingresso libero Personaggi
Interpreti
Lionel Logue
Luca Barbareschi
Bertie, Duca di York
Filippo Dini
Elizabeth,Duchessa di York Astrid Meloni
Myrtle moglie di Lionel
Chiara Claudi
Cosmo Lang Arcivescovo di Canterbury
Roberto Mantovani
Winston Churcill
Ruggero Cara
David, Principe del Galles
Mauro Santopietro
Re Giorgio V padre di Bertie e David
Stanley Baldwin Primo Ministro
Giancarlo Previati
IL DISCORSO DEL RE
di David Seidler
scene di Massimiliano Nocente
costumi di Andrea Viotti
luci di Iuraj Saleri
musiche originali di Marco Zurzolo
regia di Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi e Filippo Dini
e con Astrid Meloni, Chiara Claudi,
Roberto Mantovani,
Mauro Santopietro, Ruggero Cara,
Giancarlo Previati
produzione Casanova Multimedia
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 25 al 28 ottobre 2012
durata 2h e 30’ con intervallo
gio 25 ottobre ore 20.30 - turno PRI
ven 26 ottobre ore 20.30 - turno B
sab 27 ottobre ore 20.30 - turno C
dom 28 ottobre ore 16.00 - turno D
dom 28 ottobre ore 20.30 - turno A
prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20
Platea C Interi € 25, ridotti € 22/20
I Galleria Interi € 20 , ridotti € 18/16
II Galleria Interi € 12
4
I
n un tempo in cui le parole
sono troppo spesso vacue,
volgari, in un tempo – il
nostro, purtroppo – in cui lo
strumento “parola” viene privato del suo senso, della sua
dignità, degradato per strumentalizzare, demolire… In un
simile tempo è singolare la scelta di concentrarsi sulla parola,
per scoprire che possiede mistero, vita, essenza. Ed è bello che
ciò avvenga a teatro, il tempio
della parola. Il discorso del Re
di David Seidler inaugura con
queste riflessioni la Stagione
2012-13 del Teatro Stabile
regionale. Un ottimo esempio di
drammaturgia contemporanea,
che si apre a un ricco ventaglio
di suggestioni e sottotesti, colti
con sensibilità da un artista
attento come Luca Barbareschi,
cui si deve l’arrivo della commedia sulle scene italiane. Non
solo per la pregnanza del testo
ma anche per il suo accurato
lavoro di regia e di interprete –
a capo di un cast di qualità – Il
discorso del Re è uno spettacolo
da vedere, godibile per la sua
raffinata partitura dialettica,
nonché per la caratura precisa
nel risvolto umano, psicologico,
oltre che storico, di ognuno dei
personaggi.
L
a Sinossi La pièce si
svolge a Londra, verso
gli anni Trenta e racconta la storia di Albert, ultimogenito di re Giorgio V. Non è
l’erede al trono, ciononostante
nell’infanzia soffre per i genitori anafettivi, l’educazione rigida, le mortificazioni inflitte da
una bambinaia che lo detesta.
Tali umiliazioni gli provocano
una grave balbuzie che lo rende
inadatto a compiti di rappresentanza, in un’epoca in cui la
comunicazione – soprattutto
abbonamento prosa
attraverso la radio – si rivela
incredibilmente importante.
Egli mantiene un profilo riservato, si sposa per vero amore...
Proprio la moglie Elizabeth
(che abbiamo conosciuto come
la regina-madre) lo induce a
rivolgersi a Lionel Logue, un
logopedista australiano dai
metodi anticonformisti. Fra i
due si crea un rapporto di forte
reciprocità ma anche di conflittualità, rapporto che diviene
fondamentale quando – alla
morte di Giorgio V – appare
evidente che la responsabilità
del Paese, ricadrà su Albert.
Il fratello Edoardo VIII rinuncia infatti al trono, in nome
dell’amore per Wallis Simpson,
una donna divorziata e chiacchierata. Logue prepara Albert
all’incoronazione, ma il suo
ascendente sul Re non piace
all’arcivescovo di Canterbury
che lo osteggia rivelando il
suo passato di ex attore e non
di medico. In una delle scene
più toccanti e ironiche della
commedia però il logopedista
riconquista la stima del re: gli
rimarrà accanto in tutta la sua
parabola di sovrano, connotata
da momenti difficili – il doloroso annuncio dell’entrata in
guerra – ma anche da un profondo legame di affetto e stima
con il popolo.
L’
autore Giorgio VI
era un eroe della sua
infanzia: ascoltava i
suoi discorsi alla radio. David
Seidler lo ha confessato raccontando come anche lui sia
stato tormentato dalla balbuzie,
frutto di uno shock ricevuto
durante un viaggio in nave.
Nato a Londra nel 1937, ebreo,
Seidler fu infatti costretto a
emigrare con la sua famiglia
durante la guerra. A New York
studiò e si impose come autore.
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
Nella concezione de Il discorso
del Re, c’è dunque un “sentire”
profondamente personale.
I
l film 12 nomination
all’Oscar e 4 statuette
ottenute (fra cui quella
alla miglior sceneggiatura),
Academy Award, 7 BAFTA,
un Golden Globe… Il discorso
del Re è fra i film più premiati
e amati degli ultimi anni: un
cast straordinario con Colin
Firth, Geoffrey Rush, Helena
Bonham Carter e Guy Pearce
diretti da Tom Hooper, ma
soprattutto una storia piena di
senso, trasformata da Seidler
in sceneggiatura dal copione
originale. Come commedia,
nel 2012 è applaudita in Italia
nell’edizione con Barbareschi
e Filippo Dini e ha debuttato in Inghilterra, per la
regia di Adrian Noble, ex
Direttore Artistico della Royal
Shakespeare Company.
S
econdo il regista «È
una bellissima storia sul
senso di responsabilità e
sulla dignità del ruolo, anche
quando tale ruolo non è atteso
né desiderato, sulla solidarietà
familiare e sulla forza di volontà che permette di superare
ogni ostacolo. Una commedia
umana, sempre in perfetto
equilibrio tra toni drammatici
e leggerezze pregna d’amore
per il teatro. Il personaggio di
Logue diventa il punto focale
intorno a cui ruota il conflitto
interiore di Albert. La scrittura
del testo sottolinea il conflitto
mostrandoci il logopedista, ex
attore e appassionato shakespeariano alle prese con brani
tratti non a caso dall’Amleto,
dal Riccardo III e da La tempesta: opere in cui un fratello
minore usurpa un trono a cui
non aveva diritto»
LA DINASTIA WINDSOR
Il regno della casata dei Windsor (conosciuta anticamente come Hannover)
inizia nel 1910 con il nome di casato
di Sachsen-Coburg und Gotha quando
Giorgio V sale al trono.
GIORGIO V (regna 1910-1936)
Serve la Marina militare e alla morte del
padre diventa re guidando saggiamente l’Inghilterra attraverso i difficili anni
della prima guerra mondiale, ottenendo
un grande consenso popolare e l’affido
delle ex colonie tedesche in Africa. Tra
le riforme più importanti quella del
1918 che concede il suffragio universale
maschile ed uno parziale alle donne, e
quella del 1921 che riconosce l’indipendenza dell’Irlanda.
DAVID (EDOARDO VIII) (regna
Gennaio-Dicembre 1936)
Nel 1936 alla morte di Giorgio V sale
al trono il figlio, Edoardo VIII, il quale
si lega a Wallis Simpson, una donna già
sposata, creando scandalo e aprendo
una crisi che lo porterà all’abdicazione
lo stesso anno.
ALBERT (GIORGIO VI) (regna
1936-1952)
Il regno passa al fratello minore Albert,
che governa col titolo di Giorgio VI durante gli anni della seconda guerra mondiale, combattendo le potenze dell’Asse e tenendo alto il morale del paese
durante gli attacchi tedeschi grazie ai
suoi discorsi radiofonici. In questi anni
l’impero coloniale britannico si disgrega e viene data una totale indipendenza
all’Irlanda dal 1939. Nel 1923 sposa
Elisabeth Bowes-Lyon, anche conosciuta come “La regina madre”, che dà
sostegno durante i bombardamenti di
Londra, visitando le zone colpite e creando la Croce Rossa inglese. Da questo
matrimonio nasceranno due figlie: Margaret, che passerà da icona della moda
del dopoguerra a membro controverso
della casa reale a causa della tormentata vita privata, ed Elisabetta, che salirà al
trono alla morte del padre.
ELISABETTA II (regna dal 1952 )
Già al servizio del popolo durante la
seconda guerra mondiale, Elisabetta
II (l’attuale regina) sposa Filippo e nel
1952 inizia a regnare; guida il paese in
un momento in cui l’Impero Britannico
cessa di esistere e il Regno Unito non
ha più la supremazia economica e militare. Il suo lavoro diplomatico nell’interesse di buoni rapporti con le altre
nazioni è essenziale. Nel 1981 il primogenito Carlo sposa Diana Spencer,
ricca nobile inglese che si impegna nel
sociale con numerose iniziative come la
campagna contro le mine antiuomo e
la lotta all’AIDS. Le reazioni della casa
reale alla sua morte (1997) portarono
molte critiche. La coppia ha due figli:
William, Duca di Cambridge, sposato
dal 2011 con Catherine Middleton ed
Henry, Principe del Galles.
5
IL cigno nero
a cura di Daniele Cipriani
con Irina Dvorovenko
e Maxim Beloserkovsky
primi ballerini
dell’American Ballet Theatre
Alessio Carbone
primo ballerino dell’Opéra de Paris
coreografie di Michel Fokine,
Maurice Bejart,
Marius Petipa,
Ben Stevenson
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 30 al 31 ottobre 2012
durata 1h 20’ senza intervallo
mar 30 ottobre ore 20.30 - turno DAN
mer 31 ottobre ore 20.30 - t. libero
prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 49, ridotti € 46
Platea C Interi € 43, ridotti € 40
I Galleria Interi € 38, ridotti € 35
II Galleria Interi € 33, ridotti € 30
Loggione Interi € 12
6
L’
idea del Gran Galà
Non conosce tramonto
il fascino che circonda
la figura del Cigno nell’universo della danza.
Le suggestioni del recente film
di Darren Aronofsky acclamato dal pubblico e premiato
addirittura con l’Oscar all’attrice Natalie Portman, non
hanno dunque fatto altro che
amplificare la magia del Lago
dei cigni, sottolineando il
mistero e il magnetismo della
figura del Cigno nero, oltre al
lirismo del Cigno bianco…
Spunti che a Daniele Cipriani
hanno suggerito l’idea di
un Gran galà che riunisse i
momenti più belli del celeberrimo balletto da far eseguire a interpreti di altissimo
livello. Nasce così l’evento
Il Cigno Nero: un collage di
musiche e coreografie amate
e raffinatissime eseguite da
danzatori della statura di
Irina Dvorovenko e Maxim
Beloserkovsky, primi ballerini
dell’American Ballet Theatre,
Alessio Carbone, primo ballerino del Balletto dell’Opéra
de Paris, e altri eccellenti
ospiti dal Teatro dell’Opera di
Roma e dal Teatro alla Scala
di Milano.
I
l balletto più amato
Composto da Tchaikovsky
fra il 1875 e il 1876 Il
Lago dei Cigni raggiunge la
sua edizione più perfetta e
celebrata vent’anni più tardi,
quando il famoso coreografo
Marius Petipa ed il suo assistente Lev Ivanov affrontano
l’emozionante partitura e il
libretto (tratto da un’antica
favola tedesca) restituendoli
al pubblico di ogni tempo
nella forma che ancora oggi
tradizionalmente applaudiamo
abbonamento danza
e che viene considerata una
pietra miliare nella storia della
danza. Agli occhi dello spettatore Il Lago dei Cigni possiede
tutto: romanticismo, passione,
un racconto avvincente, l’immaginifica contrapposizione
fra la purezza di Odette, il
Cigno Bianco, e il profilo
oscuro e seducente di Odile,
Cigno Nero…
E naturalmente possiede
anche un susseguirsi impetuoso di passi, danze, virtuosissimi, invenzioni di rara bellezza
coreografica. Ciò rende questo
titolo uno dei più cercati e
desiderati anche dai danzatori, che ne affrontano i ruoli
bilanciando grande intensità
espressiva e tecnica di assoluta
perfezione.
Tanta fama non ha però
avvolto il balletto di una
sorta di “effetto intimidatorio” come può accadere
in ogni arte ai titoli ritenuti
“monumentali”: esso è tuttora
materia viva, cui ci si continua ad avvicinare per trarne
ispirazione che viene restituita
in rivisitazioni, riletture e
costruzioni coreografiche sempre nuove.
P
erché non perdere
questo evento Il Gran
galà Il Cigno Nero
curato da Daniele Cipriani,
ne è un esempio: raccoglie
in una serata molti estratti
del balletto originale, come il
celebre pas de quatre, inserito
all’interno del divertissement
che anima il secondo atto,
dove la danza è accompagnata
da uno dei movimenti musicali
più famosi dello spettacolo.
Oppure come il pas de deux
del Cigno Bianco che si pone
come suggello dell’amore
vittorioso, paladino dei sentimenti più puri: la splendida
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
Odette, che un incantesimo
trasforma in cigno di notte,
danza con il principe Siegfried
che durante una battuta di
caccia è deciso ad ucciderla,
ma assistendo alla sua mutazione in fanciulla se ne innamora perdutamente.
Fa da contraltare il pas de
deux del Cigno Nero in cui
Odile, figlia del perfido mago
che tiene prigioniera Odette,
seduce il principe Siegfried…
In questi brani straordinari
incanteranno la dinamica
prorompente e la purezza
di linee dei due Principal
dell’American Ballet, che
saranno degnamente attorniati da una compagnia di
sole star, capaci di togliere il
fiato negli assoli – come quello
dal virtuosismo acrobatico e
divertente del Giullare – o nei
sontuosi momenti della Danza
Spagnola.
L
e coreografie Da
Marius Petipa a Michel
Fokine, da Maurice
Bejart a Ben Stevenson… si
trascolorerà di genio in genio,
di linguaggio in linguaggio
nel nome del Cigno Nero:
armoniosamente accostati al
capolavoro di Tchaikovsky
apprezzeremo anche momenti
concepiti secondo stili diversi.
