Teatro Scientifico

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STAGIONE 2014/2015
Teatro Scientifico - Teatro Laboratorio
PRODUZIONI
“MAIS CE N'EST
ENCORE LA NUIT”
PAS Uno spettacolo di Isabella Caserta e Cathy Marchand /
Living Theatre.
De guerre et de mixitude nel Dal passato al presente attraverso le parole degli antichi e
di Brecht nella babele linguistica dei popoli che
centenario della grande guerra s'intersecano nella guerra.
La donna nella continua e perpetua spirale di violenza.
“He who uses violence against Che sia un burka esterno o un burka interno, è sempre la
his enemy will turn and use stessa lotta che passa sul suo corpo.
violence
against
his
own Debutto luglio 2015 Estate Teatrale Veronese. Novità
people”.
LA BAMBOLA E LA PUTANA
di Vittorino Andreoli
Due atti unici dello psichiatra Vittorino
Andreoli accomunati dalla tematica sessuale.
Teatro di parola che squarcia e scopre l'io
recondito per cercare di capire il disagio, la
malattia, la realtà. Ne “La bambola” il tema
della violenza sulle donne è analizzato dal
punto di vista maschile. “La putana” è la
confessione tra il divertente e l'amaro di una
donna
che,
con
un
linguaggio
popolare/gergale senza filtri, parla della sua
vita. Ne emerge uno spaccato sociale che ci
mostra un mondo che spesso si preferisce
non vedere o tenere nascosto.
ORGIA
di Pier Paolo Pasolini
Due coniugi piccolo borghesi, nel tepore di una
desolata Pasqua padana, nell’interno della loro
camera matrimoniale, si lanciano addosso
parole, ricordi, passioni laceranti. Scritto nel
1968, è il primo testo teatrale di Pasolini che lo
definì: “il dramma per la disperata lotta di chi è
diverso contro la normalità che respinge ai
margini”. Il testo forte, intenso e altamente
poetico, presenta un itinerario nelle pulsioni
oscure e violente che agiscono dal profondo
dentro di noi, fra noi e intorno a noi. Il pubblico
assiste come un voyeur. Lo spettacolo è
consigliato ad un pubblico di soli adulti.
YESTERDAY
di Jana Balkan
La malattia diventa teatro irrompendo sulla
scena. Un passato che riemerge improvviso e
prepotente fino a cancellare il presente per
essere inghiottito dall'oblio. Un naufragare
inesorabile verso il nulla. Teatro del disagio sul
disagio di quanti vivono in questa dimensione,
che la regia rende sospesa tra passato e presente.
Lo spettacolo, ispirato a una storia vera, tratta la
malattia dell'Alzheimer e oscilla tra ricordi e
presente, tra visioni della mente e realtà.
LA VEDOVA SCALTRA
di Carlo Goldoni
L'allestimento, mantenendo intatto il testo e il
linguaggio goldoniano, sottolinea il femminismo
ante litteram (“è troppo barbara quella legge che
vuol disporre del cuore delle donne a costo della
loro sventura”) e la modernità di Rosaura che si
prende gioco dei “vizi” dei suoi pretendenti e
attraversa i ponti delle varie epoche in un gioco
teatrale che arriva ai nostri giorni per suggerire
l'evoluzione della donna e lo smascheramento
sia della menzogna che della macchina teatrale.
CHE NE DICI DI VENIRMI A
SALVARE?
di Guido Catalano
diretto e interpretato da Isabella Caserta e
Francesco Laruffa
Parabola semi-seria di una coppia
attraverso i versi di Guido Catalano,
adattamento teatrale di Isabella Caserta.
Evoluzione
di
un
rapporto
dal
corteggiamento in poi.
Fasi di una storia d'amore condensata in
venti minuti.
STORIE DE 'NA OLTA
di Jana Balkan
Lo spettacolo, liberamente tratto da
racconti e ricordi, alterna momenti
poetici a musiche e canzoni dal “vivo”.
Storie
e
racconti
del
passato
s’intrecciano in lingua dialettale al
vissuto quotidiano offrendo uno
spaccato della vita e della campagna
veneta degli ultimi settanta/ottant’anni.
L'INCREDIBILE VIAGGIO
DELLA PRINCIPESSA ROLANDA
di Luca Caserta
Affronta la tematica ecologica e la
salvaguardia dell'ambiente attraverso le gesta
di una principessa/guerriero con il linguaggio
fantasy. Teatro ragazzi
Teatro Scientifico, soc. coop.
via Tommaso da Vico 9
37123 Verona
tel. 045/8031321 – 346/6319280
[email protected]
www.teatroscientifico.com
CHE NE DICI DI VENIRMI A SALVARE?
“corto teatrale”
diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa
su testi di Guido Catalano
Produzione Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio/Estate Teatrale Veronese 2014
Evoluzione di un rapporto dal corteggiamento in poi.
Parabola semi-seria di una coppia attraverso i versi di Guido Catalano.
Fasi di una storia d'amore condensata in venti minuti.
Il “corto” teatrale fa parte dello spettacolo “Corti in corso. La coppia”, ideato e coordinato da Jana
Balkan e Isabella Caserta, che ha coinvolto Babilonia Teatri, Stefano Cenci -Progetto Brockenhaus,
Fratelli Dalla Via e che ha debuttato all'Estate Teatrale Veronese a luglio 2014.
estratto stampa
“S'è conclusa 'Sguardi' la vetrina del teatro professionale...Tra le proposte migliori ecco gli
innamorati del duo Caserta - Laruffa....'Che ne dici di venirmi a salvare?' , corto teatrale di Teatro
Scientifico-Teatro Laboratorio, tra le cose migliori viste a Sguardi, con i bravi Isabella Caserta e
Francesco Laruffa, su testi di Guido Catalano, la parabola semi-seria di una coppia,
dall'innamoramento alla crisi. Surreale e scherzoso, è intriso di miele e vetriolo. Da vedere.”
(Alessandra Agosti “Il giornale di Vicenza” 14 settembre 2014)
“La Compagnia Teatro Scientifico con il suo Che ne dici di venirmi a salvare? di Guido Catalano,
interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa, racconta l'evoluzione (o involuzione) di un
rapporto di coppia fatto di momenti idilliaci, schermaglie, liti, abbandoni e ricongiungimenti.
