UNIVERSITA’ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA DOTTORATO DI RICERCA IN NEUROSCIENZE CARATTERIZZAZIONE DELLE CELLULE CHE ESPRIMONO GAT-1, IL PRINCIPALE TRASPORTATORE DEL GABA, NELLA SOSTANZA BIANCA SOTTOCORTICALE DEL RATTO Relatore: Tesi di dottorato di: Prof. Fiorenzo Conti Dott.ssa Silvia Bassi Triennio 2012-2014 1 INDICE Introduzione 3 Materiali e Metodi 6 Risultati 11 Discussione 21 Bibliografia 25 2 INTRODUZIONE L’acido γ-aminobutirrico, GABA, è il principale neurotrasmettitore inibitorio nella corteccia cerebrale, dove gioca un ruolo fondamentale nel controllo dell’eccitabilità neuronale e nell’elaborazione di informazioni (Krnjevic, 1997; Somogyi et al, 1998), nella plasticità sinaptica (Jones, 1993) e nella sincronizzazione neuronale (Buszaki, 1995). La maggior parte del GABA nella neocorteccia deriva da neuroni non piramidali aventi terminali assonici che formano sinapsi simmetriche con neuroni piramidali e non-piramidali (DeFelipe and Farinas, 1992; Kisvarday et al, 1990). I neuroni GABAergici sono stati trovati in tutti gli strati della corteccia cerebrale, anche se mostrano una certa preferenza per gli strati IV e II-III e corrispondono al 20% di tutti i neuroni corticali (Beaulieu, 1993). Diversi fattori sono responsabili degli effetti postsinaptici del GABA: fattori presinaptici (probabilità di rilascio e numero di siti di rilascio), fattori che agiscono a livello del vallo sinaptico (diffusione e trasportatori) e fattori postsinaptici (localizzazione, numero e stechiometria dei recettori) (Cherubini and Conti, 2001). Il GABA extracellulare viene ricaptato da alcuni trasportatori di membrana ad alta affinità (GAT). Questo meccanismo è essenziale al fine di controllare precisamente la durata e l’intensità dell’azione del GABA sui suoi recettori, modulando inoltre l’inibizione sia fasica sia tonica (Bragina e al, 2008). Nel sistema nervoso (sia in quello dei roditori che in quello dell’uomo) sono stati identificati 4 diversi trasportatori del GABA: tutti con un elevato grado di omologia nella sequenza amminoacidica, attuano tutti un trasporto Na+/Cl‾ dipendente ma si differenziano per la loro distribuzione tissutale (GAT-1, GAT-2, GAT-3 e BGT-1) (Borden, 1996). Tra i trasportatori del GABA il GAT-1 è indubbiamente il più espresso nella corteccia cerebrale; la sua distribuzione è già stata descritta attraverso studi di mappatura mediante ibridazione in situ (Durkin et al, 1995; Minelli et al, 1995) e successivamente con tecniche di microscopia ottica ed 3 elettronica. Gli studi di ibridazione in situ nella neocorteccia di ratto hanno dimostrato che la maggior parte delle cellule che esprimono GAT-1 sono neuroni ma sono stati descritti anche alcuni astrociti (Minelli et al, 1995). Tutti i neuroni che esprimono l’enzima GAD67 (acido glutammico decarbossilasi, isoforma 67 kDa), un marcatore specifico delle cellule GABAergiche, esprimono anche GAT-1, al contrario non tutte le cellule in cui è presente l’RNA messaggero codificante per GAT-1, esprimono GAD67; tra quest’ultime, alcune sono neuroni piramidali (glutamatergici), suggerendo che anche alcuni neuroni non GABAergici esprimono GAT-1 (Minelli et al, 1995). Precedentemente, alcuni studi di immunocitochimica (Minelli et al, 1995; Conti et al, 2004) hanno dimostrato che l’immunoreattività di GAT-1 è associata esclusivamente a strutture di tipo puntiforme che rappresentano terminali assonici e fibre. Il pattern ultrastrutturale di GAT-1 è composto da profili assonici e gliali; la marcatura a livello assonico è intensa e sparsa nell’assoplasma di assoni mielinizzati e in numerosi terminali assonici che formano sinapsi simmetriche. L’immunoreattività specifica per GAT-1 è stata trovata anche in processi astrocitari distali sparsi nel neuropilo e a volte in stretta relazione con terminali positivi anch’essi per GAT-1. Questi risultati sono in linea con quanto evidenziato da studi di elettrofisiologia che mostrano la presenza di corrente mediata da GAT-1 negli astrociti neocorticali (Kinney and Spain, 2002). L’inibizione mediata dal GABA esercita un potente controllo su tutta l’attività neuronale e i trasportatori del GABA, soprattutto GAT-1, contribuiscono alla modulazione di questa attività; di conseguenza alterazioni dell’attività o dell’espressione dei trasportatori possono avere un ruolo cruciale nella patogenesi di alcune malattie (Conti