STRADE MAESTRE - Schede Catalogo per conferenza

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Stagione di Teatro Musica e Danza
Il cartellone
Stagione 2010-2011
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Gli spettacoli
19 e 20 Novembre h 20.45
Teatro Koreja - Lecce
Iancu
(un paese vuol dire)
23 e 24 Novembre h 20.45
Lanònima Imperial – Barcellona
The Kuleshov Affaire
26 e 27 Novembre h 20.45
Mal Pelo – Barcellona
Bach
8 Dicembre h 20.45
Teatro Minimo - Andria
Le Scarpe
18 Dicembre h 20.45
Marco Paolini - Treviso
T4: vite indegne di essere vissute
19 e 20 Dicembre h 20.45
Motus - Modena
Iovadovia
22 dicembre
Concerto
Dal 4 all’8 gennaio h 18.00-23.00
Bruno Pilz - Berlino
Lacrimosa
8 gennaio ore 18.00
Incontro con registi pugliesi
26 Gennaio h 20.45
Familie Floez - Berlino
Ristorante Immortale
11 e 12 Febbraio h 20.45
Teatro Stabile dell’Umbria/Compagnia Il Mercante - Perugia
con il sostegno alla produzione di Romaeuropa Festival
Un sogno nella notte dell’estate
12 febbraio ore 18.00
Incontro con registi pugliesi
19 febbraio
Concerto
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4 marzo
Concerto
dal 9 al 12 Marzo
Teatro Koreja - Lecce
Rassegna Interna con spettacoli, incontri, dibattiti
9 e 10 marzo Brat (Fratello)
11 marzo La Passione delle Troiane
11 marzo ore 18.00
Incontro con registi pugliesi
12 marzo Giardini di Plastica e Iancu (un paese vuol dire)
18 Marzo h 20.45
Teatro delle Albe - Ravenna
Rumore di acque
5 aprile
Marco Balinai - Castagnole Monf.to(AT)
Presentazione Libro
“Ho cavalcato in groppa ad una sedia”
7 Aprile h 20.45
Marco Baliani - Castagnole Monf.to(AT)
Kohlhaas
8 Aprile h 20.45
Marco Baliani - Castagnole Monf.to(AT)
Tracce
9 Aprile h 20.45
Marco Baliani - Castagnole Monf.to(AT)
Frollo
19 aprile
Cocerto
28 Aprile h 20.45
Modjeska Teatre - Legnica (Polonia)
Rookie e Howie Lee
29 Aprile h 20.45
Teatr Nowy - Polonia
Filosofia nel Boudoir
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30 Aprile h 20.45
Laboratorium Dramatu Theatre - Polonia
Luna
7 e 8 maggio h 20.45
Atalaya/Tnt – Siviglia (Spagna)
Ricardo III
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19 e 20 Novembre h 20.45
Cantieri Teatrali Koreja - Lecce
IANCU
(un paese vuol dire)
di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno
con Fabrizio Saccomanno
regia Salvatore Tramacere
scene e luci Lucio Diana
cura tecnica Mario Daniele, Angelo Piccinni
Questo è il racconto di una giornata.
Una domenica dell’agosto del 1976 in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la
vita e le strade di un paese del Salento. Un famoso bandito, fuggito dal carcere di Lecce due giorni
prima, è stato riconosciuto mentre si nasconde nelle campagne del paese.
Inizia così una tragicomica caccia all'uomo che coinvolge un po’ tutti, bambini compresi.
Ma questo non è solo il racconto di una giornata.
E’ il racconto di un’infanzia e degli inganni e le illusioni che la circondano.
Ed è soprattutto il racconto di un’epoca.
Attraverso gli occhi di un bambino di otto anni viene ricostruito il mosaico del ricordo: uno strano e
deformato affresco di quegli anni nel profondo Sud. Un sud che oggi non c’è più, piazze e
comunità che si sono svuotate e si sono imbarbarite, o sono state svendute.
Con quegli occhi a volte spalancati, altre socchiusi, altre ancora addormentati e in sogno, si
racconta un mondo, frammenti di storia e di uomini e di donne, di battaglie tra bande e rivali e
giochi pericolosi.