L'ambientazione che all'inizio sembra evocare atmosfere shakespeariane si fa poi più indefinita, di
un'atemporalità che vuole ricordare che il tema è sempre “caldo”, in tutti i tempi e fin dalla notte dei
tempi. Cambia tutto attorno alla coppia, ma non cambiano le forze di attrazione e rifiuto che da
sempre agiscono tra i due poli contrapposti del maschile e del femminile... Una serata che... si è
rivelata una bella sorpresa”. (P. Corsi 8 agosto 2014)
“Che ne dici di venirmi a salvare? di Teatro Scientifico, diretto e interpretato da Isabella Caserta e
Francesco Laruffa, gustosissimo corteggiamento amoroso su testi di Guido Catalano, surreale certo,
ma nello stesso tempo, attraverso un linguaggio in qualche modo barocco, rappresentativo dei
rapporti che oggi intercorrono tra i giovanissimi.” (Mario Bianchi “Krapp's Last Post” 20
settembre 2014)
“Finalmente una bella drammaturgia ad addentrarsi con ironia e profondità nel meccanismo di
coppia e in cui i bisticci di parole diventano casuali input di riflessione, finestre aperte e sguardi
nuovi, a trasformare l’apparente canovaccio di una favola in una realtà psicologica complessa
ancora da esplorare. Qui il bel testo di Guido Catalano si intreccia con l’altrettanto aderente
interpretazione dei due protagonisti, poggiata sulla padronanza e abilità tecnica di Francesco
Laruffa nel continuo spostamento delle direzioni e sulla splendida vibrazione della voce capace di
attraversare il corpo di Isabella Caserta. Profondo e divertente.” (E. D. P. “Traiettorie” 14
settembre 2014)
“I due attori di consumata esperienza concertano una ricca partitura di sfumature squisitamente
attoriali per farci vibrare tutte le declinazioni cromatiche di un rapporto di coppia. Un'assonanza da
ascoltare come un solfeggio tragicomico” (S. Azzoni “L'Arena” 25 luglio 2014)
“Ironico e sarcastico, lo spettacolo portato in scena da Isabella Caserta e Francesco Laruffa, è la
parabola semi-seria di una coppia attraverso i versi di Guido Catalano. (S. Azzoni “L'Arena”
7/09/2014)
“La rassegna (Sguardi 2014) era punteggiata dai “Colpi d’occhio”, sorta di trailer di spettacoli di
maggior estensione, o anche lavori compiuti, ma di breve durata: una proposta stimolante, che
sembrava voler infrangere la regola – non scritta, ma tassativa – di una durata minima del prodotto
teatrale. In alcuni casi, veri gioielli, come... nella bella resa drammaturgica ricavata da Isabella
Caserta e Francesco Laruffa su testi poetici di Guido Catalano, il brillante, spiritoso Che ne dici di
venirmi a salvare?, con vaghe assonanze con la prosa di Goffredo Parise e Roland Barthes.”
(Claudio Facchinelli “Corrierespettacolo.it” 19 settembre 2014)
“Corto convincente quello diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa 'Che ne dici
di venirmi a salvare?', testi di Guido Catalano – Compagnia Teatro Scientifico, Teatro Laboratorio.
A incuriosire e coinvolgere i presenti non è tanto la breve storia di un amore che si sviluppa
rapidamente, dal suo incipit di corteggiamento alla crisi di coppia, quanto l’uso della parola. È uno
studio sulla sintassi dell’amore, dove ogni vocabolo ha un peso diverso in base al posto che occupa
all’interno della frase. Facile quindi fraintendere e disorientare usando il lessico, un linguaggio che i
due attori manipolano con destrezza in una recitazione piacevole e disinvolta, dai toni per lo più
ironici.” (Daniela Marani “Traiettorie” luglio 2014)
“Che ne dici di venirmi a salvare? Basato sui testi dell'irriverente poeta torinese Guido Catalano,
divenuto un caso letterario con le 10.000 copie vendute delle sue opere raccolte dalla casa editrice
Miraggi”. (Carnet Verona 12.09.2014)
LA BAMBOLA e LA PUTANA
di Vittorino Andreoli
uno spettacolo di Isabella Caserta e Francesco Laruffa
produzione Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio
due atti unici mai rappresentati
Due atti unici dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli accomunati dalla tematica sessuale.
Andreoli, con il linguaggio scarno e diretto della quotidianità, non edulcorato, drammatico e
ironico, che squarcia il velo di perbenismo ipocrita sotto il quale l’uomo ama nascondersi, ci
conduce in un mondo dove ogni cosa è rappresentata per quello che è e all’estremo (sesso,
sentimenti, violenza e passioni) per rivelarci le pulsioni dell'uomo, i suoi desideri più proibiti e
segreti. Teatro di parola che squarcia e scopre l'io recondito, che lo svela nella sua crudezza per
cercare di capire il disagio, la malattia, la realtà.
“La bambola” racconta di un uomo (potrebbe essere il vicino della porta accanto) e le sue
ossessioni. Andreoli, profondo conoscitore della mente umana, sviluppa in maniera insolita il tema
della violenza contro le donne, indaga nella mente del maschio e racconta cosa avviene nella testa
di quest'uomo.
“Hai le scarpe che ho scelto. Tu non puoi cambiare idea. Tu sei mia. Mia per sempre. Tu pensi
quello che io penso. Tu vuoi quello che io voglio."
“La putana”: confessioni tra il divertente e l'amaro di una donna che, con un linguaggio popolare e
senza filtri, parla al pubblico della sua vita, dei suoi desideri e della cruda realtà del suo quotidiano.
Con un passato di sofferenza che lei in qualche modo giustifica, accetta con pragmatica
rassegnazione l'ineluttabilità del suo destino e del suo “mestiere” che racconta in modo schietto,
sincero e con disinvoltura, celando l'amarezza che però in alcuni momenti emerge. Spaccato sociale
che ci mostra un mondo che non è lontano come si potrebbe pensare, ma che spesso si preferisce
non vedere o tenere nascosto.