et al, 2004), come ad esempio la schizofrenia (Curley et al, 2013), la sclerosi laterale amiotrofica (Milanese et al, 2010) e alcuni tipi di epilessia (Fueta et al, 2003). La distribuzione e la localizzazione di GAT-1 è stata ampiamente studiata nella sostanza grigia corticale (Conti et al, 2004), nel talamo (Villalba et al, 2006), nello striato (Jin et al, 2011) e nell’ippocampo (Lee et al, 2006), mentre non si può dire lo stesso per quello che riguarda la 4 sostanza bianca. Sebbene sia stato visto che le fibre positive per GAT1 sono presenti anche nella sostanza bianca sottocorticale e soprattutto nel corpo calloso (Minelli et al,1995; Conti et al, 1998,) questo aspetto non è mai stato approfondito. In virtù dell’importanza di GAT-1 nei processi fisiologici e fisiopatologici, questo studio si pone l’obiettivo di studiare in modo sistematico la distribuzione e la natura delle cellule che esprimono questo trasportatore nella sostanza bianca sottocorticale mediante microscopia ottica, elettronica e confocale. 5 MATERIALI E METODI Animali e preparazione del tessuto Sono stati usati ratti albini adulti (200-225gr; n=10; Sprague-Dawley; Charles River, Milano, Italia) sottoposti ad un ciclo luce-buio di 12 ore a partire dalle 6. Cibo ed acqua erano permessi ad libitum. Il protocollo sperimentale per la gestione e la cura degli animali è stato approvato dalla Commissione Etica per la Ricerca Animale dell’Università Politecnica delle Marche. Gli esperimenti sono stati condotti in accordo con la Direttiva 86/609 del Consiglio della Comunità Europea (24 Novembre, 1986) e approvati dal servizio veterinario locale. Gli animali sono stati anestetizzati con un’iniezione intraperitoneale di cloralio idrato 12% in soluzione fisiologica (0,9% P/V di NaCl) perfusi per via transcardiaca con soluzione salina seguita da una soluzione fresca di paraformaldeide 4% in tampone fosfato (TF) 0.1M. Successivamente, i cervelli sono stati rimossi, post-fissati nella stessa soluzione per 2 ore a 4 °C e tagliati in sezioni coronali di 80 µm di spessore, con l’utilizzo di un Vibratomo. Procedure Immunoperossidasi. Le sezioni dei cervelli post-fissati sono state trattate con H2O2 (1% in TF per 30 minuti) per disattivare l’attività della perossidasi endogena; successivamente sono state lavate in TF, incubate per 1 ora in albumina bovina (BSA; 5% in TF) e poi immerse in una soluzione contenente l’anticorpo primario (Tabella 1) per due ore a temperatura ambiente e 12 ore a 4°C. Il giorno seguente le sezioni sono state lavate in TF, incubate in BSA 5% in TF per 20 minuti poi per un’ora a temperatura ambiente, in una soluzione contenente l’anticorpo secondario (Tabella 1). Le sezioni sono state successivamente lavate in TF, incubate nella soluzione contenente il complesso avidina-biotina perossidasi (ABC Elite PK6100; Vector, Burlingame, CA, USA; 1:100 in TF, 40 minuti), lavate di nuovo in TF e poi incubate con 3,3’idroclorodiaminobenzidina (DAB; 0,05% in 6 Tris 0,05M con 0,03% di H2O2; 5 minuti). La specificità del metodo è stata verificata sostituendo gli anticorpi primari con TF o BSA. Le sezioni che erano destinate ad essere visualizzate in miscoscopia ottica sono state poi lavate in TF, montate su vetrini cromallumati, lasciate asciugare all’aria, disidratate in xilolo, coperte con vetrini coprioggetto e infine esaminate al microscopio ottico Leitz Orthoplan (Wetzlar, Germania). Al termine della procedura, le sezioni destinate alla visualizzazione in microscopia elettronica sono state post-fissate in tetrossido di osmio (1% in TF, 45 minuti) e colorate con acetato di uranile (1% in tampone tris-maleato; pH 6.0, un’ora). Dopo disidratazione in etanolo e ossido di propilene, le sezioni sono state incluse nella resina Epon/Spurr, compresse tra fogli Aclar (Electron Microscopy Sciences, Hatfield, PA, USA) e polimerizzate a 60°C per 48 ore. Sono stati tagliati blocchi di tessuto contenenti la sostanza bianca sottocorticale, selezionati dopo uno studio al microscopio ottico, incollati su un blocchetto di resina e sezionati all’ultramicrotomo (MTX; Research and Manufactoring Company, Tucson, AZ, USA). Le sezioni ultrafini ottenute (~60 nm), sono state raccolte e montate su griglie, incubate in acetato di uranile e citrato di piombo ed esaminate al microscopio elettronico Philips EM 208 (Eindhoven, Olanda) collegato ad una fotocamera CCD MegaView-II ad alta risoluzione (Soft Imaging System; Munster, Germania). L’identificazione dei profili marcati è stata condotta utilizzando criteri morfologici già noti (Peters et al, 1991). 