Nessuna cartolina, nessuna nostalgia: è un mondo duro, cupo, eppure comico e grottesco. Un
mondo fotografato un attimo prima di scomparire. Un mondo di figure mitiche, contadini, preti,
nonni, libellule, giornaletti e una gran voglia di diventare grandi, chissà poi perché.
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23 e 24 Novembre h 20.45
Lanonima Imperial - Barcellona
THE KULESHOV AFFAIRE
Regia, coreografia e fotografia Juan Carlos García
Assistente alla coreografia Romina Pedroli
Con Inma Asensio, Romina Pedroli, Marco Purcaro, Frédéric Filiatre
Musica dal vivo Frédéric Filiatre
Direttore tecnico e luci Manu Martínez
Costumi Ariadna Papió
Creazioni video Jacobo Sucari
THE KULESHOV AFFAIRE riunisce artisti provenienti da diverse discipline artistiche e
nasce con l'obiettivo di aprire nuove prospettive espressive. Lo spettacolo si interroga sui
rapporti tra musica, teatro, danza e cinema, nel contesto delle avanguardie storiche; si
interroga sull'utilità e l'efficacia del montaggio: non è quindi il contenuto delle immagini in
un film che è importante, ma la loro combinazione. Questo effetto è anche uno dei
meccanismi più utilizzati dalla politica per manipolare le informazioni.
Lanonima Imperial nasce a Barcellona nel 1986, nonostante le origini basche del
coreografo JUAN CARLOS GARCIA. Nella capitale catalana, Garcia inizia a studiare
danza, a sperimentare e improvvisare con musicisti e altri artisti. La compagnia, nota per
contare su uno straordinario cast di ballerini di origine fisica, sviluppa nuovi schemi di
movimento derivanti dal costante spirito di ricerca e innovazione.
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26 e 27 Novembre h 20.45
Mal Pelo - Barcellona
BACH
direzione ed esecuzione: Maria Muñoz
musica: Clavicembalo ben temperato di J.S.Bach nell’esecuzione di Glenn Gould
aiuto regia: Cristina Cervià
assistente alla coreografia: Leo Castro
realizzazione Video: Nùria Font
luci e coordinamento tecnico: August Viladomat
tecnico suono e video: Marc Paneque
Le fughe e i preludi del clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach si
combinano con la danza di Maria Muñoz in un percorso articolato attraverso il corpo e la
musica.
Un approccio al clavicembalo ben temperato del grande compositore tedesco, in cui la
presenza della danzatrice si sviluppa all'interno di un lavoro sul puro movimento.
Mal Pelo nasce nel 1989 sotto la coodirezione artistica di Pep Ramis e Maria Muñoz,
sviluppa un proprio linguaggio artistico basato sul movimento, sul teatro e sulla parola
attraverso la collaborazione con musicisti e video-artisti. Più di venticinque loro spettacoli
sono andati in scena nei teatri più importanti d’Europa.
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8 Dicembre h 20.45
Teatro Minimo/ Fondazione Pontedera Teatro - Andria
Le Scarpe
di Michele Santeramo
regia Michele Sinisi
con Vittorio Continelli, Michele Sinisi, Alice Bachi, Paola Fresa, Sergio Raimondi
assistente alla regia Marianna Porro
scene , luci e costumi Michelangelo Campanale
organizzazione Antonella Papeo
direttore di scena Nicola Cambione
elettricista e datore luci Francesco Minuti
foto Mirella Caldarone
in coproduzione con Festival Castel dei Mondi / Teatri Abitati, una rete del contemporaneo Città di Andria
Il testo mette in scena le relazioni vissute “al ribasso” tra le persone, ponendo al centro il
bisogno di mantenere vivi i rapporti, a qualunque costo, per una debolezza dell’animo che
non consente di correre il rischio di perderli, anche a costo di mentire.
Non si parla di casi al limite della patologia ma di una tendenza a considerare se stessi
solo in relazione agli altri, commettendo l’errore grave e a volte irreparabile della perdita
del senso di sé. La reazione a questa consapevolezza è il prodigarsi affinché i rapporti
perdurino, anche a costo di sminuirli nell’essenza, anche a costo della sopportazione,
purché rimangano vivi a testimonianza dell’esistenza di sé.