Estratto stampa
“Sesso e violenza. I tabù spiegati a teatro. Quando Vittorino Andreoli, un paio di decenni fa, mise
tutto nero su bianco, c’era ancora chi pensava che, con l’arrivo del Duemila, la gelosia andasse
‘fuori moda’. Qualcosa del secolo passato, insomma, destinata a scadere con l’avvento di una
società più ‘emancipata e moderna’. Una scommessa che lo psichiatra veronese non si era sentito di
fare, tanto che lo mise nero su bianco. Non solo in saggi scientifici, ma anche in un romanzo,
‘Yono-Cho’…Pochi sanno che quello stesso racconto è diventato un testo teatrale…mai
rappresentato fino ad oggi…Due personaggi-racconta Andreoli- ispirati alla mia esperienza nel
campo dell’analisi psicologica...” (D. Orsato “Corriere della sera” 15 ottobre 2014)
“Applausi per gli strazianti testi di Vittorino Andreoli…due atti unici affidati alla recitazione
bruciante, incisiva, da cronaca nera, di Francesco Laruffa e Isabella Caserta che hanno interpretato
il ruolo di un uomo deviato e di bambola gonfiabile a grandezza umana … e prostituta veneta…”
(M. Pezzani “L’Arena” 19 ottobre 2014)
“Lo spettacolo, diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa, ha registrato al
debutto il tutto esaurito e ha riscosso un caloroso successo. I due atti unici finora mai rappresentati
dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli, sono stati coraggiosamente portati in scena dal Teatro
Scientifico che ha dato prova di grande capacità umana e artistica nell’affrontare in scena e
pubblicamente temi e problematiche di solito celate e che si preferisce/non si deve dire…Grande
prova per Isabella Caserta che sa trasformarsi perfettamente nel personaggio di Ana, disegnando
uno spaccato sociale che non è lontano come si potrebbe pensare, ma che spesso si preferisce non
vedere o tenere nascosto. Uno spettacolo di forte impatto. Per le ultime repliche si consiglia di
prenotare”. (R. “Momento sera” 27 ottobre 2014)
“Gli spettatori erano talmente tanti che il Teatro Laboratorio all’ex Arsenale non ha potuto ospitarli
tutti… Uno spettacolo utile che non crea morbosità nonostante le situazioni sessuali che mostra,
commuove e riesce a mettere inj evidenza la sacralità dell’essere umano accompagnando lo
spettatore oltre la volgarità..” (M. Pezzani “L’Arena” 21 ottobre 2014)
“Il tema della violenza sulle donne viene affrontato in maniera insolita, attraverso il rapporto
surreale tra un uomo e una bambola. Una bambola che interpreta il ruolo della donna. È questa la
chiave di lettura, non solo di quanto rappresentato nella finzione teatrale, ma anche della psicologia
di un modo malato di vivere il rapporto uomo - donna… La lucida follia interpreta da Francesco
Laruffa sulla scena ci fa sentire come logica la conseguente soppressione dell'oggetto: ‘La tua morte
è necessaria perché io possa vivere’. E così veniamo lasciati soli, soli con noi stessi, nell'abisso del
nostro io… Ana, ‘la putana’ fa il suo ingresso riportando in scena la vita. Personaggio che sembra
cucito addosso a Isabella Caserta, che non solo ne esalta le doti interpretative, ma ne mette in luce il
grande spessore umano, emotivo, l'empatia che le è propria. Sono le confessioni, le riflessioni di
una donna, che con lucida rassegnazione e disinvolta ironia ha accettato il proprio destino...Questo
secondo, crudo spaccato sociale, toglie il velo ad una delle tante realtà scomode, quelle che si
preferisce tenere nascoste, quelle da non vedere, da non raccontare. Un'opera di forte impatto
emotivo, sintesi perfetta e agghiacciante di un mondo dominato dalla triade sesso, soldi e sangue,
dove l'approvazione sociale passa attraverso la negazione della fragilità umana. Applausi
scroscianti, liberatori, da parte del numerosissimo pubblico accorso al debutto di questa nuova
produzione del Teatro Scientifico, che da sempre si distingue per la capacità di restituire la parola a
chi di voce non ne ha.” (C. Inguanta “Radio Popolare” 18 ottobre 2014)
“Meritati applausi per Isabella Caserta e Francesco Laruffa dopo l’intensa interpretazione dei due
monologhi La bambola e La putana al Teatro Laboratorio” (N. Ferrari “Dismappa 19 ottobre
2014)
“Vittorino Andreoli a teatro con La bambola e La putana… Risultato: un mondo dove ogni cosa è
rappresentata per quello che è e all’estremo (sesso, sentimenti, violenza e passioni) con le pulsioni
dell'uomo, i suoi desideri più proibiti e segreti. E' dunque teatro di parola su un "io" nascosto,
quando non viene negato, ma che ha qualcosa a che fare con il disagio, la malattia, la realtà. O
meglio: con la realtà di una società in stato di disagio e malata.” (“Sentire” 15 ottobre 2014)
LA VEDOVA SCALTRA
di Carlo Goldoni
con Isabella Caserta
Francesco Laruffa, Andrea De Manincor, Maurizio Perugini, Elisa Bertato, Martina Colli
regia Jana Balkan e Isabella Caserta
musiche a cura del Gruppo Joglar, costumi Mariana Berdeaga - Laboratorio Teatrale
scene Laboratorio Teatrale, maschere Donato Sartori e Fucina dei Miracoli, attrezzeria Peroni
Teatro Scientifico - Teatro/Laboratorio/Estate Teatrale Veronese 2010
“La vedova scaltra”, scritta nel 1748, testo di passaggio tra la commedia delle maschere e la
commedia di carattere, costituì una novità per il pubblico, non solo perché interamente scritta, ma
anche per il nuovo modo di concepire i personaggi.
Vi convivono le maschere della Commedia dell'Arte e i personaggi presi dalla realtà di tutti i giorni.