7 Tabella 1. Anticorpi primari e secondari Anticorpi Primari Anticorpi Specie° Diluizioni* Produttori Caratterizzazione GAT-1 R 1:400 (EM e DAB) Donato dal Dr. N.C. Brecha (Department of Neurobiology, UCLA, Los Angeles, CA) GAT-1 GP 1:500 (IF) Synaptic System/274104 GFAP M 1:800 (IF) SIGMA/G3893 NeuN M 1:60 (IF) Chemicon/MAB377 CD11b M 1:100 (IF) Serotec/MCA275G NG2 R 1:200 (IF) Chemicon/AB5320 RIP M 1:800 (IF) Chemicon/MAB1580 Minelli et al. 1995 Guo et al. 2009 Hu et Quick 2008 Quick et al. 2004 Seki et al. 2007 Komitova et al. 2009 Yang et al., 2008 Mullen et al. 1992 Fuentes-Santamaria et al. 2013 Casanovas et al. 2008 Levine et al. 1993 Stallcup et al. 1981 Friedman et al. 1989 Sakakibara et al. 2008 Anticorpi Secondari Coniugati a Specie° Diluizioni Produttore Alexa Fluor® 488 GP 1:200 Jackson ImmunoResearch, West Grove, PA/706-546-148 Alexa Fluor® 594 M 1:200 Jackson ImmunoResearch, West Grove, PA/715-586-150 Alexa Fluor® 647 M 1:200 Jackson ImmunoResearch, West Grove, PA/715-606-150 Alexa Fluor® 594 R 1:200 Jackson ImmunoResearch, West Grove, PA/711-586-152 Biotin-SP R 1:100 Jackson ImmunoResearch, West Grove, PA/111-066-003 ° GP, porcellino d’india; M, topo; R, coniglio; *IF, immunofluorescenza; WB, western blotting; EM, microscopia elettronica; IP, immunoperossidasi. Immunofluorescenza. Le sezioni dei cervelli post-fissati sono state esposte a doppia marcatura. Il tessuto è stato incubato dapprima in BSA al 5 % in TF per 1 ora e successivamente in una soluzione contenente la miscela di anticorpi primari diretti contro GAT-1 e uno fra i seguenti anticorpi GFAP, NeuN, RIP e NG2 per 2 ore a temperatura ambiente e tutta la notte a 4°C. Il giorno seguente, dopo i lavaggi in TF, le sezioni sono state incubate in BSA 5% in TF per 20 minuti e poi in una miscela 8 contente appropriati anticorpi secondari coniugati a diversi fluorocromi (Tabella 1) ed esaminate al microscopio confocale Leica TCS-SP2. Le concentrazioni finali degli anticorpi sono state definite testando diverse diluizioni e scegliendo quelle con il migliore rapporto tra segnale di fondo e marcatura specifica. Gli esperimenti di controllo sono stati effettuati incubando le sezioni con i due anticorpi primari ed un anticorpo secondario o con un anticorpo primario e due secondari, rivelando un’assenza di reattività crociata. Raccolta dei dati Microscopia ottica. Per l’analisi morfologica delle cellule positive a GAT-1 nella sostanza bianca sottocorticale è stato utilizzato il microscopio ottico Nikon eclipse E600 collegato alla microfotocamera Nikon DS Camera Control Unit DS-L3. Le immagini sono state acquisite con un obbiettivo a 40X. L’esame delle dimensioni delle cellule positive per GAT-1 è stato eseguito misurando i differenti diametri cellulari (è stata presa la distanza maggiore tra le due estremità della cellula) attraverso il programma Image J (v.1.45s; National Institutes of Health, USA). I relativi dati sono stati poi inseriti nel programma di analisi statistica GraphPrism v.4.0 (GraphPad Software, San Diego, CA, USA) per poterne ottenere una curva di distribuzione. Microscopia elettronica. Sono stati studiati cellule e profili GAT-1+ sulla superficie di sezioni ultrafini. I dati quantitativi ottenuti derivano dall’analisi di 6-7 sezioni ultrafini (ogni sezione ultrafine è 500µm X 500µm) di sostanza bianca sottocorticale per animale (sono stati analizzati 2 animali). I campi microscopici che presentavano prodotto elettrodenso di immunoperossidasi sono stati acquisiti a 12,000 o 20,000 X e successivamente analizzati. Microscopia confocale. I dati sono stati raccolti dalla sostanza bianca sottocorticale (4 sezioni per animale; 10 animali) utilizzando il microscopio confocale. La funzione average è stata utilizzata per migliorare il rapporto segnale-rumore dell’immagine. Per le acquisizioni è stato usato un obbiettivo 9 a 40X (apertura numerica 0,75), un pinhole di 1,0 unità Airy, dimensione dell’immagine 512 x 512 pixel e campi di 286,29 µm. L’acquisizione è stata effettuata sul piano Z (z-step di 0,6 µm) per ciascun fluorescente; il gain e l’offset del fotomoltiplicatore sono stati impostati in modo tale da non saturare i pixel più luminosi. Con lo scopo di ottenere un’ottima