Tanto in fondo si è spinta questa maniera di intendere le cose che il concetto di ego ha
ormai connotazioni solo negative, proprio perché si rifiuta ogni idea di appartenenza ad
una sfera personale ma la si mette, quella sfera personale, sempre e solo in relazione ad
un’altra sfera personale, che a sua volta esiste solo in relazione a un’altra.
La stortura che questo tipo di atteggiamento provoca è nella morbosità di certi rapporti,
nell’attaccamento assoluto all’altro.
Se a questa condizione si aggiunge anche un altro malanno dei tempi di oggi, cioè la
mancanza di denaro, allora le cose si complicano ulteriormente. La serenità delle relazioni
è impossibile in assenza della serenità economica. Chi dice il contrario non ha mai avuto
problemi di soldi.
Quando le due situazioni, l’attaccamento all’altro e la mancanza di soldi, confluiscono in
un’unica condizione, allora quello che ne viene fuori è l’esercizio della menzogna come
mezzo per sopravvivere, per poter conservare i rapporti, perché la vita vada avanti. E
anche la menzogna detta a “fine di bene”, sempre si scopre essere causa e portatrice di
malanni gravissimi e di rapporti che sembrano, solo in superficie, sani e puliti.
Ma la menzogna nasconde in sé il concetto di svelamento: perché qualcosa sia menzogna
ha bisogno di essere svelata, altrimenti si confonderebbe con la verità. E quando questo
svelamento avviene, allora nulla può salvarsi, i rapporti si perdono e la deriva possibile
rimane solo la cattiveria, esercitata sempre allo stesso scopo: dimostrare di esistere in
relazione agli altri. La cattiveria nei rapporti, per tenere gli stessi rapporti saldi e fermi. La
cattiveria come maniera di esistere.
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18 Dicembre h 20.45
Marco Paolini - Treviso
T4
vite indegne di essere vissute
studio per un racconto
da un'idea di
Giovanni De Martis e Mario Paolini
produzione Jolefilm
Tra il ’39 e il ’41 nella Germania Nazista, prima di altri, vennero uccise decine di migliaia di
tedeschi: erano bambini e persone adulte disabili o malati di mente, vite considerate
“indegne di essere vissute”. Aktion T4, il nome più noto per una vicenda poco conosciuta e
letteralmente insabbiata per decenni dopo la guerra, è la realizzazione, drammaticamente
efficiente, di un progetto di eliminazione del “diverso” e dell’”inutile”. Progetto segreto e
ideato da pochi, ma nei fatti realizzato sotto gli occhi di tutti, con una regia attenta a
cogliere il consenso della classe medica e della popolazione, indotta a credere che fosse
la cosa giusta. Nel ’41, anche a seguito delle proteste della popolazione che si interroga
sul crescente numero di decessi negli istituti e della Chiesa Cattolica che denuncia lo
sterminio, Aktion T4 cessa ufficialmente, ma le uccisioni proseguono fino a dopo la fine
della guerra: furono oltre trecentomila le persone che sparirono in questo modo, non solo
in Germania e Austria. Gli esiti di questa operazione vedono coinvolti anche Ospedali
Psichatrici italiani (Trieste, Venezia, Treviso, Pergine Valsugana TN). Raccontare cosa
accadde serve a comprendere come lo sterminio delle persone disabili e malate di mente
non sia semplicemente derubricabile a nefandezza commessa da un regime, bensì il frutto
di un processo che ancora oggi imbarazza e coinvolge tutti noi, perché fondato su uno
strisciante silenzio. Ciò che lì accadde in modo così estremo iniziò prima, altrove, e
continuò poi.