Fra questi Irina Dvorovenko
eseguirà il famoso assolo, La
morte del cigno che Fokine
creò su musica di Camille
Saint-Saëns nel 1901 per
Anna Pavlova, mentre Alessio
Carbone e Flavia Socchi –
giovane promessa della danza
internazionale – interpreteranno Trois Préludes su musiche
di Rachmaninov, balletto in
stile neoclassico che è l’emblema della dedizione che i ballerini hanno verso la loro arte.
di Ilaria Lucari
DANZANO
Stefania Ballone
Teatro alla Scala di Milano
Maxim Beloserkovsky
American Ballet Theatre
Alessio Carbone
Opéra de Paris
Irina Dvorovenko
American Ballet Theatre
Lucia Ermetto
Teatro Massimo di Palermo
Erika Gaudenzi
già Teatro alla Scala di Milano
Alessio Rezza
Teatro dell’Opera di Roma
Susanna Salvi
già MaggioDanza
Flavia Stocchi
già Teatro dell’Opera di Roma
IL PROGRAMMA
Assolo del Giullare
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Marius Petipa
musica di Piotr I. Tchaikovsky
Tre Preludi
coreografia di Ben Stevenson
musica di Sergei Rachmaninof
Pas de Trois
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Marius Petipa
musica di Piotr I. Tchaikovsky
La morte del cigno
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Michel Fokine
musica di Camille Saint-Saëns
Pas de quatre
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Marius Petipa
musica di Piotr I. Tchaikovsky
Pas de deux Il Cigno Bianco
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Rudolf Nureyev
musica di Piotr I. Tchaikovsky
Arepo
coreografia di Maurice Bejart
musica di Charles Gounod, Faust
Danza Spagnola
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Marius Petipa
musica di Piotr I. Tchaikovsky
Pas de deux Il Cingo Nero
da “Il Lago dei Cigni”
coreografia di Marius Petipa
musica di Piotr I. Tchaikovsky
7
titanic il racconto di un sogno
libretto di Federico Bellone
musiche di Federico Bellone
e Cristiano Alberghini
regia di Federico Bellone
con Danilo Brugia,
e Valentina Spalletta, gipeto, Marco
D’Alberti, Luca Giacomelli, Antonio
Orler, Marco Massari, Nicoletta
Ramorino Fanfani, Angelo De Maco,
Angela Pascucci, Sergio Maniscalco,
Camilla Maffezzoli, Andrea Fazio
con la partecipazione straordinaria
di Dora Romano
produzione Barley Arts
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 1° al 4 novembre 2012
durata 2h e 10’ con intervallo
gio 1° novembre h. 20.30 turno M
ven 2 novembre h. 20.30 turno O
sab 3 novembre h. 16.00 turno FAM
sab 3 novembre h. 20.30 turno N
dom 4 novembre h. 16.00 turno P
Prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 40, ridotti € 37
Platea C Interi € 37, ridotti € 34
I Galleria Interi € 30, ridotti € 27
II Galleria Interi € 26, ridotti € 24
Loggione Interi € 12
8
A
vventura, mistero, una
struggente storia d’amore… è coinvolgente il
copione di Titanic-Il racconto
di un sogno. E una messa in
scena in forma di musical
– come quella che Federico
Bellone presenta per la prima
volta in Italia – assicura un
ulteriore accrescimento delle
emozioni. Il sentimento infatti
trova la via espressiva delle
musiche – intense, coinvolgenti
concepite dallo stesso Bellone e
da Cristiano Alberghini e arricchite da un tema del Maestro
Ennio Morricone – e percorre
la storia attraverso i momenti
coreografici, le calde scene d’assieme, le interpretazioni generose di un cast elegante, capitanato dal romantico protagonista
Danilo Brugia, dalla carismatica
Dora Romano e dalla toccante
Valentina Spalletta. Ritraggono
figure che compongono l’af-
fresco di un’epoca, ma ognuna
singolarmente porta con sé una
sfaccettatura del leggendario
sogno collettivo simboleggiato
dal Titanic.
L
a nave inaffondabile
Non si poteva immaginare un esempio più alto di
ingegneria navale: il Titanic era
stato concepito sicuro, veloce,
lussuoso, per coprire una linea
settimanale di collegamento
fra l’Inghilterra e New York.
Era all’avanguardia non solo
per la la tecnologia (la sua
stazione radio era la migliore
mai montata su una nave) e
le macchine, ma anche per la
concezione degli spazi, degni di
una crociera. Il Titanic fu fra
le prime navi munite di piscina
coperta, palestra, campo di
squash, per non dire dello sfarzo degli arredi e del lusso delle
cabine di prima classe... Partì
abbonamento musical e grandi eventi
per il suo primo viaggio il 10
aprile 1912 da Southampton,
ma nella notte del 14 entrò in
collisione con un iceberg che
squarciò lo scafo: il transatlantico affondò in meno di tre ore.
Perì l’intero equipaggio e delle
oltre 2000 persone imbarcate,
solo 700 furono tratte in salvo
dal Carpathia, in servizio sulla
rotta New York-Trieste.
L
a sinossi Bruce Ismay,
ai vertici della compagnia navale del Titanic,
risponde ai giornalisti in
merito al naufragio. Ricorda
in un flashback la partenza,
quando i passeggeri affollano
con entusiasmo le rispettive
classi e i ponti. Francesco, un
clandestino italiano in cerca di
fortuna, stringe amicizia con
John: un biglietto di terza classe
per raggiungere la sua donna.
Nelle cabine più lussuose viaggia invece la giovane soprano
Isabelle Duval, seguita dalla
madre, austera ed egoista, cui
non riesce a ribellarsi. Mentre
il Titanic aumenta in velocità
per raggiungere l’America con
sorprendente anticipo, Isabelle
e la madre visitano la nave: è
qui che Francesco la vede per la
prima volta. Poco dopo assieme
a John conosce una coppia di
anziani che dà loro un’importante lezione sull’amore. La
sera stessa – mentre vengono
ignorate le segnalazioni di
iceberg – in prima classe si dà
una splendida festa e Francesco
– camuffato elegantemente –
vi si intrufola per corteggiare
Isabelle. La giovane se ne
innamora e danza a lungo con
lui. Nel secondo atto, pochi
hanno colto la gravità dell’impatto con l’iceberg: Isabelle e la
madre litigano per Francesco,
che intanto brinda all’amore
assieme a John. Sul ponte di
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
comando gli ufficiali capiscono
che il naufragio è vicino, che il
sogno di gloria diverrà tragedia e danno l’allarme. Quando
ormai il panico dilaga, Isabelle
pensa solo a trovare l’amato
Francesco. Sul Carpathia i
pochi superstiti comprendono
di essere identici davanti al
destino, ricchi e poveri, nobili
e semplici: solo l’amore rimane
immortale.
L
a produzione L’idea
del musical è di
Federico Bellone, già
direttore artistico per Stage
Entertainment con al suo attivo spettacoli come La Bella
e La Bestia e Flashdance:
in Titanic si impegna come
autore, regista e coproduttore, sostenuto da Barley Arts,
realtà di alto profilo che nel
mondo dei concerti cura nomi
quali Bruce Springsteen, Sting
e i Guns’n’Roses e che, dopo il
successo di We Will Rock You,
affronta nuovamente la realizzazione di un musical. Oggetto
di molte rivisitazioni teatrali e
soprattutto cinematografiche, la
vicenda del Titanic appassiona
Bellone da sempre: vi si è dedicato per anni, anima e corpo,
coinvolgendo nella creazione del
libretto e delle musiche artisti
di pregio, prima di ipotizzare
la messinscena. Fondamentale,
secondo lui il workshop realizzato quest’estate: «Una modalità di lavoro inusuale in Italia
(ma frequente all’estero) - ha
spiegato - È stata l’occasione di
sperimentare con gli interpreti,
una sezione essenziale di musicisti e con elementi di costume
e scena scarni le potenzialità del
materiale scritto: ha permesso
di precisare molte scelte e comprendere la forza della storia.
Ora affrontiamo il debutto con
maggiore consapevolezza».
Danilo Brugia è FRANCESCO FERRARI
Il protagonista maschile, un giovane italiano che si imbarca come clandestino
in terza classe e sogna di trovare la sua
fortuna in America. Sul Titanic incontra il
grande amore nella bella cantante lirica
Isabelle.
Valentina Spalletta è ISABELLE DUVAL
La protagonista femminile, giovane cantante lirica con una splendente carriera
all’orizzonte. Isabelle coltiva un sogno di
libertà dalle convenzioni imposte dalla
madre, donna austera ed egoista, che si
concretizzerà nel suo amore per Francesco.
Dora Romano è MADAME DUVAL
La madre di Isabelle che ha riversato
sulla figlia la frustrazione per non avere
realizzato il proprio sogno di diventare
una cantante di successo. Attaccata alle
convenzioni sociali di ceto e ricchezza, ha
con Isabelle un rapporto di amore/odio,
che diventerà scontro aperto durante il
viaggio.
gipeto è il CAP. EDWARD J. SMITH
Capitano del Titanic, sogna di chiudere 25
anni di carriera impeccabile con un’impresa memorabile, pilotando la nave più
importante che ci sia nel suo primo viaggio dall’Inghilterra all’America. Il sogno
s’infrange sull’iceberg, simbolo della sua
sconfitta.
Marco D’Alberti è BRUCE ISMAY
Amministratore delegato della White
Star Line, la compagnia navale del Titanic,
di proprietà del padre prima che fosse
venduta. Il Titanic rapresenta il suo sogno
di grandezza.
Luca Giacomelli è JOHN O’DONNELL
Un ragazzo irlandese, giovanissimo, povero e innamorato che si imbarca in terza
classe e sogna di raggiungere al più presto
la sua amata, che si è già trasferita in America con la propria famiglia. Diventa amico
di Francesco, il cui destino si intreccia con
il suo fino alla fine del viaggio.
Marco Massari è THOMAS ANDREWS
E’ il meticoloso ingegnere che ha progettato il Titanic, sogna di entrare nella storia
per avere dato alla luce la nave più importante che ci sia.
Antonio Orler è WILLIAM MURDOCH
Il primo ufficiale, sognando il giorno in
cui diventerà Capitano, decide insieme
a Smith, Ismay ed Andrews di aumentare la velocità di crociera per completare
l’impresa in anticipo. È responsabile della
navigazione al momento dell’impatto con
l’iceberg.
Nicoletta Ramorino e Angelo De Maco
sono ALICE ed EMMETH BROWN
Una coppia di anziani signori molto innamorati, che si imbarcano sul Titanic per
fare ritorno in America dopo essere stati
in Inghilterra a trovare la figlia e il nipote,
che non avevano mai conosciuto. Accendono in Francesco il sogno di conquistare
Isabelle, a dispetto della differenza di ceto
sociale.
9
TROTE
di Edoardo Erba
scene di Alessandra Ricci
costumi di Isabella Rizza
luci di Luigi Ascione
suono di Hubert Westkemper
regia di Paolo Triestino
e Nicola Pistoia
con Paolo Triestino, Nicola Pistoia
e Elisabetta de Vito
produzione Nuova Compagnia di
Prosa
abbonamento prosa
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 6 all’8 novembre 2012
durata 1h e 45’ con intervallo
mar 6 novembre ore 20.30 - t. PRI
mer 7 novembre ore 16 - turno E
gio 8 novembre ore 20.30 - turno A
Prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20
Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15
Gallerie Interi € 12
10
I
l teatro di Triestino e
Pistoia A volte sul palcoscenico avvengono incontri preziosi. Uno di questi, è
stato di certo quello fra Nicola
Pistoia e Paolo Triestino, che
hanno scoperto una sintonia
forte negli interessi e nei linguaggi teatrali, tanto che da
alcune stagioni collaborano
stabilmente, regalando al
pubblico spettacoli di grande successo, che riescono ad
affrontare temi interessanti
attraverso un approccio intelligente che sa divertire e allo
stesso tempo emozionare.
I due hanno fin dall’inizio
volto la loro attenzione alla
drammaturgia contemporanea, a un teatro dedicato ai
problemi che appartengono
al nostro quotidiano, per
regalarci uno sguardo critico
e acuto che si posa talvolta
su questioni sociali, talvolta
su profili più intimi. Edoardo
Erba – che firma Trote – è
uno dei loro autori preferiti
(suo era Muratori che li ha
rivelati al pubblico triestino
nel 2006 alla Sala Bartoli), e
molto intensa è anche la collaborazione con Gianni Clementi
che per loro ha scritto successi
come Ben Hur, risultato anche
allo Stabile regionale fra gli
spettacoli più amati del 2011.
Di Trote firmano “a quattro
mani” la regia, oltre a esserne
naturalmente affiatati protagonisti assieme ad Elisabetta
De Vito.
P
erché vedere Trote
Trote è una commedia
molto piacevole, che
intreccia divertimento e poesia
per affrontare un tema del
quale è più facile tacere che
parlare: quello della malattia.
Ma il sortilegio di Triestino e
abbonamento prosa
Pistoia fa sì che il testo non
appaia mai cupo, mai pesante: tutt’altro. Si affronta ogni
sviluppo con ironia e senso
pratico, senza indugiare troppo nella commozione, come
fa la gente semplice che Erba
pone al centro dello spettacolo.
Gente abituata ad affrontare
la vita nei suoi doni come nelle
sue durezze. A regalare un
accento metaforico e universale alla vicenda è la filosofia
molto “zen” della pesca che
accompagna l’intera trama,
mentre a riportarci al sorridente disincanto della quotidianità è l’irresistibile eloquio
romanesco dei protagonisti.
L
a trama La Roma
metropolitana dai ritmi
concitati fa da sfondo allo spettacolo: sulla riva
dell’Aniene dove i due protagonisti s’incontrano, sembra
quasi di coglierne in modo
ovattato il frastuono. Maurizio
e Paolo sono estraniati dalla
vita “normale”: colpa del caso,
che regala sorprese a volte
crudeli ma spesso piene di
significato.
Maurizio è un meccanico arricchito cui la vita non ha negato
quasi nulla. Luigi invece è un
operaio e la sua esistenza non
è altrettanto facile: un lavoro
alienante fra emissioni velenose, una madre anziana e prepotente… È un uomo ruvido,
solitario, ma capace ancora di
sognare un futuro con una giovane donna rumena, e magari
una macchina usata, da regalarsi con i proventi dell’imminente pensionamento.
Colpa del caso, il loro incontro. Maurizio ritira un referto
medico che lascia poche speranze: immediatamente valuta
la sua esistenza da un diverso
punto di vista e la “rivoluzioTrieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
na”. Si riconosce egoista, confessa alla moglie i suoi assurdi
tradimenti. Ma… scopre presto
di non essere l’oggetto del
referto, e ritorna quasi quello
di prima. L’angoscia provata
lo ha però toccato: e decide
di consegnare la famigerata
cartella nelle mani del vero
destinatario. Lo trova in riva
all’Aniene intento a pescare
trote: è questo il principale
passatempo di Luigi, quello
che gli permette di ritrovare
l’armonia col mondo. Senza
discostarsi troppo dall’atteggiamento ringhioso e burbero
Luigi accoglie Maurizio, lo
rende partecipe della filosofia
della pesca e questi, neofita,
si appassiona, cambia, tanto
che… saprà consegnare il duro
verdetto medico?
