Alex Mastromarino e Jersey Boys tornano
in Italia
“Jersey Boys”, il pluripremiato show rivelazione della scorsa stagione, vincitore degli Italian
Musical Awards, torna a Milano al Teatro Nuovo dal 3 al 20 novembre, dopo aver conquistato il
pubblico parigino. Lo spettacolo del regista Claudio Insegno, infatti, ha letteralmente sbancato al
Folies Bergère di Parigi, registrando il tutto esaurito ogni sera, standing ovations da parte di un
pubblico coinvolto e molto entusiasta nonché un grande successo di critica sulla stampa locale.
Abbiamo incontrato Alex Mastromarino, il protagonista di questo entusiasmante show. Alex, che
veste i panni di Frankie Valli, storica indimenticabile voce dei Four Seasons, è stato scelto tra
oltre duemila perfomer e, dopo tanti anni da caratterista, ora è al suo primo vero ruolo da
protagonista.
D. Alex, calchi le scene da circa 16 anni, sei un performer completo, cosa ti ha portato a
voler far parte del cast di “Jersey Boys”?
R. Intanto “Jersey Boys” segna il mio ritorno al musical, dopo tre anni di fermo in cui mi sono
dedicato all’apertura della mia accademia a Livorno, la WOS Academy, nella quale a tutt’oggi
insegno. In questi 16 anni di palco scenico ho fatto tanti spettacoli, tutte esperienze favolose. Tra i
tanti mi piace ricordare “Pippi Calzelunghe” con Gigi Proietti e la regia di Fabrizio Angelini; “Aladin”
con Manuel Frattini, in cui interpretavo Abù; due spettacoli che ho fatto con Paolo Ruffini; e
naturalmente i musical fatti con Compagnia della Rancia: “The Producers” con Enzo Iacchetti e
Gianluca Guidi e “Grease” in cui avevo il ruolo di Roger. Tutte bellissime esperienze, che mi hanno
dato molto, ma in cui ero un caratterista. “Jersey Boys” mi ha convinto a ritornare al musical perché
finalmente non sarei più stato un caratterista ma un personaggio a tutto tondo, completo, che vive
momenti drammatici, commoventi e anche divertenti. Finalmente un ruolo da protagonista.
D. Frankie Valli è un personaggio completo quindi?
R. Questo spettacolo è costruito tutto in flash back. I 4 ragazzi, i Four Season, ricordano e rivivono il
loro percorso artistico dagli albori fino ad oggi o meglio fino al 1999, anno in cui sono stati inseriti
nella Vocal Group Hall of Fame. Il mio Frankie, in scena, vive dai 16 anni fino ai 65. Anche per
questo è un personaggio a tutto tondo.
D. Come è stato lavorare con Claudio Insegno?
R. È stato fantastico! Claudio è un grande, una persona molto simpatica. La cosa che più ho
apprezzato di lui è che ci ha lasciato molta libertà nella creazione dei personaggi. Non ci ha obbligati
a restare fedeli al copione né ad imparare miliardi di battute o movimenti a memoria, lasciando così
la possibilità di costruirci i personaggi addosso, di metterci molto di noi stessi. Questa libertà ha
permesso anche di avere sempre un clima molto sereno e giocoso durante le prove.
D. Lo spettacolo è fedele all’originale inglese?
R. Assolutamente, sia a livello di scenografia sia di costumi sia di coreografie. Unica modifica, e
anche in questo Claudio è stato un grande, è l’umorismo. Le battute sono state adattate al pubblico
italiano. L’umorismo anglosassone non avrebbe di certo funzionato qui da noi. Claudio ha
caratterizzato moltissimo l’ensemble, tutti attori bravissimi, un cast meraviglioso, di grandi
eccellenze, “italianizzandolo” a livello di battute e di testo.
D. “Italianizzazione” che è stata apprezzata anche a Parigi. Come è andata al Folies
Bergère?
R. È stata una grandissima esperienza! Mai mi sarei aspettato che lo spettacolo arrivasse fino in
Francia. Non mi sono accorto della grandiosità di questa trasferta fino a quando non ho realizzato
appieno che eravamo su tutti i giornali locali, come Le Monde, Le Parisien,… Lì ho capito che stavo
vivendo una situazione fantastica, fuori dal comune. Sono rimasto stupito dal successo che abbiamo
avuto, anche perché lo spettacolo era in italiano con sottotitoli in inglese. Invece il pubblico era
entusiasta. Ogni sera vi era grande partecipazione: la gente rideva, applaudiva e si alzava a ballare.