Questa storia per molto tempo non ha trovato spazio, è stata taciuta, considerata minore,
come tutto ciò che ha ruotato attorno ad essa, come minori furono le pene inflitte ai
responsabili dal processo di Norimberga.
ottobre 2010
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19 e 20 Dicembre h 20.45
Motus - Modena
Iovadovia
(antigone) contest #3
di daniela nicolò
regia enrico casagrande e daniela nicolò
con silvia calderoni, gabriella rusticali e la partecipazione di bilia
ambiente ritmico enrico casagrande
assistenza alla regia giorgina pilozzi
musica dal vivo e fonica andrea comandini
direzione tecnica valeria foti
produzione motus
in collaborazione con festival théâtre en mai /théâtre dijon bourgogne cdn, festival delle colline torinesi
ringraziamo thomas walker, brad burgess e judith malina del living theatre ny
Nel lungo, appassionante, ciclo scenico di Antigone due attrici sono chiamate a "giocare" i
ruoli di Antigone e Tiresia, in una dimensione sospesa. Un confronto impossibile tra
personaggi che nella tragedia non sono destinati a incontrarsi e ci riescono qui, come
veggenti, solo nel momento dell'estremo abbandono.
IOVADOVIA è scritto tutto attaccato, nella confusione ottica delle lettere non se ne
individua subito il senso, poi è impossibile non leggervelo perché comunque lo si colga è
inderogabile. L'attrice che interpreta Antigone, dopo tanta pubblica esposizione, si pone in
rivolta verso il "nero" di se stessa, per tentare un'utopica riflessione sulla percezione (e
l'azione) artistica. VEDI-DEVI era un titolo alternativo, abbandonato perchè troppo
imperativo per l'atmosfera atemporale e sincretica nella quale si materializza questo terzo
contest, dove Antigone evoca Tiresia, privato della vista per "aver troppo visto"... Entrambi
sono collocabili in quel punto limite che i greci chiamano Ate, un labile confine fra vita e
morte, che solo brevemente nel corso dell'esistenza può essere varcato.
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Dal 4 all’ 8 gennaio dalle h 18.00 alle h. 23.00
Bruno Pilz - Berlino
Lacrimosa
di e con Bruno Pilz
pupazzi Lillian Matzke
scena Marjetka Kürner
Un menu da fast food audiovisivo servito esclusivamente a due spettatori alla volta.
Un nuovo tipo di teatro di figura che parla di vita - morte e paradiso - inferno, del guardare
ed essere guardati, condito da moderne tecniche di proiezione e cambi di prospettiva.
Bruno Pilz ha iniziato il suo percorso nella bizzarria, come mago e giocoliere in un circo in
Italia. Dopo esperienze di teatro di strada per tutta Europa, ha scoperto il Teatro di Figura,
studiandolo in seguito alla Scuola Ernst Busch di Berlino. La sua passione per tutto ciò
che è visivo nel mondo dei videogames e nel cinema ha influenzato la drammaturgia e
l'estetica dei suoi lavori, incentrati sull'uso della luce e dell'ombra.
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26 Gennaio h 20.45
Familie Floez - Berlino
Ristorante Immortale
ovvero: della vita provvisoria
Opera teatrale creata e interpretata da: Paco Gonzalez, Björn Leese, Ilka Vierkant, Hajo Schüler, e Michael
Vogel
Da qualche parte tra paradiso e inferno al centro dell'universo e alla fine del mondo c'è un
'ristorante immortale', un microcosmo con dei camerieri ma senza clienti. Un luogo senza
senso con un personale instancabile, un'allegoria in quattro assurdi quadri.
Il primo personaggio è un giovane apprendista volenteroso che sogna un nuovo mondo ed
una nuova era alla quale lui personalmente si è gia adeguato. C'è poi il personaggio del
capocameriere che, vanitoso ed ambizioso, sogna di rilevare il locale, vuole essere
sempre al centro dell'attenzione ed è sempre sopra le righe. Un altro personaggio è il
capo, ossessivamente responsabile, che spera sempre che il suo locale in qualche modo
possa sopravvivere, nonostante che molti segnali affermino il contrario. C'è poi un vecchio
cameriere che fa quasi parte dell'inventario e che da tempo dovrebbe essere in pensione,
ma per comodità rimane in questo luogo abbandonato da dio. Da ultimo il personaggio
della cuoca cicciona che come un ambasciatore di un altro mondo vive isolata in cucina
dove, senza clienti e con tutto il tempo per fare un po' di musica con la sua fisarmonica,
prepara i suoi menu musicali. Così i giorni passano, tutti uguali e anche i personaggi
ruotano in un mondo dove la vita gira intorno a se stessa in un fantastico labirinto di
rapporti, paure e desideri.