E' giocata sull'astuzia di Rosaura che, indecisa tra quattro pretendenti che la coprono di attenzioni
per avere la sua mano, escogita un piano per scoprire se i loro sentimenti nei suoi confronti sono
davvero sinceri. Trionfo della femminilità, donna forte e di carattere, Rosaura sa gestire con arguzia
la situazione e riesce a capire con scaltrezza la verità. E' una figura nella quale ci si può rispecchiare
ancora oggi perché presenta quella sensibilità e quell'intuizione che appartengono all'universo
femminile. Sa ribellarsi al padre e si oppone alle nozze della sorella con un vecchio (lei ne aveva
sposato uno del quale è rimasta vedova) e, ora che può, sospesa e in bilico per prendere la decisione
giusta, ponte tra la commedia “vecchia” e il mondo nuovo, per sé “sceglie” di scegliere il suo uomo.
Scaltra nello svelamento della menzogna, Rosaura scopre la mancanza di sincerità dei pretendenti
per individuare alla fine l’unico che non le ha mentito e sceglie la verità e la sincerità che ogni
donna vorrebbe avere dal suo uomo.
L'allestimento, mantenendo intatto il testo e il linguaggio goldoniano, sottolinea il femminismo ante
litteram (“è troppo barbara quella legge che vuol disporre del cuore delle donne a costo della loro
sventura”) e la modernità di Rosaura che si prende gioco dei “vizi” dei suoi pretendenti e attraversa
i ponti delle varie epoche in un gioco teatrale che arriva ai nostri giorni per suggerire l'evoluzione
della donna e lo smascheramento sia della menzogna che della macchina teatrale.
“Donna di un'altra statura la vedova scaltra portata in scena ieri sera al Teatro Camploy
nell'innovativo allestimento del Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio di Verona.
Il ponte che si proietta dal palco alla platea, sottolinea con forza ciò che caratterizza l'intera opera: il
passaggio, la transizione. Il passaggio tra la commedia delle maschere e la commedia di carattere, la
transizione dall'originaria condizione di schiavitù di Rosaura alla libertà. Sì, perché Rosaura sceglie
di scegliere e questa è la sua forza e qui si trova la sua modernità. Infatti se “è troppo barbara quella
legge che vuol disporre del cuore delle donne a costo della loro sventura” e benché in bilico, la
protagonista sa trovare la forza per costruire quel ponte che la proietterà verso il futuro con
avvedutezza, ma senza rinunciare al sentimento, attraverso caratteristiche di astuzia e di fascino
peculiarmente femminili. Le donne costruiscono ponti, mentre gli uomini si sfidano a duello.
La statura morale di Rosaura domina la scena sottolineata dalle altezze delle gonne, sotto le quali
avvengono i giochi degli uomini, sotto le quali si trova riparo e che rimandano all'immagine della
chioccia che compiaciuta e consapevole tiene i suoi pulcini sotto le ali.
Il ritmo e la velocità della commedia sono piacevolmente sottolineate ed esaltate dalla musica
eseguita dal vivo in un'ordinata sarabanda di suggestioni. Splendida l'interpretazione dei
protagonisti perfettamente calati nel ruolo delle parti con un'Isabella Caserta in stato di grazia
assoluto.
Indovinato e di grande gusto il taglio registico dato alla commedia da Jana Balkan e Isabella
Caserta, taglio che riconferma la vocazione di ricerca e sperimentazione del Teatro Scientifico –
Teatro Laboratorio anche attraverso il classico goldoniano. Un allestimento che, sicuramente,
potrebbe trovare degna collocazione sul palco del Teatro Romano durante l'Estate Teatrale
Veronese”. (Cinzia Inguanta “Radio Popolare” 12 febbraio 2015)
“C'è cura nei costumi e nelle scene....La musica ha sciolto i vincoli che legavano i personaggi ai
ruoli e tra ribalta e platea vengono maschere, 'tipi' a mostrare in passerella di aver perduto i
riferimenti storici. Il Teatro Scientific o fonde, confonde e ben mescola Commedia dell'Arte e
riforma”. (S. A. “La Vedova scaltra libera i personaggi” “L'Arena” 13 febbraio 2015)
“Scaltra questa vedova, con il pop fa capire com’è rock Goldoni. Una Vedova scaltra dai toni pop
rock ha chiuso con successo la sezione prosa della rassegna Estate Teatrale Veronese. L’allestimento
ha proposto un’originale interpretazione. A tessere la vicenda la bella Rosaura, una carismatica
Isabella Caserta, incarnazione di una femminilità sexy, ma allo stesso tempo anche emancipata nelle
proprie decisioni. Ben calati nei loro ruoli tutti gli interpreti che a scena aperta hanno conquistato
numerosi applausi”. (E. A. “L’Arena”31/07/2010)
“L’allestimento è stato ottimale sotto tutti gli aspetti…La regia muove i personaggi con sagacia,
anche recandoli in mezzo al pubblico….Le interpretazioni attoriali non meritano che lodi, a
cominciare dal personaggio principale ch’è la vedova disegnata da Isabella. La produzione è del
glorioso Teatro Laboratorio del compianto Ezio M. Caserta”. (S. S. “Amici della musica”
11/08/2010)
link promo https://www.youtube.com/watch?v=7RiWkf7TAtE
L’INCREDIBILE VIAGGIO DELLA PRINCIPESSA ROLANDA
testo e regia di Luca Caserta
con
Isabella Caserta, Francesco Laruffa, Elisa Bertato
scene Laboratorio Teatrale, costumi Mariana Berdeaga su bozzetti di Luca Caserta
musiche a cura di Luca Caserta
produzione Teatro Scientifico - Teatro/Laboratorio
Un messo regale diffonde una notizia allarmante: il Regno di Argot è ormai sull’orlo del disastro
ecologico a causa dell’uso indiscriminato delle sue risorse naturali e dell’alto tasso
d’inquinamento determinato da un’accelerata industrializzazione. La regina madre ha convocato
d’urgenza la principessa-guerriero Rolanda per affidarle una missione di vitale importanza:
dovrà recarsi nei territori del nord alla ricerca dell’anziano saggio mago Zulov, figura
leggendaria di oltre un secolo d’età, che ha abbandonato Argot da vari decenni perché
disgustato dal comportamento degli uomini. E’ l’unico detentore del segreto dell’Acqua Eterna,
mitica sorgente capace di ridare la vita con una sola goccia. Compito di Rolanda è fare ritorno
con un’ampolla di tale acqua per far rinascere Argot.