E noi che pensavamo di trovare un pubblico ipercritico e silenzioso! Ogni sera, molte persone mi
aspettavano per firmare autografi e scattare foto. E la mia vocalità ha suscitato grande interesse:
sono stato invitato per interviste in molte trasmissioni televisive e sono stato ospite presso la
prestigiosa Accademia Nazionale del Musical. È stato straordinario. Si sono formati contatti e anche
prospettive di lavoro. Non escludo di dover tornare a breve in Francia!
D. Alex, sei cantante, ballerino, attore ma anche regista e autore di spettacoli anche
musical…
R. …parlare di me come regista forse è dire troppo! Non mi sono mai sentito un regista, ho fatto
delle piccole cose per delle produzioni semi professionistiche ma preferisco lasciar fare questo
mestiere a chi lo sa davvero fare. Sicuramente ho avuto anche questo tipo di esperienza.
D. Che cosa vedi nel tuo futuro oltre ad un possibile ritorno in Francia?
R. Nel mio futuro vedo sempre la mia WOS Academy di Livorno. Amo insegnare, amo portare i miei
ragazzi a vivere le belle esperienze che mi concedo di tanto in tanto anche io. Laureandomi in vocal
coaching mi sono avvicinato all’insegnamento, un mondo che mi affascina tantissimo, mi ha preso
molto, ed è una strada che non lascerò mai, anzi vorrei coltivarla sempre di più perché amo davvero
fare il vocal coach. Ovviamente mi piacerebbe anche fare altre esperienze a livello di spettacoli. Ora
che mi sono avvicinato all’esperienza da protagonista, mi piacerebbe andare a ricoprire quei ruoli
che, fisicamente, a livello attoriale, potrebbero essere congeniali per me come, ad esempio, Seamur
nella “Piccola Bottega degli Orrori”.
D. C’è un musical in particolare che ti piacerebbe fare?
R. C’è uno spettacolo che ho amato moltissimo, uno spettacolo tutto italiano: “Hollywood – Ritratto
di un Divo” che vedeva il grande Massimo Ranieri nel ruolo del protagonista, John Gilbert. Questo
ruolo mi ha sempre molto affascinato e mi piacerebbe moltissimo un giorno poterlo fare anche io.
Inoltre so che presto arriverà anche l’edizione italiana di “Mary Poppins”! Se alla produzione
andasse bene un Bert non troppo alto… io mi propongo!
Alex Mastromarino è Frankie Valli in
"Jersey Boys"
Vi abbiamo già parlato di “Jersey Boys”, lo show che ha debuttato lo scorso 15 aprile al Teatro
Nuovo di Milano, dove resterà in scena fino al 15 maggio. “Jersey Boys” era la scommessa del
regista Claudio Insegno. Una scommessa decisamente vinta, visto il grande successo che sta
ottenendo lo spettacolo: serate sold out, pubblico entusiasta che torna anche più volte a rivedere il
musical, critica in estasi.
Oggi, dopo aver incontrato e intervistato il regista Claudio Insegno, vogliamo presentarvi il
protagonista di questo entusiasmante show: Alex Mastromarino. Alex, che veste i panni di
Frankie Valli, storica indimenticabile voce dei Four Seasons, è stato scelto tra oltre duemila
perfomer e, dopo tanti anni da caratterista, ora è al suo primo vero ruolo da protagonista.
D. Alex, calchi le scene da circa 16 anni, sei un performer completo, cosa ti ha portato a
voler far parte del cast di “Jersey Boys”?
R. Intanto “Jersey Boys” segna il mio ritorno al musical, dopo tre anni di fermo in cui mi sono
dedicato all’apertura della mia accademia a Livorno, la WOS Academy, nella quale a tutt’oggi
insegno. In questi 16 anni di palco scenico ho fatto tanti spettacoli, tutte esperienze favolose. Tra i
tanti mi piace ricordare “Pippi Calzelunghe” con Gigi Proietti e la regia di Fabrizio Angelini; “Aladin”
con Manuel Frattini, in cui interpretavo Abù; due spettacoli che ho fatto con Paolo Ruffini; e
naturalmente i musical fatti con Compagnia della Rancia: “The Producers” con Enzo Iacchetti e
Gianluca Guidi e “Grease” in cui avevo il ruolo di Roger. Tutte bellissime esperienze, che mi hanno
dato molto, ma in cui ero un caratterista. “Jersey Boys” mi ha convinto a ritornare al musical perché
finalmente non sarei più stato un caratterista ma un personaggio a tutto tondo, completo, che vive
momenti drammatici, commoventi e anche divertenti. Finalmente un ruolo da protagonista.