Il ristorante è il destino di tutti loro; il loro sogno, la loro memoria, loro stessi.
Familie Flöz:
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11 e 12 Febbraio h 20.45
Teatro Stabile dell’Umbria/Compagnia Il Mercante - Perugia
con il sostegno alla produzione di Romaeuropa Festival
Un sogno nella notte dell’estate
di William Shakespeare
uno spettacolo di Massimiliano Civica
costumi Clotilde
oggetti di scena Paola Benvenuto
maschere Atelier Erriquez & Cavarra
tecniche del corpo Alessandra Cristiani
tecniche della voce Francesca Della Monica
supervisione tecniche di ventriloquismo Samuel Barletti
con Elena Borgogni, Valentina Curatoli, Nicola Danesi, Oscar De Summa, Mirko Feliziani, Riccardo Goretti,
Armando Iovino, Mauro Pescio, Alfonso Postiglione, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Diego Sepe,
Luca Zacchini
Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Andrea Cambi
A tre anni di distanza dall’ultimo lavoro, Il Mercante di Venezia, che è valso a Civica il
Premio Ubu per la Regia 2008 e agli attori della sua compagnia il Premio Vittorio
Mezzogiorno 2009, l’artista, già direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova, ha
scelto di affrontare questa nuova avventura produttiva con il Teatro Stabile dell’Umbria,
spinto dall’esigenza di intraprendere un percorso capace di portare verso un Teatro
Popolare d’Arte, che sappia coniugare realtà, rigore, illusione e magia.
Per questo allestimento è stata scritta una nuova traduzione, realizzata dallo stesso
Civica, che ha richiesto quasi due anni di lavoro. Essa si presenta come un unicum nel
panorama delle interpretazioni testuali del canone shakespeariano, e costituirà un’assoluta
novità per il teatro italiano.
Il Sogno di Shakespeare pone domande sulla possibilità di mettere in scena ciò che
resiste a qualsiasi tentativo di rappresentazione: il mondo degli spiriti, fate ed elfi che
corrono per i boschi, il chiaro di luna dentro una sala teatrale. L’invisibile, insomma.
L’invisibile che verrà mostrato in questo spettacolo con tecniche e segni intrinsecamente
teatrali: il ventriloquismo attraverso cui le voci degli attori si staccano dai loro corpi per
diventare minuscoli elfi e invisibili fate che danzano nell’aria “più veloci della sfera della
luna”; la camminata dei fantasmi del Teatro Nō, con la quale Oberon e Titania, spiriti aerei
e invisibili, scivolano librandosi in volo sul palco come non avessero peso, e altre
invenzioni che non mancheranno di incuriosire il pubblico.
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dal 9 al 12 Marzo
Teatro Koreja - Lecce
Rassegna Interna con spettacoli, incontri e dibattiti
Tre distinti workshop tematici con operatori culturali, direttori di festival, responsabili di
istituzioni culturali e di network internazionali, responsabili di politiche pubbliche
provenienti dalla vecchia (Spagna, Francia, Germania, Olanda, Grecia, Italia) e dalla
nuova Europa (Turchia, Polonia, Montenegro, Serbia, Macedonia, Albania) oltre che da
Usa, Giappone e dai Paesi Sud Est Europa (Georgia, Armenia, Ucraina, Lituania, Iran).
I workshop saranno coordinati da Mary Ann DeVlieg, Secretary General of IETM, Roger
MacCann, director of NFA International Arts and Culture
9 e 10 marzo Brat (Fratello)
11 marzo La Passione delle Troiane
12 marzo Giardini di Plastica e Iancu (un paese vuol dire)
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18 Marzo h 20.45
Rumore di acque - Ravenna
Teatro delle Albe
ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari
testo e regia Marco Martinelli
in scena Alessandro Renda
musiche originali eseguite dal vivo: Fratelli Mancuso
spazio, luci, costumi: Ermanna Montanari, Enrico Isola
realizzazione costumi: Laura Graziani Alta Moda, A.N.G.E.L.O.
direzione tecnica: Enrico Isola
tecnico del suono: Andrea Villich
realizzazione scene squadra tecnica Teatro delle Albe: Fabio Ceroni, Luca Fagioli, Danilo Maniscalco,
Dennis Masotti con il contributo di Amir Sharifpour (Opera Ovunque)
promozione: Marcella Nonni, Silvia Pagliano, Francesca Venturi
ringraziamenti: Tahar Lamri, Gabriele del Grande, Fabrizio Gatti, Franco Sferlazzo, Antonino Cusumano,
Goffredo Fofi, Piera Buscarino, Rosalba Ruggeri, Vincenzo Renda, Marco Carsetti - Associazione Asinitas,
Rome, Padre Francesco Fiorino - Fondazione San Vito Onlus di Mazara del Vallo, B.O. Service, W.M.