risoluzione ogni immagine è stata collezionata in modo da visualizzare i somi cellulari sul piano del nucleo. Per stimare il grado di co-localizzazione tra le cellule positive per GAT-1 e i diversi marcatori in primo luogo è stato definito un livello-soglia per la pulizia di tutte le immagini in modo da poter ottimizzare il rapporto tra rumore di fondo e marcatura specifica. In seguito, per verificare la doppia marcatura, è stata fatta una sovrapposizione tra le immagini con immunoreattività positiva per GAT-1 (canale verde) e le immagini con immunoreattività positiva per gli altri marcatori cellulari: NeuN, GFAP, CD11b, NG2 e RIP (canale rosso o blu). Dopo la sovrapposizione, i canali si sono fusi rivelando sia i profili cellulari doppiamente marcati, cioè le cellule considerate positive, sia i profili cellulari senza doppia marcatura, ovvero negative. I risultati ottenuti sono stati poi oggetto di analisi statistica mediante il programma GraphPrism v.4.0. 10 RISULTATI Immunoreattività per GAT-1+ in cellule della sostanza bianca sottocorticale L’analisi al microscopio ottico della sostanza bianca sottocorticale (4 animali, 4 sezioni per ogni animale) ha rivelato la presenza di numerose cellule GAT-1+. Queste cellule apparivano morfologicamente diverse tra loro. Alcune cellule erano di dimensioni molto ridotte, di forma rotondeggiante con il profilo cellulare abbastanza regolare e con processi appena accennati (Figura 1 A). Alcune cellule, invece, erano di media grandezza, presentavano un forma ovoidale o rotondeggiante, con profili piuttosto regolari. In questi casi, era ben distinguibile il citoplasma omogeneo confinato all’esterno e un nucleo centrale di medie dimensioni; inoltre, presentavano processi cellulari appena accennati (Figura 1 B). Sono state trovate anche altre cellule di medie dimensioni, ma con forma allungata piramidale e con processi di lunghezza molto superiore e molto più marcati. Anche in questi casi si avevano dei profili piuttosto regolari e ben definiti, all’interno era ben distinguibile un nucleo eccentrico di grosse dimensioni e una porzione inferiore di citoplasma (Figura 1 C). Infine, sono state individuate cellule di dimensioni notevoli, con forma regolare ed allungata aventi un grande nucleo centrale rotondeggiante in cui si poteva individuare anche il nucleolo. Si notavano anche una dispersione omogenea del citoplasma e un accenno di processi (Figura 1 D). Vista la grande variabilità morfologica delle suddette cellule, ne sono stati misurati i relativi diametri, che sono stati poi inseriti nel programma di analisi statistica GraphPrism v.4.0 per poter creare una curva di distribuzione (Figura 2). La curva di distribuzione ha evidenziato in maniera più chiara la variabilità delle cellule GAT-1+ nella sostanza bianca sottocorticale. Infatti, come si evince dalla Fig. 2, i loro diametri vanno da un minimo di 3 µm a un massimo di 29 µm, suggerendo che appartengano a diversi tipi cellulari. 11 Figura 1. Morfologia delle cellule GAT1+ nella sostanza bianca sottocorticale visualizzate mediante immunoperossidasi. Taratura: 20 µm. Figura 2. Distribuzione dei diametri cellulari delle cellule positive per GAT-1 della sostanza bianca sottocorticale. 12 Natura delle cellule GAT1+ nella sostanza bianca sottocorticale L’indagine ultrastrutturale mediante microscopia elettronica in pre-embedding eseguita in campioni di sostanza bianca sottocorticale ha rivelato la positività di GAT-1 in un’estesa varietà di cellule e profili con caratteristiche morfologiche molto diverse tra loro. In particolare GAT-1 è stato visualizzato in cellule che presentavano caratteristiche ultrastrutturali e organelli tipici dei neuroni del sistema nervoso centrale. La maggior parte del soma era occupato da un grande nucleo rotondeggiante o ovale, con dispersioni regolari di cromatina omogenee e con la presenza di nucleolo. Nel citoplasma a livello somatico gli organelli più visibili erano i corpi di Figura 3. Neuroni GAT-1+ nella sostanza bianca sottocorticale. A, le frecce indicano la presenza di prodotto elettrondenso che codifica per GAT-1. B, riquadro allargato della figura A, che evidenzia un terminale assonico che forma una sinapsi simmetrica (punta di freccia) sul soma del neurone marcato. C e D, terminale assonico GAT-1+ che forma una sinapsi simmetrica con un neurone non marcato. E, un assone mielinizzato GAT-1+. Ax, assone; AxT, terminale assonico; N, nucleo; n, nucleolo; cyt, citoplasma. Taratura: 2µm (A), 1,5µm (B, C, D e E). 