D. Frankie Valli è un personaggio completo quindi?
R. Questo spettacolo è costruito tutto in flash back. I 4 ragazzi, i Four Season, ricordano e rivivono il
loro percorso artistico dagli albori fino ad oggi o meglio fino al 1999, anno in cui sono stati inseriti
nella Vocal Group Hall of Fame. Il mio Frankie, in scena, vive dai 16 anni fino ai 65. Anche per
questo è un personaggio a tutto tondo.
D. Come è stato lavorare con Claudio Insegno?
R. è stato fantastico! Claudio è un grande, una persona molto simpatica. La cosa che più ho
apprezzato di lui è che ci ha lasciato molta libertà nella creazione dei personaggi. Non ci ha obbligati
a restare fedeli al copione né ad imparare miliardi di battute o movimenti a memoria, lasciando così
la possibilità di costruirci i personaggi addosso, di metterci molto di noi stessi. Questa libertà ha
permesso anche di avere sempre un clima molto sereno e giocoso durante le prove.
D. Lo spettacolo è fedele all’originale inglese?
R. Assolutamente, sia a livello di scenografia sia di costumi sia di coreografie. Unica modifica, e
anche in questo Claudio è stato un grande, è l’umorismo. Le battute sono state adattate al pubblico
italiano. L’umorismo anglosassone non avrebbe di certo funzionato qui da noi. Claudio ha
caratterizzato moltissimo l’ensemble, tutti attori bravissimi, un cast meraviglioso, di grandi
eccellenze, “italianizzandolo” a livello di battute e di testo.
D. Alex, sei cantante, ballerino, attore ma anche regista e autore di spettacoli anche
musical…
R. …parlare di me come regista forse è dire troppo! Non mi sono mai sentito un regista, ho fatto
delle piccole cose per delle produzioni semi professionistiche ma preferisco lasciar fare questo
mestiere a chi lo sa davvero fare. Sicuramente ho avuto anche questo tipo di esperienza.
D. Che cosa vedi nel tuo futuro?
R. Nel mio futuro vedo la mia WOS Academy di Livorno. Amo insegnare, amo portare i miei ragazzi a
vivere le belle esperienze che mi concedo di tanto in tanto anche io. Laureandomi in vocal coaching
mi sono avvicinato all’insegnamento, un mondo che mi affascina tantissimo, mi ha preso molto, ed è
una strada che non lascerò mai, anzi vorrei coltivarla sempre di più perché amo davvero fare il vocal
coach. Ovviamente mi piacerebbe anche fare altre esperienze a livello di spettacoli. Ora che mi sono
avvicinato all’esperienza da protagonista, mi piacerebbe andare a ricoprire quei ruoli che,
fisicamente, a livello attoriale, potrebbero essere congeniali per me come, ad esempio, Seamur nella
“Piccola Bottega degli Orrori”.
D. C’è un musical in particolare che ti piacerebbe fare?
R. C’è uno spettacolo che ho amato moltissimo, uno spettacolo tutto italiano: “Hollywood – Ritratto
di un Divo” che vedeva il grande Massimo Ranieri nel ruolo del protagonista, John Gilbert. Questo
ruolo mi ha sempre molto affascinato e mi piacerebbe moltissimo un giorno poterlo fare anche io.
Inoltre so che presto arriverà anche l’edizione italiana di “Mary Poppins”! Se alla produzione
andasse bene un Bert non troppo alto… io mi propongo!
https://youtu.be/N5qYfujIbwY
IL GRANDE SOGNO DI “BILLY ELLIOT” A
MILANO
E’ lo spettacolo dell’anno, il più atteso, una produzione tutta nuova, per la prima volta allestito in
Italia. Dopo il successo romano, finalmente arriva anche a Milano, nella magica atmosfera natalizia,
il sogno straordinario di Billy Elliot.
Il 10 dicembre debutta al Teatro Nuovo “Billy Elliot il Musical”, una grande produzione di
Massimo Romeo Piparo che firma, oltre alla Regia originale, anche l’adattamento italiano,
completando così una trilogia di cui ha parlato tutta la stampa europea, iniziata con “The Full
Monty” e proseguita con “Jesus Christ Superstar“.