L’
autore «Le sue opere
contengono l’humor di Gogol, con
lo charme di Italo Calvino e
Fellini» ha scritto di lui il Los
Angeles Times. Pluripremiato
(ha conquistato i maggiori
premi nazionali Olimpici del
Teatro, Riccione, Candoni,
Salerno e Idi) Edoardo Erba
è considerato a ragione uno
dei massimi talenti della sua
generazione. Eclettico – si
impegna nel campo del teatro,
ma anche della fiction della
radio, e dell’insegnamento
all’Università di Pavia – sa
raccontare la realtà con sensibilità e delicatezza, ma anche
attraverso stilettate taglienti.
Fra i molti lavori ricordiamo
almeno il clamoroso successo di Maratona di New York
(tradotta in 17 lingue e rappresentata in tutto il mondo),
il cult Muratori e Roman e il
suo cucciolo di cui ha curato
l’adattamento per l’edizione
italiana diretta da Gassman.
A COLLOQUIO CON
PAOLO TRIESTINO
E NICOLA PISTOIA
Nei ruoli di Maurizio e Luigi, Nicola
Pistoia e Paolo Triestino riescono a far
sorridere di fronte alla morte e alla
malattia. Ma non è che la loro sublime
ossessione: riuscire a far ridere invitando a riflettere. Qui l’occasione è un
testo sapiente, che decolla dalle prime
battute, disponendo al buon umore fin
dall’inizio.
L’idea di confrontarvi di nuovo con
un testo di Edoardo Erba è partita
da voi?
Paolo «La consegna c’è stata ed era
quella di scrivere un testo con non più
di due o tre personaggi, per evidenti
esigenze produttive. Originariamente il
testo avrebbe dovuto intitolarsi Pescatori, ma dopo Muratori come facevamo?
Sembrava che volessimo interpretare
tutti i mestieri e le categorie umane».
Nicola «Da parte nostra c’era da un
po’ la volontà di interpetare un testo
di Edoardo, ma lui non trovava mai il
tempo di scriverlo. Non era mai il momento adatto».
Paolo «Finché il momento adatto è
arrivato ed Edoardo ci ha fatto questo
grande regalo: un testo scritto appositamente per noi».
TROTE è la prima regia che firmate insieme: come è stata l’esperienza di essere diretti reciprocamente?
Paolo «Non molto diversamente dalle
altre volte. Ci lasciamo molto liberi di
seguire il percorso che ci è più consono,
senza troppe direttive esterne. Come
sempre, l’importante è il risultato».
Nicola «Inizialmente Maurizio e Luigi
erano più grevi, poi abbiamo cercato di
uscire dalla caratterizzazione, facendo,
per esempio di Maurizio un arrampicatore sociale, un arricchito, che da meccanico fa il salto di classe diventando un
piccolo imprenditore. Con tutto quello
che segue, dai vestiti firmati all’orologio
d’oro massiccio, alla moglie ‘coatta’ titolare di un salone di bellezza».
Qual è il tratto del vostro fare
teatro a cui non sapreste mai rinunciare?
Nicola «Credo sia la naturalezza. La
gente a teatro non è abituata a sentir
parlare».
Paolo «Concordo, e mi ricordo con
grande piacere di un bambino di circa
dieci anni che disse alla mamma “sembra di essere al cinema”. Per noi un
grande complimento. Non ricordo di
che spettacolo si trattasse, comunque è
questo il nostro stile, il tratto a cui non
vorremmo rinunciare».
Intervista di Alessandra Bernocco dal programma di sala dello spettacolo.
11
OSCURA IMMENSITà
tratto dal romanzo
“L’oscura immensità della morte”
di Massimo Carlotto
scene di Gianluca Amodio
costumi di Lauretta Salvagnin
luci di Pasquale Mari
musiche e videografia
di Marco Schiavoni
regia di Alessandro Gassmann
con Giulio Scarpati, Claudio
Casadio
produzione Teatro Stabile del Veneto
Accademia Perduta Romagna
Teatri
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 13 al 15 novembre 2012
mar 13 novembre ore 20.30 - t. PRI
mer 14 novembre ore 16 - turno E
gio 15 novembre ore 20.30 - t. A
Prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20
Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15
Gallerie Interi € 12
12
C
os’è L’Oscura
Immensità Un crudo
fatto di cronaca: nel
corso di una rapina una donna
e un bambino presi in ostaggio da due malviventi restano
uccisi. Silenzio, dolore, livore.
Oscura immensità.
L’oscura immensità della
morte – questo il titolo del
romanzo di Massimo Carlotto,
il progetto originario costruito
su questo tema, che ora diviene testo teatrale – è quel buio
che imprigiona nel dolore e
nella solitudine chi ha perduto
per mano assassina i propri
cari.
Ma “oscura immensità” è
anche la soffocante privazione
di prospettive e di speranza
in una “seconda possibilità”
a cui è condannato chi si è
macchiato di questo orribile
crimine. La pièce di Carlotto
affronta potentemente i diffi-
cili temi della giustizia e della
vendetta, della pena e del
perdono e parola dopo parola,
libera dall’“oscura immensità”, attraverso le suggestioni
del teatro, una carica di emozioni e di questioni davanti
alle quali lo spettatore non
può esimersi dal prendere una
posizione.
Nelle mani di Alessandro
Gassmann che ne cura la regia
e nel confronto all’ultimo
respiro di due interpreti sorprendenti e appassionati come
Giulio Scarpati e Claudio
Casadio, il testo diviene una
delle proposte più vive di
senso e di necessità della
corrente stagione teatrale italiana.
I
l percorso di Gassmann
«Con questo originale
noir potrò continuare quel
percorso artistico, iniziato
abbonamento prosa
con Roman e il suo cucciolo, che indaga, con sguardo
neutrale e inquietante, tra le
pieghe di un’umanità senza
speranza» spiega Alessandro
Gassmann che arricchisce con
questo titolo un proprio percorso artistico sapientemente
congiunto – ora che dirige il
Teatro Stabile del Veneto –
con una opportuna attenzione
alla vitalissima drammaturgia
contemporanea del Nordest.
«Parliamo di un limbo esistenziale dove il confine tra bene
e male non è perfettamente
tracciato, ma è solo una sottile
linea destinata a far sì che i
ruoli si possano invertire, che
le vittime possano diventare
carnefici e i carnefici vittime.
Uno stimolo a riflettere sul
lato tragico dell’esistenza, sui
rapporti fra gli uomini e su
quegli avvenimenti che a volte
possono segnare la loro vita in
modo irreversibile».
L’
autore racconta
«Oscura immensità
non lascia scampo»
commenta Massimo Carlotto.
«Alla fine ognuno è costretto
a non eludere le domande che
i due personaggi, Raffaello
Beggiato e Silvano Contin,
carnefice e vittima, pongono
con la forza disarmante dei
destini contrapposti e ineluttabili. Chi deve perdonare
colui che ha commesso un
delitto e che sta scontando una
pena detentiva, oppure chi
è rinchiuso nel braccio della
morte? I familiari della vittima
o lo Stato? O entrambi? (…)
La nostra società è incapace
di lenire il dolore di coloro che
hanno subìto il torto dell’uccisione di un loro caro. La
comunità in cui vivono tende
a escluderli, a condannarli a
un ergastolo di dolore, perché
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
la punizione del reo non è mai
soddisfacente». E allora prevalgono i sentimenti ancestrali, la sete di vendetta, unica
soluzione al peso del lutto…
L’autore confessa di non aver
inventato nulla in questo
testo: la costruzione dei due
personaggi gli è costata un
viaggio nell’oscurità di dolori
immensi.
Ha incontrato decine di parenti di vittime e di condannati
per capire, per restituire il
loro confronto con una realtà
implacabile che abbattesse
ogni ipocrisia.
In questo lungo itinerario di
incontri, ha conosciuto solo
una donna che è stata capace
di perdonare l’assassino del
proprio padre. «Una vicenda
umana straordinaria. Una.
Perché il cuore spezzato di
Solvano Contin è ormai incapace di ritrovare il filo di
un’esistenza fondata su valori
positivi. Questa è la durissima lezione di queste storie.
Raffaele Beggiato è l’altra faccia della medaglia».
D
icono di lui Massimo
Carlotto, scrittore
dall’ingombrante passato e dal talento acceso, è
molto seguito dal pubblico e
trova in molti critici letterari
di prestigio (come Guglielmi,
Paccagnini, Romagnoli…) dei
convinti sostenitori.
A ragione, perché è impossibile non restare avvinti dalla
sua scrittura di qualità ma
essenziale, secca, cui fa da
contraltare il minuzioso studio
su cui si basa ogni storia. Ama
raccontare del Nordest, dei lati
oscuri della gente, della criminalità e dei problemi della
giustizia, scenari che gli hanno
regalato fama anche all’estero
dove è molto tradotto.
A COLLOQUIO CON
i protagonisti
Sia come artista e regista, sia ora a capo
del Teatro Stabile del Veneto Alessandro
Gassmann dimostra rara attenzione
all’autore contemporaneo: perché?
«È importante guardare ai problemi
di oggi attraverso il teatro. Anche nel
Veneto che mi ha “adottato” ormai da
due anni, sto cercando di fare un lavoro
profondo come direttore in tal senso.
La presenza di autori contemporanei
nelle nostre stagioni e nella produzione
è alta. Quest’anno siamo in tour con
testi di Scarpa, Carlotto, con quello
debuttato lo scorso anno di Trevisan
(suo poi l’adattamento del Riccardo
III che interpreterò a febbraio). Sono
pièces che hanno fatto buoni numeri, a
dimostrazione del fatto che la drammaturgia attuale non ha difficoltà ad essere
recepita. Con Giulio Scarpati e Claudio
Casadio stiamo affrontando ad esempio
un testo che parla della possibilità di
redenzione, del carcere, attraverso una
struttura dritta ed efficace che porterà
emozione: dare emozione è il compito
principale per chi fa teatro».
Alternate al teatro il cinema e la
fiction: siete dunque abituati a linguaggi molteplici, moderni. Come
avete sentito la cruda, essenziale
prosa di Carlotto?
«La contemporaneità è importante sul
piano teatrale perché la parola a teatro
è più “pesante”, significativa di quella
che si usa al cinema o in televisione»
dice Giulio Scarpati. «Il linguaggio crudo
in questo spettacolo è necessario, è inserito in un contesto che parla di perdono, vendetta, temi che s’innescano dalla
cronaca ma assumono valori universali
sulla scena. Qualcosa di simile avviene
anche per il cinema, la fiction che presuppongono una creazione nuova. Ma
accade tutt’altro quando permettiamo
che essi siano appannaggio di programmi tv che purtroppo costruiscono con
superficialità su dolenti fatti di cronaca
il loro palinsesto pomeridiano. Lì si che
il linguaggio diviene brutalmente crudo:
in teatro anche la parola più dura rimane alta».
«Tutto poi dipende dal modo in cui si
porge qualsiasi proposta, o linguaggio al
pubblico» concorda Claudio Casadio.
«Alessandro sta definendo una regia
importante e lo spettacolo possiede
tutti gli elementi del bel teatro: l’emozione, la poesia, un po’d’ironia. Andremo
incontro al pubblico anche stupendolo.
Si parla di sentimenti forti: il mio personaggio è un ergastolano che però ha il
tempo di pentirsi e di trovare il modo
di riscattarsi. Sarà uno spettacolo giocato con leggerezza teatrale, sarà coinvolgente anche perché la drammaturgia
segue dinamiche un po’da thriller che
mantengono viva la tensione».
13
L’INFINITO
di Tiziano Scarpa
scene di Dario Gessati
costumi di Gianluca Falaschi
musiche di Francesco De Melis
&“Intrinsic”
luci di Pasquale Mari
regia di Arturo Cirillo
con Andrea Tonin, Arturo Cirillo
e Margherita Mannino
produzione Teatro Stabile del Veneto
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 16 al 18 novembre 2012
durata 1h e 20’ senza intervallo
ven 16 novembre ore 20.30 - turno B
sab 17 novembre ore 20.30 - turno
C
dom 18 novembre ore 16 - turno D
Prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20
Platea C Interi € 21, ridotti € 17/15
Gallerie Interi € 12
14
S
e Leopardi apparisse
nel presente Un tentativo fallito di fuggire da
casa, delusione, frustrazione,
il tumulto dell’anima consegnato ad una poesia… agli
adolescenti accade di vivere
momenti del genere. Giacomo
Leopardi era appena ventunenne quando provò ad allontanarsi da casa e fu costretto
a rinunciare alla prospettiva:
la poesia in cui, qualche
giorno più tardi, racchiuse
la sua inquietudine possiede
l’immensità del capolavoro.
L’infinito.
Una grande distanza e una
penetrante prossimità creano una sorta di cortocircuito
fra l’immagine che abbiamo
del poeta di Recanati e quella che ci restituiscono di sé
stessi gli adolescenti di oggi.
Nello spettacolo firmato da
Arturo Cirillo – che ne è anche
interprete assieme ad Andrea
Tonin e Margherita Mannino
– l’autore fa fantasiosamente
“esplodere” il cortocircuito
e avvicina – attraverso la
magia del teatro – l’universo
dell’adolescenza e quello leopardiano, scoprendo affinità
incredibili e restituendoci il
palpito di quei splendidi versi.
Egli fa apparire il Leopardi
disilluso e ventunenne nella
stanza di un ragazzo di oggi,
alle prese con la preparazione
dell’esame di mturità: mondi
diversi, linguaggi talmente agli
antipodi da scontrarsi in modo
esilarante, ma il disagio interiore di Giacomo e di Andrea è
molto simile e foriero di interessanti induzioni…
L’
infinito secondo
il regista L’idea di
Tiziano Scarpa su
Leopardi, rivela passione e
abbonamento prosa
conoscenza, secondo Arturo
Cirillo, basti considerare la
scelta di leggere il testo attraverso il dialogo tra un ragazzo
qualsiasi di oggi e il poeta. Il
loro primo confronto è naturalmente proprio sul significato della sua lirica (L’infinito
appunto), su come essa nasce,
e su cosa realmente, fisicamente significhi.