Nel corso del suo viaggio la principessa incontrerà creature dotate di incredibili poteri magici,
ostacoli e minacce mortali, luoghi incantati, battaglie feroci e avventure d’ogni genere che
faranno di lei una donna diversa nel cuore e nell’anima.
Attraverso il racconto favolistico vengono affrontate le seguenti tematiche:
il viaggio come scoperta di nuovi mondi e realtà, il rapporto con gli altri e con le differenze, il
rispetto dell’ambiente, il problema ecologico.
“…Molti bambini tra il pubblico pronti a farsi rapire dalle magiche avventure…Il viaggio è avventuroso e
ricco di insidie, ma il coraggio e l’intelligenza della principessa, a cui Isabella Caserta dona grande forza
espressiva, sono gli strumenti giusti…Lo spettacolo ha il pregio di raccontare una storia dove esseri
fiabeschi portano in scena valori quali il rispetto per gli altri e per l’ambiente in cui si vive con i toni magici
delle storie per bambini…” (S. Ber. “L’Arena”)
“…Attraverso il racconto, Luca Caserta fa riflettere, usando i toni magici delle storie per bambini, sulla
drammatica situazione della nostra epoca. Il racconto si snoda con scioltezza. Di grande efficacia alcune
scene, in cui Rolanda, interpretata da Isabella Caserta con grande temperamento, incontra alcune
creature mostruose come la donna serpente, lo spirito dei boschi e il demone, che incutono paura e
nello stesso tempo uno stupore magico che incanta ed affascina. Elisa Bertato, impegnata in più ruoli,
che affronta con bravura, è una magica fata del lago…” (Rudy De Cadaval, “Hystrio”)
“…Fantastica in tutti i sensi l’interpretazione di Isabella Caserta nei panni della ‘belligerante’ principessa
Rolanda pronta a sacrificarsi per una giusta causa…Luca Caserta segue costantemente le
problematiche sociali e civili e con questa favola, che favola non è, ancora una volta suggella
ulteriormente quello che per lui è il principio cardine: l’impegno sociale, che accompagna tutte le sue
opere. Ma la bravura e la sensibilità dello scrittore, qui anche pedagogo, in questo desolante frangente
apocalittico, si evince dai toni mitigati e sapientemente dosati in una dimensione di un mondo fantasticopoetico che solo una favola per bambini può donarci… Una godibilissima e didattica performance per
bambini, ma soprattutto per grandi, capace…di risvegliare il senso delle responsabilità e del rispetto per
la natura…” (Claudia Formiconi, “Corriere”)
Fascia d’età consigliata: dai 6 ai 12 anni
Durata: 60 minuti. La Compagnia è autosufficiente per l’impianto tecnico audio/luci
“Orgia”
di Pier Paolo Pasolini
regia e con
Isabella Caserta e Francesco Laruffa
produzione Teatro Scientifico – Estate Teatrale Veronese
“Orgia” è il primo dramma teatrale di Pasolini da Pasolini stesso allestito nel 1968.
Due coniugi piccolo borghesi, nel tepore di una desolata pasqua padana, nell’interno della loro
camera matrimoniale, si lanciano addosso, in una sorta di sacrificio rituale, parole, ricordi, passioni
laceranti che li porteranno inesorabilmente alla sconfitta.
“Orgia” è probabilmente la tragedia più emozionante di Pasolini, che lo definì “il dramma per la
disperata lotta di chi è diverso contro la normalità che respinge ai margini”.
Il testo, forte, intenso e altamente poetico, presenta un itinerario nelle “pulsioni oscure e violente”
che agiscono dal profondo dentro di noi, fra noi e intorno a noi: nell’individuo, nella coppia, nella
società.
Quello che lo spettacolo propone è un viaggio nei meandri della mente e tra le pieghe nascoste
dell’animo umano, nella psiche lacerata dell’individuo, oltre le apparenze di una normale coppia
borghese, quello che avviene nei chiusi confini della stanza (della mente?), dentro l’oscuro abisso
della coppia, oltre quello che appare dall’esterno.
I personaggi sono complici di un gioco perverso vittima /carnefice.
Lo spettatore è posto in media re, è voyeur di una violenza privata che avviene all’interno della
camera da letto dei coniugi dominata da un letto/campo di battaglia/prato pasoliniano/altare
sacrificale.
Trailer https://www.youtube.com/watch?v=dB_Fgp5g8ao&list=PLep_t98dvghppA-f58n0lw7Trv4U5sWEn&index=4
Estratto stampa
“Viscere e magma vulcanico nelle parole pasoliniane di Orgia con un catafalco al centro, ora bianco
lenzuola adesso verde prato, teatro del possesso, dell’attrazione, potere e sottomissione generata tra
i due amanti (Isabella Caserta celestiale, Francesco Laruffa demoniaco) nel vortice d’erotismo,
violenza e colpa, sadomasochismo, vittima e carnefice, confessioni e umiliazioni. P.P.P.: pietà,
passione, paura.” (Tommaso Chimenti, “Il Fatto Quotidiano”, 28 ottobre 2013)
“…anche il programma di Sguardi è frutto di un’ampia selezione: degli oltre settanta prodotti
presentati, ne sono stati scelti 24… Difficile, direi impossibile citare tutti gli spettacoli, ma vale la
pena almeno riportare qualche “sguardo” (appunto) della tre giorni veronese. A partire dalla
bellezza inquieta di Orgia, testo sempre folgorante e disturbante, impervio e complesso, di Pasolini,
ben interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa.” (Andrea Porcheddu “Succede oggi” 26
settembre 2013)
“Ci piace elogiare Isabella Caserta e Francesco Laruffa di Teatro Scientifico che, intorno e sopra un
marmoreo letto-sepolcro, a stretto contatto con gli spettatori, alla maniera antica, si sono cimentati
con successo nell'ardua impresa di mettere in scena “Orgia” di Pier Paolo Pasolini, tragedia
altamente anti teatrale, espressa poeticamente in versi, dove un uomo e una donna della ricca
borghesia cittadina si sbranano in un
rapporto di estremo sadomasochismo.