Con le musiche pluripremiate di Elton John in un allestimento dal respiro internazionale realizzato
dalla Peep Arrow Entertainment e Il Sistina, “Billy Elliot, il Musical” resterà in scena nel capoluogo
lombardo fino al 10 gennaio accompagnando con il suo entusiasmo contagioso tutte le festività
natalizie.
Lo spettacolo vedrà Luca Biagini nel ruolo del padre Jackie Elliot; Sabrina Marciano in quello di
Mrs. Wilkinson (la maestra di danza che scopre il grande talento di Billy); Cristina Noci nel ruolo
della nonna, Donato Altomare ed Elisabetta Tulli, il fratello Tony e la mamma di Billy. Nel cast
anche 30 straordinari performer coreografati da Roberto Croce. La direzione musicale è del
Maestro Emanuele Friello, le scene sono di Teresa Caruso, i costumi di Cecilia Betona,
l’impianto luci di Umile Vanieri.
A dare vita a una delle storie più amate del cinema europeo è Alessandro Frola. Il Billy Elliot
italiano è nato a Parma: occhi chiari, sguardo timido e doti straordinarie, con il suo talento ha
subito colpito il regista Massimo Romeo Piparo, che l’ha scelto tra oltre milleduecento aspiranti
Billy. Alessandro muove i primi passi nella scuola di Danza diretta dalla madre Lucia Giuffrida e
ancora piccolissimo si guadagna una borsa di studio e un biglietto per due destinazioni top nel
mondo della danza: l’American Ballet di New York e il Royal Ballet di Londra. Un palmares da
campione che l’ha portato a danzare anche a Parigi e a Berlino, in Europa come in Messico e negli
Stati Uniti.
Insieme ad Alessandro Frola, una vera e propria schiera di piccoli talenti: Christian Roberto è
Michael l’amichetto di Billy, Arcangelo Ciulla è Kevin e Billy del secondo cast. Sul palcoscenico del
Teatro Nuovo anche le piccole ballerine della scuola “Settimo Ballet School” diretta da Elisa ed
Eleonora Pravettoni, le allieve della classe di danza dove Billy scopre la sua passione: “Io non ho
bisogno della mia adolescenza. Ho bisogno di ballare!”
Finalmente in Italia la storia del ballerino che fa sognare intere generazioni di talenti: il giovane
Billy ama la danza e in una Inghilterra bigotta targata Thatcher, l’Inghilterra delle miniere che
chiudono e dei lavoratori in rivolta, deve tristemente fare i conti con un padre e un fratello che
vorrebbero diventasse pugile. L’amore, la passione, la voglia di farcela trionfano, così come
l’amicizia tra adolescenti riesce a far superare ogni discriminazione di orientamento sessuale.
Basato sull’omonimo film di Stephen Daldry del 2000, Billy Elliot The Musical ha debuttato nel West
End (Victoria Palace Theatre, Londra) nel 2005 ed è stato nominato per nove Laurence Olivier
Awards – il massimo riconoscimento europeo per i Musical – vincendone ben quattro. L’incredibile
successo conseguito ha fatto sì che lo spettacolo approdasse anche a Broadway nel 2008 dove ha
vinto dieci Tony Awards – gli Oscar del Musical – e dieci Drama Desk Awards.
BILLY ELLIOT – IL MUSICAL
www.billyelliot.it
www.ilsistina.it
www.peeparrow.com
TEATRO NUOVO
Milano • Piazza San Babila 02.794026
[email protected] – www.teatronuovo.it
PREZZI E REPLICHE
Settore INTERO
giallo € 59.50
blu € 54.50
verde € 49.50
Giovedì 10 Dicembre 20:45
Venerdì 11 Dicembre 20:45
Sabato 12 Dicembre 15:30
Sabato 12 Dicembre 20:45
Domenica 13 Dicembre 15:30
Martedì 15 Dicembre 20:45
Mercoledì 16 Dicembre 20:45
Giovedì 17 Dicembre 20:45
Venerdì 18 Dicembre 20:45
Sabato 19 Dicembre 20:45
Domenica 20 Dicembre 15:30
Martedì 22 Dicembre 20:45
Mercoledì 23 Dicembre 20:45
Sabato 26 Dicembre 17:00
Domenica 27 Dicembre 15:30
Martedì 29 Dicembre 20:45
Mercoledì 30 Dicembre 20:45
Giovedì 31 Dicembre 17:00
Giovedì 31 Dicembre 21:00**Brinda al Nuovo Anno con la Compagnia!