«Il tutto – evidenzia il regista
– attraverso l’accostamento
di due linguaggi diversissimi,
quello colto e ricercato di
Leopardi e quello di un ragazzo ignorante e in fondo disperato, e forse proprio per questo
capace più di altri di sentire e
comprendere ciò che Leopardi
voleva dire, al di là, o magari prima, di tutte le colte e
dotte spiegazioni. Il testo in
fondo è un incontro tra adolescenze, il ragazzo Andrea
e la sua fidanzata Cristina e
Giacomo, o meglio l’idea, tutta
fantastica e teatrale, di cosa
sia potuto essere a 21 anni
Giacomo Leopardi, e di cosa
poteva essere allora avere 21
anni, attraverso la messa in
scena di un “vecchio-bambino”, un “sapiente-immaturo”».
L’
autore «Da qualche anno Giacomo
Leopardi viene a
farmi visita sempre più spesso.
Credo sia attirato dalla portentosa demenza di quest’epoca.
L’efficienza con cui la specie
umana si applica alla devastazione del mondo. Lo stato
di ipnosi sotto la dominazione
delle immagini. La vita delegata ai dispositivi tecnologici.
Perciò mi sono affidato alla
potenza negromantica del
teatro. Il teatro che sa come
evocare i morti e dare corpo ai
fantasmi» così Tiziano Scarpa
spiega la sua scelta di affronTrieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
L’infinito
di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
tare Leopardi attraverso la
drammaturgia.
L’autore veneziano, Premio
Strega per il romanzo Stabat
Mater nel 2009, ama attraversare la narrativa, la poesia, la
scrittura per il teatro e quella
per la musica, sono strumenti
nelle sue mani, come pure la
parola, per la quale rivendica
un peso nuovo…
«Ai nostri giorni – scrive nelle
note al testo – si smozzica
qualche frase, mortificata dal
dovere di essere simpatici,
dalla paura di risultare ridicoli, pesanti, di importunare, di
non compiacere. Si evitano i
discorsi impegnativi. La parola di Leopardi è il contrario
di tutto questo. È una parola
siderale, oppressa, conquistata
con fatica, ma sommamente
liberatoria. Spalanca lo sguardo, sprigiona questioni smisurate. Una parola radicalmente
aliena, estranea e irriducibile alla nostra mentalità. Ci
sono momenti e posti, come
oggi in Italia, in cui per
trovare qualcosa di non conforme bisogna cercarlo nel
passato». Sarà così, alieno
e coraggioso il suo Giacomo
Leopardi: «Massimalista.
Inflessibile. Inopportuno.
L’opposto degli italiani,
che lo hanno eretto a loro
campione. Così inascoltato,
tumulato nei programmi
scolastici. E tuttavia: la
scuola, nonostante tutto. I
giovani. L’adolescenza. La
forma di vita chiamata “studente” che viene a contatto
con Leopardi, proprio a
scuola, nel più ovvio e istituzionale degli incontri: ma,
a pensarci bene, è l’incontro
più sbalorditivo e inaudito.
Fra coetanei!».
di Ilaria Lucari
15
IO ODIO
I TALENT SHOW
di Mario Luzzatto Fegiz
e Giulio Nannini
regia di Maurizio Colombi
con Mario Luzzatto Fegiz
e con Roberto Santoro
(one man band)
e Vladimir Denissenkov
(fisarmonica russa)
produzione Barley Arts
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
20 novembre 2012
durata 1h e 15’ senza intervallo
mar 20 novembre ore 20.30 - t. libero
Prezzo dei biglietti
Platea A-B-C Interi € 19, ridotti € 16
Gallerie Interi € 12
16
D
alla pagina al palcoscenico Dopo un’ineguagliabile carriera di
critico musicale sulle pagine
del Corriere della Sera, forte
di una competenza profonda,
di un’inesauribile curiosità e
apertura, di esperienze le più
vaste, Mario Luzzatto Fegiz
accetta la sfida del palcoscenico che – assieme alle tante
prove prestigiose di saggista,
giurato, conduttore, autore radiofonico e televisivo,
docente, direttore editoriale
– corona la carriera di uno
dei più autorevoli giornalisti
e intellettuali del panorama
contemporaneo.
Il mondo del teatro può solo
gioirne – in particolare la
platea del Rossetti che lo
riaccoglie nella città d’origine – poiché ogni incontro con
Luzzatto Fegiz rappresenta
un modo singolare di rivivere
la storia della musica italiana
e straniera, attraverso dettagli, squarci ma anche giudizi
taglienti.
In ogni incontro, egli fonde
con acutezza e lievità memoria
storica, analisi del presente
e proiezioni sul futuro. Ma
cos’avrà spinto il più grande
critico musicale italiano a
lasciare la penna per calcare le
scene come interprete e coautore? L’urgenza di un “faccia
a faccia” con il pubblico su
una questione che attanaglia
l’intero mondo dei recensori: che fine farà il lavoro di
un critico in un epoca in cui
vanno di moda i talent show,
i televoti e i pensieri espressi
nel terrificante slang “compresso” degli SMS? Possono
coesistere i “mi piace” dei
social network e le arricchenti
riflessioni di un serio recensore?
abbonamento altri percorsi
I
temi di Io odio i talent
show Io odio i talent
show è uno psicodramma
che racconta di un critico
musicale, un tempo temuto
e rispettato, costretto oggi a
confrontarsi con questo panorama e con improbabili giudici
dal retroterra culturale esile.
Abituato dagli anni Settanta a
tuonare giudizi, il critico viene
travolto da una contestazione
di fan di giovani artisti, pronti
a coglierlo in fallo.
Abituato a occuparsi di Elton
John e dei Beatles, Fegiz
“odia i talent show” perché
hanno posto fine alla dittatura della (sua) critica. Così,
in un crescendo tragicomico,
racconta leggende, fatti e svariati misfatti vissuti in prima
persona insieme ai grandi
protagonisti degli ultimi 40
anni di musica in Italia. Sul
palcoscenico lo accompagnano
i musicisti Roberto Santoro e
Vladimir Denissenkov, attenti
a impreziosire il monologo
con canzoni celebri. Celebri
come i personaggi che punteggiano il racconto di Fegiz:
una sorta di delirio-vendettasfogo colto e ironico, che
richiama decine di aneddoti
su leggende come Tenco, De
Andrè, Dalla, Michael Jackson
o Elton John, o sui nomi più
popolari degli ultimi decenni, come Vasco, Pausini,
Madonna e Ramazzotti, fino
agli odierni idoli da talent
come Alessandra Amoroso,
Arisa, Giusy Ferreri e Marco
Carta, che dello spettacolo
diviene quasi il “tormentone”... Luzzatto Fegiz rivelerà molto delle canzoni, dei
Festival di Sanremo, dei segreti custoditi da chi, in 40 anni
di lavoro, ha conosciuto oltre
mille artisti..
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
R
ecensire Fegiz
Creando Io odio i
talent show, Luzzatto
Fegiz ha mutato “posizione”:
ora è il suo turno di essere
recensito...
Il verdetto però è stato positivo, come dimostrano questi
stralci, tratti da La Stampa
a firma di Mariella Vengoni
«La descrizione della deriva è
istrionica quanto il protagonista. Fegiz riempie la scena con
il suo fisico imponente, alle
spalle una vecchia radio, di
fianco un jukebox, agli angoli il fisarmonicista Vladimir
Denissenkov e il chitarrista
Roberto Santoro impegnati
(quando possono) a interrompere un flusso sarcastico e
orgoglioso di ricordi, confessioni (...) incalzante cavalcata
di ricordi e battute».
L
a vecchia critica, che
nostalgia! La situazione che Mario Luzzatto
Fegiz affronta con piglio ironico in Io odio i talent show,
porta in luce una situazione
generale che non può esimersi
dal valutare chi, per lavoro,
con la “critica” vive un confronto costante e fondamentale. Ma il pubblico, i lettori
cosa ne pensano?
Non sentono nostalgia per
quelle critiche imparziali,
ampie e competenti, capaci
di innalzare o malmenare un
artista, ma con rispetto e un
adeguato corredo di motivazioni?
Risolvere tutto in un mero
“click” sul mouse, o con una
“faccina” che sorride o piange
in calce a tre righe di giudizio, ci sembra una rinuncia
eccessiva, in dignità, crescita
e cultura.
di Ilaria Lucari
A COLLOQUIO CON
MARIO LUZZATO FEGIZ
«Quando mi avvicino fisicamente a
Trieste, comincio a parlar dialetto!»
annuncia Mario Luzzatto Fegiz che con
la sua città d’origine ha mantenuto un
rapporto molto intenso.
«Lo si capirà anche nel corso dello spettacolo, dove ricorre più volte
Trieste... Ci sono i ricordi delle scuole
medie, delle belle partite di calcio al
Ferdinandeo, con amici che naturalmente saranno in sala ora! Perché sono
rimasto in contatto con i compagni delle medie, del Dante e addirittura con
quelli dell’asilo con cui mi sono ritrovato qualche anno fa... Il rapporto è quindi
molto forte e nello spettacolo inserisco
cose sulla città che credo la gente non
si aspetti da uno come me, ricordi cui
tengo fortemente, immagini che mi appartengono fin da bambino».
Da Trieste al mondo: in quarant’anni di prestigiosa carriera ha
incontrato e recensito il top degli
artisti italiani e internazionali…
C’è qualcuno che manca e vorrebbe aver conosciuto?
«Ho recensito qualsiasi disco mi sia interessato… i dischi non si possono sottrarre a questo! Invece ci sono artisti
che mi dispiace di non aver incontrato
mai: uno è John Lennon. Ho parlato più
volte con gli altri tre Beatles, ma lui era
un tipo più scorbutico e purtroppo non
sono riuscito a conoscerlo»
Immaginiamo per gioco, che dopo
questo suo spettacolo vengano
“aboliti” i talent show… Che cosa
dovrebbe possedere un musicista
per emergere?
«Se avessi la formula, sarei alle Bahamas
a prendere il sole! Empiricamente potrei dire che ci vuole intuizione, capacità non solo creativa ma anche la fortuna di sapersi sintonizzare almeno per
qualche tempo con la coscienza collettiva. La musica è un fatto assolutamente
two-way, cioè uno lancia un pallone e
questo può cadere là, oppure ritornare indietro con più forza... Le canzoni
funzionano se c’è questo ritorno: ci
sono brutte canzoni che entrano nella
coscienza collettiva e belle canzoni che
non la sfiorano nemmeno. L’oggettività
nella musica leggera è un fatto davvero molto relativo. Ed in realtà i talent
show – anche se me la prendo con
loro – non sono la causa ma l’effetto di
questa società dell’apparire e di una totale disgregazione sia nella produzione
che nel consumo della musica. La musica perciò non si può dire mai buona
o cattiva, ma figlia di un luogo e di un
tempo. Anche i talent lo sono, figli di un
pianeta globalizzato e di un tempo... che
descriviamo in modo divertente nello
spettacolo!»
17
amarcord
balletto in due atti di Luciano Cannito
liberamente ispirato
all’omonimo film di Federico Fellini
coreografia e regia di Luciano Cannito
musiche di Nino Rota e Marco Schiavoni, Alfred Schnittke, Glenn Miller,
e canzoni popolari degli Anni Trenta
costumi di Roberta Guidi di Bagno
con Rossella Brescia
e con i ballerini di DANZITALIA
Italian Touring Dance Company:
Nicolò Noto, Diego Millesimo,
Sergio Nigro, Rossela Lucà,
Grazia Striano,Veronica Maritati,
Giacomo Deleidi, Giada Pallara,
Calogero Failla,Vittoria Pellegrino,
Raffaele D’Anna
produzione
Daniele Cipriani Entertainment
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
21 novembre 2012
durata 1h 35’ con intervallo
mer 21 novembre ore 20.30 - t. DAN
prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 40, ridotti € 37
Platea C Interi € 37, ridotti € 34
I Galleria Interi € 30, ridotti € 27
II Galleria Interi € 26, ridotti € 24
Loggione Interi € 12
18
F
ellini ispira la danza
L’immaginario che
Federico Fellini riversava nei suoi film - un universo
pieno di colori, movimento,
umanità, contrasti – è destinato per sua natura a travalicare
i confini della pellicola cinematografica. È arte, ispirazione inesauribile per riflessioni
e germinazioni di creazioni
nuove. Come Amarcord, balletto che il coreografo Luciano
Cannito ha proposto per la
prima volta nel 2005 e che
ora rivisita in una versione
coreografica elaborata per
la Compagnia Danzitalia.
Un’edizione resa preziosa dalle
interpretazioni di Rossella
Brescia – che danza nel ruolo
di Gradisca – e della giovane
rivelazione della danza Nicolò
Noto (che sarà Titta) e dedicata al grande Maestro del
cinema italiano in occasione
della ricorrenza del ventesimo
anniversario dalla sua scomparsa e del quarantesimo dal
debutto del film.
U
n balletto appaludito all’estero Dopo
un applaudito debutto
nel 1995 al Teatro San Carlo
di Napoli, Amarcord coreografato da Luciano Cannito,
sulle musiche di Nino Rota, è
andato in scena al Teatro alla
Scala, al Teatro Massimo di
Palermo e – cosa nient’affatto
scontata – negli Stati Uniti
dove ha ottenuto ottimi esiti
al Teatro Metropolitan di New
York ed a Los Angeles. «Tutto
esaurito all’Orange County di
Los Angeles dopo lo straordinario successo newyorkese del
balletto Amarcord di Luciano
Cannito rappresentato dalla
Scala di Milano» scriveva al
debutto il Los Angeles Times.
abbonamento danza
In effetti il balletto ha tutti i
numeri per divertire e conquistare il pubblico: è liberamente ispirato al film omonimo, in
cui Fellini ricorda e reinventa
la sua vita di ragazzo nella
Rimini della prima metà degli
anni Trenta.
Diviene così un ironico e
melanconico affresco dell’Italia fra le due guerre, dove il
Fascismo e la Chiesa esercitavano il loro potere, influenzando la cultura ed il costume.
Sul palcoscenico, percorso
dalle musiche celebri di Nino
Rota – ma anche da brani
di Marco Schiavoni, Alfred
Schnittke, Glenn Miller e da
canzoni popolari – si sviluppa
la storia di Titta, l’alter–ego
del Fellini adolescente, e del
piccolo, vitalissimo mondo che
lo circonda: la famiglia, gli
amici, i paesani…
Un microcosmo di ritratti e
di aneddoti legati ad un filo
comune. A fare da fil rouge
nella vicenda è l’amore giovanile di Titta per la bellissima
Gradisca, la cui vicenda –
come pure le altre, secondarie
– lascia affiorare, attraverso
le puntuali interpretazioni e
l’accurato e vibrante linguaggio coreografico, un messaggio
speranzoso e spensierato, che
incarna la voglia di vivere
dell’Italia di allora.
