Emilia Romagna: Terra di Teatro Gruppi amati in Europa che guardano la realtà e la restituiscono nell’arte di Francesca Giuliani Un’immagine dal progetto X(ics) di Motus L’inferno di Romeo Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio è l’evento di queste giornate di chiusura del festival, dopo il debutto di ieri, ancora oggi e domani al Comunale. Il nuovo atteso lavoro del regista cesenate riattiva per la scena la prima cantica della Divina Commedia, ma sfida soprattutto lo sguardo e il ruolo dello spettatore, e il rapporto tra opera d’arte e l’artista che la genera. Il gruppo sarà ospite anche con il nuovo studio sulla voce condotto da Chiara Guidi e il compositore Scott Gibbons nello spettacolo “Night must fall”, studio che parte dalla voce per incrociare sonorità elettroniche, a Vignola stasera alle 21.30. A Carpi alle 21, l’Auditorium San Rocco ospita un’altra realtà romagnola, proveniente da Cesena: è il Teatro Valdoca, che porta in scena Danio Manfredini con Sacrificale-Notte trasfigurata. Evento eccezionale, che vede la collaborazione tra la Valdoca e l’attore, l’opera genera at- traverso le parole urlate dei versi poetici di Mariangela Gualtieri, un mondo sospeso fra il sublime e la polvere. Questi sono due dei tre storici gruppi formatisi negli stessi anni in cui il Tondelli reporter e scrittore correva nella sua auto alla scoperta delle strade che si snodano da Faenza a Cattolica. Oggi è possibile leggere quella geografia sotto una nuova ottica. La videoinstallazione dei Motus, “Run”, propone un viaggio attraverso quegli spazi ormai abbandonati della Riviera adriatica, che negli anni Ottanta sono stati luogo di rinascita sociale e culturale. Questa precede la terza parte del progetto X(Ics), X03movimento terzo, maturato in alcune desolanti aree di Halle nell’ex Ddr, che sarà presentato alle 19 a Ponte Alto. Sempre qui, alle 20.30, i ravennati Fanny&Alexander con “A way” intraprenderanno uno straordinario viaggio attraverso il mondo di Oz. A fare da corollario all’evocazione del famo- Un “Teatrino Giullare” tra l’umano e l’artificio ALLE PASSIONI La Romagna non è solo la Riviera estiva. E’ anche l’ispiratrice delle pagine di Pier Vittorio Tondelli che vagava solitario ricostruendo una mappa culturale di quegli anni. Ed è anche la Romagna felix del teatro di ricerca: a Vie ci sono due generazioni di artisti, cresciuti nella stessa regione, che stanno tracciando in Europa i percorsi più incisivi delle arti dal vivo. so libro di Frank L. Baum, saranno il potere e gli snodi violenti delle sue forme nel contemporaneo. Tutti questi artisti, fin dalla loro formazione, hanno cercato un proprio e specifico linguaggio teatrale attraverso il quale poter restituire poeticamente le violente problematiche che percuotono e abbattono le società odierne. Già in Stranieri del Teatro delle Albe la riflessione linguistica, nata dal testo di Antonio Tarantino, spostava lo sguardo sul tragico quadro della nostra penisola che sta soffocando nell’angoscia generata dal confronto con l’immigrazione, le paure del quotidiano, l’ignoranza e l’incapacità di incontrare il diverso. Una sola area geografica, la Romagna, che contiene alcune delle esperienze più lucide e coraggiose delle arti sceniche dal vivo, capaci di confrontarsi con l’attualità per darci possibili chiavi di confronto, vie per percorrere in ogni direzione il mondo in cui viviamo. Mutevoli sembianze di danza Tre coreografie in scena dall’Italia fino al Giappone di Andrea Laino Il ritmo dell’attesa, una donna in costume da scimmia, una coreografia di verdure: la danza di oggi ha sembianze mutevoli e non ha confini geografici. Tracciamo qualche rotta nelle ultime giornate di Vie, partendo dall’Italia, fino al Giappone. Il teatro-danza della compagnia Abbondanza/Bertoni è nella prima assoluta di “Un giorno felice”, spettacolo giocato sulla tematica dell’attesa, che, nelle parole di Michele Abbondanza, è “la ricerca del benessere minimo indispensabile per muoversi e muovere le cose”. La coppia, nuovamente insieme a dieci anni dal successo di “Romanzo d’infanzia”, debutterà stasera alle 23 e domani alle 18.30 alle Passioni, in “un duo per coppia sola: in due, perché la miseria cerca compagnia”. La pratica dello zen è da anni fonte e nutrimento delle loro crea- Francesca Proia zioni e attività formative, in cui la meditazione e il controllo del corpo segnano una nuova via per scrivere il movimento. Di tutt’altro segno è “Nothing Female Is Alien To Me”, della coreografa e danzatrice Francesca Proia e dell’autore, regista e attore Danilo Conti. L’attività della coppia, connessa con quella dell’associazione “Tanti Cosi Progetti”, è stata recente- mente premiata in diverse occasioni: da Iceberg con “Buio luce buio” (2005) al Premio Scenario assegnato a “Qualcosa da Sala” (2006). Lo spettacolo di scena al Liceo Sigonio stasera alle 23 e domani alle 22, vedrà la danzatrice in vesti da gorilla scrutare i rapporti tra corpo, filosofia e società, passando per l’utilizzo di alcuni oggetti e materiali preesistenti, debitamente trasformati. Al suo fianco sarà il canto di Antonella Piroli, per una rilettura tratta dal romanzo “Baradla Cave” di Eva Svankmajerova. Infine, Uiko Watanabe, danzatrice giapponese emigrata in Europa, sarà alla Rocca di Vignola oggi alle 21 e domani alle 19 con un frammento della trilogia dedicata al cibo e al suo rapporto con la performer: “La piéce avec les légumes” è parte di una più ampia “Food Story”, frutto anche di una sofferta esperienza d’anoressia. Corsetti: pantomima del mondo Archeologia delle passioni: Oggi e domani allo Storchi “Tra la terra e il cielo” di Lucia Cominoli di Silvia De March Come ombre, comparse, presagi, in silenzio corpi artefatti si muovono a tentoni nel vuoto di un mondo reietto. Il fantoccio non esiste se non come abito di un corpo costretto. Si tratta di Giulia Dall’Ongaro e Enrico Deotti, in arte i Teatrino Giullare, che, con “Lotta di negro e cani”, dall’omonimo testo del grande drammaturgo francese Bernard-Marie Koltés, tornano a reinterpretare i classici del ’900, facendone riflessione profonda e originale, che esplora la parola attraverso le possibilità offerte dalla presenza dell’attore artificiale sulla scena. “Lotta di negro e cani” rappresenta oggi per la compagnia il punto d’arrivo di un lungo progetto di sperimentazione, cominciato nel 2005, che insieme all’opera di Koltés ha visto protagonisti i capolavori di Thomas Bernhard e Samuel Beckett, “Alla meta” e “Finale di partita”, quest’ultimo vincitore nel 2006 del Premio Speciale Ubu e del Premio Nazionale della critica. Teatrino Giullare è un esempio unico nel panorama teatrale contemporaneo, difficilmente rintracciabile anche all’estero in esiti affini. Lavorare al limite dell’animato e dell’inanimato ha infatti permesso ai Giullare di sfuggire le categorie di genere allineando i termini poetici della ricerca registica, attorica e figurativa. Oggi e venerdì a Modena, all’Itis Fermo Corni, alle ore 21. Un avvocato e una presentatrice televisiva confrontano le loro sicurezze con le incertezze di due giovani. Poche battute e il benessere materiale dei primi si smaterializza, mentre i ragazzi scivolano sempre più nel disorientamento di un mondo “ridicolo, grottesco, violento, insulso”. Allo Storchi, stasera alle 21 e domani alle 20, sospesi in “Tra la terra e il cielo” cinque attori si moltiplicano interpretando più ruoli. Prolificano figure dei tarocchi o del teatro medievale: un mago che legge le carte in tivù, metafora dell’artista; spiriti, o angeli e diavoli che interven- gono come “grandi potenti” a rettificare il corso dell’ordinario. Nessun oggetto o fondale: è il video a disegnare scenografie virtuali. In questa cornice è tesa la trama della nuova piéce di Giorgio Barberio Corsetti, ovvero la prepotenza dell’apparenza sulla realtà e la tendenziale odierna sovrapposizione dei due piani. Il testo ha “un fondo etico ma non moralistico”, rivela l’autore, e scava nella relazione tra realtà sensibile e sovrasensibile da una prospettiva laica. Sulla pantomima, in cui “ogni accadimento e ogni relazione hanno un senso specifico ed inoltre uno simbolico”, sovrasta la Morte, inevitabile e comune approdo. viaggio nel teatro di Salmon di Andrea Porcelluzzi Oggi alle 18 alla Feltrinelli di via Battisti, verrà presentato il libro “Viaggio nel teatro di Thierry Salmon. Attraverso I demoni di Fëdor Dostoevskij”. Il volume ripercorre l’itinerario del “progetto Dostoevskij”, ricostruito, nelle sue diverse fasi, attraverso documenti e testimonianze da Renata Molinari, collaboratrice e dramaturga del regista belga scomparso dieci anni fa. Alla presentazione sarà presente l’autrice con Franco Quadri, critico teatrale e direttore della casa editrice Ubulibri. Ancora per oggi dalle 14 alle 17 e domani dalle 14.30 alle 17.30 sarà possibile visitare Traces, mostra dedicata al percorso artistico di Thierry Salmon. Nella penombra dello spazio al teatro delle Passioni, emergono frammenti e testimonianze degli spettacoli e del metodo creativo del regista. Allo spettatore spetta decidere il proprio percorso in questo allestimento che non è un algido mausoleo alla memoria ma il tentativo di restituire una presenza, attraverso le relazioni che ha intrattenuto con luoghi, oggetti e soprattutto persone. Come archeologi del passato prossimo ci si ritrova a ricostruire, con cocci di materia e ricordi, uno spettacolo impossibile ma non meno reale. E sul palco della memoria è possibile l’incontro con la passione di una vita dedicata a quell’avventura che è il teatro.