Venerdì 01 Gennaio 17:00
Sabato 02 Gennaio 17:00
Domenica 03 Gennaio 15:30
Martedì 05 Gennaio 17:00
Mercoledì 06 Gennaio 17:00
Giovedì 07 Gennaio 20:45
Venerdì 08 Gennaio 20:45
Sabato 09 Gennaio 20:45
Domenica 10 Gennaio 15:30
Il credit delle foto di scena è: FOTO ANTONIO AGOSTINI
Con Discoteque Machine balla l'intero
teatro
DISCOTEQUE MACHINE, lo show in scena al Teatro Nuovo di Milano (27-29 luglio) che unisce
comicità e danza, improvvisazione e coinvolgimento del pubblico. L’effetto è travolgente. Un intero
teatro si scatena al ritmo di vecchi e nuovi successi da club. Protagonista dello show è infatti da
un lato una playlist che allegramente passa dalla classica all’hip hop, dal funky all’elettronica, ma
soprattutto il pubblico che ogni sera affolla il palcoscenico e dà vita ad uno spettacolo diverso ogni
volta. DISCOTEQUE MACHINE vuole essere una chiave di accesso libera e gioiosa alla danza. Un
invito privo di giudizio dove spettatore e attore creano sinergicamente lo spettacolo. Stupisce la
capacità degli attori-ballerini in scena di coinvolgere il pubblico, facendo emergere talenti e
sicuramente portando una ventata di aria fresca sul palco. Un’idea nuova, frizzante ed estiva come si
convivente in questo luglio assolato, e che garantisce un’ora di puro divertimento…anche a chi
sceglierà di rimanere seduto.
Protagonisti dello show sono i Morphs, creature comiche che indossano tute colorate (Morphsuits).
Con loro sul palco, il pubblico: piccoli gruppi di sei persone verranno chiamati per “scendere in
pista” e ballare all’interno di postazioni fluorescenti disegnate a terra. È proprio sulla danza dei
“ballerini improvvisati” che i Morphs costruiranno uno show ricco di gag comiche e surreali. La
regola è una sola: non smettere mai di ballare.
DISCOTEQUE MACHINE è uno spettacolo di Gianmarco Pozzoli & Alice Mangione con Alessio
Gaudino, David Labanca, Daniele Redavid, Gianmarco Pozzoli, Janer Veranes Peros. Le coreografie
sono firmate da Roberto Carrozzino e Martina Nadalini
Discoteque Machine dopo ill Teatro Nuovo di Milano il 27 luglio (fino al 29 luglio) per poi
trasferirsi ad Edimburgo, al prestigioso FRINGE FESTIVAL, dove sarà in scena dal 7 al 31
agosto presso lo ZOO SOUTHSIDE – Venue 82.
Being Jesus. Intervista a Ted Neeley
Il celebre attore, che da oltre 40 anni interpreta il ruolo di Jesus nel musical di Lloyd Webber, si
racconta a Cosmopeople.
http://youtu.be/y-Pn-FM_6-s
Massimo Romeo Piparo: "Porto in scena
Jesus e sogno il Fantasma dell'Opera"
Massimo Romeo Piparo rivela a Cosmopeople di essere in trattative con Andrew Lloyd Webber per
portare il Fantasma dell’Opera in Italia. Il problema, svela Piparo, è l’allestimento. Per il musical di
Webber occorrono teatri d’opera che, però, in Italia difficilmente vengono concessi per questo
genere di spettacolo. Purtroppo.
http://youtu.be/UEaE62GkPF4
Jesus Christ sempre Superstar
di Giuliana Tonini – A grande richiesta è ritornata a Milano, al Teatro Nuovo, nell’allestimento di
Massimo Romeo Piparo, la mitica ‘opera rock’ Jesus Christ Superstar, di Tim Rice ed Andew Lloyd
Webber, uno dei musical più famosi e amati di sempre.
Lo spettacolo che nel 2014 ha sbancato i botteghini dei teatri di tutta Italia è stato,
strameritatamente, l’evento teatrale dell’anno. ‘Osannato a Milano e nel mondo’ , come ci dicono le
locandine sparse per tutta la città. E la tappa milanese è solo l’inizio di un tour che questa volta
porterà la produzione tutta italiana della Peep Arrow Entertainment anche in giro per l’Europa.
E come non poteva essere il successo teatrale dell’anno una produzione con protagonista Ted Neeley
nel ruolo di Gesù, con quel carisma e quella voce che sono nel cuore di tutti i ‘Jesusmaniacs’ da più
di quarant’anni, dall’indimenticabile versione cinematografica di Norman Jewison del 1973?