I
l coreografo Luciano
Cannito è una delle personalità più interessanti nel
mondo della danza italiana
contemporanea. Artista di
notevole versatilità (se il balletto rimane il suo principale
campo d’azione, va evidenziato il suo successo nel campo
della regia lirica, nonché come
autore di musical e prosa),
è un professionista le cui
coreografie sono apprezzate
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
e richieste ben oltre i confini
nazionali.
È stato infatti rappresentato
da New York alla Scala di
Milano‚ dal Place des Artes di
Montreal al Teatro dell’Opera
di Tel Aviv.
In periodi diversi ha assunto il
ruolo di prestigio di Direttore
Artistico e Coreografo
Principale del Balletto di
Napoli‚ del Balletto di Roma
e del Teatro Petruzzelli di
Bari, del Corpo di Ballo del
Teatro San Carlo di Napoli e
da settembre 2005 è Direttore
del Corpo di Ballo al Teatro
Massimo di Palermo.
Ha esordito nella carriera di
coreografo e regista in Israele
nel 1986 con la produzione
Passi Falsi, titolo a cui segue
un vastissimo elenco di coreografie, spesso concepite per
artisti del calibro di Carla
Fracci, o, più di recente di
Alessio Carbone o Sabrina
Brazzo.
R
ossella Brescia
Diplomata all’Accademia Nazionale di
Danza di Roma con il massimo dei voti, Rossella Brescia
ha debuttato presto come
solista nell’opera Attila. Anche
se il suo curriculum artistico
rivela un eclettismo ammirevole – che la vede impegnata
in ambito radiofonico (Tutti
pazzi per RDS), come pure nei
maggiori programmi televisivi,
in diverse fiction, in numerose
produzioni teatrali – la danza
rimane la sua principale passione. Chi l’ha vista interprtare nella cornice “open air”
del Castello di San Giusto, due
stagioni orsono, una Carmen
emotivamente intensa, non
può che averne ricevuto la
prova.
di Ilaria Lucari
Scena 1 - Piazza di Rimini
Alla fine dell’inverno di un anno fascista,
la scena si anima dei personaggi tipici della provincia italiana: un gruppo di
amiche (tra cui la bella Gradisca) corteggiatissime, i soliti adolescenti (tra cui
Titta), sempre alla ricerca di ragazze da
adescare, o di incartapecoriti signori da
prendere in giro. Soldati fascisti e ricchi
borghesi, sembrano tutti animati da un
ottimismo in forte contrasto con il panorama di miserie.
Scena 2 - Casa di Titta
Il giovane Titta è a casa in una tipica
situazione familiare: il padre annoiato
sempre in lite con la madre; lo zio, adulto, continua a vivere sulle spalle della
sorella; la cameriera, presa di mira dal
Nonno-Manolesta; il fratellino, piccola
peste. Arriva all’improvviso un gruppo di
gerarchi a prelevare il padre tra disperazione e stupore degli altri.
Scena 3 - Dalle camice nere
Il padre, interrogato e accusato di oltraggio al regime, è costretto a bere l’olio
di ricino come punizione; e altri uomini
attendono la stessa sorte.
Scena 4 - Una via di Rimini
L’arrivo delle prostitute attira l’attenzione dei tre pestiferi amici di Titta, che
approfittano del momento di libertà per
fare un salto al bordello cittadino.
Scena 5 - Dal prete a confessarsi
La madre costringe Titta a confessarsi,
raccontando i dettagli grotteschi del suo
grave peccato al parroco, il quale, poco
interessato, lo assolve.
Scena 6 - Un vecchio capannone
I genitori di Titta, con alcuni amici comunisti, vengono scoperti in atteggiamenti non
fascisti da alcune camice nere, ma l’arrivo
di Gradisca, che invita il gerarca per un
caffè al Grand Hotel, li salva dai guai.
Scena 7 - Il Grand Hotel
Dopo un pomeriggio d’amore Gradisca e
il Gerarca scendono alla festa nel salone
dell’hotel, dove la ragazza viene lasciata
sola dall’uomo, che preferisce una ricca
straniera.Triste, Gradisca se ne va con Titta, che segretamente vorrebbe sposarla.
Scena 8 - L’arrivo del Duce
Tutti sono in fermento per l’arrivo del
Duce, e pure Gradisca, che fa di tutto per
farsi vedere da lui, tanto che sviene per
l’emozione. Notata da un ufficiale tedesco,
accoglie il suo invito al Grand Hotel...
Scena 9 - Il Grand Hotel chiude
Gradisca si ritrova nella stessa situazione
del gerarca: cede all’ufficiale, che si scopre un depravato sessuale e la abbandona nel mezzo della notte per imbarcarsi
sul Rex. La ragazza sente svanire le sue
speranze di fuga dalla provincia.
Scena 10 - Matrimonio di Gradisca.
Finale.
La guerra è finita, e Gradisca trova l’uomo della sua vita: un semplice carabiniere che la ama davvero. La grande festa
di nozze, con tutti i personaggi, viene disturbata da un acquazzone.Titta, sempre
innamorato della ragazza, sogna di poter
riabbracciare la madre.
19
Personaggi
MACBETH
di William Shakespeare
traduzione di Nadia Fusini
spazio scenico di Nicolas Bovey
e Andrea De Rosa
costumi di Fabio Sonnino
luci di Pasquale Mari
suono di Hubert Westkemper
regia di Andrea De Rosa
con Giuseppe Battiston,
Frédérique Loliée,
Marco Vergani, Riccardo Lombardo,
Stefano Scandaletti,
Valentina Diana,
Gennaro Di Colandrea
produzione Fondazione del Teatro
Stabile di Torino
Teatro Stabile del Veneto “Carlo
Goldoni”
abbonamento prosa
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
dal 22 al 25 novembre 2012
durata 2h senza intervallo
gio 22 novembre ore 20.30 - t. libero
ven 23 novembre ore 20.30 - t. B
sab 24 novembre ore 20.30 - t. C
dom 25 novembre ore 20.30 - t. D
Prezzo dei biglietti
Platea A-B Interi € 29, ridotti € 24/20
Platea C Interi € 25, ridotti € 22/20
I Galleria Interi € 20 , ridotti € 18/16
II Galleria Interi € 12
20
G
iuseppe Battiston è
Macbeth Molto amato
dal pubblico del Teatro
Stabile che lo ha applaudito
fin dai suoi esordi sul palcoscenico (ricordiamolo in
Intrigo e Amore di Schiller,
diretto nel 1994 da Nanni
Garella e recentemente in una
bella interpretazione di Orson
Welles’ Roast) ed ha imparato
poi ad apprezzarne il talento
nelle ormai numerose, ottime prove cinematografiche,
Giuseppe Battiston ritorna al
Politeama Rossetti con uno
dei protagonisti più foschi
della storia del teatro. Ad
affidargli il ruolo di Macbeth,
in un’edizione visionaria e
interessante è il regista Andrea
De Rosa che in Battiston e in
Frédérique Lolite – scelta per
la Lady – ha ravvisato due
protagonisti intensi ma lontani
da scontati cliches.
Interpreti
Macbeth
Giuseppe Battiston
Lady Macbeth
Frédérique Loliée
Banquo
Ivan Alovisio
Ross
Marco Vergani
Macduff
Riccardo Lombardo
Malcolm
Stefano Scandaletti
Ecate/Lady Macduff
Valentina Diana
Seyton
Gennaro Di Colandrea
Di Macbeth infatti il regista
tiene a sottolineare il profilo
vivido e attuale, il contrasto
tra pensiero e azione, il conflitto tra ambizione e senso di
giustizia, l’essere preda di un
ingranaggio infernale di fronte
al quale il libero arbitrio deve
arrendersi: sono questi i tratti
che lo rendono identificabile
con il nostro demone personale. Così pure Lady Macbeth, la
cui psicologia ha affascinato
Freud, ci appare figura di
assoluta modernità.
L
a visione del regista
Autore di una messinscena che colpirà
il pubblico per modernità e
incisività di immagini, Andrea
De Rosa spesso trae suggestioni dalle arti visive e dal
cinema. Anche per Macbeth
è stato così: gli spettatori più
abbonamento prosa
attenti vi intuiranno gli echi
delle sculture deformate di
Ron Mueck, dell’angoscia dei
film di Cronenberg. «La tragedia shakespeariana – scrive
– prefigura il funzionamento
di ciò che molto tempo dopo
chiameremo inconscio e ci racconta il pericolo mortale che
si nasconde dietro l’espressione dei nostri desideri più
profondi. Perché i desideri
rappresentano la parte più
insondabile che la psicoanalisi ha provato a nominare.
(…) Macbeth e Lady Macbeth
sono un uomo e una donna
che, quasi per gioco, arrivano a confessarsi un desiderio
terribile». Inquietante poi che
le visioni più buie della tragedia – le streghe, il prodigio
della foresta in movimento
– si richiamino visivamente
all’infanzia. «Macbeth e Lady
Macbeth non hanno figli»
spiega De Rosa. «Mi sono
accorto che ci sono diversi
luoghi del testo in cui s’insiste sul generare, l’allattare, il
nutrire. Sono ossessionati dal
fatto di non poter avere bambini. Nello spettacolo abbiamo molto lavorato sull’atto
drammatico della nascita, sul
disequilibrio, la fragilità. La
cosa più interessante non è il
lato mostruoso delle cose, ma
l’aspetto misterioso. Ecco, il
venire al mondo è un mistero
totalmente inafferrabile».
L
a sinossi «Macbeth si
distingue sedando una
rivolta contro il re di
Scozia Duncan: tre streghe
profetizzano che assumerà
il titolo del vassallo e avrà
un futuro da re. Anche per
Banquo, suo compagno d’armi c’è un presagio: genererà
dei re. Quando la profezia
si realizza, Macbeth è spinTrieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
to dall’ambiziosa moglie ad
aspirare al trono. Aiutano il
destino: Macbeth ucciderà Re
Duncan quando resterà ospite
nel loro castello. Del regicidio – grazie a un intrigo della
Lady – sono accusate due
guardie e lo stesso Macbeth
le giustizierà. Mentre i nobili
scozzesi accusano di congiura
i figli del Re Duncan, Macbeth
sale al trono. Il sovrano però
teme Banquo: si macchia dunque di un nuovo assassinio,
ciononostante è tormentato
dalla profezia secondo cui
Banquo avrebbe generato
dei re: suo figlio infatti vive.
Intanto i nobili intendono
ribellarsi a Macbeth. Il re
inquieto si rivolge alle streghe per conoscere il futuro:
tre profezie lo rassicurano,
l’ultima dice che il suo potere resterà inscalfibile finché
la foresta di Birnam non si
muoverà verso la collina di
Dunsinane. Il Re per rafforzare la sua posizione vuol far
uccidere la moglie e il figlio
del nobile Macduff: radunando focolai di ribelli questi
accorre in protezione dei suoi
cari. Lady Macbeth non è
più in sé: vede sulle sue mani
il sangue delle vittime sue e
del marito e rosa dal rimorso si accusa di molte morti.
Macbeth ormai solo si prepara
all’attacco dei ribelli che si
radunano proprio nella foresta
di Birnam. Il legittimo erede al
trono, Malcom, ordina che la
foresta sia abbattuta ed ogni
soldato muova sopra di sé un
ramo per confondere le sentinelle nemiche. Macbeth scopre
che la moglie si è tolta la vita
e che sul campo di battaglia
avviene il prodigio della foresta in movimento: Macduff lo
vince in duello.
di Ilaria Lucari
IL MACBETH
Nel mondo del teatro molti credono
che quest’opera porti sfortuna e per
non pronunciare ad alta voce il suo titolo, preferiscono chiamarla “L’Affare
scozzese”; si tratta del Macbeth (scritto
tra il 1603 e il 1607), uno dei più forti e
oscuri drammi shakespeariani. La trama
riprende il personaggio del Re di Scozia
Macbeth, protagonista di diversi racconti,
come quello dello storico scozzese Hector Boece; tuttavia le testimonianze più
importanti sono certamente le “Chronicles” dello scrittore inglese Raphael
Holinshed. Viene così messo in scena il
personaggio del Lord scozzese Macbeth,
animato da una pericolosa ambizione,
che porterà lui e la moglie ad una serie
di crimini e perfino al regicidio.
Il mito del dramma maledetto iniziò sin
dalla prima rappresentazione, nell’agosto del 1606, quando, secondo i racconti
dell’epoca Hal Berridge, l’attore che interpretava Lady Macbeth, fu colpito da
una febbre improvvisa e morì sul palco.
Secondo le leggende Shakespeare inserì
nel testo alcuni versi dalla formula magica di una strega, che, per vendicarsi
dell’offesa, maledì l’opera. Al di là delle
superstizioni il Macbeth è sempre stato un dramma controverso, per via dei
temi trattati e della violenza che veniva
inscenata, e per l’importanza che viene
conferita agli elementi sovrannaturali. In
particolare, il tema del regicidio è sempre stato oggetto di critiche, tanto che
nel 1703 l’opera venne giudicata come
blasfema dalla Regina Anna, la quale stabilì una settimana di preghiere in seguito
alla sua rappresentazione.
Forse è stato proprio il suo carattere
controverso ad assicurarne il successo,
infatti nel corso dei secoli è andata in
scena innumerevoli volte. Ricordiamo
in particolare le varie rappresentazioni
(durante la Restaurazione) curate dalla
regia di William Davenant, che riadattò
il testo e lo accompagnò con effetti speciali. L’opera trovò un grande successo
nell‘Ottocento, quando il personaggio
di Macbeth era impersonato dai migliori attori teatrali, come Samuel Phelps
e Charles Kean, e lo stesso valeva per
quello della moglie, Lady Macbeth, che
vede tra le più celebri interpreti Helena
Faucit e Isabella Glyn.
Nel 1847 con le musiche di Verdi il dramma diventa anche un’opera lirica di cui si
ricorda lo strepitoso successo al Teatro
alla Scala con la soprano Maria Callas nel
ruolo di Lady Macbeth (1952).
Nel ventesimo secolo il dramma è stato anche soggetto di numerosi adattamenti cinematografici, come il celeberrimo Macbeth di Orson Wells (1947),
il Macbeth di Roman Polanski (1971),
presentato al 25° Festival di Cannes, e
la rivisitazione del maestro del cinema
giapponese Akira Kurosawa uscita con il
titolo Il trono di sangue (1957).