È un rito che rivela la vera natura dei rapporti sociali, dove la violenza del potere sorregge ogni
realtà sociale, e dove si consuma “il dramma per la disperata lotta di chi è diverso contro la
normalità che respinge ai margini”. Come spesso accade in Pasolini, la poesia travolge tutto,
rendendo plausibili nella loro lacerante verità anche le situazioni più estreme, che i due attori
sorreggono con grande abilità interpretativa. (Mario Bianchi “Krapp’s Last Post” 26/09/2013)
“Non si assiste a uno spettacolo, ma si partecipa, si è dentro la narrazione. Siamo Voyeur nella
camera da letto di una coppia, dove con l’ineluttabilità di un sacrificio rituale, l’uomo e la donna si
vomitano addosso parole, ricordi, passioni. Un viaggio dentro se stessi e la propria diversità, un
viaggio verso la sconfitta. Inesorabile, inevitabile…Siamo dentro, non ci si può fermare,
precipitiamo negli abissi della mente, scrutiamo la nostra psiche lacerata. E lo facciamo dentro i
chiusi confini della stanza da letto. Siamo nel luogo più intimo e privato della coppia, di noi stessi,
oltre la rassicurante apparenza di una vita normale. Dove la normalità perde forma e contenuto e ci
lascia di fronte alla diversità che è l’essenza del nostro essere e incarna il ‘male di vivere’ con il
quale quotidianamente ci confrontiamo, a meno che non si rinunci a sentire, non si rinunci a vedere.
Ecco che la bravura di Isabella Caserta e Francesco Laruffa ci hanno condotti dove non saremmo
voluti arrivare, ci hanno sedotti e poi abbandonati al centro di noi stessi, della nostra diversità. E’
uno spettacolo per donne e uomini coraggiosi, che vincendo la paura non si sottraggono alla
sofferenza. Il premio? La libertà della consapevolezza… Ringrazio Isabella Caserta e il Teatro
Scientifico..”. (Cinzia Inguanta, “Radio Popolare” 15/09/2013)
“Vorremmo cominciare dalla fine nel recensire l'allestimento della tragedia pasoliniana Orgia.
Cominciare cioè col riconoscere la bravura di Isabella Caserta e Francesco Laruffa perfetti nel
restituire il testo pasoliniano... Orgia è un testo che, prima ancora che nel contenuto, va capito nella
forma. Quella del teatro di parola come lo definiva Pasolini… Caserta e Laruffa sono insomma
proprio un vero piacere da ascoltare e guardare e costituiscono entrambi la prima immediata e più
intima riuscita della messinscena della quale firmano entrambi la regia. Orgia si fonda sulla
constatazione che il diverso, qualunque sia la propria diversità, in quanto emarginato, è escluso dal
fare storia e rimane sempre uguale a se stesso costretto nella sua diversità, dalla società che lo
giudica e lo relega in un ghetto mentre solo chi è nella storia ha la prerogativa di cambiare…Orgia
è splendidamente portato in scena in un allestimento all'altezza delle questioni gravi che il testo
mette in campo e sulle quali a distanza di quasi 50 anni Pasolini inchioda ancora il pubblico tramite
uno strumento di cultura come il teatro l'unica forma d'arte che ha mantenuto la sua aura perché non
può essere riprodotto ogni replica essendo un evento a sé per chi lo interpreta e per chi vi assiste…
Un'occasione da non mancare”. (Alessandro Paesano “Il buon mestiere dell’attore e dell’attrice”,
“Teatro Org” 16/02/2013)
“Non è un testo di tutti i giorni, Orgia di Pier Paolo Pasolini, che lo stesso autore definì ‘il dramma
per la disperata lotta di chi è diverso contro la normalità che respinge ai margini’. Ora questo testo
forte e poetico che esplora le pulsioni oscure di due coniugi piccoli borghesi nella loro camera
matrimoniale, con sacrificio di parole, ricordi e sconfitte, è in scena all’Orologio con regia e
interpretazione di Isabella Caserta e Francesco Laruffa. Nei chiusi confini di una stanza e nei
meandri nascosti dell’animo umano una coppia trascende in un gioco perverso di
vittima/carnefice…” (rodolfo di giammarco “Repubblica” 14/02/2013)
“Una stanza, un letto e il pubblico che spia... Caserta e Laruffa interpretano in modo profondo,
lacerante e forte il dramma che al suo debutto nel ´68 scandalizzò i moralisti. Gli attori … hanno
riproposto il dramma pasoliniano in tutta la sua forza e crudezza. Una prima nazionale, prodotta dal
Teatro Scientifico/Teatro Laboratorio e diretta dai due interpreti capace di infrangere i classici
clichè teatrali. Orgia è un testo che sbigottisce perché parla davvero di noi, tanto da esserne
coinvolti emotivamente…Intensa e struggente, con momenti di pura poesia, l´interpretazione di
Isabella Caserta e di Francesco Laruffa, entrambi ben calati nella loro parte, capaci di evocare la
figura di Pasolini. Un´opera che mette a nudo, nel senso letterale del termine, la coppia. La
recitazione, fortemente corporea, densa di atti sessuali e di violenti dialoghi grazie ai due
protagonisti restituisce alla tragedia tutta la sua veemenza, giocata tra un calibrato scambio di parola
e azione, capace di lasciare il pubblico a bocca aperta. Copiosi gli applausi a scena aperta a
premiare l´audacia e la bravura dei due attori registi”. (E. Albertini “L’Arena” 26 luglio 2012)
“Isabella Caserta e Francesco Laruffa toccanti interpreti di un Pasolini per adulti. Il lavoro aveva
debuttato con successo a fine luglio a Cortile Mercato Vecchio per l'Estate Teatrale Veronese,
colpendo per la forza che lo scabroso e infernale testo «per soli adulti» ha rivelato, e lo
sconvolgimento inferto al pubblico il quale ha dimostrato di apprezzare il senso profondo di una
storia sulla diversità (e non solo sessuale ma in senso lato) che vede protagonista una coppia
borghese legata da un rapporto sadomasochistico. La vicenda è quella di due angeli caduti dal cielo,
bisognosi l'uno dell'altro fino all'ultimo respiro (e non in senso metaforico), consci del male che li