Per non dire della ‘reunion edition’ dello scorso autunno. Un evento unico e imperdibile, che ha visto
di nuovo insieme, per la prima volta dall’uscita del film-culto, oltre a Ted Neeley, anche Yvonne
Elliman e Barry Dennen, nei ruoli di allora, Maria Maddalena e Ponzio Pilato.
Ovviamente sono corsa a vedere, (quasi) in prima fila, la prima del 5 giugno. Dal punto di vista
tecnico, la messa in scena del Teatro Nuovo perde un po’ in resa scenica e acustica rispetto
all’allestimento del Teatro degli Arcimboldi. Ma le emozioni che lo spettacolo trasmette al pubblico
rimangono intatte. Come lo rimarrebbero anche se Jesus Christ Superstar venisse rappresentato in
uno scantinato. Ancor più con Ted Neeley come protagonista. Quelle emozioni che spero di essere
riuscita a descrivere nel mio pezzo di novembre su Cosmopeople, dopo avere assistito, due volte, alla
reunion edition.
Perché Jesus Christ Superstar, da quarantacinque anni, da quando nel 1970 è uscito il doppio 33 giri
che ha subito lasciato il segno, continua a riscuotere un enorme successo ovunque?
Proviamo a capirlo andando indietro agli anni in cui l’opera è nata.
Tim Rice, l’autore dei testi delle meravigliose canzoni, racconta che, sin da quando era un ragazzo
appassionato di musica rock, ha sempre avuto un grande interesse per la figura di Giuda Iscariota.
Se fosse stato un pittore, uno scultore o uno scrittore, lo avrebbe considerato un ottimo soggetto per
una propria opera. Era affascinato dall’idea di raccontare la storia di Gesù dal punto di vista di
Giuda, l’apostolo che tanto lo ammirava, ma che lo tradisce nel momento in cui inizia a pensare che
stesse perdendo il controllo della situazione.
L’occasione di tradurre in realtà questa idea si presenta quando, grazie ad un agente teatrale, nel
1965 Tim Rice conosce Andrew Lloyd Webber, musicista con la passione di comporre musica per il
teatro.
E così nasce la storia di Gesù raccontata attraverso gli occhi di Giuda, che i due artisti cercano di
portare sul palcoscenico. Ma nessun produttore teatrale ha il coraggio di dare fiducia ad un’opera
dal tema così delicato. Così Rice e Webber si devono ‘accontentare’ di fare conoscere la loro
creazione solo su disco. Prima viene inciso e messo sul mercato il singolo con la canzone ‘Superstar’,
che piace al pubblico ed apre la strada alla pubblicazione, nel 1970, del disco doppio. È subito
successo, e solo un anno dopo le porte dei teatri si spalancano per l’opera rock Jesus Christ
Superstar. Opera perché è una narrazione cantata, senza dialoghi, e rock perché…..beh, è
incontrovertibilmente rock! Una grande opera moderna.
Ovviamente, al momento della sua uscita, la creatura del formidabile duo ha fatto non poco scalpore,
venendo anche accusata di blasfemia. Ma Rice e Webber hanno sempre messo in chiaro che la loro
intenzione era di rappresentare la storia di Gesù in un’ottica non religiosa, bensì umana. Ai due
autori interessava delineare la figura di Gesù come uomo. Presentare il suo aspetto umano, coi suoi
tormenti interiori, non quello divino.
Nella loro opera non si dice che Gesù è il figlio di Dio, e allo stesso tempo non si dice che non lo è.
Jesus Christ Superstar non prende posizione e lascia alla gente la possibilità di interpretare,
ciascuno secondo il proprio sentire, la rappresentazione che viene fatta a teatro, o sullo schermo,
della storia di Gesù. Non a caso Jesus Christ Superstar si conclude con la crocifissione, non con la
resurrezione. Credere o meno che dopo ci sia la resurrezione sta ad ognuno di noi.
Ed è questo aspetto la ragione principale del successo ultraquarantennale di Jesus Christ Superstar.
Perché si rivolge a tutti e può raggiungere chiunque – cristiani, non cristiani e anche non credenti –
col suo travolgente racconto a suon di rock della magnifica, come dice lo stesso Rice, e
universalmente conosciuta storia di Gesù di Nazareth.