13 Nissl, composti dalle cisterne del reticolo endoplasmatico rugoso (Figura 3 A). Si notavano anche i profili dell’apparato di Golgi, i mitocondri e alcuni granuli di lipofuscine (Peters and al. 1991). Inoltre, i somi dei suddetti neuroni ricevevano contatti sinaptici (sinapsi assoassoniche) (Kostovic and Rakic, 1980) (Figura 3 B, C e D) e abbiamo riscontrato anche assoni mielinizzati GAT-1+ (Figura 3 E). Figura 4. Astrociti GAT-1+ nella sostanza bianca sottocorticale. A-C, prodotto elettrondenso (frecce) in astrociti fibrosi di diverse dimensioni. D, processo astrocitario fibroso GAT-1+ (frecce) nella sostanza bianca sottocorticale. E, processo gliale perivascolare GAT-1+ (frecce). bv, vaso sanguigno. Taratura: 2µm (A e C), 3µm (D e E), 5µm (B). Un’altra categoria di cellule che ha mostrato positività per GAT-1 sia nel citoplasma sia nei suoi processi è quella degli astrociti fibrosi (Figura 4). Questi erano caratterizzati da nuclei a forma di 14 fagiolo o irregolari, ma omogenei nella densità. Il citoplasma presentava organelli relativamente sparsi e solo pochi profili mitocondriali; erano presenti, inoltre, cisterne del reticolo endoplasmatico rugoso e dell’apparato di Golgi. La componente citoplasmatica più marcata negli astrociti fibrosi erano le numerose fibrille o filamenti che si trovavano in tutto il soma e si estendevano come fibre parallele nei processi (Peters and al. 1991) (Figura 4 A, B e C). Inoltre sparsi nella sostanza bianca sottocorticale erano visibili anche processi appartenenti ad astrociti fibrosi con immunoreattività specifica per GAT-1 (Figura 4 D e E). Figura 5. Oligodendrociti GAT-1+ nella sostanza bianca sottocorticale. A, immunoreattività per GAT-1 (frecce) nel citoplasma di un oligodendrocito presumibilmente immaturo (caratterizzato da un’elevata densità di mitocondri citoplasmatici e forma relativamente regolare). Da notare la vicinanza con un astrocito GAT-1+ (frecce). B e C, oligodendrociti maturi immunoreattivi per GAT-1 dispersi nel citoplasma e confinati vicino alla membrana plasmatica (frecce). O, oligodendrocito; A, astrocito; N,nucleo. Taratura: 2µm (A, B e C). 15 Una serie di cellule GAT-1+ presentavano alcune caratteristiche normalmente considerate proprie degli oligodendrociti maturi (Vaughan and Peters, 1974; Peters et al. 1976; Kaplan and Hinds 1980; Peters et al. 1991): avevano infatti agglomerati di cromatina elettrondensa, citoplasma a densità media o alta, un nucleo eccentrico, reticolo endoplasmatico elettrolucente e il contorno cellulare smussato (Figura 5 B e C). Oltre agli oligodendrociti maturi sono stati trovati positivi per GAT-1 anche oligodendrociti immaturi, così classificati poiché presentavano microtubuli dispersi, piccoli mitocondri densi, processi sottili, citoplasma più chiaro rispetto alla forma matura e un breve profilo del reticolo endoplasmatico (Kaplan and Hinds, 1980) (Figura 5 A). In alcuni casi l’immunoreattività per GAT-1 era presente in cellule appartenenti alla microglia. Queste erano caratterizzate da un nucleo ovale ed allungato e da agglomerati di cromatina al di sotto Figura 6. Microglia GAT-1+ nella sostanza bianca sottocorticale. A e B, immunoreattività per GAT-1 (frecce) nelle cellule microgliali, caratterizzate dalla presenza di lisosomi e da nuclei con agglomerati di cromatina elettrondensa. L, lisosomi; N, nucleo. Taratura: 2µm (A e B). 16 della membrana nucleare e in tutto il nucleoplasma. Per certi aspetti il nucleo assomigliava a quello degli oligodendrociti, ma gli agglomerati di cromatina delle cellule microgliali erano generalmente più grandi e occupavano una proporzione maggiore di volume nucleare (Peters et al, 1991). Come negli oligodendrociti anche nella microglia il citoplasma appariva denso; a differenza di questi, però, le cellule microgliali avevano pochi microtubuli. Inoltre, i corpi densi e i granuli di lipofuscine sono stati visti più spesso nella microglia inattivata che nelle cellule microgliali attivate (Pannese, 1994) (Figura 6 A e B). Quantificazione dei quattro tipi cellulari GAT1+ nella sostanza bianca sottocorticale Dopo aver individuato i tipi cellulari che esprimono GAT-1 nella sostanza bianca sottocorticale (neuroni, astrociti, oligodendrociti maturi e immaturi e microglia) abbiamo