Service
coproduzione Ravenna Festival, Teatro delle Albe-Ravenna Teatro, “Circuito del Mito” della Regione
Siciliana, Sensi Contemporanei
Prima nazionale Ravenna Festival, Ravenna, Teatro Rasi, 10 luglio 2010
Rumore di acque è la seconda tappa del trittico del Teatro delle Albe Ravenna-Mazara
2010 - a cura di Marco Martinelli, Ermanna Montanari e Alessandro Renda - ovvero tre
opere che in maniera differente prendono Mazara del Vallo come simbolico luogo di
frontiera e punto di partenza per un affresco sull'oggi. A questo allude il titolo dell'intero
cantiere di lavoro, oltre che alle due città in cui si svolgeranno e saranno presentate le
opere, città segnate nella loro storia millenaria dalla presenza del mare.
Una fantomatica isoletta tra l'Europa e l'Africa, situata in quella striscia di mare sede negli
ultimi quindici anni di una devastante tragedia: lì, in quella vulcanica e ribollente porzione
di terra, alla deriva come una zattera, vive un solo abitante, un generale dai tratti
demoniaci e dagli occhi lampeggianti. In relazione a un altrettanto fantomatico Ministro
dell'Inferno, pratica la "politica degli accoglimenti": l'isoletta è abitata dagli invisibili spiriti
dei morti e dei dispersi in mare, i rifiutati, che il generale accoglie e stiva nella sua isolazattera. Ognuno di loro è un "numero", vite e morti ridotte a statistica. Nel suo sproloquio il
generale è attraversato dalle voci di quegli invisibili.
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7 Aprile h 20.45
Marco Baliani - Castagnole Monf.to(AT)
Kohlhaas
di Remo Rostagno e Marco Baliani
tratto da “Michael Kohlhaas” di Heinrich von Kleist
con Marco Baliani
E’ stata una sfida bella e difficile trasferire in narrazione e parola orale un universo così
lontano e complesso come quello della parola scritta di Kleist.
Con Remo Rostagno, ci siamo messi alla ricerca di una nuova forma ove far precipitare
l’anima della vicenda, che fin dall’inizio ci aveva affascinato.
Le domande senza risposta, che solleva la storia di Kohlhaas (cos’è la giustizia, quella
umana e quella divina, e come può l’individuo ricomporre l’ingiustizia) fanno parte,
profondamente, dei percorsi della mia generazione, quella segnata dal numero di
riconoscimento ’68.
Marco Baliani
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8 Aprile h 20.45
Marco Baliani - Castagnole Monf.to(AT)
Tracce
di e con Marco Baliani
dall'omonimo saggio di Ernst Bloch
Presento questa mia ricerca teatrale con il termine "studio". Non solo per me, Tracce è
un'opera non terminata ma pretenderebbe di mai terminare. Provate ad immaginare una
scultura che in sé potrebbe evolversi in molte direzioni e che continua invece a vivere come
un abbozzo continuo, una traccia di significati ancora da assumere, di immagini ancora da
evocare. D'altronde la traccia è ciò che di labile si lascia dietro, è un segno di scoperta, le
tracce raccontano sempre qualcosa.
Quando ho letto Tracce di Bloch, che è all'origine di questa impresa, mi è accaduto
qualcosa del genere e allora mi sono detto: sarà possibile anche in teatro creare una
condizione di ascolto immaginativo, dove si possa, come dice Bloch, "pensare
affabulando", dove le direzioni (anche formali, di linguaggi usati) siano molteplici, aperte,
non linearmente definibili?