Non stupisce che niente meno che papa Paolo VI, che vide in anteprima il film in Vaticano prima che
venisse proiettato nelle sale, non solo non ebbe nulla da eccepire sulla rappresentazione della storia,
ma anzi – come ha poi riferito il regista Jewison – osservò che quell’opera nuova avrebbe contribuito,
tramite il linguaggio universale di quella musica moderna, alla conoscenza del cristianesimo nel
mondo.
Non dimentichiamo, inoltre, che la rappresentazione della storia di Gesù come uomo è stata al
centro di un’altra meravigliosa opera in musica. L’album ‘La buona novella’ del nostro grandissimo
Fabrizio De Andrè, ispirato ai Vangeli Apocrifi e pubblicato nel 1970, lo stesso anno del doppio 33
giri di Jesus Christ Superstar.
Andate a teatro a vedere Jesus Christ Superstar. Non ve ne pentirete.
Ted Neely: "42 anni da Jesus, 5mila
repliche e voglio proseguire ancora"
“Sono da 42 anni Jesus in Jesus Christ Superstar. Prima nei cinema con il cult del 1973 firmato
da Norman Jewison e poi con oltre 5mila repliche nei teatri di tutto il mondo. E voglio proseguire
ancora e ancora. Non mi stancherò mai di questo ruolo. Quello di Jesus è il ruolo più entusiasmante
del mondo!” sostiene Ted Neely con Cosmopeople a margine della presentazione del nuovo tour,
questa volta europeo (il che per uno spettacolo italiano, soprattutto per quanto riguarda il genere
musical, è più unico che raro), di Jesus Christ Superstar firmato da Massimo Piparo. Lo spettacolo
debutta stasera, venerdì 5 giugno, al Teatro Nuovo di Milano per restarvi fino al prossimo 28
giugno, dopo aver rischiato di essere rinviato a causa dell’imprevisto occorso a Ted Neely che nel
tragitto tra gli Usa e Roma Fiumicino ha perso il passaporto trovandosi costretto a ritornare negli
Usa per rifarsi i documenti. Insomma oltre 100mila miglia in meno di una settimana, una sola
prova con il cast che solo in parte ripropone quello della “reunion” andata in scena lo scorso autunno
(dove oltre al Jesus del cult del 1973 figuravano anche Maddalena e Pilato “originali”) eppure Ted
Neely è entusiasta di ritornare ancora una volta a rivestire i panni del Messia, di Jesus Christ
Superstar per l’appunto.
Sorridente e affabile con tutti, Ted Neely, Jesus, emana un’energia fuori dal comune anche lontano
dalle scene. Cosmopeople ha avvicinato la leggenda per carpire qualche curiosità in più.
Dopo 42 anni e 5mila repliche di Jesus, non è stanco?
Per niente. In Jesus interpreto il ruolo più entusiasmante e carismatico del mondo. Sin dall’inizio per
me è stata una gioia immensa poter interpretare la figura di Jesus grazie agli studi biblici che
avevano accompagnato la mia giovinezza. In seguito poi ho realizzato a potenza del ruolo e del
musical che avvicina le persone tra di loro e talvolta ai Vangeli e innesca un circolo di energia
positiva tra le stesse. Sono cresciuto con Jesus e sono felice di tornare in scena con Jesus Christ
Superstar.
Qual è il ricordo principale legato alla produzione del film?
L’aver girato in Israele, nei luoghi dei Vangeli ha rappresentato per me una gioia immensa. Senza
considerare il cast, all’epoca eravamo tutti attori di Broadway amici tra di noi, e la forza travolgente
della musica che ancora oggi ritorna ogni sera sul palcoscenico. Con il cast originale del film, salvo
Carl Anderson (Giuda) purtroppo mancato, ci siamo ritrovati lo scorso aprile per delle proiezioni che
celebravano i primi 41 anni del film in un’atmosfera di festa, con il pubblico che spesso cantava.
Potremmo fare quasi concorrenza al Rocky Horror Show.
E delle numerose tournée teatrali a cui negli ultimi anni ha partecipato come Jesus c’è
qualche episodio particolare?
In genera nel corso degli anni per me è stata una gioia conoscere il pubblico, assistere all’alternarsi
delle generazioni e fermarmi a parlare con le persone per scoprire in alcuni casi di aver concorso
tramite il film prima e le tournée dopo di Jesus Christ Superstar, a portare un po’ di luce e di
speranza nella vita dei singoli. Più in particolare invece, mi ricordo le contestazione a Broadway
negli anni ’70. Quando trovavo manifestanti fuori dal teatro che accusavano Jesus Christ Superstar
di blasfemia pur senza aver assistito al musical. Spesso invitavo, come miei ospiti, i manifestanti
che, una volta assistito al musical, cambiavano idea rispetto allo show percependo l’energia positiva
che proveniva e proviene ancora, ogni sera, da Jesus Christ Superstar.