quantificato la distribuzione percentuale di GAT-1 tra i diversi tipi cellulari mediante studi di doppia marcatura in immunofluorescenza. Gli anticorpi usati per questo studio sono i seguenti: GABA Transporter 1 (GAT1), un anticorpo policlonale ottenuto immunizzando il porcellino d’india contro un peptide sintetico (aa 585-599) corrispondente alla parte ammino terminale di GAT1. È un anticorpo specifico per il cervello e ha una distribuzione relativamente omogenea in tutte le parti di esso (Jursky et al, 1994). E’ espresso soprattutto nei neuroni e in alcuni astrociti, la sua immunoreattività è associata esclusivamente a strutture puntate simili a terminali assonici e fibre nella neocorteccia di ratti, scimmie e uomini (Conti et al, 2004). ANTI-Neuronal Nuclei (NeuN), un anticorpo monoclonale che reagisce con una proteina nucleare non caratterizzata. Questo anticorpo marca principalmente il nucleo dei neuroni e in modo più leggero il citoplasma. Marca la maggior parte dei tipi di cellule neuronali in tutto il sistema nervoso del topo e del ratto tra cui i neuroni del cervelletto, della corteccia cerebrale, dell’ ippocampo, del talamo, del midollo spinale ed anche i neuroni del sistema nervoso periferico (Mullen et al, 1992). Anti-Glial Fibrillary Acid Protein (GFAP), un anticorpo monoclonale che si lega con i filamenti intermedi (IFs) presenti negli astrociti. I filamenti intermedi hanno un caratteristico diametro di 10 17 nm e sono una classe distinta di filamenti citoscheletrici molecolarmente eterogenei definiti da criteri ultrastrutturali, immunologici e biochimici. I filamenti intermedi differiscono significativamente dagli altri elementi del citoscheletro della cellula, cioè microtubuli e microfilamenti, e sono componenti della maggior parte delle cellule eucariotiche. Marca le cellule con la classica morfologia e distribuzione degli astrociti fibrillari. È stato testato per la localizzazione immunocitochimica di GFAP nei tessuti umani, suini, e di ratto. Questo anticorpo marca astrociti e cellule gliali di Bergmann, gliomi, e altri tumori derivanti da cellule gliali. Questo anticorpo non fa reazioni crociate con vimentina, che è frequentemente co-espressa in cellule di glioma e in alcuni astrociti (Komitova et al, 2009). Anti-NG2 chondroitin sulfate proteoglycan (NG2), un anticorpo policlonale che identifica sia i proteoglicani intatti che la proteina stessa. L’anticorpo anti NG2 reagisce con le superfici di un’insolita classe di cellule gliali che si trovano nel sistema nervoso centrale, sia durante lo sviluppo che nell’adulto, e che hanno le proprietà dei precursori degli oligodendrociti (cioè, le cellule progenitrici O-2A). Reagisce anche con le superfici dei condroblasti, delle cellule endoteliali capillari in proliferazione, con alcune linee cellulari di melanoma umano, blasti leucemici in leucemia linfoblastica acuta (Levine and Nishiyama, 1996). Anti-oligodendrocytes (RIP), un anticorpo monoclonale che identifica gli oligodendrociti e le loro guaine mieliniche nel sistema nervoso centrale nell’adulto di topo e di ratto. Marca i somi e i processi citoplasmatici sia degli oligodendrociti precoci sia di quelli maturi. Inoltre, esperimenti di doppia marcatura dimostrano che questo anticorpo marca i processi contenenti la proteina basica della mielina, ma non quelli contenenti la proteina acidica fibrillare gliale, ciò dimostra che rileva selettivamente gli oligodendrociti ma non gli astrociti (Friedman et al, 1989). Anti-integrin alpha m chain, mac-1 (CD11b), un anticorpo monoclonale che riconosce il CD11b del ratto (clone OX-42), noto anche come integrina alfa-M, il recettore per il componente iC3b del complemento. Questo anticorpo è espresso sulla maggior parte dei macrofagi, compresi i macrofagi 18 peritoneali attivati (e i residenti), le cellule di Kupffer e circa il 35% dei macrofagi alveolari. L'anticorpo marca anche cellule dendritiche, granulociti e microglia nel cervello (Robinson et al, 1986). Figura 7. Co-localizzazione tra GAT-1+ e markers di cellule gliali nella sostanza bianca sottocorticale. A-E, cellule GAT-1+ (cellule verdi; colonna di sinistra) che co-esprimono NeuN, GFAP, NG2, RIP e CD11b (cellule blu o rosse, colonna al centro). Le rispettive co-localizzazioni sono illustrate nella colonna di destra. Taratura: 20µm (A-E). 