21
FAR FINTA DI ESSERE G
Omaggio
a Giorgio Gaber
e Sandro Luporini
di Gaber, Luporini,
Calabrese, Scuda
musiche di Giorgio Gaber
suono di Giuseppe Pellicciari
luci di Claudio Tappi
con gli Oblivion Davide Calabrese
e Lorenzo Scuda
produzione Malguion srl
Politeama Rossetti
Sala Assicurazioni Generali
27 novembre 2012
durata 1h e 15’ senza intervallo
mar 27 novembre ore 20.30 - t. libero
Prezzo dei biglietti
Platea A-B-C Interi € 19, ridotti € 16
Gallerie Interi € 12
22
D
avvide Calabrese e
Lorenzo Scuda Per il
pubblico dello Stabile
regionale, Davide Calabrese
e Lorenzo Scuda sono gli
Oblivion: certo, assieme ai loro
tre colleghi… Perché mai qui
si presentano in “duetto”? In
realtà questo “duetto” viene
portato da ben sette anni in
tutte le piazze e i teatri d’Italia, vi riceve accoglienze trionfali e dimostra una volta di più
il talento di questo gruppo di
artisti, brillante nei suoi singoli componenti e capace nella
sua formazione “d’assieme”
di regalare un raro, salutare,
sorprendente e ironico “scossone” al profilo dello spettacolo
leggero contemporaneo.
F
ra gli Oblivion e il
“Signor G” «Veniamo
dal Musical. Facciamo
intrattenimento, comicità,
parodia, varietà musicale.
Cosa c’entra tutto ciò con il
teatro canzone di Gaber e
Luporini?» si chiedono nelle
note a Far finta di essere G i
due creatori e interpreti dello
spettacolo.
«Qualcuno può dire che il
Gaber pensiero non appartenga alla nostra generazione»
continuano infatti. «Per noi è
stato come un regalo, che ci
siamo trovati in mano senza
saperne bene la storia e la
provenienza. Parlando dei
(fin troppi) omaggi che in
questi anni gli sono stati fatti,
forse si finisce per mettere in
secondo piano i veri “omaggi”, ovvero i regali che Gaber
e Luporini hanno fatto a noi.
Gaber, per noi, è un maestro.
Il massimo esempio di come
una macchina scenica perfetta,
un raro istinto animale e un
intellettuale di grande spessore
abbonamento altri percorsi
possano convivere tranquillamente in un’unica figura. Un
intellettuale capace di mettere
in ridicolo le miserie del nostro
vivere quotidiano, pronto a
sgretolare le ipocrisie della
nostra epoca ma, un attimo
dopo, capace di interpretare
con grande generosità anche
una semplice canzone d’amore».
L
o spettacolo Scuda e
Calabrese definirebbero
Far finta di essere G...
una passeggiata affettuosa nel
repertorio gaberiano. E sottolineano che fanno riferimento
proprio a tutto il repertorio:
anche quelle prime vecchie
canzonette che poco sembrano
in tono con l’impegno e il teatro canzone, ma senza le quali
la comprensione del percorso
artistico di Gaber sarebbe parziale.
I due artisti interpretano come
una perfetta macchina scenica
questi primi brani e alcuni dei
maggiori successi di Gaber e
Luporini, e sfruttano appieno
il loro reciproco affiatamento
nonché la loro natura poliedrica, a più dimensioni. Nella
performance, infatti, musica
e teatro si fondono in un solo
linguaggio dove – spiegano –
«il musicista è il partner scenico dell’attore e l’attore fondamento della struttura musicale.
Uno spettacolo che riproduce
il giusto mix fra una rilettura
personale dei testi gaberiani ed
un tributo alla perfezione scenico-musicale delle sue opere
più belle. Un’ora e mezzo di
divertimento e riflessione allo
stesso tempo, con quell’equilibrio fra dolce e amaro tipico
della condizione dell’uomo
moderno che nessuno ha mai
saputo esprimere con tanta
efficacia come l’inimitabile
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
Giorgio Gaber».
E se omaggio dev’essere, per
Scuda e Calabrese va allora
fatto con sincerità e senza
tradire le proprie personali
“corde” artistiche: ecco allora
lo spazio a quel lato giocoso
e giullaresco presente un po’
ovunque nei testi e nelle musiche, anche in quelli più duri e
sferzanti.
Lo spettacolo diviene così
anche «Un gioco teatrale dove
“Oblivionare” pezzi interi di
canzoni e monologhi, smontandoli, scomponendoli e
ricomponendoli alla nostra
maniera. Per scoprire – concludono – come i confini fra
intrattenimento leggero e teatro d’autore siano più labili di
quanto si possa immaginare...
Quello che conta è il rigore,
la passione e una sana dose di
follia».
I
l dono di Gaber C’è un
legame speciale fra la città
di Trieste e Giorgio Gaber:
un legame di radici, ma anche
una reciprocità nel sentire,
un affetto – alla fine – che è
inutile cercare di analizzare
di più: talvolta scatta, senza
spiegazioni, fra una platea
e un artista, e non si spegne
più. E se il Largo adiacente
al Politeama Rossetti testimonierà per sempre attraverso il
suo nome questa reciprocità,
il messaggio di Giorgio Gaber
si perpetua anche per altre
vie, più artistiche e misteriose.
E così accade che due artisti
generazionalmente distanti
da lui riconoscano – pur non
avendolo incontrato professionalmente – «La lezione più
grande che Gaber ci ha lasciato, è che questo lavoro (quello
dell’attore, del giullare), prima
di farlo bisogna amarlo».
di Ilaria Lucari
GIORGIO GABER
Giorgio Gaberscik, in arte Giorgio Gaber, nasce a
Milano il 25 gennaio 1939.
Dopo l’esordio
come chitarrista
di Adriano Celentano, all’età di diciannove anni firma
il primo contratto discografico per la Ricordi e incide il 45 giri Ciao ti dirò.
Gli anni Sessanta lo vedono indiscusso e
autorevole protagonista dello spettacolo italiano con numerosissime incisioni
discografiche e con un’intensa attività
televisiva anche nel ruolo di conduttore
di diversi programmi di grande spessore
e successo: Canzoni di mezza sera
(1962), Canzoniere minimo (1963),
Questo e quello (1964), Diamoci
del tu (1967), …E noi qui (1970).
Sono gli anni della fortunata collaborazione con lo scrittore Umberto Simonetta, co-autore dei suoi più importanti
e popolari successi discografici, e delle
prime frequentazioni col pittore Sandro
Luporini.
Ed è proprio con Luporini che Gaber,
a partire dal 1970, invitato dal Piccolo
Teatro di Milano, cambia decisamente
strada creando l’inedita forma artistica
del “Teatro Canzone” che porta in scena
ininterrottamente dalla stagione teatrale
1970-1971 al 1999-2000.
Appartengono a questo lungo periodo,
interamente dedicato all’attività teatrale, anche gli spettacoli di prosa (“teatro
d’evocazione”), le regie e le produzioni
riferite ad altri artisti (Ombretta Colli,
Enzo Jannacci, Beppe Grillo, Arturo Brachetti), la direzione artistica dei teatri di
Venezia e la manifestazione “Professione
Comico” che fu trampolino di lancio per
molti degli attuali protagonisti della comicità italiana.
Nel 2001 a seguito della forzata interruzione dell’attività teatrale, si dedica alla
discografia con due album: La mia generazione ha perso (2001) e Io non
mi sento italiano (pubblicato postumo nel 2003) che ottengono uno straordinario successo di vendita e lo consacrano protagonista d’eccellenza anche
nell’ambito della canzone d’autore.
Il 1° gennaio 2003 Giorgio Gaber si
spegne nella sua residenza di Camaiore
(Lucca). Riposa al Famedio del Cimitero
Monumentale di Milano accanto a coloro che hanno contribuito a rendere
grande la metropoli lombarda.
Il suo legame con la città di Trieste, familiare ma mantenuto vivissimo soprattutto attraverso le sue costanti esibizioni
nelle Stagioni dello Stabile regionale
dove è stato applaudito in ben 11 spettacoli diversi, è perpetuato dall’intitolazione a suo nome di un tratto del Viale
antistante il Politeama Rossetti.
23
CRUCIFIGE
Crucifige - La passione dissacrante
della santità della follia
di Claudio Bernardi
scenografie di Diego Iaconfcic
regia di Claudio Misculin
con Claudio Misculin,
Gabriele Palmano,
Donatella Di Gilio,
Dario Kuzma, Giuseppe Feminiano,
Francesca Hagelskamp,
Fabio Portas, Barbara Busdon,
Fabio Cassano, Daniel Portas,
Derin Kennet
produzione Accademia della Follia
in collaborazione con Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia
Politeama Rossetti
Sala Bartoli
dal 28 novembre al 2 dicembre
durata 1h e 35’ con intervallo
mer 28 novembre ore 21 - t. libero
gio 29 novembre ore 21 - t. libero
ven 30 novembre ore 21 - t. libero
sab 1 dicembre ore 21 - t. libero
dom 2 dicembre ore 17 - t. libero
Prezzo dei biglietti
Posto unico interi € 19, ridotti € 16
Last minute interi € 12
24
L’
autore racconta «Fu
il grido della folla al
governatore romano
che condannò a morte un innocente. La storia della ricerca e
dell’eliminazione di un capro
espiatorio, di qualcuno che
paghi per le colpe di tutti, è
iniziata non si sa quando, ha
attraversato epoche, popoli e
nazioni e continua ancora oggi,
con mezzi modernissimi. Ogni
volta che in uno stato qualcosa
gira storto, nell’economia, nella
salute, nel sociale, ogni volta
riemerge con potenza e furore
la caccia e la cacciata di capri
espiatori. Con effetti disastrosi,
perché il malessere non risolto
alla radice è destinato a dilagare.
La storia della Passione di
Cristo non sarà una lettura
religiosa, ma sociale, politica.
La storia della Passione di
Cristo è infatti la storia di
come una società può cadere
nella spirale del circolo vizioso
del farsi male gli uni gli altri,
generando discordia, violenza,
ingiustizia, disagio, dolore,
sofferenza. Nel contempo è
l’indicazione della ricerca e
della realizzazione del circolo
virtuoso che fa prosperare una
città, uno stato, una società».
C
rucifige secondo il
regista «Questo spettacolo è un cenacolo, una
cena tra amici, una messa teatrale: una messa in scena.
La passione di Cristo viene
ripercorsa come in una Via
Crucis, ma non ci sono preti,
chierichetti, parametri sacri,
incensi e quant’altro: c’è il
centurione romano, ben interpretato da Fabio Portas; c’è
Barabba, affidato all’incredibile Dario Kuzma; la zia di
Cristo è Donatella Di Gilio:
abbonamento altri percorsi
un miracolo teatrale; Pilato,
Erode e Kaifa sono tutti giocati dal nostro grande maestro di
scena Charly Palmano; poi c’è
Pino, che fa Marco, ma che è
Pino, che non è poco; e poi…
tutti gli altri…
Insomma la passione è sempre
quella, ma la planimetria narrativa è originale, il punto di
vista di chi racconta è diverso
del solito. Senza solennità
retorica saliamo al Golgota
come fece Lui 2000 anni fa,
ma la storia, stavolta, la fanno
uomini e donne contemporanei. C’è tanta verità in questo
spettacolo e il merito è nel
testo del professor Claudio
Bernardi e nella natura umana
dell’Accademia della Follia.
Concretezza e verità in tutto lo
spettacolo, ma ce n’è una che
primeggia su tutte: che Gesù
Cristo era veramente figlio di
Dio.
Un ringraziamento speciale
al nostro fotografo Giorgio
Mesghetz, le sue foto che non
solo rappresentano la realtà,
ma suggeriscono l’idea, imprimono ed esprimono ciò che si
vuole comunicare con i colori,
le prospettive, le forme dell’intenzione originale dell’artista.
Non so come faccia. Ce lo
chiediamo in molti. Forse non
lo sa neanche lui: è un genio!
A noi non ci ha solo fotografati
solo, ma ci ha inventati quali
seguaci di Cristo, poveri cristi,
tentativi di uomini, esuberanze
di attori, e Cristo stesso medesimo in persona proprio lui.
In verità in verità vi dico: il
Mesghetz non ha solo fotografato solo lo spettacolo, ma lo
ha costruito con noi».
L’
Accademia della
Follia allo Stabile
Gli spettacoli dell’Accademia della Follia non sono
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
semplici spettacoli. Lasciano
un segno forte, non permettono al pubblico di uscire da
teatro uguale a prima: sono
“esperienze”. E rispetto a certo
teatro che coinvolge persone
con disagio – ed ha il limite di
lasciare nel pubblico l’amaro sospetto che la scelta sia
dettata più da opportunità di
marketing che da ragioni esistenziali, artistiche e formative
– gli spettacoli dell’Accademia
della Follia, trasudano invece
immediatezza, necessità, partecipazione, verità.
Spesso il cammino dell’Accademia della Follia e quello
del Teatro Stabile regionale si sono intrecciati e con
esiti di grande entusiasmo
umano e poesia scenica. Il
primo incontro è avvenuto
durante la terza edizione del
Festival della Drammaturgia
Contemporanea, che ospitava
La Bela Vita: nel testo di Pino
Roveredo diretto da Claudio
Misculin si tratteggiava una
giornata di un gruppo di detenuti, fra sogni e frustrazioni.
Dieci anni dopo, gli attori di
Misculin portano alla Sala
Bartoli un lavoro toccante,
firmato da Giuliano Scabia su
testi di Gianni Fenzi La luce
di dentro: il pubblico ne è conquistato.
Come lo sarà della coproduzione Stravaganza, in scena
l’anno successivo e quello
dopo ancora, portato in tour
addirittura in Brasile. Uno
sguardo toccante e reale, acuto
e ciononostante pieno di speranza sul “dopo” rispetto alla
coraggiosa rivoluzione della
Legge Basaglia: un racconto
vivo di impegno umano e civile
restituito attraverso la drammaturgia di Dacia Maraini
e il generoso lavoro artistico
dell’Accademia della Follia.
L’ACCADEMIA
DELLA FOLLIA
L’Accademia della Follia viene fondata da
Claudio Misculin, artista, attore e regista,
da Angela Pianca e Cinzia Quintiliani nel
1992 a Rimini, nel corso di un Convegno
tenutosi nel ridotto del Teatro Comunale “Ermete Novelli”.
L’Accademia della
Follia si occupa
di teatro e follia.
È un progetto
teatrale e culturale. Formato da
attori a rischio,
è un’esperienza
singolare-universale. Qui la sofferenza
individuale trova lo spazio delle parole
e dei gesti. La ricerca nasce all’interno
dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste
nel periodo in cui le mura venivano abbattute da Franco Basaglia.