Qual è la forza di Jesus Christ Superstar?
Quella di raccontare la vita di Jesus come uomo visto dai propri amici. Un uomo che tuttavia
trasmette un messaggio universale ancora attuale
foto Gianmarco Chieregato
Jesus Christ Superstar di nuovo in scena
Torna a Milano l’evento teatrale della stagione 2014, Jesus Christ Superstar firmato da Massimo
Romeo Piparo e con Ted Neeley, storico interprete dell’omonimo film di Norman Jewison, nel ruolo
di Jesus Christ Superstar.
L’’indimenticabile protagonista del successo cinematografico del 1973 sarà in scena al Teatro Nuovo
dal prossimo 5 giugno, dopo il trionfo in tutti i teatri italiani, tra standing ovation e applausi a scena
aperta.
Lo spettacolo, un grande allestimento prodotto dalla Peep Arrow Enterteinment, resterà in scena al
Teatro Nuovo di Milano (Piazza San Babila) fino al prossimo 28 giugno per poi proseguire con il Tour
europeo.
Dove, come e a quanto
Teatro Nuovo, Milano dal 5 al 28 giugno
Biglietti da 39 euro
E' tempo di EXPO Dinner Show al Teatro
Nuovo
Da maggio Milano avrà un nuovo spazio dove poter trascorrere una serata all’insegna del godimento
del palato e del divertimento: EXPO Dinner Show al Teatro Nuovo di Milano. La formula Dinner
Show abbina due piaceri: quello del palato con quello intellettuale. Per chi vuole sarà quindi
possibile con i Dinner Show, menù di livello a spettacoli che variano dagli one man show, alle
commedie, ai musical.
Forte dell’esperienza e del successo delle due passate stagioni estive, il Teatro Nuovo cambia
forma e si trasforma, la storica platea da 1000 poltrone rosse passerà a 400 posti di cui 200 seduti a
tavola per poter cenare con i menù creati da Daniel Canzian. Niente vacanze quindi per il Teatro
Nuovo che, consapevole del mutare delle abitudini metropolitane, ha scelto di vivere l’estate
“insieme” alla città con un calendario di eventi, in un ambiente informale, climatizzato e
completamente riadattato per l’occasione. Serate quindi dedicate a chi rimane a Milano e a chi a
Milano arriva da ogni parte d’Italia e del mondo.
Dalle 20,30 si potrà accedere al teatro per cenare, e alle 21,15 assistere allo Show.
“Ho trovato interessantissima l’idea di poter personalizzare i miei menu all’interno di un teatro in
funzione ai personaggi che si esibiranno.” ha dichiarato Daniel Canzian per poi proseguire: “Mi
piaceva l’idea che lo spettatore trovasse anche nel piatto l’accostamento ideale allo spettacolo che si
accingeva a vedere. Poi, onestamente, trovo molto stimolante l’idea di unire due piaceri come la
tavola e lo spettacolo. Chiaramente la mia cucina, in questo caso, dovrà solamente accompagnare la
serata lasciando protagonista lo spettatore e l’attore”.
COSA VEDERE E A QUANTO
Gli spettacoli da non perdere sono davvero numerosi: dalla “Famiglia Canterina” con le Sorelle
Marinetti (7-8 maggio) che ripropongono lo swing Anni ’40, al tributo al musical pacifista vero e
proprio cult degli Anni ’70 “Hair” (9 maggio), fino al ritorno a Milano di Arturo Brachetti (10
luglio) dopo il tutto esaurito registrato ad aprile. Vale comunque la pena spendere cinque minuti nel
ricco cartellone del Teatro Nuovo per trovare la propria combinazione ideale di spettacolo e menù.
Prezzi in media (Brachetti costa leggermente di più): il Dinner Show, ovvero lo spettacolo con cena:
79 euro; spettacolo con spumante: 49 euro; solo spettacolo: 39 euro.
In arrivo infine a giugno di “Jesus Christ Superstar” (5-21 giugno) che vede in scena Ted Neeley,
l’indimenticabile Jesus dell’omonimo film di Norman Jewison del 1973 tratto dal musical di Llyod
Webber e Tim Rice. La regia del musical, in scena da oltre 20 anni, è firmata da Massimi Piparo.
Prezzi da 39 euro.