19 E’ stato analizzato il gradi di co-localizzazione nella sostanza bianca sottocorticale, tra l’anticorpo GAT-1 e gli anticorpi specifici per i diversi tipi cellulari: NeuN per i neuroni, GFAP per gli astrociti, RIP e NG2 per gli oligodendrociti rispettivamente maturi e immaturi e CD11b per la microglia (Materiali e Metodi). Dopo l’analisi dei dati di immunofluorescenza per ogni marcatore abbiamo ottenuto le seguenti percentuali: NeuN. Sono state analizzate 190 cellule GAT-1+ provenienti da 121 campi ottenuti da 8 animali e il 30,65% ± 6,72% sono risultate NeuN+; GFAP. Sono state analizzate 228 cellule GAT-1+ provenienti da 80 campi ottenuti da 7 animali e il 32,22% ± 3,85% sono risultate GFAP+; NG2. Sono state analizzate 222 cellule GAT-1+ provenienti da 97 campi ottenuti da 7 animali e per il l’11,75% ± 2,72% sono risultate NG2+; RIP. Sono state analizzate 222 cellule GAT-1+ provenienti da 97 campi ottenuti da 7 animali e il 14,78% ± 2,02% sono risultate RIP+; CD11b. Sono state analizzate 317 cellule GAT-1+ provenienti da 147 campi ottenuti da 9 animali e il 20,48% ± 4,03% sono risultate CD11b+. Figura 8. Percentuale di cellule che co-esprimono GAT-1 e markers gliali. 20 DISCUSSIONE I dati emersi dal nostro studio dimostrano che la popolazione di cellule GAT-1+ nella sostanza bianca sottocorticale è composta per il 30,65% da neuroni, per il 32,22% da astrociti, per l’11,75% da oligodendrociti immaturi, per il 14,78% da oligodendrociti maturi e per il 20,48% da microglia. Distribuzione del GABA e di GAT-1 nella sostanza bianca: confronto con studi precedenti Studi precedenti hanno dimostrato la presenza di neuroni GABAergici, assoni e terminali sinaptici contenenti GABA nella sostanza bianca di diverse strutture del sistema nervoso centrale (Schmechel et al, 1984; Davanger et al, 1991; Wang et al, 2001;), portandoci a pensare che probabilmente anche lì vi era liberazione di GABA e di conseguenza anche trasportatori per il GABA, come GAT-1, dovevano presumibilmente essere presenti. Per quanto riguarda GAT-1 era già stato rilevato nella sostanza bianca sottocorticale e nel corpo calloso del ratto soprattutto espresso in terminali assonici, ma mai nei corpi cellulari (Conti et al, 2004). Altri studi hanno individuato RNA messaggero che codifica per GAT1 nella sostanza bianca del nervo ottico del ratto adulto (Howd et al, 1997) e trasportatori del GABA in oligodendrociti della sostanza bianca del cervello dell’uomo, della scimmia e del gatto (Henjum and Hassel, 2006). I dati del presente studio vanno quindi a colmare alcune delle lacune presenti in questo ambito. In primo luogo è stata studiata la sostanza bianca sottocorticale, su cui nessuno studio si è mai concentrato prima. Inoltre, se è vero che parte dei nostri risultati sono in perfetto accordo con ciò che era stato visto precedentemente nel corpo calloso e nel nervo ottico, dove la presenza di GAT-1 viene indicata nei neuroni e negli astrociti, è vero anche che la positività della microglia per GAT-1 è un dato totalmente nuovo e inaspettato. Confronto con la distribuzione del GAT1 nella sostanza grigia. Considerando che il nostro studio si è concentrato sulla localizzazione di GAT-1 nella sostanza bianca sottocorticale possiamo confrontare questi dati anche con quelli precedentemente pubblicati 21 dal nostro gruppo riguardanti la localizzazione di GAT-1 nella sostanza grigia, anche in virtù del fatto che è stato utilizzato per tutti questi studi lo stesso anticorpo anti-GAT-1. Questi studi hanno dimostrato che nella neocorteccia di ratto la maggior parte delle cellule che esprimono GAT-1 sono neuroni, ma sono stati descritti anche alcuni astrociti (Minelli et al, 1995). Recentemente, è stato dimostrato che gli astrociti rappresentano circa il 40% degli elementi che esprimono GAT-1 nella sostanza grigia (Melone et al, 2014, 2013). Confrontando questi dati con quelli ottenuti dal nostro lavoro possiamo notare che mentre nella sostanza bianca sottocorticale GAT-1 viene espresso da tutti i tipi cellulari (neuroni, astrociti, oligodendrociti e microglia) presenti in essa, nella sostanza grigia solo i neuroni e gli astrociti contengono GAT-1. Questo ci induce a pensare che GAT-1 potrebbe svolgere ruoli differenti nella sostanza grigia e nella sostanza bianca sottocorticale. Ipotesi sulla funzione di GAT-1nelle cellule della sostanza bianca sottocorticale Sostanzialmente il GAT-1 può transitoriamente legare il GABA extracellulare e