Lo stupore e l'incantamento, i due temi che mi hanno guidato, sono luoghi che visito di
sovente nel mio lavoro d'attore o quando guido altri attori, sono due sostanze profonde
dell'atto teatrale. Vorrei presentare queste sostanze attraverso una specie di mappa, di
costellazioni narrative diverse, come un ronzio multiforme di racconti, aneddoti, ricordi,
poesie, digressioni, riflessioni, domande.
Vorrei alla fine che gli spettatori si alzassero forse sconcertati, dispersi, ma colmi di altre
memorie non dette, desiderosi di aggiungere altri racconti alla collana, di completare non il
mio lavoro ma il loro percorso, all'interno della mappa. Marco Baliani
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9 Aprile h 20.45
Marco Baliani - Castagnole Monf.to(AT)
Frollo
di Marco Baliani e Mario Bianchi
Baliani si trasforma sul palcoscenico in un corpo narrante, che genera racconti, scopre
forme e sostanze, rende visibile l’invisibile, portando lo spettatore oltre i luoghi dell'altrove,
quell'altrove ove sia possibile fare esperienza di altri mondi, di altre parole e di altri
orizzonti. Per riuscirci servono occhi bambini, occhi capaci di sfuggire all'uniformità
schiacciante in cui questo nostro mondo sembra precipitare con voluttuoso accanimento.
Cercare quegli occhi, che si portano dietro altre orecchie e sensi e tatti e profumi e
memorie, fa parte della ricerca dell’attore, ed è quello che dà senso al suo esistere come
artista. In fondo si racconta sempre un po’ per non morire.
Frollo, scritto a due mani con Mario Bianchi, narra di un bambino di pastafrolla che
diventerà umano attraverso un viaggio di iniziazione che lo porterà a superare prove di
coraggio e di privazione. La storia si svolge dentro mille ambienti, una pasticceria, un
bosco, una sala da concerto, un nido d'aquila, in riva al mare, tra re divoratori e vecchie
sapienti in un caleidoscopio di avvenimenti che le parole di Baliani rendono visibili agli
occhi. In una scenografia come sempre nuda, Baliani, attraverso mimica, gestualità e il
solo uso della voce, riesce a coinvolgere anche lo spettatore più distratto, dando vita ad
una moltitudine di visioni e ad una narrazione che cresce man mano in intensità e vigore.
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28 Aprile h 20.45
Modjeska Teatre - Polonia
Rookie e Howie Lee
traduzione: Rozhin Klaudyna
adattamento e regia e interpreti: Joanna Gonschorek, Rafał Cieluch, Paweł Palcat
stage design: Małgorzata Bulanda
Musica: Naczyński Amadeus
Luci: Sajda Władysław
Lo spettacolo, tratto dal testo di Mark O'Rowe, giovane irlandese nato nel 1970, è la storia
contemporanea di una vita che scivola via, una sorta di cronaca di guerra tra due ragazzi,
Rookie e Howie Lee, la cui ostilità diventa amicizia e termina con un sacrificio cruento.
Per avere amici, il duro Howie Lee si nasconde dietro una maschera di desiderio. E’ solo
ma sensibile, un giovane un po' timido che ha problemi con le donne.
Non meno solitario, nonostante il successo con le donne, è Lee Rookie. Questi, tuttavia,
ha un altro problema: è sua la colpa dei pesci morti appartenenti a un gangster. E deve
pagare i soldi che non ha. Cerca di prenderli in prestito, ma non sa da chi, non ha amici!
La vita scivola tra le loro dita. "Fanculo alla vita" – sentiamo da uno di loro.
Niente sogni progetti e ambizioni. Quando in un tunnel buio apparirà la luce della
speranza, si arriva alla tragedia
Rookie e Howie Lee ha ricevuto diversi premi: the George Devine Award (1999); Rooney
Prize for Irish Literature (1999), Irish Times New Play Award (2000).