Claudio Misculin si trova lì, in quel momento, a far parte del grande sogno; e
da lì, da dentro, fonda il primo gruppo
(nel 1976), apre il primo teatro di matti
ed, insieme ad altri, partecipa alla costruzione di quella idea che poi diventerà la
Legge 180. L’esperienza triestina non è
mai stata riduttivamente centrata sulla
psichiatria, ma è più generalmente culturale e politica. «È la culla, il brodo biologico in cui siamo nati, il terreno dove
hanno attecchito le nostre radici e siamo
cresciuti». Si opera ai confini: geografici,
culturali, etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio personale, di
gruppo, di età, di status.
Tecnica + Follia = Arte..... O l’arte ha in
sé una magia, oppure non è arte.
Il matto può diventare un talento artistico, se si
creano opportunità di esplorare
e di mettere in
scena altre maschere oltre a quella unica
e sovradeterminata di malato.
I riferimenti teorici, elaborati all’interno di una pratica quotidiana incessante,
sono certamente Artaud, Grotowskji,
Living Theatre, ma anche Franco Basaglia, Franco Rotelli, Sisto Dalla Palma. Da
tempo cresce nel confronto con l’avvoccato Giuliano Spazzali, il professor Giuseppe D’Arrigo, il poeta Giancarlo Majorino, la dottoressa Donata di Roma, con
poeti ed intellettuali milanesi. Da tempo
si confronta con il professor Claudio
Bernardi e la professoressa Carla Bino
d e l l ’ U n i ve r s i t à
Cattolica di Brescia e con il professor Daniele Seragnoli del CTU
- Centro Teatro
Universitario di
Ferrara.
25
Ottobre 2012
SALA
ASSICURAZIONI
GENERALI
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
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22
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27
28
29
30
31
SALA
BARTOLI
lunedì
martedì
mercoledì
giovedì
venerdì
sabato
domenica
lunedì
martedì
mercoledì
giovedì
venerdì
sabato
domenica
lunedì
martedì
mercoledì
giovedì
venerdì
ore 21.00
wunderkammer
ore 17.00
lei dunque
capira’
sabato
domenica
lunedì
martedì
ore 17.30
ore 17.30
aspettando la
bella stagione
aspettando la
bella stagione
mercoledì
il discorso
del re
ore 20.30
PROSA t. PRIME
ore 20.30
PROSA turno B
ore 20.30
PROSA turno C
re 16.00
o
ore 20.30
PROSA turno D
PROSA turno A
giovedì
venerdì
ore 18.00
Incontro su
“il discorso del re”
sabato
domenica
lunedì
ore 20.30
D
ANZA t. DAN
ore 20.30
DANZA t. libero
il cigno nero
26
martedì
mercoledì
calendario
Novembre 2012
SALA
ASSICURAZIONI
GENERALI
1
2
ore 16.00 MUSICAL t.FAM
ore 20.30 MUSICAL turno N 3
ore 16.00 MUSICAL turno P 4
ore 20.30
5
ore 20.30 PROSA t. PRIME 6
ore 16.00 PROSA turno E 7
ore 20.30 PROSA turno A 8
9
ore 20.30
10
11
12
ore 20.30 PROSA t. PRIME 13
ore 16.00 PROSA turno E 14
ore 20.30 PROSA turno A 15
ore 20.30 PROSA turno B 16
ore 20.30 PROSA turno C 17
ore 16.00 PROSA turno D 18
ore 20.30 EVENTI SPECIALI 19
ore 20.30 altri perc.
20
ore 20.30 DANZA t. DAN 21
ore 20.30 PROSA t. libero 22
ore 20.30 PROSA turno B 23
ore 20.30 PROSA turno C 24
ore 16.00 PROSA turno D 25
26
ore 20.30 altri perc.
27
ore 17.00
28
29
ore 20.30
30
ore 20.30 MUSICAL turno M
titanic,
il racconto
di un sogno
ore 20.30 MUSICAL turno O
SALA
BARTOLI
giovedì
venerdì
sabato
domenica
SOCIETà
DEI CONCERTI
TROTE
lunedì
martedì
mercoledì
giovedì
venerdì
galÀ internazionale
dell’ operetta
e del musical
SOCIETà
DEI CONCERTI
oscura
immensitÀ
sabato
domenica
martedì
mercoledì
giovedì
sabato
domenica
FICARRA E PICONE
“apriti cielo”
IO ODIO
I TALENT SHOW
AMARCORD
ore 21.00 EVENTI SPECIALI
ore 17.00 EVENTI SPECIALI
ore 17.00 EVENTI SPECIALI
ore 11.00 EVENTI SPECIALI
lunedì
venerdì
L’INFINITO
ore 21.00 EVENTI SPECIALI
lunedì
martedì
mercoledì
le avventure
di
gian burrasca
ore 21.00 EVENTI SPECIALI
ore 17.00 EVENTI SPECIALI
ore 21.00 EVENTI SPECIALI
ore 21.00 G
oodbye Berlin
re 17.00
o
ore 21.00
ore 17.00
ore 21.00
ore 17.00
ore 21.00
Goodbye Berlin
U
n calicetto...
Un calicetto...
G
oodbye Berlin
Goodbye Berlin
U
n calicetto...
ore 21.00 U
n calicetto...
“GOODBYE
BERLIN”
E
“UN
CALICETTO
CON SUPPÈ
ore 17.00 U
n calicetto...
giovedì
venerdì
MACBETH
ore 21.00 WUNDERKAMMER
sabato
domenica
lunedì
far finta di
essere g...
bulli e pupe
martedì
mercoledì
giovedì
Jekyll & Hyde
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
venerdì
ore 21.00 altri perc.
ore 21.00 altri perc.
CRUCIFIGE
ore 21.00 altri perc.
27
DALL’11 AL 16 DICEMBRE 2012
www.ilrossetti.it
info +39-040 -3593511
POLITEAMA ROSSETTI - TRIESTE
SALA ASSICURAZIONI GENERALI
news
Esauriti in poche ore i biglietti alla Sala Bartoli e alla Sala Assicurazioni Generali
Gian Burrasca fa il sold out
I ragazzi del laboratorio StarTs Lab vincono la sfida con il classico di Vamba
Ovunque recitino, sono accolti da veri “sold
out”: sono i giovani artisti della scuola
StarTs Lab che opera in collaborazione con
lo Stabile regionale e si impegna quest’anno in una versione recitata, danzata e
cantata de Le avventure di Gian
Burrasca. Esaurite le due repliche offerte in anteprima a settembre, nell’ambito di
“Aspettando Next” a cura della Provincia di
Trieste al Teatrino Franco e Franca Basaglia,
venduti in un soffio i posti per le repliche
alla Sala Bartoli, gli allievi stanno raccogliendo grandi soddisfazioni. Il merito va al
loro talento tenace e generoso nonché alla
dedizione di Lucano Pasini, regista dello
spettacolo e direttore della scuola e delle
insegnanti Noemi Calzolari – con cui i
ragazzi imparano a padroneggiare i campi
complessi della dizione e della recitazione
– e Daniela Ferletta, cui si deve l’accurata
preparazione musicale dei giovani artisti, in
grado di cantare da solisti o in armoniosi
cori, sulle partiture di Nino Rota. Scritta da
Vamba nel 1907, la storia di Gian Burrasca
rivela un appeal intramontabile. La trama
vuole che Giannino Stoppani per il suo
compleanno riceva dalla mamma un diario
in cui appuntare le proprie esperienze. Il
bimbo si rivela una fonte inesauribile di
guai, e dispetti, tutti divertenti e capaci
di renderlo eternamente il bersaglio delle
ansie materne e dei castighi del papà. Ma
Gian Burrasca non può proprio trattenersi:
quando per correggerlo lo rinchiudono in
un rigoroso collegio, eccolo capeggiare la
rivolta del minestrone, e scoprire – nel
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
tratto da “Il giornalino
di Gian Burrasca” di Vamba
adattamento di Adriano Braidotti
musiche di Nino Rota
regia di Luciano Pasini
tentativo di ottenere “pappa col pomodoro
per tutti” – i valori preziosi dell’amicizia e
del sacrificio. Lo spettacolo si avvale della
presenza di Francesco Gusmitta “guest star”
professionista, che nel ruolo di Pellegrino
Artusi tiene un’interessante lezione sul
“mangiar sano” a Gian Burrasca e ai suoi
compagni, evocando il libro La Scienza in
cucina e l’Arte di mangiar bene che lo
aveva reso famoso.
con Francesco Gusmitta
nel ruolo di Pellegrino Artusi
e con gli allievi di “StarTs Lab”
Argante Baschiera,
Giulia Bernardi
Evita Bertolini
Enea Bordon
Angela Cotterle
Valentina Crucil
Federica Crulci
Sara Despotovic
Francesco Felician
Margherita Girardelli
Leonardo Iurada
Virginia Lanza
Sofia Maiola
Elisa Manzin
Lorenzo Manzin
Matilde Marino
Petra Meneghetti
Costanza Monti
Gabriele Pacini
Stefano Parmesan
Francesca Radoicovich
Francesco Rocchi
Luca Rocchi
Davide Rossi
Augusto Savarese
Elisabeth Scherlich
Samuele Steindler
Jennifer Stigliani
Anna Vlacci
Caterina Zoppolato
Filippo Zoppolato
elaborazioni musicali
di Marco Steffé
costumi di Benedetta Schepis
e con la collaborazione
di Noemi Calzolari
per l’educazione al linguaggio
Daniela Ferletta
per l’educazione musicale
29
Il ritorno al Rossetti
di Ficarra e Picone
inbreve
I due comici siciliani in scena lunedì 19 novembre
BUON NATALE
CON GLI ALPINI
Si terrà sabato 1° dicembre alle
ore 20.30 alla Sala Assicurazioni
Generali il tradizionale concerto di
Natale organizzato dall’Associazione
Nazionale Alpini di Trieste. I biglietti
per lo spettacolo saranno in vendita al
prezzo di 5 euro a partire da giovedì
8 novembre.
Con Diciamoci la verità nel 2004
Ficarra & Picone avevano vissuto un entusiasmante debutto sul palcoscenico del
Politeama Rossetti: adesso, dopo quattro
anni d’assenza dai teatri italiani, eccoli
ritornare anche a Trieste – il 19 novembre – con Apriti Cielo. Uno spettacolo tutto nuovo e carico di certo di una
serie di contenuti e idee esilaranti.
«Il desiderio di sentire di nuovo il calore
delle risate del pubblico, è stata la molla
per la costruzione di questo nuovo testo»
ammettono i due comici siciliani, che come
per i precedenti lavori, hanno composto
una struttura divisa in quadri, ognuno dei
quali racchiude la rappresentazione di un
aspetto della vita quotidiana con i suoi
paradossi al limite dell’assurdo. Ficarra
& Picone li tratteggiano con la consueta
sagacia, l’aria stralunata e la verve che li
rendono irresistibili.
Ad esempio: un cadavere tra i piedi di
due improbabili tecnici della tv, è solo
una sfortunata coincidenza o, come nella
migliore “dietrologia italiana”, c’è un
30
oscuro manovratore? Le leve del potere
attuale sono in mano a “menti raffinatissime” disposte a tutto, o a uomini
normali con i loro limiti? Il fanatismo
religioso apre le porte del paradiso o
da vita a situazioni dai risvolti assurdi e
perciò divertenti? Insomma, i due comici,
prendendo spunto dalla vita di tutti i
giorni, piena di cronaca nera, politica,
religione e tanto altro, ci offrono, con la
leggerezza che li contraddistingue, una
riflessione divertente sulla nostra società
e sulla nostra nazione, regalandoci uno
spettacolo dai colori forti ancora una
volta scritto completamente e interpretato
da Ficarra & Picone.
Ficarra & Picone nascono artisticamente
nel 1997. Siciliani doc, portano in giro
spudoratamente la loro sicilianità. I
personaggi che interpretano sono spesso
ispirati a fatti e persone che, a loro
dire, esistono veramente. La loro carriera
artistica ha inizio dal cabaret e successivamente in teatro, per approdare poi alla
televisione e al cinema.
I NEGRITA IN
CONCERTO A MARZO
Arriverà al Politeama Rossetti venerdì
29 marzo il tour unplugged dei
Negrita. I biglietti per lo spettacolo
saranno in vendita a partire da venerdì 27 ottobre presso la Biglietteria del
Rossetti, su internet, presso le agenzie
convenzionate e il circuito di Azalea
Promotion.
GLI OBLIVION
ALLA SALA UMBERTO
Riparte da Roma la stagione 2012-13
degli Oblivion: il loro Oblivion
Show 2.0 - Il Sussidiario,
coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli
Venezia Giulia, sarà in scena alla Sala
Umberto fino a domenica 4 novembre,
prima di partire per un lungo tour nei
principali teatri italiani.
ilRossetti news
L’Associazione dell’Operetta
festeggia il suo ventennale
Sei appuntamenti in cartellone alla Sala Generali e alla Sala Bartoli
L’Associazione Internazionale dell’Operetta compie vent’anni. Un traguardo
importante che verrà celebrato festeggiando assieme alla città, a cui verrà
proposto un piacevolissimo programma di
iniziative.
Il Teatro Stabile
regionale, che da
sempre
collabora
con l’Associazion,e
sarà coinvolto anche
nell’occasione di queste celebrazioni cui Simone Leonardi
faranno da cornice
gli spazi del Politeama Rossetti e della
Sala Bartoli.
Si inizierà con il Gala internazionale dell’operetta e del
musical in programma sabato 10
novembre, serata in cui saranno anche
consegnati il Premio Internazionale
dell’Operetta – 25.a edizione, a Sylvester
Levay – personaggio di assoluta levatura che composto le musiche di successi
come Elisabeth,
Mozart,Rebecca
e molti altri – ed
il Premio Massimini
a Simone Leonardi
eccellente interprete
di uno dei migliori
musical prodotti in
Italia, Priscilla.
Sylvester Levay
Nel pensare ad una
grande festa non potevano mancare i
paladini dell’operetta di tanti festival
triestini, Daniela Mazzucato e Max Renè
Cosotti e, per sottolineare la vocazione
internazionale la bravissima Cheryl
Porter: attorno a loro vecchi e nuovi
interpreti delle produzioni dell’Associazione, dall’immancabile Andrea Binetti,
a Marzia Postogna, Ilaria Zanetti, Maria
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
Giovanna Michelini, Stefania Seculin,
Raffaele Prestinenzi.
Ma altre grandi sorprese connoteranno la serata: presenterà Paolo
Limiti, raggiungeranno
sul palco Leonardi gli
altri protagonisti di
Priscilla Antonello
Angiolillo, e Mirko
Ranù, e il Maestro
Romolo Gessi dirigerà
l’Orchestra Regionale
“Filarmonia Veneta”.