traslocarlo all’interno della cellula, andando così a modularne la concentrazione extracellulare e di conseguenza la sua azione (Scimeni, 2014). Considerando che nella sostanza bianca sono stati individuati anche i recettori per il GABA, sia GABAA sia GABAB, (Wu and Sun, 2014), e in questo lavoro abbiamo dimostrato la presenza di terminali sinaptici GAT-1+ che formano sinapsi con neuroni, è verosimile che anche nella sostanza bianca una delle possibili funzioni di GAT-1 sia quella di regolare la disponibilità di GABA a livello recettoriale. GAT-1 può operare anche al contrario (funzione reverse), può cioè rilasciare GABA nello spazio extracellulare. Questo si verifica tuttavia solo in condizioni ioniche appropriate, cioè quando il gradiente ionico è favorevole all’estrusione di Na+/Cl‾ e quando la concentrazione di GABA all’interno della cellula è sufficientemente alta da potersi legare ai trasportatori (Scimeni, 2014). Si può quindi ipotizzare che nella sostanza bianca sottocorticale GAT-1 possa svolgere anche la funzione reverse, determinando la liberazione di GABA anche in prossimità di popolazioni cellulari in cui non sono presenti sinapsi GABAergiche. Questo potrebbe svolgere un ruolo importante nella 22 maturazione di queste popolazioni cellulari o semplicemente nel mantenimento di un livello uniforme di GABA all’interno della sostanza bianca sottocorticale. Ovviamente per validare queste ipotesi occorrerebbe eseguire altri esperimenti, uno dei quali potrebbe essere quello di verificare se le cellule GAT-1+ trovate nella sostanza bianca sottocorticale presentino dei livelli intracellulari di GABA particolarmente alti al fine di permettere il funzionamento di GAT-1 in modalità inversa. In precedenti lavori è stato visto che i precursori degli oligodendrociti che esprimono NG2 formano sinapsi con i terminali dei neuroni. Alcune di queste sinapsi sono GABAergiche e le stesse cellule NG2 esprimono il recettore GABAA (Lin and Bergles, 2004). Inoltre, è noto che l’applicazione esogena di GABA può indurre un aumento della concentrazione intracellulare di Ca2+ nelle cellule NG2+ (Mangin and Gallo, 2011). È quindi possibile ipotizzare che la presenza di GAT-1 in queste cellule sia di supporto alla funzione del GABA, che nelle cellule NG2+ sembra essere legata alla loro maturazione in oligodendrociti maturi. Implicazioni fisiopatologiche Considerando il ruolo di primo piano che GAT-1 ha nel mantenimento dei livelli fisiologici di GABA, è facile dedurre che il suo malfunzionamento possa portare a situazioni patologiche. Per esempio, risultati ottenuti in sinaptosomi evidenziano che sia i neuroni spinali sia gli astrociti possono produrre un eccessivo rilascio di glutammato dopo l'attivazione di GAT-1 (Raiteri et al, 2003, 2004), suggerendo una sinergia tra il grado di attivazione di GAT-1 e i livelli di glutammato extracellulare nel midollo spinale dei topi affetti da sclerosi laterale amiotrofica (Milanese et al, 2010). Nella parte conclusiva di questo articolo, gli autori prospettano la possibilità che altre cellule non-neuronali, come per esempio la microglia o gli oligodendrociti, possano contribuire a questo fenomeno. Con il nostro studio abbiamo contribuito a fornire una probabile risposta, dal momento che abbiamo rilevato la presenza di GAT-1 anche negli oligodendrociti e nella microglia. Studi recenti hanno mostrato che le cellule NG2+ hanno la capacità di formare sinapsi con i neuroni durante il processo di ri-mielinizzazione spontanea a seguito a fenomeni di demielinizzazione (Mangin and Gallo, 2011). Ciò può indurre a pensare che GAT-1 possa avere implicazioni nella 23 fisiopatologia di malattie demielinizzanti, per esempio la sclerosi multipla, influenzando la maturazione degli oligodendrociti e la loro capacità di produrre mielina. 24 BIBLIOGRAFIA Beaulieu C (1993). Numerical data on neocortical neurons in adult rat, with special reference to the GABA population. Brain Res 609:284-292. Borden LA (1996). GABA transporter heterogeneity: pharmacology and cellular localization. Neurochem Int 29:335-356. Bragina L, Marchionni I, Omrani A, Cozzi A, Pellegrini-Giampietro DE, Cherubini E and Conti F (2008). GAT-1 regulates both tonic and phasic GABA(A) receptor-mediated inhibition in the cerebral cortex. J Neurochem 105:1781-1793. Buszaki G and Chrobak JJ (1995). 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