pervade e allo stesso tempo vittime sacrificali di una frustrazione esistenziale che li rende
rispettivamente vittime e carnefici, nonché «testimonial» di un orrore che alberga
insospettabilmente in molte più realtà domestiche di quanto si pensi... Ed è sopra e ai piedi di un
marmoreo letto-sepolcro, ricoperto da un lenzuolo bianco, che si è consumato il festino di sesso e
spirito dei poveri demoni, ring di sevizie morali e fisiche tra coniugi: un tuffo senza pietà nella
dimensione perduta della purezza infantile, impossibile da ritrovare se non nei ricordi e nelle
nostalgie. Unica nel suo genere e difficile da dimenticare per la capacità di Pasolini di evidenziare
la poesia anche quando è vestita di volgari stracci, Orgia eccelle per l'obiettività degli attori nel
tradurre le intenzioni dell'autore e il gioco crudele delle identità mescolate…” (Michela Pezzani
“L’Arena” 24 ottobre 2012)
“La recitazione è un misto di verità parlata e di dizione poetica, così diceva Pasolini e questo è
l’indirizzo che i due bravi attori e registi hanno seguito nell’interpretare la coppia…” (A. Ceschi
“Carnet Verona” ottobre 2012)
“L’opera è una vera orgia di parole, di passioni, di ricordi. I protagonisti ne sono travolti e si
torturano a vicenda come in un sacrificio rituale. Ma questo lavoro teatrale è anche la denuncia
dello sradicamento di una società lanciata verso un abbagliante e infido progresso. Sono proprio
quelle radici di un ‘passato felice che ha prodotto persone infelici’ a portare verso la fine i due
protagonisti, schiacciati dalla memoria di un tempo perduto e sincero. L’epilogo conduce i
personaggi verso una inesorabile quanto prevedibile sconfitta, che però assume genialmente i
caratteri di una rivoluzione, la rivoluzione del Diverso, ultima incarnazione possibile per resistere,
inutilmente all’omologazione, alla nuova barbarie che avanza”. (A. A.“Verona In” 04/10/2012)
“E’ una vera orgia di parole, di passioni, di ricordi…ma è anche la denuncia dello sradicamento di
una società lanciata verso un abbagliante e infido progresso”. (“Verona In” 04/10/2012)
“Orgia di Pasolini, l’abisso di una coppia tra verità parlata e dizione poetica…un testo di grande
intensità e forte tensione emotiva, che ancora oggi può risultare scabroso, eppure molto poetico…”
(A. C. “Carnet Verona”, ottobre 2012)
STORIE DE ‘NA ‘OLTA
(I pitochi)
ideazione di Jana Balkan
con
Jana Balkan, Isabella Caserta
e altri due attori
musiche e canzoni dal vivo della tradizione popolare veneta Gruppo Joglar
regia di Jana Balkan
produzione Teatro Scientifico - Teatro/Laboratorio
Lo spettacolo, risultato di una ricerca antropologica, tratto da racconti e ricordi, alterna momenti poetici a
musiche e canzoni dal “vivo” offrendo uno spaccato della vita e della campagna del nordest degli ultimi
settanta/ottant’anni.
E’ un viaggio dentro le proprie radici, in un mondo che in grande parte è scomparso o sta per scomparire,
un ripensamento di quei valori dei nostri vecchi che il ritmo frenetico della nostra vita ci fa dimenticare,
un modo per tramandare alle giovani generazioni un’epopea fatta di cose semplici e vere.
La memoria si fa spettacolo, la tradizione orale si traduce in segno della scena che compone ricordi, echi
di un mondo rurale che rappresenta le nostre radici. Sono le voci della campagna di un tempo a
raccontarsi.
La musica eseguita dal vivo accompagna l’interpretazione, mentre gli attori testimoniano speranze e
fatiche, aspirazioni e miserie di un tempo che sembra non appartenerci più, ma di cui è intessuta la trama
del nostro presente. Un tenero quadro di genere quale fonte di rinnovate emozioni tra nostalgia e tensione
verso il futuro, linfa per guardare noi stessi e gli altri senza dimenticare come eravamo.
“Sprazzi di miseria e ricordi senza la patina della nostalgia. Uno spettacolo raffinato...una carrellata di
ricordi pescati dalla tradizione popolare, remota o appena passata. E’ un dire per ricordare, rimanendo
ancorati alla necessità di non dimenticare, di tramandare, di ancorare il presente ad uno zoccolo ben più
solido delle abitudini contemporanee... La regia di Jana Balkan ha costruito uno spartito di parole e
musica dislocato su più punti in relazione ritmica tra loro, mantiene un’eleganza ... nell’aver saputo
riformulare con modernità anche le canzoni che dal vivo accompagnano i pezzi.” (Simone
Azzoni“L’Arena”)
“Un viaggio teatrale nel come eravamo prima di consumismi e di una vita frenetica. Un ripensamento di
quei valori dei nostri vecchi che il ritmo frenetico della nostra vita ci fa dimenticare, un modo per
tramandare alle giovani generazioni un’epopea fatta di cose semplici e vere” (“Dnews”)
“Il ricordo è il baule della nonna dal quale le artiste traggono i racconti accompagnati da canzoni dal vivo
a testimonianza di un passato che ha lasciato il segno nelle generazioni che hanno superato gli anta ma
che i giovani non conoscono e l’intreccio di aneddoti ci riporta al vissuto di campagna…” (Michela
Pezzani “L’Arena”)
Durata: 1 h.
Spettacolo per tutte le età
Yesterday. L’ultimo gioco
Una storia di Alzheimer
di Jana Balkan
con
Jana Balkan, Isabella Caserta, Francesco Laruffa
regia degli interpreti
produzione Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio
Ogni riferimento a fatti e persone non è puramente casuale
Lo spettacolo è ispirato a una storia vera
Lo spettacolo tratta la sempre più diffusa malattia dell'Alzheimer.
Abbiamo cominciato a indagare questa perdita attraverso un lavoro di ricerca, interviste, testimonianze e
incontri fatti con gli anziani, i familiari e le badanti che li assistono.
Lo spettacolo è ispirato a una storia vera: i tre protagonisti sono persone reali, persone che abbiamo
conosciuto e ci hanno raccontato questa storia.