Altre iniziative seguiranno questa prima
serata e proseguiranno fino al 18
dicembre. Al Politeama Rossetti andranno in scena il musical Bulli e Pupe
della Compagnia Corrado Abbati e
l’operetta Ballo al Savoy prodotta
dall’Associazione, diretta da Andrea
Binetti, su un’originale riscrittura di
Maurizio Soldà.
Alla Sala Bartoli invece si terranno
Goodbye Berlin in viaggio
con Kurt Weill
con Marzia Postogna
e Raffaele Prestinenzi
e Corrado Gulin al
pianoforte e Un
calicetto con
Suppè omaggio al
grande compositore
padre dell’operetta
viennese, spettacolo
scritto da Maurizio Soldà, che ne è
anche interprete con Andrea Binetti,
Marianna Prizzon, Ilaria Zanetti e
Antonella Costantini.
Sempre alla Sala Bartoli sarà presentata
una delle più recenti pubblicazioni sul
mondo dell’operetta, il libro di Roberta
Paganelli, dal titolo Ines Lidelba,
la contessa soubrette.
Sabato 10 novembre 2012 - ore 20,30
Sala Assicurazioni Generali
Gala Internazionale dell’Operetta
e del Musical
Presenta Paolo Limiti
Orchestra Regionale “Filarmonia Veneta”
diretta dal m° Romolo Gessi
con Daniela Mazzucato, Max Renè
Cosotti, Cheryl Porter, Andrea Binetti,
Ilaria Zanetti, Maria Giovanna
Michelini, Stefania Seculin, Marzia
Postogna, Raffaele Prestinenzi
con la partecipazione dei protagonisti di Priscilla
Antonello Angiolillo, Simone Leonardi
e Mirko Ranù
Consegna del Premio Internazionale dell’Operetta
e del Premio Nazionale “Sandro Massimini”
Mercoledì 28 novembre 2012 - ore 17
Sala Assicurazioni Generali
Bulli & Pupe
musical di Frank Loesser
adattamento italiano e regia di Corrado Abbati
Compagnia Corrado Abbati
Martedì 18 dicembre 2012 - ore 20,30
Sala Assicurazioni Generali
Ballo al Savoy
musica di Paul Abraham
adattamento del testo di Maurizio Soldà
dal libretto di A. Grünwald e F. Löhner-Beda
con Andrea Binetti, Maurizio Soldà,
Marzia Postogna, Giovanna Michelini,
Mathia Neglia,Gabriella Thierry,
Julian Sgherla
con il Coro Polifonico di Montereale Valcellina
direttore dell’ensemble jazz Maurizio Baldin
coreografie Maria Bruna Raimondi
regia di Andrea Binetti
Produzione dell’Associazione Internazionale
dell’Operetta FVG
16, 17, 18, 19 novembre 2012 Sala Bartoli
Goodbye Berlin
In viaggio con Kurt Weill
con Marzia Postogna
e Raffaele Prestinenzi,
al pianoforte Corrado Gulin
Produzione dell’Associazione Internazionale
dell’Operetta FVG
17,18,19, 20, 21 novembre Sala Bartoli
Un calicetto con Suppè
Omaggio teatral-musicale al grande compositore
dalmata, padre dell’operetta viennese
testo di Maurizio Soldà
con Andrea Binetti,Marianna Prizzon,
Ilaria Zanetti e Maurizio Soldà
al pianoforte Antonella Costantini
Produzione dell’Associazione Internazionale
dell’Operetta FVG
20 novembre 2012 ore 18
Presentazione del libro
Ines Lidelba, la contessa soubrette
di Roberta Paganelli
31
Aspettando la bella
stagione su YouTube
inbreve
Ciclo di incontri per presentare la stagione 2012-13
STEFANO BOLLANI
ALLA SOCIETÀ
DEI CONCERTI
Importante collaborazione tra il Teatro
Stabile e la Società dei Concerti: per la
serata inaugurale del 5 novembre, che
vedrà Stefano Bollani e il suo Danish
Trio impegnati in una dedica a Lelio
Luttazzi, lo Stabile mette in vendita un
limitato quantitativo di biglietti.
È arrivata, al Teatro Stabile, la nuova
Stagione! Ma durante l’attesa, è stata
avviata un’iniziativa particolare, che ha
permesso di approfondire con una serie
di incontri a cadenza quotidiana i diversi
temi e i principali appuntamenti del
cartellone.
Le singole conferenze del ciclo intitolato
Aspettando la bella stagione
sono state tutte videoregistrate e dopo
un efficace lavoro di montaggio saranno
pubblicate su YouTube (alcune sono già
disponibili ai link riportati sotto) e sulla
pagina Facebook del Rossetti.
Ciò nell’intenzione di diffondere il più
ampiamente possibile le informazioni
sugli spettacoli e le proposte della
Stagione. Hanno impreziosito gli incontri
interessanti moderatori (Antonio Calenda,
Peter Brown della British School, Noemi
Calzolari, Umerto Bosazzi) e la novità
dei collegamenti via skype con molti dei
protagonisti che vedremo in scena nel
2012-2013.
È stato così possibile parlare di Cyrano
de Bergerac con Alessandro Preziosi,
di drammaturgia contemporanea con
32
Alessandro Gassmann, Giulio Scarpati e
Claudio Casadio, di musical con Fedrico
Bellone e Saverio Marconi e in particolare di Priscilla con il produttore
Daniele Luppino e il protagonista neo
Premio Massimini Simone Leonardi, di
legami fra cinema e teatro con Luca
Barbareschi e Alessio Boni, di produzione
con Alberto Bassetti e Luciano Roman…
Particolarmente interessanti poi sono
state le presentazioni de La melodia
del corvo con Pino Roveredo e Marko
Sosic e quella dedicata a Macbeth e
condotta in lingua inglese dal professor
Brown.
# 1 - Il Cyrano di Preziosi
http://youtu.be/BmegCHnCjXo
# 2 - Gli Shakespeare
http://youtu.be/u_XMUqMV8n8
# 3 - La stagione di danza
http://youtu.be/a_HSNHdcF4U
# 4 - La stagione musical
http://youtu.be/roQzspuJMgE
# 5 - Il tormento e l’estasi
di Steve Jobs
http://youtu.be/LttNSsmvp9o
IL ROSSETTI
ALLA BARCOLANA
Anche quest’anno il Teatro Stabile è
stato presente con un proprio stand
alla Barcolana. Moltissime persone,
soprattutto provenienti da fuori Trieste,
hanno chiesto informazioni sulla nuova
stagione. Seguitissima anche l’esibizione presso l’Arena Barcolana dei giovani protagonisti del Gian Burrasca.
IL CENTENARIO
DEL LICEO PETRARCA
Si terrà nella mattinata di sabato
10 novembre alla Sala Assicurazioni
Generali del Rossetti la manifestazione
celebrativa del centenario del Liceo
Petrarca di Trieste. Il 30 novembre
il coro del Liceo sarà poi impegnato,
sempre al Rossetti, nella presentazione
del musical Jekyll and Hyde.
ilRossetti news
newsdalmondo
ROMAMILANOLONDRANEWYORKVIENNA
Tom Hanks
debutta
a BROADWAY
NEW YORK - La star di Hollywood
Tom Hanks debutterà a Broadway il
1°aprile 2013 nella pièce teatrale inedita
di Nora Ephron Lucky Guy. L’autrice,
scomparsa nel giugno scorso, ha firmato
la sceneggiatura di film celebri, tra i quali
vanno ricordati Harry ti Presento
Sally e Insonnia d’Amore. Lo
spettacolo sarà diretto da George C.
Wolfe.
IL FANTASMA
DELL’OPERA
IN CONCERTO
VIENNA - L’orchestra dei Vereinigte
Bühnen Wien ha scelto di festeggiare il
suo venticinquesimo anniversario con una
speciale edizione in forma di concerto del
capolavoro di Andrew Lloyd Webber The
Phantom of the Opera.
Lo spettacolo - eseguito in lingua tedesca
- sarà in scena al Ronacher Theater di
Vienna dal 29 novembre al 9 dicembre
2012. Tra i protagonisti Lisa Antoni e
Oliver Arno (che nella primavera scorsa ha
interpretato il ruolo di Rudolf al Rossetti
nel musical Elisabeth).
LA BELLA
ADDORMENTATA
SECONDO
MATTHEW BOURNE
LONDRA - Dopo aver riletto con enorme
successo i due capolavori di Tchaikovsky
Swan Lake e Nutcracker, il coreografo inglese Matthew Bourne completa il
trittico con la sua versione di Sleeping
Beauty.
Lo spettacolo debutterà al Sadler’s Wells di
Londra il prossimo 4 dicembre e rimarrà
Trieste a Teatro - ottobre/novembre 2012
in scena fino al 26 gennaio 2013.
SLAVA RITORNA
AL PICCOLO
TEATRO
MILANO - La tempesta di neve di Slava
è davvero inarrestabile. Per la terza stagione consecutiva Slava conquista il pubblico
del Teatro Strehler, la sala principale del
Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo sarà
in scena fino a domenica 4 novembre.
LA DIVINA
COMMEDIA
DI NEKROSIUS
ROMA - Un omaggio alla cultura italiana, un vero e proprio atto d’amore verso
il nostro Paese: può essere sintetizzato
così il messaggio che il regista lituano
Eimuntas Nekrošius vuole trasmettere con
il suo allestimento della Divina Commedia,
in scena al Teatro Argentina di Roma dal
9 all’11 novembre.
JUDE LAW
SARà
ENRICO V
LONDRA - Dopo il successo di
Amleto e di Anna Christie, l’attore inglese Jude Law ritornerà a teatro
nel dicembre 2013 in una nuova edizione
dell’Enrico V di Shakespeare diretta da
Michael Grandage.
Il regista inglese ha infatti annunciato
un’intera stagione di spettacoli con grandi
stelle del cinema e del teatro, tra le quali
Judi Dench (in scena in Peter and
Alice di John Logan), Daniel Radcliffe
(che sarà protagonista di The Cripple
Of Inishmaan di Martin McDonagh)
e Simon Russel Beale (Privates On
Parade). I biglietti per tutti gli spettacoli sono già in prevendita.
THE BODYGUARD
DIVENTA
UN MUSICAL
LONDRA - Debutta il prossimo 5
dicembre all’Adelphi Theatre di Londra
il musical The Bodyguard, tratto
dal film che consacrò il successo di
Whitney Houston. Lo spettacolo è
prodotto da David Ian (di cui abbiamo
visto al Rossetti Cats, Chicago
e Grease) e da Michael Harrison
(che a Trieste ha portato Chess).
Protagonista dello spettacolo sarà l’attrice americana Heather Headley.
IL RACCONTO
DI NATALE
DI SIMON CALLOW
LONDRA - Dopo aver girato il
mondo con il suo spettacolo su William
Shakespeare, che inaugurò anche la
stagione del Rossetti nel 2010, l’attore
inglese Simon Callow è ora in scena
a Londra con il suo monologo The
Mystery of Charles Dickens
di Pete Ackroyd, mentre nel periodo
natalizio sarà in scena all’Arts Theatre
di Londra, per il secondo anno consecutivo, con A Christmas Carol
di Charles Dickens.
MIKE DAISEY
RITORNA
AL PUBLIC THEATRE
NEW YORK - L’autore/attore americano Mike Daisey ritorna al Public
Theatre di New York dopo il clamore
suscitato dal suo spettacolo The
Agony and Ecstasy of Steve
Jobs. Daisey porterà in scena sei
nuovi monologhi che lo vedranno
impegnato fino a marzo 2013.
a cura di Stefano Curti
33
Lei dunque capirà
al Piccolo di Milano
Ritorna in scena l’applaudita pièce di Claudio Magris
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia
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Largo Giorgio Gaber, 1
34126 Trieste
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fax 040-3593555
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Anno XXI - numero 213
25 ottobre 2012
Aut. Tribunale di Trieste n° 846
del 30.7.1992
Platea commossa e calorosissimi applausi
al Piccolo Teatro Studio, martedì 23
ottobre, per il debutto milanese di Lei
dunque capirà di Claudio Magris,
produzione dello Stabile firmata da Calenda
e interpretato con delicatezza, sensibilità
e intensità rare da Daniela Giovanetti. In
scena dal 2006, lo spettacolo ha replicato
in tour in Italia e all’estero, toccando New
York, Il Cairo, Vienna, Budapest, Innsbruck,
ritornando a Roma in due stagioni diverse.
E nella stagione 2012-2013 ancora piazze
importanti, dopo Milano, Venezia, Torino,
Genova, la Svizzera… Rispetto al resto
dell’opera di Claudio Magris, anche al
precedente La Mostra – messo in
scena sempre da Calenda con uno strepitoso Roberto Herlitzka – Lei dunque
capirà è sorprendente: i topoi della sua
scrittura come il tema del disincanto, i
richiami alla cultura mitteleuropea (evocata
qui da suggestive atmosfere kafkiane) percorrono un testo che si incentra però su
una storia intima ed avvincente, sulla verità
e l’impossibilità di un amore struggente
e totale, raccontato in una dimensione
che gioca sul filo fra realtà e metafora,
rifacendosi al mito d’Orfeo.
stampa
Opera Villaggio del Fanciullo
Tipografia, Trieste
direttore responsabile
Stefano Curti
testi di Ilaria Lucari
redazione
Greta Petronio
Martina Steffinlongo
PROSSIMAMENTE AL ROSSETTI
Ballet David Campos
Giselle
2 dicembre 2012
34
Luigi Pirandello
Trovarsi
4-6 dicembre 2012
Thomas Bernhard
Il teatrante
7-9 dicembre 2012
Shrek
il musical
11-16 dicembre 2012
Balletto di Mosca
Il lago dei cigni
Lo schiaccianoci
29-30 dicembre 2012
ilRossetti news
ci sono infiniti modi
di essere presenti
sulla scena. il nostro,
storicamente, sta nel fare
che ciò accada. molto,
molto prima che il sipario
si alzi generali è lì.
Generali. dove c’è arte.
la cultura,
Ci sono infiniti buoni
motivi per incoraggiare
e sostenere la cultura
in tutte le sue
migliori espressioni.
La Fondazione
lo crede da sempre.
quasi un processo di “geminazione”
Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto.
Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi
da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più.
La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”.
Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più sofisticate,
che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo.
Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti
e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro
astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione).
Chiavi che durano per sempre. Che affinano gusto e capacità di giudizio.
Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare.
Che potremo condividere e scambiare con altri.
La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche
matrice di autentica felicità individuale.
il colore del benessere sociale