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29 Aprile h 20.45
Teatr Nowy - Polonia
Filosofia nel Boudoir
dal Marchese de Sade
Regia: Bogdan Hussakowski
Scenografia: Joanna Braun
con: Dominika Knapik, Gracja Niedzwiedz, Piotr Sieklucki, Jakub Falkowski, Dominik Nowak
“Filosofia nel boudoir” offre un testo ornato con una, filosoficamente meritevole, forma di
dialogo (che è la parodia della tradizione stessa) tratta dell’iniziazione di una giovane e
ingenua principiante, alle regole del libertinismo. Da un lato, il trattato di de Sade, per via
della sua forma, chiede di essere messo in scena, dall’altro la rappresentazione di De
Sade è un’idea folle e abbastanza controversa. Perché è molto difficile immaginare, anche
in un teatro più libertino, la messa in scena che segua fiduciosa e con lo spirito di mimesi
le immagini che si celano nel suo testo. Bogdan Hussakowski sperimenta l’impatto con le
abitudini degli spettatori teatrali e lo fa con l’intenzione di trovare sia per il testo, sia per le
immagini in esso contenute la forma migliore: ascetica, basata sulla comunicativa del
corpo, del suono o dell’immagine piuttosto che su quella della parola. Lo spettacolo di
Hussakowski è sorprendente e ambiguo. Il regista rifugge l’impatto con la letterarietà
dell’espressione erotica pur seguendo fedelmente il testo e la sua ideologia libertina.
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30 Aprile h 20.45
Laboratorium Dramatu Theatre - Polonia
Luna
regia e drammaturgia: Artur Urbanski
con: Karolina Dafne Porcari
Questa è la storia di Luna, una ragazza adolescente che si innamora del fidanzato della
sua amica: un uomo di 15 anni più grande di lei che conosce solo attraverso storie e
racconti.
Il coinvolgimento e la gelosia provati per l’uomo immaginato, tuttavia, sono così forti che
un giorno, in sella al suo scooter, Luna provoca un incidente stradale in cui resta ucciso un
amico che viaggia con lei.
Questo episodio cambia la vita della ragazza che, afflitta dal senso di colpa, vive anni
turbolenti segnati dalla bulimia e dalla costante ricerca di fughe dalla realtà.
In questo periodo inizia a frequentare un convento, dove conosce un sacerdote che
diventa la sua guida spirituale.
L’uomo però si rivela un violento. Luna inizia ad assumere droghe ed accetta di farsi
filmare durante gli stupri. Dopo l’ennesimo episodio di violenza, il sacerdote e il suo
assistente spingono la ragazza al suicidio, ma lei riesce a fuggire.
La verità viene alla luce e la storia diviene il centro dell'interesse dei media.
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7 e 8 maggio h 20.45
Atalaya/Tnt – Siviglia (Spagna)
Ricardo III
regia e coreografia Ricardo Iniesta
con Jeronimo Arenal, Carmen Gallardo, Joaquin Galan, Lidia Mauduit, Silvia Garzon, Manuel Asensio, Raúl
Vera, Maria Sanz, Nazario Diaz,
Musica Luis Navarro
Costumi Carmen Giles
scene Joaquin Galán, Vicente Palacios
Direzione Esperanza Abad
Riccardo III, uno dei testi più recenti e inquietanti dell'autore inglese, è il primo spettacolo
creato dalla compagnia dopo il riconoscimento del Premio Nazionale di Teatro ricevuto nel
2008.
In Riccardo III, si alterna il sogno surreale di Lorca, il grottesco di Valle-Inclan e Maikovski,
la forza tellurica della tragedia greca e d'avanguardia e l’impegno politico di Heiner Müller.
Si potrebbe dire che se i classici greci hanno fatto il sangue per la nostra lingua, la valle di
Lorca e Heiner Müller polmoni e sistema nervoso, in Shakespeare, Atalaya ha scoperto il
cuore che dà vita e senso a tutta la sua esistenza.
Gli attori mostrano una profonda intimità con l’opera che senza dubbio viene da una lunga
riflessione e ricerca sui cardini attorno ai quali ruota la vicenda del Riccardo III. Il
linguaggio, riconoscibile per il lavoro sull’energia degli attori sul palco, l'uso poetico degli
oggetti e delle atmosfere con l'accumulo di immagini e canzoni, costringono lo spettatore a
riflettere. Un dramma tagliente e incalzante, visivamente intrigante grazie a un perfetto
gioco di luci e sempre emozionante anche per il calibratissimo impiego di basi musicali.
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