La perdita della memoria è una malattia che complica tutto perché fa smarrire il senso delle cose, fino a
farle sparire nell’indistinto.
E’ un naufragare inesorabile verso il niente.
E’ un lento smarrirsi nel silenzio e nell’assenza.
E' irreversibile.
Non si vuole commentare né giudicare, solo ritrarre una realtà che coinvolge tutti e che porta a riflettere.
Lo spettacolo oscilla tra ricordi e presente, tra visioni della mente e realtà.
“Ho visto un’anziana al funerale del figlio che ad un certo punto ha smesso di piangere perché non si
ricordava più che ci facesse là. Ha detto: Portatemi via, chi è quello là dentro?”.
Da questa esperienza è scaturita la nostra ricerca e questo lavoro.
Tra le tante storie che abbiamo conosciuto direttamente o indirettamente, abbiamo scelto di raccontarne
una.
Estratto stampa
“Yesterday” emoziona lo spettatore. Avanza nel vuoto spinta da una mano invisibile. E’ una sedia a
rotelle il primo personaggio ad entrare in scena nello struggente e veritiero spettacolo Yesterday.
L’ultimo gioco nuova produzione del Teatro Laboratorio…Il terribile flusso di coscienza della donna
affetta da demenza è stato reso come una corsa di parole a perdifiato o un violento corso d’acqua,
specchio di una patologia che straripa e scompagina la storia della persona colpita, per la quale, al di là
di una profilassi di mantenimento, non esiste cura efficace se non la terapia dell’amore e del contatto
epidermico. E’ toccante e realistico il testo scritto con tanto trasporto emotivo e profondità narrativa
dalla Balkan e altrettanto ben recitato al fianco di Laruffa, figlio insicuro che dapprima non riesce ad
accettare l’implosione della madre, e di Isabella Caserta nel ruolo della badante moldava, angelica figura
teatralmente dipinta in tutta la sua compassionevole tenerezza e praticità di donna capace di accogliere e
di diluire il dolore altrui. Il silenzio in sala si tagliava con il coltello nel partecipare a questa storia che
non cede alla retorica ma parla con la voce di chi l’Alzheimer la conosce perché ha fatto prima una
ricerca sul campo, l’ha incontrata in prima linea e la battaglia la combatte fianco a fianco a chi non ha
armi ma si misura a mani nude contro un nemico acerrimo…A dare speranza è quel campanello di
bicicletta che la badante Liuda fissa alla carrozzina per trasformarla idealmente in bicicletta con la quale
far volare la sua nonnina che, nonostante tutto, ha ancora grandi ali”. (Michela Pezzani, L’Arena,
27/02/2014)
“Lo spettacolo oscilla tra ricordi e presente, tra visioni della mente e realtà restituendo allo spettatore la
profonda solitudine dei personaggi. La solitudine del malato, immerso in una nebbia esistenziale rotta
solo dai sempre più rari momenti di lucidità. La solitudine dei familiari, in lotta con la rabbia che deriva
dall’impotenza e che vedono palesarsi il temuto uomo nero dell’infanzia nelle forme di questa malattia
tanto subdola. La solitudine di chi si prende cura dell’ammalato, che vive una vita sospesa, dove i
sentimenti da moto dell’anima sanno trasformarsi in azioni concrete. Tre solitudini parallele. Tre grandi
interpretazioni. Commovente e intensa Jana Balkan nella parte di un’anziana malata che si smarrisce in
un mondo in cui l’oggi non esiste e naufraga in un passato che ha rotto gli argini riportando alla luce le
ferite mai rimarginate... Convincente Francesco Laruffa nella parte del figlio, arrabbiato e indifeso. Ed
infine una brillante e potente Isabella Caserta nei panni della badante moldava, che grazie ad una
sconfinata umanità e ad un provvidenziale senso pratico, non solo riesce ad entrare in contatto con il
mondo interiore della protagonista, ma diventa anche il punto di congiungimento tra presente e passato.
Uno spettacolo, intenso, commovente e drammatico che fotografa la realtà così com’è, senza
interpretazioni né pretese di giudizio”. (Cinzia Inguanta, “Verona In” 8/03/ 2014)
“Applausi commossi alla prima di Yesterday. L’ultimo gioco… un naufragare inesorabile verso il
niente”. (Nicoletta Ferrari “Dismappa”, 26 /02/2014)
“Tre i protagonisti: un'anziana, il figlio, la badante. Persone reali di cui i tre interpreti traducono
e trasferiscono sulla scena comportamenti, stati d'animo che coinvolgono totalmente, anche
emotivamente, lo spettatore”. (R. Momento sera” 27/02/2014)
“Un’intensa e bravissima Jana Balkan, la protagonista dell’ultima produzione del Teatro Laboratorio-Teatro Scientifico all’Arsenale di Verona “Yesterday. L’ultimo gioco”...Uno spettacolo senza filtri,
che racconta la malattia dell’Alzheimer, prendendo a prestito la storia di tre persone reali e avvalendosi
dei loro racconti e delle loro esperienze. In scena anche il figlio della malata (Francesco Laruffa) e Isabella Caserta (la badante moldava), ad assecondare, in modo più che credibile, le fantasie, gli umori, gli
stati d’animo e il mondo interiore della protagonista, continuamente sospeso tra fantasia e realtà, passato
e presente, lucidità e allucinazioni…” (E.D.P “Traiettorie” 28/02/2014)
“Commuove e dà speranza il testo di Jana Balkan fornendo molte risposte sulla malattia degenerativa
del sistema nervoso centrale che scompagina le funzioni cognitive portando alla demenza il paziente... Il
cuore della rappresentazione? Evidenziare e mettere in pratica il rimedio più efficace per l'Alzheimer,
patologia per la quale non esiste ancora cura. Quale dunque tale medicina? La terapia dell'amore, ovvero
dare alo malato presenza, affetto, calore, contatto fisico, comprensione, dolcezza, calma, abbracci e carezze... Il pubblico trema quando all'inizio del dramma si accende la luce e avanza nel vuoto una carrozzina, spinta da una mano invisibile...” (M. P. “Diversamente in scena. Yesterday: medicina d'amore per
l'Alzheimer” in “Vita vera” anno XIX, n. 12, Dicembre 2014)
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